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Autore: Lory221B    27/07/2019    5 recensioni
Crowley e Aziraphale scorprono che il loro non è l'unico Universo creato dall'Onnipotente.
Ma nel multiverso, chi è angelo e chi è demone?
(in parte Rerverse Angel!Crowley - Demon!Aziraphale ma sempre Ineffable Husbands)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon multiverso a tutti

Cap. 1 -  Dio non gioca a dadi



Dio non gioca a dadi.

Sembra un punto fermo, una convinzione che gli Angeli si ripetono tra loro ogni volta che un leggero dubbio li assale, una frase ripresa nel tempo anche dagli scienziati, un qualcosa di rassicurante.

Eppure, ogni tanto, anche l’Onnipotente si ritrova a porsi dei quesiti, forse per curiosità, forse per noia, forse perché altrimenti sarebbe tutto troppo prevedibile.

La parte interessante è che a differenza dei mortali, Dio può facilmente rispondere a ogni suo “e se invece che fare così, avessi fatto diversamente?”

Una mattina, doveva essere novembre, poco dopo la Creazione, poco dopo che gli Angeli ribelli erano caduti segnando il loro destino, Dio aveva iniziato a costruire un altro Universo, parallelo all’altro anche se leggermente sfasato dal punto di vista temporale.

Lo sfasamento si era presto risolto qualche millennio dopo quando, inaspettatamente, alcuni eventi del Medioevo avevano segnato un passaggio più veloce all’era moderna.

In ogni caso, Dio aveva creato un nuovo Universo con l’idea che le cose sarebbero andate diversamente.

Poi Lucifero cominciò di nuovo i suoi comizi contro la struttura celeste, indisse un comitato, poi un sindacato e di nuovo finì confinato al centro della Terra.

Quello che poté constatare Dio, era che la storia si era ripetuta in modo pressoché uguale, salvo per piccoli, trascurabili dettagli che avevano finito per trovare il medesimo equilibrio della prima Creazione.

Avrebbe poi tentato con un altro Universo e un altro ancora, ispirando quello che gli scienziato avrebbero tentato di giustificare con la teoria delle stringhe o gli autori di fumetti con il multiverso, ma questa è un’altra storia, perché la nostra inizia una mattina come tante nell’Universo della prima Creazione.

Ci sono mattine in cui tutto fila liscio, il Sole splende alto, gli uccelli cantano e una leggera brezza scuote le cime degli alberi di Regent’s park.

Quella non era una di quelle mattine.

In effetti c’era il Sole e qualche uccellino stava cantando nei pressi di Soho, ma non tutto stava filando liscio.

Crowley aveva appena parcheggiato la Bentley per andare a recuperare Aziraphale e invitarlo a pranzo; c’era un nuovo locale che non aspettava altro di essere testato dai gusti sofisticati dell’angelo e visto che di recente si erano visti poco perché Aziraphale era tutto preso da alcuni nuovi libri di profezie che aveva trovato, il demone era piuttosto impaziente.

 Nemmeno il tempo di scendere dall’auto che Crowley sentì un brivido, come se percepisse una perturbazione, come se qualcosa stesse per accadere e in effetti accadde.

Un lampo squarciò il Cielo e per un attimo la libreria di Aziraphale assunse un colore celeste, prima di tornare alla sua consueta vetustà.

Crowley sentì di nuovo quella spiacevole sensazione di smarrimento, come quando la libreria aveva preso fuoco e aveva creduto di aver perso per sempre il suo migliore amico. Attraversò la strada senza guardare l’arrivo dei veicoli, che miracolosamente riuscirono ad evitarlo e spalancò la porta della libreria, sperando che nulla fosse successo.

Si guardò attorno trattenendo il fiato, non riusciva a scorgere Aziraphale da nessuna parte, quando all’improvviso sentì una specie di lamento dietro il bancone, seguito da un « Ma cosa? » inequivocabilmente pronunciato dalla voce del suo angelo, ma non riusciva a vederlo perché doveva essere caduto a terra.

Crowley si affrettò per vedere cosa era successo e in che stato fosse l’amico, quando Aziraphale si tirò in piedi a fatica, apparendo improvvisamente alla vista del Demone, che spalancò la bocca orripilato.

« Azi… no »

Le fattezze erano quelle dell’angelo ma i capelli erano castano scuro, il completo era nero e il papillon era di un bel rosso carminio. Aziraphale sembrava solo scosso ma Crowley non poteva credere ai propri occhi, non poteva solo trattarsi di un cambio di look, era evidente che c’era qualcosa di diverso, percepiva l’essenza demoniaca dell’essere che aveva davanti: l’unica conclusione a cui giunse Crowley era che l’angelo era caduto e gli si spezzò il cuore.

