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Autore: lolli89    06/08/2019    1 recensioni
James Phelps e la sua ragazza Italiana si trovano di fronte a scelte importanti, che potrebbero cambiare la loro vita... oppure no, potrebbero addirittura dividerli. Cosa sceglieranno di fare? Cosa sarà mai, questo ostacolo tra loro? E se lo supereranno, quali sorprese riserverà la loro storia? Saranno belle, o dovranno superare le avversità? Sarà tutto rosa e fiori, o troveranno anche spine, nel mezzo? Come sempre, quando trovate Xx metteteci il vostro nome, così la storia, spero, sarà più realistica!
Per ora vi lascio nel dubbio, se siete curiosi, leggete!
lolli89
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Oliver Phelps
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 << Dove andate tu e Katy a cena? >>, domandò James, mentre legava Amelia al seggiolino: la loro mamma era appena andata via, dando un bacio commossa a ciascuno dei suoi figli e alla sua nipotina.
 
 << Andiamo nel nostro ristorante preferito. È il nostro ultimo San Valentino in due, quindi ho pensato di sfruttare la serata al massimo. Conosco il proprietario, ci siamo andati diverse volte. Gli ho chiesto se poteva preparare un menù dedicato, con i nostri piatti preferiti. Ha accettato >>, rispose Oliver, salutando tutto allegro la sua nipotina. << Voi? >>, gli chiese.
 
 << Oh, che romanticone >>, lo prese in giro James: dopotutto lui faceva di continuo un sacco di commenti allusivi a lui e Xx… per una volta poteva sopportare: Oliver arrossì appena in zona orecchie.
 
 << Anche noi a cena con i nostri piatti preferiti, ma a casa. Amelia mangia presto, e di solito crolla poco dopo. A momento è difficile uscire a cena con lei, ma confidiamo che pian piano riuscirà a non dormire subito. Ma sai… va bene così. Siamo felicissimi, e non cambieremmo una virgola della nostra vita >>, gli disse James.
 
 << Lo so. Lo vedo… e anche io non vedo l’ora di conoscere la mia bella bambina >>, continuò Oliver emozionato.
 
 << Vedrai che questi ultimi mesi voleranno, e in men che non si dica ti ritroverai con un fagottino tra le mani. E in quell’istante giurerai a te stesso e a Katy che niente al mondo la ferirà. Che la proteggerai da tutto e tutti a qualsiasi costo >>, fece James, ricordando la nascita di Amelia.
 
 << Sai… è la cosa più bella e spaventosa contemporaneamente che io abbia mai provato >>, confidò Oliver.
 
 << Ti capisco. Ero terrorizzato ed euforico allo stesso tempo. Ma vedrai, all’inizio ti sembrerà tutto strano, ti sembrerà di farle male solo a guardarla, avrai paura di farle male, di sbagliare tutto. Poi, più passeranno i mesi e più prenderai confidenza con lei e sicurezza in te stesso. E alla fine non potrai più stare senza tua figlia. Credimi, non potrai avere mai niente di tuo come lei e Katy >>, gli disse James, guardando la figlia che aveva sorriso.
 
Oliver si schiarì la voce: si era emozionato.
 
 << Grazie. Mi fido di te… >>, rispose.
 
 << Guarda te, il fratellino piccolo che dà consigli al più grande >>, disse poi, forse per smorzare l’emozione.
 
 << Ha- ha. Ora devo proprio andare, o farò tardi. Ci vediamo, buona serata con Katy >>, lo salutò salendo in macchina.
 
 << Certo, ci sentiamo domani. Buona serata anche a voi. Ciao Amelia >>, la salutò dal finestrino, poi fece una corsa in auto.
 
 << Bene, Amelia, adesso andiamo a scegliere gli anelli che mamma e papà porteranno per sempre. Guarda che ci devi consigliare bene >>, disse alla figlia partendo.
 
 << Dadada >>, Amelia sorrise battendo le mani. Anche James sorrise, piuttosto fiero e orgoglioso, dando una rapida occhiata allo specchietto retrovisore dell’auto.
 
 
 
 
 
 << Sai che c’è? Forse non sono ancora soddisfatto. Forse un altro giretto glielo darei a questa >>, fece il dottor Green, quando Simone ebbe finito con la spranga: senza farsi vedere, anche lui aveva ripreso quella pazza di Simone… una specie di assicurazione.
 
 << Che intendi? >>, domandò indifferente rimettendo la spranga al suo posto e avvicinandosi a lui.
 
 << Che potrei farmi un altro giretto. Dopotutto due anni di ossessione e di desiderio non si appagano in così poco >>, fece, avvicinandosi di nuovo.
 
 << Non rischi di lasciare tracce? >>, domandò lei, guardandosi intorno per essere sicura che non ci fosse nessuno.
 
 << No. L’acqua e il fango laveranno via tutto >>, le rispose soprappensiero.
 
 << Ne sei sicuro? Non voglio rischiare per una scopata con una mezza morta >>, gli rispose maligna.
 
 << Sono sicuro. E ora… a noi due, piccola >>, fece con un luccichio negli occhi da psicopatico, avvicinandosi di nuovo.
 
La rigirò con un calcio sullo stomaco: la poveretta respirava appena, gli occhi rovesciati indietro.
 
Le bloccò le braccia sopra la testa – come se avesse potuto comunque usarle per difendersi -.
 
 << Allora? Eh? Non ti dimeni oggi, vero? Non mi respingi lottando?! Come cambiano le cose in due anni! >>, rise delle sue stesse parole. Le diede un paio di schiaffi, giusto per vendicarsi delle botte che James gli aveva dato quella sera.
 
 << Oggi non viene il tuo fidanzatino a salvarti? >>, la prese in giro.
 
Le morse il labbro, tirandolo con forza, facendolo sanguinare un po'.
 
Affondò le sue luride mani sui fianchi della ragazza, ma era troppo vestita per i suoi gusti: le aprì il giaccone, strappandole la camicia e il maglione leggero che portava.
 
 << Molto meglio >>, fece, toccandole i seni, i fianchi… non gli importava che piovesse a dirotto, niente avrebbe potuto rovinargli quel momento.
 
Le slacciò i pantaloni, abbassandoglieli fino alle caviglie.
 
Entrò con brutalità, con forza: sembrava una bestia. Spinse una, due, tre, quattro volte… il corpo inerme sotto di lui.
 
Si abbassò per leccarle il collo e morderle il seno scoperto, ancora, ancora…
 
Le infilò, senza nessun riguardo, tre dita nell’apertura posteriore, allargandola, e prendendo un bastoncino lì accanto…
 
 << Ohh… si… molto bene… >>, blaterò tra sé, e intanto Simone alzava gli occhi al cielo e scuoteva la testa.
 
 
 
 
 
Nel frattempo, James era arrivato dal gioielliere: scese dall’auto prendendo un ombrello, mettendosi la fascia per Amelia attorno al petto per non aprire e bagnare il passeggino, così sarebbero stati entrambi coperti dall’ombrello.
 
 << Eccoci qui Amelia, siamo arrivati dal gioielliere. Mamma deve ancora arrivare, la sua vespa non c’è. Noi intanto la aspettiamo dentro, fa piuttosto freddo fuori per essere febbraio. E nel frattempo potremmo scegliere un regalo per mamma per stasera. Sei d’accordo? >>, le domandò infilandola nella fascia al suo petto: la coprì con il suo giaccone, aprì l’ombrello ed entrò.
 
 << Mamama >>, fece Amelia.
 
 << Si, andiamo ad aspettare mamma. Vedrai, sarà qui tra poco >>, le sorrise.
 
 
 
 << Buonasera >>, fece un commesso, accogliendolo.
 
 << Buonasera. I’m James Phelps. Ho appuntamento con la mia fidanzata per le fedi >>, si presentò stringendogli la mano.
 
 << Ok. Intanto vuole accomodarsi e vederne qualche modello? >>, domandò il commesso.
 
 << Oh, Si… volentieri. Xx dovrebbe essere qui tra poco >>, fece James, seguendo l’uomo.
 
 
 
 
 
 << Xx? Dove sei? Ormai è più di un’ora che ti aspetto. Sono preoccupato… sei rimasta in mezzo al traffico? Stai bene?... Ascolta, qui stanno per chiudere…  prenderemo un altro appuntamento, va bene? Ti aspetto a casa con Amelia >>: James le mandò un messaggio vocale, dopo averle lasciato un messaggio in segreteria e aver provato a chiamarla invano diverse volte.
 
 << Vi chiedo scusa. Davvero… deve aver avuto un contrattempo importante per non avermi avvisato. VI richiamiamo senza dubbio per fissare un nuovo appuntamento >>, si scusò James dispiaciuto.
 
 << Va bene, nessun problema. Magari è rimasta bloccata nel traffico >>, gli rispose il commesso.
 
 << Si… prendo gli orecchini, comunque. TI piacciono Amelia? Per la mamma >>, fece James mostrandole la scatola. Sua figlia gli sorrise, e lo prese come un sì.
 
 << D’accordo, glieli impacchetto >>, sorrise il commesso.
 
 << Thanks >>, rispose.
 
 
 
 
 
 << Oliver? I’m James. Sorry… scusa se ti disturbo a San Valentino. Sei già a casa? >>, domandò James più tardi, dopo cena, al fratello… la voce tremula.
 
 << Jay. Stiamo rientrando adesso. Tutto ok? >>, gli domandò.
 
 << No… per niente. >>, rispose, tentando di trattenere la preoccupazione che cresceva.
 
 << Dimmi tutto >>, lo invitò Oliver togliendosi la giacca, passandosi il telefono da una mano all’altra per sfilare le maniche: era abbastanza infreddolito, non aveva smesso per un secondo di piovere, e la temperatura si era abbassata di qualche grado: il termometro all’angolo della farmacia segnava due gradi sotto lo zero.
 
 << Ah… no, lascia stare. Magari sono solo paranoie. Senti, davvero, scusa se ti ho disturbato. Salutami Katy >>, e mise giù il telefono, senza lasciare il tempo a Oliver di dire qualcosa.
 
 
 
James preparò la pappa per Amelia lanciando occhiate continue al telefono, nella speranza che arrivasse una chiamata da parte della sua ragazza.
 
 << Ecco qua Amelia. Forza, mangia. Dopo papà ti fa il bagnetto e ti addormenta >>, le fece un sorriso un po' tirato, cercando di essere ottimista.
 
