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Autore: Il cactus infelice    28/08/2019    3 recensioni
C'è un inaspettato bambino nella pancia di Harry e Draco non ne è sorpreso; questo è semplicemente il loro tipo di fortuna.
Oppure: la storia di come Draco e Harry hanno rimesso insieme le loro vite.
Questa storia non appartiene a me, ma è una traduzione dall'inglese. Il titolo originale è lo stesso, l'autrice è shamelessnameless. La trovate su AO3. L'ho talmente apprezzata che ho pensato di dovervela condividere.
Io sono la traduttrice.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Capitolo particolarmente doloroso. Lettore avvisato… 

Capitolo Quattro

Sotto incantesimo di trasfigurazione, Harry si materializzò direttamente al Ministero e si fece strada fino alla Metropolvere internazionale il più velocemente possibile. Il cuore gli batteva all’impazzata; non riusciva a ricordare quando fosse stata l’ultima volta che aveva dormito o mangiato. Torna da Draco, continuava a dirsi, dopo potrai crollare.
Non andò all’appartamento di Draco. Non sapeva nemmeno perché, ma si diresse all’HMG, chiese di Draco alla reception. Gli dissero di aspettare nel suo piccolo ufficio che condivideva con altri psichiatri e, quando Draco aprì la porta, Harry si alzò dalla sedia sulla quale era rimasto seduto. Aveva pianificato di andargli incontro e abbracciarlo, ma sentiva il corpo  molle, come se fosse una marionetta a cui tutti i fili erano stati tagliati. Cadde in ginocchio davanti a Draco e si aggrappò alle sue anche, dissociandosi talmente tanto che ci vollero ore a Draco per portarlo fuori di lì.
Alla fine, Draco lo riportò nel proprio appartamento, gli preparò la cena, e lo avvolse in quattro coperte, carezzandogli il volto.
“Parleremo domani”, disse dolcemente. “dormi ora. Sono felice tu sia qui, Harry”.
“Io non - non voglio”, disse Harry, la voce roca per tutto quello che era successo nelle ultime ore. “Voglio che loro - smettano di parlare di me. Ti prego, Draco, falli smettere”.
“Vorrei poterlo fare, piccolo”, sussurrò Draco. “Lo farei immediatamente. Ma devi sapere che - a noi non importa. Possono scrivere quello che vogliono. Hermione e Ron e io ti vogliamo bene. Il Profeta non potrà cambiare mai questa cosa, Harry, mai”.
Il respiro di Harry era irregolare. Si sentiva frastornato e stordito e disperato. Voleva parlare specificatamente di quello che Steve aveva detto riguardo a Draco, ma non sapeva come.
“Dormi ora, okay?” fece Draco. “Ti prometto che sarò qui anche domani. Ti tengo io”.

***

Harry si svegliò presto la mattina seguente, il viso caldo e la gola ancora secca dal giorno prima.
“Non penso che sia il caso che veniate”. Sentì dire a Draco in salotto. “È sconvolto. Ieri è stato orribile. Penso che calmarsi per qualche giorno possa solo fargli bene piuttosto che vedere qualcuno”.
"Ma se volessi solo stare con lui?” chiese Hermione.
“Non crederà che sia solo questo che vuoi”, disse Draco. “penserà che debba parlare. Per favore, dagli del tempo, Hermione”.
“Ci ha sempre voluti attorno prima”, disse Hermione; il sospiro di Ron si sentì attraverso il camino.
“E lo vuole ancora”, rispose Draco, suonando stanco. “ma sta - sta molto male. È venuto da me. Io devo - Non posso lasciare che qualcuno ora lo veda. A meno che non sia lui a chiedermelo”.
“Capisco”, disse Ron. “È venuto da te sapendo che lo avresti protetto. So che lo proteggerai. È solo che - sono davvero molto preoccupato, Draco. Ho bisogno di vederlo per sapere che sta bene, capisci?”
“Lo capisco”, disse Draco. “Lo capisco, credimi. Ma non posso - Quello che importa a me è che lui si senta al sicuro più di qualsiasi altra cosa”.
“Sai, voi due dovreste davvero mettervi insieme”, disse Hermione. “Posso darvi il titolo di partner, ma il titolo di chi assolve ai doveri dei migliori amici - quello rimane a me e Ron”.
“Io non -“, Draco cominciò a dire accaldato, ma Hermione lo interruppe. “So che non lo stai facendo apposta, idiota”, disse. “E sono molto felice di sapere che abbia avuto un amico come te quando non riuscivamo più a capirci dopo la guerra. Ti sto solo dicendo - di condividerlo con noi. Anche se ora sei la persona più importante della sua vita”. 
“Portagli il nostro affetto, okay?” disse Ron. “Digli che siamo felici che sia tornato da te. Digli che non crederemo mai e poi mai a quello che dice Steve o chiunque altro. Noi lo conosciamo”. 

