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Autore: Mary P_Stark    08/07/2019    2 recensioni
Clearwater, Canada. 2018.
Il pellegrinaggio forzato di Irish Walsh ha una battuta di arresto a causa di un banale pneumatico forato. Ma, grazie a questo incidente - o al destino -, ciò le permetterà di scoprire particolari di un passato che non conosce e di una vita che non ha voluto ma che le è stata imposta da mani disattente.
Clearwater sarà il punto d'inizio di un viaggio di ri-scoperta di se stessa e delle sue radici ancestrali e, grazie ad altri come lei, depositari dell'antico sangue di Fenrir, i misteri di un passato comune e antico avranno finalmente una risoluzione.
Niente però avviene con facilità, e lunghe ombre si addenseranno su di loro, complicando un cammino di per sé già impervio. Starà ad Iris e ai suoi nuovi compagni di viaggio, riuscire a fare in modo che nulla interferisca con la scoperta della verità. - Segue le storie de La Trilogia della Luna
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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22.

 

 

 

 

 

Attraversata la Clearwater Valley Road per poi rientrare nel bosco, Dev e Lucas ripresero la loro corsa verso nord, disdegnando l’idea di cercare nuovamente le tracce di Julia.

Le ore che li separavano, ormai, erano troppe e, poiché conoscevano già il luogo in cui recarsi, non aveva senso perdere ulteriore tempo per ritrovare la pista.

Quando, però, nella mente di Dev balenarono degli sprazzi di conversazione sconnessi e senza senso, l’uomo si bloccò a metà di un passo, la mano alla fronte e, dubbioso, disse: «Lucas, aspetta un attimo.»

“…ev…ove… se…”

La comunicazione mentale lo raggiunse stentata, a pezzetti, come un’onda radio disturbata, ma la voce che lo sfiorò gli risultò inconfondibile.

Ritrovando per un istante il sorriso, Dev esalò: «E’ Iris! E’ qui, da qualche parte!»

Lucas si ringalluzzì non poco, a quella notizia e, forte del suo maggiore potere e abitudine nell’uso dei suoi doni, disse mentalmente: “Iris, mi senti?!”

“Lucas! Finalmente! Dove siete?!”, esclamò Iris, sollevata.

“Riesci a seguire la mia aura mentale?”

“Tenterò. Voi, però, non vi muovete!”

Ciò detto, si scollegò e Lucas, scrutando speranzoso il suo compagno di viaggio, dichiarò: «Arriva la cavalleria.»

«L’unica buona notizia della giornata» borbottò Dev, piegandosi in avanti per rilassare i muscoli e poggiare le mani sulle cosce, stanche per la lunga corsa.

Anche Lucas lo imitò, approfittando di quella pausa temporanea per recuperare le energie. Per quanto superiore in forza e tecnica, quello con Alyssia era stato comunque il suo primo, vero combattimento, e ora cominciava a sentirne sul corpo i contraccolpi.

Era stata una fortuna che Alyssia non avesse conosciuto abbastanza bene la sua natura di licantropo per sfruttare la sua aura durante la lotta, o avrebbero potuto abbattere mezza foresta.

Inoltre, lui non sarebbe uscito di certo illeso da quello scontro, ma avrebbe potuto riportare danni tali da rendergli impossibile proseguire nella ricerca di Julia e Chelsey.

“Sembri piuttosto sbattuto, sai?” gli fece notare Iris, durante il suo avvicinamento.

“Ti spiegheremo ogni cosa non appena sarai qui” le promise lui, lasciando che la sua aura si elevasse a sufficienza per creare una sorta di faro visibile per Iris.

Seguendo l’onda residua della traccia mentale di Lucas, la giovane riuscì infine a raggiungere il punto in cui lui e Dev si trovavano. Quando, però, scorse i volti scuri di entrambi e gli abiti stazzonati dei due uomini, le domande si affastellarono nella sua mente come tanti mattoncini impilati l’uno sull’altro.

Annusando curiosa l’aria, percepì sul corpo di entrambi l’aroma residuo di Alyssia e, sempre più dubbiosa, borbottò: «Dando per scontato che non avreste mai fatto un’orgia con Alyssia… mi spiegate perché sembrate appena passati nel tritacarne e avete il suo odore addosso?»

«Alyssia ha dato il meglio di sé… in tutti i sensi» riassunse in poche parole Dev, lanciando un’occhiata significativa a Lucas.

Iris, allora, guardò Lucas in cerca di spiegazioni e, nel notare il suo sguardo contrariato, mormorò spiacente: «Hai dovuto ucciderla? Per questo sembri così abbattuto?»

Scuotendo il capo, l’uomo replicò: «Si è uccisa. Ha rifiutato il nostro aiuto.»

La giovane sgranò leggermente gli occhi, a quella notizia e, sfiorando con la mano un braccio di Lucas, sussurrò: «Non è colpa tua. Ha avuto tutte le possibilità del mondo, per cambiare.»

