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Autore: niny95    03/08/2019    10 recensioni
Il Detective Roger Jones, vive a Seattle con la moglie Eloise e la figlia Alice, quando la situazione con Eloise diventa insostenibile decide di andare a Storybrooke nel Maine a chiedere aiuto a suo fratello Killian.
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Killian Jones ha tutto quello che si può desiderare dalla vita, il lavoro che ha sempre sognato, una moglie che ama infinitamente e due splendidi figli Henry e Hope.
Quando suo fratello gemello irrompe improvvisamente nella sua vita insieme alla figlia Alice la sua vita cambia improvvisamente.
Cosa cambierà nelle vite dei due fratelli?
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Dal testo:
«Abbiamo un po’ di problemi, possiamo entrare?» chiese Roger con voce cupa.
Killian abbassò lo sguardo nelle valigie strette tra le loro mani «Il genere di problemi che ti fa lasciare la città?» sbottò.
«Killian siamo in viaggio da tre giorni, tutto quello che ti chiedo è un po’ di compassione.» chiese Roger con voce flebile.
«Roger, ti ho avvertito riguardo a quella donna, quindi cosa vuoi che ti dica adesso?» chiese Killian con voce dura, ma si spostò facendo passare i due.
[I paragrafi relativi a Roger, Eloise e Alice sono stati modificati]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Hope Jones, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5. 
  
Le giornate di Eloise Gardner erano sempre uguali da quanto Roger e Alice se n’erano andati. 
Si svegliava alle 7.30 come ogni mattina, mangiava una tazza di latte con qualche biscotto, poi si rintanava in giardino – cosa che la faceva pensare molto, e pensare non sempre era una cosa buona.  
Aveva conosciuto Killian e Roger che aveva solo 18 anni, era ancora una ragazzina. Si era innamorata di Roger praticamente subito, era stato il primo a trattarla con dolcezza, e Dio era così giovane! Tutti gli altri non la degnavano di uno sguardo, ma lei non era un’idiota sapeva cosa le dicevano alle spalle. 
“Oh è arrivata Eloise la pazza!” oppure “È talmente pazza che dovrebbero riaprire i manicomi solo per lei” o ancora “dicono che abbia ucciso la sua stessa madre, come si può? Non ha il minimo rimorso?” 
Ogni frase detta dietro le spalle era una stilettata di dolore dritto al cuore. 
Non aveva ucciso lei sua madre! Anche se non passava giorno in cui non si sentisse in colpa per quello, cercava sempre di non pensarci troppo perché altrimenti iniziavano tutti quei se che rischiavano di farla impazzire. 
Ma poi era arrivato Roger, con il suo sorriso e con i suoi magnetici occhi blu che sembrava non importarsene di tutte quelle voci, era gentile con lei e non aveva secondi fini. E poi era il ragazzo più bello che avesse mai visto come poteva non innamorarsi di lui? 
La suoneria del cellulare la fece sussultare talmente era immersa nei pensieri. Nello schermo la foto di Alice lampeggiava, accettò la chiamata senza pensarci troppo. 
«Tesoro!» rispose subito. 
«Buongiorno mamma.» disse la voce assonnata di Alice. 
«Ti sei svegliata adesso, vero?» 
«Si nota così tanto?» chiese Alice con una risatina. 
«Sei mia figlia, ti ho tenuto dentro di me per nove mesi, ovvio che lo noto.» fu la risposta di Eloise «Com’è il tempo? Ti stai divertendo?» 
«Qui c’è sempre il sole mamma, non è come Seattle che piove sempre. È così strano!» disse Alice. 
Eloise ridacchiò «Mi fa piacere, goditelo. Qual è il tuo programma di oggi?» 
«Abbiamo promesso a Hope che avremo fatto una passeggiata.». 
«Abbiamo?» 
«Sì, io e Henry.» rispose Alice. 
«Divertiti, amore. Ti voglio bene.» disse allora Eloise prima di chiudere la chiamata. 
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  Hope nel suo vestitino bianco non smetteva di seguire ossessivamente Henry per tutta la stanza. 
«Hope, piantala una buona volta! Mi metti ansia, si può sapere perché non smetti di seguirmi?» sbottò Henry. 
Hope ridacchiò al nervosismo del fratello maggiore poi disse: «Ti sto tenendo d’occhio, non voglio che esci senza dirmi niente.» 
Henry sospirò «Tenermi d’occhio, eh? Perché piuttosto non vai a chiedere ad Alice di sbrigarsi?»  
Hope non se lo fece ripetere due volte prima di volatilizzarsi e andare a chiamare la cugina. 
 
