22.
Attraversata
la Clearwater Valley Road per poi rientrare nel bosco, Dev e Lucas
ripresero la
loro corsa verso nord, disdegnando l’idea di cercare
nuovamente le tracce di
Julia.
Le
ore che li separavano, ormai, erano troppe e, poiché
conoscevano già il luogo
in cui recarsi, non aveva senso perdere ulteriore tempo per ritrovare
la pista.
Quando,
però, nella mente di Dev balenarono degli sprazzi di
conversazione sconnessi e
senza senso, l’uomo si bloccò a metà di
un passo, la mano alla fronte e,
dubbioso, disse: «Lucas, aspetta un attimo.»
“…ev…ove…
se…”
La
comunicazione mentale lo raggiunse stentata, a pezzetti, come
un’onda radio
disturbata, ma la voce che lo sfiorò gli risultò
inconfondibile.
Ritrovando
per un istante il sorriso, Dev esalò:
«E’ Iris! E’ qui, da qualche
parte!»
Lucas
si ringalluzzì non poco, a quella notizia e, forte del suo
maggiore potere e
abitudine nell’uso dei suoi doni, disse mentalmente: “Iris, mi senti?!”
“Lucas!
Finalmente! Dove siete?!”, esclamò Iris,
sollevata.
“Riesci
a
seguire la mia aura mentale?”
“Tenterò.
Voi,
però, non vi muovete!”
Ciò
detto, si scollegò e Lucas, scrutando speranzoso il suo
compagno di viaggio,
dichiarò: «Arriva la cavalleria.»
«L’unica
buona notizia della giornata» borbottò Dev,
piegandosi in avanti per rilassare
i muscoli e poggiare le mani sulle cosce, stanche per la lunga corsa.
Anche
Lucas lo imitò, approfittando di quella pausa temporanea per
recuperare le energie.
Per quanto superiore in forza e tecnica, quello con Alyssia era stato
comunque
il suo primo, vero combattimento, e ora cominciava a sentirne sul corpo
i
contraccolpi.
Era
stata una fortuna che Alyssia non avesse conosciuto abbastanza bene la
sua
natura di licantropo per sfruttare la sua aura durante la lotta, o
avrebbero
potuto abbattere mezza foresta.
Inoltre,
lui non sarebbe uscito di certo illeso da quello scontro, ma avrebbe
potuto
riportare danni tali da rendergli impossibile proseguire nella ricerca
di Julia
e Chelsey.
“Sembri
piuttosto sbattuto, sai?” gli fece notare Iris, durante il
suo avvicinamento.
“Ti
spiegheremo
ogni cosa non appena sarai qui” le promise lui, lasciando che la
sua
aura si elevasse a sufficienza per creare una sorta di faro visibile
per Iris.
Seguendo
l’onda residua della traccia mentale di Lucas, la giovane
riuscì infine a
raggiungere il punto in cui lui e Dev si trovavano. Quando,
però, scorse i
volti scuri di entrambi e gli abiti stazzonati dei due uomini, le
domande si
affastellarono nella sua mente come tanti mattoncini impilati
l’uno sull’altro.
Annusando
curiosa l’aria, percepì sul corpo di entrambi
l’aroma residuo di Alyssia e,
sempre più dubbiosa, borbottò: «Dando
per scontato che non avreste mai fatto
un’orgia con Alyssia… mi spiegate
perché sembrate appena passati nel tritacarne
e avete il suo odore
addosso?»
«Alyssia
ha dato il meglio di sé… in
tutti i sensi»
riassunse in poche parole Dev, lanciando un’occhiata
significativa a Lucas.
Iris,
allora, guardò Lucas in cerca di spiegazioni e, nel notare
il suo sguardo
contrariato, mormorò spiacente: «Hai dovuto
ucciderla? Per questo sembri così
abbattuto?»
Scuotendo
il capo, l’uomo replicò: «Si
è uccisa. Ha rifiutato il nostro aiuto.»
La
giovane sgranò leggermente gli occhi, a quella notizia e,
sfiorando con la mano
un braccio di Lucas, sussurrò: «Non è
colpa tua. Ha avuto tutte le possibilità
del mondo, per cambiare.»
Lanciata
poi un’occhiata a Devereux, domandò ansiosa:
«Avete scoperto qualcosa, prima
che decidesse di farla finita?»
«Alyssia
è stata costretta a parlare, quando Lucas ha usato la Voce,
e ora sappiamo dove
si trovano i compagni di Julia, e dove lei e Chelsey sono
dirette» assentì Dev,
determinato e pronto a ripartire per la ricerca.
Annuendo
determinata, Iris allora disse: «Bene. Procediamo
pure.»
«Da
quel che Alyssia ci ha detto, sono almeno cinquanta lupi adulti, e
quasi
altrettanti cuccioli. Te la senti?» le spiegò
Lucas, scrutandola apprensivo.
Iris,
però, sorrise ironica e replicò:
«Credimi, quel che hai visto al Vigrond è
nulla. Cinquanta o cinquecento, per me non fa differenza. Ne ho parlato
un po’
con Gunnar mentre vi stavo cercando, e quel che ho capito mi ha
rassicurato
parecchio.»