Lanciata poi un’occhiata a Devereux, domandò ansiosa: «Avete scoperto qualcosa, prima che decidesse di farla finita?»

«Alyssia è stata costretta a parlare, quando Lucas ha usato la Voce, e ora sappiamo dove si trovano i compagni di Julia, e dove lei e Chelsey sono dirette» assentì Dev, determinato e pronto a ripartire per la ricerca.

Annuendo determinata, Iris allora disse: «Bene. Procediamo pure.»

«Da quel che Alyssia ci ha detto, sono almeno cinquanta lupi adulti, e quasi altrettanti cuccioli. Te la senti?» le spiegò Lucas, scrutandola apprensivo.

Iris, però, sorrise ironica e replicò: «Credimi, quel che hai visto al Vigrond è nulla. Cinquanta o cinquecento, per me non fa differenza. Ne ho parlato un po’ con Gunnar mentre vi stavo cercando, e quel che ho capito mi ha rassicurato parecchio.»

Lucas annuì, un poco rinfrancato e, dopo aver guardato i suoi due compagni di viaggio, si mosse per riprendere il cammino verso nord e verso il campo di lupi di cui faceva parte Julia.

***

Fermi nei pressi di un ruscello per recuperare le forze e mangiare qualcosa, Iris raccolse mentalmente le idee su ciò che i due uomini le avevano detto riguardo alle dichiarazioni sconcertanti ottenute da Alyssia.

Era stata dunque lei a uccidere il fratellino, non era stato un tragico incidente guidato da un Fato avverso.

Lei era stata la mano del Fato. E tutto per avere le attenzioni esclusive dei genitori che invece, di fronte a quell’infausta disgrazia, si erano disgregati come neve al sole, lasciandola ancor più sola di prima.

Ciò che lei aveva freddamente messo in atto per avere il loro amore, le si era ritorto contro nel modo più beffardo possibile.

Una preda perfetta, quindi, pronta per essere fagocitata da Julia e dal suo desiderio egoistico di avere tutti ai suoi piedi.

Anche Dev ne era rimasto vittima, al pari di Alyssia. Era stato stregato dal suo carismatico magnetismo, dal suo essere così selvaggia e passionale, ma aveva saputo riprendersi dallo shock della perdita quando lei si era smascherata, mostrando il suo vero Io.

Alyssia non era stata in grado di farlo, si era ancorata al passato, e a quel passato Julia si era aggrappata per sfruttarla a suo piacimento, ben sapendo che a Clearwater avrebbe trovato Lucas, a darle noia.

Devereux era stata una sorpresa per Alyssia, ovviamente, e il fatto che Julia ancora non sapesse, era per loro un vantaggio.

Restava comunque il fatto che un intero gruppo di licantropi – capitanato probabilmente da un folle al pari di Julia – li attendeva al varco, pronto a dar battaglia per sostenere ideologie ai limiti del paradossale.

Che detenessero dei bambini, però, era la cosa che più preoccupava Iris, in quel momento. Trovava quel particolare sconcertante, e la sua anima di landvættir premeva per poter combattere in loro difesa.

“Ti capisco bene, Gunnar, ma pazienta ancora un po’. E’ un tantino troppo presto per esplodere.”

Oh, lo so bene, e credimi… la penso come te. Le persone che toccano i bambini andrebbero punite severamente, perciò mi troverai d’accordo qualsiasi decisione prenderai, e qualsiasi grado di potere vorrai sviluppare.

“Mi fa piacere saperlo, e non stavo scherzando, prima. Parlarne con te è importante, perché tu sei stato un guerriero, e comprendi meglio di me situazioni così instabili e pericolose.”

Il tuo potere ti permette di colpire selettivamente solo il nemico, risparmiando coloro che non rientrano in tale categoria… Natura compresa. Fai però attenzione a non esaurirti troppo, o le conseguenze saranno pesanti. Gli shock psichici non sono mai leggeri.

“Vedrò di contenermi, per quanto possibile. Tu dammi un fischio. Io spero di sentirti.”

Sarà fatto, le promise Gunnar.

Iris sospirò nel rialzarsi dalla posizione accucciata che aveva preso per abbeverarsi e, nel sedersi al fianco di Dev – impegnato a sbocconcellare una barretta energetica – mormorò: «Come ti senti?»

Lui si limitò a sospirare e, reclinando il viso, poggiò il capo contro la sua spalla, cercando così un contatto che, fino a quel momento, aveva evitato.

«Non ti ho ancora detto che sono contento di rivederti. Scusa.»

«Hai molte attenuanti a tua discolpa, credimi» replicò lei, baciandogli i folti capelli corvini.

Non aveva davvero idea di come Dev potesse sentirsi, al pensiero di non aver potuto proteggere sua figlia dalle mire di Julia ma, se il malessere che provava ne era solo la decima parte, non poteva che sentirsi spiacente per lui.

