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Autore: Myriru    05/08/2019    2 recensioni
«Ho bisogno di te...»
«Sono qui»
Versailles no bara incontra Orpheus no mado: dalla loro unione si  mescolano gli avvenimenti della Rivoluzione Francese con la psicologia/filosofia dei personagg di Orpheus. Spero vi piaccia! ^-^
Genere: Erotico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Bernard Chatelet, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insieme per sempre'
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Juliette riposava tranquilla nella sua culla, poco lontana dal loro letto, e la casa era sprofondata nel silenzio più totale. André finì di scrivere un articolo di giornale e con una mano si massaggiò le palpebre chiuse, sospirando poi stanco.
Si alzò lentamente dalla scrivania e andò verso la culla, cercando la piccoletta. Restò a guardarla sereno, dormiva tranquillamente e sembrava riuscire a trasmettergli calma e tranquillità. Sorrise, era davvero stupenda.
Allungò la mano verso il lenzuolo pesante che la copriva fino a metà pancia e lo alzò fino alle spalle, assicurandosi che fosse al caldo e che non soffrisse da nessuna parte il freddo. Juliette alzò le braccia fino alla testa e André non trattenne una leggera risata. Le accarezzò il viso con la punta delle dita e la piccola poggiò la guancia sul palmo del padre.
Oscar li guardava da lontano, con la spalla poggiata sulla porta e con un dolce sorriso sulle labbra.
«Ti somiglia molto Oscar »
La donna alzò un sopracciglio, rise divertita e si avvicinò al compagno, poggiando le mani sulle sue spalle.
«Ha solo tre giorni, non puoi dirlo… »
«Invece sì »
André si girò verso di lei, strinse il corpo snello al suo e poggiò la fronte sulla sua.
«E’ così bello abbracciarti senza quell’ingombrante pancia »
Disse ridendo e lei lo allontanò per gioco, tentando di fare il meno rumore possibile per non svegliare Juliette.
«Se non mi avessi amata così tanto… non sarei rimasta incinta »
«Touché »
André prese il suo viso tra le mani e la baciò dolcemente, le morse piano il labbro e tentò di stringerla a sé il più possibile.
Oscar si lasciò guidare dalle sue labbra e si abbandonò tra le sue braccia. Si allontanarono senza fretta, André tenera ancora tra le mani il viso della donna e non riusciva a staccare lo sguardo dalle sue labbra ora lucide.
«Ti amo, sei bellissima, nostra figlia è stupenda, ti amo »
Oscar rise e si alzò sulla punta dei piedi per baciargli la punta del naso. La porta si aprì appena, Oscar si girò felice e André alzò lo sguardo disturbato.
«E’ arrivato Alain! »
Disse Renée vicino alla porta, senza aprirla completamente e Oscar sorrise allegra, guardò in volto André e sciolse il loro abbraccio.
«Maledetto Alain… »
Esclamò André tra il divertito e l’amareggiato, portando una mano alla testa e fece un mezzo sorriso. Oscar lo guardò per alcuni istanti per poi dirigere lo sguardo verso la loro bambina che, ormai sveglia, agitava energicamente braccia e gambe. Sorrisero entrambi divertiti e Oscar allungò piano le braccia per prenderla ma si fermò a metà strada. Si girò a guardarlo e gli sorrise.
«Prendila tu »
André distolse lo sguardo, guardò attentamente il corpo della piccola agitarsi nella culla ed ebbe paura di prenderla in braccio.
«Non è il caso »
La colpì la freddezza delle sue parole, le era sembrato così felice di stare con la loro bambina ma lui, davanti a lei, non l’aveva mai presa in braccio.
«Come…? »
«Intendo che forse è meglio che sia tu a mostrargli nostra figlia »
Aggiunse lui lentamente e allungò la mano verso il viso di Juliette, lasciando piccole e tenere carezze con la punta delle dita.
«Ma io non »
«Ti prego »
Le sorrise sincero e portò le sue mani alle labbra, baciandole dolcemente. Oscar corrugò la fronte, allontanò le mani ferita e prese la piccola tra le braccia.
«Va bene… Alain ci sta aspettando, è meglio andare »
 
«Eccola qui la piccola Grandier, eh? Assomiglia di più alla madre »
Costato allegramente Alain guardando la neonata tra le braccia della madre. Oscar sorrise imbarazzata e abbassò lo sguardo verso la figlia.
Alain lanciò uno sguardo divertito verso André e lui rispose con un mezzo sorriso, poggiò entrambe le mani sulle spalle della compagna ma lei si irrigidì per un istante, per poi tornare a cullare Juliette. André allontanò le mani piano e si allontanò piano dalla donna, fingendo un sorriso.
«E’ davvero minuscola tra quelle coperte però »
Il soldato notò il gelo tra i neo genitori e lanciò uno sguardo interrogativo verso Renée, trovandola però all’oscuro dei fatti, come lui. Oscar alzò lo sguardo verso di lui.
«Sì… è piccola ma in buona salute! »
André sembrava fiero di sua figlia e Alain se ne accorse, anche se Oscar non sembrava pensare la stessa cosa data la sua espressione poco convinta.
«Come si chiama? »
«Juliette Enora Grandier »
«Niente nomi maschili, sono orgoglioso di voi comandante! »
Renée alzò lo sguardo verso suo padre, sorridendo, e sentì il cuore sciogliersi dalla felicità. André le sorrise dolcemente e si avvicinò a lei, accarezzandole poi il suo viso dolcemente.
«Ah, André? Posso parlarti un attimo fuori? E’ importante »
Disse Alain improvvisamente serio, André corrugò la fronte e accennò un sicuro sì, seguendolo fuori l’appartamento.
«Cosa succede? »
Lo fermò Oscar prima che uscisse e lui tentò di rassicurarla.
«Nulla di grave, riguarderà il giornale. Non c’è bisogno di preoccuparsi »
La donna lo lasciò con riluttanza, lui si avvicinò a lei e le baciò le labbra lievemente, seguendo poi Alain.
 