Lucas
annuì, un poco rinfrancato e, dopo aver guardato i suoi due
compagni di
viaggio, si mosse per riprendere il cammino verso nord e verso il campo
di lupi
di cui faceva parte Julia.
***
Fermi
nei pressi di un ruscello per recuperare le forze e mangiare qualcosa,
Iris
raccolse mentalmente le idee su ciò che i due uomini le
avevano detto riguardo
alle dichiarazioni sconcertanti ottenute da Alyssia.
Era
stata dunque lei a uccidere il fratellino, non era stato un tragico
incidente
guidato da un Fato avverso.
Lei era stata la
mano del Fato. E tutto per avere le attenzioni esclusive dei genitori
che
invece, di fronte a quell’infausta disgrazia, si erano
disgregati come neve al
sole, lasciandola ancor più sola di prima.
Ciò
che lei aveva freddamente messo in atto per avere il loro amore, le si
era
ritorto contro nel modo più beffardo possibile.
Una
preda perfetta, quindi, pronta per essere fagocitata da Julia e dal suo
desiderio egoistico di avere tutti ai suoi piedi.
Anche
Dev ne era rimasto vittima, al pari di Alyssia. Era stato stregato dal
suo carismatico
magnetismo, dal suo essere così selvaggia e passionale, ma
aveva saputo
riprendersi dallo shock della perdita quando lei si era smascherata,
mostrando
il suo vero Io.
Alyssia
non era stata in grado di farlo, si era ancorata al passato, e a quel
passato
Julia si era aggrappata per sfruttarla a suo piacimento, ben sapendo
che a
Clearwater avrebbe trovato Lucas, a darle noia.
Devereux
era stata una sorpresa per Alyssia, ovviamente, e il fatto che Julia
ancora non
sapesse, era per loro un vantaggio.
Restava
comunque il fatto che un intero gruppo di licantropi –
capitanato probabilmente
da un folle al pari di Julia – li attendeva al varco, pronto
a dar battaglia
per sostenere ideologie ai limiti del paradossale.
Che
detenessero dei bambini, però, era la cosa che
più preoccupava Iris, in quel
momento. Trovava quel particolare sconcertante, e la sua anima di landvættir premeva per poter
combattere
in loro difesa.
“Ti
capisco
bene, Gunnar, ma pazienta ancora un po’. E’ un
tantino troppo presto per
esplodere.”
Oh, lo
so bene,
e credimi… la penso come te. Le persone che toccano i
bambini andrebbero punite
severamente, perciò mi troverai d’accordo
qualsiasi decisione prenderai, e
qualsiasi grado di potere vorrai sviluppare.
“Mi
fa piacere
saperlo, e non stavo scherzando, prima. Parlarne con te è
importante, perché tu
sei stato un guerriero, e comprendi meglio di me situazioni
così instabili e
pericolose.”
Il tuo
potere ti
permette di colpire selettivamente solo il nemico, risparmiando coloro
che non
rientrano in tale categoria… Natura compresa. Fai
però attenzione a non
esaurirti troppo, o le conseguenze saranno pesanti. Gli shock psichici
non sono
mai leggeri.
“Vedrò
di
contenermi, per quanto possibile. Tu dammi un fischio. Io spero di
sentirti.”
Sarà
fatto, le
promise
Gunnar.
Iris
sospirò nel rialzarsi dalla posizione accucciata che aveva
preso per
abbeverarsi e, nel sedersi al fianco di Dev – impegnato a
sbocconcellare una
barretta energetica – mormorò: «Come ti
senti?»
Lui
si limitò a sospirare e, reclinando il viso,
poggiò il capo contro la sua
spalla, cercando così un contatto che, fino a quel momento,
aveva evitato.
«Non
ti ho ancora detto che sono contento di rivederti. Scusa.»
«Hai
molte attenuanti a tua discolpa, credimi» replicò
lei, baciandogli i folti
capelli corvini.
Non
aveva davvero idea di come Dev potesse sentirsi, al pensiero di non
aver potuto
proteggere sua figlia dalle mire di Julia ma, se il malessere che
provava ne era
solo la decima parte, non poteva che sentirsi spiacente per lui.
Aveva
accettato in silenzio la sua decisione di evitare abbracci o altri
gesti di
affetto, comprendendo più che bene quanto fosse importante,
in quel momento,
raggiungere Julia e Chelsey. Trovarlo così prostrato,
quindi, la preoccupò un
poco, ben sapendo quanto Dev fosse poco incline a mostrare le proprie
debolezze.
Con
una carezza, gli sfiorò il viso ed espanse l’aura
per abbracciarlo nel suo
calore e Dev, con un sospiro, vi si accoccolò per alcuni
istanti, trasmettendole
il suo muto ringraziamento.
Lucas
sorrise a entrambi e, nel risistemare il proprio zaino dopo aver
mangiato,
asserì: «Cominciava a mordere il freno,
all’idea del tuo ritorno.»
Dev
lo fissò malissimo e, arrossendo suo malgrado, si
risollevò dalla spalla di
Iris e replicò serafico: «Penso che
farò diventare vedovo Rock, dopo questa
uscita.»
