Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: mikybiky    27/07/2009    3 recensioni

Wexford è tutto un significato per gli adolescenti che la abitando: sogni nel cassetto, amori non corrisposti, avversioni ed incomprensioni verso altre persone, forti amicizie e incompatibilità tra le reginette della scuola e quelle che invece preferiscono una minore notorietà.
O almeno così era finché Chirs e Abigail Braight non sono giunti nella contea, stravolgendo la situazione e capovolgendo la storia.
Abigail fu la prima a scendere dalla luccicante limousine laccata di nero e sfilare lungo il corteo di paparazzi, seguita a ruota da suo padre Benjamin, che davanti alle telecamere non si staccava da lei un minuto. I flash arrivarono da ogni parte, e Abigail si sentì in dovere di assumere le pose più fashon per apparire sulle riviste più popolari del momento.
L’ultimo a scendere dall’auto fu Chris, che si mosse tranquillamente come se per lui tutta la gente attorno non esistesse. Ignorò le tredicenni ululanti che bramavano un suo autografo e oltrepassò i giornalisti indemoniati che si tiravano le macchine fotografiche in testa per realizzare lo “scatto esclusivo”.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. SABATO

È risaputo che per almeno il sessanta percento degli studenti il lunedì è il giorno più pesante della settimana e il sabato, invece, il più atteso.
Per Chris Braight non era così. Quando il sabato sopraggiungeva un senso di pressione si impossessava di lui e non vedeva l’ora che arrivasse il lunedì.
A Wexford era notoria la maniacale passione di Chris per la scuola, ma non era di certo per quello che non amava il week-end. Ciò che temeva era suo padre.
Ora sedeva a tavola, composto. Sua sorella era di fronte a lui che stava gustando il dessert a piccoli bocconi, lamentando che era troppo buono e che avrebbe rischiato di mangiarlo tutto.
Chris, invece, era fermo ancora alla minestra e la stava assaggiando a fatica. Guardava con invidia i commensali che stavano già finendo di mangiare assieme e maledì suo padre per non essere ancora arrivato. Per un po’ era riuscito a trattenersi, ma quando aveva visto che il secondo era già stato servito a tutti quanti aveva capito che il suo desiderio iniziava a trasformarsi in illusione.
« Avanti, Chris, non rovinarti il pranzo in questo modo » cantilenò Abigail, assaggiando un ultima briciola del suo dolce lasciato a metà. « Stai solamente facendo la figura del capriccioso ».
« E tu stai facendo la figura della complessata con il cibo » ribatté secco il fratello, senza battere ciglio.
La ragazza sbuffò, irritata. Incrociò le posate in mezzo al piatto e si alzò, sistemandosi il vestito.
« Bé, tu fai come ti pare » disse, prendendo la sua borsetta e assestandosela sulla spalla, come se si stesse preparando per uscire. « Io torno in camera ».
Chris posò il cucchiaio con classe e incrociò le braccia con accurata eleganza.
« Te ne vai? » rincarò, stupito e contrariato. « Che gesto scortese. Dovremmo aspettare papà e alzarci assieme a lui ».
« Smettila, Chris » ribatté sua sorella. « Lo sai bene che tutto ciò è solo falsità ».
« Lo dici proprio tu » si arrabbiò il ragazzo, « che pensi all’immagine più di ogni altra cosa ».
« Io penso alla mia immagine. Non a quella della mia famiglia ».
Detto questo alzò i tacchi e se ne andò. Era irritante il fatto di riuscire ad avanzare una conversazione con suo fratello solo quando discutevano.
Chris la guardò con astio mentre si allontanava. Come poteva difendere il padre nonostante tutto?
« Famiglia » borbottò tra sé. « Ma se non ne conosci nemmeno il significato ».
Scocciato allontanò il piatto e chiamò il cameriere. Questi lo raggiunse, mostrandogli un sorriso caldo, che il ragazzo ricambiò.
« Desidera che le porti via il piatto, signore? » domandò.
Chris annuì e mentre l’uomo caricava la sua minestra e il dolce di Abigail sul carrello chiese:
« Mio padre non ha fatto sapere niente? ».
« Il signor Braight ha avvisato il primo giorno che per via del suo lavoro avrebbe potuto ritardare sia a pranzo che a cena quasi ogni giorno, quindi ci siamo messi a sua disposizione per tenere la sala aperta fino al suo arrivo. Guardi, ora sta arrivando ».