 << Non ti piace? >>, le domandò: Amelia continuava ad agitarsi e a piagnucolare… e sembrava non volesse quasi mangiare.
 
Ne assaggiò una puntina, e fece all’istante una smorfia: << Scusami piccolina, non è tra le migliori pappe che sia riuscita al tuo papà. Adesso vediamo se per caso mamma ti aveva lasciato qualcosa di pronto… >>, stava dicendo, aprendo il frigorifero.
 
 
 
 “ Xx… dove diavolo sei finita? Forse… forse hai cambiato idea? Troppo pressione, troppo lavoro per il matrimonio? Forse… forse ti sei stancata di noi? “, erano solo alcuni dei pensieri che affollavano la mente del ragazzo.
 
 “ No… no, impossibile. Non avresti piantato in asso così Amelia… e neanche me, almeno credo. Io lo sento che mi ami… che ci ami. Ma forse… forse dovevi evadere dalla tua routine? No, mi avresti avvisato… non lo avresti fatto quando dovevamo scegliere le fedi almeno… me ne avresti parlato… “, continuò a pensare tra sé.
 
Prese di nuovo il cellulare in mano, e la chiamò ancora.
 
 << Si, ecco… bravissima… così… >>, sentì una voce maschile all’altro capo del telefono: un frastuono di sottofondo, ma sentì chiaramente la voce di un uomo; evidentemente aveva risposto per sbaglio: gli cadde il cucchiaino di mano.
 
 << Pronto?! Pronto?!? XX! Chi parla?! >>, quasi urlò al telefono.
 
 
 
Cadde la linea: << Maledizione! >>, imprecò.
 
 << Scusa tesoro, se ti ho spaventata… >>, fece ad Amelia, che aveva la faccia di una bambina che stava per scoppiare a piangere.
 
Provò a richiamare, ma invano.
 
 “ No… Jay… no. Non può essere. Ci sei già passato con Oliver e Xx e hai fatto un disastro. Non puoi saltare subito alle conclusioni anche… anche se era abbastanza inequivocabile. Ma no… io mi fido di Xx… “, si disse tra sé.
 
 “ Eppure… “, si insinuò una vocina maligna nella sua testa.
 
 
 
 
 
 << Oliver, che hai? Sei preoccupato? >>, domandò Katy al marito, posandogli una testa sulla spalla.
 
 << No… non ti preoccupare >>, le sorrise carezzandole la coscia, ma evidentemente in modo poco convincente.
 
 << Ora sì che sono preoccupata. Che succede? Sai che puoi dirmi tutto… >>, insistette con delicatezza.
 
 << E’ che… >>, cominciò, fermandosi subito: Katy aspettò che continuasse.
 
 << E’ che… Jay. Prima, quando stavamo rientrando, ha chiamato… l’ho sentito strano. Non mi ha detto praticamente niente, ma sembrava preoccupato… >>, si spiegò.
 
 << E cosa aspetti a chiamarlo? >>, gli domandò Katy.
 
 << Non volevo rovinare il nostro San Valentino >>, le spiegò, facendo una carezza alla pancia di Katy: la loro bambina aveva appena scalciato.
 
 << It’s incredible >>, commentò sorridendo.
 
 << True. La nostra piccoletta si fa sentire >>, confermò la donna, avvicinandosi a dare un bacio al marito… riuscendo a distrarlo momentaneamente dal pensiero per il fratello.
 
 << Ora chiama James. O non ti godresti la serata in ogni caso perché sei preoccupato per lui >>, gli disse a tradimento la moglie, alzandosi per andare al bagno.
 
Oliver alzò gli occhi al cielo, prese il telefono e chiamò il fratello: << Xx?? >>, gli rispose dall’altra parte James.
 
 << No Jim. I’m Oliver. It’s… ok? >>, domandò.
 
 << Hi Oliver. Sorry… credevo fosse… >>, rispose demoralizzato.
 
 << Xx. Ma non siete insieme scusa? >>, gli domandò un po' in ansia.
 
 << … no. Non è mai arrivata dal gioielliere… e non risponde alle chiamate o ai messaggi >>, ammise.
 
 << What?!? E lo dici solo ora?? Jay, sono passate ore! >>, sbottò Oliver.
 
 << Lo so. Per cosa credi che sia preoccupato? >>, rispose secco James.
 
 << Scusa, non volevo >>, aggiunse subito.
 
 << Ok. Io e Katy arriviamo subito da voi >>, fece Oliver già scattato in piedi.
 
 << E la vostra serata? Non voglio rovinarvi i piani >>, disse mogio, anche se in realtà la presenza del fratello gli sarebbe stata di grande conforto.
 
 << Katy capirà. È qui, te la passo >>, gli rispose passandogli il telefono e infilandosi i primi pantaloni e la prima maglietta che trovò.
 
 << Jay… ciao. Dimmi, avete bisogno che vi teniamo Amelia per una notte di una notte di sesso bollente tu e Xx? A proposito, è bellissima nell’abito da sposa che ha scelto, ma non posso spoilerare. Vedrai però, quando quel giorno camminerà verso di te… rimarrai senza fiato >>, gli disse al telefono, non avendo idea di cosa stessero parlando.
 
A James scese una lacrima silenziosa: << Non vedo l’ora che arrivi quel giorno... Mi piacerebbe tanto chiedervi di farle da baby-sitter per passare una notte selvaggia con lei… ma… Xx è… è scomparsa. Senti, mi dispiace rovinarvi la serata, davvero, non avrei dovuto… >>, James tirò su con il naso sperando di non essere stato sentito.
 
 << Jay arriviamo subito. Mi spiace per… per la mia uscita infelice, non avevo idea… >>, balbettò Katy imbarazzata.
 
 << Non fa niente >>, sussurrò in risposta lui.
 
 << Arriviamo subito Jim >>, gli disse prima di staccare il telefono.
 
 
 
 
Nel frattempo, James aveva cambiato Amelia e le aveva fatto il bagnetto: << Così quando arrivano gli zii sei pulita e profumata >>, le aveva spiegato, un sorriso tirato sul viso.
 
Non riusciva a togliersi dalla testa la voce di quell’uomo… ed era sicuro di quello che stesse facendo.
 
La domanda era… con la sua Xx? Una vocina maligna gli diceva di sì… ma in verità il suo cuore dava una risposta diversa. CI potevano essere varie spiegazioni per quello che aveva sentito… solo che non gliene veniva in mente nessuna.
 
E Xx non aveva mai chiamato. O risposto ai messaggi.
 
 << Dadada >>, intanto faceva Amelia, prendendosi i piedini e giocando.
 
 << Papà è un po' distratto stasera… sorry princess >>, disse a sua figlia, mettendole il pannolino pulito e mettendole il pigiamino: l’unica cosa che lo aveva calmato un po' era sentire il profumo naturale di Amelia; era un giusto mix tra il suo e quello di Xx.
Scosse la testa, sorridendo al pensiero che stesse sniffando la pelle di sua figlia, ma Amelia pensava che il papà volesse giocare con lei, perché ogni volta che si avvicinava con il naso lei rideva.
 
 
 
 << Sono arrivati gli zii Amelia >>, fece James andando ad aprire la porta a Oliver e Katy.
 
 << Brr… Si gela fuori, neanche fossimo a dicembre >>, fece Oliver entrando, seguito da Katy.
 
 << Ciao principessa! >>, salutò Oliver prendendo in braccio la sua nipotina: James non aveva la forza per dire alcunchè, così si sedette sul divano, a fissare il temporale e l’acqua che scendeva copiosa.
 
 << Jay… cosa è successo? L’ho vista questo pomeriggio, ed era entusiasta, per l’abito, perché dovevate scegliere le fedi… >>, cominciò Katy, che non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che Xx era sparita nel nulla.
 
 << Non… non lo so Katy. Io l’ho vista oggi quando abbiamo pranzato insieme, poi lei è partita per il suo abito, e io sono partito alla ricerca del mio con Amelia. Mi… mi sembrava felice… di buon umore… poi l’ho chiamata sul tardo pomeriggio per chiederle, dato il tempo, se voleva che andassi a prenderla, visto che era in vespa… mi ha… mi ha detto di non preoccuparmi, che sarebbe arrivata in vespa… e che mi ama, poi ha messo giù il telefono. Io sono arrivato dal gioielliere con Amelia, abbiamo aspettato quasi due ore… ma non è mai arrivata. Ho provato a chiamarla, mandarle messaggi, lasciarle messaggi in segreteria… ma non ho ricevuto nessuna risposta. E… non è da lei, sono molto preoccupato… >>, raccontò James, fissando una piastrella del pavimento: vedere l’apprensione negli occhi di Oliver e Katy gli avrebbe dato il colpo di grazia.
 
Oliver e Katy non sapevano cosa dirgli per consolarlo… o per alleggerire le sue preoccupazioni.
 
 << Sono… sono sicuro che c’è una spiegazione… >>, tentò Oliver, ma non sapeva che altro aggiungere.
 
 << Si. Anche io. Prima… prima l’ho richiamata per la centesima volta, e credo che abbia risposto per sbaglio. C’era… c’era un uomo con lei. Stavano… he sentito bene, non posso sbagliarmi, e loro due… sembrava che stessero facendo… >>, non riusciva neanche a dirlo, da quanto quell’immagine che si era formata nella sua testa gli provocava fitte di dolore al cuore.
 
 << Sesso >>, aggiunse alla fine, sputando l’ultima parola.
 
 << No. Jim, non ci posso credere neanche per un secondo >>, fece subito Katy.
 
 << E’ quello che ho sentito. C’era un frastuono in sottofondo, ma era quello che stavano facendo >>, insistette James, disgustato.
 
 << Jay, anche io faccio molta fatica a immaginarlo onestamente >>, fece Oliver scuotendo la testa pensieroso.
 
 << I-io… sono sicuro di quello che ho sentito. Ho sentito solo la voce di un uomo… ma era inequivocabile. Forse… forse è troppo sotto pressione con la storia del matrimonio? Forse a casa con Amelia si annoia… e vuole evadere dalla sua routine? Non lo so! >>, fece James alzandosi di scatto.
 
 << Jim, lei ti adora e ti ama. Era entusiasta, prima, per il vostro matrimonio! Non mi dava l’idea di sentirsi oppressa, tutt’atro >>, gli rispose Katy.
 
 << Si, sono d’accordo. E poi non è da lei comportarsi in questo modo. Lasciare Amelia senza un biglietto o un messaggio? Non mi convince… >>, aggiunse Oliver.
 