Sia
Lucas che Iris risero e quest’ultima, nello stringergli una
mano, disse:
«Anch’io non vedevo l’ora di
rivederti.»
«Sì,
sì, va bene… ma adesso smettiamola di fare i
mielosi e ripartiamo, altrimenti
mi verrà il diabete, ad ascoltare voi»
borbottò Dev, levandosi in piedi per poi
attirarsi al fianco Iris con una mossa repentina.
Lei
lo lasciò fare, addossandosi al suo corpo tonico con piacere
e, sorridendogli,
mormorò maliziosa: «Sei molto
contento di vedermi.»
«Spiritosa»
mugugnò lui, dandole un bacio di fuoco e sollevandola da
terra al tempo stesso.
Lucas
rise nuovamente, di fronte a quell’evidente dichiarazione di
possesso e, quando
Dev lasciò finalmente andare una stordita Iris,
chiosò: «Questo sì che è un
benvenuto! Mi chiedevo quanto altro tempo avresti aspettato per
baciarla come
si deve.»
«Fatti
gli affari tuoi, se non vuoi che ti stenda con un pugno»
ghignò Dev, squadrando
beffardo l’amico mentre Iris si faceva aria con le mani,
paonazza in viso.
«Che
razza di Sköll irrispettoso, mi ritrovo»
celiò Lucas, dandogli una pacca sulla
spalla prima di indossare il suo zaino e aggiungere, più
seriamente:
«Ripartiamo. La pausa è finita.»
I
due assentirono e, silenziosi come ombre nella notte, ripresero il loro
cammino
verso nord, preparandosi mentalmente all’inevitabile scontro,
che li avrebbe
visti contrapposti ai loro simili.
Era
difficile da accettare, soprattutto in considerazione del fatto che, a
dividerli, era solo la visione che avevano del mondo, e non un odio
personale e
profondo.
Lucas
non avrebbe mai voluto arrivare a muovere guerra contro di loro ma,
avendo Julia
rapito Chelsey, gli avevano reso inevitabile reagire a quel modo. E
sapeva bene
che anche per Dev e Iris era lo stesso.
Avrebbero
lottato, ma non certo per il piacere di farlo.
***
Lucas
fu il primo a bloccare i propri passi, ponendo così le basi
per l’arresto
simultaneo dei suoi compagni.
Silenzioso,
si sfiorò il naso con l’indice, stese il braccio
per indicare a ovest e, dopo
essersi accucciato accanto a un alto abete sitka, disse mentalmente a
Dev: “A ore dieci…
l’odore viene da là. Vai a
controllare, ma non intervenire. Dobbiamo primariamente pensare a un
piano.
L’aria è così satura di odore di
licantropi che non si accorgeranno di te, ma
tu presta attenzione comunque.”
“Potrei
andare
io…” buttò
lì Iris, ricevendo per diretta conseguenza
un’occhiataccia da parte di Devereux
e una più divertita da Lucas, che scosse il capo.
“E’
giusto che
sia lui a capire dove sia Chelsey. E’ sua figlia, ed
è giustamente in pena per
lei, perciò immagino stia mordendo il freno per riaverla.
Inoltre, sei la
nostra arma primaria e non voglio scoprire troppo presto le mie carte,
impiegandoti durante un eventuale scontro con le sentinelle” sottolineò
Lucas.
“Se
scopro che
lo fai perché sono una donna, ti strappo le palle. Fenrir o
non Fenrir,
sappilo”
lo minacciò per contro la giovane.
Lucas
si limitò a scrollare le spalle, incolpevole, mentre
Devereux si toglieva il
suo zaino per sistemarlo tra i rami più alti
dell’abete, al riparo da animali
curiosi e lupi.
Ciò
fatto, mutò in lupo e discese verso valle, protetto dal
vento favorevole che
spirava verso di loro e che allontava dal campo il loro aroma selvatico.
Iris
ne seguì la figura dal manto rossiccio e, al tempo stesso,
dedicò anche la sua
attenzione al McDougall Lake, dove si trovava l’accampamento
di licantropi in
fuga.
Sviluppato
in lunghezza per diverse miglia, il lago era intravedibile a malapena,
attraverso
la fitta boscaglia in cui erano nascosti, ma sia Iris che Lucas
potevano
avvertirne il lieve odore limaccioso.
Eliminata
con certezza la minaccia di potenziali sentinelle nel bosco –
non ne avevano
trovata traccia, in quel tratto di avvicinamento al campo –
il trio si era
potuto assestare in un punto favorevole da cui osservare
l’intero campo.
Questo,
però, era più o meno l’unico vantaggio
in loro possesso, a parte i micidiali –
quanto imprevedibili – poteri di Iris, di cui nessuno
conosceva la portata vera
e propria.
Quel
pensiero era rimasto ben sedimentato nella mente di Lucas per tutta la
durata
del loro viaggio e, quando finalmente furono soli e non più
alla portata
d’orecchio di Dev, l’amico le domandò:
«Hai saputo qualcosa di più sulla potenza
del tuo dono?»