Aveva accettato in silenzio la sua decisione di evitare abbracci o altri gesti di affetto, comprendendo più che bene quanto fosse importante, in quel momento, raggiungere Julia e Chelsey. Trovarlo così prostrato, quindi, la preoccupò un poco, ben sapendo quanto Dev fosse poco incline a mostrare le proprie debolezze.

Con una carezza, gli sfiorò il viso ed espanse l’aura per abbracciarlo nel suo calore e Dev, con un sospiro, vi si accoccolò per alcuni istanti, trasmettendole il suo muto ringraziamento.

Lucas sorrise a entrambi e, nel risistemare il proprio zaino dopo aver mangiato, asserì: «Cominciava a mordere il freno, all’idea del tuo ritorno.»

Dev lo fissò malissimo e, arrossendo suo malgrado, si risollevò dalla spalla di Iris e replicò serafico: «Penso che farò diventare vedovo Rock, dopo questa uscita.»

Sia Lucas che Iris risero e quest’ultima, nello stringergli una mano, disse: «Anch’io non vedevo l’ora di rivederti.»

«Sì, sì, va bene… ma adesso smettiamola di fare i mielosi e ripartiamo, altrimenti mi verrà il diabete, ad ascoltare voi» borbottò Dev, levandosi in piedi per poi attirarsi al fianco Iris con una mossa repentina.

Lei lo lasciò fare, addossandosi al suo corpo tonico con piacere e, sorridendogli, mormorò maliziosa: «Sei molto contento di vedermi.»

«Spiritosa» mugugnò lui, dandole un bacio di fuoco e sollevandola da terra al tempo stesso.

Lucas rise nuovamente, di fronte a quell’evidente dichiarazione di possesso e, quando Dev lasciò finalmente andare una stordita Iris, chiosò: «Questo sì che è un benvenuto! Mi chiedevo quanto altro tempo avresti aspettato per baciarla come si deve.»

«Fatti gli affari tuoi, se non vuoi che ti stenda con un pugno» ghignò Dev, squadrando beffardo l’amico mentre Iris si faceva aria con le mani, paonazza in viso.

«Che razza di Sköll irrispettoso, mi ritrovo» celiò Lucas, dandogli una pacca sulla spalla prima di indossare il suo zaino e aggiungere, più seriamente: «Ripartiamo. La pausa è finita.»

I due assentirono e, silenziosi come ombre nella notte, ripresero il loro cammino verso nord, preparandosi mentalmente all’inevitabile scontro, che li avrebbe visti contrapposti ai loro simili.

Era difficile da accettare, soprattutto in considerazione del fatto che, a dividerli, era solo la visione che avevano del mondo, e non un odio personale e profondo.

Lucas non avrebbe mai voluto arrivare a muovere guerra contro di loro ma, avendo Julia rapito Chelsey, gli avevano reso inevitabile reagire a quel modo. E sapeva bene che anche per Dev e Iris era lo stesso.

Avrebbero lottato, ma non certo per il piacere di farlo.

***

Lucas fu il primo a bloccare i propri passi, ponendo così le basi per l’arresto simultaneo dei suoi compagni.

Silenzioso, si sfiorò il naso con l’indice, stese il braccio per indicare a ovest e, dopo essersi accucciato accanto a un alto abete sitka, disse mentalmente a Dev: “A ore dieci… l’odore viene da là. Vai a controllare, ma non intervenire. Dobbiamo primariamente pensare a un piano. L’aria è così satura di odore di licantropi che non si accorgeranno di te, ma tu presta attenzione comunque.”

“Potrei andare io…” buttò lì Iris, ricevendo per diretta conseguenza un’occhiataccia da parte di Devereux e una più divertita da Lucas, che scosse il capo.

“E’ giusto che sia lui a capire dove sia Chelsey. E’ sua figlia, ed è giustamente in pena per lei, perciò immagino stia mordendo il freno per riaverla. Inoltre, sei la nostra arma primaria e non voglio scoprire troppo presto le mie carte, impiegandoti durante un eventuale scontro con le sentinelle” sottolineò Lucas.

“Se scopro che lo fai perché sono una donna, ti strappo le palle. Fenrir o non Fenrir, sappilo” lo minacciò per contro la giovane.

Lucas si limitò a scrollare le spalle, incolpevole, mentre Devereux si toglieva il suo zaino per sistemarlo tra i rami più alti dell’abete, al riparo da animali curiosi e lupi.

Ciò fatto, mutò in lupo e discese verso valle, protetto dal vento favorevole che spirava verso di loro e che allontava dal campo il loro aroma selvatico.

Iris ne seguì la figura dal manto rossiccio e, al tempo stesso, dedicò anche la sua attenzione al McDougall Lake, dove si trovava l’accampamento di licantropi in fuga.

Sviluppato in lunghezza per diverse miglia, il lago era intravedibile a malapena, attraverso la fitta boscaglia in cui erano nascosti, ma sia Iris che Lucas potevano avvertirne il lieve odore limaccioso.

Eliminata con certezza la minaccia di potenziali sentinelle nel bosco – non ne avevano trovata traccia, in quel tratto di avvicinamento al campo – il trio si era potuto assestare in un punto favorevole da cui osservare l’intero campo.