 << E poi… ci siamo già passati. Ti ricordi? Le tue idee fantasiose e la tua gelosia immotivata non ti hanno portato proprio da nessuna parte, anzi… hai rischiato di perderla >>, gli ricordò Oliver.
 
 << Lo so, mi ero totalmente sbagliato quella volta, lo ammetto. Ma… ho sentito questa volta! >>, continuò James frustrato.
 
 << Possono esserci spiegazioni diverse. Magari le è caduto, o glielo hanno rubato >>, suggerì Katy ostinata.
 
 << Finchè non la vedrai e non ascolterai cosa ha da dire non puoi essere sicuro di niente >>, gli disse Oliver, giocando con Amelia.
 
 << E come mai non è ancora a casa? Sono le dieci di sera ormai! Dovevamo trovarci dal gioielliere alle cinque… che sta facendo? Dov’è?! Perché non si mette in contatto con me in qualche altro modo? >>, sbottò James, preoccupato e arrabbiato allo stesso tempo.
 
 << Sono anche d’accordo nel dire che non pianterebbe mai in asso Amelia. Ha lottato tanto per lei, anche appena scoperto di essere incinta. Non ne vado per niente fiero, ma ha lottato anche contro di me appena saputo… Se dovesse ricapitare ora, invece, sarei la persona più felice del mondo… >>, sorrise James al pensiero.
 
 << Appunto. Quindi non credo che si sia… allontanata allegramente per andare a divertirsi altrove. Lei ama stare qui con te e con la vostra bambina, non può averti tradito >>, fece Katy provando a tirarlo su di morale e a farlo ragionare.
 
 << Io… non riesco a togliermi dalla testa l’uomo che stava facendo sesso prima… forse con lei. Mi spiace, è più forte di me… >>, fece testardo James.
 
Oliver e Katy sospirarono: sarebbe stato difficile farlo ragionare.
 
 << C’è… c’è una parte di me che pensa sia una follia gigantesca il fatto che lei mi tradisca. Io so che lei mi ama e che ama Amelia, che darebbe la sua vita per noi… >>, iniziò James.
 
 << Allora dà ascolto a quella parte… fidati >>, fece Oliver.
 
 << Ma un’altra parte mi sta urlando che sono un ingenuo tontolone, e che lei si sta vendicando per la storia di Simone e Ashley… e per tutto quello che è successo dopo, compreso quello che succede adesso con quella pazza di Simone >>, concluse James.
 
 << Tu lo sai che Xx non ha un carattere vendicativo, e che quello che stai dicendo non ha nessun senso. Lo so che lo stai dicendo solo per l’angoscia del momento >>, commentò Katy.
 
 << Si… è probabile >>, ammise alla fine il cognato.
 
 
 
 
 
 << Hai finito? >>, domandò scocciata Simone al suo complice: ormai erano lì da ore, e il rischio che passasse qualcuno si faceva alto.
 
 << Si. Ecco qua >>, fece rivestendosi: prima di tornare alla macchina si avvicinò al viso di lei sputandole in faccia.
 
 << E’ stato bello troietta. Addio >>, poi risalì gongolando: Simone mise via l telefono con cui riprendeva.
 
 << Ce ne hai messo di tempo >>, lo accusò Simone.
 
 << Beh, avevo diverso tempo da recuperare. E ho fatto diversi esperimenti. È stato molto divertente e appagante >>.
 
 << Con una mezza morta? Se sei soddisfatto tu va bene. Ho notato i tuoi… esperimenti e tutte le cose che hai provato. Davvero atletico. Ora dobbiamo andarcene. Scendo a darle l’ultimo saluto e ce ne andiamo >>, ordinò Simone.
 
Con cautela si avvicinò a XX: << Non sei ancora morta. Nonostante la temperatura sotto lo zero. Ne hai di resistenza a quanto pare. Forse dovrei… darti una mano? Per non farti soffrire più… >>, fece Simone, gli occhi fuori dalle orbite.
 
Senza che se ne rendesse conto, avvicinò due mani alla gola di Xx, cominciando a serrare la presa… probabilmente neanche si rendeva conto di quel che le stava facendo.
 
Dall’alto il dottor Green riprendeva la scena, poi vide dei fari in lontananza…
 
 << Simone! C’è una macchina! >>, le urlò, prima di correre su quella della ragazza.
 
 << Merda! TI è andata bene, eh?! >>, esclamò, prima di risalire, giusto in tempo perché arrivasse una macchina: la prima dopo ore.
 
 
La macchina, forse vedendo la vespa - o quel che ne rimaneva - si fermò e ne uscì una donna di corsa, portandosi le mani alla bocca a vedere la scena di fronte a lei.
 
Simone uscì dall’auto dove si era appena infilata, tutta trafelata, mettendo su una faccia sufficientemente sconvolta, o almeno così sperava.
 
 << Oh mio Dio! M- mi sono fermata ora! Stavo chiamando i soccorsi! >>, urlò Simone alla sconosciuta, la voce più allarmata che riuscì a fare: la donna aveva visto la sua macchina lì ferma prima di lei, sarebbe stato sciocco ripartire e far finta di niente.
 
 << Si sbrighi! Non credo sia messa bene >>, le rispose la donna, che si era avvicinata al corpo di Xx: << Signorina… signorina, mi sente? Si faccia forza, non molli, stanno arrivando i soccorsi >>, la spronò, poi avvicinò le dita per sentire il battito.
 
 << Oh mio Dio… povera ragazza, che ti hanno fatto? Chi ti ha ridotta così? >>, domandò tra sé la donna, sconvolta, vedendola quasi completamente svestita: il dottor Green non si era affatto preoccupato di rivestirla.
 
 << Coraggio, resisti, i soccorsi stanno arrivando. Sei congelata… forza, non mollare >>, la supplicò.
 
 << Respira a malapena, e il battito quasi non si sente! Fra quanto saranno qui i soccorsi? >>, urlò in ansia.
 
 << Cinque minuti >>, rispose a denti stretti Simone: era l’ultima cosa che voleva, ma non aveva avuto altra scelta se non chiamarli. Lanciò un’occhiataccia al dotto Green, sdraiato sui sedili posteriori per non farsi vedere, coperto da alcuni stracci che Simone aveva nella sua auto.
 
 “ Codardo “, pensò lei.
 
 In macchina di Simone, intanto, il dottor Green stava imprecando con rabbia: << Maledizione! Maledizione a questa donnaccia! Non poteva arrivare cinque minuti prima di arrivare?! >>
 
 
 
Neanche cinque minuti e arrivò un’ambulanza a sirene spiegate seguita da un camion dei vigili del fuoco: Simone gli indicò il punto a terra, dove c’erano ancora Xx e la donna, rimasta sconosciuta.
 
I soccorsi uscirono in strada portandosi la barella e uno zaino sulla spalla.
 
 << Salve, non ho osato spostarla per paura di farle più male. Le ho parlato, ci ho provato, per tentare di tenerla sveglia. Faceva della specie di rantoli bassissimi… >>, disse la donna spostandosi subito per lasciare spazio ai soccorsi.
 
 << Salve. Ha fatto bene a non spostarla e a parlarle. Da quanto è così? >>, domandò il paramedico.
 
 << Non ne ho idea. Sarò qui da neanche dieci minuti, ma era già così. Non so da quanto prima… La signora lì che vi ha chiamati è arrivata quasi con me, non so se lei sappia da quanto sta così >>, balbettò la donna.
 
 << Mi dispiace, ma sono arrivata forse trenta secondi prima di lei, non so molto altro… >>, rispose Simone con voce apprensiva.
 
 << Non importa, è stata bravissima >>, le sorrise il paramedico.
 
I vigili del fuoco poi la spostarono con delicatezza dal fossato, e la stesero sulla barella.
 
 << Portiamola subito sull’ambulanza >>, disse il primo paramedico: le misero il collare per evitare danni alla colonna, e con l’aiuto dei vigili del fuoco la trasportarono sull’ambulanza: il terreno era parecchio scivoloso.
 
 << Perché c’è la polizia? >>, domandò la donna uscendo dal fossato con l’aiuto del paramedico.
 
 << Questo è un incidente stradale. Quando ci è arrivata la chiamata è stata inoltrata anche a loro in automatico. Devono rimuovere la vespa, e vedere se c’è qualche traccia, capire, dove possibile, la dinamica >>, spiegò il paramedico.
 
Simone sbiancò appena: questo non lo sapeva.
 
 << Oh, non lo sapevo. Sperano che prendano il maledetto che l’ha investita! >>, sbottò la donna.
 
 << E’ in arresto! >>, fece il primo paramedico, iniziando a fare il massaggio, mentre il secondo prendeva il defibrillatore.
 
 “ Meno male “, pensò Simone.
 
 << Libera! >>.
 
Niente.
 
 << Libera! >>.
 
Niente.
 
 << Libera! >>.
 
Un piccolo accenno di battito fece tirare un respiro di sollievo ai presenti.
 
 << Dobbiamo andare subito all’ospedale. Ha difficoltà a respirare, è incosciente! E dobbiamo scaldarla, subito! >>, disse il primo al secondo paramedico.
 
 << Agente, noi andiamo all’ospedale. Ci sentiamo via radio per comunicazioni >>, disse, chiudendo le porte dell’ambulanza.
 
 << D’accordo >>, rispose l’uomo.
 
 << Arrivederci >>, fece a Simone e all’altra donna, prima di salire e ripartire a tutta velocità.
 
 << Signore, io e il mio collega vi chiediamo un ’ultimo sforzo: dovete dirci esattamente cosa è successo e cosa avete visto, le tempistiche, gli orari, tutto insomma… >>, cominciò, poggiandosi sul retro del furgone della polizia per scrivere, dato che ancora pioveva a dirotto: il temporale non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
 
Intanto il secondo agente perlustrò la scena: si appoggiò al cofano di entrambe le macchine, solo che notò che uno era stato appena spento, in quanto caldo, l’altro invece era freddo… segno che la macchina ormai era lì da un pezzo: se lo annotò.
 
 
 
 
 
Erano le undici e mezza, e a casa, di Xx, nessuna traccia.
 
 << Non puoi andare alla polizia a denunciarne la scomparsa? >>, domandò Oliver, mentre cullava Amelia, guardando il fratello.
 
 << Non fanno niente prima di ventiquattro ore. E poi non sappiamo se è scomparsa >>, rispose mesto James.
 