La
giovane scosse il capo, spiacente, limitandosi a dire: «Posso
solo dirti che,
quando ho sviluppato per la prima volta quell’onda
energetica, sapevo di non
essere al mio limite. Avevo ancora molta forza, dentro di me, ma sapevo
di non
dovervi fare del male… solo, di tenervi a distanza. Gunnar
mi ha però avvisata
di non esagerare, o potrei avere dei contraccolpi psichici piuttosto
forti.»
Con
una scrollata di spalle, Iris si scusò per non avere altre
risposte da dargli e
Lucas, scuotendo una mano con fare noncurante, replicò:
«Non è colpa tua se non
ne sappiamo niente. Persone più esperte di noi sono rimaste
ugualmente
sorprese, se ben ricordi.»
Iris
assentì, ma disse: «Il punto è un
altro. Non so esattamente come attivarlo. La
prima volta che si è sviluppato, è stato a causa
della paura provata nel vedere
Dev in pericolo ma, onestamente, non me la sento di spingerlo tra le
braccia
del nemico solo perché funga da pulsante di
accensione.»
Lucas
annuì grave, facendosi pensieroso.
«Così
su due piedi, posso solo pensare che molto di ciò che hai
fatto, è stato spinto
innanzitutto dall’adrenalina. L’ansia per Dev
l’ha fatta schizzare alle stelle
e, se tanto mi dà tanto, ciò che troveremo
laggiù ti aiuterà senza problemi a
farla debordare.»
Iris
ghignò a quelle parole e, rivolgendosi a Lucas,
dichiarò: «Speriamo sia così.
In ogni caso, ho pronto il pulsante off.
Spero soltanto di riuscire a sentire quando Gunnar lo
azionerà.»
«Preghiamo
che urli forte. Allora aspettiamo che…»
iniziò col dire Lucas, prima di udire a
sorpresa l’ululato furioso di Devereux.
Questo
si fece largo nella vallata, simile al rimbombo di mille tamburi e, nel
piccolo
raggruppamento di licantropi, si scatenò il caos.
Lucas
non perse tempo a chiedersi il perché di
quell’errore grossolano e cominciò a
correre verso il fondo della valle, subito seguito da Iris.
«Ma
che diavolo gli è saltato in mente? Non si era detto di fare
le cose con
discrezione?!»
«Tremo
al pensiero di quello che possa aver visto, per portarlo a smascherarsi
con così
tanta platealità!» replicò Iris,
allungando il passo per precedere Lucas.
Oltre
a essere in pensiero per Dev, Iris doveva pensare innanzitutto alla
sicurezza
del suo Fenrir. Dato che si era presa l’incarico di essere
l’Hati del branco
fino a nuovo ordine, doveva fare le cose per bene ed evitare che Lucas
venisse
ferito.
Inoltre,
l’adrenalina nel suo sangue stava aumentando a dismisura,
facendole brillare la
mani come due fari d’auto. L’energia si stava
accumulando e, ben presto,
avrebbe dovuto rilasciarla in qualche modo, ed era preferibile che
Lucas non si
trovasse nel messo di questa esplosione energetica.
Non
avrebbe di sicuro avuto problemi a fare il centravanti da sfondamento
per
proteggere Lucas, visti i poteri che si ritrovava, ma doveva anche
stare
attenta a non far male a nessuno che non fosse direttamente coinvolto
nella
loro missione.
“Dev,
mi
senti!?”
gridò nel frattempo Iris, cercando con l’olfatto
il suo compagno.
“Quei
bastardi
li stanno marchiando come bestie!” urlò nella sua testa
Devereux, prima di
scollegarsi da lei con un secco strappo.
Iris
lanciò un’occhiata furente quanto disperata a
Lucas, che aveva ascoltato ogni
parola e, furibondo non meno di lei, le urlò:
«Annientali tutti, Iris! ORA!»
La
giovane non seppe dire se la Voce del Comando scaturì dalle
labbra di Lucas a
causa della furia, o per darle un maggiore sprone. A ogni buon conto,
Iris non
solo accettò volentieri l’ordine, ma lo
utilizzò per incanalare la sua energia
nei gangli di potere imprigionati dalla Voce del suo Fenrir.
Bloccandosi
su uno spuntone di roccia per aver una visuale migliore del campo nei
pressi
del lago, Iris si piegò su un ginocchio, raccolse
all’indietro le braccia e,
come un dannatissimo supereroe, scagliò contro i nemici la
sua onda di energia.
Nella
realtà dei fatti, ciò che avrebbe potuto vedere
un comune umano sarebbe stata
una strana nuvola di nebbia mossa da un vento impetuoso ma, per i
licantropi
presenti nella valle, fu qualcosa di molto peggio… e di
molto più terrificante.
Scostandosi
dalla linea di tiro non appena Dev vide giungere l’onda di
energia, simile a un
denso miasma rossastro per i suoi occhi di lupo, il licantropo si
ritrovò a
osservare per la prima volta il reale potere di Iris.
Ciò
che, all’interno del Vigrond, lui aveva percepito solo in
minima parte e con
colori decisamente più tenui e rassicuranti, ora era dinanzi
a lui, spaventoso al
pari di un tornado di fuoco o a una tempesta marina d’immane
grandezza.