Chris alzò gli occhi fino a raggiungere il punto indicato dal cameriere. Suo padre era appena entrato nella sala da pranzo, riponendo il cellulare nella tasca e raggiungendolo.
Il servitore gli domandò se doveva portargli il primo e lui rispose che gli fosse servito direttamente il secondo.
Quando si fu allontanato, il figlio lo guardò con espressione ponderata.
« Avvisi l’hotel che puoi essere in ritardo ogni giorno e non pensi di avvertire i tuoi figli? ».
Benjamin si riempì il bicchiere con l’acqua e ne bevve un sorso.
« Avvisare l’albergo è un dovere » rispose, aspettando che arrivasse la portata.
« Occuparti di noi invece è un’optional » ribatté il ragazzo con misura.
« Io mi occupo di voi, Christopher ».
Il cameriere tornò con due piatti in mano. Li posò davanti ai due convitati e si allontanò con un cenno della testa.
Chris prese forchetta e coltello e iniziò ad affettare la carne con stile, riducendola a piccoli bocconi e masticando lentamente ogni singolo pezzo.
« Hai fatto la battuta del secolo? » domandò sarcastico, quando ebbe ingoiato il primo morso.
« Chris, per cortesia, non darmi lezioni su come crescere i miei figli » obiettò Benjamin, tagliando la bistecca più rozzamente e mangiandola con foga.
« Io sono tuo figlio, papà! » replicò Chris, ostentando tuttavia ad una calma innaturale. « E ti sto dicendo come vorrei che tu mi avessi cresciuto ».
« Io non sono tua madre » sbottò secco l’uomo, bevendo un’altra sorsata d’acqua.
« Stiamo parlando di me o stiamo parlando di lei? ».
Benjamin fissò gli occhi verde intenso del ragazzo e per un momento ci si specchiò dentro. Poi abbassò la testa e continuò a mangiare.
« Papà » continuò Chris, severo. « Hai voluto un’altra possibilità e io te l’ho concessa. Hai fallito, per me non c’era altro da aggiungere. Invece mi hai obbligato a dartene un’altra, e qual è il risultato? ».
« Io non ti ho obbligato proprio a far niente! ».
« Ah no? » obiettò il ragazzo. « Io sono qui in Irlanda di mia spontanea volontà? ».
« È stata una decisione che io e Sharon siamo stati costretti a prendere » dichiarò Benjamin, sull’orlo del collasso.
« Non chiamare in causa la mamma, adesso. Il problema sono io, papà: tu vorresti che fossi diverso, ma allora avresti dovuto crescermi tu fin da piccolo, e non allontanarti ogni piè sospinto per girare chissà quale film sconosciuto! ».
« Chris, io ti ho cresciuto come meglio ho potuto » contestò Benjamin.
« È chiaro che allora non sei capace di fare il padre ». Posò le posate, si asciugò la bocca con un tovagliolo, riponendolo con cura accanto al piatto, e si alzò dalla sedia. « Io non ho più fame » dichiarò, allontanandosi.
« Chris, aspetta » lo chiamò il padre. « E adesso dove vai? »
« A scuola » rispose secco il ragazzo.
« Di sabato pomeriggio? ».
« C’è una partita di rugby a cui voglio assistere. Ci vediamo questa sera ». E, andandosene, estrasse il cellulare e chiamò la madre.


Infine quel sabato Maiti si trovava a scuola, con l’attrezzatura che il signor O’Bowen le aveva dato in comodato d’uso, pronta a filmare la partita.
Era agitatissima. Non le era mai capitata una cosa del genere. Brecc Stoker ora si trovava con lei che l’aiutava a montarla, cosicché sarebbe già stata pronta per quando il match fosse iniziato.
« Come hai fatto a saltare l’incontro con il giornalino? » le domandò Brecc, avvitando una vite.
« Cristin mi ha dato una mano » rispose Maiti. « Non so cosa abbia detto a Sèanait, ma va bene così. Quando si ha a che fare con lei meno si sa meglio è ».
« Spero solo che non ti scopra » commentò il ragazzo, ridacchiando.
« E io spero che la tua ragazza abbia inventato una scusa plausibile che spieghi la mia presenza qui, altrimenti Sèanait non taglierà la testa solo a me, ma anche a lei ».
Maiti sorrise e volse la testa verso Brecc, sicura che la sua battuta facesse sorridere anche lui. Con disappunto notò invece che stava finendo di avvitare tutte le manopole della videocamera con un’espressione quanto mai strana.
