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Autore: Ladyhawke83    21/08/2019    3 recensioni
Eccomi con una vecchia (e nuova) raccolta di OS dedicata a “Ladyhawke”.
1) fuga da Aguillon (Philippe) da cui il primo estratto qui su...
2) il capitano e il falco (Navarre Philippe)
3) creatura nuda (Isabeau Imperius) Storia partecipante al contest "Tante navi per una palma" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP
4) sopravvivere (Isabeau-Navarre)
5) Are you flesh?... (Isabeau-Philippe)
6) Mani (Isabeau-Navarre)
7) una tragica storia (Navarre-Phillippe- Isabeau)
8) Lei non lo vuole (Imperius-Navarre)
9) Everytime (Isabeau)
10) I colori che non ricordo (Isabeau)
11) Una piccola bugia (Philippe)
12) Può un lupo provare speranza? (Navarre)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Philippe Gaston
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sopravvivere 

 

 

Essere costretti a non potersi più vedere, né sentire, né toccare, era già straziante di per sé, ma ora oltre allo smarrimento, alla collera, alla paura, alla straziante semi-esistenza a cui erano stati destinati dalla maledizione, si aggiungeva un problema più spinoso ed urgente: come sopravvivere in quelle condizioni?

Se per il capitano Navarre ciò poteva risultare più facile, in quanto lui restava umano per tutto il tempo del giorno, dal sorgere al tramontare del sole, per Isabeau non poteva certo dirsi altrettanto.

Lei era donna solo al giungere della sera, e poi della notte, tutto quindi per lei era più difficile e impervio.

Sola, con l’unica compagnia del fedele Goliath e del proprio coltello, la contessa D’Anjou, dopo aver sperimentato l’ebbrezza dell’altitudine e la magnificenza dei cieli diurni, come falco, ora si ritrovava nella notte, sotto una pallida luna, a non sapere come vestirsi, né come cibarsi, né tantomeno dove dormire.

Trovare riparo in un fienile, o in una locanda era fuori discussione, almeno finché Navarre non li avesse condotti abbastanza lontano da Aguillon, dalla minaccia sempre incombente, e inquietante, dell’ulteriore vendetta di Sua Grazia, il Vescovo che li aveva maledetti.

La prospettiva di finire catturata e di nuovo nelle grinfie di quel folle era qualcosa che spaventava Isabeau quasi quanto la morte, ma se non avesse trovato una soluzione in fretta non sarebbe sopravvissuta a lungo nei boschi e senza protezione, se non quella data dal suo amato sotto forma di lupo.

“Dobbiamo trovare un modo per aiutarci, per sopravvivere a questo destino infausto insieme, Navarre...” Disse lei debolmente accarezzando la folta pelliccia dell’animale nero e docile accoccolato accanto ai suoi piedi.

Se qualcuno avesse potuto vederla, ella poteva ancora sembrare come una graziosa dama dipinta in un quadro.

Peccato che fosse una donna in fuga, braccata, inseguita, bramata, umiliata, e che quello accanto a lei non fosse un banale cane da compagnia, ma un lupo nero, feroce, brutale, inconsapevole.

Navarre non le avrebbe mai fatto del male, questo Isabeau lo sapeva, ma cominciava a temere per la sua sicurezza e anche la propria.

“Non capisci ciò che dico, vero?” Chiese lei, più a se stessa, che al lupo che riposava tranquillo accanto alla dama.

“Troverò un modo, ma per questa sera non posso accendere un falò per cuocere la carne, purtroppo dovrai cenare da solo. Non posso mangiare questa lepre così com’è...” sospirò Isabeau, alludendo alla preda che Navarre gentilmente le aveva portato, posandogliela vicino ai piedi, ancora sanguinante e con occhio vitreo e terrorizzato.

“Suppongo mi ci dovrò abituare, vero?” sorrise lei mesta, mentre faceva vagare lo sguardo sulle stelle in cielo.

Niente sarebbe più stato come prima, come ad Aguillon. 

Niente più passeggiate alla luce del sole, niente più preghiere nella cattedrale, né balli, né canti... Isabeau si rese conto solo in quel momento che non avrebbe più rivisto il volto del suo amato Navarre, se non forse per quei brevi istanti, tra il sorgere il calar del sole. 

E se si fosse un giorno dimenticata del colore dei suoi occhi, del suono duro, ma melodioso della sua voce?

Per fortuna poteva sentirne ancora l’odore. I suoi abiti, il suo pesante mantello aveva il suo profumo e lei se lo strinse addosso, cercando di dormire almeno un po’.