Le
onde di potere purpuree si abbatterono sui licantropi presenti nel
campo,
scaraventandoli a terra come se qualcuno li avesse trascinati a forza
per la
collottola.
Come
desiderato da Lucas e previsto da Iris, non tutti vennero colpiti da
quell’onda
di energia primigenia. Al pari di un lupo in caccia, il potere di Iris
cercò i
colpevoli, li scovò e li colpì con forza,
tramortendoli e gettandoli a terra
perché consentissero agli innocenti di fuggire.
I
membri più giovani di quell’anomalo branco non
esitarono a darsi alla macchia,
dopo aver visto i loro aguzzini spazzati via da quell’onda
anomala di energia.
Le
urla di richiamo degli adulti furono inutili, strangolate e rese
inudibili
dalla potenza del dono di Iris.
Solo
pochissimi ragazzi rimasero rigidi nelle loro posizioni e, per questo,
vennero
trascinati via al pari degli altri, dimostrando una volta di
più come l’onda fosse in
grado di scegliere chi fosse il
nemico, e chi dovesse risparmiare.
Deciso
a comprovare quella ipotesi, Dev sfiorò il bordo ondulato e
rilucente dell’onda
e, a sorpresa, non ne venne affatto travolto.
Percepì
invece Iris, la sua forza, il suo desiderio di proteggere Chelsey e gli
innocenti del campo e, non da ultimo, la speranza di potersi vendicare
su
Julia.
Rinfrancato
dalla possibilità di potersi muovere agevolmente in mezzo a
quell’energia
sfrigolante senza subirne le conseguenze, Dev si mise quindi alla
ricerca di
Chelsey, mentre Lucas si lanciava nel mezzo del campo per trovare Julia.
Quando
fu del tutto certa che l’onda avesse svolto il suo compito,
Iris sciolse i nodi
di potere uno a uno e, con un lungo sospiro, mormorò
mentalmente: “Tutto bene,
lì dentro? Io mi sento okay.”
Procedi
pure… il
cervello non ha subito alcun danno, il che mi fa pensare che, a conti
fatti, tu
non
abbia limiti oggettivi, commentò
sorpreso e ammirato Gunnar.
Preferendo
non pensare agli inevitabili significati di quella frase, la giovane
scese fino
al limitare del bosco e, con passo cauto, si avventurò lungo
quella che considerò
essere la strada principale del campo di licantropi.
Preferiva
non pensare al fatto che, se il suo potere non aveva limiti fisici, lei
avrebbe
potuto fare più o meno ciò che voleva, con esso.
Questo le avrebbe messo tra le
mani capacità infinite, ma che non aveva nessuna intenzione
di avere… o di
sfruttare.
Storcendo
il naso, lasciò quindi quei pensieri per un secondo momento
e, attenta,
controllò con attenzione ciò che la circondava.
Non
v’erano costruzioni in muratura o tensostrutture di un
qualche genere. Qualcuno
aveva improvvisato la costruzione di un teepee indiano, scoprendo solo
in
seguito quanto, in realtà, fosse complicato innalzarlo, per
mani inesperte.
Perché
avessero deciso di vivere a quel modo, rifiutando la
civiltà, rimaneva per lei
un mistero, ma non perse tempo a rimuginarci troppo.
In
quel momento, aveva altro a cui pensare.
Era
consapevole dei giovani presenti oltre il limitare del campo ma,
sapendo che
Dev era con loro – la sua aura era così forte, in
quel momento, da essere
visibile a vista – Iris non si preoccupò di
raggiungerli. Erano al sicuro,
lontani da coloro che li avevano strappati alle loro famiglie, e
protetti da un
lupo capace di tutto, per loro.
Avrebbero
pensato più tardi al modo migliore per riavvicinarli alle
famiglia da cui erano
stati forzatamente allontanati. Quel che contava, era chiudere la
partita con
coloro che avevano dato inizio a quella follia.
Passando
oltre coloro che, ancora intontiti dal suo potere, erano stesi a terra
in
posizione fetale, deprivati della loro forza, Iris finalmente
intercettò la
traccia mentale di Lucas, e la seguì.
Non
impiegò molto per trovarlo. Immerso in una bolla di puro
potere, e impegnato in
una battaglia all’ultimo sangue con un altro lupo alfa, era
circondato da uno
sparuto gruppetto di licantropi, impegnati con le loro forze residue a
sorreggere la cupola protettiva che permetteva loro di compattere.
Scrutando
meglio l’avversario di Lucas, Iris non si stupì
più di tanto nel trovare un
altro Fenrir. Un simile assembramento di persone aveva potuto essere
messo in
piedi – e contenuto – solo grazie ai poteri di un
simile Gerarca. Diversamente,
Iris dubitava fortemente che persone non abituate a vivere in un clan,
avrebbero accettato di abbandonare ogni cosa per vivere lontani dal
mondo.
Nel
vederla sopraggiungere – e riconoscendo immediatamente la sua
traccia mentale –
molti licantropi si fecero da parte, intimiditi dal suo potere e, per
un
istante, la barriera vacillò.
