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Autore: queenjane    22/08/2019    1 recensioni
Attraverso i ritratti, Maria Antonietta nel suo viaggio lungo la vita.. Uno è quando è a Vienna, poi in tenuta da amazzone a Versailles,come giovane delfina. Eccola poi regina.. In tre tempi,mentre suona la sua diletta arpa, vestita alla creola e con i suoi figli,per poi passare alle Tuileries e infine il celebre schizzo di David quando si reca alla ghigliottina..Idea già pubblicata e ripresa, revisionata e corretta..
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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Versailles  1774
Luigi XV è morto a maggio, dopo una breve malattia.
Lo scalpitare dei passi nei corridoi annunciava qualcosa. “Il Re è morto!Viva il RE!”
Io e mon mari ci siamo inginocchiati, abbracciandoci, la prima frase “Oh Dio, abbiate pietà di noi, che siamo troppo giovani per regnare”

Sono giovane, REGINA, sempre moglie di nome e non nei fatti.

Sorrido e lascio andare i pensieri, mentre poso per il quadro di Monsiuer Dagoty, nella mia stanza da letto a Versailles.
Sono seduta vicino all’arpa, le mani  in mostra, sotto la vestaglia da camera indosso un vestito trasparente nei toni del grigio chiaro, con un nastro rosa pesca sotto il seno.
Un lettore tiene in mano un libro, una cantante regge uno spartito, una demoiselle mi porge un cesto di piume da infilare tra i miei biondi capelli, in un angolo il pittore.
Una posa nella posa.


Svuoto la testa, penso  ai paragoni, a fate, ninfe e dee, le lodi sulla mia avvenenza, che hanno messo la mia immagine incisa su una tabacchiera con la scritta “Consolazione nel dolore”.


Balli, teatri, divertimento, cavalli, il mio diletto Petit Trianon, tanto somigliante alla  diletta Schönbrunn dalle belle fontane, ove ho passato le dorate estati della mia infanzia perduta.


Penso ai giardini, agli abiti, alle stanze che rimetterò a nuovo secondo il mio gusto.
Ai fiori, le mie adorate roses-models, che a volte dipingo, i fragranti giacinti e le violette, gli iris dalla dolce struttura, i tulipani, che riempiono i vasi, enormi vasi cinesi o piccoli vasi di cristallo, di Sevres o Murano. E le pastiglie alla tuberosa che amo far bruciare nei bracieri .. le tappezzerie vaghe e perfette, negli squisiti esemplari di mobilio che amo ordinare..
Accanto l’inesausta etichetta che mi perseguita da quando apro gli occhi fino al momento di richiuderli..


I miei gusti non combaciano in nessun modo con quelli del Re, che si interessa solo alla caccia e al lavoro di fabbro, un Vulcano ante litteram, mentre  se impersonassi Venere, dea dell’amore, ancora più gli spiacerei.
Vestiti a iosa comprati da Rose Bertin, appellata la ministra della moda, le acconciature rutilanti di Leonard il parrucchiere,  effimere opere d’arte.


Tutto per non pensare al mio letto freddo, sarò mai una madre anche se mi attribuiscono ogni dissolutezza e ribalderia?
Taccio ..penso  alla  luna, che nella sua “Ifigenia in Aulide” del mio vecchio, caro maestro di musica  Gluck, composizione che mi ha dedicato,viene definita “Luminosa autrice di luce e agli  astri ..”
Le stelle sono meno distanti da me di mio marito.

Non  pensarci  oltre, sono in posa e una regina non deve mai mostrare i suoi sentimenti, sul  volto, deve essere imperturbabile, remota appunto, come la luna, una divinità.
Così sia, ora e sempre.

Mi sono sentita come una fanciullina al primo amore quando il conte di Fersen parlava con me, ma è andato via dopo poche settimane, una conoscenza occasionale, il cui ricordo torna spesso..               
Mi impongo di non pensarci, sulle labbra un radioso sorriso, ecco la  maschera.
 
   
 
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