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Torneo
-parte terza-
“Siete
già stanchi?” parlò Keros, ordinando ai
giovani demoni di alzarsi.
Attorno
al gruppetto in addestramento, si era creata una piccola folla di
curiosi. Fra servi,
soldati ed aspiranti guerrieri, erano rimasti in molti ad osservare le
mosse
del principe che tentava di insegnare ad un gruppo di ragazzini come
combattono
gli angeli. Lucifero scosse la testa, non apprezzando certi spettacoli,
e diede
ordine che tutti si recassero all’arena per gli scontri
imminenti. Ormai gli
sfidanti erano rimasti in pochi, e presto si sarebbe saputo il nome del
vincitore del torneo. Keros non poté non notare lo sguardo
di disappunto del re
e rimase ad osservarlo in silenzio, mentre veniva annunciato il suo
ingresso
sul palco fra le ovazioni. Indossando un mantello nero ed una veste
color della
notte, anche il principe raggiunse gli spalti e non disse una parola.
Vide alcuni
dei bambini figli dei traditori, che attendevano l’inizio dei
combattimenti. Il
mezzodemone non comprendeva tutto quell’entusiasmo, ma era
evidente che fosse l’unico
fra i presenti a non percepire quella frizzante energia e voglia di
vedere
gente picchiarsi per giorni.
Lilith
era stata in grado di aggiudicarsi un posto in finale, mentre Arikien
si era
dovuto arrendere dinnanzi alla brutale forza di uno degli eredi di
Asmodeo. Una
volta medicato, si era seduto accanto ad Alukah ed aveva tifato con
entusiasmo
durante gli scontri successivi. Contro Lilith, inaspettatamente, si era
ritrovata un’altra donna. Keros la conosceva bene, era la
ragazza che più volte
lo aveva massacrato durante gli addestramenti con Astaroth. Era una
femmina
davvero feroce, ed aveva sbaragliato ogni avversario che si era
ritrovata di
fronte.
“Chi
vincerà, secondo te?” mormorò il
sovrano, rivolto al principe che gli sedeva
accanto.
“Difficile
a dirsi. Sono due stronze” ammise il sanguemisto, mentre la
lotta iniziava.
Lilith
era più esperta, memore di millenni trascorsi fra le
avversità dell’Inferno. La
sua avversaria era molto più giovane ed avventata, ma aveva
dalla sua parte l’energia
dell’età e la sfrontatezza acquisita con
l’addestramento. Non si persero in
inutili convenevoli ed iniziarono immediatamente ad affrontarsi, mentre
il
pubblico urlava e tifava. Fu uno scontro lungo, senza esclusione di
colpi, ma
alla fine Lilith si fermò. Con un gesto della mano, si
voltò verso il re e
sorrise.
“Lascio
che sia questa giovane ad ottenere la vittoria” disse,
soddisfatta “Penso che
non potevo chiedere di meglio. Una gran femmina, la migliore
combattente del
regno”.
Si
levarono applausi ed ovazioni, mentre il re si era alzato ed aveva
decretato la
vincitrice a gran voce. La ragazza si era inchinata, ancora incredula,
ed aveva
ricevuto in premio la spada promessa dal sovrano.
“Voglio
offrirvi ancora attimi di diletto, miei sudditi” aveva
parlato Lucifero, una
volta concluso l’ultimo combattimento ed aver osannato a
sufficienza la
vincitrice “Volevo, prima di farvi rientrare ai vostri regni
ed alle vostre
solite attività, concedervi un ultimo, memorabile,
momento”.
Si
levò un applauso, mentre il re si levava elegantemente il
mantello e scendeva
in arena.
“Il
re!” sussurrava il pubblico “Il re
combatte!”.
Era
un avvenimento a cui nessuno voleva mancare. Il sovrano era il
più potente di
tutti ed ogni suo combattimento era esempio di perfezione e mirabile
dimostrazione di forza.
“Vieni,
mio erede” invitò il Diavolo, allungando la mano
verso Keros.
Questi
sobbalzò, accigliandosi. Dannato vecchio, si
ritrovò a pensare, che tentava di
coinvolgerlo in simili stupidaggini!
“Avanti,
mio erede” ghignò Lucifero “Approfitta
di questo momento. Tutti qui non vedono
l’ora di vederti combattere con ogni mezzo possibile. Ti
concedo di usare i
poteri angelici, se lo desideri. È tanto che non ho a che
fare con simili
energie”.
