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Autore: kissenlove    16/07/2019    1 recensioni
Quando Amu, giovane ragazza sedicenne viene "costretta" a sposare un "bel tipo" - come lo definisce lei, chiamato Ikuto, tutto ciò che desidera è uscire viva da quella situazione incresciosa. Stare con uno sconosciuto le sembra paradossale, condividere la casa, il letto, la vita intera, ogni cosa.. ma nulla si dimostrerà semplice sopratutto quando capirà che..
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Innamorata di mio “Marito"
capitolo 8





 
Qualche settimana dopo...





 
Era sabato mattina ed ero seduta sul divano in compagnia di mio padre bevendo una tazza di caffè. Era l'unica cosa che in quel periodo mi manteneva i nervi saldi durante tutti i preparativi delle nozze. 
Io e mio padre avevamo ripreso a parlare, non perché l'avessi perdonato per quello che aveva fatto alle mie spalle, ma era comunque mio padre, l'unica persona che mi era rimasta, per quanto ci provassi non ero in grado di portargli rancore per sempre. Infondo, non era colpa sua ma di quella bisbetica di mia nonna, che si era messa in testa di voler diventare bisnonna prima di morire, e nessuno si sarebbe azzardato a farle cambiare idea.

Stavamo guardando uno stupido quiz televisivo quando il cellulare squillò per qualche istante. 

Era uno degli amici del mio finto fidanzato.
Un certo Taro aveva invitato me e le mie amiche in una discoteca che aveva da poco aperto. La scorsa volta non avevo avuto la possibilità di approfondire la conoscenza dato che Ikuto mi aveva letteralmente trascinato via dalla villa, ma sembra un ragazzo gentile ed amichevole. Magari se mi fossi trovata a dover sposare lui, anziché quel presuntuoso belloccio non sarebbe stato difficile tollerare la sua presenza per almeno un anno, finché non avremmo potuto firmare i documenti dell'annullamento. Decisi di unirmi a loro così gli confermai la mia presenza e quelle delle ragazze – sicuramente sarebbero state entusiaste, soprattutto Yaya. 

Durante la settimana io e Ikuto ci eravamo messaggiati un po', anche se per la maggior parte del tempo mi prendeva soltanto in giro. Ero contenta del rapporto civile che stavamo costruendo, almeno da fidanzati, perché la vita matrimoniale sarebbe andata nel verso peggiore. 


 





Alcune ore dopo...
 


Appena giunta al Royal Garden informai le ragazze dell'invito di Taro, e come avevo previsto, Yaya appariva la più euforica delle tre. Taro mi aveva anche parlato di quanto fosse impaziente di incontrarla, dato che alla villa avevano parlato a lungo, scoprendo degli interessi comuni.
Yaya e Rima mi costrinsero a fare un po' shopping. Facemmo il giro tra i negozi per trovare qualcosa di adatto per l'occasione, anche se non avrei modificato il mio look da "dura", quel modo di vestire mi aveva contraddistinto fin dalle elementari. Anche le ragazze acquistarono dei vestiti per l'occasione. 

Mentre il nostro giro proseguiva ci imbattemmo in Utau e Kukai.

Cosa ci faceva Kukai con la sorella di Ikuto? Che significava quel "chiacchierare amabilmente?".

Non avrei mai pensato che si conoscessero. 

Dopo aver concluso le nostre spese tornammo a casa mia per prepararci alla grande serata, a cui seppi da Yaya che avrebbe partecipato anche Tadase, ma non sapevo il motivo della sua presenza.

Quando il taxi arrivò, salutammo mio padre che ci diede dei soldi extra come ricompensa. Personalmente sapevo che stava cercando di comprarmi per farmi dimenticare la questione del matrimonio combinato; sapeva benissimo che non avrebbe funzionato, che acqua e olio non si potevano mischiare, eppure aveva deciso di partecipare a quella pantonima. Me l'avrebbe comunque pagata, si sbagliava se pensava di poter ottenere il mio perdono così presto.

Quando scendemmo davanti alla discoteca, i ragazzi erano già fila e parlavano fra di loro, spintonandosi e scherzando fra di loro mentre aspettavano di arrivare al cospetto del muscoloso buttafuori. Yaya si accostò afferrandomi per il braccio. 

– Quindi credi che Taro provi qualcosa per me?

– Credo di sì, altrimenti non mi avrebbe chiesto espressamente di portarti. – risi, osservando Yaya sollevare il mento, come a mostrare la sua superiorità. 