« Brecc » disse, seria. « Qualcosa non va? ».
Lui sospirò e lasciò il suo lavoro in sospeso per un attimo. Guardò Maiti e la sua espressione lieta, e per un momento si sentì in colpa per averle fatto intendere che c’era qualcosa che doveva sapere. Poi riprese i suoi lavori, come se avessero reso più semplice ciò che doveva dire, e iniziò a parlare.
« Vedi, stamattina, mentre ero con Bairre, è arrivata Sèanait a tutta birra ».
« Bairre ha detto qualcosa che non doveva dire? ».
« No, no, affatto… ».
« Sèanait voleva sapere se era vero che pochi giorni fa il signor O’Bowen aveva detto a Daigh di darmi una maglia? ».
« Maiti » la interruppe Brecc. « Perché non mi lasci parlare? ».
« Hai ragione. Scusa ».
« Sèanait è particolarmente suscettibile in questo periodo e… bé, ciliegina sulla torta, girano voci secondo le quali Daigh avrebbe messo gli occhi su un’altra ragazza ».
Maiti sussultò. Stava impedendo ad un sorriso di allargarsi sulle sue labbra. In quel momento non le interessava che l’ira di Sèanait le si stesse per abbattere contro; aveva occhi e orecchie solo per Daigh Morgan.
« Il punto è che Sèanait è convinta che sia tu ». Le parole di Brecc la riportarono bruscamente alla realtà.
« Cosa vuol dire il punto? » domandò, irritata. Stava forse dubitando? C’era anche lui il pomeriggio di tre giorni prima.
« Significa che Daigh ha effettivamente messo gli occhi su un’altra ragazza ». Sottolineò con accortezza la parola “un’altra”.
Lì per lì Maiti lo guardò senza intendere. Ma poi capì e le speranze le si frantumarono nel cuore.
« Oh » rispose. Stava per aggiungere altro, ma non se la sentì. Abbassò la testa e continuò con il suo lavoro.
« Maiti… ».
« Ascolta, Brecc, io sapevo perfettamente di non avere speranze con Daigh; il punto è che da quando ci siamo conosciuti, dal modo in cui si comportava con me… insomma, sembrava quasi che gli interessassi ».
« Non fraintendermi, Maiti » si affrettò a spiegare il ragazzo, fissando la telecamera sul cavalletto. « Non ho detto che tu non gli interessi… ».
« Frena » lo bloccò l’amica. « Brecc, Daigh è fidanzato con Sèanait, ha messo gli occhi su un’altra ragazza ed è interessato a me. No, la cosa è assurda. Nessun ragazzo è così ».
« Daigh lo è invece » il tono di Brecc non ammetteva repliche.
Maiti lo fissò per un attimo, indecisa se credere che la cosa fosse attendibile o meno. Poi iniziò a ridere istericamente.
« Maiti, Daigh è fatto così: è interessato alle belle ragazze e tu sei una bella ragazza ».
« Ti prego, non infierire adesso » tagliò corto la ragazza, armeggiando bruscamente con il trespolo. « Io non sono proprio all’altezza di Sèanait o di quelle come lei ».
« Forse non sei il tipo di ragazza che si distingue tra la massa di studenti ordinari, ma non ci hai messo molto a farti notare quando hai spudoratamente attirato la sua attenzione pochi giorni fa alla finestra ».
Maiti arrossì violentemente e conficcò i piedini del treppiede nel terreno, squarciando la poca erba secca che rimaneva.
« Stavo salutando Bairre » ribatté, balbuziente.
« Pensavo che non facessi altro che evitarlo, in realtà ».
« Tu non hai una partita tra quaranta minuti? Perché sei ancora qui e non in palestra ad allenarti con i tuoi compagni? ».
Brecc sospirò. Estrasse il cavalletto e lo sistemo meglio, senza immobilizzarlo completamente.
« Oggi gioco come riserva » la informò; poi le fece l’occhiolino e corse verso l’edificio scolastico.

_______________________________________
Eccomi con il nuovo capitolo ^^. Spero di non avervi fatto attendere troppo.
Grazie mille a DarkViolet92 per avere recensito *w* e a CuddleAddict per avere aggiunto la storie alle seguite :). Come ho fatto con tutte le altre, ti invito a lasciarmi un commentino *.*
A presto!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: mikybiky