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Autore: Cara93    10/07/2019    3 recensioni
[STORIA INTERATTIVA-ISCRIZIONI CHIUSE]
Anni Venti: i sostenitori di Grindelwald si fanno sempre più numerosi, nonostante ciò, la guerra aperta sembra ben lontana. I due maghi più potenti del mondo, Gellert Grindelwald e Albus Silente non hanno alcuna intenzione di scontrarsi e risolvere la situazione.
I loro sostenitori, nel tentativo di mantenere lo status quo, ingaggiano una guerra silenziosa, senza esclusione di colpi.
Genere: Azione, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Alia non era mai stata una persona particolarmente paziente ed essere convocata a convegni misteriosi ed improvvisi non le andava particolarmente a genio. Ufficialmente, la sua visita ad Hogwarts aveva una valida scusa, ovvero un colloquio per la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure, vacante da quando il professor Teller aveva deciso di prendere una pausa dall’insegnamento per scrivere le proprie memorie in tutta tranquillità. Apparentemente, Silente non avrebbe potuto lasciare la scuola, nonostante avesse espresso l’urgenza di un incontro.
“Non sono fatta per queste cose” pensò, irritata.
-Signorina Rockwood, è un piacere averla al castello- la voce calma e gioviale di Albus Silente, che casualmente stava passeggiando per i giardini davanti alla scuola, la fermò. Non era un mago convenzionale, Albus Silente, e il suo modo di vestire, così poco da mago, lo confermava. Alia, però, aveva una teoria: il suo vestirsi alla babbana era una sorta di dichiarazione d’intenti, in modo che tutti capissero chiaramente la sua posizione sui babbani. O forse, era solo una sua bizzaria e la sua mente aveva cominciato a costruire teorie sul nulla, cosa che le succedeva spesso, se qualcosa o qualcuno riusciva a stimolare la sua curiosità.
-Il piacere è tutto mio, professore- ricambiò cortesemente il saluto, in attesa. 
-Cosa la porta qui?-
-Il colloquio per il posto da insegnante...-
-La cattedra di Difesa contro le Arti Oscure? Mi dispiace, ma temo che il Preside Dippet l’abbia già assegnata-
-Oh-
-Dato che si è presa la briga di fare tutta questa strada, perché non viene a prendere una tazza di tè nel mio ufficio, prima di andare via?-
-Con molto piacere-

 

Cormoran aspettava, seduto ad un tavolo appartato. Un bicchiere colmo di Whiskey Incendiario tra le dita tormentate, continuava a girarsi quasi ossessivamente in direzione della porta, chiaramente nervoso. Era il suo primo incarico ufficiale e stava aspettando il suo contatto.
“Maledizione, ho attirato l’attenzione di tutti i maghi nel raggio di almeno dieci chilometri. Morgana, perché a me?” Eppure, il perché lo sapeva. Nonostante il proprio orgoglio smisurato e il proprio ruolo di capofamiglia, impallidiva al solo pensiero di deludere o irritare sua moglie. “Quella scaltra megera, Merlino ha sicuramente maledetto il giorno in cui l’ho incontrata.” Purtroppo per lui, era Evanna Cabbott a reggere i cordoni della borsa e a dirigere la sua vita e ci teneva a ricordarglielo non appena le fosse stato possibile. Come il fratello, era una fedele seguace di quel pazzo di Grindelwald e non aveva esitato ad offrire la lealtà del marito in ogni modo possibile.
“È colpa di Evanna se Cabbott e quel mostro di sua figlia hanno pensato bene di invischiarmi in questa pazzia... un conto sono le scorribande notturne, ma questo... no, questo è troppo grande per me”, continuava a tormentarsi, inconsapevole del proprio aspetto sciatto e scarmigliato, così diverso dalla maschera di perfezione che portava di solito. I capelli erano spettinati e ritti sulla testa. Gli occhi, due buchi neri profondi e vuoti, erano resi ancora più oscuri dal livore che gli aveva prosciugato ogni colore dal bel viso marcatamente mascolino. Un guizzo nervoso gli muoveva ritmicamente le labbra, lasciando intravedere parte dei denti candidi e sottili, deformandogli la faccia squadrata, sormontata da un importante naso aquilino. Le mani, eleganti e affusolate, tremavano leggermente. Era terrorizzato, ma sapeva di doversi dare una calmata, se voleva conquistarsi la stima del suo contatto. Con un sospiro profondo, domandò all’oste se poteva usare il bagno, si sistemò come meglio poteva e, velocemente, ritornò al proprio tavolo, esattamente al momento giusto.

