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Autore: Myriru    28/07/2019    1 recensioni
«Ho bisogno di te...»
«Sono qui»
Versailles no bara incontra Orpheus no mado: dalla loro unione si  mescolano gli avvenimenti della Rivoluzione Francese con la psicologia/filosofia dei personagg di Orpheus. Spero vi piaccia! ^-^
Genere: Erotico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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Oscar aprì lentamente le palpebre. Un fastidioso raggio di sole si era poggiato proprio sul suo volto e non aveva più potuto riposare in pace.
Sentiva un po’ di fastidio tra le gambe e la schiena le doleva da morire. Si massaggiò lentamente le palpebre pesanti e guardò verso l’altra parte del letto, vuota. Alzò piano il capo stordita e allungò il braccio verso la parte di André, le sue labbra si piegarono in un dolce sorriso.
“Oh… il mio bambino…”
Portò rapidamente la mano sul ventre e il suo cuore perse un battito. Le doleva maledettamente e la pelle non era più tesa.
Cos’era successo?
E il suo bambino?
Lo aveva perso?
Era terrorizzata, non si sentiva alcun rumore e anche François non piangeva. Sentì l’angoscia invaderle l’animo e le lacrime bagnarle gli occhi copiose.
La porta si aprì piano e cigolò un po’, Oscar si alzò a sedere e guardò, spaventata, il ventre. Si asciugò rapidamente le lacrime e alzò il volto in direzione della porta.
«Buongiorno… finalmente ti sei svegliata »
André si avvicinò a lei sorridente e Oscar si diede mentalmente della stupida. Poggiò le spalle sulla ringhiera del letto e sorrise beata, l’uomo la guardò interrogativo e lei gli accarezzò dolcemente il volto.
Doveva essere completamente ammattita, si sentiva così stordita da aver creduto ad altro!
«Per un attimo ho pensato di… aver perso il bambino… sono così stupida »
«No, non sei stupida… hai solo avuto paura è… normale »
Oscar annuì lentamente e sorrise, André si avvicinò al suo volto e le baciò le labbra dolcemente, le lasciò una tenera carezza sulla guancia e le sorrise.
«Dov’è? »
«E’ con Renée, la sta tenendo in braccio. Te la porto subito »
Fece cenno di sì con il capo e l’uomo si alzò dal letto, felice, avviandosi verso la piccola cucina. Tornò poco dopo, Oscar lo vide entrare seguito da Renée che reggeva con una coperta tra le braccia e un dolce sorriso sulle labbra. L’uomo si inginocchiò al suo fianco e le accarezzò il volto emozionato. Alzò un po’ il capo per vedere meglio cosa c’era tra quelle coperte calde e, appena Renée si sedette al suo fianco, potette finalmente vedere il corpicino fasciato della loro bambina.
«Ecco, prendila tu »
Oscar allungò le braccia verso Renée, fece scivolare una mano sotto la testa e l’altra sotto il sederino. L’avvicinò piano a sé, spaventata dall’idea di farla cadere o di farle del male. Portò il braccio lungo la schiena di Juliette, facendo sì che lei poggiasse il capo sulla piega del gomito.
Si ristese sul cuscino rialzato e sospirò sollevata, spostò lentamente la lana calda dal suo viso e le venne quasi da piangere.
«E’ perfetta… »
Sussurrò piano guardando incantata la bimba, le accarezzò il viso con la punta delle dita e lei si mosse un po’ e aprì piano gli occhi grigi.
«Ciao Juliette… sei bellissima tesoro… mio Dio André… »
Posò un leggero bacio sulla fronte della piccola e Juliette mormorò qualcosa di indecifrabile, facendoli ridere. Renée sorrise e guardò incuriosita la sorellina muovere piano i pugni e sbadigliare.
«Sei stata bravissima Oscar »
Sussurrò André baciandole la fronte e lei rise, felice come non mai, stringendo la loro creatura al petto.