Questo, però, era più o meno l’unico vantaggio in loro possesso, a parte i micidiali – quanto imprevedibili – poteri di Iris, di cui nessuno conosceva la portata vera e propria.

Quel pensiero era rimasto ben sedimentato nella mente di Lucas per tutta la durata del loro viaggio e, quando finalmente furono soli e non più alla portata d’orecchio di Dev, l’amico le domandò: «Hai saputo qualcosa di più sulla potenza del tuo dono?»

La giovane scosse il capo, spiacente, limitandosi a dire: «Posso solo dirti che, quando ho sviluppato per la prima volta quell’onda energetica, sapevo di non essere al mio limite. Avevo ancora molta forza, dentro di me, ma sapevo di non dovervi fare del male… solo, di tenervi a distanza. Gunnar mi ha però avvisata di non esagerare, o potrei avere dei contraccolpi psichici piuttosto forti.»

Con una scrollata di spalle, Iris si scusò per non avere altre risposte da dargli e Lucas, scuotendo una mano con fare noncurante, replicò: «Non è colpa tua se non ne sappiamo niente. Persone più esperte di noi sono rimaste ugualmente sorprese, se ben ricordi.»

Iris assentì, ma disse: «Il punto è un altro. Non so esattamente come attivarlo. La prima volta che si è sviluppato, è stato a causa della paura provata nel vedere Dev in pericolo ma, onestamente, non me la sento di spingerlo tra le braccia del nemico solo perché funga da pulsante di accensione.»

Lucas annuì grave, facendosi pensieroso.

«Così su due piedi, posso solo pensare che molto di ciò che hai fatto, è stato spinto innanzitutto dall’adrenalina. L’ansia per Dev l’ha fatta schizzare alle stelle e, se tanto mi dà tanto, ciò che troveremo laggiù ti aiuterà senza problemi a farla debordare.»

Iris ghignò a quelle parole e, rivolgendosi a Lucas, dichiarò: «Speriamo sia così. In ogni caso, ho pronto il pulsante off. Spero soltanto di riuscire a sentire quando Gunnar lo azionerà.»

«Preghiamo che urli forte. Allora aspettiamo che…» iniziò col dire Lucas, prima di udire a sorpresa l’ululato furioso di Devereux.

Questo si fece largo nella vallata, simile al rimbombo di mille tamburi e, nel piccolo raggruppamento di licantropi, si scatenò il caos.

Lucas non perse tempo a chiedersi il perché di quell’errore grossolano e cominciò a correre verso il fondo della valle, subito seguito da Iris.

«Ma che diavolo gli è saltato in mente? Non si era detto di fare le cose con discrezione?!»

«Tremo al pensiero di quello che possa aver visto, per portarlo a smascherarsi con così tanta platealità!» replicò Iris, allungando il passo per precedere Lucas.

Oltre a essere in pensiero per Dev, Iris doveva pensare innanzitutto alla sicurezza del suo Fenrir. Dato che si era presa l’incarico di essere l’Hati del branco fino a nuovo ordine, doveva fare le cose per bene ed evitare che Lucas venisse ferito.

Inoltre, l’adrenalina nel suo sangue stava aumentando a dismisura, facendole brillare la mani come due fari d’auto. L’energia si stava accumulando e, ben presto, avrebbe dovuto rilasciarla in qualche modo, ed era preferibile che Lucas non si trovasse nel messo di questa esplosione energetica.

Non avrebbe di sicuro avuto problemi a fare il centravanti da sfondamento per proteggere Lucas, visti i poteri che si ritrovava, ma doveva anche stare attenta a non far male a nessuno che non fosse direttamente coinvolto nella loro missione.

“Dev, mi senti!?” gridò nel frattempo Iris, cercando con l’olfatto il suo compagno.

“Quei bastardi li stanno marchiando come bestie!” urlò nella sua testa Devereux, prima di scollegarsi da lei con un secco strappo.

Iris lanciò un’occhiata furente quanto disperata a Lucas, che aveva ascoltato ogni parola e, furibondo non meno di lei, le urlò: «Annientali tutti, Iris! ORA

La giovane non seppe dire se la Voce del Comando scaturì dalle labbra di Lucas a causa della furia, o per darle un maggiore sprone. A ogni buon conto, Iris non solo accettò volentieri l’ordine, ma lo utilizzò per incanalare la sua energia nei gangli di potere imprigionati dalla Voce del suo Fenrir.

Bloccandosi su uno spuntone di roccia per aver una visuale migliore del campo nei pressi del lago, Iris si piegò su un ginocchio, raccolse all’indietro le braccia e, come un dannatissimo supereroe, scagliò contro i nemici la sua onda di energia.

Nella realtà dei fatti, ciò che avrebbe potuto vedere un comune umano sarebbe stata una strana nuvola di nebbia mossa da un vento impetuoso ma, per i licantropi presenti nella valle, fu qualcosa di molto peggio… e di molto più terrificante.

