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Autore: Il cactus infelice    31/07/2019    2 recensioni
C'è un inaspettato bambino nella pancia di Harry e Draco non ne è sorpreso; questo è semplicemente il loro tipo di fortuna.
Oppure: la storia di come Draco e Harry hanno rimesso insieme le loro vite.
Questa storia non appartiene a me, ma è una traduzione dall'inglese. Il titolo originale è lo stesso, l'autrice è shamelessnameless. La trovate su AO3. L'ho talmente apprezzata che ho pensato di dovervela condividere.
Io sono la traduttrice.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo Due

 

Harry aveva incontrato Draco in un gay club babbano tre anni dopo la battaglia. Harry stava facendo un pompino a un ragazzo che glielo aveva infilato in gola senza consenso; quando Draco se li era trovati in mezzo, Harry stava cercando di toglierselo di dosso ma non ci riusciva perché non era mai cresciuto più di un metro e sessantacinque e non aveva messo su nemmeno un muscolo o un po’ di peso. 

Draco colpì il ragazzo così tanto che le sue nocche si spaccarono. 

“Potter”, disse dopo. “Vuoi uscire da qui?” 

Lo voleva.

Li smaterializzò a Grimmauld Place che era ancora un cumulo di immondizia perché il Grifondoro non aveva mai iniziato a pulire. Avrebbe dovuto averne il tempo visto che non lavorava, ma la maggior parte dei giorni Harry riusciva a malapena a mangiare, pulire le stoviglie e cambiarsi. 

Kreacher se ne era andato da tempo per cui c’era solo lui a Grimmauld. La odiava. 

Draco si guardò attorno e sussultò, ma prese comunque la birra che Harry gli stava offrendo.

Sarebbe dovuto essere un passo piuttosto semplice allora, Harry che si allunga per baciare Draco, Draco che lo scopa più e più volte fino all’alba.

Ma nonostante tutto il famoso coraggio di Harry, era terrorizzato di offrire qualcosa per poi vederselo rifiutare proprio come lui stesso aveva rifiutato la mano di Draco quel famoso primo giorno.

Parlarono invece. Per ore e ore, di nulla in particolare. Non era importante, non ancora. Harry disse a Draco delle sue difficoltà nel trovare un lavoro. Draco gli disse del tirocinio da guaritore al San Mungo. 

“Ancora due anni”, disse giocando col tappo della sua bottiglia. “Mi sto specializzando in psichiatria. Andrò a Parigi e lavorerò lì quando avrò finito, ho già la raccomandazione che mi serve. Mette le persone a disagio, ma immagino che il nostro Salvatore non abbia alcun segreto oscuro, giusto?” 

Harry rise nervosamente. 

 

*** 

 

Harry non riusciva a spiegarselo; forse era stato naturale finire l’uno tra le braccia dell’altro dopo il modo in cui si erano odiati e stalkerizzati e preoccupati nei loro anni di scuola. 

Draco non era infastidito da alcuna domanda filosofica su di loro. Il passato era chiuso; Draco voleva andare avanti, anche se in principio non era stato onesto riguardo l’aver terminato la terapia, l’aver espiato i propri peccati il più possibile. Harry aveva scoperto solo molto più tardi che Narcissa era morta.

All’inizio Harry era convinto che il loro incontro fosse una cosa esclusiva, capitata una volta, un piccolo e strano sogno avvenuto per caso giusto in tempo per fargli dire, ogni volta che ci avesse rimuginato su, come fosse tutto strano. Ma poi Harry si era scoperto pensare a Draco sempre di più, su come era stato strano incontrarlo in un locale babbano, su come era strano pensare che passasse le sue giornate al San Mungo. Chi sarebbe stato disposto ad accettarlo per un tirocinio dopo tutto quello che aveva fatto? 

Una parte di Harry sapeva che si ossessionava quando si trattava di Draco, l’ossessione ormai era storia vecchia per Harry e quindi non si era preoccupato di chiedersi che diamine stesse facendo quando era andato al San Mungo alcuni giorni dopo il loro casuale incontro per invitare Draco per un caffè. O una birra. Per Harry era lo stesso. 

“Cos’è che vuoi fare?” chiese Draco, leggermente sospettoso quando Harry lo aveva finalmente trovato nel suo reparto. Indossava la sua divisa da tirocinante con compiacimento e Harry apprezzò quanto gli stesse bene. Era alto e slanciato, e i suoi capelli erano splendenti, ed era chiaramente un uomo che si prendeva cura del proprio aspetto.
Harry aveva iniziato a curare sé stesso solo da poco e quindi non era tutto sto granché. 

“Chiacchierare”, ripetè. “Solo sai - parlare di alcune cose”.

“Quali cose?” chiese Draco, ancora sospettoso. “Questo non è un - lavoro da Auror, vero?” 

“Cazzo, no!” disse Harry, preso in contropiede. “Non sono - non sono un Auror”.

“Ma sei un consulente”, Draco ribatté, al che Harry scosse il capo. “Non proprio”, disse piano. “Non più. Io - non me la cavo bene con, sai, i combattimenti”. 

Draco lo studiò per un lungo momento e poi annuì. “Il mio turno finisce tra un’ora”, disse ed Harry sorrise e lo aspettò all’ingresso. 

“Dove vuoi andare?” chiese Draco, forse con troppa foga perché ora era di nuovo sospettoso, quando si incontrò con Harry. “In nessun posto magico”, disse. Harry annuì. Anche lui stava dalle parti babbane. 

Era strano, materializzarsi con Draco in un tranquillo angolo di Canary Wharf, dove Draco conosceva un bar. Entrarono insieme e si sedettero e intrattennero una conversazione perfettamente civile riguardo a tutte le cose che piacevano a Harry e, alla fine, chiese a Draco se lo voleva rifare.

“Potter”, disse Draco ed esitò, cercando gli occhi di Harry per un lungo momento. “Tu - ne sei sicuro?” 

“Perché no?” chiese Harry, leggermente perplesso dall’intensità strana di Draco. 

“Ero una orribile testa di cazzo con te a scuola”, disse Draco con voce molto bassa. 

“Mi piacciono le orribili teste di cazzo”, rispose Harry e non era nemmeno sicuro di cose volesse dire con ciò. 

Draco fece una risatina e sorrise; un piccolo e onesto sorriso che Harry non gli aveva mai visto fare prima. 

“Non ne dubito”, sospirò Draco e si mise d’accordo per incontrarsi di nuovo con Harry la settimana seguente alla stessa ora.

 

*** 

 

La volta seguente andarono a prendersi una birra anziché un caffè e poi decisero di andare anche a cena e poi andarono in un altro pub dove presero un’altra birra.

Draco indossava una camicia blu che gli stava bene - Harry non ne era sicuro. Dio. Davvero, davvero bene e Harry poteva ammettere che era davvero figo. Smettila, continuava a ripetersi, ma era difficile. 

Draco gli stava raccontando un po’ delle sue ricerche e Harry provò ad ascoltare, cercò di capire di cosa stesse parlando anche se non era facile per lui. Le sue conoscenze basiche sulla magia teorica erano basse, ma annuiva, e fece addirittura un paio di domande e sperò che Draco non notasse la sua poca conoscenza.

“Cosa fai se non fai il consulente?” chiese Draco e Harry scrollò le spalle. 

“Ad essere onesto, non tanto”, ammise. “Non - non sono sicuro di quello che voglio fare. Preferibilmente qualcosa che non richieda interagire con le persone, perché non - mi piace”.

“Questo è evidente da quanto ricordo”, disse Draco ma c’era un luccichio nei suoi occhi. Harry soffiò. 

“Mi sento oppresso”, ammise. “Dall’attenzione. Delle persone, non so. Loro - mi toccano. O mi raccontano storie di guerra e io… Non lo voglio”.

Gli occhi di Draco era pieni di comprensione, quando annuì. “Capisco”, disse e cambiò discorso parlando del quidditch e Harry sentì improvvisamente di poter tornare a respirare con più calma.

 

***

 

Più tardi si chiese, se non sarebbero diventati buoni amici senza quell’incidente riguardante il sesso. Probabilmente no. Forse sì. 

Harry uscì un sabato sera e per la prima volta portò a casa un ragazzo. C’erano delle cose a Grimmauld Place che non avrebbe potuto spiegare, ma i due si sono baciati tutto il tempo lungo la salita delle scale ed Harry era davvero ubriaco per cui non si preoccupò delle conseguenze.

Era anche la sua prima volta, ma non lo disse al ragazzo. Harry avrebbe potuto ammettere a sé stesso che non solo non aveva esperienza, ma anche che era del tutto disinformato e quindi non aveva il lubrificante e nemmeno il ragazzo ma comunque andarono avanti, perché Harry pensò che sarebbe stato bene.

E lo era stato in un certo modo. Il dolore era accecante, ma era anche dolce, una sorta di mix che fece sentire Harry come se stesse abbandonando il proprio corpo. Quando il ragazzo trovò la sua prostata, le dita dei piedi di Harry si incurvarono e il suo corpo si tese ed era così bello vivere quel momento, essere solo il ragazzo che si faceva scopare da un altro ragazzo. 

Quando il ragazzo uscì e vide che Harry si era squarciato, allora be’, non era più così bello. 

“Merda, mi dispiace così tanto!” disse il ragazzo e insistette per controllare, ma Harry lo accompagnò fuori e gli assicurò che ci avrebbe pensato lui e lo mandò via. 