 

-St Louis?- mormorò la donna, sprezzante e sicura, senza neppure attendere la risposta, come se si trattasse di una semplice formalità. Si guardò intorno, chiaramente scontenta del luogo in cui si trovavano.
-Angel, suppongo- le rispose, cordiale. L’occhio attento di Cormoran vagò per il corpo della donna, nascosto da strati di larghi vestiti grigio fumo, cercando di indovinarne la forma. “Passabile, ma ho visto di meglio”, pensò.
-È la sua prima volta?- chiese lei, diretta. Aveva capelli dorati, legati in una crocchia stretta, viso stretto e spigoloso, forse troppo severo per i suoi gusti; i freddi occhi azzurri lo trapassavano, nonostante lo schermo delle lenti degli occhiali.
-Sì- rispose, sorridendo. Cormoran pensò bene di non mentire, non era il caso di farlo, almeno per ora.
-Si vede. Non avrebbe mai organizzato un incontro in un posto come questo, in caso contrario-
L’uomo lanciò un’occhiata fugace intorno alla stanza, ricacciando in gola la risposta secca che avrebbe tanto desiderato darle. Aveva scelto quel pub con accuratezza: era un piccolo locale, non troppo frequntato, ma neppure chiaramente di malaffare, sorto ai confini di un villaggio misto.
-Cos’ha che non va?-
-Due come noi attirano l’attenzione- spiegò, sbrigativa. Era vero, in effetti. Ma Cormoran aveva una spiegazione anche per quel particolare.
-Potremmo essere due amanti in cerca di un luogo appartato- commentò mellifluo, protendendosi verso la donna.
-Oh, non credo proprio- rispose questa, avvicinandoglisi il più possibile. Era esattamente quella l’impressione che avrebbe avuto chiunque li stesse guardando. -Allora?- gli soffiò direttamente all’orecchio.
-Lui vuole sapere cosa hanno ottenuto gli Auror durante gli interrogatori di Japoor e Howard- disse, prendendole una mano sottile e portandosela alla bocca, senza staccarle gli occhi di dosso.
-Niente, come la settimana scorsa e quella dopo ancora-
-Evidentemente qualcosa hanno ottenuto, dato che Mitchell è sotto sorveglianza-
-Vedrò cosa posso fare- rispose lei, stringendo le labbra screpolate.
-Ottimo- concluse, finendo il proprio bicchiere. Angel fece per alzarsi, ma Cormoran la trattenne.
-Dobbiamo sembrare due amanti, ricordi?-
La donna annuì, rigida, aspettando che la prendesse sotto braccio e la conducesse verso l’uscita.
Non appena giunsero ad una distanza accettabile, abbastanza vicino da non attirare sospetti e non troppo nascosti alla vista, Angel sfilò bruscamente il proprio braccio da quello dell’uomo, disgustata.
“Forse questo lavoro non sarà poi così male” pensò Cormoran, un ghigno beffardo sul viso.            

 

 

Era raro che qualcuno riuscisse a scalfire la pazienza atavica di Matthew, eppure Cerise c’era riuscita. Non solo aveva disertato tutti gli incontri che aveva organizzato senza uno straccio di spiegazione, era anche stato costretto a cercarla e ad inseguirla.
“La mia carriera come spia è iniziata proprio bene, ottimo”, pensò quasi tentato di chiedere aiuto ad Alia. Ma questo avrebbe significato ammettere di non essere all’altezza e Matthew non era per nulla disposto ad arrendersi. Checchè ne pensassero i suoi colleghi, era un ottimo Auror e l’avrebbe dimostrato.
“Soprattutto a quella str... stupida”
Matthew Rample era troppo cavaliere per insultare una donna ed era esattamente il suo candore e la sua ingenuità che, con ogni probabilità, avevano spinto Cerise a rifiutarlo. Non era riuscito a dimostrarle che sarebbe stato un buon referente e doveva rimediare al più presto a quell’errore madornale.