Il
principe rimase immobile, qualche istante. Avrebbe tanto voluto
declinare, ma
equivaleva a farsi dare del vigliacco dall’intero regno.
Così, dopo alcuni
istanti in cui fulminò con lo sguardo il sovrano, si
alzò. Con un sospiro,
tolse anch’egli il mantello e slacciò qualche
gancio nel complicato vestito. Con
il tatuaggio del braccio in bella vista, storse il naso e si
apprestò a
combattere. Dal pubblico presente si alzò un applauso
eccitato.
“Sono
curioso di constatare di persona i tuoi progressi”
mormorò il Diavolo.
I
due si stavano studiando, camminando in tondo lungo il perimetro
dell’arena.
Arikien era perplesso, non capendo perché re e principe
dovessero scontrarsi.
Alukah, seduto al suo fianco, ridacchiava divertito.
“Puoi
tornare a sederti, se non te la senti” derise Lucifero.
“Anche
tu puoi tornare al tuo posto, se ti stanchi”.
“Frena
la lingua, ragazzino!”.
“Risparmia
il fiato, vecchio!”
Fu
Lucifero a fare la prima mossa, scattando verso l’erede.
Keros schivò
facilmente quell’attacco, con un movimento rapido.
Parò ed evitò ancora un paio
di colpi.
“Smettila
di giocare” sbottò, saltando
all’indietro “Se vuoi uno scontro, almeno sii
serio! Se no lasciami in pace!”.
Il
re rispose con un colpo decisamente più forte, che
lanciò il principe a terra.
“Come
desideri!” rise il sovrano, spalancando le braccia.
Il
mezzodemone si rialzò e subito contrattaccò,
usando la balaustra che circondava
l’arena come base per un salto orizzontale verso
l’avversario. Lucifero saltò a
sua volta, schivando quell’assalto, e usò la coda
per infliggere una lieve
ferita all’erede. Keros, irritato dal dolore e
dall’atteggiamento del sovrano,
ringhiò. Il diavolo subito contrattaccò ma
l’erede fu rapido a reagire e creò
una barriera attorno a sé. Il signore dei demoni vi
sbatté contro e fu respinto
con una scarica magica. Portandosi entrambe le mani al volto, la zona
più
colpita dalla scarica, il demonio borbottò un “E
questo quando lo hai imparato?”,
preparandosi poi a parare le fiamme che il principe gli stava lanciando
contro.
Il
pubblico era in estasi, mentre i due avversari si affrontavano a lanci
di
fiamme e salti. Di colpo Keros cambiò tipologia di fuoco,
che si tinse d’azzurro,
riuscendo a ferire il sovrano. Evitò poi il contrattacco
spalancando le ali
angeliche. Satana rincarò la dose e si fiondò
contro l’erede ad artigli
sfoderati, graffiandolo con ferocia. Il principe finì in
terra, dolorante. Si voltò
verso il re, che attendeva un segno di resa per terminare il
combattimento,
ringhiando sommessamente. Invece di sottomettersi, ripartì
subito all’attacco.
“Ma
quando la finiranno?” si preoccupava Arikien “Si
stanno ferendo seriamente!”.
“Calmati!”
lo derise Alukah “Il re non ammazza di certo il suo erede!
Stanno giocando”.
“A
me sembra che se le stiano dando di santa
ragione…”.
“Si
vede che hanno questioni in sospeso. Rilassati. A Keros basta chinare
la testa
e tutto finisce. Se continua, significa che è in grado di
combattere e vuole
continuare a farlo”.
Poco
convinto, Ary trattenne il fiato. Keros era stato di nuovo scagliato in
terra con
forza e l’arena iniziava a tingersi con il sangue di
entrambi. Gli spettatori
accompagnavano lo scontro con tipo, ovazioni ed urla, soprattutto in
caso di
colpi particolari o scenografici. Era evidente che il principe stava
avendo la
peggio ma, con assoluta testardaggine, non aveva alcuna intenzione di
sottomettersi. Richiamò di nuovo a sé il potere
angelico e colpì violentemente
il sovrano, fra lo stupore dei presenti. Lucifero, di tutta risposta,
scagliò
contro l’erede una potente scarica di energia demoniaca che
lanciò l’erede
contro gli spalti, fra il pubblico. Gemendo, Keros si rialzò
a fatica ed arrancò
di nuovo fino all’arena. Satana lo
colpì ancora, ributtandolo a terra. Le corna di entrambi
erano visibili,
grandi, ed incorniciavano benissimo i loro volti sporchi di sangue e
deformati
dalla rabbia. Il principe si rialzò in fretta ma,
altrettanto in fretta, il
diavolo lo afferrò per le braccia e gliele girò
dietro alla schiena. Piegando le
ali, strinse la presa e mormorò: “vuoi che ti
uccida?”.