 << Tu la vedi qui con noi? Hai avuto sue notizie nelle ultime ore? Si è mai comportata così prima? >>, domandò retorico il fratello.
 << E in ogni caso almeno intanto ne sono informati… >>, continuò Oliver.
 
 << SI… forse hai ragione >>, ammise James.
 
Stava camminando avanti e indietro da mezz’ora senza concludere nulla, così si sedette sul divano, tirando fuori il cellulare per chiamare la polizia, o per cercare la stazione più vicina dove recarsi.
 
La tv si accese, e James si rese conto di essersi seduto sopra il telecomando.
 
 << Ohh, accidenti >>, fece prendendolo da sotto il suo sedere, stava spegnendo la tv: non voleva sentire niente, era troppo in apprensione per la sua Xx.
 
 << Perché fanno il notiziario a quest’ora? >>, domandò Katy, alzando il volume.
 
 
 
 “ E’ di circa un ora fa il ritrovamento del corpo di una donna. Forse a causa del maltempo la ragazza potrebbe aver perso il controllo della sua vespa, che è stato trovato accartocciato vicino al corpo della giovane, ancora senza nome, trovata nel fossato “, diceva la giornalista.
 
James scattò in piedi, ascoltando con attenzione la giornalista, ma dei brividi gelidi avevano iniziato a scendergli lungo la schiena; Oliver e Katy si guardarono per un attimo: il terrore dipinto nei loro occhi.
 
 “ Sul luogo sono accorsi i vigili del fuoco e la polizia. La donna è stata trasportata d’emergenza in ospedale, e le sue condizioni sono apparse subito disperate ai soccorritori. Ma la cosa che ha sconvolto tutti quelli accorsi sul luogo per aiutarla, è che è stata ritrovata semisvestita, e la polizia ipotizza che possa essere stata vittima di qualche abuso terribile mentre era incosciente. Vi terremo aggiornati su questa notizia, che ha lasciato tutte le persone che si sono prodigate per aiutarla sconvolte. E con questo è tutto, questa edi… >>, ma James non stava più ascoltando.
 
 << …Xx… >>, riuscì soltanto a mormorare, mentre gli occhi gli si spalancavano, inumidendosi.
 
Corse al bagno: si sentiva uno schifo. Vomitò, soltanto ascoltare quella notizia gli aveva dato il voltastomaco.
 
Oliver e Katy gli corsero dietro, ma sentendolo vomitare si fermarono.
 
 << Oliver… d- dici che… ? >>, gli domandò impaurita e sconvolta, affondando la testa sul petto del marito.
 
 << Forse… ma spero tanto di sbagliarmi Katy. Davvero. Non sarei affatto felice se fosse così… >>, le rispose stringendola al petto, gli occhi lucidi.
 
 << Jay… >>, fece Oliver dopo qualche minuto, vedendolo uscire.
 
 << Noi no… noi non sappiamo ancora se è lei, non facciamoci prendere dal panico… >>, provò a dire Oliver, ma la voce gli si incrinava continuamente.
 
James lo guardò: il suo cuore era pesante, la sua anima fatta in mille pezzi… voleva urlare, voleva credere che non fosse lei… ma l’istinto gli diceva un’altra cosa.
 
 << I- io v… v- vado. Inizierò… dagli osp… >>, la sua voce tremava tanto ed era un così flebile suono che si faceva fatica a sentirlo.
 
 
Il telefono di James squillo: era un numero sconosciuto e di solito non rispondeva, ma pensando fosse Xx che lo chiamava con un altro numero decise di rispondere.
 
 << Pronto?! Xx?? >>, rispose.
 
 << Buonasera, lei è il Mr. Phelps? >>, fece una voce all’altro capo del telefono.
 
 << Yes I am. Chi parla…? >>, domandò un po' sorpreso: non se lo aspettava.
 
 << Sono il Dottor Knight, la chiamo dall’ospedale. Abbiamo trovato il suo numero tra i contatti delle emergenze della signorina Xx Yy >>.
 
 << Cosa è successo?? >>, si spaventò lui subito, sentendosi mancare la terra sotto i piedi, mentre una certezza orrenda e terrificante si faceva strada letale ed inesorabile in lui.
 
Oliver e Katy, che guardavano Amelia dormire sul divano, si voltarono subito a guardarlo.
 
 << Dovrebbe venire subito qui. La aspettiamo per aggiornarla >>, gli rispose vago il dottore.
 
 << A- arrivo subito. Cosa è successo?? >>, domandò di nuovo, sentendosi morire.
 
 << Sarebbe meglio che lei venisse qui prima di darle notizie >>, insistette.
 
 << E’ grave? >>, continuò lui ostinato, tentando di tenere a freno l’onda di paura che provava: aveva già infilato le scarpe ed era mezzo fuori dalla porta, dimenticandosi di salutare tutti.
 
 << Non possiamo dare queste informazioni al telefono. La aspetto… faccia presto >>, aggiunse alla fine il dottor Knight.
 
James si fece dare il nome e l’indirizzo dell’ospedale e mise giù il telefono: stava tremando da capo a piedi, la preoccupazione e l’angoscia che lo divoravano.
 
 << Jay, che c’è? >>, domandò Oliver, preoccupato per il fratello, dopo la telefonata ricevuta.
 
 << Xx. È… mi hanno chiamato dall’ospedale. Lei ora è lì, ma per telefono non mi hanno detto niente >>, rispose lui, sentendo tremare la sua voce sempre di più.
 
 << Oh my God! >>, Oliver si portò la mano alla bocca, spaventato: la stessa consapevolezza che si era fatta strada nel fratello.
 
 << Devo andare. Puoi tenere tu Amelia? Solo il tempo di chiamare la baby-sitter e capire cosa è successo. Non voglio portarla in ospedale >>, fece James sbrigativo.
 
 << No. Io vengo con te, non ti lascio guidare in queste condizioni. Katy puoi…? >>, le domandò il marito.
 
 << Solo finchè non trovo una baby-… >>, aggiunse James, ma non terminò la frase.
 
 << Lasciami Amelia e andate. Lascia perdere la baby-sitter, starò io con lei fino a che non tornate a casa >>, disse senza esitare.
 
 << E i tuoi programmi con Oliver? >>, domandò James, sollevato, ma anche dispiaciuto di far saltare i programmi per il fratello e la moglie.
 
 << La famiglia è più importante e viene prima. Non preoccuparti. E poi è San Valentino, ed è piuttosto tardi… forse avrà da fare la vostra baby-sitter >>, fece sbrigativa la cognata, tentando di controllare il tremito al labbro. Fece dei respiri profondi per non lasciarsi sopraffare: dopotutto ancora non sapevano niente, ma il tono che aveva James l’aveva inquietata.
 
 << Hi princess. Fa la brava con zia Katy. Papà torna tra poco, e anche mamma >>, le sorrise baciandola.
 
<< Fatemi sapere, mi raccomando. Solo una cosa: se Amelia si svegli deve bere il latte o…? >>, domandò a James.
 
 << Eh… cos… si… il latte. Il latte è… >>, fece vago e disorientato James, che aveva la testa da tutt’altra parte.
 
 << Le scorte di emergenza. Ne ha lasciare anche da noi e dai tuoi, se ti dovesse servire. È tutto sotto controllo >>, lo calmò subito.
 
 << Più organizzata e previdente di Xx non c’è nessuno >>, concordò Oliver, asciugandosi gli occhi umidi.
 
 << E’ vero. Ora andiamo, grazie Katy, e scusa ancora. Ti devo una cena! >>, fece James posandole una mano sulla spalla: si era reso conto di non averla neanche salutata da quando era arrivata.
 
 << Non ci pensare e andate! Io e Amelia staremo bene >>
 
 << Hi Amelia! >>, fece Oliver salutandola con un bacio, poi diede un rapido bacio a Katy, abbracciandola: << Thanks >>, le disse solo.
 
 << Oliver… s- se… se dovesse essere… James ne sarebbe… ne sarebbe devastato… >>, sussurrò Katy nell’abbraccio al marito, piangendo lacrime silenziose di paura e dolore.
 
 << Lo so. Speriamo di sbagliarci tutti quanti… >>, rispose mogio, asciugandole con amore le guance: Katy annuì, ma era molto spaventata.
 
 
 
James si era già seduto sul posto di guida con la cintura.
 
Oliver si avvicinò e spense il motore.
 
James si girò bruscamente, come per dirgli qualcosa, ma Oliver lo precedette: << Scendi. Guido io >>, gli disse.
 
Al fratello non rimase altra scelta se non scendere e andare sul sedile a fianco. Sentiva le guance inumidirsi, il labbro gli tremava.
 
 
 
 << Oliver Muoviti! >>, sibilò.
 
 << Sto andando più veloce che posso >>, rispose il fratello maggiore.
 
 << Comunque dobbiamo fare benzina >>, aggiunse poco dopo: la spia della riserva era accesa.
 
 << Now?!? Mi prendi in giro?? >>, sbottò.
 
 << No. Non arriveremo mai all’ospedale con questa riserva. CI vorranno due minuti, e se rimanessimo a piedi ci vorrebbe molto più tempo >>, gli rispose paziente: capiva che il fratello non voleva essere così scontroso, e non se la prese.
 
 
 
 
 
  << Stavolta ti sei seduto già al posto del passeggero >>, notò Oliver ripartendo dal distributore: erano scesi entrambi.
 
 << Si, ci avremmo messo di più se mi fossi seduto al lato guida. Mi avresti fatto scendere e spostare. E io voglio andare da Xx >>, rispose secco guardando fisso la strada. Oliver allora accelerò un po': si rendeva conto che era davvero preoccupato per Xx, e lui, se fosse stato nella sua situazione, avrebbe voluto arrivare più presto possibile da Katy.
 
 
 
Pochi minuti dopo arrivarono all’ospedale: neanche il tempo di spegnere la macchina che James era già sceso.
 
 << Jay! Fermo! Sta diluviando! >>, tentò di fermarlo Oliver, prendendo un ombrello.
 
Fece più in fretta che riuscì, ma quando Oliver raggiunse James lui era già all’entrata, completamente lavato dalla testa ai piedi: era fradicio e tremava come una foglia.
 
 << Sorry, devo parlare subito con il dottor Knight >>, domandò agitato alla reception.
 
Gli si avvicinò un uomo poco lontano che parlava con un anziano signore: << Sono io il dottor Knight. Lei è il signor James Phelps? >>, domandò.
 
