Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: sissi MIKA    03/08/2019    0 recensioni
“Rimani come sei. Insegui il tuo destino perché tutto il dolore che hai dentro non potrà mai cancellare il tuo cammino”
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Robin Hood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sognai. Sognai di essere in macchina con accanto a Andrew. Stavamo tornando a casa dopo la nostra luna di miele alle Bahamas. Sapevo di star sognando non perché sapevo di star andando a Storyboooke con un bambino in grembo ma perché questo non si sarebbe mai avverato. Andrew non era adatto ne per diventare padre ne tanto meno per diventare un marito. Questo lo sapevo io come lo sapeva lui. Mi sveglio sentendo sussurrare il mio nome, ma per la troppa luce decido che era meglio tenere gli occhi chiusi. Mugugno qualcosa come forma di dissenso ma quella voce riconoscibile continua aggiungendo un flebile “siamo arrivati”. Capisco che è meglio aprire gli occhi per vedere il casino che quel sortilegio aveva creato. Mi giro verso un Andrew preoccupato che aveva parcheggiato davanti al Granny’s, posto migliore per sapere un po’ di gossip. Lentamente mi apre la porta come un vero galantuomo ma sapevo che era dovuto solo alle mie condizioni. La situazione è tranquilla, nonostante sui nostri volti traspariva spavento, così ci dirigiamo verso il bancone per ordinare pancakes e caffè, tanto caffè. Dopo una manciata di minuti, si apre sul mio volto un sorriso spontaneo perché intravedo fuori dalle finestre del locale mia madre Emma che con passo svelto si dirige all’ingresso. Dopo essere entrata con il fiatone non mi rivolge neanche uno sguardo e fa per andare al bancone per ordinare. Penso tra me e me che forse non mi ha nemmeno visto e di certo non si aspetta che sua figlia sia arrivata a Storybrooke senza neanche averla avvisata della sua immediata partenza. Decido che è il momento di agire, vedendo mia madre che non si alza da quello sgabello su cui è seduta, così mi avvicino con estrema lentezza al bancone per evitare di spaventarla. Decido al volo che chiederò un altro caffè a Ruby, la quale sentendo parlare Emma con il nuovo cameriere si era avvicinata. Dopo aver schiarito la voce in modo tale da far girare il piccolo gruppetto verso di me chiedo altro caffè. La scena che si presenta alla mia vista è esilarante: quella che è mia madre mi guarda con un sopracciglio alzato - tipico dell’altra mia madre adottiva Regina; Ruby sorride ma sembra essere spazientita perché ho interrotto la conversazione che a quando pare era molto interessante e l’altro cameriere mi sorride imbarazzato. Capendo al volo che il tempo sta passando e nessuno apre bocca decido di parlare e dico “non volevo disturbare ma io e il mio amico vorremmo altro caffè”. Ruby scatta immediatamente e versa nei due bicchieri di cartone che ho in mano il caffè; il cameriere ha ancora stampato il faccia quell’espressione da ebete che mi porta a pensare che prima o poi gli tirerò un pungo in faccia e mia madre alla fine mi sorride. Non mi sfiora nemmeno nell’anticamera del cervello l’idea che mi abbia riconosciuto perché conoscendola mi sarebbe saltata addosso e avrebbe immediatamente chiamato Regina per dirle del mio arrivo. Dopo aver lanciato un lungo sguardo da vera Swan-Mills a mia madre mi giro e mi dirigo al mio tavolo dove vedo che Andrew ha osservato tutta la scena arrivando alla mia stessa conclusione: non sanno chi siamo ma oltre a questo credo anche che le mie madri ancora non sono sposate, mio zio Neal sarà appena nato e mia madre Regina sarà una persona acida e fredda a ciò oggi diremmo ‘ma scopa un po’ di più’. La situazione non mi piace, penso che ci sia qualcos’altro da scoprire che arriverà a farmi odiare l’intera situazione. Con Andrew discutiamo un piano d’azione per arrivare a catturare più indizi possibili ma, allo stesso tempo, non dobbiamo destare sospetti poiché il colpevole si nasconderà sicuramente tra di noi. Il piano prevede, per il momento, di andare a parlare con il Signor Gold e con il Sindaco, anche se esattamente non sappiamo con che scusa entreremo nel suo negozio e nel suo ufficio. Alla fine, per fare più in fretta, decidiamo che Andrew andrà da Gold e io andrò da mia madre. Conoscendo alla perfezione i suoi orari che, da quando mi hanno adottata, sono sempre gli stessi decido di aspettarla sulle panchine fuori dal comune. La curiosità è un suo punto debole e di certo non esiterà ad avvicinarsi se mi mostrerò interessata all’albero di mele che è proprio sotto la finestra del suo ufficio. Arrivo con 10 minuti di anticipo rispetto all’orario indicato nel cassetto mentale ‘lavoro’ all’interno della testa di mia madre e mi siedo su una panchina lì vicino. Spero che Regina arrivi in macchina perché quel Mercedes ormai vecchio e pieno di graffi - che sono anche opera mia - ha un rumore inconfondibile. Fortunatamente è così e una volta udito quel rumore mi avvicino all’albero iniziando a guardalo incuriosita o almeno spero che la mia faccia trasmetta quella sensazione. Come volevasi dimostrare sento alle mie spalle la voce di Regina dire “ha bisogno di qualcosa?”. Senza neanche girarmi, sapendo che quel tono di voce indica solo irritazione, dico “stavo facendo una passeggiata e appena mi sono imbattuta in questo albero di mele mi sono ricordata la mia bellissima infanzia”. Sento sospirare e “anche a me ricorda l’infanzia”. Decido di girarmi e osservare il suo volto. So che l’infanzia e gran parte della sua vita - fino a quando una certa Emma Swan è entrata nella sua vita - sono state terribili. Vedo una Regina abbastanza seccata con le braccia incrociate sotto il seno ma quello che mi fa più paura è vedere scorrere nelle sue iridi una sete di vendetta a cui ha rinunciato parecchio tempo fa. So che in situazioni come questa non devo irritarla più di quanto è, così faccio per andarmene. Però lei mi ferma chiedendomi “lei è nuova? Non l’ho mai vista qui a Storybrooke anche se per certi tratti mi ricorda qualcuno”. “In un certo senso, comunque sono Silvia” dico allungando un mano. Lei la stringe e si presenta dicendo “Regina Mills, piacere, sono il sindaco”. Ho un’irrefrenabile voglia di abbracciarla, di sentire quel calore che da un anno mi manca, vorrei dirle che tra poco diventerà nonna e che il lavoro della mia vita procede alla grande. Purtroppo non posso dire nulla di tutto ciò poiché semplicemente mia madre non sa di essere mia madre. Mentre ci stringiamo la mano sento la voce dell’altra mia madre pronunciare “Regina Mills che tende la mano a una perfetta sconosciuta è un evento più unico che raro”. L’aria inizia a farsi carica e sento la tensione che scorre tra le due. Ovviamente so che Emma dice quelle cose solo perché le piace stuzzicarla. Regina, infatti, cambia espressione e con un “Signorina Swan ma che piacere. Come sempre molto cordiale” se ne va dopo avermi cordialmente salutato con un cenno del capo. Non faccio in tempo a salutarla che è già scomparsa dentro l’edificio. Mi giro verso Emma e la vedo che sorride vittoriosa e si dirige verso l’ingresso, lasciandomi li accanto all’albero di mele.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: sissi MIKA