Andò a dormire, ma si svegliò con un terribile, terribile dolore nel culo e altro sangue sulle lenzuola e, dato che era un idiota, andò a controllare i rischi del sesso anale scoprendo immediatamente di aver subito una perforazione al colon. 

Harry non capiva davvero perché i maghi non potessero ricevere i trattamenti dagli ospedali dei Maghi, ma sapeva abbastanza da capire che non poteva andare in un ospedale babbano. Ma non poteva nemmeno andare al San Mungo, perché poi sarebbe finito sui giornali e Harry non era pronto. Non lo aveva nemmeno detto a Hermione o Ron, del fatto che gli piacevano gli uomini.
La soluzione era comunque mortificante, ma non è che avesse scelta.

Draco lo guardò confuso inizialmente, poi leggermente arrabbiato e infine preoccupato quando Harry lo contattò attraverso il camino. “Ti prego”, disse Harry. “Non voglio - Non voglio che la stampa parli di questo. Io non - non voglio ancora che diventi pubblico”. 

“D’accordo, Harry. Fammi passare”, disse Draco, arrivando con una maglietta sgangherata e un paio di pantaloni col cavallo basso. Non si era nemmeno preoccupato di mettere delle scarpe, indossava le ciabatte. 

“Non hai usato il lubrificante?” chiese, un po’ incredulo e Harry scosse il capo. 

“Era la tua prima volta?” chiese Draco, mentre faceva sdraiare Harry sul letto. 

“Ehm”, fece Harry cercando di non morire per la vergogna che provava.

“Te lo chiedo perché è piuttosto normale avere uno strappo ai primi tentativi”, disse Draco, gentile. “E se non è per quello, potrebbero esserci altre cause. Non sto cercando di imbarazzarti”. Harry annuì senza guardarlo. 

Draco non fece altre domande, ma Harry sapeva che lui sapeva; dell’inesperienza di Harry, della sua stupidità, del suo disperato desiderio di avere qualcuno, del perché Harry non fosse abbastanza coraggioso da ammettere a quel ragazzo che si stava per prendere la sua verginità e dirgli di andarci più piano. 

Harry si raggomitolò ma Draco non disse altro, si limitò a passare le mani sulla coscia di Harry. 

“Piega le gambe al petto”, disse e Harry obbedì, provando disperatamente a ignorare il fatto che fosse nudo dalla vita in giù per esibire il suo maledettissimo culo a Draco Malfoy. 

“Shhh!” disse Draco come se sapesse che Harry non se la stava cavando granché in quel momento, e un morbido incantesimo colpì Harry portandolo a rilassare subito l’apertura. Draco si lubrificò le dita e, con attenzione, la allargò prima di usare la bacchetta per ricucire la pelle all’interno. 

“Solo uno strappo, Harry. Ci aggiungerò anche un balsamo emolliente”, disse penetrandolo con un dito e Harry sentì… Non era molto sicuro di cosa sentì. Non aveva fatto chissà che e non aveva alcunché di sessuale, però comunque lo fece sentire bene, sicuro, se lo faceva Draco. 

“Ecco fatto”, disse Draco, tranquillo. “Non praticare sesso anale nelle prossime 24 ore. E lascia che ti compri una copia sul sesso sicuro per i maghi. È un libro americano ed è piuttosto - be’ - informato. Puoi anche evocare del lubrificante, sai”. 

“Okay”, disse Harry senza guardarlo e Draco gli spostò i capelli dalla fronte quando tornarono al piano inferiore.

“Ci vediamo tra due giorni”, disse il biondo. Harry lasciò andare il respiro che non si era nemmeno accorto di aver trattenuto. “Voglio provare i Lahmacun di quel posto dove siamo passati la scorsa settimana. Offri tu”. 

“Neanche per sogno!” rispose Harry, scherzosamente e Draco sorrise, avvicinandoglisi di un passo e tirandolo in un abbraccio. 

“E vedi di non strapparti di nuovo il buco del culo”, gli sussurrò ridendo, mentre Harry cercava di spingerlo via a pugni. E fu così che diventarono amici. 

 

***

 

“Dovremmo parlare della guerra?” Harry chiese alcune settimane dopo e Draco lo guardò, tranquillo.

“Se tu lo vuoi”, disse. “Se ne senti il bisogno, allora sì, certo che possiamo. Mi piacerebbe - dirti alcune cose, qualche volta. Ma non dobbiamo parlarne solo per parlarne”. Esitò qualche istante prima di tirarsi su la manica mostrando a Harry il Marchio. “Finché sei a posto con questo che c’è sul mio braccio e finché sai che mi pento profondamente di averlo preso”, aggiunse, lentamente e Harry annuì. 

Ci vollero anni a Harry per capire che avrebbe dovuto chiedere dovremmo parlare delle nostre famiglie? 

 

 ***

 

Andarono a quidditch insieme, andarono a volare insieme, cenarono e pranzarono e presero il caffè insieme. Draco comprò a Harry un libro sul sesso gay che il moro non aveva mai letto. Harry comprò a Draco un furetto di peluche che il biondo cercò di infilargli in bocca. 

Uscirono insieme e Harry potè assistere allo straordinario appealing che aveva Draco nei gay club babbani che frequentarono. Harry aveva molti meno spasimanti e si sentiva a disagio nel baciare o pomiciare davanti a Draco, ma Draco gli mostrava un sorrisetto malizioso che faceva sentire Harry un po’ stupido a cedere, ma pomiciarono con svariati altri ragazzi. 

“I tuoi lo sanno che sei gay?” chiese Harry una mattina alle cinque mentre tornavano a casa e guardavano il sole spuntare lentamente dipingendo il cielo di rosa e rosso. 

Draco fece pochi altri passi poi si fermò afferrando il braccio di Harry. “Possiamo”, iniziò bloccandosi nuovamente. Alzò lo sguardo verso il cielo per un momento, esitante. “Andare da qualche parte?” continuò. “Un parco o qualcosa?” 

Erano vicini a Grimmauld Place perciò Harry lo portò a un piccolo parco lì vicino con delle giostre malmesse che nessun bambino aveva mai usato. Si sedettero e guardarono le due altalene; una era rotta e l’altra intera.

“Lo sanno”, disse Draco dopo che ebbero fissato le altalene per un po’. “Non mi sono mai interessato alle ragazze. La mia prima cotta era stata per il fratello maggiore di Gregory Goyle quando avevo otto anni”. 

“Non sapevo avesse un fratello”, fece Harry perché la voce di Draco era distante e dire quello era meglio che fare altre domande. 

“È andato a Durmstrang”, aggiunse Draco. “È tipico tra le famiglie purosangue mandare il primogenito a Durmstrang e quelli più giovani a Hogwarts”. 

Harry esitò sospettoso, riflettendo che forse non avrebbe dovuto chiedere -

“Non disturbarti nel chiedere”, lo anticipò Draco in tono morbido. “Ti spiego. Mio padre era a favore nel mandarmi a Durmstrang, ma mia madre non voleva. Non so perché; diceva che mi voleva più vicino a casa, ma con i metodi di viaggio che abbiamo, Durmstrang non è così lontana. Penso che fosse spaventata che Durmstrang sarebbe stata troppo per me e probabilmente aveva ragione. Riesco a malapena a sopportare Hogwarts così com’è”. 

“Oh?” esclamò Harry, più che altro per dire qualcosa. 

“Ero terrorizzato”, continuò Draco, il tono questa volta molto più morbido. “Andare a Hogwarts ed essere considerato - strano. Mio padre si arrabbiò moltissimo quando il fratello di Goyle si lamentò del fatto che lo fissassi e gli toccassi la mano e fossi così appiccicoso. Mi disse che peccavo di - decoro. Mia madre mi disse che potevo essere me stesso ma solo con la famiglia. Per il mondo esterno dovevo essere - diverso. Più controllato. Talentoso e superiore a chiunque altro. Non hai idea come - che cosa lui - come era brutto quando tornavo a casa anno dopo anno secondo a Gran - Hermione”. 

“Non lo sapevo”, disse Harry e si sforzò di non pensare a cosa poteva fare a Draco un Lucius insoddisfatto, si sforzò di non ripensare a Draco a undici anni, così piccolo e biondo, con quella piccola faccia appuntita.

“Non potevi”, fece Draco piano. “Tornando alla domanda, se volevi sapere se approvano… Be’, no. Mio padre era - Penso che la parola mascolinità tossica fosse stata inventata per lui. Mi amava e mi confortava e mi coccolava finché non sono andato a Hogwarts e poi si aspettò che fossi - cresciuto. Un giorno mi leggeva un libro facendo tutte le voci per ogni animale diverso che c’era nel libro e il giorno dopo nemmeno mi dava il bacio della buonanotte. Mia madre aveva già iniziato a piangere per me e per la mancanza di eredi quando avevo otto anni. Mi diceva che mi voleva bene ma solo se - portavo a termine i miei obblighi. Avevo un contratto matrimoniale con la famiglia Greengrass che sono riuscito a sciogliere solo l’anno scorso portando la prova che mi piacciono gli uomini in un piccolo ufficio nell’ufficio degli Indicibili”. 

“Stai scherzando, vero?” disse Harry e Draco sorrise. Ma sembrava doloroso. Sembrava terribilmente infelice. 

“Poi”, disse Draco e prese un grosso respiro e poi un altro e ancora un altro. “Poi - merda”. 

“Draco?” chiamò Harry, con molta cautela. La mano di Draco fremette nel suo grembo e Harry volle - stringerla forse, per tenerla ferma, per fargli capire che lui era lì - ma… Era qualcosa che le persone facevano? Andava bene se si fosse allungato e -

Draco gli prese la mano, senza guardarlo e Harry la strinse, forte.