*** 

“Harry”, disse Draco dopo una settimana trascorsa con Harry. “Voglio chiederti una cosa, posso?”
“Certo”, disse Harry, leggermente disorientato dal tono serio dell’altro.
“Terapia”, fece Draco. “Mi piacerebbe - mi piacerebbe davvero molto se la facessi”.
Harry lo guardò, lo guardò in quel bellissimo viso che amava tanto, guardo alla sua sincerità. “Okay”, disse. “Puoi consigliarmi qualcuno?”
Draco esalò un enorme boccata d’aria ridendo leggermente e scuotendo il capo.
“Cosa?” chiese Harry.
“Scusa”, rispose Draco. “Penso - avevo un intero piano di riserva con Hermione e Ron se non ci fossi voluto andare. Avevo circa quaranta motivi da presentarti sul perché ti farebbe bene. Avrei dovuto sapere che mi avresti sorpreso dicendo semplicemente di sì”.
"Sono pronto”, disse Harry. “Io - non voglio mai più attraversare un momento del genere. Hai detto - hai implicato - che è successo a me perché sono il - il tipo di persona a cui succedono queste cose”. 
Draco scosse il capo guardandolo afflitto. “Non sei un tipo, Harry, e nulla di quello che ti è successo è colpa tua”, disse, dolcemente. “Sono solo - è comune ritrovarsi negli schemi comportamentali che si sono imparati da bambini”.
“Pensi che io non abbia sicurezza in me stesso”, disse Harry, a metà tra un'affermazione e una domanda.
“Ce l'hai”, disse Draco. “In tanti modi, sei la persona più sicura di sé che io conosca. È solo che quando - quando riguarda te e le tue relazioni personali, quando riguarda quello che senti tu, allora sei un po’ meno sicuro. Prenderti cura delle persone, permettere alle persone di prendersi cura di te. Tu - Harry, non hai avuto questo da bambino ed è più che naturale ora non sapere - cosa è reale. E cosa no”.
“Forse”, disse Harry, ora leggermente a disagio.
“Ti prego, Harry”, disse Draco. “Non è una brutta cosa. Per nulla. È difficile per molti di noi. Anche io ho avuto le mie difficoltà”.
“Davvero?” chiese Harry e Draco mandò giù, a lungo, in modo compulsivo.
“Ti ho detto di aver fatto un errore - dopo il suicidio di mia madre”, disse Draco. “Ne ho fatti due, a dire il vero. Ho scopato in giro. Come una troia. Ho scopato chiunque - volesse scopare. Non mi è importato delle conseguenze. Aprivo le gambe e basta. O li scopavo. Quello che preferivano. Ho fatto cose che - mi hanno ferito. E continuo a farlo, perché è meglio di - lo sai. Affrontare il motivo per cui voglio farmi del male”. Harry lo guardò e poi gli mise una mano attorno al polso.  Draco lo aveva fatto per lui così spesso ormai; a lui ha sempre aiutato.
“È diventato orribile, Harry” Draco girò il polso nella presa di Harry e lo portò vicino al viso del moro. Le cicatrici erano molto molto sbiadite, ma ora che Harry sapeva che c'erano erano più che visibili.
Harry le baciò. Draco inspirò intensamente. Harry lo guardò e disse: “Non hai idea di quanto sia felice di sapere che non abbia funzionato”.
“Harry”, Draco sussurrò di nuovo e poi si baciarono, premettero solo le loro labbra le une contro le altre. Draco si allontanò dopo un momento, guardando Harry.
“Io - Harry - ci tengo così tanto a te”, disse Draco. “Ma - possiamo - aspettare? Puoi fare terapia prima e - superare Steve e poi noi - ci proviamo? Forse?”
“Certo”, concordò Harry e nascose il volto contro il collo di Draco. 

