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Autore: Il cactus infelice    25/07/2019    2 recensioni
C'è un inaspettato bambino nella pancia di Harry e Draco non ne è sorpreso; questo è semplicemente il loro tipo di fortuna.
Oppure: la storia di come Draco e Harry hanno rimesso insieme le loro vite.
Questa storia non appartiene a me, ma è una traduzione dall'inglese. Il titolo originale è lo stesso, l'autrice è shamelessnameless. La trovate su AO3. L'ho talmente apprezzata che ho pensato di dovervela condividere.
Io sono la traduttrice.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo Uno

 

 

 

La prima fitta di dolore che Harry sente è come un coltello affilato che gli infilza le viscere e si sveglia di colpo, agitandosi poi come un matto quando un peso attorno al busto gli impedisce di alzarsi. Draco fa un verso scontroso accanto a lui, si gira dall’altra parte e continua a dormire; Harry non ne è sorpreso. Draco ha dormito persino durante l’acrobatico show che ha commemorato la seconda guerra alcune settimane prima.
Harry accende la luce con la bacchetta e fissa la propria pancia, che era piatta prima di andare a dormire, e ora invece è grande e gonfia, con due vene scure che la percorrono. Sembra innegabilmente quella di una persona incinta e per un attimo la mente di Harry si svuota completamente; almeno finché un’altra contrazione non lo lacera da parte a parte, facendolo frignare e rantolare. Subito si immobilizza, ma poi inizia a emettere un suono stridulo e allora Draco fa un balzo, bacchetta in mano prima ancora di essere completamente sveglio.
“Harry cosa-“ inizia e poi vede la pancia di Harry e tutto il colorito svanisce dal suo volto già pallido. 

 

“Oh porca troia”, esclama. “Harry - perché - perché queste cose capitano sempre a te?” 

 

Harry scoppia immediatamente in lacrime. 

 

“Oh Dio, no, merda!” dice Draco e fa scivolare una mano tra i capelli di Harry. “Mi dispiace, Harry, intendevo solo - perché le situazioni di merda succedono sempre a te?” 

 

“Cosa mi sta succedendo?” chiede Harry; un’altra ondata di dolore lo attraversa costringendolo ad aggrapparsi al braccio di Draco, il quale sta ancora fissando la pancia di Harry ma quando alza lo sguardo sul moro è fortemente corrucciato; un pensiero sembra assorbirlo intensamente.
“Draco”, sussurra Harry tra i denti accogliendo ancora un’ondata di dolore; Draco gli si avvicina, gli percorre la pancia con la mano, prende la bacchetta e dà una serie di piccoli, complicati colpetti finché la punta della bacchetta non diventa verde.

 

“Sono abbastanza certo che tu stia avendo un bambino”, gli dice con nonchalance, e getta un tempus. “Respira, Harry”, gli dice dolcemente. “Starai bene. Ci inventeremo qualcosa”. 

 

Draco si alza e si veste in meno di un minuto, il che deve essere un record per lui, prima di aiutare Harry a sedersi sul divano. Attraverso il camino contatta il principale ospedale francese, l’Hôpital Magique Générale o HMG (che Ron ha trovato immensamente divertente quando lo ha sentito per la prima volta), intrattiene una veloce conversazione in francese, e poi torna da Harry con un’espressione determinata.

 

“Appoggiati a me”, dice Draco. “Preferirei non usare alcun incantesimo su di te ora, perciò non posso alleggerirti per trasportarti”. 

 

“Draco”, dice Harry, ora frastornato per tutto quel dolore. “Sei sicuro che sarà un bambino umano?” 

 

“Ti prometto che non partorirai un alieno”, risponde Draco divertito, cullando l’altro che si afferra a lui perché persino la polvere volante lo ferisce come se lo stesse dividendo in due.

 

Trenta minuti dopo, sa già tutto a riguardo; come i maghi possono avere il graviditate occultatum, una gravidanza che rimane letteralmente impercettibile fino al giorno del parto. È una condizione che probabilmente si è sviluppata nel 12esimo secolo, quando la gravidanza maschile era considerata fuori legge per un breve periodo e i maghi venivano perseguitati e uccisi come delle prede se si ritrovavano in stato interessante; oggigiorno è quasi completamente inesistente, con una percentuale dell’1.3, rimanendo ignota fino a che non inizia il parto. Il fenomeno è più alto nelle situazioni di conflitto e Harry ripercorre nella propria testa l’ultimo anno: la continua preoccupazione per Hermione a causa delle complicazioni con la sua gravidanza, la costante protezione da parte degli Auror a cui è sottoposto Draco dall’attacco di Greyback, il costante pensiero del fatto che non stia combinando nulla con la propria vita, tutto lo stress che ha patito e tanta altra merda. Tanta altra merda.
Harry sta avendo la prima graviditate occultatum in Francia dopo più di 773 anni. Draco è una roccia accanto a lui, discute tranquillamente su come procedere il più rapidamente possibile, in un francese fluente che Harry non ha alcuna speranza di seguire, sottoposto com’è a tutte quelle contrazioni. Si è già dilatato di 7 centimetri e nessuno sa esattamente cosa fare; i parti naturali maschili di solito sono possibili solo grazie alle pozioni che aiutano a gestire il dolore e la perdita di sangue, ma ogni tipo di magia sembra interferire negativamente sulle contrazioni di Harry e i guaritori stanno ancora freneticamente chiamando attraverso il camino quelli del San Mungo e altri centri medici di tutta Europa; ma a quanto pare Harry si deve semplicemente rassegnare alla cosa e proseguire.
Gli sembra quasi che le sue costole si siano rotte, la pancia squarciata, il canale del parto che si è formato in lui è in fiamme. Draco gli spiega quello che sta capitando al suo didietro con molta calma, percorrendogli con la mano la pancia sporgente per dargli sollievo, ma Harry è rimasto fermo al fatto che dovrà spingere un bambino fuori da un posto nel quale alle volte persino il pene di Draco fatica ad entrare. 

 

“Non ce la faccio”, dice Harry dopo un’ora, andando nel panico. “Draco, io non avevo nemmeno idea che i maghi potessero fare figli, io non -“. 

 

“Shh, lo so, e mi dispiace”, lo interrompe Draco immediatamente. “ma ce la puoi fare, Harry, sei perfettamente in grado di farlo”, dice, così tranquillo e sicuro. Siede vicino alla testa di Harry, sfregandogli un fazzoletto bagnato sulla fronte e sul collo e il petto sudati. 

 

“Io nemmeno li voglio dei bambini”, dice Harry terrorizzato. “Ti prego, fallo smettere, Draco, ti prego”.
“Non posso, tesoro”, dice Draco, baciandolo piano su tutto il volto. “Non devi per forza crescere il bambino solo perché lo hai partorito, però devi tirarlo fuori ora. Ne parleremo dopo, okay?” 

 

“Non siamo nemmeno -“, Harry inizia ma si deve fermare perché sa che è doloroso e se Draco lo volesse Harry ci starebbe immediatamente, “Non stiamo nemmeno insieme”. 

 

“Non importa, Harry”, risponde Draco cercando di calmarlo. 

 

“Puoi chiamare Ron ed Hermione?” chiede Harry pietosamente e Draco annuisce, tirandogli indietro i capelli dalla fronte sudata. 

 

“L’ho già fatto”, dice, davvero troppo tranquillo. “Volevano prima portare Rose da Molly e poi arrivano per vederti. Devi prima spingere fuori il bambino, il tuo guaritore sta impazzendo vicino al camino”. L’ultima frase viene detta ad alta voce per cui Harry è sicuro che non sia diretta a lui, ma al fermento che sta avvenendo da qualche parte dietro di lui. 

 

“E se non fosse nemmeno tuo?” chiede Harry, e la domanda gli spezza il cuore per metà. 

 

“È sicuramente mio. Queste cose possono succedere soltanto a noi”, risponde Draco per nulla preoccupato. I guaritori ritornano nella stanza, e Harry non ha alcuna speranza di capire il francese, perciò si gira perché sa che sarà Draco a dirgli se c’è qualcosa che si possa fare.

