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Autore: VidelB    26/08/2019    2 recensioni
“Namiii, un castello!”
“Ne hai già visti diversi nella tua vita, no? Rompere il mio prezioso binocolo per qualcosa del genere…” la ragazza rimase accigliata e spostò lo sguardo verso le schegge di vetro che brillavano al sole; le lenti erano sicuramente da buttare.
“Ma questo è diverso, lo sento!”
“E dimmi capitano, in cosa?”
“Ci saranno cavalieri in armatura, banchetti con montagne di carne e un tesoro! Non sei felice?” esclamò lui scuotendola un po’.
Nami lo guardò titubante “Un tesoro? Dici?”
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Mugiwara, Nami | Coppie: Rufy/Nami
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 8:30 del mattino e i Mugiwara avevano appena finito di fare colazione. Il piano terra della taverna era poco frequentato a quell’ora e si poteva sentire chiaramente il cinguettio degli uccellini e lo scalpitio di qualche cavallo provenire dall’esterno. Una tiepida brezza primaverile si insinuava dalle finestre semiaperte, facendo dondolare leggermente un foglio sul tavolo: era una mappa della città sui cui era abbozzata la pianta del castello. I Mugiwara gli avevano fatto spazio spostando frettolosamente piatti e bicchieri, e ora le si accalcavano attorno.

“Il torneo dovrebbe tenersi qui.” disse Usop indicando uno spiazzo, posizionato subito oltre l’entrata principale. “E’ molto grande e potrebbero esserci dei posti per gli spettatori sui lati.”

“Sembra un buon punto d’osservazione.” disse Robin.

Gli altri Mugiwara annuirono senza distogliere lo sguardo.

“Dove possiamo trovare delle armature?” domandò Chopper.

“Facciamole noi!” propose Rufy “Chiediamo all’oste di prestarci le sue pentole e qualche attrezzo!”

“Ora ci vorrebbe un bel pugno della nostra navigatrice per farti rinsavire.” replicò Sanji scuotendo la testa.

“Mi dispiace Rufy, ma Sanji ha ragione, se le facessimo noi con quel materiale non sarebbero molto credibili.” intervenne Franky grattandosi la testa “E poi abbiamo poco tempo.”

“Beh, facciamo a fette qualcuno di questi partecipanti e gliele rubiamo no?” tirò corto Zoro.

“Ma se qualcuno li ritrovasse potrebbero darci la caccia.” notò Brook sorseggiando i resti del suo tè “Non sarebbe una situazione tranquilla in cui affrontare il torneo.”

A quel punto Rufy sbatté i palmi aperti sul tavolo e si alzò, facendo strusciare la sedia sul pavimento con un gran fracasso.

“Ragazzi, mi è tornata in mente una cosa! Aurora ha detto che il vecchio orfanotrofio è diventato un deposito d’armi, no?”

La bambina, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, lo guardò sorpresa.

“Sì, è così.”

“Allora possiamo rubarle lì e poi andare al castello, no?” continuò Rufy.

“E’ un’ottima idea. Lì dovremmo trovare il necessario e, forse, anche le taglie giuste per tutti senza dare troppo nell’occhio.” approvò l’archeologa.

“Mi piace quest’approccio.” annuì Usop.

“Rimangio quello che ho detto, bravo capitano. Testa d’alga, anche lui ha più sale in zucca di te quando vuole.” commentò il cuoco.

“Ehi!” gli urlò Zoro.

“Allora muoviamoci!” li interruppe Rufy, eccitato all’idea di quello che li aspettava “Aurora, ci guidi tu?”

“Certo!” rispose lei abbandonando il suo bicchiere di aranciata sul tavolo e saltando giù dalla sedia; quindi corse verso la porta del locale “Seguitemi!”

 

 

***

 

I passi cadenzati di Nami risuonavano nel corridoio di pietra mentre la ragazza si dirigeva verso il cortile del castello, scortata da un piccolo gruppo di soldati. Mancava ancora qualche metro alla porta d’uscita, ma già poteva udire il vociare del pubblico e il clangore metallico di armi e armature. Quando finalmente oltrepassò l’uscio, rimase accecata dalla luce del sole e si schermò gli occhi con un braccio.

“Principessa, si sieda qui.” la chiamò una voce, facendola voltare e sbattere le palpebre.