“Poi mia madre si uccise”, disse Draco, piano. “Circa undici mesi dopo che tu hai ucciso Voldemort”. 

“Cosa?” Harry sussurrò e Draco annuì. “Ingoiò una pozione”, spiegò con una voce terribilmente disinteressata. “La ingoiò tutta e si stese nel suo letto e il mattino dopo era morta”. 

Harry lo fissò e Draco lo fissò anche lui e poi tutta la sua faccia si corrucciò prima di chiudere gli occhi. Nessuna lacrima scivolò però. Harry continuò a tenergli la mano e si mosse attentamente per unire le loro gambe. 

“Mi dispiace”, disse Harry e Draco scosse il capo. 

“Lo ero anche io”, fece. “Così tanto. Per un’intera giornata, finché non trovammo due lettere di addio, una per me e una per mio padre. Nella mia dichiarava che semplicemente non ce la faceva più. La disgrazia dopo Voldemort. I sogghigni e i sussurri. La disgrazia dell’avere un - omosessuale come figlio, come disse lei”. Il suo viso si corrucciò di nuovo; ancora nessuna lacrima, notò Harry e qualcosa nel suo petto lo ferì come un pezzo di metallo rotto che lo perforava da parte a parte.

“Che non avrebbe mai avuto dei nipoti”, Draco continuò con una voce così soffocata che Harry ne soffrì. “Che era così delusa del fatto che io stavo buttando all’aria tutti i suoi sacrifici solo per soddisfare - sai, il desiderio. Il sesso. Quello che è. Non pensava nemmeno che potessi avere una relazione o qualcuno da amare o qualsiasi cosa potesse farmi rinunciare a questa parte di me”.

“Mi dispiace così tanto, Draco”, Harry disse di nuovo; non sapeva cos’altro poteva dire.

“Lo ero anche io”, ammise Draco. “Io - per alcune settimane e mesi feci cose stupide. Mi sono diplomato e - ho vagato in giro e ho fatto un errore orribile. E poi mio padre mi fece sedere e mi disse che non voleva che io - che mi voleva felice. Che gli dispiaceva per le cose che mi aveva scritto mia madre. Che gli dispiaceva avermi permesso di leggere la lettera prima che lo facesse lui. Che - gettava vergogna sulla sua memoria e sull’essere mia madre con quella lettera”. 

“Questo è - bello da parte sua”, disse Harry decidendo di non pensare a quanto gli facesse strano pensare a Lucius Malfoy come padre.

“Mi - aiutò molto”, sussurrò Draco. “Mi fece - Mi sono iscritto al tirocinio come guaritore. Ho iniziato ad andare in terapia. Ho esorcizzato un sacco della mia omofobia interiore e due anni dopo sto bene con me stesso. Mi piace - essere gay. Non è più un problema per mio padre”. 

“Ne sono contento”, disse Harry sincero. Rimasero seduti in silenzio per diverso tempo. 

“E cosa mi dici dei tuoi parenti?” chiese Draco. I palmi di Harry iniziarono a sudare.

“Non ne ho”, disse a bassa voce.

Draco inarcò un sopracciglio nella sua direzione. “Pensavo fossi cresciuto coi tuoi parenti babbani”. 

Harry fissò le loro mani unite, ascoltando il proprio cuore che batteva come al galoppo nel suo petto. 

“Non li vedo”, disse. “A loro non importa quello che faccio. Non li ho visti da - quando ho compiuto 17 anni”. 

“Perché no?” chiese Draco, dolcemente. Harry inspirò. 

“Pensavano che fossi strambo perché sono un mago”, sussurrò. “Quindi… A loro non è mai piaciuto - pensano che essere gay sia innaturale. Non penso che loro - reagirebbero bene. Non gli piacerebbe continuare a vedermi, sai. Loro - Noi non ci vediamo”. 

“Mi dispiace”, disse Draco e strinse la mano di Harry.

 

*** 

 

“Questo,” esordì Draco “È del tutto fuori di testa. Come può piacerti Mourinho più di Guardiola? Mourinho è un uomo malato e pazzo, Harry. Sono sicuro che abbia dei sotterranei pieni di orribili e oscuri segreti”.

“Oh, davvero”, ritorse Harry con veemenza. “Io sono stato nei sotterranei pieni di orribili e oscuri segreti, lo sai. Il che fa di me un esperto. Il che mi permette di dirti questo: Guardiola è sopravvalutato”. 

Draco gli tirò addosso un tappo di bottiglia. “Tu non sai niente!” disse e ridacchiò quando lo spinse contro il divano.

“Sono un po’ ubriaco”, ammise Harry ritrovandosi col viso schiacciato tra la cassa toracica di Harry e il divano. 

“Hm”, fece Draco pettinandogli i capelli. “Vuoi un’altra birra?” gli chiese e Harry annuì. 

“In quali sotterranei sei stato?” chiese Draco. Harry non pensò prima di rispondere. “Nei tuoi”. Draco si irrigidì sotto di lui. 

Harry si sedette. Draco non lo stava guardando. 

“Scusa”, fece Harry dopo un momento. Draco chiuse gli occhi e ondeggiò finché Harry non scivolò via da lui. 

“Penso che sia il caso che me ne vada”, disse Draco, estremamente piano. Stava ancora evitando lo sguardo di Harry. 

“Ti prego”, disse Harry. Il suo battito cardiaco aveva accelerato ed era ubriaco, e non voleva che Draco se ne andasse. Era così insopportabilmente solo senza Draco. Era così insopportabilmente solo in quella grande, oscura casa dove nessuno veniva mai a visitarlo perché era uno sciattone sudicio e sporco, pieno di problemi e infelicità.

Draco si fermò e finalmente alzò lo sguardo su Harry. 

“Mi dispiace”, ripetè Harry non sapendo che altro dire. “Solo - Vuoi un’altra birra?” 

“Mio padre ti ha quasi ucciso”, disse Draco come se se lo fosse appena ricordato; sembrava inorridito. “Ti ho fatto rischiare la vita più di una volta a Hogwarts e io - Io l’ho semplicemente scordato. Volevo che questo funzionasse, ma - Harry. Non può. Non serve che ci prendiamo in giro sul fatto che non funzionerà”. 

Era il turno di Harry di spostare lo sguardo da un’altra parte, e Draco allora si allontanò davvero, attraversò l’ingresso verso l’uscita. Harry si lasciò andare contro i cuscini e cercò di espirare, ma invece si ritrovò a singhiozzare, un solo piccolo singhiozzo nella moltitudine di singhiozzi che sentiva dentro di sé. Bloccò il suono il più velocemente possibile, si morse le nocche. Ma Draco lo aveva sentito e lo aveva chiamato e i suoi passi erano tornati indietro e Harry non riusciva a guardarlo perché i suoi occhi erano caldi e bagnati, e non voleva vedere. 

“Hey”, sussurrò Draco di fronte a lui, e mani calde lo raggiunsero e gli presero il viso, scivolarono trai suoi capelli, glieli tirarono indietro per liberare la fronte. “Ti prego, no, Harry. Ti prego, non piangere”. 

“Sei il mio migliore amico”, Harry sentì la propria voce pronunciare e subito si morse forte il pugno  nuovamente, orripilato. 

“Questo è - Harry”, Draco disse impotente. Harry cercò di divincolarsi dalla sua presa, ma Draco gli si inginocchiò di fronte e lo cullò avanti e indietro, tra le proprie braccia. La testa di Harry cadde contro la sua spalla, contro il suo collo ed era il posto migliore dove nascondersi. 

“Shhh”, sussurrò Draco nel suo orecchio e Harry ci provò; provò tantissimo a non iniziare a piangere.

“Shhh”, Draco ripeté. “Sono qui. Va tutto bene. Va bene se devi lasciar andare. Va bene”. 

“Ti prego”, disse Harry, la sua voce che si rompeva nel mezzo, sussultando. Draco lo abbracciò più stretto. 

“Stai bene”, gli disse. “Penso che prenderò un’altra birra. Se a te va bene. Ti va bene se resto, Harry?” Harry annuì, ma rimasero seduti l’uno tra le braccia dell’altro a lungo. 

*** 

 

Draco, come Harry scoprì, era un gran lavoratore.

Non avrebbe dovuto sorprenderlo, pensò, dopo aver trascorso diverso tempo ripensando ai loro anni a Hogwarts. Draco di solito arrivava subito dopo Hermione ed era migliore di lei in Pozioni ed Erbologia, e probabilmente anche in Difesa Contro le Arti Oscure. Se Harry ci ripensa, Draco diventava teso quasi quanto lei durante gli esami, studiava per ore, non preoccupandosi nemmeno di infastidire Harry.

Durante il suo tirocinio, Draco si sedeva e leggeva tutte le sere. Non si intratteneva molto con altre cose, ma leggeva e prendeva note e praticava con la magia. Leggeva libri di psichiatria babbani anche e tutti gli articoli scientifici più complicati che Harry non sperava nemmeno di riuscire a capire. 

Ciò lo faceva sentire una specie di idiota. 

Erano nell’appartamento di Draco un giorno; Draco aveva accanto a sé una tazza di caffè fumante ed era sprofondato nella lettura di un libro così vecchio che Harry si sorprendeva che non stesse cadendo a pezzi. Harry non aveva nulla con cui tenersi occupato; stava sdraiato sul divano con i piedi nel grembo di Draco che glieli grattava ogni volta che si chinava per annotare qualcosa o bere il suo caffè. 