“Mi avviserai se c’è pericolo, non è vero?” Chiese la fanciulla al lupo, senza ottenere risposta.

Aveva freddo, l’abito che indossava era quello di seta, cangiante dal viola al turchese, era di tessuto e colore preziosissimi, fatto fare apposta per lei, su misura. Con quell’abito sognare di sposare il suo Navarre, sotto un cielo terso e luminoso, in un giorno di festa.

Ora, invece, si ritrovava ad odiarlo quel bel vestito che sembrava uscito da una fiaba. Era scomodo per muoversi nel sottobosco, si impigliava ovunque e non riparava dal freddo o dalle ferite o escoriazioni.

Raccolse il lembo che le cadeva ai piedi e se lo rimboccò. 

Doveva trovarsi altri abiti, quello era l’unico che aveva e per una donna in fuga come lei non era adatto, persino per cavalcare Goliath le dava qualche problema.

Con questi pensieri si addormentò, sognando ancora una volta quella notte, e l’orribile maledizione lanciata su di loro. Isabeau non riusciva a togliersi dalla mente e dal cuore il senso di colpa.

Se avesse accettato le lusinghe di Sua Grazia, avrebbe vissuto una vita terribile ed infelice, ma avrebbe risparmiato quell’infausto destino al suo amato Navarre.

Un suo cenno, un suo sì, avrebbero potuto davvero mutare il corso degli eventi?

Era inutile chiederselo, in fondo ora le cose stavano così, e l’unica cosa a cui doveva pensare era sopravvivere, lo doveva al Capitano e a se stessa.

 

***

 

Isabeau si risvegliò la notte seguente, in un luogo differente, ma trovò agganciata alla sella di Goliath una scarsella che non aveva notato in precedenza.

“Buonasera Goliath” lo salutò lei dolcemente, accarezzando il collo dello stallone, “vediamo cosa ha lasciato lui per noi...”.

Con sua grande sorpresa vide che Navarre aveva pensato a lei, possibile che avesse capito ciò che Isabeau gli aveva detto, quando era lupo, la notte prima?

Emozionata e tremante, Isabeau, tirò fuori dalla sacca di pelle una tunica bianca, di lino spesso, grezzo, ma resistente, e dei panni da gamba (1) muniti di cintura con occhielli per fissarli.

La donna pensò a come sarebbe sembrata vestita così, da uomo, accompagnata da un lupo, mentre vagava tra i boschi in cerca di selvaggina da cacciare: una strega, ecco cosa sarebbe parsa, non certo come la figlia di un conte.

Insieme agli abiti modesti, ma puliti, Isabeau ci trovò la cosa forse più importante di tutte, il necessario per accendere un fuoco.

C’era tutto: l’acciarino, le esche secche e alcune pietre focaie di piccole dimensioni.

Lei pregò di ricordarsi come si faceva ad appiccare un fuoco, mentre si cambiava d’abito, poi quando fu pronta, piroettò su se stessa in un guizzo di vanità residua, domandando al destriero di Navarre: “Goliath, allora, come sto bene così?”. 

L’animale per tutta risposta Sbuffó e nitrii sonoramente.

“Lo prendo per un sì...” Isabeau si sentiva sciocca a parlare con il cavallo, ma erano giorni che non scambiava una parola con nessuno ed il silenzio, insieme alla notte ostile, rischiavano di farla impazzire.

Quando Isabeau, finalmente, riuscì a far partire una scintilla sulle esche, quasi gridò dalla gioia, non era stato per niente facile come se lo ricordava, o forse la differenza stava tutta nel modo: un conto è accendere un fuoco domestico, un altro è avviarlo e mantenerlo all’aperto.

La raggiunse, di lì a poco, Navarre, con una lepre nelle fauci insanguinate che, come tutte le altre volte, depose accanto all’amata, quasi come fosse un dono, un regalo prezioso.

“Grazie...” disse Isabeau, riferendosi sia alla preda catturata, che ai vestiti e al resto che lui aveva procurato in giornata.

“...Peccato che tu non possa portarmi qualche raggio di sole” Gli disse lei, accarezzandogli il muso dolcemente, per poi adoperarsi a pulire e a cuocere la piccola carcassa, tutto pelo, muscoli e ossicini.

“Perdonami” disse Isabeau alla lepre, sottovoce, prima di cucinarla. Levò una breve preghiera a Nostro Signore e, una volta che furono entrambi sazi, lupo e dama, si rivolse ancora al cielo, questa volta nuvoloso e carico di pioggia.

Il lupo sonnecchiava, ma uggiolò, muovendo le zampe posteriori e la coda in maniera agitata, quando vide lei estrarre nuovamente il proprio coltello dal fodero.