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  Henry infine aveva portato Hope al luna-park, dove tutti e tre si stavano divertendo da matti – persino Alice, anche se faceva di tutto per non farlo notare –. 
In quel momento stavano riposando un po’ seduti su una panchina, ognuno aveva in mano un enorme stecca di zucchero filato. 
«Possiamo fare quella adesso?» chiese Hope indicando la giostra del bruco mela davanti a loro. 
«Certo!» rispose Henry con sorriso tenendole una mano e iniziando a incamminarsi. 
Quando furono di nuovo giù Henry disse: «Okay Hope, possiamo fare solo altre due giostre cosa vuoi fare adesso?» 
Hope guardò i due ragazzi per alcuni minuti e poi chiese: «Può scegliere Alice?». 
«Oh certo.» 
Alice scosse la testa «Oh Hope, è uguale per me. Scegli pure quello che preferisci.» 
Hope annuì «Okay allora, possiamo fare gli autoscontri?» 
«Ma Hope gli hai già fatti due volte!» rispose Henry. 
Hope sfoderò un perfetto sguardo di quelli che Henry chiamava sguardo da cerbiatto alla Hope seguito da un cantilenante ti-prego-ti-prego-ti-prego e alla fine Henry cedette. 
«Possiamo andare da Granny’s dopo?» chiese Hope mentre aspettavano il loro turno per prendere i gettoni «Voglio mangiare il milk-shake che mi prepara sempre Ruby!». 
Henry annuì «Certo, se Ruby è di turno, puoi farti preparare il suo milk-shake speciale.». 
Hope fece un gridolino eccitato prima di stringere il fratello in un abbraccio, Henry con la sua sorellina stretta alla vita sorrise. 
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   Killian tornò a casa prima del solito, appese il giubbotto e diede un lieve bacio a sua moglie seduta sul divano prima di prendere posto accanto a lei. 
Emma mise un dito per tenere la pagina nel libro che stava leggendo e fece una carezza a Killian, assaporando il lieve pizzico della barba. 
«C’è uno strano silenzio» disse Killian chiudendo gli occhi alla freschezza della mano di Emma «non ci sono i ragazzi? ». 
Emma scosse la testa «Hanno accompagnato Hope al luna-park.». 
«Oh» rispose Killian prima di prendere consapevolezza e ripetere «Ohhh» con un sorriso birbante. 
Emma mise il segnalibro al posto del dito e posò il libro sul tavolino lì vicino. «Cosa sta pensando quella tua testolina?»  
«Siamo soli. Questo vuol dire che posso farti tutti i dispetti che voglio senza che nessuno mi disturbi!» ghignò Killian. 
Emma rise «Dispetti?» 
«Già. Dimentichi che ho l’anima di un pirata!» rispose Killian sollevandole una gamba e iniziando a solleticarle un piede. 
Emma provò inutilmente a trattenere una risata prima di dire «Sei un idiota!». 
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Roger mise la chiave di riserva che gli aveva dato Emma nella toppa e poi dopo averci pensato abbastanza la girò. 
Non appena mise piede in casa, gli giunse alle orecchie il suono delle risate di Emma e Killian. 
Sospirò. 
Gli venne in mente quando mentre tornava a casa da lavoro incontrò un venditore di rose e comprò una singola rosa rossa.
Quando diede la rosa a Eloise lei lo riempì di baci e poi ...
Scosse la testa mandando via quei pensieri.
Per l'ennesima volta prese il cellulare, il suo dito si fermò nel numero di Eloise.
Roger sospirò bloccando il telefono e mettendolo in tasca.
Si stava incamminando in camera sua, quando la visuale di Killian e Emma gli passò davanti. 
I due sdraiati sul divano erano nel bel mezzo di un bacio. 
Roger arrossì di botto «Non volevo disturbare.» bofonchiò. 
«Abbiamo tutti i vestiti addosso... ancora.» disse Killian staccandosi da Emma.  
Emma arrossì «Killian!» sussurrò colpendole il braccio. 
Lui rise. 
Poi però tornò serio «Avevo giusto intenzione di parlarti». 
  «Okay, allora.» rispose Roger prendendo posto nel divano tra Emma e Killian.   
 Erano già passati dieci minuti buoni ma nessuno dei tre aveva ancora aperto bocca, Emma stava facendo distrattamente zapping, Killian e Roger facevano di tutto per non fare incontrare i loro sguardi. 
 Emma si schiarì la gola « Io vado, ho delle cose da sbrigare.» disse alzandosi dal divano. 
«Vuoi una mano?» Killian la supplicò con lo sguardo. 
Emma scosse la testa « Non preoccuparti, andrà tutto bene. Tu invece hai delle cose da chiarire con tuo fratello, ricordi? » 
Killian strabuzzò gli occhi come colto di sorpresa «Oh, sì, vero.» bofonchiò.  
Emma annuì e si allontanò. 
 Killian si schiarì la gola «Scusa. Non sono stato proprio un vero fratello e neanche un buon zio per Alice –anche se almeno in quello sto cercando di migliorare! – è la tua vita, e non avevo alcun diritto di prendermela così. Se Liam fosse qui ci avrebbe fatto una delle sue ramanzine coi fiocchi.» 
Roger ridacchiò «Sicuro! Ci avrebbe preso per le orecchie, portato in qualche posto in disparte e imitando la voce roca di papà detto qualcosa tipo: ”Voi due idioti, dovete smetterla di fare gli idioti … e mi dispiace per il gioco di parole! Siamo una famiglia dobbiamo stare uniti quindi vedete voi come risolvere la cosa.”»  
Killian sorrise, un lieve sorriso triste «Sì, esatto.» 
Roger sospirò ancora «Mi manca così tanto, mo dheartháir» 
«Anche a me, Roger. Anche a me.» rispose Killian stringendo il fratello in un abbraccio. 