La ragazza vide un trono rosso dagli intarsi dorati poco più avanti. I tre druidi erano seduti sulla destra del trono, mentre sulla sinistra era posizionato un sedile più piccolo, di colore nero. Si stava giusto chiedendo di chi fosse, quando la testa di una vecchietta si sporse dallo schienale. Era la stessa che li aveva accolti davanti le coste dell’isola!

“Benvenuta.” disse l’anziana mentre Nami si sedeva sul trono.

“Cosa ci fai qui?” domandò la ragazza a bassa voce.

“Volevo assistere al compiersi di un destino.” rispose l’altra; quindi posò una piccola mano rugosa sul bracciolo del trono e la fissò negli occhi “Sono Cassandra, la strega dell’isola, e tra i miei incarichi ufficiali c’è quello di aiutare i druidi nella selezione di nuovi regnanti.”

La giovane deglutì forzatamente mentre si rifletteva in quelle iridi dorate.

“Una strega?” ripetè.

“I miei capelli erano rossi come i tuoi molti anni fa... ed ero anche una bella ragazza a dirla tutta!” esclamò l’altra rivolgendole un sorriso nostalgico. “Tuttavia, a quel tempo non vi era fretta di rimpiazzare i vecchi regnanti.”

“E la fretta che avete oggi a cosa è dovuta?” domandò Nami sospettosa.

Cassandra abbassò lo sguardo.

“Qualche anno fa il re e la regina sono scomparsi, e da allora la situazione politica è degenerata sempre più.”

La ragazza si trattenne a malapena dal domandare perché, in una situazione così delicata, avessero deciso di considerare una persona passata per caso da quelle parti. Era meglio non esprimersi per evitare di mandare all’aria il piano. A quel pensiero volse gli occhi verso la folla: molti la stavano fissando e il vestito di broccato dorato che indossava le parve improvvisamente più pesante. I suoi compagni erano davvero lì in mezzo? Per quanto avrebbe dovuto sostenere quella parte e, soprattutto, sarebbe servito a qualcosa? Scrutò con attenzione tra gli spalti ed individuò una donna con un mantello uguale a quello che aveva indossato Robin il giorno precedente; due lunghe trecce nere le scendevano oltre le spalle e, sulle sue gambe, erano apparentemente seduti due bambini; entrambi stavano agitando le braccia nella sua direzione. Che fossero loro...? Nami sorrise leggermente, ma si trattenne dal rispondere al saluto.

In quel momento, il druido a lei più vicino si alzò e la invitò a fare lo stesso.

La ragazza prese un bel respiro, lo imitò, e spostò lo sguardo sul cortile: un centinaio di cavalieri, ben coperti dalle loro armature di metallo, avevano invaso il prato e si erano schierati in file ordinate; c’era stato un gran vociare fino a quel momento, ma ora erano tutti in attesa.

“Benvenuti valorosi cavalieri di Camelot. Oggi, come ben sapete, competerete per il titolo di re.”

Un leggero brusio serpeggiò tra la folla. Molti espressero la propria ammirazione per l’aspetto della principessa: sia per la sua figura avvolta nel vestito, che per i capelli ramati raccolti in una treccia laterale e adornarti con delle foglie d’edera, che ne risaltavano il colore. Lei continuò imperterrita a muovere la sguardo sui cavalieri, cercando con sempre più impazienza di riconoscere qualche figura familiare, ma senza molto successo.

“Le regole sono semplici. Verrete divisi in coppie e combatterete a cavallo dei vostri destrieri, usando l’arma che vi è più congeniale. Ogni scontro avrà un unico vincitore.” il druido si schiarì rapidamente la voce notando una particolare concitazione fra le ultime file “Il re sarà selezionato fra i vincitori dagli stessi dei.”

“Dei?!” si udì urlare dalle ultime file, e presto due cavalieri in quella direzione parvero accapigliarsi, fermati da altri partecipanti. Nami li osservò con stupore: quella voce e quel comportamento le suonavano familiari.

Il druido portavoce si accigliò a quella mancanza di rispetto e decise di tagliar corto il discorso:

“Il giudizio degli dei sarà definitivo.” concluse prima risedersi. La ragazza lo imitò e stava per fare nuove domande alla strega, quando si accorse della sua mancanza. Si guardò intorno confusa, ma di lei nessuna traccia.

“Dov’è Cassandra?” chiese ai druidi.

“È andata a propiziare la scelta del re.” rispose uno di loro a qualche metro di distanza. La ragazza, disinteressata a tutto quel misticismo, non volle chiedere altri dettagli, ma il druido a lei più vicino non era dello stesso avviso.