 

***

 

La mattina seguente Navarre trovò accanto alle braci, quasi estinte, una treccia, una piuma e una pezza di tessuto con incise delle lettere.

Sulle prime non capì, era ancora confuso e frastornato, nonché dolorante dalla trasformazione da lupo in umano, poi mise a fuoco quegli oggetti, riconoscendone la provenienza: Isabeau.

Lei aveva lasciato quelle cose per lui. 

Il cavaliere prese con mano tremanti la lunga ciocca di capelli intrecciati, erano biondi, dello stesso colore del grano, con sfumature ramate del sole al tramonto, erano i suoi (2).

Isabeau si era tagliata i lunghi e bellissimi capelli per farne una treccia per lui, come ricordo, come monito, come promessa.

Navarre se li portò al viso, li sfiorò, ne respiro il profumo, imprimendoselo nella mente, era come se lei fosse ancora lì con lui. Il falco emise uno stridio acuto che lo riportò alla dolorosa realtà.

Era solo, con l’unica compagnia del rapace e di Goliath. 

L’ex Capitano delle guardie si disse che avrebbe messo fine a quella maledizione, ad ogni costo, anche a quello di uccidere Sua Grazia.

Sulla pezza di tessuto, che Navarre notò solo più tardi, Navarre vide una scritta, cercò a fatica di decifrarne il massaggio, ma gli parve di leggere un “grazie” ed un “ti amo” tra le altre lettere. 

Purtroppo egli non aveva mai imparato molto bene a leggere e a scrivere (3) a differenza di Isabeau, istruita fin da bambina nella scrittura e nelle arti.

Navarre era un soldato, un Cavaliere certo, ma pur sempre un combattente, e per chi impugna le armi, non occorre chissà quale istruzione.

Per sguainare la spada e colpire un nemico occorre velocità, strategia e una buona dose di fortuna, non serve a niente la filosofia...”. Così gli aveva detto l’amico Francesco (4), quando da giovani, si allenavano di scudo, di lancia e di scherma, per diventare Cavalieri.

Navarre, però, davanti a quella calligrafia così fine e precisa, pensando alla mano che aveva impugnato la penna per scrivergli quelle poche parole ebbe un tuffo al cuore.

Quanto avrebbe voluto anche lui, poter esser degno di lei. Degno in un senso più ampio. Aveva conquistato il suo cuore con lo sguardo e le abilità da Cavaliere, ma ora, ora che erano entrambi legati e spezzati insieme, sarebbe stato capace di proteggerla, di sopravvivere fino a poterla stringere di nuovo fra le braccia?

Non lo sapeva, si affidò a Dio e spronando Goliath, col sole già alto nel cielo, riprese il cammino verso il loro futuro incerto.

 

***

 

Note al testo:

  1. panni da gamba: termine utilizzato per definire i pantaloni nel medioevo.
  2. Ci sono alcune scene della battaglia finale, dove Navarre ha legato al braccio poi, e prima nell’elmo, un abito e dei capelli biondi, lunghi. Ho immaginato fossero cose che gli aveva lasciato lei, nei due anni in cui hanno vissuto la loro vita insieme, ma separati, per colpa della maledizione. Se ricordate alla fine, nel film, Navarre guarda Isabeau e dice: “I tuoi capelli”, come a indicare che non se la ricordava in quel modo, coi capelli così corti, quindi Isabeau li ha tagliati.
  3. Ho immaginato che ci fosse questa lieve disparità fra i due, sia per istruzione, che per esperienze vissute, in fondo nel medioevo non erano in molti a conoscere la scrittura, spero non sia troppo OOC, ma al momento non ho trovato nulla in merito e ho pensato potessero scambiarsi brevi messaggi in questo modo.
  4. Francesco è un personaggio secondario, che compare nel film,  amico di Navarre e che Navarre trafigge per sbaglio con la propria spada, per colpa di Marquet.

 

 

Note dell’autrice:

Una nuova, breve, OS su indicazione di Nattini1 per la #SummerBingoChallenge, indetta dal gruppo Facebook Hurt/Confort Italia - fanfiction e fanart.

Prompt/ numero 50 autosufficienza: Navarre e Isabeau iniziano la loro vita a metà, lei falco di giorno e lui lupo di notte; la sfida è procacciarsi il cibo e sfamarsi a vicenda, lasciare all'altro abiti asciutti ecc...

Spero di aver soddisfatto i criteri e le aspettative.

Come sempre, buona lettura!

Ladyhawke83

   
 
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