 
«Cosa significa che si è consegnato alla Guardia Nazionale?! »
Urlò André in uno scatto d’ira sbattendo violentemente i pungi sul tavolo. Bernard rimase un attimo scosso dalla sua reazione così furiosa.
Alain lo guardò apatico, seduto alla sua scrivania mentre giocava con la piuma che usava per scrivere.
«Significa quello che ti ho detto. E’ venuto ieri, poco dopo l’arrivo di Bernard che mi ha detto di Oscar. E comunque, congratulazioni »
André si allontanò di pieno di rabbia e si passò una mano tra i capelli, cercando di placare il suo stato d’animo.
«Cosa ti ha detto? Cosa ha fatto? Perché cazzo lui è in galera?! »
«Rilassati André, perché ti scaldi così tanto? Non è questo quello che volevi? »
André sbuffò e guardò fuori dalla finestra. Bernard si voltò a guardarlo preoccupato e si avvicinò a lui.
«Cosa succede? »
«Succede che quando a Oscar si sono rotte le acque è stato lui a portarla a casa. Io devo sapere come sapeva della sua gravidanza, perché era con lei e come diavolo è venuto a sapere dove abitiamo »
«Questo lo dirà davanti al giudice André, verrà processato domani mattina »
«Oh no, no! Non posso aspettare ancora, io devo parlarci ora »
Bernard e Alain si guardarono in faccia per alcuni istanti, André era davvero intenzionato a parlare con quell’uomo e non voleva sentire ragioni. Il giornalista alzò le spalle, la decisione spettava ad Alain, dopotutto era lui uno dei capi in quella caserma.
Alain sbuffò e portò una mano dietro la nuca, parlò deciso.
«Non posso farti entrare »
Bernard sgranò gli occhi e gli fece cenno con la mano. André si girò, lo guardò con sguardo grave ma non disse nulla.
«O meglio, non potrei… Puoi starci solo per qualche minuto, intesi? »
«E’ qui? »
«Sì, verranno a prenderlo domani mattina presto. Assisterò al processo così come Bernard, tu stanne fuori. Ti informeremo di tutto »
André annuì lentamente, il militare gli fece cenno di seguirlo e lui lo fece, in religioso silenzio, lungo i corridoi bui della caserma. Un pizzico di nostalgia gli toccò il cuore e non riuscì a non sorridere: ripensò ai primi giorni di servizio; alle prime litigate con Alain; le risse; le partite a carte clandestine; i ragazzi e le loro storie.
Ricordò l’albino François Armande e quel “nanerottolo” di Michel Verre, sorrise divertito.
“Peccato… che siano tutti morti… siamo rimasti solo noi due, Alain…”
«Ci pensi mai al passato, André? »
André alzò il capo stupito, anche lui pensava al passato, dunque, camminando quel corridoio.
«Certo, è normale »
«Io non riesco a smettere di farlo: penso a mia sorella, a mia madre, ai vecchi amici… tutti persi, tutti morti… »
«Siamo rimasti solo noi »
«E il comandante »
«Il comandante… è perso insieme ai suoi ricordi »
«Non ha ancora recuperato la memoria, eh? »
«No, eppure le parlo del passato, lei ha trovato la mia vecchia divisa… alcune volte sembra arrivare a ricordare qualcosa ma è solo un’illusione »
«Prova a darle la spada, portala a casa… non so! »
«Forse… dovrei farlo… ma non ora »
«No, di certo non è il caso »
Alain rise e si voltò a guardarlo con un sincero sorriso sulle labbra. André si fermò qualche passo dietro di lui e si guardarono negli occhi per alcuni istanti.
«Non te l’ho detto prima, congratulazioni neo papà! »
«Grazie, quando sei libero vieni a trovarci »
«Certo, lo farò »
Camminarono ancora per un po’ in silenzio, arrivarono davanti la porta delle celle e Alain diede ordine alle due guardie di turno di levarsi dalle palle.