“Vede principessa, diventare regnanti di Camelot richiede requisiti particolari.” incrociò le braccia, continuando a guardare la folla accigliato “In primo luogo, una grande forza di volontà. Per questo scegliamo sempre personalmente la regina e  indiciamo un torneo per la selezione del re.”

Nami lo sbirciò di sottecchi.

“In secondo luogo, fortuna e magia.”

“In che senso?” domandò allora lei, finalmente incuriosita.

“Il regno ha bisogno di prosperità: dei regnati con queste qualità sono indispensabili. Da sempre le donne dai capelli rossi hanno la magia nelle vene e sono portatrici di ricchezze.”

Nami cercò di non esternare troppo la sua incredulità.

“Mentre un potenziale re... deve possedere poteri altrettanto forti e complementari.” concluse il druido accomodandosi meglio sullo schienale con un sospiro “Come fuoco ed acqua, cielo e terra, luce e oscurità, passione e razionalità. Re e regina devono compensarsi per creare un ambiente equilibrato.”

“Non sembra una cosa facile.”  commentò Nami sentendo il cuore accelerare un po’, mentre osservava coppie di cavalieri muoversi nel cortile erboso e iniziare gli scontri. Lo scalpitio e il nitrire dei cavalli si fece più forte.

“Nel passato, infatti, sono serviti anche anni per trovare qualcuno di adatto. Per questo abbiamo indetto al più presto la prima giostra.”

La ragazza rimase sorpresa a quell’affermazione: la questione era considerata più seriamente di quanto sembrasse. Un vago senso di colpa cominciò a crescere in lei.

“Come sono morti gli ultimi regnanti?” si azzardò a chiedere.

“Potrebbero non essere morti, sono semplicemente spariti.”

La navigatrice rimase a bocca aperta “Come?”

“Il regno era in grosse difficoltà economiche e sono partiti alla ricerca del tesoro dell’isola, senza fare più ritorno.” spiegò l’uomo con voce grave.

“Ma nessuno è andato a cercarli?” chiese lei.

“Ovviamente! Ma la caverna del tesoro è un luogo sacro visitabile solo dal re e dalla regina. Neanche noi drudi possiamo entrarvi; tantomeno la strega. Abbiamo dovuto rinunciare dopo due anni di ricerche per l’isola.” spiegò lui, stringendo i pugni e scuotendo il capo. Nami annuì e un silenzio ostinato scese tra di loro, interrotto solo dalle grida dei combattenti e del pubblico. Ormai diversi cavalieri erano caduti da cavallo, mentre altri, i vincitori, si stavano raggruppando man mano sul lato destro del cortile. Nami notò che alcuni di loro non avevano stendardi e sgranò gli occhi quando uno di questi si affrettò verso il gruppo dei vincitori con tre spade familiari al suo fianco. Le aveva usate durante

gli scontri?

La ragazza si sporse leggermente dal trono quando vide verso chi lo spadaccino con tre spade stesse andando. Un cavaliere imponente con un ciuffo di capelli azzurri che usciva dall’elmo gli stava facendo segno di raggiungerlo, affiancato da un altro estremamente alto e magro.

*Franky... Brook?*

Lo spadaccino li raggiunse e un altro cavaliere gli si avvicinò per urlargli contro qualcosa, ma furono interrotti da un terzo, con una grossa fionda fissata all’armatura con una corda, che sembrava volesse fare da paciere.

*Ragazzi...* pensò Nami avvertendo una morsa allo stomaco. Fu allora che notò un ultimo cavaliere allungare sproporzionatamente la braccia e aggrapparsi alle spalle dello spadaccino, per poi fiondarsi contro lo stesso gruppo. Quei cavalieri caddero tutti clamorosamente a terra, attirando l’attenzione degli altri vincitori. Una risata squillante si levò da quell’ammasso di metallo qualche secondo dopo, presto seguita da urla contrariate.

Nami a quel punto scattò in piedi e si sporse verso il parapetto del palco. Qualche guardia le si avvicinò, ma lei non ci fece caso.

“Principessa!” la chiamò una voce anziana con tono autoritario, e la ragazza finalmente si riscosse, sentendo qualcosa picchiettarla dietro la schiena. Quando si girò, il peso rassicurante del Clima-Tact le gravò sulle mani. In un gesto automatico lo afferrò e lo strinse al petto.

“Dove l’hai trovato?” domandò sconvolta alla vecchietta che le sorrideva.