 

Non sarebbe stata l’ottima spia che era, se non fosse riuscita a scoprire l’identità del suo referente. O meglio, il suo aspetto. Non era sicurissima di aver capito la posizione di York, in tutto quel macello. Lo aveva osservato a distanza e studiato con attenzione. Quel ragazzo, anche se avesse passato tutta la vita ad impegnarsi, non avrebbe mai potuto ricoprire un ruolo così importante.
“In questa giungla, se non mangi vieni mangiato”, pensò cercando di reprimere il senso di colpa. Forse stava davvero passando troppo tempo con i seguaci di Grindelwald, dato che stava cominciando a pensare come loro. Si sistemò una ciocca di capelli corvini che le era sfuggita dall’elaborata ed austera acconciatura che era solita portare sul lavoro. La sobria gonna scura, abbinata alla ricca camicia maschile, che quasi inglobava le spalle sottili, ma che riusciva al contempo a darle un aspetto autorevole, completavano la sua divisa abituale. Fece una leggera smorfia con il naso, costringendosi a mantenere il passo rigido e marziale, nonostante i suoi sensi allenati le dicessero che c’era qualcosa che non andava. Passò la valigetta che portava nella mano sinistra, toccando leggermente la bacchetta, per assicurarsi di essere pronta ad estrarla all’occorrenza. Ma non c’era nessuno. Mantenne la guardia alta, anche se aveva cominciato a rilassare le spalle, quasi certa che nessuno l’avrebbe attaccata.

“Forse mi sono sbagliata”

 

Matthew sorrise soddisfatto, mentre osservava la strega avanzare guardinga, certo che non l’aveva notato malgrado la mise non propriamente sobria che aveva optato quella mattina. Il suo piano stava andando a gonfie vele e presto, molto presto, Cerise si sarebbe dovuta ricredere. Incantare gli alberi affinché sembrassero spiarla, era stato più complesso del previsto, ma aveva bisogno di un diversivo.
“Cosa meglio di occhi che ti scrutano, quando hai paura di farti scoprire?”
Forse, però, era stato troppo duro. Non era nel suo carattere ricorrere a simili mezzucci. Ogni sua remora, però, scomparve quando scorse lo sgomento negli occhi di Cerise.

“Visto? Non credevi che te l’avrei fatta, eh?”

 

Cerise sussultò, fermandosi di botto, sorpresa. Davanti a lei, in un discutibile completo terra di Siena, con un foulard giallo a pois azzurrini, si stagliava, in tutta la sua considerevole altezza, specie se comparata alla sua, York.
-Finalmente ho il piacere, mia cara- dalla sua voce, allegra e tonante, si percepiva la sua soddisfazione.
“Bene così. Per questa volta”, pensò Cerise, risentita, strizzando gli occhi per tutto quel... giallo.
-York- disse invece, a mo’ di saluto.
-Non sei curiosa di scoprire il tuo nuovo incarico, Cerise?- domandò, cordiale, a voce più bassa. Per tutta risposta, la donna riprese a camminare, prendendo Matthew in contropiede e costringendolo a seguirla.
-Presumo che me lo dirai tu- rispose, laconica.
“Maledetta arpia”, pensò Matthew, ormai esasperato.
-I piani alti si complimentano per il lavoro svolto finora- riprovò, tentando un altro approccio. Non capiva in cosa stava sbagliando: era sempre stato bravo a parlare con le persone. Cerise annuì, senza mostrare una qualche emozione. La donna si era resa conto che quel suo particolare comportamento irritava York, nonostante ciò, non aveva la minima intenzione di cambiarlo. Anzi, forse provocarlo avrebbe anche potuto divertirla.
-Va bene, non vuoi fare conversazione- concluse Matthew, accelerando il passo. Malgrado la bassa statura di lei, rispetto ai suoi quasi due metri, e la falcata naturalmente più corta della sua, stava avendo una particolare difficoltà nell’affiancare la strega. 
-Come sai, abbiamo preso due sgherri di Grindelwald, due agitatori...-
-Volete che scopra quando e come tenteranno di liberarli- tagliò corto Cerise. Dovevano fare in fretta, se avessero continuato ad avanzare a quel passo, sarebbero arrivati al Ministero insieme, probabilmente facendo scoprire entrambi.
-No. Ci hanno detto che Grindelwald ha dei piani concreti per raggiungere la massa e convincere la popolazione che la sua ideologia è la soluzione a tutti i problemi del mondo magico. Vorremmo conoscere i dettagli di questa campagna propagandistica, per poter contrattaccare- Cerise lo guardò, niente tranne un piccolo guizzo nello sguardo ne faceva percepire l’agitazione. Era un ordine insolito.
-Cosa ne pensa Silente?-
Matthew riflettè un momento, prima di rispondere. Era stata Alia, dopo aver incontrato il professore, a riferirgli le sue preoccupazioni su quella questione ed era stato lui stesso, senza parlarne con nessun altro, a decidere di prendere l’iniziativa, accantonando la vera missione che il Ministero aveva in serbo per Cerise, ovvero quella che aveva dedotto lei stessa.
“Me ne occuperò io. Questo è più importante”
-L’ordine viene proprio da lui- le mentì.
“Speriamo bene”.