Si morse un labbro, perché avrebbe voluto insultare tutte le gerarchie celesti per aver fatto una cosa tanto orribile ad un angelo così buono ma la faccia stranita con cui l’amico lo guardava lo convinse a rimandare ogni invettiva a un altro momento.

« Non dirmi che hai perso la memoria » fece Crowley, cercando di rimanere calmo ma l’altro aveva una faccia disperata tanto quanto la sua.

« Raffaele, ti hanno… sei caduto? » fece Aziraphale, lo sguardo triste e colpevole mentre le mani avevano iniziato a tremare.

« Certo… seimila anni fa e perché mi chiami Raffaele? » rispose, scrutandolo. Tutte le volte che aveva riflettuto sull’orribile prospettiva che Aziraphale potesse cadere, bandito dal Paradiso, una delle principali preoccupazioni che aveva avuto, era che Aziraphale perdesse la memoria a seguito della caduta. Seimila anni sarebbero stati perduti come lacrime nella pioggia (1): tutti i loro incontri, i loro pranzi, non vi sarebbe stata più traccia.

Fu il turno di Aziraphale di stupirlo, quando scoraggiato gli pose la stessa domanda  « Hai perso la memoria? »

« Questo dialogo sta diventando un loop » rispose Crowley, dando un calcio rabbioso ad una sedia.

Rimase un attimo in silenzio, nella speranza di calmarsi, che il cuore smettesse di battere all’impazzata e gli occhi di pizzicare « Ma sei appena caduto, posso capirlo » aggiunse, cercando di riprendere un contegno, per dargli coraggio. Sapeva cosa voleva dire cadere, il senso di perdita, di vuoto e non lo avrebbe mai augurato a nessuno, tantomeno al suo amato angelo.

« Cosa stai dicendo? Io sono caduto seimila anni fa! » rispose, mentre sulla faccia di Crowley si formava un’espressione sempre più sconvolta e preoccupata. Il demone Aziraphale lo guardò meglio e poi finalmente si decise a guardarsi attorno. Non sembrava la sua libreria, sembrava un negozio risalente al 1800 mentre il suo negozio era anch’esso straripante di testi ma sistemati in un elegante mobilio moderno.  

Si avvicinò a Crowley, talmente vicino che il demone ebbe un sussulto. Anche se aveva i capelli scuri, come lo erano gli occhi, l’espressione e le movenze erano sempre le stesse. Gli venne quasi naturale allungare una mano per toccargli il viso ma l’ex angelo si girò di scatto.

«  Aspetta, ho capito! » esclamò e nel farlo prese dalla tasca un paio di occhiali da vista, con una montatura marrone, molto diversi dai soliti occhiali dell’angelo. « Che strano questo posto comunque  »  aggiunse, spostando con poca grazia i libri che erano accatastati sulla scrivania alla ricerca di quello che si rivelò essere un papiro.

Crowley continuava a fissarlo shockato. Per un attimo aveva creduto che la cosa che più temeva, ossia che la loro amicizia causasse la dannazione del sua angelo, si fosse verificata; invece c’era qualcosa di strano in quell’Aziraphale, qualcosa che lo stava inducendo a credere che la spiegazione potesse essere più complicata.

« Eccolo qui, ecco cosa è successo » affermò, sventolando allegro davanti agli occhi del demone un foglio di appunti in cui poteva scorgere chiaramente le parole “eclissi” “convergenza” e “multiverso”.

« Aziraphale, io non capisco cosa… »

« Ezlaaphira » lo corresse.

« Cos’è quella parola? »

« Il mio nome, da demone. Come il tuo non è Raffaele ma… » fece con un gesto, aspettandosi una risposta che arrivò dopo qualche secondo.

« Crowley »

« Bene, Crowley » ripeté come se il suono di quella parola fosse strano « Siamo vittime di un strano fenomeno che stavo studiando. O meglio, lo siamo io e il mio equivalente in questa dimensione »

Quello che Crowley non sapeva e che a breve gli sarebbe stato illustrato, era che sia nell’Universo della prima creazione che nel secondo Universo, un angelo di nome Azirpahale e un demone di nome Ezlaaphira stavano studiando il medesimo, incredibile, fenomeno celeste: una volta ogni secolo, durante un’eclissi lunare, i due universi si allineavano dando vita a insoliti eventi. Sia Aziraphale che  Ezlaaphira erano giunti alla medesima conclusione studiando antichi testi risalenti alle popolazioni precolombiane e spinti da un’insana curiosità avevano letto le parole in lingua Maya, nel medesimo momento, proprio durante la convergenza.