«Cosa succede? Perché sei diventato serio tutto d’un tratto? »
«Lo giustizieranno, non subito ma lo faranno »
«Come non subito? Cosa intendi? »
Iniziarono a sussurrare tra loro, cercando di evitare che chiunque passasse da lì o vivesse accanto a loro potesse sentirli. Passarono al loro fianco una coppia di sposi e lui li guardò con sospetto e con disprezzo.
«Non lo so, ci sono dei problemi prima da risolvere. Sia io che Bernard siamo tornati da poco, appena mi sono liberato sono venuto da te ad avvisarti. Ha ammesso di aver partecipato alla fuga dei reali e »
«E? »
Alain sospirò e lo guardò amareggiato, André iniziò a preoccuparsi sul serio. Si guardò in giro rapidamente e si avvicinò a lui.
«Alain, parla maledizione »
Sibilò a denti stretti e il soldato sospirò un’altra volta.
«Ha detto di dirti che… è stato lui a sparare »
André corrugò la fronte e lo guardò stranito.
«Tu sai a chi, o almeno queste sono le parole che ha usato prima che lo riportassero in cella »
«Cosa significa che io… no… non essere… »
André impallidì di colpo e si poggiò al muro poco distante, sconvolto. Alain si avvicinò a lui visibilmente preoccupato e poggiò la mano sulla sua spalla, chiamandolo varie volte.
«Quel bastardo… quel maledetto bastardo…! »
«Che significano quelle parole, André? A chi ha sparato? »
L’uomo non rispose, poggiò la fronte sul muro e coprì il volto con una mano, senza permettere ad Alain di poterlo guardare in viso. Sussultava, soffocava in sé tutto quel groviglio di sensazioni inaspettate e il soldato iniziò seriamente a preoccuparsi per l’amico.
«André parla maledizione! »
«Vorrei spaccare la faccia a quel bastardo! Cos’ha fatto? Ha ucciso Enora… ha ucciso la madre di mia figlia! Se non fosse per lui Enora sarebbe ancora viva! »
Sbraitò l’uomo livido di rabbia contro l’amico e se ne andò di fretta, lasciandolo solo e sconvolto.
 