 << Yes I am. I’m her boyfriend. Lui è mio fratello >>, lo indicò.
 
 << Ok. La signorina Xx… forse è meglio se ci sediamo >>, fece grave, e James obbedì, pur di sapere cosa stava succedendo, lo accontentò.
 
Il dottore riprese: << La signorina Xx... ha avuto un incidente con la sua vespa. I paramedici e due donne che si sono fermate per provare ad aiutarla quando hanno visto la vespa accartocciata, e anche la polizia stradale… pensano che le siano andati addosso. Forse non l’hanno vista a causa della forte pioggia. Era su un tratto molto isolato, probabilmente per evitare il traffico. L’hanno… i vigili del fuoco e i paramedici l’hanno tirata fuori da un fosso >>, dovette dirgli il dottore: James sbiancò se possibile ancora di più.
 
 << Glielo dico molto francamente: non… noi faremo tutto il possibile, ma non sappiamo se riusciremo a salvarle la vita. Dai primi accertamenti e dalla vastità delle ferite deve averla investita un camion rimorchio… o qualcosa del genere >>: era dura, ma il dottore doveva essere sincero con i familiari dei suoi pazienti.
 
 << Cosa?! M- mi… mi sta d-dicendo che po-potrebbe morire?! >> James sbiancò di nuovo, tremando: una mozzarella aveva più colorito di lui.
 
Oliver al suo fianco era impietrito: stringeva la sedia, le nocche ormai bianche.
 
 << SI. È… è grave. Molto. Mi spiace essere così diretto, ma non abbiamo un secondo da perdere. Da una prima valutazione ha una frattura al bacino, alcune costole rotte e una frattura all’osso sacro. Ha anche un trauma cranico con ferita alla testa e con possibile commozione cerebrale. Ha una scapola fratturata e probabilmente qualche lesione a organi interni. Quando l’hanno tirata su dal fosso, i soccorsi hanno riferito che era tutta insaccata, sembrava quasi senza ossa… l’hanno trovata priva di coscienza sul luogo in uno stato di ipotermia. Era… era congelata, la temperatura era sotto lo zero… ed era semisvestita… >>, riferì perché era suo compito, ma non gli faceva affatto piacere.
 
James tremò, portandosi le mani alla bocca: era distrutto. Oliver provò a posargli una mano sulla spalla, ma sentiva il braccio pesante, non era sicuro di riuscire a sollevarlo… gli occhi erano lucidi e rossi.
 
 << Non possiamo essere certi che non avrà danni permanenti se… se riuscissimo a salvarle la vita. La situazione è disperata, non lo nego. Lo schianto le ha fracassato quasi tutto il lato destro del corpo. Ha il braccio spezzato in più punti, le costole hanno perforato i polmoni… non è ancora in sala operatoria perché non è affatto stabile. Hanno dovuto rianimarla perché il cuore aveva ceduto, prima di portarla qui… non… c’era battito né segni vitali. Era un tre sulla scala di Glasgow… la scala che indica uno stato di incoscienza anche a livello neurologico. La porteranno il prima possibile in sala operatoria… ma prima la devono scaldare. È arrivata con una temperatura di venti gradi… deve salire a trenta, prima di… tentare di farle ripartire il cuore. Le stanno facendo circolare il sangue con delle compressioni ora… ed è già salita di qualche grado. Il freddo è stato però un suo alleato… l’ipotermia e il gelo le ha impedito di morire, in questo frangente: questo perchè i vasi sanguigni si sono ristretti per conservare il calore, il suo cervello ha cessato l’attività, il cuore si era fermato e la frequenza respiratoria si era abbassata… è un meccanismo di difesa del corpo, che concentra tutto il sangue nella parte centrale del corpo >>, continuò, spiegandosi.
 
James era stordito, si aggrappò al fratello che, rassicurante, gli mise le mani sulle spalle: non riuscì a dirgli niente, non era sicuro la voce gli sarebbe uscita.
 
 << E… beh… noi… noi crediamo che qualcuno abbia… abbia abusato di lei, quando era incosciente. L’hanno trovata semi svestita… e allora noi abbiamo fatto un kit stupro. Sembrerebbe positivo… ha… ehm… ha delle lacerazioni vaginali… e rettali compatibili con un rapporto non consensuale… e… e segni di morsi. Forse… qualcuno… ha utilizzato anche qualcosa… c’erano delle schegge di legno rimaste impigliate… beh. Vedremo se riusciremo a trovare del DNA, se la pioggia non ha lavato via tutto. Daremo tutto alla polizia >>, spiegò il dottore.
 
A sentire questo… a James venne da vomitare di nuovo. Quale razza di mostro poteva fare una cosa simile?!
 
Alzò la testa di scatto, sul volto un’espressione di ira e di rabbia che il suo volto mai e poi mai aveva raggiunto prima: aveva gli occhi completamente dilatati e rossi… tremava tutto.
 
Oliver, a fianco del fratello, non riusciva a crederci: come poteva una persona normale arrivare a un tale livello di crudeltà, di cattiveria… e di bestialità? Anche lui ebbe la sensazione di dover vomitare. Xx era come una sorella per lui, e anche solo immaginare lontanamente che qualcuno avesse potuto farle del male così… lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
 
Chinò la testa: doveva essere forte per il fratello… ma gli scappò qualche lacrima.
 
 << I-io… voglio sapere… voglio sapere chi è stato. Voglio sapere quale bestia ha fatto una cosa del genere… >>, la voce di James tremava di rabbia… e di vendetta. Se solo avesse avuto davanti quel tizio non avrebbe risposto di sé; probabilmente lo avrebbe ammazzato di botte.
 
Strinse forte i pugni.
 
 << Daremo tutto alla polizia, se dovessimo trovare qualcosa. Noi… noi… ehm, vorremmo sapere se sa cosa la sua fidanzata voleva fare in caso di misure estreme per tenerla in vita. Se ha lasciato un documento scritto… o se è tra le liste dei donatori di organi… >>, provò a chiedere il dottor Knight con tutta la delicatezza che gli riuscì.
 
James, ma anche Oliver lo guardarono storto.
 
 << C- cosa? N-no… i- io n-non riesco neanche a seguirla ora. Non lo so. Non glielo chiesto e lei non me l’ha detto. Non credevamo ci servisse per ancora molto tempo >>, si arrabbiò James, mentre un’ondata di dolore si impadroniva di lui.
 
 << Mi spiace doverglielo chiedere, mi creda. Ma è la procedura in questi casi… mi faccia sapere, ok? Torno dopo per aggiornarla. Al momento la stanno scaldando con compressioni toraciche doppie, per far circolare il sangue e portare il battito almeno a cento al minuto, aria calda, coperte riscaldanti, soluzione salina… un lavaggio toracico… poi probabilmente la porteranno in sala, se la temperatura sale ancora un po', per metterle un bypass, rimettendo in circolo sangue caldo… e cercare di farle ripartire il cuore. Xx è qui da circa un’ora, e da quando è arrivata la sua temperatura, grazie a tutti gli sforzi che stanno facendo i medici, è salita da venti gradi a ventiquattro e mezzo. Tecnicamente non si considera morta una persona nel suo stato se pima non viene riscaldata e poi va in arresto… o non si riprende, ma sembrerebbe una combattente, il suo corpo non si è ancora arreso. Io… vi consiglio di pregare per lei comunque, male non fa >>, gli rispose il dottore, avviandosi per le sale operatorie.
 
James… si sentiva come se ci fosse stato il terremoto e lui fosse sotto le macerie. Era annientato, distrutto… Qualche ora prima si erano sentiti al telefono e avevano in programma una bella serata romantica ed eccitante, erano felici e allegri… e ora? Ora non sapeva neanche se sarebbe sopravvissuta fino al giorno dopo. Si dovevano sposare di lì a qualche mese…
 
Si alzò di scatto, tremando: una morsa ghiacciata sembrava serrargli il petto, si sentiva vuoto e perso… era arrabbiato. Chi l’aveva investita?!?
 
Iniziò a colpire il muro con un pugno. Uno, due, tre. Sempre di seguito, sempre più forte.
 
Oliver lo prese per le spalle staccandolo di forza dal muro: aveva le nocche sanguinanti.
 
Gli mise le mani sulle spalle guardandolo in faccia: James stava singhiozzando, portandosi le mani ai capelli.
 
Oliver lo abbracciò forte: non poteva dirgli niente che lo avrebbe consolato.
 
James si sciolse nell’abbraccio del fratello, e quando si staccarono appoggiò la schiena al muro e scivolò fino a sedersi per terra, la testa fra le mani.
 
 << Hai… hai sen… sentito cosa le hanno… cosa le hanno fatto?!? >>, James era furioso.
 
 << Purtroppo ho sentito. Chiunque sia è un animale… un mostro. Non merita nemmeno di essere chiamato umano >>, gli rispose Olive disgustato.
 
 << E io… io in tutto questo… questo tempo… credevo che… per un buio istante… ho creduto che tutti i preparativi l’avessero pressata troppo… che le avessero fatto cambiare idea… e invece… invece lei era lì… che veniva… >>, non terminò la frase: un conato di vomito, alla sola immagine della scena, lo costrinse a fermarsi.
 
 << E invece lei vuole sposarmi… vuole stare con me e Amelia… e adora fare progetti per noi tre… per il matrimonio… >>, calde lacrime gli bagnarono il viso.
 
 << Chiunque sia stato… non l’ha neanche rivestita. Forse pensava che sarebbe morta di lì a breve… non l’ha neanche coperta! Era… l’hanno trovata mezza congelata… Chiunque sia stato… la pagherà. La pagherà molto cara >>, fece James.
 
 << Lo so che fa male… lo so che è uno schifo ed è orribile. Lo è per me, per te deve essere mille volte peggio… e anche io spaccherei la faccia, e non solo quella, alla persona che l’ha ridotta così… ma ora dobbiamo concentrarci su Xx, perché guarisca e ritorni quella di sempre. Ok? >>, gli fece Oliver, e James annuì.
 
 << Chiamo Katy. La aggiorno… l’avviso che sarà una lunga notte. Chiamo io mom and dad? >>, domandò, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.
 
 << Si, per favore. Ma non voglio che vengano qui. Digli di stare con Amelia, così tu e Katy avrete la nottata libera >>, disse atono e senza entusiasmo.
 