Questo aveva creato un fenomeno inaspettato che aveva cagionato l’inversione delle persone, o meglio degli esseri celestiali, che avevano proferito le parole.

Crowley ascoltò la spiegazione sconvolto, mentre l’altro sorrideva allegro, come se fosse il suo Aziraphale ma con un qualcosa di più malefico.

« Quindi se tu sei qui, Aziraphale si trova in un Universo dove io non sono mai caduto? Ho capito giusto? Il mio angelo e la mia versione angelica sono assieme nella tua libreria? »

La rivelazione sembrò schiaffeggiare entrambi; Ezlaaphira aprì la bocca per commentare ma non riuscì a formulare niente di intelligente da dire « Probabilmente si stanno chiedendo la stessa cosa »

« In che rapporti siete tu e il mio doppio? » chiese nervosamente Crowley.

« Oh, amichevoli » rispose, come se stesse piano piano realizzando che non voleva che la sua versione angelica parlasse con il suo Raffaele.

« Ah, è quanto durerà questa cosa? » chiese con finta noncuranza.

« Non lo so, credo appena finirà l’eclissi »

« Allora poco » “per fortuna” pensò tra se.

« Oppure no, non ne ho idea. Non è una cosa che mi capita quotidianamente Raff… emh, Crowley » rispose più nervoso e Crowley poté scorgere che qualcosa di Aziraphale c’era pure in lui, quella specie di ferma insicurezza che nonostante lo facesse impazzire, lo inteneriva.

Tutti e due si guardarono sconsolati.  Non potevano chiedere aiuto ai demoni, di certo non erano soggetti che davano una mano, e non potevano rivolgersi al Paradiso, nessuno avrebbe ascoltato due demoni. Erano soli e preoccupati.

La verità era che nessuno dei due voleva restare troppo tempo in compagnia di quello che avrebbe potuto diventare il loro migliore amico se fosse caduto, senza contare che immaginare che Aziraphale e Raffaele stavano scoprendo cosa volesse dire frequentare un angelo invece che un demone, non li rendeva tanto tranquilli.



Intanto, nel secondo Universo, due angeli erano arrivati alle stesse conclusioni, solo senza calci alle sedie e con meno sarcasmo.

Raffaele era molto simile a Crowley, ma i capelli erano di un colore biondo ramato e gli occhi erano dei normalissimi occhi color nocciola, oltre ad indossare un paio di jeans abbinati a una camicia bianca e a un gilet azzurro.
L’angelo dai capelli ramati stava passeggiando avanti e indietro per la libreria, intento ad ascoltare la spiegazione di Aziraphale ai recenti eventi, chiedendosi come stesse il suo Ezlaaphira e se fosse al sicuro. Per un attimo aveva davvero creduto che Dio avesse personato il suo demone e fosse tornato un angelo, biondo e luminoso come un raggio di Sole, invece la folle spiegazione del multiverso era quello che aveva ricevuto.

Anche Aziraphale aveva avuto lo stesso pensiero, qualche secondo di illusione che l’Onnipotente avesse notato quanto fosse stato ingiusto bandire Crowley dal Paradiso, un demone che riponeva più fiducia in Dio di quanta ne riponesse lui. Invece si era trattato della sua stupida curiosità che lo aveva spedito in un altro Universo.

« Vuoi un po’ di tè? Ezlaaphira lo tiene nella stanza sul retro » chiese gentilmente Raffaele.

« Splendido » rispose, mentre seguiva l’angelo non caduto. « È curioso che  Ezlaaphira abbia comunque una libreria, proprio come me » commentò, interessato alla vita del suo altro sé.

« Sì, è una delle sue migliori qualità » rispose Raffaele, accarezzando un libro in maniera malinconica. Aziraphale notò il gesto e non poté fare a meno di pensare che anche in questo mondo avevano avuto i loro problemi legati alle rispettive fazioni.

« Quindi, anche in questo Universo siamo amici? »

Raffaele fece un cenno di assenso, seguito da un leggero sorriso.

« A quanto pare l’Onnipotente non smette mai di stupirci » commentò Aziraphale, chiedendosi cosa stesse provando Crowley ad incontrare la sua versione demoniaca.



(1) concedetemi questo omaggio a Rutger Hauer e a Blade Runner

***** * ****

Angolo autrice:
Ciao amici, eccomi di nuovo con una minilong. Sperando di aver stuzzicato la vostra curiosità, vi ringrazio di aver letto il primo capitolo di questa avventura.
   
 
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