Incutere
un po’ di timore non poteva che far bene, in quel particolare
frangente, ma
Iris sperò che il suo arrivo non facesse esplodere la
barriera contenitiva. Sprigionare
il potere latente di due simili auree, avrebbe potuto voler dire fare
del male
anche ai bambini lontano dal campo, non solo a loro che si trovavano
nelle sue
immediate vicinanze.
Avvicinatasi
quindi a uno dei licantropi che aveva eretto la barriera di
contenimento delle
auree, Iris domandò: «Perché stanno
combattendo? La lezione di prima non vi è
bastata?»
Il
licantropo a cui aveva rivolto la parola, ancora piuttosto sofferente
ma ben
saldo sulle gambe, la fissò preoccupato ma non
mollò la presa sulla barriera.
Iris,
allora, lo squadrò in viso, sondò la sua aura e,
sospirando, mormorò: «Ti è
stato imposto di non muoverti, vero?»
Lui
riuscì a malapena ad assentire, il corpo ora percorso da
brividi di paura e gli
occhi inondati di lacrime. L’istinto stava suggerendogli di
scappare da lei, ma
la Voce del Comando lo bloccava inesorabilmente al suo compito.
La
giovane scosse il capo, disgustata da quell’uso
indiscriminato del potere, e si
limitò a dire: «Non ti farò alcun male,
non temere. Se avessi voluto farlo, non
ci sarei andata così leggera, prima.»
Quelle
parole fecero impallidire i pochi licantropi presenti e, ancora, Iris
si chiese
se sarebbe stata capace, in futuro, di avere la forza necessaria per
gestire un
simile dono.
Se
già quello che aveva fatto era bastato per incutere un
simile timore
reverenziale, cosa avrebbe potuto succedere se si fosse infuriata davvero?
Non
pensarci
ora. Ne parlerai con Brianna, che è l’unica che
può capirti. Ora bada soltanto
al momento,
le ricordò Gunnar, riportandola sul binario.
«Puoi
dirmi i motivi del duello? Questo ti è concesso?»
domandò allora Iris.
«Il
tuo lupo alfa ha proposto un duello, così da decidere che
fine faranno i
bambini, insieme a coloro che vorranno andarsene da qui. Il nostro capo
ha
accettato» mormorò il licantropo, sbattendo
furiosamente le palpebre per la
paura.
Iris
sospirò ancora, si allontanò di un passo
– causando il relativo spostamento di
tutti i presenti – e, nel volgersi a mezzo quando
percepì l’aura di Dev in avvicinamento,
mormorò tra sé e sé: “Dovrò
dire a Rock
che il suo ragazzo è come Nelson Mandela.”
Devereux
impiegò meno di un minuto per raggiungere quel piccolo
assembramento di
licantropi ancora attivi e, dopo aver osservato il combattimento per
alcuni
istanti, domandò: «Che gli è
preso?»
«Combatte
per la libertà dei bambini e degli adulti che vorranno
andarsene» gli spiegò
succintamente Iris.
«Mai
una volta che Lucas non decida di fare la parte del grande
eroe» chiosò Dev,
poggiando le mani sui fianchi.
L’attimo
dopo, però, si accigliò e Iris, seguendone lo
sguardo adombrato, scrutò la
donna sul lato opposto del campo di battaglia e, colta da un dubbio,
domandò:
«Julia?»
«Sì,
è lei.»
Iris
fissò la bellezza bruna con occhio clinico, cercando di non
pensare a lei tra
le braccia di Dev, o mentre partoriva Chelsey, ma fu una cosa davvero
complicata da fare.
La
gelosia inevitabile che provava nel pensare a lei era ancora
lì, non morta del
tutto, nonostante sapesse che Dev la amava e che Chelsey non aveva
nulla a che
spartire con la madre.
“Te
l’ho già
detto. Non provo più niente, per lei. A parte una gran
voglia di prenderla a
schiaffi per quello che ha fatto a Chelsey, ma quello varrebbe per
chiunque
l’avesse rapita, non tanto perché è lei
in particolare” le rammentò
Dev, lanciandole uno sguardo di sbieco.
“D’accodo,
non
conta nulla. Ma io posso odiarla almeno un po’?”
“Fai
pure. Chi
ti ferma?”
ironizzò Dev, lasciandosi andare a un sogghigno divertito.
“I
ragazzi sono
rimasti fuori dal campo?” si informò allora lei,
accigliandosi quando vide
Lucas cadere malamente sul terreno per poi rialzarsi con grande
agilità.
Era
bravo, ma anche il suo avversario ci sapeva fare. Uno scontro tra
Fenrir era
cosa rara a cui assistere, per quanto le era dato sapere,
perciò vederli
combattere era di per sé un evento.
Il
fatto che, di mezzo, vi fossero motivazioni più che serie
non faceva che
rendere quegli attimi molto speciali e, non fosse stato per
l’ansia che
provava, anche affascinanti.
Avrebbe
di gran lunga preferito non veder combattere Lucas, che era un
pacifista
convinto, ma Iris sapeva bene che quello scontro apparteneva a lui, e
lui solo.
Lei
poteva difenderlo fin quanto Lucas non decideva di intervenire, e
questo era
uno di quei momenti.