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Avevano preso un tavolo da Granny’s, stavano aspettando l’arrivo della cameriera mentre Hope giocava con uno dei menù. 
«Allora che vi porto?» disse la cameriera, aveva i capelli lunghi e castani con qualche ciocca rossa. 
Hope saltò subito giù dal tavolo «Ruby!» disse stringendo la donna in un abbraccio. 
Alice nelle ultime settimane si chiedeva spesso dove potesse essere contenuta tutta quell’energia in una bambina così piccola. 
 «Cosa prendi piccoletta?» chiese Ruby sorridendo. 
Hope fece un enorme sorriso «Il milk-shake speciale di Ruby!» disse. 
«Un milk-shake speciale in arrivo allora!» sorrise Ruby facendo il saluto militare «E a voi cosa porto?» disse facendo segno a Henry e Alice. 
«Una cioccolata con panna e cannella e … Alice cosa prendi?» disse Henry facendola uscire fuori dai suoi pensieri. 
Alice sbatté le palpebre confusa prima di dire «Un milk-shake al cioccolato.». 
Ruby annuì allontanandosi con le ordinazioni.  
 Stavano aspettando le loro ordinazioni quando una ragazza si avvicinò al loro tavolo, aveva lunghi capelli castani ed era piuttosto minuta. 
«Ciao, Henry!» disse sorridendo. 
Henry sbatté le palpebre, due volte prima di dire: «Violet! Cosa ti porta qui?» 
Alice non riusciva a capire come facesse Henry a trasformarsi in un completo idiota davanti alla ragazza che gli piaceva. 
Violet ridacchiò «Lo stesso che porta te suppongo, no?» 
Henry arrossì abbassando lo sguardo «Io … hai ragione.» 
Violet sorrise prima di allontanarsi. 
Appena la ragazza fu abbastanza lontana Alice sospirò «Io davvero non capisco se sei davvero così idiota o ti impegni per farlo.» 
«Che vuoi dire?» disse Henry prima che la sua attenzione fu reclamata da Hope «Cosa c’è?» 
«Quando arriva il mio milk-shake, Henry?»
«Non lo so, Hope. Non ci siamo solo noi.» 
«Ma io mi sto annoooooiandoooo.» disse Hope mettendo su il broncio. 
Henry sospirò prima di prendere la console e selezionare il gioco di Barbie «Fa’ attenzione, però.». 
Hope annui prestando attenzione al gioco. 
«Quindi che volevi dire?» disse Henry volgendo l’attenzione nuovamente a Alice. 
«Dunque che mi dici del “Che ci fai qui?” dì un po’ Henry, cosa potrebbe mai farci in un dinner?» 
«Lo so, me ne sono pentito nel momento in cui l’ho detto. Ma che posso farci? Non ragiono correttamente quando lei è nelle vicinanze.» 
Alice scosse la testa «Adolescenti!» sbottò. 
Nel frattempo per la gioia di Hope arrivarono le loro ordinazioni. 
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Erano rientrati in casa da circa mezz’ora, Hope nel tappeto al centro della stanza era immersa in una delle sue storie con le LOL. 
Henry e Alice erano seduti sul divano con gli occhi fissi nel televisore guardando Frozen, da quando era nata Hope, la casa era spesso immersa dai cartoni animati Disney, non che a Henry dispiacesse poi chissà quando, visto l’amore viscerale che lo legava alle fiabe e favole. 
«Okay, ho una domanda.» disse Henry improvvisamente. 
Alice gli riservò un semplice sguardo «Spara.». 
«Tu, è come se noi fossimo una razza a parte di cui tu non ne fai parte. Perché?» 
Alice sospirò «Che importa?» 
«Sei mia cugina, voglio conoscerti più a fondo com’è giusto che sia, no?» 
«Non proprio. Killian non è tuo padre.» 
Henry sbuffò «Però ha sposato mia madre, quindi adesso è il mio patrigno. Allora?» 
Alice sospirò nuovamente –certo che quella ragazza sospirava davvero tanto. – «Se proprio ci tieni, è una lunga storia però, sei avvisato.» disse con un’alzata di spalle. 
«Beh, sono tutt’orecchie.» fece spallucce Henry. 
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«Sai perché siamo andati via da Seattle?» iniziò Alice. 
Henry scosse la testa «So solo che avevate problemi lì.». 
Alice annuì «Sì, mia madre è … come posso dire? Instabile. Così papà ha pensato che fosse meglio allontanarsi un po’.» 
«Sì … ma cosa c’entra con la mia domanda?». 
Alice sbuffò «Se magari non mi avessi interrotto. Dio, quanto siete urtanti!» 
«Scusa.» 
«Io non so come funzionano le cose qui, ma in una grande città come Seattle i ragazzi non riescono a passare oltre. Per un po’ ci ho anche provato a farmi qualche amico prima di rendermi conto che mi prendevano in giro, li sentivo i loro discorsi alle mie spalle e tutti quei nomignoli che mi affibbiavano non erano per niente carini. » Alice sospirò. Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a sentirli “figlia della strega” o “Alice la pazza” erano i meno peggio. Scosse la testa mandando via quei pensieri «Ma sai che c’è? Io non dovevo dare loro il potere di ferirmi, per lo meno questo è stato quello che disse mio padre. Così ho iniziato a rifugiarmi nei libri, è stato così che ho trovato la biblioteca dove lavoravo, passavo intere giornate lì. » 
«E come hai finito per lavorarci?» 
«Beh, è stata una signora che lavorava lì a propormelo, mi ha detto se mi interessava dare una mano leggendo libri ai bambini da 2 a 7 anni e ho accettato, anzi sai che c’è? Tra i bambini mi sono sentita meglio che tra i miei coetanei.» 
Henry annui «Mi dispiace.» 
 Alice fece spallucce «Ci sono abituata.» disse con un sorriso. 