 << Hai sbattuto la testa o i pugni? Io non ti lascio solo, e anche se mi cacciassi non riuscirei mai a godermi la serata come se nulla fosse. E per Katy sono sicuro sia lo stesso >>, quasi si arrabbiò con James.
 
James lo guardò di traverso, poi i suoi pensieri furono presi da tutt’altra questione: << A- Amelia… >>, mormorò invece: cosa avrebbe detto a sua figlia se la sua mamma… non riusciva neanche a pensarci o a immaginarlo. Non voleva neanche farlo… come glielo avrebbe spiegato?
 
 << Jay… no. Non farlo. Non pensarci neanche. Non… aspettiamo novità dal dottore prima >>. Oliver gli stava dicendo di non preoccuparsi, che magari ad Amelia non avrebbe dovuto dire niente… ma si rese conto che stava per dire un’assurdità.
 
 
 
James si trovò a pregare silenziosamente, e non era proprio da lui: ” Xx… non mi fare questo… devi… devi resistere. Per me… per Amelia… non mollare, ti prego… ti prego Signore, non portarcela via… “.
Singhiozzò, tremando: le mani tra i capelli; si intravide a una finestra, aveva gli occhi rossi e gonfi… un aspetto orribile.
 
 
 
 << James? >>, si sentì chiamare da una voce femminile, e per mezzo secondo ebbe l’illusione che fosse la sua Xx che lo chiamava per dirgli che era andato tutto bene, e che potevano tornare a casa… ma poi realizzò che non era affatto la sua voce.
 
 << Si…? >>, alzò la testa in direzione della voce e si pietrificò all’istante: era l’ultima persona al mondo che voleva vedere.
 
 << Cosa vuoi Simone? >>, domandò busco e il malo modo.
 
 << Ciao… volevo… volevo solo restituirti questo. Era per terra… forse nell’impatto è sbalzato via. Sono tra le due macchine che si sono fermate a prestare soccorso, che sono passate lì per prime >>, gli disse con la voce più addolorata che riusciva a fare, porgendogli l’anello… anche se era titubante: avrebbe voluto tenerlo per sé, aveva cambiato idea molte volte, ma alla fine forse per il piano che aveva ideato restituirlo era la cosa migliore… ma continuava a guardarlo con avidità, cosa che non sfuggì a Oliver, che nel frattempo era tornato da James.
 
 << Thanks >>, rispose James, riconoscendo subito l’anello di Xx: lo prese e se lo strinse tra le mani.
 
 << Ehm… come sta? Non sembrava stare troppo bene prima. Non abbiamo osato spostarla, ma aveva la faccia semi immersa nel fango, credevamo facesse fatica a respirare… povera ragazza >>, continuò la ragazza, visto che James non la degnava più di uno sguardo: fece il tono più triste che le riusciva, ma non convinse del tutto né Oliver né James, che la guardò storta, non rispondendole.
 
 
Simone lesse un messaggio del suo complice sul cellulare: << IL NOTIZIARIO CAZZO! L’hanno detto anche lì di quella stupida troietta. Questo è un grosso problema!! >>, le aveva scritto.
 
Gli rispose brevemente: << Stai calmo e resta nell’ombra >>, prima di tornare a prestare attenzione a James.
 
Al ragazzo intanto la bile gli era salita in gola al solo pensiero di Xx riversa nel fango, che faticava a respirare, fredda e ferita durante un temporale. Cercò di cacciare quell’immagine dalla sua mente.
 
 << Sono informazioni riservate alla famiglia. Grazie per l’anello, ma ora credo sia meglio che tu vada >>, fece Oliver schiarendosi la voce.
 
Simone inarcò le sopracciglia, girandosi e canticchiando tra sé, andando a prendersi un thè caldo alla macchinetta. Era un motivetto particolarmente allegro.
 
James iniziò a battere con il piede e a lanciarle occhiatacce, evidentemente innervosito dall’allegria della canzoncina.
 
 << Puoi smetterla? >>, domandò piuttosto brusco e scontroso: la guardò in cagnesco. Poi tornò a fissare il pavimento.
 
 << Che c’è? Una persona non è più libera di prendersi un thè canticchiando? >>, chiese lei con innocenza.
 
 << Certo, ma magari canticchiare allegramente in una sala d’aspetto di un ospedale non è il caso. C’è gente che soffre >>, rispose Oliver velenoso.
 
 << Scusate tanto. Se sei così preoccupato non deve stare messa bene allora… >>, continuò lei, soffiando sul suo thè per farlo raffreddare.
 
James sospirò forte, innervosito.
 
 << Si. Senti, grazie davvero per l’anello, ma vorrei stare da solo. La mia fidanzata è in bilico tra la vita e la morte, e voglio concentrarmi e pregare perché guarisca. Non ho bisogno di ragazze che mi infastidiscono, soprattutto visti i nostri trascorsi >>, il tono della voce era quasi minaccioso.
 
 << Ora vado allora. Una fa una buona azione e viene ripagata così, bell’affare. Pregherò comunque per lei, contento? >>, rispose con tono ironico.
 
James quasi scattò dalla sedia: ne aveva abbastanza di quella Simone, ma Oliver riuscì a bloccarlo per le spalle e rimetterlo, anche se con molta fatica, a sedere: a nessuno dei due era sfuggito il tono ironico della donna.
 
 << Non serve. I suoi amici e la sua famiglia già lo stanno facendo >>, sputò Oliver.
 
 << Si. Preghiamo tutti affinché si rimetta e torni dalla sua famiglia. Ha una figlia che la aspetta, e un fidanzato che vuole sposarla, e non vede l’ora. La sposerebbe tutti i giorni, anche subito se… se solo potesse >>, aggiunse con sforzo, la mente attraversata da un raccapricciante pensiero. Sperava solo di sbagliarsi.
 
 << Certo, naturalmente >>, rispose Simone, appena più nervosa.
 
 << Bene. James è stato un vero piacere rivederti. Anche per te Oliver… scusate, ora devo andare >>, fece poco dopo Simone buttando via il bicchiere vuoto del thè: si sentiva trapassata dallo sguardo di James che la guardava fisso, cercando chissà cosa, lo sguardo scuro in viso…
 
 << Ascolta Simone… tu hai detto che sei arrivata per prima lì. Non hai notato nulla di strano? Non so… qualche segno di frenata, o un indizio che possa aiutarci a capire chi l’ha investita? Magri una cosa che a prima vista ti è sembrata di poco conto… >>, le domandò James alzandosi, questa volta con tutta la calma che gli riusciva… ma era sicuro che non fosse un granchè.
 
 << Io? Beh… pioveva a dirotto. Diluvia anche adesso, se è per quello. Non ho visto granchè, e quello che ho visto l’ho riferito alla polizia >>, cercò di tagliare Simone.
 
 << Beh, qualcosa avrai visto se ti sei fermata >>, la incalzò lui.
 
 << Beh, sì. Ho visto un ammasso di lamiera sulla strada, neanche si riconosceva che era una vespa. Avevo deciso di tirare dritto, ma poi ci ho ripensato, magari qualcuno aveva bisogno di aiuto. So che quella strada non è molto trafficata solitamente… E così ho visto una donna dentro al fossato, la faccia riversa nel fango… si era tolta il casco, credo abbia avuto la forza perché si sentiva soffocare… potevano passare ore prima che qualcuno la trovasse… >>, iniziò Simone.
 
 << Ma sono passate ore… prima che qualcuno la trovasse. Magari il casco Xx neanche ce l’aveva… perché dici che se l’è tolto? >>, continuò James, avvicinandosi di mezzo passo, quasi con casualità.
 
 << Oh, l’ho vista… lei era lì da ore, immobile, in mezzo al fango… sola… fredda… credo che i suoi organi interni stessero quasi per cedere… era meraviglioso da contemplare. Eravamo vicinissimi al risultato… e poi… poi è arrivata la macchina di quella donna. Si è precipitata da Xx… >>. Simone aveva lo sguardo folle, gli occhi trasognanti… era come se rivivesse tutto nella sua testa, come se neanche stesse parlando con James… ma non si rese nemmeno conto che si era appena tradita.
 
Le pupille di James si dilatarono, e una furia ceca si impadronì di lui: << NO! NO!! No! Maledetta!! L’hai investita tu!! >>, quasi ringhiò: la prese per la giacca sbattendola contro il muro.
 
 << Maledetta stronza! Cosa speravi di ottenere?! EH?!? Avanti, RISPONDI! Cosa speravi di fare?? Speravi che senza Xx avresti avuto una possibilità?!? EH?! È così?!? >>, stava urlando.
 
Era crudo, urlava sempre più forte, e non mollava la presa dalla giacca di Simone, che invece continuava a scuotere forte: era arrabbiato, schifato e nauseato… l’avrebbe picchiata volentieri.
 
Oliver, che aveva sentito tutto, intervenne a separarli: fece molta fatica a staccare le mani di James che si erano serrate nel colletto della giacca di Simone.
 
Era accecato dalla furia e dal dolore… e si sentiva in parte anche responsabile: se solo quella maledetta sera fosse rimasto a bere a casa sua… se solo non si fosse portato a casa – e a letto, doveva pur ammetterlo con sé stesso -, quella stramaledetta donna… gli aveva procurato solo problemi e guai. O meglio ancora, se non si fosse fatto prendere dalla gelosia e avesse ascoltato quel che gli diceva Xx…
 
La furia, e magari anche un po' il senso di colpa, rimontarono dentro di lui, facendogli perdere le staffe: << Non dici niente? Non sei neanche un po' dispiaciuta?! Io lo so che sei stata tu! E hai anche il coraggio di portarmi il suo anello così, come se niente fosse… vergognati! >>, la spintonò contro al muro ancora più forte.
 
 << Jay! NO! Fermo! >>, Oliver lo bloccò, a fatica, prima che le sferrasse un pugno sulla faccia di lei.
 
 << E’… è stata lei! >>, urlò, preso dalla disperazione più nera.
 
 << Ho sentito. Jay… non ne vale la pena. Xx ha bisogno di te, non che tu finisca dentro per aggressione. E Amelia? Senza mamma e papà e tutto in un solo giorno >>, Oliver lo tratteneva per le spalle: la sua voce vibrava di rabbia e dolore. Tentava di frenare il fratello, che continuava a tentare di liberarsi dalla presa ferrea di Oliver, ma lui stesso l’avrebbe ammazzata di botte: era inorridito e incredulo… come poteva una persona normale solamente pensare a una cosa del genere?
 