 

Non c’è; Harry deve semplicemente spingere. 

 

Draco lo guida nell’impresa, spiegandogli con calma quando deve spingere, quando deve riposare, come respirare. La sua voce è ferma e Harry vi si aggrappa come se fosse un salvavita, supplicandolo di continuare a parlare ogni volta che si zittisce.

 

Harry dà di matto sul serio quando dopo otto ore ancora non c’è traccia di bambino e semplicemente non ce la fa più, è completamente esausto e non riesce a fare nulla se non piangere. Draco si trova in un acceso dibattito con Hermione e alcuni guaritori dell’HMG su cosa fare ora; Harry non voleva che qualcuno lo vedesse in quelle condizioni all’inizio, ma Ron lo ha sostenuto durante le spinte negli ultimi 30 minuti quando Harry non aveva le forze per farlo da solo, Hermione gli ha fatto bere dell’acqua con del papavero ogni pochi minuti e gli ha tenuto la mano quando Draco faceva chiamate su chiamate dal camino cercando di contattare qualche lontano cugino Black che vive in Siria e che Draco pensa abbia avuto qualche membro della famiglia che ha vissuto la graviditate occultatum qualche anno addietro.

 

Quando Draco fa ritorno, ha i capelli legati, il che in genere vuol dire lavoro

 

“Harry, adesso ci alziamo”, dice. “Ron ti terrà e il guaritore Dolpin e io estrarremo il bambino”. 

 

“No”, esala Harry. La sua voce è quasi completamente andata; le sue palpebre sono così gonfie per il continuo piangere che a malapena ci vede. Il dolore è peggiore delle cruciatus. Draco è sbiancato, ma ordina ad Hermione di mettere altra pozione antidolorifica nell’acqua di Harry; il moro non può dire che lo abbia aiutato. 

 

“Useranno un semplice incantesimo di gravità che non dovrebbe fare del male né a te né al bambino”, dice Hermione con occhi supplicanti e lucidi. “ma devi alzarti oppure il bambino non riuscirà a uscire fuori, Harry”. 

 

Harry sta per dire no di nuovo ma Draco lo sta già spostando e Harry non ha alcun modo di spingerlo via; Draco è più alto e più forte anche nei giorni migliori di Harry e quello non è il suo giorno migliore proprio per nulla. Ron lo tiene e Harry va nel panico davvero, scalciando e supplicando di smettere, smettere, smettere - 

 

“Fermi!” ringhia Draco e le mani che tengono Harry si spostano; Harry è in piedi solo per metà. 

 

“Harry”, dice Draco prendendogli il viso tra le mani. “Ti prego, non avere paura. Ti fidi di me. Ti prometto che questo ti aiuterà”. 

 

“Non tenermi”, supplica Harry; tutto ciò che sta dietro a Draco è confuso, ma pensa ancora che ci siano persone che vogliono fargli del male. 

 

“Okay, Harry”, dice Draco, rialzandosi così che le confuse figure dietro di lui scompaiono dietro la sua schiena. “Adesso alzerò le tue gambe sopra il letto e tu puoi tenerti a quella sbarra lì sopra la tua testa”, Draco fa un veloce movimento di bacchetta facendo apparire una perfetta e sottile sbarra di legno. “Spalanca le gambe per me e io prenderò il bambino. Puoi farlo? Per me?” 

 

“Okay”, risponde Harry perché è Draco a volerlo; per Draco può farlo. 

 

Il dolore diventa incandescente quando Harry si alza e Ron lo tiene fermo per il busto; Draco incanta qualcosa e Harry quasi sviene, ma poi sente il pianto acuto del nascituro ed è allora che inizia a piangere così tanto da non riuscire a respirare.

 

Harry leggerà solo più avanti che la percentuale di uomini che sono sopravvissuti a un parto nel 12esimo secolo è del 31%, a causa di complicanze durante il processo; la maggior parte di loro moriva per emorragie o perché i loro famigliari usavano pozioni per cercare di aiutarli, ma in realtà uccidevano sia il bambino che i padri. L’incantesimo di gravità è antico e il suo uso ha largamente aiutato il tasso di sopravvivenza; il cugino di Draco che ne sapeva è l’unico motivo per cui Harry è ancora vivo. Draco lo aiuta a stendersi, calmandolo, tenendolo stretto. 

 

“Sei stato bravissimo”, gli sussurra. “Sono così fiero di te, tesoro, amore mio. Puoi riposarti ora. Ti tengo io, riposati”.

 

“Fa male”, si lamenta Harry ed è vero; gli sembra che tutto il suo corpo sia stato passato attraverso un tritacarne.

 

“Ti darò una pozione antidolorifica tra un attimo”, promette Draco baciandolo. 

 

“Il bambino?” chiede Harry poi e Draco riesce in qualche modo a metterlo seduto, per poi fargli trovare un piccolo e nudo nascituro sul petto e, nel secondo esatto in cui l’infante emette un gridolino penoso, del latto fuoriesce dal capezzolo di Harry facendolo strillare perché, diamine!, cos’è quello?

 

“Merda, Harry! Scusa!” esclama Draco e rinforza la presa di Harry sul bambino, mentre con la mano libera accarezza il capezzolo del moro per tranquillizzarlo. “È del tutto normale; in questo modo potrai nutrire il bambino. Ne parleremo appena ti sentirai meglio”. 

 

Con attenzione, Draco riposiziona il braccio di Harry, spinge la bocca del bambino verso uno dei capezzoli del compagno e il bambino - il loro bambino, pensa Harry, completamente stupefatto - inizia a succhiare e gli sembra fottutamente fantastico, fortuitamente confortante, e Harry riesce a malapena a fare l’ultima domanda che vuole chiedere prima di svenire beatamente.

 

“Che cos’è?” sussurra, ma Draco lo incoraggia immediatamente a bere dell’acqua prima, portandogli la cannuccia alle labbra e lui ne beve un po’; è una pozione antidolorifica sicuramente.

 

“È un maschietto, tesoro”, dice, e Harry non sa nemmeno se avrebbe preferito una bambina; è tutto troppo.

 

“Te lo tengo io”, dice Draco e gli si siede accanto sul letto. “Dormi, Harry. Vi tengo io entrambi”. 

 

Harry lo sa, non ne dubita e quindi si addormenta.

 

 

 

*** 

 

 

 

“Devo davvero andare e fare tantissime compere”, Draco riflette cinque giorni dopo. Il loro figlio è ancora senza nome ed esclusivamente vestito con capi di seconda mano di Rose; Draco è stato piuttosto riluttante nell’abbandonare il fianco di Harry che ha anche avuto un clamoroso attacco di panico quando sono tornati al loro appartamento il secondo giorno dalla nascita del bambino per recuperare delle cose. 

 

Harry non riesce a spiegarselo, ma la sua magia è come se si fosse prosciugata e riesce a malapena a lanciare un lumos, si sente così stanco e ha un bambino da proteggere e ha bisogno che Draco li tenga al sicuro. Sa che è irrazionale; ha persino esordito a Draco “vigilanza costante” a un certo punto eppure sa quanto il biondino odi Malocchio Moody.

 

“Dimmi che cosa comprare”, dice Ron convinto. “e lo comprerò. Comprerò tutto. Comprerò anche di più se volete”. 

 

Blaise sbuffa con fare derisorio; i due erano in guerra sulla questione del padrino dal primo momento in cui si erano visti quella mattina. 

 

Harry pensa che sia piuttosto divertente; Hermione sta considerando il divorzio. Pansy alza gli occhi al cielo e si rifiuta di tenere il bambino, dichiarando che preferirebbe non far cadere qualcosa di importante per Draco perché ancora ricorda quello che le ha fatto quando ha accidentalmente dato fuoco al suo drago giocattolo quando avevano sette anni. 

 

“Grazie, Ronald”, dice Draco seriamente. Lui ha sicuramente fatto un lavoro di gran lunga migliore nel prenderli sul serio rispetto ad Harry. 