L’erede
scossa la testa, rassegnato, dopo alcuni secondi d’attesa.
“Sei
stato molto bravo” sussurrò poi il re,
inchinandosi dinnanzi agli applausi del
pubblico.
“Siete
due idioti!” sbottò Lilith, curando le ferite di
Lucifero.
“Ma
su, è stato divertente” ghignò il re,
sorseggiando vino.
“Keros
è giovane ed orgoglioso, non dovevate spingerlo ad una
simile sfida”.
“Son
cose che formano, che rafforzano. Che gli fanno capire
perché non deve fare lo
sbruffone con me”.
“Intanto
ti ha ferito…”.
“Vero.
È potente, specie se sfrutta le abilità
angeliche. Non mi ha rivolto la parola,
finito lo scontro, ma sono sicuro che si riprenderà presto.
Un po’ di riposo e
sarà come nuovo”.
“Siete
davvero idioti!” sibilò la demone, stringendo
forte una fasciatura e facendo
gemere il re.
Keros
aveva raggiunto le proprie camere, in silenzio. Chiudendosi a chiave
all’interno
delle proprie stanze, aveva tentato di lenire il dolore delle ferite.
Perdeva
sangue, ma non aveva voglia di farsi vedere da un medico o da qualche
servo impiccione.
Aveva lasciato lo scontro a testa alta, con orgoglio, e non aveva
intenzione di
mostrare alcuna debolezza. Con una certa difficoltà,
aprì un portale e si
addentrò nel mondo umano. Seduto sul tetto della casa che un
tempo era di Arikien,
attese l’alba. Alle prime luci, non appena i raggi lo
sfiorarono, subito iniziò
a sentirsi meglio. Le ferite si rimarginarono ed il dolore si
alleviò. Poi,
sentendosi molto stanco, si trascinò fino alla camera da
letto della casa,
arrotolandosi nella coperta ed assopendosi quasi subito.
Un
rumore lo svegliò, e si tirò su a sedere in pochi
istanti. C’era qualcuno sul
tetto? Non passò molto tempo prima che capisse che si
trattavano di angeli. Trattenne
il fiato, piuttosto preoccupato. Se avessero deciso di affrontarlo in
quel
momento, in cui era debole e stanco, non sapeva quali conseguenze
avrebbe
potuto riportare. Li sentiva discutere, in tono serio e concitato.
Riconobbe la
voce di Mihael, e questo un pochino lo tranquillizzò, ma
capì subito che non
stava discutendo con un sottoposto.
“Perché
non intervieni?” domandava una voce che Keros sapeva di
conoscere, ma che in
quel momento non riusciva a collegare.
“Il
nostro compito è difendere gli umani” rispondeva
Mihael “E qui non ci sono
umani. Perciò perché devo intervenire?”.
“Perché
te lo ordino io!”.
“Con
tutto il rispetto, sono io a capo degli eserciti angelici e decido io
che fare
in questi casi. Non avete autorità su di me in questo
frangente”.
“Io
sono un Serafino. Ti sono superiore di grado e ti ordino di rispedire
quell’immondo
essere all’Inferno ora. Subito”.
“Non
è necessario. Nessun umano è in
pericolo”.
“Obbedisci!”.
Il
Serafino stava perdendo la pazienza, lo si poteva capire dal tono della
voce.
Mihael, al contrario, restava calmo e pacato.
“E
quando verrà la fine del mondo?” incalzava il
Serafino “Che farai?”.
“Combatterò,
ovvio!”.
“Anche
contro quello lì?”.
“Ma…
di che parlate?!”.
“Alla
fine di tutto, lo sai che dovrai spedire definitivamente agli Inferi
anche lui.
Lo farai oppure no?”.
“Innanzitutto
non sappiamo da che parte si schiererà. Le sue ali sono
ancora angeliche, il
suo animo non è interamente demoniaco”.
“E
questo chi lo ha stabilito?”.
“Ritengo
di essere sufficientemente esperto in materia, Vehuia!”.
