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Autore: MaryFangirl    18/07/2019    4 recensioni
Bastò davvero poco, e all'improvviso tutto ciò che Hanamichi riuscì a vedere e pensare, fu Kaede Rukawa. [...] Kaede si sarebbe reso presto conto che non sarebbe più riuscito a togliersi Hanamichi dalla testa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì 21 settembre.

Il rientro di Hanamichi fu festeggiato come se fosse stata una ricorrenza nazionale, con schiamazzi e pacche sulle spalle e un cartellone che la sua classe aveva preparato su suggerimento di Yohei. Dopo i primi momenti d'imbarazzo, dato che Hanamichi si vergognava un po' a dover fare il suo rientro a scuola con le stampelle, il ragazzo fu abile nel tornare prontamente ai suoi soliti atteggiamenti da sbruffone, ed entrò in aula con l'aria di un eroe di guerra sopravvissuto a prove indicibili e pronto a narrare ai posteri delle sue gesta. In mezzo alle risate sempre più alte, che Hanamichi intonava appositamente per mettere a tacere la consapevolezza che per quel pomeriggio, come per molti altri a seguire, non sarebbe andato in palestra ad allenarsi, si zittì giusto il tempo di rivolgere l'unica espressione sincera all'unica persona che la meritava. Kaede ovviamente non partecipò ai cori da stadio di qualcuno che quella mattina doveva aver bevuto qualcosa di più forte del latte con cui aveva accompagnato i cereali; dopo aver legato la sua bicicletta e aver spento la musica, si era placidamente recato all'ingresso del liceo da cui il chiasso era tale da poterlo scambiare per un bar pieno di beoni invece che un rispettabile luogo dove si andava per riempire la zucca. Aveva immediatamente localizzato la testa rossa che veniva riempita di schiaffi da parte dei ragazzi e pacche più gentili dalle ragazze e aveva riconosciuto subito la falsità di quelle risate, perché ormai Kaede conosceva bene come risuonava la sincera ilarità del suo scimmiotto.
Avrebbe voluto urlare a tutti di mollarlo e di lasciarlo respirare, anche se da una parte era toccato che, nonostante venisse sempre sfottuto, Hanamichi fosse in realtà molto amato. Come poteva essere altrimenti, dato che era riuscito a sciogliere anche il suo cuore di ghiaccio...
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò leggermente, sapendo bene di non poter andare a rapirlo da tutti quegli occhi e quelle mani che continuavano a piombare sulla sua nuca fino a farla diventare un tutt'uno con i suoi capelli. Aveva anche promesso ai suoi genitori che non si sarebbe più addormentato durante le lezioni, per cui prima di rivederlo quelle lunghe ore sarebbero state ancora più agonizzanti.
 
 
Hanamichi non riuscì ad aspettare l'intervallo prima di chiedere di andare in bagno. Era stanco e sopraffatto, ed era un po' arrugginito nel seguire le lezioni dopo tanto tempo. Non era nemmeno abituato a tante premure nei suoi confronti e, anche se lo facevano sentire apprezzato, erano ugualmente destabilizzanti. C'era solo un viso che desiderava incontrare e un solo sorriso, così prezioso perché nessuno lo vedeva mai.
Appoggiò le stampelle alla parete e si sciacquò la faccia con acqua bella fredda, sentendosi rigenerato. Aveva potuto scambiare un solo sguardo con lui, intenso ma troppo breve. Non sapeva neanche cosa voleva, perché l'idea che qualcuno potesse sospettare di loro gli metteva davvero paura, d'altronde anche recitare ancora la parte del pagliaccio che odiava Kaede senza un valido motivo era pesante da accettare.
Recuperò un paio di salviette di carta e si asciugò il volto, non avendo nessuna voglia di tornare in classe. Tutti i pomeriggi della settimana avrebbe avuto fisioterapia, era il prezzo da pagare se voleva recuperare a tempo record. Il suo sospiro sparì sotto il cigolio della porta che si aprì e si preparò con fatica a riprendere la maschera del Genio indiscusso. Una sola sbirciata al nuovo arrivato e il cuore gli prese a battere così forte che dovette appoggiarsi al lavandino per la paura che non avrebbe retto.
Kaede lo guardò senza battere ciglio, dirigendosi verso gli orinatoi senza fiatare.