Oscar posò Juliette nella culla lentamente, cercò di non svegliarla e la coprì subito con la coperta di lana. Quella notte faceva estremamente freddo, il suo corpo era percosso numerose volte da brividi di freddo e coprì le spalle con una coperta calda.
Da quando Alain aveva trascinato André fuori per parlare quella mattina, lui non aveva fatto ritorno. Iniziò a preoccuparsi seriamente quando, appena il sole iniziò a calare, lui ancora non era tornato.
Aveva bussato alla porta di Rosalie e Bernard ma quest’ultimo non era ancora rientrato da lavoro e non poteva costringere né Juliette né Renée a seguirla fuori alla ricerca dell’uomo.
Si sedette sul piccolo divanetto ad aspettare, in silenzio, il ritorno del compagno, controllano di tanto in tanto che la piccola stesse bene e che Renée stesse dormendo tranquilla.
Verso l’una di notte, quando iniziò ad assopirsi cullata dal calore della coperta, fu svegliata dal borbottare di Alain e di Bernard.
Si alzò rapida e aprì la porta, sperò che almeno loro sapessero di André ma le parole le morirono in gola. Entrambi gli uomini reggevano André, chi da una parte chi dall’altra, e la loro espressione era seria.
«André… »
Sussurrò con un filo di voce e con gli occhi sgranati. Fece qualche passo verso l’uomo preoccupata.
«Ha alzato un po’ il gomito ed siamo stati coinvolti in una rissa. E’ meglio che te ne occupi tu »
Disse Alain a voce bassa mentre André rideva tra sé e sé. Effettivamente, i tre avevano il volto sporco e livido e i vestiti sgualciti. Oscar si avvicinò rapida ad André e lo chiamò piano, lui sembrò riconoscerla solo dopo alcuni istanti e si aggrappò a lei, in silenzio, mentre con le labbra cercava il suo collo e, quando lo trovò, iniziò a riempirlo di baci roventi.
«Grazie Alain, Bernard… »
«E’ stato un piacere »
Sussurrò cauto Bernard e non trattenne una risata quando vide Oscar spingere via André rossa in volto.
«La prossima volta non ci saremo per aiutarlo, sappilo »
«Non ci sarà una prossima volta Alain, te lo giuro. André smettila, ti prego »
Alain alzò un sopracciglio e lei volse loro le spalle, portando André a casa. Chiuse piano la porta per non far rumore ma le mani di André sui suoi fianchi la fecero trasalire. Si voltò rapida ma lui la strinse contro la porta, tappandole la bocca con un bacio violento.
Tentò di dimenarsi, di allontanarlo, ma sembrava tutto inutile contro di lui. Era arrabbiata, furiosa e cosa faceva lui? Usciva, faceva perdere le sue tracce per un giorno, tornava a casa ubriaco fradicio e si permetteva di baciarla?
Non lo sopportava, non sopportava di potergli perdonare qualsiasi cosa e, dannazione, era così tremendamente felice di averlo di nuovo a casa sano e salvo.
All’inizio ricambiò il suo bacio e si aggrappò al suo corpo, come aveva fatto quella stessa mattina ma sentiva che c’era qualcosa che non andava. Non era il suo sapore di vino scadente, né la camicia sporca né il volto livido. C’era qualcosa di non detto, che forse lui stesso non voleva o poteva dire ma aveva bisogno di lei e quel bisogno lo sentiva premere contro il suo ventre.
«André… sei ubriaco… »
Lasciò sfuggire un sospiro mentre lui le toglieva la coperta dalle spalle e le tempestava il collo e il petto ,lasciato scoperto dalla camicia di notte, di baci. Anche se lo desiderava tanto anche lei, non potevano andare avanti.
Lui non sembrava darle ascolto, una parte di lei amava quella sua intraprendenza ma l’altra parte non voleva assolutamente stare con lui.
«Ti amo »
«Ti amo tanto anch’io ma ti prego, cerca di tornare in te! »
«Sto bene… non sono ubriaco »
Le disse sorridendo mentre le accarezzava il viso e soffocava una risata.
«Sì invece, lo sei. Ti prego… »
André si allontanò piano da lei e Oscar si ricompose rapidamente, lo accompagnò in camera loro e l’uomo si buttò subito nel letto, esausto, e la donna ne fu felice. Lui continuava a guardarla mentre posava la coperta sulla culla e controllava se la piccola stava dormendo serenamente. Sorrise nel vederla muoversi piano e fare una buffa smorfia, le baciò piano la fronte e si avvicinò al letto.
Si sedette al suo fianco e lo guardò preoccupata. Il suo sguardo era spento, quell’unico occhio di giada era lucido e arrossato.
«André… »
L’uomo teneva la man poggiata pigramente sul ventre e si sbottonava malamente la camicia, con lo sguardo puntato su di lei.
«Cosa succede? Perché sei scappato? Non puoi andartene senza dire nulla… mi sono preoccupata. Io ho bisogno di te, così come Renée e Juliette… »
«Mi dispiace… »
Oscar lo guardò grave e lui coprì gli occhi con la mano.
«E allora… perché mi fai stare così male? »
Gli mormorò delusa, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio ma lui si alzò a sedere e si avvicinò a lei, in fretta.
«Oscar…! No… mi dispiace, mi dispiace amore mio… no… »
André l’abbracciò disperato, la strinse a sé e la tenne stretta per non farla scappare. Oscar girò il volto, e restò fredda e impassibile.
«Oscar… mi dispiace amore, mi dispiace… »
«E’ stato… umiliante… è umiliante, André »

Oscar asciugò rapida una lacrima scappata al suo controllo e si allontanò da lui.
«Non ti reggevi neanche in piedi maledizione… mio Dio… »
Allontanò i capelli dal viso e lo guardò con disprezzo, delusa  dal suo comportamento e con un peso troppo grande da gestire sul cuore.
André si alzò rapido dal letto e tentò di avvicinarsi a lei ma l’alcool ingerito non lo aiutava a mantenersi stabile eppure, nonostante la difficoltà, riuscì a raggiungerla.
«Oscar ti prego… »
«Allontanati da me »
Lo allontanò malamente e lui quasi cadde, si appoggiò al legno del letto e tossì violentemente. Appena si riprese il pianto di Juliette li richiamò alla realtà. Oscar raggiunse rapida la culla della figlia e la prese tra le braccia, cullandola dolcemente.
«Juliette… »
«Non avvicinarti, torna da lei quando sarai presentabile »
Disse fredda Oscar, costringendo l’uomo ad uscire dalla loro stanza. André tentò di resisterle ma purtroppo, in meno di due secondi, si ritrovò contro il tavolo della cucina con Oscar che gli sbatteva la porta in faccia.
«Oscar! Apri la porta… non siamo bambini… ti prego fammi entrare…! »
André poggiò la fronte sulla porta e sospirò stanco, si sedette a terra e aspettò che la compagna lo facesse entrare. Finì con l'addormentarsi davanti alla porta, da solo e al freddo, mentre Juliette non la smetteva più di piangere tra le braccia calde della madre, anche lei silenziosamente in lacrime.

 
   
 
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