Una voce maschile interruppe il nostro discorso. Taro si allontanò dal gruppo dei ragazzi per venirci incontro. Yaya lo fissava in totale ammirazione, mentre Rima affianco a lei scuoteva il capo più volte. 

– Sei bellissima, Amu-chan. – disse. – Ikuto vorrà sicuramente qualcosa stasera.

– Rimarrà deluso, allora. Non ho intenzione di dargli nulla. - risposi, contrariata sentendomi improvvisamente accaldata. Il diretto interessato sentendosi preso in causa si palesò alle spalle di Taro, che balzò in avanti.
Ikuto lo osservò attentamente, infilando le mani delle tasche del pantalone. 

– Cosa diavolo state combinando? -

"parli del diavolo e spuntano le corna."

–Nulla. - gli dissi, senza mezzi termini. 

Ikuto spostò il suo sguardo indagatore su ogni parte del mio corpo, cosa che mi infastidì parecchio. Per una manciata di minuti non aprì bocca, continuando a guardare il mio vestito aderente che mi lasciava scoperte le gambe e la schiena. Accennò un passo verso di me, fermandosi strategicamente a pochi centimetri. 

– Sei molto bella... Amu.– sussurrò.

Quel molto bella, supposi che fosse il suo modo personale di complimentarsi per il mio aspetto. Onestamente anche lui era carino quella sera, ma detestavo ammetterlo.

Nel frattempo che la nostra sfida di sguardi proseguiva con maggior trasporto, Taro e Yaya erano persi in una conversazione così Tadase – il ragazzo di cui in passato avevo provato una cotta di breve durata – si avvicinò poggiando il braccio sulla spalla di Ikuto. 

– Oh, Amu... sei davvero bella stasera. 

– Grazie. - sorrisi timidamente. 

– E' un tatuaggio quello che vedono i miei occhi? 

– Sì. Fa' parte del mio stile. Cool e Spicy. - spiegai. Ricordai vagamente il dolore e la soddisfazione per aver disegnato sul mio corpo il mio simbolo preferito, il teschio, e anche l'espressione sul volto di mio padre quando lo scoprì mentre m'infilavo una maglietta. Quasi gli mancò l'aria. 

Fin dalle elementari, avevo sempre mostrato agli altri una parte "costruita" di me. L'altra, quella più debole, avevo deciso di seppellirla per evitare al dolore di scalfirmi. Ero considerata una leader ed ero temuta quando camminavo per strada, ma in realtà ero molto timida e non riuscivo ad esternare i miei sentimenti. Solo con i miei amici guardiani avevo avuto il coraggio di mostrarmi per quella che ero. Essere abbandonata da mia madre in tenera età non mi aveva aiutato granché...

– Ne hai altri? – continuò Tadase, dopo aver studiato il teschio disegnato sul mio fianco sinistro. 

– Forse... - risposi, vaga. 

– Dove? - s'intromise Ikuto, che improvvisamente sembrava interessato alla questione più di chiunque altro.

– Oltre il teschio non ho altro. Mio padre non ne reggerebbe un altro.

– Non pensavo fossi una cattiva ragazza, Amu Hinamori. Mi stupisci...

– Ci sono molte cose che non sospetti di me, Tysukiyomi. Non credo riuscirai a scoprirle tutte.

Un anno era troppo poco per capire la vera natura di una persona, anche per uno come Ikuto.

– Non dovresti sottovalutarmi, confettino. Sono più furbo di quanto pensi. - cercò di provocarmi spostandomi leggermente i capelli con una mano, tenendomi scoperto il collo. Fermò il suo viso di fronte al mio, ad un soffio dalle mie labbra. Alzai lentamente la testa per poter competere con i suoi occhi cobalto. 

La sua mano continuava a seguire il contorno del mio viso, bloccandosi dietro la nuca per assottigliare la distanza fra i nostri nasi.
– Posso baciare la mia fidanzata? -

Scossi la testa in protesta, allontandolo leggermente con una mano.

– Magari più tardi. La notte è giovane. - mi prese la mano e, ignorando i nostri amici, mi trascinò nel locale.

Le luci della discoteca era soffuse, solo la consolle appariva illuminata da piccoli fari bianchi posti ai piedi del palco. L'ambiente era caldo, affollato, soffocante, ma con una serie di aperitivi la serata iniziò a diventare movimentata. 

Dopo qualche ora, e altrettanti drink, eravamo tutti brilli. La sensazione di calore si univa a quella dell'alcol che circolava a dosi massiccie nel nostro sangue, attraverso i nostri atteggiamenti sfacciati. Yaya era sparita da qualche parte insieme a Taro. Io e Tadase, dopo l'ultimo trascorso burrascoso, avevamo bevuto, ballato e riso tutta la serata. Ikuto ci aveva tenuto compagnia per quasi tutto il tempo, anche se a volte spariva e non lo si vedeva più in giro. Mi ritrovai a sperare che non si fosse appartato con qualche ragazza. 

