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Autore: Anonima Italiana    29/07/2019    5 recensioni
Conclusa la Battaglia delle Acque Nere, Sansa Stark viene costretta al matrimonio con Sandor Clegane da Re Joffrey, il quale subito dopo li condanna all'esilio. La coppia decide così di intraprendere il viaggio verso Grande Inverno per riportare Sansa a casa dai suoi familiari. Nonostante l'attrazione da sempre evidente fra loro, i due pensano di poter annullare il matrimonio; non sanno invece che questo sarà solo il primo passo che li vedrà protagonisti di una bellissima canzone d'amore, migliore delle ballate da lei tanto amate e da lui tanto odiate perchè, stavolta, è la storia di un amore vero.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sandor Clegane se ne stava seduto in una delle celle della Prigione della Fortezza Rossa, dove da alcuni giorni- per la precisione dalla conclusione della battaglia- era stato rinchiuso, aspettando di conoscere quale sarebbe stato il proprio destino.

“’Fanculo al re, ‘ fanculo il fuoco, ‘fanculo i Lannister, i Baratheon, i Tyrell…’fanculo anche a me stesso” continuava a rimuginare per conto suo sperando che quello stronzetto di Joffrey  decidesse cosa farne di lui.  Perché ci metteva così tanto?

Del resto non poteva certo avere grandi aspettative a riguardo : nessuno, nemmeno il monarca più comprensivo e paziente del mondo, avrebbe fatto finta di nulla di fronte a un membro della Guardia Reale che, nel bel mezzo di una battaglia, urlava “’fanculo al re” direttamente in faccia al sovrano, per poi disertare fregandosene di tutto: dell’espressione allibita di quel bamboccio idiota, di quel nanerottolo di suo zio che cercava di richiamarlo all’ordine, del reame e della battaglia.
Potevano andare tutti all’inferno, per quanto lo riguardava.

No….non proprio tutti.

Lei no.

Al ricordo di come si era comportato quella notte un ghigno feroce si dipinse sul suo volto deturpato: non che essere ubriaco fosse qualcosa a lui sconosciuto, ma doveva esserlo in maniera assolutamente esagerata se invece di pensare a salvarsi la pelle aveva concepito un piano del genere.
Ma no, in realtà sapeva benissimo che l’essere ubriaco non c’entrava nulla: non lo era così tanto da non capire cosa stava facendo. Si era diretto nella sua stanza apposta, sperando che lei fosse lì, e quando aveva visto che non c’era si era seduto sul suo morbido letto ad aspettarla, pensando che quello era il posto dove veniva a rifugiarsi per ripararsi dalle angherie che subiva ogni giorno, dove si sdraiava a piangere fino allo sfinimento…lì dove posava il corpo, coperto solo dalla camicia da notte, per dormire.

Quando era arrivata, nemmeno si era accorta di lui: alla luce di una tremolante lanterna si era diretta verso la finestra, scrutando preoccupata il cielo nero e i bagliori del fuoco. Quando poi, girandosi, lo aveva finalmente visto, non si può dire che fosse stata particolarmente felice….nei suoi occhi aveva scorto la paura, la stessa maledetta paura delle prime volte in cui si erano incontrati, e che ogni volta a lui faceva così tanto male, anche se non sapeva bene il perché: ormai pensava di essere abituato al disgusto che leggeva sui volti delle persone a causa della sua faccia mezza bruciata.
Ma quando tutto ciò compariva in quei meravigliosi occhioni azzurri, che altre volte invece  lo avevano guardato con fiducia, era un qualcosa che non riusciva a sopportare. E così anche quella notte, anche se forse- pensandoci ora- l’uccelletto forse non aveva tutti i torti: completamente ricoperto di sangue e puzzolente di sangue, vomito, vino, sudore e molto altro non doveva essere certo un bello spettacolo, nemmeno per i suoi standard, figuriamoci per quelli di lei che- ci scommetteva- sognava ancora il fottuto Cavaliere Dei Fiori.
Allora non aveva pensato a ciò, ma solo al male che gli faceva quello sguardo e a quello che stava per fare:
 
- Me ne sto andando…- 

- E dove?- aveva chiesto lei

- Lontano da qui, da tutti questi fuochi, fuori dalla Porta di Ferro immagino, e poi da qualche parte al Nord..-

- Non riuscirai ad uscire- obiettò l’uccelletto – La regina ha fatto sigillare il fortino di Maegor e anche le porte della città sono sbarrate –

- Non per me- ghignò lui- Io ho il mantello bianco, e ho questa…- disse dando qualche colpetto all’elsa della spada – L’uomo che cercherà di fermarmi è un uomo morto-

A sentire nominare il Nord, la sua adorata  terra, qualcosa si era smosso nei suoi occhi…

- Vieni con me…io potrei tenerti al sicuro. Tutti quanti hanno paura di me. Nessuno ti farà mai più del male. Se lo faranno, io li ucciderò.- aveva, finalmente, proposto lui tutto d'un fiato.