“Ho
detto ai
ragazzi di tenersi lontani finché non dirò a
Chelsey di avvicinarsi” le risposte
Dev, continuando a fissare malamente Julia finché ella non
si accorse di lui.
I
suoi occhi scuri si sgranarono leggermente, alla sua vista e un lento,
derisorio sorriso spuntò su quel viso selvaggio e pieno di
grazia ferina.
Iris,
per bella posta, si lasciò andare a un gesto di possesso
tutto femminile e,
delicatamente, sfiorò la schiena di Dev con una carezza.
Carezza che venne
intercettata dallo sguardo di Julia, la quale le disse mentalmente: “Oh… quindi sei tu la donna di
cui ha
blaterato tanto Chelsey. Non avevo idea che a Dev potessero piacere le
bamboline bionde americane.”
“Sai
una cosa?
Potrei farti rimangiare parola per parola ciò che hai detto,
grazie ai miei
poteri, ma mi atterrò alle decisioni del mio capoclan e non
ti massacrerò adesso”
sibilò Iris nella mente
dell’avversaria. “Il
potere che hai
avvertito prima non è dilagante, ma selettivo,
perciò non farmi incazzare prima
del tempo, o vedrò di farti ingoiare parola per parola
quello che hai detto.”
Julia
si accigliò immediatamente, al suo dire e, rivoltasi a un
compagno al suo
fianco, lasciò a lui il compito di reggere la barriera
contenitiva,
distaccandosene un attimo dopo. In barba alla tregua chiesta e ottenuta
da
Lucas, poi, si lanciò contro Iris a denti snudati con il
chiaro intento di
rispondere con i fatti alle minacce dell’avversaria.
Vi
furono delle grida di sorpresa unite a cori di protesta, ma Iris non vi
badò,
così come non badò allo sguardo ansioso di
Devereux. I suoi occhi erano solo
per Julia e, quando Dev fece l’atto di aiutarla, lei gli
urlò: “Non muoverti!
Loro hanno rotto il patto,
non noi! Inoltre, era da un po’ che volevo menare le mani e
farle la festa!”
“Stai
attenta,
però!”
“E
quando mai
non lo sono!?”
protestò Iris, scalciando Julia lontano da sé.
“Potrei
citarti
un sacco di esempi in cui non sei stata attenta a…”
“Devereux!
DOPO!” gli
urlò nella testa Iris, troppo impegnata a confrontarsi con
la sua nemica.
L’attimo
seguente, Iris si tramutò in lupo, mandando
all’aria i suoi abiti e
scaraventando lontano il suo povero zaino, mentre Julia si abbatteva su
di lei
come una furia.
Lo
scontro tra le loro due auree produsse un contraccolpo energetico che
mandò
all’aria le tende più vicine, costringendo suo
malgrado Dev a intervenire in
tutta fretta per elevare una barriera protettiva che contenesse le due
lupe.
“Ho
notato che
non ti sei neanche presa la briga di chiedere della tua grande amica.
Non vuoi
sapere se è viva o morta?!” le urlò contro Iris,
balzando contro di lei per
azzannarle una zampa.
Schivando
il suo morso con abilità, Julia replicò
sardonica: “Sei così
ingenua da credere che mi importi? Alyssia è stata il mezzo
che mi è servito per giungere qui e sottomettere Chelsey
alla legge del nostro
clan. Fin dall’inizio, doveva servirmi nel caso in cui Lucas
ci avesse
attaccate prima di arrivare qui. Di certo, non immaginavo che sia tu,
che il
caro Dev, foste come noi! In ogni caso, ormai è tardi per
tutto, perché Chelsey
è mia, ora!”
“Che
intendi
dire, con sottomettere
Chelsey alla legge del clan?!”
sbottò
Iris, già presagendo la risposta.
Scoppiando
a ridere, Julia esclamò: “E’
stata
marchiata come gli altri così, per tutta la sua esistenza,
lei sarà MIA e di
questo luogo. Combattete finché volete.
Io ho vinto, perché lei non crescerà mai nel
mondo degli umani! Ora che ha il
marchio su di sé, non si potrà più
allontanare!”
Strabuzzando
gli occhi di fronte all’assurdità delle sue
parole, Iris le ringhiò contro: “E’
questo ciò che ti ha raccontato il tuo
capo? Che sarebbe bastato uno stupido marchio per obbligarli a rimanere
con
voi?!”
“Tu
non puoi
conoscere il suo grande potere!” le sibilò contro Julia.
“Certo
che lo
conosco, razza di idiota, e lui l’ha usato su di voi per
farvi credere ciò che
voleva!” sbottò
Iris, mandando al diavolo tutto e scatenandole contro il suo potere.
Julia
non poté resisterle e, travolta da quell’onda
primigenia dalla potenza immane,
ruzzolò per diverse decine di metri prima di riuscire ad
arrestare il suo
corpo.
Furente
come poche altre volte era stata, Iris avanzò simile a uno
spirito vendicativo
e, livida in viso, colpì nuovamente, schiacciando Julia al
terreno come se
volesse inglobarla in esso.