«Non più di qualche minuto, intesi? »
«Sì, certo »
 
«Dove siete stato padre? »
«Sono stato con Bernard in caserma, da Alain. Dovevamo parlare di una cosa importante. Dov’è Oscar? »
«E’ in camera con Rosalie e i bambini. Sono così contenta! »
Renée sorrise gioiosa e André l’abbracciò sicuro, strinse a sé il corpo esile della figlia e le accarezzò teneramente i capelli rossi.
«Sapevo della sua gravidanza, ma non mi aspettavo di vederla partorire »
«Come facevi a saperlo? »
«Ti ricordi quando l’hai cacciata di casa come un cane? E’ svenuta in una locanda e io l’ho soccorsa. Il dottore credeva che io fossi il padre »
Renée sciolse il loro abbraccio e gli tirò gentilmente la manica della camicia, costringendolo quasi a seguirla. Bussò lentamente la porta e Oscar gli diede il consenso. André le trovò sedute entrambe sul letto, Oscar reggeva la piccola tra le braccia e Rosalie le spiegava cauta alcuni consigli che le aveva dato una cara amica dopo numerosi parti.
«Sei tornato finalmente »
Il suo volto era raggiante, sorrideva estasiata e gli occhi le brillavano come gemme blu.
«Non la stavo seguendo, diciamo che ho fatto un giro e l’ho incontrata. Volevo sapere come stava, tutto qui. Il resto, beh… lo conosci, no? »
«Mi dispiace, ho fatto tardi. Sono stato da Alain insieme a Bernard e non ci siamo resi conto del tempo. Rosalie, tuo marito ha detto che sarebbe tornato tra poco »
«Va bene, grazie mille André. Ora devo proprio andare, si è fatto tardi e François qui sta per addormentarsi  »
«Ne sei sicura Rosalie? »
«Sicurissima, è meglio che vada. E’ stato bellissimo conoscerti Juliette »
Disse teneramente la donna posando una tenera carezza sulla guancia rosa della piccola.
«Chi era quella donna rossa con voi, Grandier? »
«Cosa? »
«Vi siete visto con una donna dai lunghi capelli rossi, qualche mesetto fa
«Non sono tenuto a rispondervi »
«Ma come? Venite qui a farmi l’interrogatorio senza alcuna carta ufficiale e senza che io mi lamenti ma voi non mi permettete una semplice e innocente domanda? »
«Una mia parente, ti basta? »
«Capisco… »

Renée accompagnò Rosalie alla porta, si ritrovarono soli. Soli con la bambina.
«Come stai? »
«Sto bene, anche se non è molto bello sentire le sue urla quando ha fame »
Disse ridendo mentre stringeva il corpicino della piccola al suo. André poggiò il mento sulla spalla della donna per guardare meglio il frutto del loro amore.
«Descrivimela »
Sussurrò con un tono triste e lei sussultò, le sue braccia iniziarono a tremare.
«Il suo viso è un po’ paffuto, il naso è piccolo e un po’ all’insù... »
«Come il tuo »
«Ma ha le tue labbra… ha un po’ di peluria bionda sulla testa e il colore degli occhi ora è grigio scuro, il medico ha detto che cambierà. André… »
«Sì? »
«La vedi? »
Non rispose subito, rimase in un religioso silenzio a osservare il volto della piccola. Di certo l’oscurità della stanza non lo aiutava, ma la lieve luce della candela gli permetteva di vedere il profilo del suo volto e il corpo fasciato. Aprì un po’ la bocca e iniziò a lamentarsi, forse aveva fame.
Oscar sembrava preparata per farlo. Si slacciò rapida con la mano libera il tessuto sul petto e avvicinò calma la piccola al seno. André le guardò incantato, senza riuscire a staccare lo sguardo da loro. Juliette non piangeva più, si nutriva pacata e teneva gli occhietti socchiusi.
«La vedo… ed è bellissima »
“Al diavolo Alexandre De Beauharnais! Juliette, figlia mia… sei magnifica”
   
 
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