“Questo è lo scettro magico donatoti dagli dei.” disse quella con aria solenne, mentre i druidi trattenevano il fiato.

“Ma...” si fece scappare la ragazza.

“Userai questo per scegliere il re.” concluse l’altra seria.

Nami ammutolì a quell’ultima affermazione, mentre il druido con cui aveva conversato precedentemente si rialzava in piedi.

“Cavalieri!” urlò a squarciagola, silenziando le persone sparse per il cortile e sugli spalti “Che i vincitori avanzino verso la principessa!”

Senza farselo ripetere due volte, i 50 cavalieri accumulatosi sul lato destro del cortile si incamminarono. Nami rimase impietrita mentre questi si disponevano in un’unica, lunga linea appena sotto il palco e alzavano il viso verso l’alto.

“Con coraggio avete sfidato e vinto i vostri avversari, ma ora c’è un ultima prova che vi aspetta; la più importante.”

La strega strattonò leggermente la gonna della ragazza.

“Usalo come si deve su questi ragazzi.” mormorò facendole l’occhiolino.

Nami si accigliò e avvicinò al druido, mantenendo saldamente l’arma fra i pugni. Sapeva come usarla senza far del male ai propri compagni.

“La principessa userà la magia del cielo su di voi. Chi sopravviverà sarà considerato degno di diventare il nuovo re.”

Un brusio concitato si sparse fra il pubblico.

“Se qualcuno vuole rinunciare è ancora in tempo.” proseguì l’uomo; a quelle parole, più della metà dei cavalieri fece un frettoloso passo indietro. Nami notò che fra questi c’erano tutti coloro che aveva identificato come la sua ciurma, tranne uno, e si convinse che in quel  caso non ci sarebbe stato alcun bisogno di trattenersi.

“Preparatevi!” li ammonì il druido, per poi girarsi verso di lei “Che la magia degli dei sia con te, ragazza.” disse facendole un breve inchino, per poi arretrare verso l’arco di pietra insieme agli altri druidi e alla strega.

Nami dal canto suo fece un passo in avanti, fissando intensamente i cavalieri rimasti in prima fila mentre alzava un braccio e allungava il Clima Tact. Lo strinse in un punto particolare e questo produsse piccole nuvole nere, che si posizionarono su di loro ed iniziarono ad emettere piccole ma inquietanti scariche elettriche. Alcuni dei rimanenti cavalieri arretrarono, mentre altri rimasero impettiti e uno si grattò l’elmo, alzando pigramente lo sguardo verso la propria nuvoletta. Nami fece un sospiro. Con un movimento rapido e deciso riabbassò la punta del Clima Tact, innescando multiple scariche elettriche. La luce dei fulmini e il frastuono dei tuoni riempì la città per diversi secondi, stordendo i presenti.

Nami fu la prima a riaprire gli occhi. Il cavaliere che prima si era grattato l’elmo era ora a pochi centimetri dal suo naso, accucciato sulla balaustra, e la ragazza balzò all’indietro spaventata.

Le guardie dietro di lei si allertarono ma non fecero un passo, indecise sul farsi, e lanciarono qualche occhiata agli ultimi pretendenti che erano svenuti sul prato.

Il cavaliere in equilibrio sulla balaustra prese a ridacchiare e si tolse l’elmo, lasciandolo cadere sul pavimento del palco, per poi rivolgere un enorme sorriso alla navigatrice.

“Sono fortunato a essere di gomma!” esclamò. 

Nonostante lo spavento preso, Nami sorrise di rimando mentre lui si spogliava del resto dell’armatura e rimaneva in semplici vestiti di cotone. I capelli neri erano più disordinati del solito, i pantaloni beige arrotolati fino al ginocchio, per il caldo o forse per abitudine, e le stringhe della camicia allentate. Quell’aspetto trasandato, tuttavia, non faceva che renderlo più attraente agli occhi della ragazza. Perché sì, se due anni prima aveva già dovuto ammettere a sé stessa di essere profondamente legata al proprio capitano, negli ultimi mesi anche il suo corpo aveva iniziato a reagire: bastava un complimento innocente associato a delle pacche sulla schiena per farla arrossire, uno sguardo d’intesa per farla sentire appagata, un sorriso dedicato a lei o un braccio allungato a proteggerla per riscaldarle il corpo. Nonostante i freni inibitori che si era imposta, stava lentamente e inesorabilmente scivolando in quella direzione. E aveva terrore delle possibili conseguenze.