Per un attimo gli sembrò che lei stesse per accettare…poi invece la sentì dire:

-No, non è sicuro, è meglio che io rimanga qui. Se vincerà Stannis, lui non mi farà del male-

Non si fidava di lui, evidentemente, non abbastanza. Contro questo non aveva alcuna voglia di combattere, per quanto lo amareggiasse la cosa. Per la rabbia la gettò sul letto bloccandole i polsi con la propria presa  d’acciaio, incurante della paura che si stava dipingendo sul suo bel viso. Per un attimo si avvicinò a lei così tanto da sentire  il suo profumo misto a quello del sudore che le imperlava la fronte, o il suo cuore che batteva all’impazzata per la paura…tanto da sfiorare quelle labbra dolci e inesperte.

Ma, anche se trattenersi fu una prova di forza, non era quello che voleva da lei, in quel momento.
 
- Ancora una cosa prima che me ne vada…mi hai promesso una canzone, uccellino. O hai dimenticato?-

Lei assunse un’espressione attonita.

-Io….io non ricordo più nessuna canzone…-

A quelle parole lui strinse ancora di più la presa, incurante della sua paura.
 
- Prima di andarmene, avrò quella canzone….canta, uccellino…canta, se vuoi vivere!-

E lei cominciò a cantare. Dapprima piano, con una vocina flebile e impaurita, poi un po’ più forte, modulando le parole come meglio poteva vista la situazione. E cantando, lo guardava, finalmente; in un modo nuovo, tranquillo, con quegli occhioni meravigliosi puntati verso il suo viso bruciato e sporco.
E non cantava la canzone di Florian e Jonquil che tanto le piaceva, no; cantava “L’Inno alla madre”, quello che le donne usavano come preghiera per i loro uomini- padri, mariti, fratelli, fidanzati, figli- quando essi andavano in battaglia, pregando che tornassero sani e salvi. Quello che nessuno invece aveva mai cantato per lui …e nessuno lo avrebbe fatto in futuro.

Ma lei lo stava facendo, ora.

Sandor ricordava di aver chiuso gli occhi, sopraffatto da un’emozione del tutto nuova, che si fece insopportabile quando accadde una cosa che mai si sarebbe aspettato: mentre cantava, lei sollevò una mano toccandogli piano la parte bruciata del viso. Durò pochi secondi, ma fu una cosa così intensa da fargli pensare che anche il suo cuore, come quello di lei, sarebbe scoppiato sfondando il petto e l’armatura di ferro, e uccidendolo sul colpo. E in effetti, non avrebbe chiesto di meglio: se fosse morto in quel momento, avrebbe avuto perlomeno l'unico ricordo bello di tutta una vita di mexda.
 
Così l’aveva lasciata andare, era uscito dalla stanza senza dirle altro e aveva deciso improvvisamente di tornare indietro: non aveva davvero più nulla da perdere ora.

Era tornato, si era buttato nel massacro e aveva combattuto valorosamente fino all’ultimo sangue; per questa, a battaglia conclusa, Joffey non lo aveva fatto immediatamente giustiziare ma solo mettere in galera, in attesa che decidesse del suo destino.

Proprio come il suo uccellino…

Un rumore improvviso di ferraglia riscosse Sandro dai propri pensieri: erano alcuni soldati venuti a prenderlo.

- Sandor Clegane, vieni con noi: Sua Maestà vuole vederti- 

Ecco, l’ora era giunta, avrebbe finalmente saputo cosa ne sarebbe stato di lui.
 
 
 
(fine seconda parte)

Note dell'autrice: 1- la fan art che apre il capitolo non è mia ma l'ho trovata sul web, a opera di un'artista che si firma "Mathia". 

2- Per alcune parti dei dialoghi ho ripreso quelli originali del romanzo di George R. Martin, modificandoli leggermente

3- per quanto riguarda i personaggi di Sandor e Sansa, ho deciso di modificare leggermente le loro età, causa alcune scene che appariranno in futuro. Sandor in questa storia ha l'età che ha nei romanzi (mi pare di ricordare 25 anni), e Sansa invece l'età che dimostra nelle prime stagioni della serie tv (15 anni credo). Adoro Il Mastino per come è stato reso dalla serie tv, ma purtroppo la differenza di età tra i due attori mi "disturba" parecchio, almeno per certe cose. Invece così la cosa mi appare più realistica, tenendo conto del fatto che nel Medioevo una coppia dove lei aveva 15 anni e lui 25 era quasi all'ordine del giorno. 
   
 
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