***

La terapia fu… strana.
Harry tornò a Londra e col cuore a metà fece un altro tentativo per rendere Grimmauld un posto confortevole e due sere a settimana prendeva la Metropolvere per Manchester dove incontrava una terapista che Draco gli aveva consigliato.
Suo marito era un Nato Babbano e vivevano come Babbani, gli disse. Lei sapeva chi Harry fosse, ma Draco gli aveva assicurata che era vincolata dalla confidenzialità tra medico e paziente e non le era importato firmare un altro contratto di non-divulgazione che Hermione le aveva presentato.
Non voleva che Harry le parlasse del suo passato, voleva che le parlasse dei suoi sentimenti e ci vollero settimane a Harry per anche solo capire che cosa sentisse in ogni momento. Non era sicuro che lo stesse aiutando, ma lo aveva promesso a Draco e quindi aveva continuato. 
Aiutava però il fatto che Draco lo venisse a trovare la maggior parte delle sere che Harry faceva terapia e gli preparasse la cena e semplicemente gli pettinasse i capelli in silenzio di fronte alla TV prima di andare a dormire. Draco si alzava presto la mattina dopo e si preparava per andare al lavoro e Harry qualche volta scivolava nell’armadio dove Draco aveva iniziato a riporre alcune magliette e pantaloni e oggetti da bagno e annusava la sua particolare colonia, l'odore del suo dopobarba che permeava l’aria.
Faceva meraviglie nel mantenere Harry coi piedi per terra; si chiedeva se Draco lo sapesse.
Hermione e Ron continuarono a invitarlo da loro per il resto della settimana e poi Draco tornava tutti i weekend e le settimane passarono così finché Ron non annunciò a Harry che era stato richiesto per rilasciare una breve deposizione riguardo a Steve.
“Ma non voglio”, disse Harry e incrociò le braccia al petto, lo sguardo fisso in basso anziché a Ron o Draco che si erano spostati nelle loro sedie. Andarono al loro solito pub e Harry era leggermente sbronzo quando aveva deciso che voleva tornare a casa, e allora Ron aveva parlato.
“Harry”, disse Ron. “Posso capire che sia - spiacevole. E molto da chiedere. Ma senza la tua dichiarazione, perseguire un caso contro di lui non sarà semplice. Abbiamo un altro ragazzo pronto a testimoniare che era da poco uscito da una relazione con lui appena prima che voi due vi incontraste, ma ci serve anche la tua”.
“Draco”, supplicò Harry e Draco sospirò.
“Ci vorranno al massimo trenta minuti, Harry”, disse Ron. “e sarò con te tutto il tempo. Se vuoi Draco lì, anche lui può stare con noi tutto il tempo. Se lo vuoi fare da solo, puoi farlo da solo”.
“Posso solo non scriverlo?” chiese Harry; si sentiva improvvisamente vicino alle lacrime e avrebbe potuto dire che sia Ron che Draco lo sapevano. “Possiamo usare solo il pensatoio?”
“Temo di no”, fece Ron. “Mi dispiace”.
“Hai detto che non avrei più avuto a che fare con questa storia dopo aver fatto la deposizione”, Harry disse a Draco e la sua voce si spezzò nel mezzo della frase riducendosi a un tremolio. Draco si protese verso di lui, ma Harry si spostò, scese dalla sedia del bancone e afferrò il proprio cappotto.
“Harry”, chiamò Draco. "Ti prego, non andare. Puoi spiegarci perché questa cosa ti spaventa?”
Harry scosse il capo e cercò il proprio portafogli; la mano calda di Ron si chiuse sulla sua. “Per favore, andiamo via tutti insieme”, disse piano ma Harry aveva già trovato le sue sterline e le aveva messe sul bancone e stava camminando fuori senza aspettarli.
Una volta fuori, non riusciva a trovare le forze di smaterializzarsi e aspettò gli altri due nella fredda notte di Ottobre. L’intera questione di Steve era terminata da cinque mesi e Harry non ci aveva pensato più di tanto, doveva ancora parlarne in terapia. Non era nemmeno sicuro del perché fosse così contrario al fare una deposizione; lo era e basta.
La mano di Draco era calda quando si strinse attorno al polso di Harry.  
“Prova a spiegarlo a me”, disse sfregando il punto dove riusciva a sentire il battito di Harry.
“Non lo so”, disse Harry dopo un momento. “Voglio solo che finisca. Non ne voglio parlare. Non ci ho nemmeno pensato tanto negli ultimi mesi ed è - ingiusto che lo debba fare ora”.
“Lo so”, disse Draco piano. "e sono d’accordo. Niente di tutto questo è stato giusto. Non dovresti farlo perché lui non avrebbe dovuto farti ciò che ti ha fatto. Se Ron potesse, non te lo avrebbe chiesto, ma senza la tua testimonianza il caso contro Steve non è molto forte”.