 
 «Prendi il solito, Emma?» disse quel giorno Ruby.
Emma annuì «Sì, grazie Ruby.» come ogni giorno prima di andare alla stazione Emma faceva tratta da Granny’s e solo dopo aver finito la sua cioccolata con panna e cannella, si dirigeva a lavoro.
«Ieri sono passati i ragazzi, certo che quella piccoletta cresce in fretta!» esclamò Ruby.
«Parli di Hope? Già e pensa che a settembre inizia la Prima Elementare, sembra ieri che la tenevo tra la mie braccia.»
«Di già in Prima? Devi tenerla stretta tra le tua braccia prima che ti scappi.» ridacchiò Ruby.
«Non me ne parlare!» sospirò Emma prima di bere l’ultimo sorso di cioccolata. «Bene, è giunto il momento di andare a lavoro, ci si vede in giro Ruby!» disse incamminandosi verso l’uscita.
Stava per uscire quando un peso le arrivò addosso.
«Scusi, non l’ho vista arrivare
Questa voce io la conosco pensò alzando gli occhi «Neal?» sussultò.
«E …mma » sussurrò l’uomo sorpreso.

Arrivata alla stazione non riusciva a smettere di tremare, alla fine dopo diversi bicchieri d’acqua riuscì a calmarsi quel tanto che bastava per chiamare Killian.
Le rispose al secondo squillo «Tesoro.»
«Killian.» la voce le tremava ancora.
«Emma, è successo qualcosa?» rispose Killian con preoccupazione.
«Lui … lui è qui. » balbettò ancora Emma.
«Lui chi Emma? Chi ti ha fatto così spaventare? Non ti ho mai sentito così.»
«Neal, il padre di Henry. Killian non posso perdere mio figlio.»
«Sto arrivando.»  rispose Killian prima di attaccare.
 
(*) mo dheartháir: Fratello mio. 
Note: Ci ho messo una vita lo so, ma sono stata bloccata, non riuscivo ad andare avanti.
Ma sono tornata e credo che per il prossimo non ci metterò dieci mesi .-.
Dunque le LOL sono delle bamboline che le bambine di oggi amano, sono bruttissime cercatele xD e sì, ho una cuginetta dell'età di Hope xD Scusatemi ancora, alla prossima!
Spero che il capitolo vi piaccia :)

 
   
 
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