“Ragazzo!” si fece avanti la vecchia mettendosi fra i due. Rufy, che era ormai in piedi sul palco, si abbassò per guardarla meglio e spalancò la bocca.

“Vecchietta! Non ti avevo riconosciuta! Cosa fai...”

Nami oltrepassò la vecchietta e colpì il capitano sulla testa con una estremità del Clima Tact. Il ragazzo emise un gemito di dolore e la guardò con le lacrime agli occhi; l’espressione indemoniata della navigatrice poteva voler dire solo una cosa: tacere. Interdetto e barcollante si rialzò in piedi.

La strega osservò la situazione e decise di proseguire come nulla fosse per il bene della cerimonia e, soprattutto, del regno. Tutti erano concentrati su di loro: i druidi li avevano accerchiati con curiosità mista a meraviglia, mentre il popolo sembrava quasi stesse trattenendo il respiro. 

Una guardia portò verso Rufy una bacinella d’acqua invitandolo a usarla. Il ragazzo ne fu felice e la usò per sciacquarsi rapidamente il viso e le mani, usando poi un telo di cotone per asciugarsi.

“Ragazzo, a quanto pare eri proprio tu il predestinato fra tutti i cavalieri valorosi che abbiamo su quest’isola.” disse uno dei druidi avvicinandosi ulteriormente.

“Sono di gomma, è ovvio che non mi faccia effetto il suo attacco.” rispose Rufy riconsegnando il telo alla guardia.

“Gomma?” chiese Cassandra stupita.

“Proprio così.” rispose lui allungandosi una guancia a dismisura. Nami sentì una familiare furia omicida montarle dentro.

“Tutto torna!” commentò la strega “Ora sono ancora più sicura delle nostre scelte.”

“Come ti chiami o valoroso cavaliere?” chiese un druido. Nami tremò al pensiero di quello che lui avrebbe potuto dire, e infatti…

“Rufy!” sentì urlare il capitano “E diventerò il re…”

Prima che potesse terminare la frase, la ragazza gli si fiondò contro per tappargli la bocca. “Se lo dici ci scoprono!” gli bisbigliò in un orecchio, per poi allontanarsi.

“Vi conoscete già?” domandò un druido, stupito da quei gesti così intimi. I ragazzi, ammutoliti, si scambiarono un’occhiata nervosa e poi girarono il viso in direzioni opposte.

“O forse la nostra principessa non riesce a frenare l’emozione di toccare il suo futuro consorte!” scherzò Cassandra nel tentativo di sviare il discorso. La strega aveva recuperato l’arma di Nami proprio dai suoi compagni di ciurma; era ben consapevole del loro essere pirati, ma i druidi non dovevano assolutamente scoprirlo. I presenti scrollarono le spalle, immaginando che si trattasse di amici d’infanzia o qualcosa di simile. La strega ebbe un’idea e ridacchiò inquietante, rivolgendosi ai druidi: “Se i druidi sono d’accordo, potremmo accontentarli subito.”

I tre anziani, dopo qualche istante di riflessione, si scambiarono un sguardo d’intesa: “E’ la cosa migliore.” risposero alla donna.

Il capitano e la navigatrice si chiesero interdetti cosa volessero dire, finché Cassandra non si avvicinò a entrambi con un ago e un nastro rosso in mano.

“Ehi, che volete fare?!” esclamò Rufy fronteggiandola e facendo un passo in avanti, superando Nami.

“Proclamarvi re e regina.” rispose seria Cassandra guardandolo negli occhi. Il ragazzo si bloccò confuso.

“Adesso? E quello a che serve?” domandò sospettoso, indicando l’ago.

La strega sollevò l’oggetto dorato fra le dita facendolo splendere al sole.

“Fa parte della cerimonia.”

Nami, sebbene fosse piuttosto agitata dalla velocità con cui si stavano evolvendo gli eventi, fece anche lei un passo in avanti, mettendosi affianco a Rufy. Il ragazzo la guardò interrogativo e lei capì che le stava chiedendo di prendere una decisione. La ragazza si costrinse a pensare al tesoro che avrebbero recuperato:

“Va bene, facciamolo adesso.” disse con più determinazione possibile rivolta alla strega. La vecchietta si rallegrò a quella presa d’iniziativa, sentendo la coscienza alleggerirsi riguardo alla sue prossime azioni: era piuttosto sicura che non sarebbero state dannose per quei due ragazzi.