Hanamichi non lo seguì con lo sguardo, concentrandosi sul riprendersi. Non poteva smettere di respirare solo perché l'ossessione della sua vita gli era semplicemente apparsa davanti.
Terminato con il suo bisogno fisico, Kaede si avvicinò a lui, che imprecò contro se stesso perché il suo profumo si infilò con prepotenza nelle sue narici e lui si frenò all'ultimo dal sospirare di piacere. Quel profumo era arrivato a sentirlo ovunque, e a girarsi di scatto quando qualcuno con un odore simile gli passava accanto.
Si girò con cautela e vide Kaede insaponare con cura le sue bellissime mani, attento a non trascurare nessuno spazio tra le dita. Kaede asciugò con noncuranza le mani sui pantaloni della divisa, poi si rivolse finalmente a lui e gli disse:
“Seguimi”. Accentuò il concetto con l'indice che mosse facendogli cenno di avvicinarsi. Perplesso, Hanamichi recuperò le sue stampelle e andò dietro a Kaede che si diresse in una cabina; una volta ottenuta l'intimità che voleva, Kaede gli prese le stampelle e le appoggiò gentilmente. Lo immobilizzò con uno sguardo che Hanamichi era sicuro avrebbe fermato anche una belva feroce, poi piombò sulle sue labbra come un rapace e lo inchiodò contro la parete blu scura dietro di lui. Hanamichi gli gemette in bocca e Kaede non gli diede tregua, avventandosi sulle sue labbra, succhiandole e premendosi contro di lui, senza contenere la passione. Gli sembrava passata una vita da quando l'aveva baciato l'ultima volta. In realtà erano state due settimane, in ogni caso troppo tempo. Lo baciò con foga ma con una mano gli accarezzò dolcemente il viso; Kaede adorava più di ogni altra cosa sentirlo fremere e agitare, sapendo di esserne la causa.
Il bacio rallentò naturalmente e Kaede scese a dedicare umide e morbide attenzioni al suo collo, sulle labbra spingevano parole che sapeva non sarebbe riuscito a pronunciare.
'Mi sei mancato', voleva dire, ma non ce la faceva, parlare era sempre così difficile per lui, per quanto Hanamichi lo avesse cambiato anche in quello. Cercò quindi di farglielo capire con i gesti, accarezzandogli la nuca e posando baci su e giù per la sua mascella.
Alzò gli occhi, staccandosi a malincuore dalla sua pelle calda e buona, scoprendo che anche se Hana era arrossito, non distoglieva lo sguardo, serio e profondo come poche volte lo si vedeva.
Non si sarebbe scusato per averlo baciato così, perché semplicemente non avrebbe potuto resistere oltre. Non sapeva se Hana lo avrebbe sgridato per averlo fatto in quel modo e in un luogo pubblico, tutt'altro che magico come la loro spiaggia.
Ma Hana sorrise, sciogliendogli anche le ossa, e con una tenerezza di cui nessuno lo avrebbe creduto capace, alzò una mano a spostare una ciocca di Kaede dietro al suo orecchio. Kaede si sentì avvampare ed era assurdo che lo facesse per quello e non per il bacio.
Non voleva dire nulla che potesse rovinare il momento. Erano in un angusto cesso del loro liceo, ma potevano ancora sentire il profumo del mare mentre si guardavano negli occhi.
“Finalmente, volpe” disse piano Hana, il sorriso che cresceva involontariamente.
Si abbassò a sfiorargli le labbra e fu sufficiente perché Kaede avesse di nuovo voglia di divorarlo, ma mentre riabbassava le palpebre e si preparava a perdersi ancora in quel ragazzo che era diventato il suo tormento di giorno e di notte, la porta principale del bagno si aprì e Hana si gelò, evitando persino di respirare. Kaede fu svelto a reagire e salì sul gabinetto, accovacciandosi.
Hanamichi imprecò, specialmente contro la propria debolezza, perché non riusciva a resistere a quella stupenda, meravigliosa, incredibile volpe? Decise di rimanere fermo e zitto finché l'intruso non se ne fosse andato. Una voce ben nota però lo interpellò.
“Hana, sei tu?”
Era Yohei!
“Ehr...sì, Yo, sono io...come facevi a saperlo?”