Scostandosi dalla linea di tiro non appena Dev vide giungere l’onda di energia, simile a un denso miasma rossastro per i suoi occhi di lupo, il licantropo si ritrovò a osservare per la prima volta il reale potere di Iris.

Ciò che, all’interno del Vigrond, lui aveva percepito solo in minima parte e con colori decisamente più tenui e rassicuranti, ora era dinanzi a lui, spaventoso al pari di un tornado di fuoco o a una tempesta marina d’immane grandezza.

Le onde di potere purpuree si abbatterono sui licantropi presenti nel campo, scaraventandoli a terra come se qualcuno li avesse trascinati a forza per la collottola.

Come desiderato da Lucas e previsto da Iris, non tutti vennero colpiti da quell’onda di energia primigenia. Al pari di un lupo in caccia, il potere di Iris cercò i colpevoli, li scovò e li colpì con forza, tramortendoli e gettandoli a terra perché consentissero agli innocenti di fuggire.

I membri più giovani di quell’anomalo branco non esitarono a darsi alla macchia, dopo aver visto i loro aguzzini spazzati via da quell’onda anomala di energia.

Le urla di richiamo degli adulti furono inutili, strangolate e rese inudibili dalla potenza del dono di Iris.

Solo pochissimi ragazzi rimasero rigidi nelle loro posizioni e, per questo, vennero trascinati via al pari degli altri, dimostrando una volta di più come l’onda fosse in grado di scegliere chi fosse il nemico, e chi dovesse risparmiare.

Deciso a comprovare quella ipotesi, Dev sfiorò il bordo ondulato e rilucente dell’onda e, a sorpresa, non ne venne affatto travolto.

Percepì invece Iris, la sua forza, il suo desiderio di proteggere Chelsey e gli innocenti del campo e, non da ultimo, la speranza di potersi vendicare su Julia.

Rinfrancato dalla possibilità di potersi muovere agevolmente in mezzo a quell’energia sfrigolante senza subirne le conseguenze, Dev si mise quindi alla ricerca di Chelsey, mentre Lucas si lanciava nel mezzo del campo per trovare Julia.

Quando fu del tutto certa che l’onda avesse svolto il suo compito, Iris sciolse i nodi di potere uno a uno e, con un lungo sospiro, mormorò mentalmente: “Tutto bene, lì dentro? Io mi sento okay.”

Procedi pure… il cervello non ha subito alcun danno, il che mi fa pensare che, a conti fatti, tu non abbia limiti oggettivi, commentò sorpreso e ammirato Gunnar.

Preferendo non pensare agli inevitabili significati di quella frase, la giovane scese fino al limitare del bosco e, con passo cauto, si avventurò lungo quella che considerò essere la strada principale del campo di licantropi.

Preferiva non pensare al fatto che, se il suo potere non aveva limiti fisici, lei avrebbe potuto fare più o meno ciò che voleva, con esso. Questo le avrebbe messo tra le mani capacità infinite, ma che non aveva nessuna intenzione di avere… o di sfruttare.

Storcendo il naso, lasciò quindi quei pensieri per un secondo momento e, attenta, controllò con attenzione ciò che la circondava.

Non v’erano costruzioni in muratura o tensostrutture di un qualche genere. Qualcuno aveva improvvisato la costruzione di un teepee indiano, scoprendo solo in seguito quanto, in realtà, fosse complicato innalzarlo, per mani inesperte.

Perché avessero deciso di vivere a quel modo, rifiutando la civiltà, rimaneva per lei un mistero, ma non perse tempo a rimuginarci troppo.

In quel momento, aveva altro a cui pensare.

Era consapevole dei giovani presenti oltre il limitare del campo ma, sapendo che Dev era con loro – la sua aura era così forte, in quel momento, da essere visibile a vista – Iris non si preoccupò di raggiungerli. Erano al sicuro, lontani da coloro che li avevano strappati alle loro famiglie, e protetti da un lupo capace di tutto, per loro.

Avrebbero pensato più tardi al modo migliore per riavvicinarli alle famiglia da cui erano stati forzatamente allontanati. Quel che contava, era chiudere la partita con coloro che avevano dato inizio a quella follia.

Passando oltre coloro che, ancora intontiti dal suo potere, erano stesi a terra in posizione fetale, deprivati della loro forza, Iris finalmente intercettò la traccia mentale di Lucas, e la seguì.

Non impiegò molto per trovarlo. Immerso in una bolla di puro potere, e impegnato in una battaglia all’ultimo sangue con un altro lupo alfa, era circondato da uno sparuto gruppetto di licantropi, impegnati con le loro forze residue a sorreggere la cupola protettiva che permetteva loro di compattere.

Scrutando meglio l’avversario di Lucas, Iris non si stupì più di tanto nel trovare un altro Fenrir. Un simile assembramento di persone aveva potuto essere messo in piedi – e contenuto – solo grazie ai poteri di un simile Gerarca. Diversamente, Iris dubitava fortemente che persone non abituate a vivere in un clan, avrebbero accettato di abbandonare ogni cosa per vivere lontani dal mondo.