 << Call the police. Fai la cosa più sensata >>, provò a dissuaderlo ancora.
 
 << L’hai sentita?!? >>, ringhiò James, che ancora tentava di liberarsi dalla presa del fratello per rompere la testa a quella donna.
 
 << Si. Purtroppo si. Chiamo io la polizia. Tu non fare cazzate >>, gli disse allentando la presa con cautela.
 
 << Tu… tu non avresti mai nessuna possibilità. Mai. Neanche se non avessi mai conosciuto Xx >>, sputò velenoso e cattivo lui… il che non era proprio nelle sue corde.
 
 << Ti conviene ammettere quello che hai fatto >>, intimò lui: Simone aveva lo sguardo da pazza e un mezzo sorriso di scherno.
 
 << Guarda che non l’ho investita io >>, disse vittoriosa.
 
 << Che diavolo stai dicendo?! Ti ho sentita prima, e anche Oliver >>, si avventò su di lei avvicinandosi con soli due passi: era veramente minaccioso.
 
 << Io ho detto che sono arrivata lì per prima. Qualcun altro mi deve aver fatto questo favore >>, ribadì lei pacata: James scuoteva la testa… ormai non connetteva più.
 
 << E chi è stato allora? >>, domandò nero dalla rabbia.
 
 << Chi è stato a fare cosa? >>, domandò Oliver.
 
 << A investire Xx. Ripeto, non sono stata io >>, continuò Simone.
 
 << Ma che… >>, cominciò Oliver.
 
 << Vi dico che è così. Io sono arrivata dopo che è stata investita >>, ribadì.
 
 << Ti abbiamo sentita prima. Parlavi come se tu fossi lì, a… goderti quel macabro spettacolo >>, fece James: una enorme fatica a pronunciare le ultime parole; e di nuovo la bile gli salì alla gola.
 
 << Ero lì dopo lo schianto >>, Simone fece spallucce.
 
James non ne poteva più: si avventò su di lei.
 
 << No Jim! Non farlo. È difficile, ma lascia stare. Per Xx e per Amelia. Lascia che se ne occupi la polizia >>, Oliver lo bloccò per un pelo.
 
 << E tu ovviamente erì lì per caso, non è vero?! >>, la schernì James.
 
 << Tutto… tutto questo per cosa? Per una scopata? Io neanche me la ricordo. Quanto si può cadere in basso… >>, continuò sprezzante. Simone parve quasi offesa.
 
 << Io ti amo! Lei non è alla tua altezza! >>, urlò disperata Simone.
 
James neanche lo rispose, scuotendo la testa, portandosi le mani tra i capelli, voltandole le spalle: era stata una serata orribile, e ne aveva davvero sentite abbastanza da quella donna.
 
 
 
In quel momento arrivò la polizia, e Simone li riconobbe: erano gli stessi due agenti che erano arrivati sul luogo dell’incidente.
 
 << Lei è Mr. Phelps? >>, domandò uno di loro.
 
 << Yes, I am >>, gli rispose, stanco e stremato.
 
 << Buonasera. Siamo intervenuti noi sul luogo dell’incidente. Ora portiamo la signorina qui in centrale per interrogarla. Dovrebbe seguirci anche lei, magari può raccontarci e spiegarci alcune cose… >>, fece gentile.
 
 << Non… è proprio necessario adesso? P- potrei venire domani? In questo momento non vi sarei di nessun aiuto. E poi… voglio stare qui… nel caso la mia fidanzata… non voglio lasciarla sola >>, disse infine, demoralizzato: non sapeva neanche come finire la frase.
 
 << E’ comprensibile. D’accordo, ma non venga più tardi di domani pomeriggio. Abbiamo delle procedure e dei termini da rispettare. Mi dispiace molto per la sua fidanzata, pregheremo per lei >>, fece l’agente, posandogli una mano sulla spalla.
 
 << Thanks >>, rispose, ma sembrava più un lamento.
 
I due agenti la portarono via tenendola per un braccio entrambi.
 
 << SI, grazie >>, fece Oliver, anche la sua voce era tremula.
 
 
Oliver andò verso la porta del pronto soccorso per prendere un po' di aria: si sentiva soffocare, quasi come se gli mancasse il respiro… era nauseato da quella Simone, terribilmente preoccupato per James e addolorato e in ansia per le sorti di Xx.
 
Al pensiero della telefonata avuta con Katy ebbe i brividi: << Nooo! Non Xx! Noo! >>, ed era scoppiata a piangere, lacrime di dolore e disperazione. Aveva fatto molta fatica a non crollare durante la chiamata e a spiegarle tutto… poteva solo pallidamente immaginare come si sentisse ora il suo fratellino.
 
E la telefonata ai suoi genitori non era andata tanto meglio: erano entrambi scoppiati in lacrime, preoccupatissimi e in ansia per le sorti di Xx, e spaventati e in apprensione per come poteva reagire James. Volevano andare di corsa all’ospedale.
 
 << No. Credo che, per ora, voglia essere lasciato in pace. È già tanto se non caccia via me. Ci sono io qui con lui, non è da solo. Vuole che andiate a casa sua, li ci sono Katy e Amelia. Magari date il cambio a Katy, così si riposa un po'… non le fa bene questo stato di agitazione >>, dovette ripetere Oliver al telefono sia a sua madre che a suo padre.
 
 << E’ quello che vuole in questo momento. Lasciatelo… fate come vuole. Se ci sono novità vi aggiorno. A più tardi >>, disse infine. Stava dicendo ai suoi genitori di lasciarlo tranquillo… ma si rese conto che era impossibile.
 
 << Ma che diavolo… >>, si domandò tra sé, vedendo una piccola folla che stava entrando al pronto soccorso: vide telecamere e microfoni, dovevano essere giornalisti.
 
Corse da James, che era crollato a terra singhiozzante: aveva lacrime che gli rigavano il viso.
 
 << E’ tutta colpa mia… è… è entrata nelle nostre vite… per colpa mia… >>, singhiozzò.
 
 << Non dire stupidaggini. Ora alzati. Qui fuori c’è un piccolo esercito di giornalisti. Devono aver scoperto in quale ospedale hanno portato Xx e ora cercano di scavare più a fondo per dare una storia a questa notizia. Tu non sei in grado di dire niente, e io nemmeno. Dobbiamo trovare un altro posto dove aspettare notizie. Verranno subito a cercare in sala d’attesa qualche familiare o amico o che so io >>, fece Oliver tirando il fratello su per un braccio: in quel momento lo stava proteggendo, proteggeva la loro famiglia e la loro privacy.
 
James venne trascinato da Oliver: non si rendeva neanche conto di quel che succedeva intorno a sé. Camminava per inerzia, seguendo il fratello; se per caso avesse mollato la presa sul suo braccio probabilmente lui sarebbe crollato a peso morto nel punto dove si trovava.
 
Oliver trovò un piccolo ambulatorio che sembrava in disuso ed entrò, spingendo dentro anche il fratello, che crollò sul muro a fianco alla porta.
 
 << Aspettami qui. Vado alla reception a chiedere do non divulgare niente, neanche la notizia più insignificante. Così avviso l’infermiera che se il dottore ci ti cerca siamo in questa stanza >>, fece Oliver uscendo, approfittando di un minuto di assenza dei giornalisti.
 
James annuì, ma in verità aveva capito la metà di quel che gli aveva detto il fratello: gli sembrava di avere difficoltà a respirare, quasi come se gli mancasse il respiro.
 
Si avvicinò a una finestra e la aprì: l’aria fredda gli diede una piccolissima illusione di sollievo. Ma un pensiero lo invase: Xx… era fuori, su un fossato… mezza svestita con questo freddo e la pioggia gelida che la colpiva… gli venne la nausea.
 
 
 
Oliver tornò dopo cinque minuti: << Ehi. Sono ancora qui, ma l’infermiera della reception li ha mandati fuori. Gli ha detto: “ Questo è un ospedale, non uno studio televisivo! Non potete stare qui dentro “. Io capisco che loro facciano il loro lavoro e che debbano montare il servizio per il telegiornale di domani… ma mi sembra esagerato. L’infermiera ha detto che possiamo stare qui, e che appena vede il dottore lo informa >>, gli disse Oliver.
 
 << Thanks >>, riuscì a balbettare James, fissandosi i piedi.
 
 
 
 << Non… non pensavo minimamente che… che Simone potesse arrivare a… a tanto… magari avrei potuto impedirlo… >>, fece James dopo qualche minuto di silenzio.
 
 << E come? Jim, non è stata colpa tua… non potevi prevederlo… nessuno immaginava che si arrivasse a un gesto del genere… >>, gli rispose Oliver cercando di rassicurarlo.
 
James non aggiunse altro, ma la una faccia era dubbiosa.
 
 
 
 
 
Dopo tre ore di attesa in cui nessuno dei due proferì parola, arrivò il dottor Knight: erano le tre e mezza del mattino.
 
 << Buonasera. Temo di non portare notizie troppo buone… >>, iniziò addolorato, abbassando gli occhi per un momento. A James si bloccò il cuore, il sangue improvvisamente raggelato nelle vene: era mortalmente pallido.
 
Oliver incassò il colpo a fatica, gli occhi già lucidi.
 
 << Sedetevi >>, li invitò, facendo altrettanto: dopo un’operazione di più di tre ore era sfinito.
 
 << Abbiamo potuto riscontrare diverse lesioni interne, ma non siamo riusciti a intervenire su tutte perché era troppo instabile. Siamo riusciti a metterla sotto bypass rimettendo in circolazione il sangue più caldo. Sembrava che non ci fosse battito… ma c’è stata una piccola fibrillazione ventricolare, vuol dire che c’era battito, anche se lieve. Abbiamo dovuto defibrillare, ma è ripartito. La sua temperatura non è più così preoccupante, è salita intorno al trentaquattro, è ancora un po' bassa, ma non più così preoccupante per la sua vita. Ci preoccupa la frattura del bacino, la perforazione dei polmoni e la commozione cerebrale. Abbiamo… abbiamo dovuto attaccarla a un respiratore. Così il suo corpo ha del tempo per guarire e riprendersi. Aveva perso parecchio sangue prima dell’ipotermia… ci sono vari segni di colpi… di botte. Sembrano fatti dopo che ha perso conoscenza perchè non c’è nessun segno di difesa. A causa del forte trauma cranico le si è formato un edema cerebrale che… che l’ha portata al coma >>, dovette aggiungere.
 