L'amico ridacchiò, finendo di urinare e dirigendosi ai lavandini.
“Ho visto le stampelle. Stai facendo la caccona? Ti serve aiuto?” e come un imbecille, Yohei prese a ridere, neanche avesse fatto la battuta più divertente dell'anno.
“Cos...non mi serve nessun aiuto per usare il cesso!” sbraitò Hanamichi, imbarazzato e desideroso di tirare una testata al suo migliore amico per la domanda inopportuna, per averlo interrotto...perché per colpa sua, Kaede era abbassato sulla tazza del gabinetto ed era all'altezza del suo inguine, il che non lo aiutava certo a tranquillizzarsi.
“Meglio così. Beh, io mi dileguo, la tua cacca puzza tantissimo!” esclamò Yohei, continuando a sghignazzare, al punto che Hanamichi si chiese se avesse bevuto.
“Ne prenderai tante, Yo, sappilo!” ruggì prima di sentire lo stridio della porta che annunciava che la zona era di nuovo libera.
Rosso per la stizza, Hanamichi sbuffò come una pentola di fagioli e abbassò lo sguardo. Inarcò un sopracciglio vedendo che le spalle di Kaede si muovevano ritmicamente su e giù, indicando una cosa sola...
“Volpe, stai ridendo?!” farfugliò Hanamichi sbalordito, ancora di più quando Kaede sollevò il viso tenendosi una mano davanti alla bocca, con gli occhi che tradivano ciò che cercava di tenere nascosto.
“No...” buttò fuori, chiaramente mentendo, lasciando Hanamichi sconvolto e affascinato dalla risatina che continuava a tentare di soffocare.
Se avesse riso spesso di fronte agli altri e ad emettere quei suoni adorabili, avrebbe ucciso tutte le ragazze della scuola.
“Hai una risata carina, volpe!” commentò Hanamichi per evitare di liquefarsi sul pavimento per quanto trovava dolcissimo Kaede che rideva di gusto.
“Oh, non cominciare, sono orribile quando rido” biascicò Kaede, asciugandosi una piccola lacrima col dorso della mano.
“Non contraddire il Genio!” lo rimproverò Hanamichi tendendogli la mano e aiutandolo a rimettersi in piedi. Kaede riuscì a calmarsi, così come Hanamichi si riprese da quell'incredibile visione che aveva sperimentato in carne e ossa. Kaede Rukawa sapeva ridere e lo faceva anche in maniera insopportabilmente deliziosa.
“Per tua informazione, comunque, la mia cacca non puzza così tanto e Yohei è un cretino”
Kaede, invece di ricordargli che non aveva affatto chiesto delucidazioni in merito, rispose sullo stesso tono.
“La mia sì, invece”
Hanamichi strabuzzò gli occhi così tanto che rischiò di far rituffare Kaede in un altro vortice di risa spastiche.
“Dico sul serio, puzza da morire” continuò, serissimo.
Hanamichi sbatté le palpebre come un cerbiatto scemo di fronte ai fanali di un'auto.
“S-scema di una volpe, chi te l'ha chiesto?!”
“Hai cominciato tu” replicò Kaede pragmatico. Nessuno sapeva lasciare Hana senza parole come Kaede. Che rincarò la dose, aggiungendo: “Dico solo che, se per ipotesi dovessimo mai andare a vivere insieme, ti suggerisco fin da ora di non andare in bagno subito dopo che l'ho usato io”
Hana rischiò di strozzarsi con la saliva, ma non ebbe il tempo di fare nulla che Kaede gli allacciò le braccia al collo e soffiò, a due centimetri dalle sue labbra:
“Ci vediamo sul terrazzo all'ora di pranzo? Possiamo sbarrare la porta...” terminò leccandogli le labbra e inviando una scarica elettrica lungo tutto il corpo del suo compagno, che sentì tirare i pantaloni.
“S-sì...”
“Bene” Kaede gli stampò un bacio veloce e uscì per primo, con una certa fretta per non cedere un'altra volta al desiderio di baciarlo come se non ci fosse stato un domani.
Ma sulla terrazza aveva ogni intenzione di gustarselo per bene, più dello squisito pranzetto che la signora Konami gli aveva preparato quel giorno.
  
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