 

“Oh, dai!” esclama Blaise. “Come se sapesse che cosa comprare. Probabilmente nemmeno ha mai sentito del colore palette”. 

 

“Nemmeno io”, dice Harry e Draco gli sorride, abbassandosi per baciarlo. 

 

“Sei completamente cotto, Malfoy”, dice Pansy. 

 

“Adesso dovete davvero trasferirvi”, dice Hermione, sorridendo al bambino che ha preso in braccio quando è tornata dal lavoro trenta minuti fa. Deve ancora restituirlo. “L’appartamento è troppo piccolo. Ora può dormire con voi, ma tra alcuni mesi, supplicherete per avere una seconda stanza”.

 

Draco risponde qualcosa che ha a che fare col mercato delle case, ma Harry perlopiù si ritrova a sonnecchiare, perdendo il filo del discorso piuttosto velocemente. Riesce a stare sveglio solo alcune ore. Lo ferisce il fatto che a malapena abbia le forze per tenere il bambino; il più delle volte è Draco a tenergli il bambino al petto per allattarlo. 

 

Draco passa una mano tra i capelli di Harry una quantità indeterminata di tempo dopo, capelli freschi e brillanti grazie a uno dei tanti incantesimi rinfrescanti per i capelli e il corpo che Malfoy conosce. Di solito Harry li prende in giro, ma ora li sta riconsiderando: non c’è alcun modo che riesca a farsi una doccia in questo momento ed è bello sentirsi almeno puliti. 

 

“Harry”, dice Draco dolcemente ed Harry tenta di aprire gli occhi; è così dannatamente stanco. “Se io ora esco a comprare qualcosa, tu starai bene qui con Hermione?” 

 

“Dove va Ron?” sussurra Harry. 

 

“Mi aiuta con le compere”, risponde Draco piano. Harry è piuttosto sicuro che abbiano già avuto quella conversazione prima, ma non può esserne certo senza chiedere.

 

“E Blaise e Pansy?” chiede ancora. Meglio riempire tutte le nozioni basilari.

 

“Tornano a Londra”, risponde l’altro e gli bacia le palpebre che si sono di nuovo chiuse. “Andrà tutto bene. Riposati per un po’ e io tornerò ancora prima che ti svegli, okay?” 

 

“Ti amo”, Harry esala. Di solito non se lo dicono così a caso, ma Harry ne sentiva la necessità.

 

“Dio, Harry, ti amo così tanto”, risponde Draco ma Harry sta già dormendo.

 

 

 

***

 

 

 

Draco è difatti già tornato quando Harry si risveglia, e ha effettivamente comprato tutte le cose di cui un infante ha bisogno. 

 

Il loro bambino somiglia tantissimo a Draco. Draco spiega a Harry perché sia così biondo anche se i capelli di Harry non potrebbero essere più scuri nemmeno se ci provasse. Qualcosa che ha a che fare con l’essere l’erede della linea dei discendenti dei Malfoy per cui le caratteristiche fisiche vengono trasmesse da sangue magico, ma Harry non ha ben capito e non chiede che gli venga rispiegato. Non gli importa davvero. Quantomeno la questione allontana il nervosismo causato dalla possibilità che il bambino non sia di Draco, ma piuttosto figlio di qualcuno dei casuali partner sessuali con i quali il biondo si intrattiene, e che qualche volta si scopa sia Draco che Harry insieme.

 

“Non ho mai permesso loro di venirti dentro”, dice Draco con sprezzo. Lui era sicuro fin dall’inizio che il bambino fosse suo. 

 

Hermione e Ron li salutano la sera in cui tornano a casa con il bambino con la severa richiesta di chiamarli immediatamente quando hanno scelto il nome, e poi Draco sale sul letto senza maglietta, insieme a Harry e il bambino, accomodandoli in modo che entrambi dormissero su di lui. Il contatto pelle contro pelle apparentemente sembra molto importante nel prendersi cura degli infanti, tra le altre cose di cui Harry non ha mai sentito. 

 

Harry si vergogna parecchio nel scoprire di non sapere quasi nulla sui bambini; Draco ha provato faticosamente a non fargli la lezioncina perché sa che Harry si sente una sorta di buffone che non riesce nemmeno a dare un nome al proprio bambino. Hermione ha detto che è normale sentirsi inadeguati i primi giorni, ma a Harry sembra di fallire completamente tutta questa cosa dell’essere padre. 

 

“Harry”, dice Draco ed Harry è sicuro che gli abbia chiesto qualcosa che però non ha sentito a causa del suo piccolo esaurimento mentale. Alza lo sguardo su Draco e si ritrova davanti a due occhi preoccupati, perciò gli si accoccola più vicino e gli bacia la gola. 

 

Draco ha detto che non sentirsi molto bene era del tutto prevedibile quando non ti aspetti di avere un bambino nella tua vita e nel ritrovarsi a dover partorire nel modo in cui lo ha fatto Harry, ma è comunque orribile per lui non riuscire ad amare il bambino così naturalmente e così immediatamente come sta facendo Draco. 

 

“Dobbiamo scegliere dei nomi”, dice Draco. “Se non ne scegliamo uno presto, gliene daranno uno temporaneo e sarà davvero una rottura di palle doverlo cambiare dopo”.

 

“Ronald!” dice Harry e Draco ride silenziosamente.

 

“Mi dispiace ma davvero non posso farlo”, risponde, al che Harry sorride.

 

“Sono sicuro che ci siano delle usanze dei Malfoy per questo”. 

 

Draco sussulta. “Sì, ma non le seguiremo”. 

 

“Mi piace Grayson”, dice Harry dopo un po’. 

 

“Un bel nome”, risponde Draco, “ma molto britannico. Anche molto babbano”.  

 

“Bla bla”, fa Harry facendo ridacchiare Draco. 

 

“Voglio dire, sappiamo come questo andrà a finire, no?” dice Draco, la voce bassa e divertita. “Finiremo per scegliere un nome che piace a te perché io non sono in grado di dirti di no se la mia vita ne dipendesse. Quindi, se ti piace Grayson, Grayson sia”. 

 

“Non sono sicuro”, risponde Harry, sorridendo. “puoi darmi qualche altro suggerimento?” 

 

“Arledge”. 

 

“È ridicolo”, ride Harry. “Che ne dici di Miles?” 

 

“Bromley”, replica Draco senza perdere un colpo.

 

“Kit”. 

 

“Oleander. O Leland”. 

 

“Cosa cazzo è il secondo? Aubrey!” 

 

Il bambino squittisce. Draco geme.

 

“Non lasceremo che un infante di una settimana si scelga il proprio nome da solo”, dice Draco e poi aggiunge, più dolcemente. “James”. 

 

“Ci stavo pensando”, ammette Harry. “Pensavo anche a Sirius o Remus o magari Albus o Severus, ma forse è un po’ troppo da portare”. 

 

“Severus si ucciderebbe da solo se sapesse che hai dato a tuo figlio il suo nome. Sono quasi sicuro che scatenerebbe una maledizione”. 

 

“Haha”, fa Harry il più asciutto possibile. “Che ne dici di Noel?” 

 

“Non ne sono un grande fan”, ammette Draco. “Ma se vuoi qualcosa di francese, mi piace Naël. O Timothée”. 

 

“Elias”, fa Harry. “Eames, Easton, Éomer -“.

 

“Niente Signore degli anelli”, dice Draco sofferente. 

 

“È impossibile!” conclude Harry. “Non c’è un incantesimo che possa decidere per noi?” 

 

“Non senza opzioni”, risponde Draco. “Un giorno realizzerò un curriculum magico per i casi senza speranza come te che non sanno nulla di teoria magica”. 

 

“Chiamiamolo Curriculum”, dice Harry facendo sbuffare Draco. 

 

“Ho una onesta proposta da farti”, fa allora Draco. “Ramsey”. 

 

“Mi piace”, Harry ammette.