Nel vederla sopraggiungere – e riconoscendo immediatamente la sua traccia mentale – molti licantropi si fecero da parte, intimiditi dal suo potere e, per un istante, la barriera vacillò.

Incutere un po’ di timore non poteva che far bene, in quel particolare frangente, ma Iris sperò che il suo arrivo non facesse esplodere la barriera contenitiva. Sprigionare il potere latente di due simili auree, avrebbe potuto voler dire fare del male anche ai bambini lontano dal campo, non solo a loro che si trovavano nelle sue immediate vicinanze.

Avvicinatasi quindi a uno dei licantropi che aveva eretto la barriera di contenimento delle auree, Iris domandò: «Perché stanno combattendo? La lezione di prima non vi è bastata?»

Il licantropo a cui aveva rivolto la parola, ancora piuttosto sofferente ma ben saldo sulle gambe, la fissò preoccupato ma non mollò la presa sulla barriera.

Iris, allora, lo squadrò in viso, sondò la sua aura e, sospirando, mormorò: «Ti è stato imposto di non muoverti, vero?»

Lui riuscì a malapena ad assentire, il corpo ora percorso da brividi di paura e gli occhi inondati di lacrime. L’istinto stava suggerendogli di scappare da lei, ma la Voce del Comando lo bloccava inesorabilmente al suo compito.

La giovane scosse il capo, disgustata da quell’uso indiscriminato del potere, e si limitò a dire: «Non ti farò alcun male, non temere. Se avessi voluto farlo, non ci sarei andata così leggera, prima.»

Quelle parole fecero impallidire i pochi licantropi presenti e, ancora, Iris si chiese se sarebbe stata capace, in futuro, di avere la forza necessaria per gestire un simile dono.

Se già quello che aveva fatto era bastato per incutere un simile timore reverenziale, cosa avrebbe potuto succedere se si fosse infuriata davvero?

Non pensarci ora. Ne parlerai con Brianna, che è l’unica che può capirti. Ora bada soltanto al momento, le ricordò Gunnar, riportandola sul binario.

«Puoi dirmi i motivi del duello? Questo ti è concesso?» domandò allora Iris.

«Il tuo lupo alfa ha proposto un duello, così da decidere che fine faranno i bambini, insieme a coloro che vorranno andarsene da qui. Il nostro capo ha accettato» mormorò il licantropo, sbattendo furiosamente le palpebre per la paura.

Iris sospirò ancora, si allontanò di un passo – causando il relativo spostamento di tutti i presenti – e, nel volgersi a mezzo quando percepì l’aura di Dev in avvicinamento, mormorò tra sé e sé: “Dovrò dire a Rock che il suo ragazzo è come Nelson Mandela.”

Devereux impiegò meno di un minuto per raggiungere quel piccolo assembramento di licantropi ancora attivi e, dopo aver osservato il combattimento per alcuni istanti, domandò: «Che gli è preso?»

«Combatte per la libertà dei bambini e degli adulti che vorranno andarsene» gli spiegò succintamente Iris.

«Mai una volta che Lucas non decida di fare la parte del grande eroe» chiosò Dev, poggiando le mani sui fianchi.

L’attimo dopo, però, si accigliò e Iris, seguendone lo sguardo adombrato, scrutò la donna sul lato opposto del campo di battaglia e, colta da un dubbio, domandò: «Julia?»

«Sì, è lei.»

Iris fissò la bellezza bruna con occhio clinico, cercando di non pensare a lei tra le braccia di Dev, o mentre partoriva Chelsey, ma fu una cosa davvero complicata da fare.

La gelosia inevitabile che provava nel pensare a lei era ancora lì, non morta del tutto, nonostante sapesse che Dev la amava e che Chelsey non aveva nulla a che spartire con la madre.

“Te l’ho già detto. Non provo più niente, per lei. A parte una gran voglia di prenderla a schiaffi per quello che ha fatto a Chelsey, ma quello varrebbe per chiunque l’avesse rapita, non tanto perché è lei in particolare” le rammentò Dev, lanciandole uno sguardo di sbieco.

“D’accodo, non conta nulla. Ma io posso odiarla almeno un po’?”

“Fai pure. Chi ti ferma?” ironizzò Dev, lasciandosi andare a un sogghigno divertito.

“I ragazzi sono rimasti fuori dal campo?” si informò allora lei, accigliandosi quando vide Lucas cadere malamente sul terreno per poi rialzarsi con grande agilità.

Era bravo, ma anche il suo avversario ci sapeva fare. Uno scontro tra Fenrir era cosa rara a cui assistere, per quanto le era dato sapere, perciò vederli combattere era di per sé un evento.

Il fatto che, di mezzo, vi fossero motivazioni più che serie non faceva che rendere quegli attimi molto speciali e, non fosse stato per l’ansia che provava, anche affascinanti.