“Mi annoio”, si lamentò Harry. Draco non lo guardò nemmeno, si limitò ad annuire con la testa nella direzione della sua libreria straripante di libri. “Prendi quello che vuoi”, disse e Harry sospirò e non si mosse.

“Non sono così bravo a pensare”, disse, al che Draco ridacchiò e disse con falsa serietà: “Non ne sono affatto sorpreso”. 

Harry gli tirò un calcio, leggero, e Draco continuò a leggere mentre Harry continuò a pensare.

“Non mi era permesso fare i compiti prima di Hogwarts”, disse dopo un momento. “Provavo a farli di notte, ma era difficile. Mi ci vollero anni per imparare a scrivere”.

Draco non alzò lo sguardo, ma strinse la caviglia di Harry.

“Se prendevo voti migliori di Dudley mi davano uno schiaffo”, Harry ammise, parlando molto piano. “Non mi piaceva studiare. Non so come fai a stare seduto e lavorare così tanto, io non ho la pazienza”.

Draco bevve un altro sorso del suo caffè e continuò a strofinare la caviglia di Harry sempre senza guardarlo. 

“Imparare è divertente”, disse. “È un’abilità. Puoi imparare a migliorarlo. Imparare rende il tuo mondo più grande, sai. È ingiusto impedirlo a un bambino”.

“Hm”, disse Harry e Draco tornò al suo libro. 

 

***

Quando Thomas lo lasciò dopo quattro mesi, Harry andò a trovare Draco. 

Tra tutti i suoi amici, Draco era l’unico a sapere di Thomas. Era con lui nel bar quando Thomas era arrivato, aveva fatto l’occhiolino a Harry e gli aveva chiesto se poteva offrirgli una birra. Era uno studente universitario babbano con i capelli castani e gli occhi marroni, e a Harry piaceva quanto fosse arguto e seducente. 

Avevano trascorso dei bei momenti. Fare sesso regolarmente è stato fantastico per Harry; avere qualcuno che si svegliava accanto a lui era bello. Harry aveva le coccole e i baci e li amava, li bramava. Aveva cambiato molto di Grimmauld prima di chiedere a Thomas di venire la prima volta e aveva funzionato perfettamente, perché Harry era un po’ spaventato nel parlargli del Mondo Magico. 

E poi, una mattina di sole, Thomas aveva guardato Harry, gli aveva dato un colpetto sul braccio e gli aveva detto che secondo lui non avrebbe funzionato. 

“Perché no?” aveva chiesto Harry, scioccato e ferito. 

“Dai, Harry!” disse Thomas. “Intendo, non è che tu ti impegni così tanto. Sei stato distante per tutto il tempo”. 

“Che cosa intendi?” chiese Harry. La sua bocca era orribilmente secca, e sembrava sciocco che solo lui potesse sentire il proprio cuore battere da quanto scalpitava.

“Non prendi mai l’iniziativa”, rispose Thomas, una smorfia dolorosa sulla bocca. “Se io non ti baciassi o ti chiedessi di scopare o non ti coccolassi, semplicemente non faremmo nemmeno queste cose. Quando ti avevo detto che stavo pensando di fare finalmente coming out con mio fratello non ti sei nemmeno offerto di venire con me. Non mi chiedi mai cose personali. E va bene; abbiamo solo bisogno di cose diverse. Non posso stare con una persona emotivamente apatica e tu probabilmente hai bisogno di più distanza. Quindi è meglio chiuderla qui, prima che peggiori, non trovi?” 

Harry annuì, meccanicamente e Thomas sospirò. “È un po’ patetico che tu non riesca nemmeno a guardarmi negli occhi”, disse. “Ed è chiaramente strano come tu gestisca la cosa del - contatto fisico. Magari lavoraci su prima del prossimo ragazzo”. 

E con quello, se ne andò. 

Harry si sedette sulla sedia della cucina con un colpo e non si alzò per un lungo periodo.

Draco si stava vestendo quando Harry gli suonò, realizzando che stava per dirigersi al lavoro. Conosceva gli impegni di Draco ormai e stava per tornare a casa, ma Draco lo prese per un braccio con la propria mano calda.

“Stai bene?” gli chiese e Harry scrollò le spalle. 

“Pensi che io sia emotivamente distante? “ chiese, e Draco lo guardò per un lungo, lungo attimo.

“Te lo ha detto Thomas?” chiese con attenzione. 

Harry annuì. “Mi ha lasciato”. 

“Mi dispiace”, disse Draco sincero. Harry scrollò le spalle nuovamente. 

Guardò Draco che riprese a vestirsi, seduto sul suo letto, completamente svuotato. 

“Sono strano riguardo al contatto fisico?” chiese, e Draco smise di annodarsi la cravatta e gli si sedette accanto. 

“Sì”, disse semplicemente. “Ma se ti ha fatto sentire come se ciò fosse un problema e se quella è la ragione per cui secondo lui sei emotivamente distante, allora è soltanto stronzo”. 

“In che senso sono strano riguardo al contatto?” chiese Harry. Voleva soltanto rannicchiarsi da qualche parte e non guardare mai più un’altra persona, ma - Ginny aveva detto una cosa simile. Harry doveva saperlo in modo che - non potesse più sentirlo di nuovo. 

Draco gli porse la mano e Harry la prese dopo un momento. Draco ribaltò i loro palmi e baciò la mano di Harry; Harry trattenne il fiato. 

“Ti ci focalizzi troppo”, spiegò Draco. “Sei molto esitante nel prendere l’iniziativa. O ti irrigidisci o diventi molto attaccato”. 

Harry cercò di lasciargli la mano; Draco strinse di più la presa.

“Ed è molto offensivo fartelo notare come ha fatto lui”, disse Draco. “Senza nemmeno averti chiesto perché lo fai. Senza nemmeno aver provato a parlarne tra voi per aggiustarlo. Farti sentire come se la rottura fosse solo colpa tua”.

“È okay”, disse Harry. Si sentiva molto stanco. 

“Non lo è”, disse Draco. “Non quello che ti ha detto. Non che tu non abbia abbastanza contatto fisico”.

Harry provò ad allontanarsi da lui, ma Draco gli teneva ancora la mano. 

“Da quanto tempo qualcuno non ti tocca, Harry?” chiese Draco, la voce più dolce che Harry gli avesse mai sentito. Era bassa e calmante e così confortante, e Harry avrebbe voluto avvolgervisi come fosse un lenzuolo. 

Rabbrividì. Draco gli lasciò andare la mano solo per avvicinarsi di più a lui e circondarlo con un braccio. 

Harry poteva rifiutarlo ovviamente ma era - così stanco. 

“Nessuno mi ha mai toccato”, disse e Draco lo abbracciò ancora più stretto. “E quando eri un bambino?” gli chiese.

“Non gli piacevo”, rispose Harry. “Loro - ero un mago, Draco”.

“Lo so”, disse Draco e si fece più spazio nel letto, trascinò Harry con sé e lo fece stendere sopra il proprio petto. Entrambe le braccia di Draco erano attorno a lui e si stava - così bene.

“Ero solo”, sentì dire alla propria voce.

“Certo che lo eri, tesoro”, sussurrò Draco. “Che altro potevi essere?”

“Il mio primo ricordo è quando avevo chiesto un abbraccio che non mi era stato dato”, disse Harry e si chiese se per caso Draco non gli avesse lanciato un incantesimo che lo facesse blaterare in quel modo. “Desideravo soltanto un abbraccio quando avevo compiuto quattro anni, non volevo altri regali perché sapevo che non li avrei ricevuti. Avevo una felpa che mi avvolgevo attorno durante la notte, più stretta che potevo. Quando Hermione mi ha abbracciato la prima volta, ho vomitato nel bagno. Io sono - Draco, Io -“. 

“Sei al sicuro”, disse Draco. “Sei qui con me. Stai bene. Respira”. 

“Non voglio che se ne vada”, disse Harry. “Non voglio che lui - Non voglio essere da solo. Ti prego, io non voglio -“.

“Harry, shhh”, disse Draco. “Non devi stare da solo, tesoro. Stai con me. Non permetterò che tu stia da solo”. 

“Ti prego”, disse Harry e Draco fece sedere entrambi e guardò l’altro negli occhi.

“Resta qui”, gli disse. “Stenditi sul mio letto e fatti un pisolino. Ti darò una delle mie felpe e te la avvolgerò e poi, quando torno, ti abbraccerò, Harry. Non smetterò di abbracciarti nemmeno un istante quando torno. Lo puoi fare per me, per favore?” 

“Okay”, disse Harry. “Per te”. 

“Grazie, Harry”, sussurrò Draco e infilò Harry dentro una delle proprie felpe e gliela avvolse attorno, e quando tornò, lo avvolse tra le proprie braccia, proprio come aveva promesso e non lo lasciò andare per tutta la notte. 

“Sono fiero di te per avermi detto quelle cose ieri, Harry”, disse Draco la mattina seguente e Harry spostò lo sguardo sentendosi imbarazzato e sciocco. 

“Okay”, disse evitando lo sguardo di Draco che invece sbuffò una risata nasale. 

“Sei carino quando ti imbarazzi”, disse e allora Harry si girò verso di lui mettendo il broncio. 

Draco sorrise ma poi la sua espressione tornò nuovamente seria. 

“Hai mai pensato di parlare con un professionista riguardo la tua infanzia?” chiese, e Harry scrollò le spalle. 