 

“Era il nome di uno dei Potter attorno al 1600”, spiega Draco. “Ha sposato una Black; non hanno avuto figli. Se qualcuno te lo chiede, ha una connessione sia con tuo padre che con Sirius, ma non è in uso e quindi non è fazioso come - altre scelte”. 

 

“Come diavolo consoci tutte ste stronzate?” chiede Harry, commosso. 

 

“Studiare la genealogia è stata una grande parte del mio curriculum preparatorio pre-Hogwarts”, risponde l’altro e Harry sbuffa e lo bacia. 

 

“Voglio proporre un secondo nome”, dice Harry e aspetta che Draco lo guardi. “Lucius”. 

 

“No”, risponde Draco immediatamente. 

 

“Draco”, inizia Harry, ma-

 

“Apprezzo il gesto, ma io - io non lo voglio”. 

 

“Okay”, conclude Harry e prende la guancia di Draco tra le mani e lo bacia con attenzione come la cosa preziosa che è. 

 

“Vuoi un secondo nome?” chiede Draco e Harry scrolla le spalle. 

 

“Non necessariamente”, risponde. “Ma entrambi abbiamo un secondo nome e un po’ mi piace l’idea di averne due”. 

 

“Io lodo il mio secondo nome tutti i giorni”, dice Draco ironico e Harry lo bacia di nuovo. 

 

“Non mi dispiacerebbe Ramsey Draco, ma immagino che sia una cosa tradizionale”, dice Harry. 

 

“Lo è. E non è molto appropriato nel nostro caso. Ramsey Harry se vuoi proprio essere tradizionale”.

 

“Naah”, fa Harry e si accuccia ancora di più vicino a Draco; si sente di nuovo stanco. 

 

“Allora solo un nome”, dice e Draco gli poggia le labbra sulla fronte per un lungo momento. 

 

“Che ne dici di Eli?” chiede. “Va bene sia in inglese che in francese”. 

 

“Ramsey Eli Potter”, dice Harry. “Suona un po’ pretenzioso se posso essere onesto. Penso che non mi piaccia dopotutto”, 

 

Draco ride in silenzio; il bambino schiocca le labbra nel sonno. 

 

“Dormici un po’ su”, dice Draco, la voce morbida, e Harry obbedisce. 

 

 

 

***

 

 

 

“Che ne dici di Jonah?” chiede Hermione. Harry sta allattando e il bambino non ne sembra particolarmente soddisfatto, continua a spostare la sua piccola testolina verso Draco o Hermione. I capezzoli gli fanno male da morire; ha dovuto nutrire il bambino ogni due ore quella notte e ora è così esausto che non riesce a tenere gli occhi aperti. 

 

“Mi piace”, dice Draco. “Harry?” 

 

“No”, dice Harry irritato perché non avevano smesso di pensare ai nomi dall’altro giorno e anche se inizialmente era partito come un gioco, ora sta iniziando a disperare. Che razza di padre non riesce nemmeno a dare un nome al proprio bambino, pensa e gli viene quasi subito da piangere.

 

Forse  potrebbe sceglierlo il loro bambino senza nome; inizia a piangere e Draco se lo porta via, lo appoggia sulla propria spalla per fargli fare il ruttino e Harry si sente un po’ risentito ma immensamente grato.

 

“Un sacco di persone stanno chiamando i loro figli Potter ora” aggiunge Ron e Harry si lascia andare contro la nuova poltrona da salotto che Draco ha comprato, ma che a malapena ci entra nel loro salotto. 

 

“Ridley?” fa Ron speranzoso. 

 

“Mi piace anche quello”, dice Draco e Harry inizia a piangere perché a lui non piace e non riesce a dare un nome a un fottuto bambino e i suoi capezzoli fanno male da morire. 

 

“Harry” dice Draco dolce e addolorato. Ron lo guarda a disagio. 

 

“Ti sentirai meglio presto”, lo tranquillizza Hermione come se dovesse convincere sé stessa in realtà. 

 

Draco mette il loro bambino senza nome nella piccola culla che ha trasfigurato poco prima e con un accio richiama una ciotola di unguento che si spalma sulle falangi delle dita prima di applicarlo con attenzione sui capezzoli doloranti di Harry. Con una leggera spinta lo fa alzare dalla sedia, vi si siede lui sopra e poi fa stendere Harry sopra di sé. 

 

La loro differenza di altezza viene a favore; Harry può facilmente raggomitolarsi su di lui ed è proprio quello che fa, appoggiando la testa sulla spalla dell’altro e tirando su col naso un paio di volte. “Shhh!” sussurra Draco. “Stai andando bene”. 

 

Quando Harry alza gli occhi su Ron ed Hermione nota che entrambi hanno la stessa identica espressione di tenerezza e preoccupazione, quindi nasconde la testa di nuovo nel collo di Draco. 

 

“Jude?” dice Ron dopo un momento e Harry grugnisce.

 

 

 

***

 

 

 

“Bébé anonyme!” canta Draco al figlio altri tre giorni dopo. Harry è sul divano che li guarda ballare attorno al salotto, sentendosi confuso ma anche riscaldato.

 

Poco fa Draco lo aveva arrotolato in una coperta chiara prima di aprire la porta del balcone e lasciarlo bere il caffè e per la prima volta dalla nascita del bambino, Harry si era sentito a proprio agio, a casa, nella propria pelle. 

 

“Fai un nome da quello”, suggerisce Harry e Draco lo guarda confuso. 

 

“Anonyme”, dice Harry. “Perché non chiamarlo Ano o Anone o qualcosa e pronunciarlo alla francese?” 

 

“Tuo padre ti vuole rinnegare” dice Draco al bambino, sorridendo. “Anone, davvero, Potter?” 

 

“Allora fallo più francese”, dice Harry e Draco ride.

 

“Hm, fammi pensare”, dice il biondo al bambino facendo finta di essere serio. “che ne dici di Anoux?”
“Mi piace”, fa Harry ma poi scoppia a ridere a quel ridicolo nome. 

 

“Anoux Potter?” chiede Draco. “Un nickname sarebbe difficile, Harry”. 

 

“Mi piace Anoux Luc Potter”, dice Harry dopo qualche momento, nuovamente serio. 

 

“Oh, Harry”, soffia Draco. “Non ne abbiamo già parlato-“.

 

“È te ma anche non te”, ribatte Harry. “Se deve avere il mio cognome, non può prendere anche un po’ del tuo nome?” 

 

“Può”, dice Draco, chiaramente commosso. “Se lo vuoi, certo che può. Mi piace Luc più di Draco”. 

 

“Anche a me”, dice Harry compiaciuto e Draco lo fissa. 

 

“Ho un altro suggerimento per te”, dice Draco dopo un po’. “Ma è ugualmente ridicolo come chiamare nostro figlio Anoux”. 

 

“Spara”. 

 

“La parola francese per Scopa è balai”, dice Draco. “Possiamo chiamarlo Barley e far credere a tutti che amiamo molto la birra”. 

 

Harry ride così tanto che quasi non riesce a respirare. 

 

“Louis Luc Potter”, dice Draco. “Abbreviato in Lulu così tutti sapranno che volevamo una bambina”. 

 

“Smettila”, dice Harry e si strozza con le proprie risate.

 

“Bloom Luc Potter”, continua Draco. “Perché sei un hipster nel cuore”. 

 

“Sei tu quello con i capelli lunghi e un codino”, gli fa notare Harry, le guance che gli fanno male per il ridere.

 

“Oliver”, dice Draco, ora serio. “Oliver Luc Potter, abbreviato in Olie”. 

 

“Okay”, risponde Harry e Draco va a registrarlo quello stesso giorno.

 

 

 

***

 

 

 

Tre settimane dopo che il bambino è nato, Hénry riappare. Tra tutti gli amici con benefici di Draco lui è il più fisso, e quello che Harry odia di più. Sa che Hénry spera di avere qualcosa di più da Draco, dopo aver saputo che Draco è un Malfoy, e Harry può praticamente vedere l’avidità nei suoi occhi anche se Lucius e Draco non si parlano e Draco rifiuta i suoi soldi da anni.