 

La giovane donna scrutava il parco con attenzione, studiando metodicamente l’ambiente circostante, i sensi all’erta. Pochissimi, tra maghi e streghe, sarebbero riusciti ad accorgersi di quello che stava facendo, nascosta com’era dal libro che aveva aperto davanti a sè. Sembrava esattamente quello che voleva apparisse ad occhi estranei: una giovane intenta a godersi l’ultimo sole d’agosto, leggendo e sgranocchiando dolcetti ricoperti di cioccolato. Aspettava. Il suo referente era in ritardo. C’era un posto accanto a lei, che non vedeva l’ora venisse occupato dalla persona giusta. Era già irritata da tutta quell’attesa. Lo occupò una ragazzina, i ricci capelli trattenuti da un laccio sottile, che indossava un abito bianco e piuttosto barocco, che aveva il potere di accrescere il senso d’inquietudine che il suo stesso aspetto sembrava avere naturalmente. Sedeva come avrebbe fatto una bambina, dondolando le gambe, mentre leccava con soddisfazione un cono alla fragola.
-Tu devi essere Thunderstorm- esordì. La sua voce risuonava stranamente raspante e schioccante allo stesso tempo, simile a cristallo frantumato. Thunderstorm rabbrividì e spalancò gli occhi: aveva subito escluso che quella ragazzina potesse essere Medusa, il suo contatto. Chiaramente, la giovanissima strega aspettava una reazione da parte sua, che Thunderstorm preferì tenere per sé. Non era il caso che loro scoprissero le sue debolezze più di quanto non le conoscessero già. Era turbata, non aveva preso in considerazione che potessero usare una strega così giovane per i loro scopi.
“Avrà appena preso il diploma... povera piccola, in che cosa ti hanno coinvolta”
-Sì, devi essere tu- continuò la strega più giovane, quasi con noncuranza -abbiamo deciso di darti un’incarico fondamentale, dal quale dipenderà il nostro successo, almeno finché Lui non deciderà di eliminare l’Altro una volta per tutte...-
Medusa la fissò per un minuto buono, conscia dell’effetto che il suo sguardo aveva sulle persone. Sì, Thunderstorm le piaceva, nonostante il libro di fattura babbana, a giudicare dalla mancanza di rilegatura in pelle e dalla carta più sottile della pergamena.
-Cioè?- osò chiedere Thunderstorm, prendendo la parola per la prima volta. Poche cose avevano il potere di sconvolgerla e, per Morgana, Medusa, più che il senso delle sue parole, era tra quelle.
-Ci sono dei traditori tra i nostri, spie che lavorano per l’Altro e il Ministero. Vogliamo che tu scopra la loro identità-

 

 

Foxy affrettò il passo, non voleva rischiare di arrivare in ritardo al primo incontro con il suo referente. Era la prima volta che avrebbe avuto un contatto diretto con un suo supervisore e l’emozione e l’orgoglio stavano quasi per prendere il sopravvento sulla prudenza. Quasi. Anche se non aveva l’esperienza di maghi e streghe più anziani, il diciannovenne era pronto a tutto pur di rendersi utile alla causa e sapeva che, se l’avessero scoperto, tutti i suoi propositi sarebbero andati in fumo. Si calò il berretto sformato, poco più grande della sua testa, sugli occhi e proseguì.