Fu
in quel mentre che un coro di sgomento si levò tra i lupi e,
suo malgrado,
anche Iris si volse a mezzo per coglierne i motivi.
Lucas
stava stringendo le zanne sul collo del Fenrir suo nemico, minacciando
di
spezzarglielo se i patti non fossero stati rispettati.
A
quel punto, vistosi costretto ad accettare la resa per avere salva la
vita, il
lupo niveo steso a terra distrusse le imposizioni mentali sui suoi
sottoposti
che, confusi e irritati, si guardarono intorno in cerca di spiegazioni.
Fu
straziante, per Iris, vedere così tante persone muoversi
come in trance, del
tutto incapaci di comprendere i motivi della loro presenza in quel
luogo,
deprivati com’erano stati della loro volontà. Era
probabile che quella
condizione di sudditanza forzata si fosse protratta per mesi, o
addirittura
anni interi, e la giovane non sapeva che danni potesse aver prodotto
tutto
questo sul loro cervello.
Tutto
ciò, però, non avvenne con Julia che, seppur in
linea teorica liberata dalla
Voce del Comando, fu con piena lucidità si
rivoltò contro Iris per ucciderla, sprezzante
come se nulla fosse successo.
Schivato
di un nonnulla il suo morso, Iris la azzannò alla coda e,
forte della sua
frustrazione così come della sua rabbia, la
scaraventò nuovamente a terra per
poi gettarsi su di lei e azzannarla al collo.
“Cedi,
maledetta… CEDI!”
“Perché
vi siete
voluti intromettere!? Perché?! Avevo finalmente ottenuto
ciò che volevo!” le urlò contro
Julia, mostrando i primi segni di cedimento.
Lanciando
occhiate furtive agli altri lupi, impauriti loro malgrado da quella
situazione
inverosimile e incapaci di comprendere i motivi della loro presenza nel
bosco, Iris
replicò: “Non mi sembra
che i tuoi
compagni la pensino come te… sono stati ingannati e basta,
turlupinati da colui
che avrebbe dovuto guidarli con saggezza.”
“Guidarli?
I
lupi vanno solo comandati! Il potere è l’unica
legge che conta!” le urlò contro
Julia, artigliandola con una zampa e ferendola così al
garrese.
Uggiolando,
Iris si scostò quel tanto che bastò a Julia per
rialzarsi e attaccarla, ma la
giovane fu più veloce e, lasciandosi guidare
dall’istinto, l’afferrò alla gola
e strappò.
Il
sangue le cadde addosso in un fiotto, mentre la vita che fino a un
attimo prima
aveva galoppato nel cuore di Julia, scivolava via veloce, spegnendosi
del
tutto.
Null’altro
si mosse, attorno a loro.
Anche
la foresta era silente e immobile.
Iris
osservò muta il corpo inerme della sua avversaria mentre
Lucas, zoppicante ma
vittorioso, la raggiungeva al pari di Dev.
I
tre guardarono ciò che rimaneva di Julia e Dev, sfiorando la
gorgiera
dell’amata, mormorò: «Le hai dato tutte
le possibilità di questo mondo, per
ritirarsi dal duello. Era chiaro che, morto il suo sogno, neppure lei
aveva un
gran desiderio di vivere.»
Lei
assentì, non sapendo se sentirsi o meno turbata
all’idea di non provare rimorso
per ciò che aveva appena fatto.
Fu
Gunnar ad aiutarla a comprendere.
In
battaglia non
puoi permetterti di provare pietà per il tuo nemico, o sarai
sopraffatto.
Potrai pregare per la loro memoria, se li riterrai degni, ma dovrai
avere
sempre mano salda, per vincere.
“Il
punto è
questo, Gunnar. Io non ritengo che Julia meriti di essere ricordata, ma
mi
sento male per i suoi genitori che, invece, sono delle brave
persone.”
Allora
rammenta
questo, quando avrai dei dubbi sul tuo operato, Iris. Che i suoi
genitori
capiranno, perché sanno chi era la loro figlia.
“Gunnar
ha
ragione, Iris” intervenne
Lucas, dandole un colpetto con la spalla. “Non
si sono mai fatti delle false speranze, su di lei. Inoltre, non
è necessario
che sappiano tutto.”
“Non
potrei mai
guardarli in faccia, se non raccontassi loro la
verità” replicò affranta
Iris.
“Allora,
gliela
racconteremo insieme”
decretò Dev, affondando la mano nella sua gorgiera per
sfiorarle i muscoli del
collo.
Iris
si lasciò andare a quel tocco familiare e protettivo e,
tornando a osservare il
corpo senza vita di Julia, pregò di non dover mai
più essere costretta a
uccidere qualcuno per poter avere salva la vita.
N.d.A.:
lo scontro è avvenuto, ma non senza danno, e ora un intero
branco si trova
sperduto e senza guida, nel bel mezzo del Canada, senza sapere
perché si trovi
in quel luogo sperduto.
La
Voce del Comando della loro guida li ha condotti lì assieme
a una consapevole
Julia, ma ora non rimane nulla supportarli.
Penserà
Lucas a essere la loro guida, o ognuno di loro deciderà di
tornare alle loro
precedenti vite?