 

Hénry guarda il bambino e il casino sudante che è Harry e ne è chiaramente disgustato. Harry non è mai stato particolarmente in forma, non come Draco o Hénry, ma almeno era magro. La misura e la forma perfetta per un twink, Draco era solito scherzare e aveva ragione. Harry voleva essere un twink per Draco. Non aveva ancora perso il grasso post-gravidanza e il suo busto è spesso, e si sente strano e si vede strano e Hénry ascolta la storia di come sia nato il bambino con gentile disinteresse. Draco è in doccia e Harry è stanco e Olie è agitato e Hénry segue Harry come un uccellino predatore quando Harry cerca di allattare il bambino. 

 

“Posso assaggiarlo?” chiede con quel suo strano e dolce accento inglese; Harry dice di no e Hénry lo ignora come fa sempre e si stende. 

 

Probabilmente è stata una cosa istintiva rimastagli dal parto che lo ha fatto urlare NO in tono stridulo e in panico, ma l’idea di essere toccato da Hénry dove solo al suo piccolo perfetto bambino è permesso in quel momento è rivoltante.

 

Draco esce dalla doccia in pochi secondi, bacchetta alla mano, fissando la scena davanti a lui; Olie piange, Harry si dimena, Hénry è arrabbiato e imbarazzato.

 

Harry non riesce a seguire le urla; il francese è troppo veloce per lui. Culla Olie mentre Draco aggredisce Hénry in cucina, incerto se debba intervenire oppure no. Gli piace - ama - il fatto che Draco lo protegga, ma lo sente anche troppo intimo; è come qualcosa che brama immensamente ma che fa male anche se solo un po’.

 

Draco irrompe dalla cucina dopo un momento, guardando Harry. La sua faccia fa qualcosa di strano; Harry non è sicuro di ciò che stia provando Draco in quel momento. 

 

“Olie sta bene?” chiede e Harry annuisce, non fidandosi della propria voce. Draco si piega, tocca il bambino e fa scivolare una mano tra i capelli di Harry, accarezzandogli l’attaccatura del collo per qualche istante. Anche Hénry esce dalla cucina, esitando a disagio il che rende Harry nervoso perciò Draco sceglie proprio quel momento per mandarlo via. 

 

“Hénry, per favore, vattene”, dice Draco e Hénry si lamenta ma Draco si gira e lo accompagna, sibilando furiosamente. Qualche momento dopo torna per prendere Olie dalle braccia di Harry.

 

“Sembri stanco”, dice. “Perché non ti stendi per un po’?”
Harry annuisce e se ne va perché sa che è più facile che parlare. 

 

 

 

*** 

 

 

 

Draco è silenzioso nei giorni seguenti, chiaramente pensa a qualcosa. Conclude le sue pratiche prima in modo da passare più tempo possibile a casa, far riposare Harry non appena rientra dal lavoro. 

 

È un aiuto, ma Harry ha ancora dolori dappertutto dopo che ha portato il bambino in giro tutto il tempo fino al ritorno di Draco. Il suo corpo non sta guarendo correttamente, quindi Draco ha preso appuntamento con uno specialista per la settimana seguente da cui Harry ha provato a svicolare, ma vedendo quanto l’altro ci tenesse ha accettato. 

 

“Come vuoi che lo facciamo?” chiede Draco. “La faccenda del crescerlo?” 

 

“Che intendi?” chiede Harry.

 

“Il mio lavoro”, fa Draco. “Il tuo lavoro, io che vivo a Parigi, tu a Londra. Dove dovrebbe andare a scuola? Dovrei parlargli solo francese? Vuoi che io sia coinvolto quanto te?” 

 

Harry si sente sopraffatto da tutte quelle domande e non nel modo buono. 

 

“Perché lo chiedi ora?” chiede sulla difensiva, temendo che Draco voglia prendere una decisione più importante quando invece tutto ciò che desidera Harry è avere il permesso di restare. “Perché non possiamo semplicemente vedere come va la situazione e comportarci di conseguenza?” 

 

“Voglio solo essere sicuro che non ci siano fraintendimenti”, dice Draco, calmo. “Non voglio che ci ritroviamo a litigare perché le nostre aspettative sono differenti. Ho realizzato di aver appena dato per scontato che tu voglia essere il tutore principale ora come ora, mentre io continuerò a lavorare per avere dei soldi, ma magari vuoi che mi prenda del tempo libero dal lavoro? Trasferirmi a Londra per un po’ per essere più vicini ai tuoi amici? Scambiarci in maniera corretta gli orari di lavoro?” 

 

“Mi piace qua”, dice Harry, suonando piccolo senza volerlo. 

 

“Merlino, non ti sto cacciando!” dice Draco, chinandosi per guardare l’altro negli occhi. “Mi piace avervi qui, tutti e due. È solo che - stai ricevendo quello che ti serve da me ora come ora?” 

 

Harry annuisce, non si fida della propria voce.

 

“Harry”, dice Draco con un leggero tono di rimprovero. 

 

“Non lo so”, fa Harry. “Tu non puoi allattarlo”. 

 

“Possiamo comprare un tiralatte per te”, dice Draco. “E allora puoi uscire e -“.

 

“Non ho bisogno di essere nei boschi tutti i giorni”, dice Harry. “Sai che non lo sono sempre. Faccio più lavoro d’ufficio e di ricerca di quanto non pattugli. Posso facilmente farlo anche ora”. 

 

“Bene”, dice Draco. “Sono felice che tu lo dica. Non sono molto tranquillo con te in giro per i boschi. Hai davvero bisogno di prenderti del tempo per guarire”. 

 

“Quindi, qual è il tuo problema?” chiede Harry, ora irritato. 

 

“Noi - in ospedale tu hai detto che non volevi bambini e non ne abbiamo parlato quando siamo tornati”, dice Draco ma senza continuare.

 

“Mi stai chiedendo se non lo voglio?” chiede Harry sentendosi male - se quella era l’impressione che ha dato a Draco, allora si sarebbe ucciso seduta stante. 

 

Draco esita per un lungo momento, prima di sussurrare forse tra sé e sé.

 

“Cosa?” dice Harry sentendosi così ferito che non può nemmeno -

 

Le mani di Draco si appoggiano sui suoi fianchi. 

 

“Io lo voglio”, dice frettolosamente. “Sono preoccupato di averti spinto ad accettarlo senza -“.

 

“È il mio bambino”, Harry interrompe e Draco gli prende il volto tra le mani. 

 

“Il nostro”, lo corregge a bassa voce. “E lo amo. Voglio farlo - con te. Voglio farlo ora. Voglio fare quello che tu vuoi fare con lui”.

 

Harry sospira per qualche momento. 

 

“Viaggiare via camino gli fa male?” chiede e Draco scuote il capo. 

 

“Posso viaggiare via camino tra Londra e Parigi, allora”, Harry propone. “Quando torno sul campo. Posso andare sul campo a turni, probabilmente, fare due o tre giorni e poi basta per dieci o quattordici giorni. Posso andare sul campo nei weekend, così tu puoi stare con lui nel frattempo e -”.

 

“Okay”, dice Draco. “ma era questo ciò di cui parlavo. Voglio parlarti proprio di questo perché non voglio - non vederti mai. Prendere Olie nei weekend e tu che torni il lunedì e io te lo do e torno al lavoro… Voglio chiudere prima le pratiche per uscire al parco o prendere un gelato e non voglio smettere di passare del tempo insieme a lui. Io voglio - voglio una famiglia, Harry”. 

 

“Anche io”, dice Harry dopo un momento, anche se quello che vorrebbe dire è ma questo non vuol dire che dovremmo avere una relazione? “Non sono - non sono pronto per nulla, in sostanza. Faccio già fatica a portare in giro Olie per un giorno. Non tornerò sul campo per almeno - non so. Un mese, giusto?” 

 

Draco annuisce. “Il parto ti ha davvero fatto male, Harry”, dice. “Mi spiace. Ma penso che stiamo parlando di almeno metà anno”. 

