Capitolo III
Un
giorno un medico fermò Liala
“signorina mi scusi ma sarebbe possibile parlare con un
parente del ragazzo?”
lei non capiva perché volessero parlare con i parenti
“questioni di carattere
legale signorina” questioni legali aveva detto, che questioni
legali erano
legate a Federico?
Poi
decise di andare a casa di lui, era
strano però che Federico era in coma da sei mesi e nessun
parente era mai
venuto a trovarlo i genitori erano morti, ma allora non aveva altri
parenti,
solo Mimì ogni tanto veniva e si disperava, lei che aveva
iniziato come tata di
Federico poi alla morte dei suoi genitori era diventata una seconda
mamma.
Allora
Liala la chiamò e parlò con lei
della situazione e lei tirò fuori una lettera della mamma di
Federico
“
Mimì carissima,
ti
scrivo queste quattro righe perché so
bene che sto per morire voglio dirti solo una cosa: prenditi cura di
Federico è
piccolo ancora e il papà io lo so anche se non me
l’hanno ancora detto è già
morto e io lo sto raggiungendo, perciò ti ripeto ancora
prenditi cura del mio
bambino.
Tua Anna
Mimì
piangendo raccontò a Liala la
storia dei genitori di Federico,erano una famiglia agiata, tranquilla
il papà
era un ricco uomo d’affari e la mamma era la classica signora
dell’alta società
romana, ma non era una donna cattiva, al contrario era una donna
composta ma
nello stesso tempo molto semplice, buona, e molto generosa.
Adorava
suo figlio e suo marito,
entrambi i genitori vivevano per il loro unico figlio, ma un giorno
durante una
passeggiata a cavallo, i signori adoravano cavalcare, ma ci furono
degli spari
da lontano, provenienti da una battuta di caccia, e i cavalli
s’imbizzarrirono
ed entrambi caddero e vennero calpestati.
I
soccorsi arrivarono troppo tardi i
papà di Federico era già morto ma la signora Anna
era ancora viva arrivati
all’ospedale le prestarono le prime cure ma ormai era troppo
tardi la donna era
spacciata ma fino all’ultimo non le dissero nulla del marito
per non darle un
dolore date le sue condizioni ma la sua anima di donna innamorata
sapeva.
Qualche
giorno dopo morì anche lei e
Federico restò solo al mondo,” da quel momento non
ho più lasciato quel ragazzo
è come se fosse mio figlio”.
Durante
il racconto di Mimì, Liala
piangeva in silenzio, pensava alla sofferenza del suo amore, perdere
entrambi i
genitori in una volta sola.
Andarono
insieme all’ospedale e
spiegarono la situazione ai dottori e i legali dell’ospedale
arrivarono alla
conclusione che Mimì poteva prendere decisioni.
Mimì,
in accordo con i medici che
avevano dichiarato che oramai non c’era più nulla
da fare, Federico non si
sarebbe più svegliato.
Decisero
quindi che si potevano staccare
le macchine.
Liala
non era d’accordo,anche se i
medici avevano detto che le possibilità che il ragazzo si
risvegliasse da quel
coma erano una su un milione.
Ma lei
continuava ad aggrapparsi a quell
’ ultima possibilità
A
quell’ultima speranza.
Continuava
a piangere e a gridare “ Non
staccate le macchine, vedrete che si sveglierà!”
Poi
Mimì la prese per le braccia, la
scrollò con forza e gli disse “Cara non pensare
che per me non sia una
sofferenza, io questo ragazzo l’ho cresciuto come fosse
figlio mio e piuttosto
che dare il consenso a staccare le macchine preferirei morire io,
“Ma allora
perché lo fai?” gridò Liala “
Perché so che è quello che avrebbe voluto lui, ha
sempre detto che era meglio morire che stare fermo come un vegetale in
un
letto, non poter vedere il sole, non poter correre.
Mi
dispiace piccola ma so che è la cosa
migliore.”
La
decisione ormai era stata presa, le
macchine che tenevano Federico ancora vivo si sarebbero spente il
giorno dopo
alle 16.
Il
giorno seguente Liala si era
svegliata all’alba come sempre, per andare in ospedale, ma
poi si fermò a
guardare un peluche che gli aveva regalato Federico, e pensò
“ Non ce la farò
mai a vederlo morire, non posso stare lì senza poter far
nulla!”.
Uscì
ma non aveva una meta precisa, girò
per Roma tutto il giorno, il cielo era coperto da nuvole nere.
Federico
moriva in un letto d’ospedale,
il sole non splendeva.
Iniziò
a piovere.
In
ospedale intanto,la spina che
permetteva a Federico di respirare, veniva staccata.
Dopo
pochi istanti gli occhi del ragazzo
iniziarono a muoversi e piano piano si svegliò.
Tutti
nell’ospedale gridavano al
miracolo, anche Mimì.
Liala
continuava ad essere chiusa in
casa a piangere, non sapeva nulla.