“Sì”, ammise. “Ma non lo so - Ho paura che la stampa possa scoprirlo. E non ci sono così tanti psicologi tra i guaritori da cui iniziare”. 

“Sì”, disse Draco. “Siamo orribilmente a corto di personale. Ma sei cresciuto tra i Babbani. Potresti parlare con un terapista babbano”. 

“Ho paura”, disse Harry alla propria tazza di caffè. Una mano calda si avvolse sulla sua. 

“Ti aiuterò io”, disse Draco. Harry scrollò le spalle. “Pensaci”, disse Draco. 

 

*** 

 

“Voglio chiederti una cosa”, disse Draco alcune settimane dopo. Il tempo era sereno ora, caldo e soleggiato e Draco aveva compiuto 22 anni non tanto tempo prima. Harry gli aveva comprato una torta e gli aveva regalato due vecchi libri che aveva desiderato ardentemente per settimane su qualcosa riguardante la magia di guarigione oscura. 

Gli aveva portato anche un cartonato a grandezza naturale di Ron che gli diceva che era un ragazzo favoloso ogni volta che Draco lo guardava. Aveva riso fino alle lacrime.

“Chiedi”, disse Harry. Erano stesi nel prato del piccolo giardino sul retro di Grimmauld Place, dopo la cena che Draco gli aveva preparato. 

“Probabilmente è una domanda delicata”, ponderò Draco. Harry sbuffò. “Questo non ti ferma di solito”, disse e Draco gli diede un calcio sulla caviglia. 

“Dove sono Ron ed Hermione?” chiese. Harry guardò verso le nuvole. 

“Incazzati con me per aver rotto con Ginny”, disse. “Incazzati con me per - perché non sto facendo granché della mia vita. Incazzati con me perché non mi sono trasferito con loro. Incazzati con me perché non gli dico dove trascorro le mie giornate. Incazzati con me per - più o meno tutto”. 

“Okay”, rispose Draco. “Che ne dici di fare pace con loro?” 

“Ho iniziato a darti fastidio con tutte le mie invasioni nel tuo tempo, vero?” rifletté Harry. 

Draco si appoggiò su un gomito abbassando lo sguardo sul moro.

“No”, disse e non si preoccupò di aggiungere altre rassicurazioni. “Ma posso dire che ti mancano tantissimo”.

“Sì!” Harry ammise.

“Quindi”, disse Draco. “Vai e fai pace con loro”.

“Okay”, disse Harry, e Draco si inchinò per poggiargli un bacio sulla guancia. 

 

*** 

 

Hermione iniziò a piangere il secondo esatto in cui aprì la porta e vide Harry dall’altra parte.

“Mi sei mancato così tanto”, disse e Harry soffocò la faccia tra i suoi capelli.

Ron lo abbracciò ancora più a lungo. 

“Non litighiamo mai più così”, disse Ron e tutti furono d’accordo. 

 

***

 

Il basso arrivava piuttosto rumoroso nelle orecchie di Harry; Ginny era impegnata a baciare un tipo. A Harry importava solo del drink che teneva in mano e del fatto che Hermione gli avrebbe di nuovo chiesto se aveva superato la questione con GInny. Gli importava solo che Ron gli avesse detto che per lui era ancora come un fratello; voleva solo continuare ad andare alle grigliate domenicali alla Tana.

Gli piaceva fingere di avere una famiglia. 

Harry sapeva di essere un sentimentale, ma Draco gli aveva promesso una cena di compleanno quella sera che aveva cancellato parlando di un’emergenza al lavoro. 

“Mi dispiace da morire”, gli aveva detto. “Rimedierò con una torta, okay? E un altro regalo”. Harry aveva detto che non era un problema. 

A Harry non importava; Harry non aveva perso ore di sonno pensando a come far accettare Draco ai suoi altri amici. Voleva così tanto che Draco piacesse a Ron ed Hermione che alle volte questo pensiero lo teneva sveglio la notte, immaginando come sarebbe bello se tutti loro fossero amici. 

Un’ora dopo però Ron lo stava portando al San Mungo perché era rimasto sdraiato in bagno del tutto inerte, svenuto nel suo stesso vomito. È stato così che Ron ed Hermione avevano scoperto che Draco era diventato amico di Harry e che lo era da un anno ormai. Harry era contento di non essere stato sveglio per vedere la scena.

La sua gola era infiammata quando si svegliò e la testa gli stava scoppiando e c’era un enorme macigno di paura sul suo stomaco. Draco era seduto accanto a lui, ancora nella sua divisa da guaritore. Si abbassò sulla fronte di Harry quando lo vide sbattere le palpebre mentre si svegliava e gli poggiò un bacio sulla tempia. 

“Cosa è successo, Harry?” chiese, affondando il naso nei suoi capelli, vicino all’orecchio, baciandolo lì. “Perché sei arrivato al punto da farti stare male, eh?” 

Il respiro di Harry si bloccò; Draco tirò su una mano e lentamente la passò sul petto di Harry. 

“Non lo so”, disse Harry e suonò terribile e rauco, e allora Draco si chinò ancora di più cercando di calmarlo. 

“Ti tengo io”, disse e Harry si addormentò con la sua calda mano sul proprio petto sofferente. 

 

***

 

La Gazzetta del Profeta scrisse un’enorme storia riguardo l’eroe della guerra steso nel suo stesso vomito in un locale babbano il giorno del suo compleanno, e Grimmauld si trasformò in un inferno; Harry non poteva mettere un piede fuori senza che i reporter lo circondassero. 

Draco arrivò con la Metropolvere da Harry dopo due giorni il rilascio dall’ospedale di Harry, gli lanciò un’occhiata e gli chiese di venire nel suo appartamento. 

“Solo fino a che il peggio non sarà passato”, disse, ma Harry - che ancora si sentiva orribilmente in imbarazzo - non voleva. Draco lo stuzzicò e lo lusingò e alla fine prese il polso di Harry tra le mani e disse: “Ti prego, Harry, non voglio che tu stia da solo ora”. 

“Okay”, disse Harry, il cuore che batteva più veloce. Non guardò Draco che gli agitò leggermente il pugno davanti e lo spinse verso il camino. Harry era grato che Draco facesse questo per lui, anche se aveva iniziato a sistemare Grimmauld perché aveva notato che Draco lo invitava da lui sempre più spesso; Harry si era assicurato di pulire i propri vestiti e di portare fuori la spazzatura e fare la spesa e per un po’ ha potuto fingere che fosse tutto normale e che vivesse in una casa del tutto normale. 

Poi però si ricordava di Sirius e di Remus e immediatamente tutto crollava di nuovo attorno a lui. 

Harry non aveva idea di come creare una casa; Draco ne aveva una gli piaceva avere il permesso di entrarci. 

Ritornati all’appartamento di Draco, Harry si buttò sul divano e guardò l’altro preparare la colazione in cucina. Era arrivato direttamente dal suo turno di notte; Harry sapeva che avrebbe mangiato qualcosa di leggero e che sarebbe andato a letto tra un’ora, dopo essersi fatto una lunga doccia per togliersi l’odore dell’ospedale. 

“Voglio un lavoro”, disse Harry un giorno quasi senza rendersene conto. Avevo letto commenti nel giornale di persone che non conosceva che dichiaravano che stava sprecando la sua eredità e i suoi talenti, non facendo niente. Aveva letto commenti di persone che dicevano che probabilmente era troppo incasinato per riuscire a tenersi un lavoro. Draco lo guardò dall’ingresso. 

“Allora trovane uno”, disse, ed Harry si immerse di più nel divano. 

“Pensi che potrei avere un lavoro da Babbani?” chiese Harry. “Ho sempre voluto costruire case. Potrei magari diventare un architetto”. 

Draco uscì dalla cucina con due piatti di panini e ne spinse uno verso Harry, prima di sedersi accanto a lui. I suoi gomiti erano appuntiti, e diede a Harry delle spintarelle finché non si trovarono seduti fianco a fianco, toccandosi dalla spalla alla gamba, una lunga linea di calore su parte dei loro corpi.

“Che altro volevi fare da piccolo?” chiese Draco. Harry diede un morso al panino, pensieroso. 

“Avere dei cani e addestrarli”, disse. Draco sorrise, un piccolo e dolce sorriso che fece sorridere anche Harry. “Diventare un calciatore famoso. Fare escursioni. Ne ho fatta una a scuola e non sono mai stato in mezzo alla natura in quel modo e mi è piaciuto. Ho provato a cercare posti così a Little Whinging, ma ho solo trovato parchi e mi sono arrampicato sugli alberi e sono caduto rompendomi una caviglia”.

“Come l’hai curata?” chiese Draco. 

“Zia Petunia non voleva portarmi in ospedale perché ero tornato a casa tardi, mi ci erano voluti anni a tornare indietro”, disse Harry. “Mi sono addormentato e alla fine, quando mi sono svegliato, era tutto a posto”. 

“Quanti anni avevi?” chiese Draco, molto piano questa volta.

“Penso otto. Forse nove”, disse Harry riflettendo. La gita era avvenuta quando aveva sette anni. Si ricordava ancora di un grande albero che li torreggiava quando avevano tirato tutti fuori il loro pranzo al sacco. Harry aveva ricevuto un toast secco e un pezzo di mela, ma non gli importava; aveva alzato lo sguardo in alto quando aveva finito più velocemente degli altri e aveva ascoltato le foglie dell’albero danzare al vento e si era sentito - in pace.