 

“Okay”, dice Harry. “Ma questo ci dà del tempo per pensare, quello che possiamo fare. Parlare delle nostre relazioni personali e delle situazioni. Non ha senso cercare di risolvere ora quando sappiamo quante cose possono cambiare nel breve periodo con un bambino così piccolo”. 

 

“Sì”, concorda Draco. “Io - Io voglio smettere di vedere Hénry”.

 

“Okay?” chiede Harry. “Non è il mio ragazzo, è una tua scelta”. 

 

“Pensavo ti piacesse”, fa Draco e Harry scrolla le spalle. Non ha intenzione di aprire quel vaso di Pandora quella sera.

 

“Grandioso”, dice Draco, leggermente sarcastico. “È un sollievo sapere che non ti piace il ragazzo con cui abbiamo condiviso il letto per, be’, solo due anni”. 

 

“Non ho intenzione di parlarne”, dice Harry e Draco sbuffa, passandosi una mano sulla faccia bruscamente. 

 

“Scusa”, dice. “Quindi vuoi che io rompa con lui o no?” 

 

“È una tua scelta”, dice Harry calmo. Olie inizia a piangere allora e Harry va, si sdraia con lui nel letto - anche se Draco gli ha detto di no - lo allatta e si addormenta con lui. 

 

***

 

 

 

I risultati dei suoi esami non sono incoraggianti neanche lontanamente; apparentemente la magia di Harry non riesce a compensare i danni avvenuti al suo corpo. C’è un sacco di parlare di nuclei magici, di terapia di guarigione e di magia rigenerativa. Harry ne ascolta soltanto metà perché non ci capisce molto ed è stanco da morire dopo un’intera mattinata di test.

 

Draco gli accarezza i capelli a un certo punto, chiedendogli se vuole farsi un pisolino e se gli va bene che la conversazione venga proseguita in francese, al che Harry dice di sì. Ha apprezzato il fatto che Draco avesse trovato qualcuno fluente in inglese, ma non è davvero necessario. Come guaritore, anche Draco è perfettamente in grado di discutere di questioni mediche in modo completamente diverso rispetto ad Harry e a Harry non importa che lo faccia. 

 

Quella sera dopo cena, Draco legge di nuovo i risultati con un’espressione corrucciata. 

 

“Sei sicuro di non star avendo dei forti sintomi da depressione?” gli chiede dopo un momento, “I tuoi risultati non hanno assolutamente senso”. 

 

“Quindi, dopo che hai voluto che mi rimettessi, adesso mi vuoi di nuovo infelice? Deciditi!” dice Harry e affonda il naso tra i capelli morbidi di Olie. Draco li guarda e chiaramente perde il filo della conversazione per un attimo, mentre un sorriso leggero compare sul suo volto. 

 

“Comunque”, dice Draco quando Harry riposiziona il bambino nella culla. “Non ho praticato guarigioni regolari per qualche anno e non sono mai stato interessato in parti magici, ma sono un po’ preoccupato per queste analisi, Harry”. 

 

“Hai detto che mi sarei ripreso col tempo”, dice Harry molto piano. Non gli piace, quelle attenzioni, quelle domande. Harry non si ammala per principio. 

 

Fa troppo male se non c’è qualcuno che si possa prendere cura di lui. 

 

Draco lo studia intensamente per diverso tempo. 

 

“Stai già meglio”, dice. “Ma non sei nemmeno vicino a come dovresti essere. Hai fatto della magia?” 

 

“Un po’”, dice Harry evasivo. La diffidenza di Harry verso la propria magia è un costante punto di frizione tra i due. Draco non capisce come Harry possa non essere interessato a usare la magia fuori dal lavoro; Harry è spaventato nel dirgli perché la magia abbia iniziato a fargli paura. 

 

La magia era un modo per sopravvivere, ma anche qualcosa che ha fatto del male a un certo punto della sua vita; pensava al potere di Voldemort e a quanto poco avesse avuto per resistergli a quando si stava allenando per diventare un Auror perché da allora non era più stato in grado di prendere decisioni istantanee, di assumere il comando, di duellare senza pensare alle conseguenze. La magia, specialmente quella nuova, è diventata qualcosa di spaventoso per lui e Harry ancora non ha trovato il modo di gestirla. Gli va bene usarla nei boschi dove c’è soltanto lui senza nessun altro per miglia, solo alberi a testimoniare i suoi successi e i suoi fallimenti; si sente bene nel fare le sue ricerche e poi usare i nuovi incantesimi sul lavoro, ma preferisce tenere la vita privata libera dalla magia. 

 

“Harry”, dice Draco piano. 

 

Harry inghiotte saliva e volta lo sguardo. Stanno entrambi in silenzio per qualche momento; Draco mette via la cartella di Harry e si piega in avanti, gomiti sulle ginocchia, guardandolo. Non si sente tranquillo nel proprio spazio personale ma non gli manca tanto. 

 

“Vuoi provare a dirmi perché non la usi a casa?” chiede, e la sua voce sembra a Harry quella di una sirena. Lo vorrebbe, Dio, quanto lo vorrebbe, ma fa fatica a trovare le parole giuste persino nei momenti migliori.

 

“Prova”, fa Draco, la voce dolce come il miele. “Ci siamo solo io e te. L’appartamento è protetto, il bambino sta quasi dormendo e ci sono solo io. Prenditi il tuo tempo, le parole verranno. Sai che io mantengo i tuoi segreti”.

 

Harry chiude gli occhi. La cucina profuma di lasagna che Draco ha fatto per cena; Olie profuma di borotalco per bambini e amore e Draco ha messo il dopobarba preferito di Harry quella mattina.

 

Harry glielo dice. Draco ascolta. Quando ha finito, il biondo si alza, gli si inginocchia davanti e gli mette le mani sulle cosce. 

 

“D’accordo, Harry”, dice. “Capisco. Ci lavoreremo”.

 

 

 

*** 

 

 

 

Draco un giorno porta a casa un grafico che spiega i tipici stadi di sviluppo di un bambino e di un neonato. Lo sbatte davanti a Harry con naturalezza, dimenticandosene fin dal momento in cui non ce l’ha più in mano. Dopotutto, le ha studiate quelle cose. 

 

Harry se ne ossessiona leggermente. 

 

Olie sta bene esattamente come dovrebbe stare un bambino di cinque settimane; non c’è nulla di cui preoccuparsi ma Harry inizia a preoccuparsi comunque.

 

Harry è diventato quello che si preoccupa. 

 

Ricorda di essere stato così anche da bambino, preoccupato per qualsiasi cosa. Se Zio Vernon sarà carino con lui quel giorno, se potrà assaggiare la cioccolata che Dudley ha portato a casa, se l’aspirina che Zia Petunia gli darà per il mal di pancia funzionerà, se l’insegnante gli permetterà di prendere in prestito un altro libro di livello inferiore rispetto a quello che dovrebbe leggere perché davvero non riesce a concentrarsi sulle frasi lunghe, se dovrà togliere l’erbaccia dal giardino, se l’autista gentile gli sorriderà e gli dirà di tenersi il cambio per permettergli di viaggiare gratis - il che vuol dire che potrà comprarsi una soda dal negozio all’angolo. Se sua mamma fosse qui, lo abbraccerebbe?, se suo padre fosse qui, giocherebbe con lui a pallone?, se lui fosse più gentile o laborioso, Zia Petunia lo amerebbe nonostante tutto? 

 

Aveva smesso di preoccuparsi quando era venuto a Hogwarts; sembrava che quelle preoccupazioni fossero state tirate fuori da lui. Dopotutto, non c’era molto di cui preoccuparsi. Harry sapeva di dover uccidere Voldemort oppure Voldemort avrebbe ucciso lui. Aveva fatto piani, naturalmente, e pensato a strategie ma non aveva passato molto tempo a pensare ai risultati nella sua testa - semplicemente non ce n’era stato il tempo. 