Keros
sobbalzò, sentendo quel nome. Ricordava quel Serafino, che
lo controllava
mentre in Paradiso leggeva libri sulla caduta. Non gli era mai stato
simpatico,
e probabilmente la cosa era reciproca.
“Muoviti!”
sbottò il Serafino, mentre il principe tentava di
raggiungere la stanza con il
portale per l’Inferno.
Mihael
sospirò e raggiunse il figlio, fissandolo quasi con noia.
“Me
ne sto andando” mormorò il mezzodemone
“Non voglio problemi. Sono molto stanco”.
“Perché
sei venuto nel mondo umano?”.
“Per
il sole. Ero ferito…”.
“Perché
eri ferito?”.
“Perché
i demoni sono degli animali, ecco perché!”
interruppe Vehuia “Rispediscilo
subito agli Inferi!”.
“Ci
sta tornando di sua spontanea volontà!”
iniziò a spazientirsi Mihael.
“Farò
rapporto, Mihael”.
“Ed
a chi? A Dio? Buona fortuna!”.
Vehuia
trattenne la rabbia e volò via, decisamente alterato.
“Me
ne vado subito” si affrettò a dire Keros
“Non voglio metterti nei casini…”.
“Nessun
casino. Solo idiozia” storse il naso Mihael “Tu,
piuttosto, non dovresti girare
per il mondo umano se sei debole”.
“Lo
so”.
“Se
lo sai, perché lo fai?”.
“Non
so. Idiozia, suppongo…”.
Il
principe sospirò, piuttosto abbattuto.
“Che
succede?” domandò l’Arcangelo, in un
raro sprizzo di empatia.
“Niente…
Torno a casa”.
Giunto
sulla porta, pronto a rientrare all’Inferno, Keros si
voltò verso il padre.
“Non
voglio la fine del Mondo” confessò.
“Nessuno
la vuole” rispose Mihael.
“E
allora perché avverrà?”.
“Perché
è giusto così”.
“Capisco…”.
Con
un mezzo sorriso, il mezzodemone salutò con la mano e poi
attraversò il
portale. Una volta dall’altra parte, camminò nel
buio per un po’. Voleva raggiungere
la propria stanza in fretta, piuttosto debole e dolorate, percorrendo i
corridoi del castello. Aveva i capelli rossi tutti increspati, il viso
rigato
dal sangue e gli occhi segnati dalla stanchezza.
Nell’oscurità, si sentì
afferrare e stringere.
“Keros!”
parlò chi lo stringeva.
“Ary…”
lo riconobbe il principe.
“Mi
hai fatto morire di paura! Ero preoccupato!”.
“Davvero?”.
“Lo
eravamo tutti! Dove sei stato?! Stai bene?”.
“Ti
preoccupi troppo. Ho solo tanto sonno…”.
Il
principe sorrise, felice di aver ricevuto quel genere di benvenuto.
“Oh,
meno male! È tornato!” si sentì dire da
Lilith e Leonore si unì a quei commenti
di sollievo. Per tutto il palazzo si diffusero voci e si udì
ad eco la frase “il
principe è tornato”.
“Mi
stavano cercando tutti?!” si stupì Keros.
“Ovvio!”
sibilò Lucifero, raggiungendo l’erede zoppicando
leggermente “Eri ferito e non
davi più tue notizie!”.
“Ero
nel mondo umano per il sole. Ora non sanguino più”.
“E
se ti fosse successo qualcosa?”.
“Tipo
essere aggredito e ferito da un mio zio incazzato? Già fatto
per oggi, non
trovi?”.
“Zio?”.
“Hai
capito il concetto…”.
Il
principe chinò leggermente la testa, mentre posizionava le
mani nel gesto che
per tutti i demoni significava sottomissione e resa. Non aveva voglia
di discutere,
vinto dalla stanchezza. Il re lo osservò, mentre si
allontanava lentamente.
“D’ora
in poi…” lo fermò “Voglio
vederti sviluppare ogni lato angelico che hai”.
“Che…?”.
“Mi
hai sentito. Sei potente, ma non abbastanza. Voglio vederti diventare
il più
potente di tutti”.
Keros
sorrise, questa volta sinceramente.
“E
la prossima volta sarò io a sconfiggerti?”
suggerì.
“Tieni
i piedi per terra” ghignò Lucifero “Non
esagerare. Ora fila a dormire!”.
Ciao!
È da un pochino che non vi lascio un saluto, giusto? Ora me
ne vado un pochino
in ferie, quindi mi prendo una piccola pausa (piccina piccina). A
presto!