“Mi piacciono molto gli alberi”, disse Harry. Draco terminò il suo panino e si stiracchiò, posando la testa nel grembo di Harry. 

“Allora diventa un custode”, disse e Harry gli accarezzò la testa, appoggiando il piatto sul tavolino da caffè di Draco. 

“Che cos’è” chiese pettinando i capelli di Draco. 

“Qualcuno che si prende cura degli alberi”, Draco mormorò, sul punto di addormentarsi ora. “Alberi magici e foreste. Qualche volta anche gli animali e le creature. Ma ci sono foreste magiche che ne hanno pochi”. 

“Forse”, disse Harry. Il respiro di Draco rallentò. Sono molto stanco”, sussurrò. “Vai a dormire, allora”, disse Harry e Draco obbedì.

 

*** 

 

Dato che Harry stava da Draco, Ron ed Hermione lo raggiunsero lì. 

Harry sapeva naturalmente che anche lui sarebbe potuto andare da loro, ma voleva così tanto che fossero tutti amici che non si era nemmeno impegnato per andare a trovarli. 

Ron non era impressionato dall’appartamento di Draco. 

“Non per essere prevenuto”, disse facendo sussultare Harry. “ma - non sei l’erede più ricco di tutta l’Europa?”

“Mio padre è l’uomo più ricco d’Europa”, disse Draco. “Scusa se la mia paga da tirocinante non soddisfa i tuoi standard, Ronald”. 

Harry sussultò di nuovo. Hermione sembrava esasperata. Ron e Draco si fissarono. Poi Ron si aprì in un sorriso ampio anche se lentamente. 

“Quindi non stai nascondendo da nessuna porta una bottiglia di whiskey costoso?” gli chiese e anche Draco sorrise, ferocemente. “Fammi vedere cosa posso fare per te”, ritorse.

Due ore dopo, erano tutti piuttosto chiassosi. 

Ron e Draco stavano andando d’accordo ed Harry chiacchierò con Hermione che era nel mezzo di una prolissa filippica sul suo capo del Wizengamot dal quale aveva iniziato a lavorare solo tre settimane fa.
Harry annuiva, guardando perlopiù Draco. Lui e Ron sedevano sul pavimento, insultandosi a vicenda, quando a un tratto Draco scoprì Harry a fissarlo e gli lanciò un ghigno malizioso. “Hai visto qualcosa che ti piace, Harry?” chiese e con orrore Harry si sentì andare a fuoco. 

Hermione e Ron lo fissarono con la stessa identica espressione di rivelazione. 

“Vuoi condividere?” chiese Ron con forza.  

Draco sbuffò e Harry realizzò con improvviso shock che non gli aveva detto che Ron ed Hermione non sapevano del fatto che - a Harry piacessero gli uomini. 

Il suo respiro accelerò immediatamente. Le sue mani cominciarono a sudare. Voleva alzarsi e andare via. Era - non gli avrebbero più voluto bene. La loro relazione era già in bilico e ora - e ora Harry era una checca e - 

Le mani di Draco erano già sul suo viso. 

“Conta i bicchieri sul tavolo per me”, disse. “Ron, prendigli un bicchiere d’acqua. Harry, quanti bicchieri?” 

“Io - “, disse Harry e guardò i bicchieri. Ce n’erano sei. Harry non sapeva perché. 

“Sei”, disse e Draco annuì. “Bene, Harry”, disse. “Bevi la tua acqua”. Harry obbedì. Il panico passò velocemente dopo. Le mani di Draco stavano disegnando dei cerchi sul suo polso. 

“Che succede?” chiese Hermione mettendo la mano sulla schiena di Harry. Ron stava in piedi dietro a Draco, lo sguardo preoccupato sul volto di Harry.

“Mi disp-“, iniziò Harry ma Draco lo fulminò. “Mi dispiace si usa solo se hai fatto qualcosa di sbagliato”, disse, calmo. Rimasero tutti in silenzio. Harry voleva andare a letto e nascondersi da tutto. 

“Dirò semplicemente quello che penso stia succedendo”, disse Ron. “Se per te va bene, Harry”. 

Harry non riusciva a guardarlo, fissava la mano del suo Draco sul proprio polso. 

“Voi due state scopando”, disse Ron, tagliente come al solito. “No”, disse Draco. “Va bene”, disse Ron. “Harry però è gay. E sono abbastanza sicuro che lo sia anche tu”. 

Harry rabbrividì. Draco gli strinse il polso. Hermione disse, molto piano. “Harry, sei preoccupato che noi - non saremmo più tuoi amici sapendo che sei gay?” 

“Amico, lo sapevo sin da quando hai rotto con Ginny”, disse Ron. Hermione scosse il capo nella sua direzione. “Dai ad Harry del tempo, Ron”, disse. Lei non aveva bisogno di infastidire sulla questione. Harry non riusciva a dire una parola, tremava come un dannato. 

“Scusatemi”, disse Draco. “Ma penso, - Hermione, nel cassetto del bagno c’è un calmante. Puoi prendermelo?” 

Hermione tornò con il calmante velocemente. Harry voltò il capo quando Draco gli avvicinò la boccetta alle labbra. Non riusciva a bere niente. Non riusciva a emettere un suono; la sua gola si stava chiudendo terribilmente.

“Harry”, disse Draco, un debole rimprovero nella voce. “che succede, hm? Bevi questo e ti sentirai meglio”. 

Harry chiuse gli occhi, ma una singola lacrima scivolò lungo il suo viso. “Harry, idiota!” esclamò Ron. “Ti vogliamo bene. Non siamo arrabbiati perché ti piacciono gli uomini o perché hai rotto con Ginny o perché non hai trovato un lavoro”. 

“Siamo solo tanto preoccupati per te”, disse Hermione, massaggiandogli la schiena. “Sei stato così infelice. Ti sei ubriacato fin quasi al coma etilico. Vogliamo solo che tu stia meglio”. 

“Ti serve tempo, Harry”, disse Draco, calmo. “Non potevi essere te stesso da bambino. Poi sei arrivato a Hogwarts e hai iniziato a prepararti a uccidere Voldemort. Non hai avuto del tempo, ancora. È tutto molto intenso per te ora come ora, perché ti stai allontanando dal futuro che tutti si immaginavano per te, devi conoscere te stesso senza - qualche crisi. E questo va bene. Va più che bene. Non devi essere la persona che eri a Hogwarts. Puoi cambiare e crescere e diventare qualcun altro. Non essere duro con te stesso”. 

“Mi dispiace”, disse Harry, ma sembrò che si stesse soffocando e si morse la bocca per non dire altro. 

“Shh!” disse Draco catturandolo in un abbraccio e spingendogli la testa contro la propria piega del collo. 

Ron gli spettinò i capelli. La mano di Hermione era ancora sul suo braccio. 

“Sono un casino”, disse Harry e Draco ansimò. “Lo siamo tutti”, fece Hermione. “Ma abbiamo l’un l’altro. Lo supereremo insieme”. 

 

*** 

 

Ron tornò due giorni dopo con tre biglietti per i Cannoni di  Chudley. 

“Li ho avuti da Ginny”, disse, gli occhi che brillavano. “Giocano tra tre ore. Preparati perché non ce lo possiamo perdere”. 

“Non sono sicuro di voler essere visto a una partita dei Cannoni”, disse Draco, leggermente schifato. 

“Draco”, disse Ron. “Draco. Amico mio. Ascoltami. Non me ne frega niente. Io voglio che Harry ci vada. E dal modo in cui sta appostato in camera tua, non andrà se tu non ci vai. Quindi tu ci vai. Oh sì che ci vai. Ti costringerò se dovesse essere necessario”. 

“Davvero, Weasley?” disse Draco, un leggero scintillio maniaco nell’occhio. Harry allora uscì dalla camera.

“Lo sai come la penso sulle folle”, sussurrò. Il sorriso di Ron non esitò. Sembrava leggermente arrabbiato. 

“Una sola parola per te, Harry”, disse. “Trasfigurazione. Trasfigurati. E fanculo, andiamoci!” 

E infatti ci andarono. 

Le folle erano enormi e agitate ma non fecero alcun caso a loro sotto effetto di trasfigurazione. Ron urlò tantissimo, Draco entrò nello spirito. Harry lanciò una birra. 

I Cannoni vinsero; si ubriacarono tantissimo. Ron baciò Draco per “provare l’attrazione” e poi disse che non provava alcuna attrazione. Harry cadde dritto sul culo quando cercò di appoggiarsi a un lampione ma lo mancò; Draco rise talmente tanto che cadde anche lui. Ron li torreggiava, minacciando il lampione per non essere stato dove Harry pensava che fosse. Videro un gatto e si convinsero che fosse la McGranitt, perciò lo superarono con molta cortesia. Hermione era dovuta venire in soccorso e smaterializzarli tutti a casa; Ron e Draco volevano dormire nello stesso letto perché Harry era stato rude col gatto e quindi si addormentarono mano nella mano. Il mattino dopo, si pentirono immensamente di essere nati.
Tuttavia, Ron e Draco erano ancora amici ed Hermione imparò un incantesimo per i capelli da Draco e alcune settimane dopo Ron e Draco andarono al pub due ore prima per chiacchierare prima che Harry ed Hermione li raggiungessero ed Harry era così sollevato che avrebbe potuto piangere. 

 

*** 

 

“Penso di essere”, cominciò Harry guardando Ron voltarsi verso di lui per dargli la completa attenzione. 