 

Poi la guerra era finita ed Harry si è attaccato a Hogwarts il più fortemente possibile, solo con un po’ di pianti e di attacchi di panico in più e più problemi di gestione della rabbia, fino a che non ha compiuto 24 anni e in qualche modo è arrivato a Parigi ed è scoppiato nel momento in cui ha visto Draco. 

 

È diverso da allora, è una specie di sé stesso ma in versione bambino. È andato in terapia, il che lo ha aiutato, ma tante delle sue strategie di guarigione sono state sostituite e Harry si è allontanato sempre di più dalla persona che era nel Mondo Magico perché iniziava a sentirsi vuoto ,ogni giorno di più. Non aveva idea di chi fosse, sapeva solo di non essere un eroe, non era un salvatore, la sua magia non era potente, non era etero, non si era sposato e così via. Era un bambino nello sgabuzzino che voleva soltanto abbracci.

 

Ci sono voluti secoli a Ron ed Hermione per venire a patti con questa versione diversa di Harry; George e Ginny e Luna e Neville e Dean e Seamus, nessuno di loro capiva che cosa gli stesse succedendo. È stato Draco a procurargli gli abbracci e lo spazio per scoprire chi fosse, è stato Draco a capirlo e non lo ha mai forzato a doversi spiegare, a meno che non lo volesse.

 

È per questo che Harry continua a ossessionarsi e a preoccuparsi per Olie; Draco saprebbe immediatamente che sta cercando di sovra-compensare in qualche modo e vorrebbe saperne il motivo, ma Harry non lo sa.

 

Così inizia a tenere un diario sugli sviluppi di Olie, annotandone il peso, i sollevamenti di testa e i sorrisi, quanto beve, com’è la sua cacca e tutto questo genere di cose qua. Qualche volta scarabocchia dei piccoli punti di domanda negli angoli, scrive normale? se non è sicuro che cosa i dati vogliano dire, nei giorni in cui Olie a malapena sorride o quando non ha fame e chiede a Draco di controllarlo non appena torna a casa. Draco lo fa sempre e Olie sta sempre bene; col tempo Draco inizia ad accigliarsi quando Harry gli chiede di visitarlo, ma non dice nulla. 

 

Olie non ha dormito quasi per niente il giorno in cui Draco scopre il diario. 

 

Harry torna dalla passeggiata che Draco lo ha costretto a fare; un po’ di tempo per te stesso per rilassarti, gli aveva detto, al che Harry ha annuito e si è preso un gelato ed effettivamente è stato bello. 

 

Quando però è tornato, ha trovato il biondo seduto a gambe incrociate al tavolo della cucina; Olie è posizionato sul tappeto lussuoso che Draco ha trasfigurato prima, intrattenendosi con alcuni piccoli pupazzi di peluche che il biondo ha fatto levitare attorno a lui. Il diario è aperto. Il volto di Draco non rivela nulla quando Harry si siede di fronte a lui. 

 

Si fissano per un lungo momento.

 

“Come posso aiutarti?” gli chiede Draco finalmente.

 

Harry scrolla le spalle e non lo guarda.

 

“Olie sta bene”, dice Draco piano. “è sano. Ti stai prendendo cura di lui. Non c’è nulla che non vada in lui. Perché sei così spaventato?”

 

“Voglio che abbia tutto ciò di cui ha bisogno”, dice Harry dopo un lungo momento, e la sua voce sembra spezzata. Sbatte le palpebre. Non è molto sicuro di cosa gli stia succedendo. 

 

Draco circonda con la mano il polso di Harry. 

 

“Lo controllerò tutti i giorni per te”, dice con calma. “E ti dirò immediatamente se c’è qualcosa che non va. Se lo faccio, puoi smettere di osservarlo e stare semplicemente con lui e godere del tempo che ci passi insieme?” 

 

Harry ci pensa, non è sicuro. “Non ne sono sicuro”, dice e Draco annuisce.

 

“Harry”, fa. “Ti sei sentito spaventato e preoccupato dal giorno in cui è nato?” 

 

“Sì”, Harry ammette. Draco gli accarezza con il pollice il punto del polso in cui sente il battito del cuore. A Harry piace. 

 

“Hai pranzato quando non ero a casa?” chiede Draco poi e Harry scuote la testa. Non se la sentiva di preparare qualcosa da mangiare per sé.

 

“Ti servono queste liste per capire Olie?” chiede ancora Draco. “Per capire ciò di cui ha bisogno?” 

 

“In che altro modo potrei saperlo?” fa Harry e sta tremando ora, solo un po’, ma Draco lo prende come un avvertimento e se lo porta in grembo. 

 

“Hai mai sentito parlare di depressione post-parto, tesoro?” chiede tenendolo e Harry si rifugia contro il suo collo. 

 

“No”, dice e Draco annuisce baciandolo. 

 

“Andremo da un altro specialista questa settimana”, dice. “Penso che tu ne soffra. Di depressione post-parto, intendo. Succede a tante persone dopo il parto. È normale; andrà via presto. Sarà solo un po’ più difficile per te nei primi mesi con Olie perché non ti senti come al solito”. 

 

“Mi dispiace”, dice Harry e Draco lo coccola. 

 

“Che cosa ti ho detto riguardo al chiedere scusa?” gli chiede, ma sembra leggermente divertito. 

 

“Di dirlo solo se ho fatto qualcosa di sbagliato”, mormora Harry. È di nuovo stanco. 

 

“Esatto. Non c’è bisogno che ti scusi quindi”. Draco continua a tenerlo. 

 

 

 

***

 

 

 

Draco è stato fantastico durante il parto. È stato fantastico da allora.

 

Prende sempre in giro Harry, lo chiama Potter o Salvatore, lo infastidisce per essere un maniaco dell’ordine e per i suoi problemi col cibo, ma è dolce, tenero e non ha smesso nemmeno quando è nato Olie anche se Harry non si sente molto bene, e Draco lo sa. Ma gli fa bene, lo fa sentire normale e la normalità è ciò di cui Harry ha bisogno ora che ha avuto un bambino senza alcun tipo di preparazione. 

 

Tre settimane dopo che Harry ha ricevuto nuove pozioni per la depressione post-partum, Hénry ritorna, lamentandosi del fatto che Harry e il bambino siano sempre nell’appartamento di Draco ora. Harry pensa che ora Hénry ha perso la possibilità di sbarazzarsi di lui quando Draco gli ha chiesto la sua opinione a riguardo. Ammette di aver i propri bisogni e di doverli dire; se non li avesse espressi e non fosse stato ascoltato, si sarebbe sentito come se fosse stato di nuovo rinchiuso nello sgabuzzino. 

 

Draco zittisce le lamentele di Hénry, arrabbiato. Harry sa che Hénry è più o meno il fidanzato fisso di Draco, mentre Harry è il ragazzo che ha bisogno di Draco per sopravvivere. È una combinazione strana per natura.

 

Harry vorrebbe tanto avere le palle di dire a Draco della sua convinzione che Hénry sia un bastardo calcolatore senza cuore che avvelenerebbe sia lui che Olie se potesse avere Draco e i suoi soldi per sé, ma non riesce a trovare il coraggio. 

 

Harry è sul divano e Hénry e Draco sono sulla piccola poltrona di quest’ultimo; Hénry sta prendendo in giro Harry e anche Draco lo prende in giro, e la cosa da dieci minuti si è trasformata in qualcosa di cattivo. Draco che prende in giro Harry per conto suo è una delle cose preferite di Harry ma con Hénry attorno, le prese in giro di Draco gli ricordano i loro tempi a Hogwarts.

 

Harry non può davvero sopportare le prese in giro a meno che non siano d’affetto; non lo ha mai detto a Draco. 

 

“Devi davvero smettere di permettere alle persone di passarti sopra”, aveva detto Draco anni fa quando Ginny aveva fatto una scenata a Harry dopo che si erano lasciati; Harry sa che Draco non può capire che quando sta con Hénry è come se permettesse a lui stesso di camminargli sopra. Rimarrebbe probabilmente scioccato. 