Lasciai Tadase seduto al bancone a ingurgitare l'ultimo drink e andai alla ricerca del mio finto fidanzato, attraversando una calca abnorme di persone al centro della pista. Quando lo trovai, appoggiato a una colonna portante, con lo sguardo perso nel vuoto decisi di fargli compagnia.

Mi disposi accanto a lui con difficoltà, mentre bevevo tutto d'un fiato il drink offertomi. Ikuto mi prese il bicchiere dalle mani e lo bevve a sua volta. 

– Ehi! - 

– Non dovresti bere così tanto, confettino. Sai cosa ti succede se lo fai.

– Chi saresti tu? - gli rubai di nuovo il bicchiere dalle mani, trovandoci solo una goccia nel fondo. Sbuffai, e lo lanciai per terra frantumandolo in mille pezzi. La cosa positiva di essere ubriachi era che non avevi il controllo delle tue azioni, potevi commettere qualsiasi pazzia senza che la ragione te lo impedisca; la negativa è che, alla fine, ti sentivi solo uno straccio da buttare e non facevi altro che vomitare. 

Ikuto si voltò nella mia direzione.
– Una persona che ti vuole bene.

Ridacchiai senza alcun freno, ma la gente era troppo impegnata a ballare per fare caso a due ubriachi nel fondo della pista. Il sospiro di Ikuto si confuse nella confusione grottesca della musica, che aveva ripreso a fuoriuscire dalle casse ai massimi decibel. Ikuto si staccò dalla parete e mi afferrò il braccio, guidandomi in un posto più appartato, dove le nostre povere orecchie trovarono sollievo.

– Dove eri andato prima? - esordii, evitando di fare la parte della gelosa.

Senza alcun risultato.

– Ero fuori a fumare.

– Davvero?

Sospirò più forte. – So a cosa hai pensato. "Ikuto si sarà appartato con un'altra ragazza, e chissà quali sconcerie ha fatto..."

Mi mordicchiai il labbro inferiore cercando di nascondere la vergogna che provavo. 

– NO!

Pessima imitazione di una ragazza, che non era andata irrimediabilmente nel panico. Evitai di guardarlo per timore di essere scoperta, ma ero troppo brilla per nascondermi dietro la maschera di porcellana, che negli anni mi ero costruita per avere una buona reputazione con gli altri. E Ikuto capì che stavo mentendo, visto il sorriso sarcastico che potrei notare a chilometri di distanza. 

Presi una sigaretta, cercando un pretesto per rimanere in silenzio. 

– Non sapevo che fumassi.

Feci un tiro e tolsi la sigaretta dalle labbra.
– Come ho detto poco fa, io nascondo molti segreti Tsukiyomi. 

– Questo ti rende ancora più sexy.

– Oh, certo... morire di cancro e avere i denti gialli è una cosa davvero attraente - scherzai, tirando un'altra volta fino a sentire il fumo penentrare nei polmoni. 

– Beh, non hai ancora i denti gialli... - mi prese in giro - Perché fumi? Vuoi dimostrare al mondo di essere tosta, Amu Hinamori?

– Tu fumi, Tsukiyomi? 

– Non si risponde con un'altra domanda.

– Forse non so la risposta. - risposi un po' brusca, mostrando il mio lato oscuro, come la notte che ci stava avvolgendo lentamente fino a nasconderci agli occhi indiscreti.

– Che cosa ti spinge... ad essere così... dura con te stessa? 

Sentire questi discorsi "filosofici", "esistenziali", da un tipo come Ikuto mi sorprese, e non poco. Molto probabilmente domani non avrei ricordato più niente di questa conversazione, quanto avrei voluto registrare queste parole per dimostrare che anche lui era capace di riflettere, oltre che rimorchiare.

– La vita, probabilmente. Sono sempre stata debole, e questo lato di me l'ho sempre odiato. I bambini a scuola mi prendevano in giro perché mia madre mi aveva abbandonata per andarsene con un altro chissà dove. Poi mia nonna si è ammalata. Nonostante non abbiamo proprio un ottimo rapporto, questa situazione ha finito per distruggermi. Così ho deciso di diventare quella che sono adesso. Ho iniziato a violare le regole, ad essere spregiudicata e ad etichettarmi con questo stile "cool e spicy", per un periodo bevevo e mi autolesionavo... – mentre terminavo il racconto la mia voce diventava sempre più bassa e singhiozzante. 