“Mostratemi il palmo della mano sinistra.” disse, e i due l’assecondarono; quindi, stabilizzò l’ago fra le dita e punse il palmo di Rufy, che sobbalzò. La navigatrice era distratta a guardare la sua smorfia di dolore, quando fu punta anche lei e gemette sorpresa. Faceva un po’ più male di quello che si era aspettata. Quando su ognuno dei loro palmi comparve una goccia di sangue, Cassandra li invitò a spingere i palmi feriti l’uno contro l’altro. Il ragazzo si mosse rapidamente, posando il proprio palmo contro quello di Nami e intrecciando saldamente le loro dita. La ragazza abbassò lo sguardo, mentre qualche goccia di sangue le colava dal polso nonostante la presa; non riusciva nemmeno a capire se fosse il suo o quello di Rufy. Tutti i presenti, incluso il pubblico, erano concentrati sui loro polsi, mentre l’anziana vi avvolgeva intorno un nastro rosso e chiudeva gli occhi:

“Sangue del mio sangue, ossa delle mie ossa, ti dono il mio corpo così da due saremo uno” recitò lentamente, mentre i due finalmente rialzavano la testa “e ti dono il mio spirito fino alla fine della nostra vita.” concluse, nel momento in cui i due iniziavano a rendersi conto della parole appena ascoltate. Si fissarono smarriti l’un l’altro.

“Rufy…” mormorò Nami in cerca di sostegno morale, ma il ragazzo non sapeva cosa dire. Spazientita, si volse verso i loro compagni, che li osservavano ormai a viso scoperto dal cortile. Non poteva sentire le loro voci, ma le loro espressioni erano piuttosto eloquenti: Usop e Brook erano rimasti letteralmente a bocca aperta, mentre Zoro aveva un piccolo sorriso sadico stampato sul viso e guardava il cuoco di sbieco; quest’ultimo era chiaramente sotto shock, con le mani fra i capelli, mentre Franky piangeva a dirotto, probabilmente per la commozione.

Quella vista non fece che peggiorare la situazione per Nami, che si sentì avvampare. Non voleva nemmeno provare a vedere la reazione di Robin, che immaginava fin troppo bene.

“Ti senti male?” la interruppe il capitano, avvicinandosi e posandole a tradimento una mano sulla fronte. Nami barcollò.

“Sto bene.” rispose indispettita.

“Non mi sembra proprio. Scotti.” disse lui testardo, ma venne fulminato dagli occhi della navigatrice e la testa gli girò. Notò le pagliuzze dorate nelle sue iridi nocciola e istintivamente scese verso le labbra rosse e piene; avevano un profumo invitante, e il suo stomaco si contrasse in una strana sensazione di fame. Nami deglutì quando le loro labbra furono a pochi centimetri di distanza.

“Cosa stai facendo?” gli mormorò debolmente.

Rufy allora sbatté le palpebre più volte, rendendosi conto della stranezza della situazione e allontanandosi.

Furioso, si girò verso Cassandra:

“Ehi vecchia, cosa ci hai fatto?”

“Per cominciare, miei cari, ora siete consorti.” ridacchiò quella divertita da tanta timidezza; non se lo sarebbe aspettata da due pirati abituati a viaggiare per il mondo. “Inoltre ho abbassato le vostre inibizioni per un po’. È il mio regalo di nozze per voi.”

I due si irrigidirono. 

“Nami, sposarci non era nei patti. Non mi è mai interessato sposarmi.” gli sussurrò Rufy accigliandosi e muovendo il braccio sinistro unito al suo.

Nami, nonostante ci fosse abituata, accusò un po’ la schiettezza del capitano e il suo corpo reagì in maniera esagerata rispetto al solito: gli occhi le si riempirono di lacrime e diede velocemente le spalle al ragazzo nel tentativo di nascondere quella reazione imbarazzante.

“Neanche a me! Ma dovresti sapere perché lo stiamo facendo, stupido. Cerca di stare al gioco finché non avremo recuperato il tesoro.” rispose a bassa voce.

Rufy avvertì chiaramente il cambio d’umore della navigatrice, in modo molto più intenso del normale, e si pentì di quello che aveva detto.

“Ok.”

Un druido nel frattempo si avvicinò alla balaustra e annunciò alla folla che i due ragazzi erano ufficialmente diventati re e regina di Camelot. Un fragore di grida esultanti avvolse il cortile del castello, mentre i due interessanti evitavano lo sguardo reciproco.

  
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