 

Harry si allontana per andare in bagno e lì respira per qualche momento; considera per un po’ di stendersi un po’ con Olie che sembra voler fare un pisolino, ma alla fine ritorna in salotto. Draco ed Hénry si sono spostati sul divano e si stanno baciando. 

 

“Vieni qua”, gli dice Draco quando lo vede, dolce e affettuoso, e Harry li raggiunge, lascia che lo bacino entrambi. Si divincola però quando Hénry tenta di infilargli una mano nei pantaloni; Harry non è nemmeno lontanamente vicino alla voglia di fare sesso. 

 

“Che ne dici di un pompino, Harry?” gli chiede Draco e gli bacia un punto vicino al collo. “Se te lo succhiassimo entrambi, ti piacerebbe?” 

 

“Non ne sono sicuro”, dice Harry. Sa che Draco lo ascolterà.

 

“Niente penetrazione, assolutamente”, promette Draco. “Ho detto a Hénry che non sei pronto”.

 

Harry lo vorrebbe, ma francamente è un po’ disgustato dallo stato in cui si trova il suo didietro. Ha smesso di pisciare sangue e altre cose solo una settimana fa. 

 

“Ti faremo stare bene”, dice Draco, ed Harry vorrebbe credere ai suoi dolci e luminosi occhi, al suo sorriso provocatorio, ma continua ad esitare finché Hénry non sbotta: “Oh, dai”, gli afferra i capelli, lo strattona in avanti e lo bacia.

 

Forse dura un secondo perché Draco lo separa con occhi furiosi. 

 

“Che cazzo stai facendo?” dice e Hénry allora parla in francese. Harry fa per alzarsi ma Hénry è ancora troppo vicino a lui e lo strattona indietro, torcendogli un capezzolo attraverso la maglietta con un solo, veloce movimento. 

 

Draco lo disarma e gli lancia un Petrificus Totalus prima ancora che Hénry abbia il tempo di tirare fuori la bacchetta. Poi lo spinge via dal divano senza alcun riguardo per avvicinarsi a Harry perché Harry - Harry sta forse avendo un piccolo attacco di panico. 

 

“Conta i cuscini sul divano per me”, dice Draco e Harry obbedisce. “Conta fino a cinque prima di espirare”, dice ancora Draco e Harry obbedisce. “Dimmi che anno è e dove ti trovi”, dice di nuovo Draco e Harry obbedisce, di nuovo.

 

“Ecco fatto, Harry”, sussurra Draco. “Ti tengo io. Mi dispiace tanto. Lascia che ti porti da Olie e lo risolviamo”. Harry annuisce.

 

Draco gli tiene la mano mentre lo accompagna in camera, lo fa stendere, prende Olie dalla sua piccola culla levitante e lo appoggia sul petto di Harry. “Torno tra un minuto”, dice, passando una mano tra i capelli del moro e sigillando la porta quando se ne va.

 

Harry in passato è stato maledetto e ucciso e imprigionato. Non c’era una vera ragione per cui reagire in quel modo violento a qualcosa di così - banale. Non è quindi così sorprendente quando il ricordo di come aveva reagito nei confronti della violenza all’addestramento Auror gli attraversa la testa. Si sente stupido. Avrebbe semplicemente dovuto dare un pugno a Hénry e farla finita.

 

La porta della stanza si apre di nuovo alcuni minuti dopo e Draco scivola dentro da loro, posizionandosi in modo che Harry possa allattare il bambino. 

 

Una delle mani di Draco si fa largo tra i capelli del compagno per massaggiarlo delicatamente in quel modo che gli piace tanto. 

 

“Non ne voglio parlare”, dice Harry quando Draco apre la bocca. Draco annuisce e lo bacia, prima di passare le dita delicatamente sul capezzolo rimasto libero, quello che Hénry ha pizzicato. È leggermente rosso e irritato, vi spunta una goccia di latte e Draco sussurra qualcosa, spalmandoci sopra dell’unguento. 

 

Non fa alcuna domanda. Hénry non torna più. 

 

 

 

*** 

 

 

 

Il punto di rottura di Harry arriva quando Olie ha tre mesi. Draco esce di casa la mattina e Olie inizia a fare i capricci. Un’ora più tardi piange talmente tanto da farsi uscire gli occhi fuori dalle orbite e Harry non sa perché. 

 

Non ha ancora superato il sentimento di inadeguatezza nell’aver a che fare con un infante anche se la terapia in più lo aiuta. Draco è più bravo nel calmare Olie, nel sapere di cosa ha bisogno. Ha sottolineato più volte di aver studiato come curare i bambini ed Harry dovrebbe darsi più confidenza, ma si è trovato a piangere sotto la doccia più di una volta. 

 

Dopo quattro ore di pianto di Olie anche se Harry lo portava in giro, non ce la fa più: si accascia al suolo davanti al divano. Far saltare Olie e portarlo in braccio tutto quel tempo non gli ha fatto bene e si sente confuso dal dolore, dal sudore e dalla disperazione. Si sente come si era sentito quando Sirius era caduto attraverso il velo e sa che ne sta facendo un dramma, ma non ce la fa proprio. 

 

Inizia a piangere anche lui ed è così che Draco li trova quindici minuti più tardi perché Harry è sicuro che ha lanciato qualche incantesimo all’appartamento che lo avvisasse quando c’é qualcosa che non va con Harry; Draco è ancora tranquillo alla possibilità che qualcosa possa andare male con Olie e probabilmente non ha usato le stesse precauzioni. 

 

Draco prende prima Olie, lo stringe a sé e gli sussurra qualcosa e il bambino si calma subito, fa un paio di singhiozzi che sostituiscono quel pianto disperato. 

 

Coi suoi piccoli pugni si sfrega gli occhi e tutto il suo corpo perde quell’orribile tensione che ha sopportato per tutta la mattina, finché non si raggomitola e non si addormenta. 

 

Harry sta ancora piangendo, ma guarda Draco portare Olie nella loro stanza senza nemmeno lanciare uno sguardo a lui, neanche una volta. Il loro bambino preferisce Draco e Harry lo capisce; tra lui e Draco, Draco è anche la sua persona preferita.

 

Fa ancora male, come se qualcosa fosse morto dentro di lui, sapendo di non essere un bravo padre.
Non prende una decisione molto cosciente. Semplicemente si alza, va alla porta, la apre ed esce. 

 

 

 

*** 


Siete sopravvissuti a questo primo capitolo? Spero di sì XD
Io devo ammettere che quando ho letto questa storia la prima volta ci sono rimasta di merda innumerevoli volte. È un alternarsi continuo di scene dolci, dolorose, divertenti e ansiose. Come andare sulle montagne russe. 
Come avrete notato, qui Harry e Draco sono piuttosto OOC. Ho inserito l'avviso nelle note, ma ripetere giova sempre. Si parla di una gravidanza maschile, ci saranno anche riferimenti ad abusi passati e a rapporti non del tutto consenzienti. Perciò, se siete molto sensibili, se i vostri stomaci non reggono o se semplicemente queste tematiche non sono di vostro gradimento... Forse questa storia non fa per voi. A tutti gli altri, benvenuti!
 

Come già detto nell’anteprima della storia, si tratta di una traduzione. La fanfiction appartiene a shamelessnameless e si intitola sempre Babygate. La potete trovare su AO3 in lingua originale. Nel caso invece volete leggervi la mia traduzione in italiano, be’, mi farebbe piacere. Conto di postare una volta a settimana, ma sono ancora in fase di traduzione e tutto dipende dai miei impegni XD Cercherò di essere costante però. 

Io stessa scrivo fanfiction, comunque. Se vi interessa, nel fandom di Harry Potter, potete trovare Afterwar (già completa) e Estate2020 che è ancora in fase di scrittura (c’è solo il primo capitolo per ora). 

Lasciate qualche commento a questa storia, dite che ne pensate e io riporterò all’autrice. Il prossimo capitolo sarà il flashback di come è nata la storia tra Draco e Harry. 
  
Baci,
Cactus
 

 

   
 
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