Il viso di James divenne una maschera di paura e di dolore: gli occhi erano sbarrati dal terrore… e per fortuna che era seduto, o sarebbe caduto per terra.
 
 << E’… è… è reversibile? >>, aveva una vocina impaurita e flebile.
 
 << Non glielo so dire in questo momento con certezza. Dovremmo fare dei test. Il corpo di Xx è stato sottoposto a una grandissima tensione… è stato uno stress non da poco, per lui. Ancora non possiamo escludere che sia fuori pericolo… anche perché ci sono ancora la frattura al bacino, la perforazione ai polmoni e le lesioni interne da sistemare. Ma più di quello che abbiamo fatto Xx non poteva sopportare. La monitoreremo nei prossimi giorni per vedere quali sono i prossimi passi da fare e per decidere dove intervenire prima >>, terminò in tono grave il medico.
 
Oliver cercò di non darlo a vedere, ma lacrime copiose gli attraversavano le guance, James tremava, non riusciva a trovare niente da dire… provava solo un cieco terrore per Xx, e sentiva che un baratro si apriva di più nel suo petto, sempre più profondo… e un dolore nero come la pece lo riempiva.
 
 << Can I see Xx? >>, domandò James, certo di non avere la forza di fare o dire altro.
 
 << Non è consigliabile in questo momento. Potrebbe essere un forte shock per lei… domani sera potrà vederla, ma davvero, non è… mi creda >>, fece il dottore un po' preoccupato.
 
 << Per favore… voglio solo vederla… >>, insistette James: per lui era importante, con qualunque aspetto, o in qualsiasi stato fosse ridotta.
 
 << Sul serio… glielo sconsiglio… >>, tentò di nuovo il dottore.
 
 << Voglio solo vederla per qualche minuto… la prego. Non mi muovo da qui altrimenti… >>, supplicò James: voleva essere un avvertimento il suo, ma risultò essere una preghiera implorata.
 
 << D’accordo allora… >>, acconsentì alla fine: era certo che il ragazzo sul serio non sarebbe andato a casa prima di averla vista.
 
 << Solo cinque minuti. Poi vada a casa a riposarsi… anzi, andate tutti e due. Vi aspetta una dura salita, dovete ricaricare le energie. La tengo aggiornata, se succede qualcosa quando non c’è. Ora vado… ci vediamo domani pomeriggio >>, li salutò il dottore gentile: James annuì solo, e Oliver gli strinse la mano: << Thanks >>, sussurrò.
 
 
 
 << Ehm… vuoi… entrare tu da solo? >>, domandò Oliver, non del tutto sicuro di essere pronto a vederla in quello stato.
 
 << No… please >>, gli chiese James, la voce ridotta a un sussurro.
 
Entrò prima James, seguito dal fratello: quando la vide per poco le gambe non gli cedettero facendolo cadere a terra.
 
  << Ehi, Jim! It’s ok? >>, fece Oliver preoccupato, sorreggendolo, aiutandolo a sedersi sulla poltroncina a fianco il letto di Xx.
 
 << Xx… >>, era un gemito sommesso, quello di James.
 
 << Vi lascio un po' da soli… >>, mormorò Oliver: lanciò un’occhiata a Xx, era irriconoscibile, gli venne da piangere e uscì di fretta dalla stanza, trattenendo a stento i singhiozzi; era come una sorella per lui, l’aveva aiutata a partorire in ascensore… le voleva un mondo di bene, e vederla così… era straziante. Ma doveva provare a essere forte per James, almeno quando erano insieme, quando era solo invece… poteva crollare e sfogarsi. Si sedette su una sedia in corridoio e pianse, la testa tra le mani, un dolore e un peso nel petto che non si smuovevano più.
 
 
 
James era rimasto solo con lei: aveva le lacrime che gli rigavano le guance, ed era scosso da singhiozzi che gli scuotevano le spalle e il petto. Avvertì il suo cuore che saltava un battito, e una fitta dolorosa e lancinante al petto; gli sembrava che qualcuno gli stesse strappando il cuore in mille pezzettini, uno alla volta, e li stesse calpestando con forza.
 
Prese una mano di Xx: era gelida. Cercando di stare attento a non togliere o piegare nessuna flebo o nessun altro tubo che era attaccato, si portò la mano sulla guancia, coprendola con la sua e scaldandola un po': era un modo per esserle in qualche modo vicino…
 
 << Mi dispiace Xx… sorry… è… è tutta colpa mia. D- dovrei es… es-esserci io qui. Non tu… que-questo casino… è… è tutt-tutta colpa mia… >>, le sussurrò a fatica tra i singhiozzi, tirando su con il naso.
 
 << O-oggi do… dovevamo scegliere… le fedi… e invece… guarda cosa è successo… >>, biascicò ancora, scoppiando in lacrime di dolore e di paura: la voragine che gli si era aperta nel petto diventò gigantesca, gli sembrava di nuovo di soffocare.
 
Poggiò la testa sul letto, vicino l’addome, tenendole sempre la mano, e carezzandole il viso con amore e delicatezza: era così fragile in quel momento.
 
 << Non doveva accadere… >>, mormorò tra sé, osservandola da vicino. Il viso e la testa di Xx erano in buona parte coperti da fasciature e da vari tubi ed elettrodi, ma la parte che era visibile era gonfia e con chiazze nere-violacee. Il corpo era tutto ricoperto di bendature e di altre flebo, e da un catetere. Notò, osservandola, dei segni piuttosto evidenti e scuri sul collo… gli sembrava qualcosa di conosciuto, e poi, abbassando gli occhi, si guardò le mani… capì.
 
Capì che Simone, quella maledetta, aveva provato a strangolarla: una collera furente si impadronì di lui, che tirò un pugno forte sul comodino a fianco il letto di Xx; si aspettò quasi che la sua fidanzata si svegliasse e gli dicesse di fare più piano.
 
 << La pagherà amore mio… la pagherò molto cara… >>, quasi ringhiò… poi gli venne in mente, guardandola, degli abusi che aveva subito.
 
Notò, dove erano visibili, i segni dei morsi, e diversi lividi violacei, sulle braccia e sulla pancia…
 
 << Qualcuno… ha abusato di te… invece di aiutarti… anche se eri in queste… queste condizioni… ma come si può essere così disumani?... >>, cercò di trattenere la collera per quello che le avevano fatto: se avesse avuto davanti il colpevole lo avrebbe fatto a pezzi.
 
Atre lacrime e altri singhiozzi si fecero strada in lui: sembrava un bambino indifeso e impaurito; le prese la mano e le diede un piccolissimo bacio sul palmo della mano.
 
Vedere la sua fidanzata stesa lì, incolume lo stava facendo impazzire: non sopportava l’idea di quello che le avevano fatto, di come l’avevano ridotta… immobile, in coma… incapace di parlare o di ridere. In quel momento avrebbe accettato qualsiasi parola, qualsiasi discorso di qualsiasi argomento volesse, purchè parlasse. Era disposto a sentirla blaterare per ore e ore di cose che non gli interessavano o che non capiva, come le decine di tonalità di bianco delle tovaglie, che a lui sembravano quasi uguali, ma che lei trovava così diverse… sarebbe stato meglio che non sentirla blaterare affatto.
 
 << Dovrei… dovrei essere più forte… per te… ma… ma io n-non lo so…non lo so se ci riesco… >>, ammise, gli occhi gonfi e rossi.
 
 
 
 << Jay? Vieni… andiamo a casa… >>, lo chiamò Oliver rientrando, trattenendo a stento le lacrime.
 
 << Cosa?? No! Non voglio uscire di qui. E… e se peggiora? Non voglio… non voglio lasciarla da sola ad… ad affrontare tutto. Guarda cosa ho già combinato! >>, sbottò, stringendole un po' più forte la mano… ma quella rimaneva immobile e fredda, senza rispondere alla sua stretta, senza intrecciare le dita alle sue… e questo fu un duro colpo per lui.
 
 << Smettila Jay. Ok? Non è stata colpa tua… non l’hai investita tu… non l’hai… non l’hai violentata quando non poteva difendersi. Non sei responsabile delle azioni di quella pazza. Hai capito? Lei ti direbbe la stessa cosa >>, cercò di farlo ragionare Oliver.
 
 << Non le succederà niente stanotte… è in ottime mani. E ti avviseranno subito se qualcosa dovesse succedere. Hai sentito il dottore >>, continuò.
 
Per un minuto intero si sentirono soltanto i beep dei macchinari attaccati a Xx: sembrava che James non avesse neanche sentito il fratello.
 
 << A casa hai una figlia che ti aspetta. Conta su suo padre… noi possiamo tornare qui domani mattina… ma Amelia ha bisogno di te ora. Tu devi riposare, così sarai più in forze per lei… per loro. Ora devi lottare. Devi lottare più che mai per la tua famiglia. Xx non può farlo, devi farlo tu per lei >>, gli disse Oliver fraterno.
 
 << Coraggio >>, aggiunse poi, afferrandogli la mano e trascinando James fuori.
 
 << Aspetta… solo un secondo >>, gli chiede James prima di uscire dalla stanza.
 
Si avvicinò a Xx e con dolcezza, quella che non avevano avuto per lei quella sera, le depositò un lieve bacio sulla fronte: << Buonanotte amore mio… torno domani… tu… resisti… non mollare. Darò… darò io ad Amelia il bacio della buonanotte da parte tua. Non sarà proprio lo stesso, sai, ho questa barba che le fa il solletico… proprio come lo fa a te… e tu invece la barba non ce l’hai… ma per stasera può andare… >>, sorrise, un sorriso triste e bagnato di lacrime amare e salate…
 
Le diede un bacio sul palmo della mano, carezzandole con il dorso il viso, e poi, a malincuore, raggiunse il fratello, che si asciugava le lacrime con il palmo delle mani, sperando di passare inosservato.
 
Prima di uscire le lanciò un’ultima occhiata, e il suo cuore tornò a rompersi in mille pezzi… poi seguì, anche se controvoglia e a passi pesanti, Oliver fuori dalla stanza della fidanzata.
 
Appena fuori dalla porta Oliver si fermò, si voltò e abbracciò forte il fratello, che ricambiò la stretta con forza, grato di avere al suo fianco il suo fratellone.
 
 << Andrà bene… vedrai… >>, gli disse, mentre il fratellino piangeva silenziosamente sulla sua spalla.
  
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