Harry si stava concentrando intensamente sui piatti che stava asciugando con la magia dopo che Ron li aveva puliti. 

“Sì?” disse Ron ed Harry esitò prima di rispondere, con voce piccola. “Infelice. Per come sta andando la mia vita”. 

“Pensavo fossi più felice negli ultimi mesi”, disse Ron piano. “Pensavo che uscire con Draco - ti rendesse più felice”. 

“È così”, ammise Harry. “Ma - è solo che - voi tutti avete la vostra vita in ordine, e io - ci sto provando, Ron, ma -“.

“Harry”, disse Ron molto gentilmente. “Ti voglio bene anche se la tua vita non è in ordine. Lo sai che puoi chiedere aiuto per - lo sai, metterla a posto”. 

“Ho paura”, disse Harry inalando un po’ troppa aria. Tossì e spostò lo sguardo da Ron, ora più a disagio di prima. “Ho paura che possa non funzionare. Col ricevere aiuto. Ho paura che - che non cambierà niente”. 

“Non c’è modo di saperlo se non ci provi”, disse Ron. “Io continuerò ad esserci per te anche se dovesse non funzionare. Anche Hermione. Puoi prenderti del tempo per pensarci, se non ti senti pronto”. 

“Sì”, disse Harry. Finirono di lavare i piatti e si presero una birra sul divano distrutto di Ron mentre aspettavano Hermione. Harry finì col dormire da loro. 

 

***

 

Per il loro secondo anniversario di amicizia, come disse Draco, andarono a Parigi. Draco vi si doveva trasferire tra tre settimane. Harry non ci pensava. Non poteva pensarci. 

Harry non era mai stato all’estero, ed era carino, essere fuori con Draco e non essere osservato. I tabloid inglesi stavano speculando da tempo se i due si stavano frequentando ed Harry si era stancato di trovare reporter appostati ovunque per scattare loro le foto. Non aveva ancora fatto coming out al pubblico e ancora non era pronto. 

Draco parlava francese fluentemente e mostrò a Harry i dintorni come un nativo, facendo due passi sotto il sole lungo la Senna e si ubriacarono di vino, mangiarono formaggio scadente e si sedettero la notte tardi sul balcone, guardando le luci della città. Guardarono degli appartamenti insieme e Draco finì per affittare un piccolo appartamento con una piccola cucina, un piccolo balcone, una stanza e un piccolo salotto, ma la luce nell’appartamento era bella e si trovava in un’ottima posizione. 

Una sera Draco gli raccontò dell’anno con Voldemort mentre suo padre era ad Azkaban; di come la sua carne puzzava quando il Marchio gli aveva bruciato la pelle; come all’inizio fosse il Mangiamorte più apprezzato quando Voldemort ancora lo corteggiava, come gli ha fatto dire i segreti di famiglia; quello che Voldemort poi gli ha fatto quando era caduto in disgrazia. 

Harry aveva tenuto Draco quando questi aveva iniziato a piangere, ed era grato che Draco lo avesse fatto con lui in passato perché altrimenti Harry non avrebbe saputo come confortare qualcuno, anche se lo voleva, voleva così tanto che le cose funzionassero con Draco. 

Era stato a Parigi che Harry aveva realizzato quanto fosse irresistibilmente, persistentemente e fortemente innamorato di Draco. 

 

*** 

 

Quando Draco se ne andò, Harry si trovò ad annaspare per un po’. Parigi non era davvero lontana se si pensava ai metodi di viaggio dei maghi; Harry probabilmente sarebbe riuscito a smaterializzarsi fermandosi da qualche parte tra la Francia e la Gran Bretagna se ci fossero stati degli accordi sui confini. Stava iniziando a pensare di fare un po’ di pressione sulla questione. 

Draco lo aveva chiamato tutte le volte, attraverso la Metropolvere e sul cellulare. Si vedevano regolarmente. 

E ovviamente, Harry aveva pensato di chiedergli di uscire, ufficialmente. Lo avevano anche fatto, uscire. Ma l’idea di rovinare quello che avevano e poi non avere più Draco nella propria vita se avesse rovinato tutto lo faceva stare troppo male. Non riusciva nemmeno a pensarci. Quindi spinse via questo amore per Draco. Lontano, molto lontano. 

Iniziò a cercare informazioni sui lavori come Custode e scoprì che gli interessava, profondamente, intensamente. Venne aperto un posto in Scozia dopo che Draco se ne era andato da sei settimane e Harry fece domanda. Era l’unico candidato; e così semplicemente trovò un’occupazione e se ne innamorò

Le foreste lo calmavano. Faceva la ronda e faceva conoscenza con la foresta; faceva le ricerche e lavori di protezione, un po’ di lavori di amministrazione e poi ancora protezione. Si prese la pioggia e si perse e nessuno lo disturbò e Harry lo amava, amava, amava. 

Draco gli sorrise quando glielo disse. “Sono contento”. 

Hermione gli regalò 300 libri sul mantenimento delle protezioni delle foreste e Harry scoprì all’improvviso che gli piaceva leggere e fare le ricerche e tutte quelle cose. 

È stato in quel periodo di gioia che Harry aveva incontrato Steve. 

Era un mago Nato Babbano, cinque anni più vecchio di Harry e i due avevano iniziato a uscire piuttosto velocemente.

 

*** 

 

Draco non approvò Steve dopo averlo conosciuto, ma non disse il perché. Harry introdusse Steve a sempre più amici piuttosto velocemente perché Steve voleva che fossero dichiarati e orgogliosi nella loro cerchia di amicizie e Harry fu d’accordo. Era ora. Anche se la cosa lo rendeva nervoso da impazzire.

Draco tornava a Londra con regolarità, ma Harry smise di andare a Parigi. Vedeva Draco di meno, lo incontrava più spesso quando erano in compagnia perché a Steve non piaceva che Harry passasse del tempo da solo con Draco o Ron. 

Draco continuava a chiedere di vedere soltanto Harry, di uscire da solo con lui, lo tirò da una parte una notte dopo la cena di gruppo, lo abbracciò. Harry promise.

Steve fece una scenata a Harry a causa di quell’abbraccio e Harry finì per disdire con Draco un’altra volta. Andò avanti così; Harry, spaventato di essere di nuovo solo, faceva concessioni su concessioni a Steve. Non gli piaceva il sesso che facevano, non gli piaceva la possessività di Steve, non gli piacevano le sue richieste sui suoi orari quando voleva lavorare, ma non sapeva come tirare fuori l’argomento, come parlare di quello che voleva o aveva bisogno. Era meglio avere Steve piuttosto che non averlo; se Harry avesse chiesto quello che voleva, avrebbe rischiato di non avere più Steve e quindi taceva.

“Sono un po’ preoccupato per te”, disse Ron quando venne a trovarlo un giorno che Steve era al lavoro. “Harry, tu sei - okay, ascolta. Ho parlato con Draco”.

“Eh?” disse Harry. Ron tossì. “E Draco mi ha fatto notare che forse tu - che per te potrebbe essere difficile porre fine alle cose anche se non è quello che vuoi. Per il modo in cui, sai, sei - cresciuto”. 

“Okay?” disse Harry, il cuore che batteva all’impazzata.

“Harry, sei felice con Steve?” chiese Ron e Harry annuì. Ron lo guardò per un lungo momento e sospirò.

Harry era un idiota.

Si frequentarono per sei mesi. Poi Draco tornò per le vacanze di primavera e tutti loro uscirono in un pub, Harry e Steve, Ron ed Hermione, Draco, Luna, George, Ginny, Dean e Seamus, Neville e Hannah.

Era stato bello, se Harry ignorava i rimproveri di Steve, quanto fossero tutti imbarazzati per lui e le cose che diceva. Harry andò al bagno a un certo punto e beccò Draco e Ron impegnati a sussurrarsi cose riguardo a lui e li accostò, appostandosi come faceva ai tempi di Hogwarts. 

“Capisco perché tu stia dicendo che Harry gli deve impedire di intromettersi nel suo libero arbitrio, ma merda, Draco!” sibilò Ron. “E se non lo fa? Se non può? Se mia sorella non lo avesse lasciato, ora sarebbero sposati. Lui non ha - non lo so, amor proprio in questo senso”. 

“Non si è mai visto soddisfatti i propri bisogni quando era bambino”, sussurrò Draco, furioso anche lui. “Ha un estremo bisogno di - contatto. Un senso di appartenenza. Poter chiamare qualcuno famiglia. Vorrei uccidere quell’inutile spreco di vita per essere un approfittatore del genere, solo per dargli il tormento. Deve essere orribile per Harry”. 

“Quindi”, disse Ron. “Lo arresterò. Gli metti del veleno nel cappotto e dichiariamo che voleva uccidere Harry. Facile e veloce. Lasciamolo marcire ad Azkaban”. 

“Harry andrebbe a visitarlo e cercherebbe di scagionarlo”, disse Draco. “Deve capirlo da solo, Ron”. 

“Se quello stronzo gli tocca anche un solo capello”, ringhiò Ron arrabbiato e Draco si sfregò una mano in viso nervosamente.

“Oh no”, disse Ron. “Oh no, Draco. Oh no, no, no, no. Non dire quello che sto pensando tu stia per dire”. 

“Non cambia nulla, a meno che non lo becchiamo sul momento, perché non lo sapremo se non allora”, disse Draco. “Dobbiamo essere - comprensivi. Fargli capire che non giudichiamo. Che lo amiamo nonostante tutto. Che lo aiuteremo anche se sussurra per chiedere aiuto. Non possiamo mettergli pressione, Ron. Sarebbe - comunque abuso. Finché non vediamo davvero il ragazzo usare la violenza su di lui - dobbiamo solo aspettare. Lasciamo che Harry capisca che ha delle opzioni”. 