 

La furia si impossessò di Alia, una volta che Foxy l’ebbe raggiunta. Era un ragazzo così giovane... e così inesperto, se n’era accorta subito.
-Mary?- aveva balbettato, insicuro. Per tutta risposta, Alia aveva serrato le labbra. Foxy era certo di averla offesa, chissà in quale modo. In realtà, lei stava imprecando mentalemente, valutando l’aspetto fin troppo appariscente del ragazzo. Avrebbe dovuto mantenere i contatti al minimo, in futuro, per non metterlo in pericolo, correndo il rischio che Foxy pensasse che l’avevano abbandonato.
“E a lui tocca un compito importante e pericoloso, dato che tra i nostri, è l’unico nella posizione migliore per farlo.”
-Abbiamo poco tempo- lo ignorò Alia, secca. -Dovrai scoprire le spie di Grindelwald e intercettarle. Credi di essere in grado di farlo?-
Foxy la fissava a bocca aperta. Non si era aspettato un incontro così rude e sbrigativo.
-S... sì, penso di sì-

 

 

-Alia Rockwood... vedo con piacere che è il ritratto di sua madre-
Albus Silente riusciva ad intimidirla e non vedeva perché non dovesse essere così. Si trovava di fronte ad uno dei più grandi maghi del proprio tempo e forse anche di più, e questo la stava trattando con una cordialità e una famigliarità disarmante.
-Conosce mia madre?-
-Ho avuto modo di studiare il lavoro di Aiyanna sulla magia tribale... molto interessante-
"Certo, logico", pensò amaramente.  
-Voleva vedermi, signore?- chiese Alia, a bruciapelo. Silente sorrise, portandosi la tazza di tè alle labbra.
-So che l’incontro all’Ufficio Auror non è stato dei più felici...-
-Con tutto il rispetto, signore, non mi piacciono i ricatti-
-E a chi piacciono?-
Alia rimase interdetta dalla risposta dell’uomo, ma era decisa a non lasciarsi sopraffarre né dal proprio carattere impetuoso, nè dalle capacità manipolatorie dell’altro. Che si stava divertendo, a giudicare dal luccichio dei suoi occhietti cerulei.
-Non sono sicura di voler entrare in tutto questo, signore-
-Capisco- Albus Silente fece una pausa, aggrottò la fronte e si tormentò la barba a chiazze rosse e grigie. Il tempo si stava facendo sentire, ma era ancora relativamente giovane e forte.
“È uno dei maghi più potenti del mondo, anche se a vederlo così non sembra proprio”, continuava a ricordarsi Alia, sforzandosi di mantenere neutro il proprio giudizio. Ovviamente, Silente era un uomo intelligente e capace, oltre a possedere dalle notevoli capacità oratorie (o almeno così le era stato detto). il suo aspetto tuttavia... sembrava così quieto e inoffensivo...
“No, guardia alta”
Le era stato detto che era un uomo particolarmente eccentrico, ma solo ora che lo aveva di fronte, riusciva a capirne la portata: non assomigliava a nessun altro mago o strega che avesse incontrato prima. Silente estrasse un orologio da taschino, piccolo e anonimo, lo guardò per un momento, prima di riportare l’attenzione sulla propria ospite.
-Non ha le capacità adatte a ricoprire l’incarico che le è stato assegnato. Immagino che sia questo, a preoccuparla così tanto-
-Io sono perfettamente in grado di portare a termine qualunque incarico!- rispose piccata, rendendosi conto in quell’esatto momento di essersi messa nei guai con le proprie mani.

-Oh, ne sono felice, signorina Rockwood. Non mi aspetto niente di meno, da lei-   



Angolo dell'Autrice: eccoci al primo capitolo o selezione, se preferite. Spero vi piaccia, anche se mi sono mantenuta sul vago circa alcuni tra gli OC presenti. Avrei tanto voluto aggiornare prima, mi scuso per il ritardo, spero di mantenere una certa costanza (non credo di riuscire a rispettare una cadenza settimanale, ma ce la metterò tutta per non lasciar passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro).
So che alcuni OC non sono stati minimamente descritti, se per voi non è un problema, vorrei introdurre le varie descrizioni gradualmente; in caso contrario, vedrò di correggere subito il tiro.  
Per ora, non ho richieste particolari da farvi, se non un generico: Grindelwald o Silente? O meglio, quale dei due schieramenti vi ha colpito di più, per ora?
Alla prossima!
 

   
 
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