Avrebbe di gran lunga preferito non veder combattere Lucas, che era un pacifista convinto, ma Iris sapeva bene che quello scontro apparteneva a lui, e lui solo.

Lei poteva difenderlo fin quanto Lucas non decideva di intervenire, e questo era uno di quei momenti.

“Ho detto ai ragazzi di tenersi lontani finché non dirò a Chelsey di avvicinarsi” le risposte Dev, continuando a fissare malamente Julia finché ella non si accorse di lui.

I suoi occhi scuri si sgranarono leggermente, alla sua vista e un lento, derisorio sorriso spuntò su quel viso selvaggio e pieno di grazia ferina.

Iris, per bella posta, si lasciò andare a un gesto di possesso tutto femminile e, delicatamente, sfiorò la schiena di Dev con una carezza. Carezza che venne intercettata dallo sguardo di Julia, la quale le disse mentalmente: “Oh… quindi sei tu la donna di cui ha blaterato tanto Chelsey. Non avevo idea che a Dev potessero piacere le bamboline bionde americane.”

“Sai una cosa? Potrei farti rimangiare parola per parola ciò che hai detto, grazie ai miei poteri, ma mi atterrò alle decisioni del mio capoclan e non ti massacrerò adessosibilò Iris nella mente dell’avversaria. “Il potere che hai avvertito prima non è dilagante, ma selettivo, perciò non farmi incazzare prima del tempo, o vedrò di farti ingoiare parola per parola quello che hai detto.”

Julia si accigliò immediatamente, al suo dire e, rivoltasi a un compagno al suo fianco, lasciò a lui il compito di reggere la barriera contenitiva, distaccandosene un attimo dopo. In barba alla tregua chiesta e ottenuta da Lucas, poi, si lanciò contro Iris a denti snudati con il chiaro intento di rispondere con i fatti alle minacce dell’avversaria.

Vi furono delle grida di sorpresa unite a cori di protesta, ma Iris non vi badò, così come non badò allo sguardo ansioso di Devereux. I suoi occhi erano solo per Julia e, quando Dev fece l’atto di aiutarla, lei gli urlò: “Non muoverti! Loro hanno rotto il patto, non noi! Inoltre, era da un po’ che volevo menare le mani e farle la festa!”

“Stai attenta, però!”

“E quando mai non lo sono!?” protestò Iris, scalciando Julia lontano da sé.

“Potrei citarti un sacco di esempi in cui non sei stata attenta a…”

“Devereux! DOPO!” gli urlò nella testa Iris, troppo impegnata a confrontarsi con la sua nemica.

L’attimo seguente, Iris si tramutò in lupo, mandando all’aria i suoi abiti e scaraventando lontano il suo povero zaino, mentre Julia si abbatteva su di lei come una furia.

Lo scontro tra le loro due auree produsse un contraccolpo energetico che mandò all’aria le tende più vicine, costringendo suo malgrado Dev a intervenire in tutta fretta per elevare una barriera protettiva che contenesse le due lupe.

“Ho notato che non ti sei neanche presa la briga di chiedere della tua grande amica. Non vuoi sapere se è viva o morta?!” le urlò contro Iris, balzando contro di lei per azzannarle una zampa.

Schivando il suo morso con abilità, Julia replicò sardonica: “Sei così ingenua da credere che mi importi? Alyssia è stata il mezzo che mi è servito per giungere qui e sottomettere Chelsey alla legge del nostro clan. Fin dall’inizio, doveva servirmi nel caso in cui Lucas ci avesse attaccate prima di arrivare qui. Di certo, non immaginavo che sia tu, che il caro Dev, foste come noi! In ogni caso, ormai è tardi per tutto, perché Chelsey è mia, ora!”

“Che intendi dire, con sottomettere Chelsey alla legge del clan?!” sbottò Iris, già presagendo la risposta.

Scoppiando a ridere, Julia esclamò: “E’ stata marchiata come gli altri così, per tutta la sua esistenza, lei sarà MIA e di questo luogo. Combattete finché volete. Io ho vinto, perché lei non crescerà mai nel mondo degli umani! Ora che ha il marchio su di sé, non si potrà più allontanare!”

Strabuzzando gli occhi di fronte all’assurdità delle sue parole, Iris le ringhiò contro: “E’ questo ciò che ti ha raccontato il tuo capo? Che sarebbe bastato uno stupido marchio per obbligarli a rimanere con voi?!”

“Tu non puoi conoscere il suo grande potere!” le sibilò contro Julia.

“Certo che lo conosco, razza di idiota, e lui l’ha usato su di voi per farvi credere ciò che voleva!” sbottò Iris, mandando al diavolo tutto e scatenandole contro il suo potere.

Julia non poté resisterle e, travolta da quell’onda primigenia dalla potenza immane, ruzzolò per diverse decine di metri prima di riuscire ad arrestare il suo corpo.

Furente come poche altre volte era stata, Iris avanzò simile a uno spirito vendicativo e, livida in viso, colpì nuovamente, schiacciando Julia al terreno come se volesse inglobarla in esso.