Non sapevo perché mi fossi aperta solo con lui. Non l'avevo confessato a nessuno. Non avevano mai avuto il coraggio di riportare alla mente quello che era successo nel passato, e adesso la ferita si era riaperta e la sensazione di gioia e spensieratezza aveva lasciato il posto alla tristezza. 

Ikuto non disse nulla e si limitò ad abbracciarmi. Non era come i soliti abbracci che ci eravamo dati, forzati e scomodi, era confortante stare tra le sue braccia e ascoltare il battito del suo cuore, mi faceva sentire protetta. 

Restammo in quella posizione finché non decisi di interrompere il contatto. Non volevo dargli l'illusione che il nostro matrimonio poteva portare entrambi alla felicità, anche se quell'abbraccio mi aveva rincuorato. 

– Non sono sicura del perché io te l'abbia detto, forse perché sono ubriaca... ma ti prego, non dirlo a nessuno. Sarà il nostro segreto. - cercai una scusa per poter spiegare quel contatto a me stessa. 

– Sì, certo. Sarà il nostro segreto - mi strinse le mani – Amu mi dispiace.

– Per cosa? 

– Per ciò che hai dovuto affrontare. Molte persone preferiscono scappare. Tu invece hai fatto una scelta ben precisa, è ammirevole il tuo coraggio.

Sorrisi dolcemente, non sapendo esattamente quali parole utilizzare. Era chiaro che l'abbraccio era un palese gesto di conforto. 

Qualche minuto dopo decisi di chiedergli di Tadase, mi sembrava di capire che i due si conoscessero da molto tempo, ma il discorso non gli piacque affatto.

Cominciò ad innervosirsi. 

– Ho visto quanti drink ti ha fatto bere. Voleva inibirti e magari portarti a letto. Devi stare lontana da lui!

– Perché? E' successo qualcosa in passato? Ti ha fatto qualcosa?

– Ha finto di essermi amico e ha giocato con i sentimenti di mia sorella, che all'epoca era solo una ragazzina senza alcuna esperienza. Le ho riempito la testa di stupidaggini e adesso lei non si fida più di me. E' solo un bastardo senza alcuna spina dorsale. Voleva solo portarsi a letto mia sorella! 

– Non sembra come lo descrivi. E' un bravo guardiano - gli faccio notare, additando il bancone del locale, dove prima stava bevendo come una spugna. 

– Stai alla larga da lui.

– Va bene, calmati.- lo rassicurai, ma lui non sembrava tranquillizzarsi. 

– Mia sorella non capisce nulla dei miei sentimenti. Lei può scegliere con chi stare, mentre io sono qui con te.

Quando si rese conto che quelle parole mi avrebbero potuto ferite, - da sobria, ovviamente -  si schiarì la voce.

– Neanch'io voglio sposarti. - scattai.

– Non intendevo in quel senso. Volevo dire che lei ha una scelta ma io no. - precisò.

– Non è una cosa giusta per nessuno dei due. - concordai, abbassando lo sguardo al pavimento.

Dopo la nostra piccola discussione, decidemmo di tornare all'interno. Non eravamo abbastanza brilli, così tornammo a bere altri drink e a ballare, tentando di dimenticare il passo che ci stavano costringendo a fare.

Erano le quattro del mattino, quando la musica si placò e il d-jay annunciò la chiusura del locale. Rima e Yaya decisero di andare via con Taro, lasciandomi in compagnia di Ikuto e Tadase. I due cavalieri dall'armata splendente che non sopportavano l'uno la presenza dell'altro.

Avevo già avvisato mio padre che non avrei dormito a casa, ma adesso che Yaya non c'era per ospitarmi a casa sua e avevo lasciato le chiavi di riserva sotto il tappetino, Tadase si propose di ospitarmi e non avendo altra scelta fui costretta ad accettare, ancora sotto l'effetto del'alcol.

Ikuto si auto-invitò, facendo notare a Tadase molto esplicitamente che ero la sua fidanzata e non poteva permettere che stessimo da soli. 

Mentre il biondo inseriva la chiave nella toppa, sentivo le gambe cedere e mi appoggiai delicatamente alla spalla di Ikuto. I miei occhi si stavano lentamente chiudendo. "Accidenti! Non avrei mai imparato la lezione!".

– Starai anche tu qui? - gli chiesi, sentendo la testa diventare pesante.

– Certo, confettino. Non lascerei mai la mia attraente fidanzata da sola con un altro uomo.















 

 
 
   
 
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