“Fanculo!” sibila Ron, ora ancora più arrabbiato. “E quando lo vediamo essere violento? Possiamo ucciderlo allora?” 

“Sì”, disse Draco tetro. “Cazzo sì che lo uccidiamo. Lo uccidiamo senza pietà. Le cose che faceva  Bellatrix - non saranno niente in confronto”. 

“Bene”, disse Ron. “Fanculo. Odio sta cosa”. E tornarono indietro al tavolo. Harry li seguì alcuni minuti dopo, il cuore che batteva fortissimo. Steve gli sorrise gentile quando Harry gli si sedette accanto e gli stampò un bacio sul naso e Harry cercò di - rilassarsi. Andava bene. Andava tutto bene. 

Draco lo prese da parte quando erano tutti arrivati al punto di essere alticci. Circondò delicatamente il polso di Harry e lo guardò negli occhi. “Sembri infelice”, gli disse schietto. “Sembri molto preoccupato, Harry. Stai bene?” Harry mandò giù annuendo. 

Draco restò a guardarlo. “Meriti di essere felice, Harry”, disse, molto piano. 

Harry esitò, sentendosi diviso in due. Si agitò e Draco gli scrollò il polso, con attenzione. “Possiamo incontrarci e parlarne? Solo noi due? Hai continuato ad annullare i nostri appuntamenti. Per quasi quattro mesi”. 

“A Steve non piaci”, sussurrò Harry. Il naso di Draco si allargò e per un attimo parve completamente livido, prima di riprendere controllo della propria espressione. “Perché non gli piaccio?” Chiese con calma. Harry scrollò le spalle. “Okay”, disse Draco. “Ma se io ancora ti piaccio, allora - dovresti potermi vedere. Sei tu a decidere cosa fare del tuo tempo. Harry?” 

Harry era ancora senza parole quando Steve si mise in mezzo. “Scusate, devo rubare Harry”, disse cordiale, cercando Harry. “Vieni con me, tesoro, voglio mostrarti una cosa”. 

Harry conosceva quel tono. Lo aveva sentito solo un’altra volta, ovvero quando Steve lo aveva scopato senza lubrificante, senza protezione, dicendogli di prenderlo, schiaffeggiandolo in faccia quando Harry aveva cercato di fuggire via. 

Seguì Steve fuori dal bar, il cuore che martellava. Steve invase il suo spazio personale immediatamente. “Dovrei chiedergli di condividerti con me ora?” chiese. “Vuoi essere scopato da un Mangiamorte, Harry? Lo stai supplicando come la troia che sei?” 

Harry scosse il capo per dire no e Steve si avvicinò, chiudendo la propria mano attorno al polso dell’altro. Non era affatto come con Draco. 

La Materializzazione colse Harry di sorpresa; Steve li aveva portati direttamente a Grimmauld Place. Aveva voluto vendere la casa e comprare qualcosa di più carino, un appartamento che avesse un certo fascino in qualche posto di moda, aveva detto, dove potessero divertirsi di più.

La mano di Steve era ancora sul suo polso. Trascinò Harry fino in cucina, fischiando. 

L’istinto lo avvolse d’un colpo; Harry sapeva di doversene andare.

“Lasciami andare!” disse ma Steve lo girò e lo colpì sul naso. Il sangue ricoprì la bocca di Harry.

“Stai zitto, troia!” gridò Steve e - il campanello suonò. Insistentemente. 

“Apri!” urlò Ron dall’altra parte. “Adesso, Steve!” 

Steve fissò Harry il cui cuore batteva piano, come se stesse morendo sotto quello sguardo. Era spaventato. Aveva bisogno di Draco o Ron o Hermione. 

Steve si stampò un sorriso compiaciuto in viso e lasciò andare Harry, avvicinandosi al suo volto. “Fai un solo suono, Harry”, disse, incantevole. “e te ne pentirai”. 

Ron e Draco erano davanti la soglia di casa. Li sentì parlare, chiedere a Steve perché se ne fossero andati a quel modo, con il cappotto di Harry ancora al pub. Chiesero dove fosse Harry e Steve disse che stava dormendo, che non si sentiva bene. La voce di Ron si alzò. Anche quella di Steve.

Draco gli aveva detto che meritava di essere felice. 

Draco lo vide per primo pieno di sangue. “È caduto come l’idiota imbranato che è”, disse Steve, ma Ron stava già chiamando i rinforzi, alzando la bacchetta su Steve, dicendogli che era in arresto. 

Il collo di Draco era caldo quando ci aveva spinto con attenzione il volto di Harry.

“Ti guarisco in un secondo”, disse. “Dopo che avranno preso le prove. Sei al sicuro, Harry. Ti teniamo noi. Non ti farà mai più del male”. 

“Mi dispiace”, disse Harry. Sembrava completamente - morto. Steve gli stava dicendo delle cose, gli urlava di dire che era solo scivolato. “Smettila di parlare con lui”, disse Draco, con voce mortalmente calma. Con le braccia teneva Harry vicino e lo spostò lontano da Steve. Altri Auror arrivarono, ma Draco chiuse la porta della cucina e ci mise una protezione. Draco tenne Harry per lunghi, lunghi momenti, sussurrandogli che non era colpa sua, che meritava di meglio, che era al sicuro, che lo avrebbe aiutato. 

 

*** 

 

Sarebbe dovuta finire così, ma una settimana dopo Harry si svegliò per vedere la faccia di Steve sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta. 

L’orribile verità sul ragazzo che è sopravvissuto due volte, urlava nella sua direzione. Cose private su Silente e Voldemort e la sua vita che Harry aveva raccontato a Steve nelle prime settimane della loro frequentazione, quando tutt sembrava una favola ancora una favola, con Steve così amorevole e attento. Le cose che avevano fatto in camera che Steve aveva dipinto come se Harry le volesse, le corde, i tagli, il BDSM, anche se in realtà era Steve che le faceva fare a Harry. Quanto bisognoso e disperato fosse Harry, quanto fosse instabile. “Penso che sia troppo potente per potersene andare in giro senza supervisione”, disse Steve. “E ha delle amicizie davvero strane. Intendo, Draco Malfoy è un Mangiamorte dichiarato. Mi sono sempre chiesto - sono molto legati. Non volete sapere cosa fanno il Golden Trio e i loro amici a porte serrate”. 

Le conseguenze furono disumane.

Harry aveva dei sostenitori, ovviamente, ma ricevette anche poste di odio perché era gay, perché gli piaceva prenderlo nel culo, per essere amico di Draco, per le cose che aveva raccontato a Steve in privato su Silente. Non poteva andare da nessuna parte senza essere seguito. Un reporter riuscì a seguirlo all’interno di Grimmauld Place prima che le protezioni lo respingessero, confuso sul fatto che Harry lo avesse portato dentro apposta e Harry ebbe un attacco di panico così terribile che svenne. Qualcuno appiccò un piccolo incendio alla sua foresta che per fortuna fu facile da spegnere; le sue protezioni furono messe alla prova notte e giorno. Uomini e donne gli si offrirono per essere suoi dominatori o schiavi. 

Draco lo supplicò di tornare a Parigi, ma Harry non poteva. “Ha un’enorme cotta per Draco Malfoy”, aveva detto Steve e il Profeta ovviamente lo aveva stampato. “È patetico, davvero. Draco è la mia famiglia, diceva. Farei qualunque cosa per lui. Non serviva che lo dicesse, ma era ovvio che ciò includesse anche aprire le gambe per lui”. 

Harry non riusciva più a guardare Draco negli occhi o Ron (“sta ancora cercando di uscire dall’ombra dei suoi fratelli” aveva detto Steve) o Hermione (“così disperatamente in cerca di successo che lo si può praticamente toccare”). Harry era solo ora.

Andò nelle sue foreste dopo tre settimane, ormai vicino al punto di rottura. Draco compì 24 anni ma Harry non gli fece gli auguri. Anche Harry ne compì 24; per allora era talmente esaurito che pianse per un intero giorno sotto una bellissima quercia. 

Il falco di Draco lo trovò lì. Il biglietto era piccolo; Harry esitò molto prima di aprirlo. 

 

Anche tu sei la mia famiglia. Questo non ce lo può portare via. Non gli hai detto alcun segreto che importasse davvero. Non è colpa tua. Ti prego, torna da me. 

 

*** 

 

Questo è stato uno dei capitoli più dolorosi da leggere per me, quando l’ho letto la prima volta. Ho amato tantissimo la scena in cui Draco, Ron ed Harry si ubriacano dopo la partita, riuscivo chiaramente a dipingermela in testa XD
Secondo me non c’è possibilità che Harry sia stato subito bene dopo la guerra, qualche crollo lo deve aver avuto con gli abusi subiti dai Dursley e i guai in cui si è trovato ad Hogwarts, cresciuto come carne da macello praticamente.
Non siete d’accordo. Come dice Draco, non ha mai avuto occasione di essere veramente sé stesso e fare quello che gli piace.

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e fatemi sapere che ne pensate. Nel prossimo vedremo come sono proseguite le cose dopo la fuga di Harry dalla casa di Draco. 

Vi ricordo anche che ho all'attivo un'altra fanfic, Estate 2020, e un'altra in AO3, Tightrope (sempre una Drarry).

 

   
 
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