Fu in quel mentre che un coro di sgomento si levò tra i lupi e, suo malgrado, anche Iris si volse a mezzo per coglierne i motivi.

Lucas stava stringendo le zanne sul collo del Fenrir suo nemico, minacciando di spezzarglielo se i patti non fossero stati rispettati.

A quel punto, vistosi costretto ad accettare la resa per avere salva la vita, il lupo niveo steso a terra distrusse le imposizioni mentali sui suoi sottoposti che, confusi e irritati, si guardarono intorno in cerca di spiegazioni.

Fu straziante, per Iris, vedere così tante persone muoversi come in trance, del tutto incapaci di comprendere i motivi della loro presenza in quel luogo, deprivati com’erano stati della loro volontà. Era probabile che quella condizione di sudditanza forzata si fosse protratta per mesi, o addirittura anni interi, e la giovane non sapeva che danni potesse aver prodotto tutto questo sul loro cervello.

Tutto ciò, però, non avvenne con Julia che, seppur in linea teorica liberata dalla Voce del Comando, fu con piena lucidità si rivoltò contro Iris per ucciderla, sprezzante come se nulla fosse successo.

Schivato di un nonnulla il suo morso, Iris la azzannò alla coda e, forte della sua frustrazione così come della sua rabbia, la scaraventò nuovamente a terra per poi gettarsi su di lei e azzannarla al collo.

“Cedi, maledetta… CEDI!”

“Perché vi siete voluti intromettere!? Perché?! Avevo finalmente ottenuto ciò che volevo!” le urlò contro Julia, mostrando i primi segni di cedimento.

Lanciando occhiate furtive agli altri lupi, impauriti loro malgrado da quella situazione inverosimile e incapaci di comprendere i motivi della loro presenza nel bosco, Iris replicò: “Non mi sembra che i tuoi compagni la pensino come te… sono stati ingannati e basta, turlupinati da colui che avrebbe dovuto guidarli con saggezza.”

“Guidarli? I lupi vanno solo comandati! Il potere è l’unica legge che conta!” le urlò contro Julia, artigliandola con una zampa e ferendola così al garrese.

Uggiolando, Iris si scostò quel tanto che bastò a Julia per rialzarsi e attaccarla, ma la giovane fu più veloce e, lasciandosi guidare dall’istinto, l’afferrò alla gola e strappò.

Il sangue le cadde addosso in un fiotto, mentre la vita che fino a un attimo prima aveva galoppato nel cuore di Julia, scivolava via veloce, spegnendosi del tutto.

Null’altro si mosse, attorno a loro.

Anche la foresta era silente e immobile.

Iris osservò muta il corpo inerme della sua avversaria mentre Lucas, zoppicante ma vittorioso, la raggiungeva al pari di Dev.

I tre guardarono ciò che rimaneva di Julia e Dev, sfiorando la gorgiera dell’amata, mormorò: «Le hai dato tutte le possibilità di questo mondo, per ritirarsi dal duello. Era chiaro che, morto il suo sogno, neppure lei aveva un gran desiderio di vivere.»

Lei assentì, non sapendo se sentirsi o meno turbata all’idea di non provare rimorso per ciò che aveva appena fatto.

Fu Gunnar ad aiutarla a comprendere.

In battaglia non puoi permetterti di provare pietà per il tuo nemico, o sarai sopraffatto. Potrai pregare per la loro memoria, se li riterrai degni, ma dovrai avere sempre mano salda, per vincere.

“Il punto è questo, Gunnar. Io non ritengo che Julia meriti di essere ricordata, ma mi sento male per i suoi genitori che, invece, sono delle brave persone.”

Allora rammenta questo, quando avrai dei dubbi sul tuo operato, Iris. Che i suoi genitori capiranno, perché sanno chi era la loro figlia.

“Gunnar ha ragione, Iris” intervenne Lucas, dandole un colpetto con la spalla. “Non si sono mai fatti delle false speranze, su di lei. Inoltre, non è necessario che sappiano tutto.”

“Non potrei mai guardarli in faccia, se non raccontassi loro la verità” replicò affranta Iris.

“Allora, gliela racconteremo insieme” decretò Dev, affondando la mano nella sua gorgiera per sfiorarle i muscoli del collo.

Iris si lasciò andare a quel tocco familiare e protettivo e, tornando a osservare il corpo senza vita di Julia, pregò di non dover mai più essere costretta a uccidere qualcuno per poter avere salva la vita.

 

 

 

 

N.d.A.: lo scontro è avvenuto, ma non senza danno, e ora un intero branco si trova sperduto e senza guida, nel bel mezzo del Canada, senza sapere perché si trovi in quel luogo sperduto.

La Voce del Comando della loro guida li ha condotti lì assieme a una consapevole Julia, ma ora non rimane nulla supportarli.

Penserà Lucas a essere la loro guida, o ognuno di loro deciderà di tornare alle loro precedenti vite?

  
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