“Ma ho già fatto una deposizione”, disse Harry. Non sapeva che impressione stesse dando, forse quella di un bambino viziato piagnucolone e petulante. Il dito di Draco gli stava ancora carezzando il polso.
“E lui ti ha fatto una contro-deposizione”, disse Draco. “E ora serve che tu chiarisca alcune cose”.
“Non m’importa”, disse Harry. “Non lo voglio fare. Non è nemmeno stato così orribile, stare con lui. Era un ragazzo abbastanza gentile la maggior parte del tempo”.
“Oh no, Harry”, disse Draco e gli scosse il polso.
“Cosa?” esalò Harry, sulla difensiva, ma Ron si unì a loro in quel momento.
“Cosa cosa?" chiese e Harry spostò lo sguardo. Era per qualche motivo più arrabbiato con Ron che con Draco, ma ci stava arrivando; il volto sofferente di Draco gli dava sui nervi tanto quanto quello preoccupato di Ron.
“Ho detto”, disse Harry schiarendo le parole. "che stare con Steve non era così male. Quindi cosa, mi ha rotto il naso e dopodiché abbiamo chiuso. Nulla di che”.
“Sei impazzito ora?” gli chiese Ron. Draco poteva essere brusco qualche volta, ma Ron era sempre su un altro livello; Draco si assicurava sempre di non aggredire Harry quando cercava di essere onesto, ma Ron non si curava del modo in cui diceva le cose. “Hai dichiarato che ti ricattava emotivamente, che ti obbligava a fare cose che non volevi. Hai detto che ti ha colpito prima di romperti il naso. Hai detto che le cose che facevate a letto -“.
"Andiamo a parlarne da un’altra parte”, Draco lo interruppe ma Harry ne aveva - abbastanza. Estrasse la mano dalla presa di Draco e si allontanò di qualche passo dai due.
"Ti prego”, gli disse Draco, molto piano. Sembrava triste e un po' malaticcio e Harry era così arrabbiato con Ron e con lui e con la sua intera stupida vita.
"Non lo faccio”, ripeté Harry e si smaterializzò a Grimmauld dove sbatté contro tutte le porte fino alla propria camera; qui afferrò il pigiama di Draco e lo lanciò fuori dalla stanza prima di innalzare una barriera.
Draco bussò comunque alla porta.
"Dimmi solo che stai bene”, disse. Harry non rispose. “Harry, ti prego”, fece Draco e bussò di nuovo, un morbido colpo delle sue nocche contro la porta di legno.
“Harry, non farmi preoccupare”.
Harry si alzò dal letto e si appoggiò contro l'altro lato della porta; lasciò la testa cadere contro il legno inspirando ed espirando.
“Mi ha violentato, Draco?" chiese dopo un momento. “Intendo, fisicamente”.
“Sì”, disse Draco dall'altro lato della porta. La sua voce era dolce; suonava di sicurezza, suonava come quella volta che gli aveva promesso che non sarebbe mai più dovuto stare da solo.
Harry inspirò ed espirò. “Intendo sessualmente”, chiese perché era - preoccupato.
Draco rimase in silenzio per un lungo, lungo attimo.
“Sì”, rispose alla fine e la sua voce era dolce come il miele.
Harry mandò giù più volte; la sua gola era secca.
"Era okay all’inizio”, si sentì dire, “Mi piaceva quello che facevamo. È comunque sbagliato se mi piaceva all’inizio?”
“Tesoro”, disse Draco. “Harry, mio piccolo tesoro, è sempre sbagliato se non sei al cento per cento sicuro. Non è autorizzato a fare con te quello che vuole solo perché gli hai dato il permesso una volta o perché è il tuo partner. Non hai fatto nulla di male, okay?”
“Volevo chiamarti”, ammise Harry tutto d’un tratto; all’improvviso sentiva il bisogno di dirlo, come se sarebbe morto se non lo avesse fatto. “Ci pensavo tutti i giorni, ma non sapevo cosa dire. Non capivo cosa non andasse, solo che - non mi sentivo bene”.
"Mi dispiace tanto”, disse Draco. “Sono davvero dispiaciuto che questo sia successo a te. Non è stata colpa tua”. 
“Sono così in imbarazzo”, disse Harry. “Sono così arrabbiato con me stesso per averlo permesso. Immagina Voldemort che torna ora e scopre che tutto quello che deve fare per farmi perdere la testa è dirmi che mi ama”. Draco fece un suono strano, qualcosa tra un grugnito e un singulto.
“Lo so”, disse Draco. “Lo capisco. So che non è semplice come dirti che non c’è motivo per cui ti debba sentire in imbarazzo. Ma in fin dei conti nulla di quello che tu hai fatto importa, Harry. È stato lui a farti quelle cose. Lui è il colpevole di tutto. Se non ci fossi stato tu ci sarebbe stato qualcun altro. Questo non ha nulla a che fare con te, ma ha tutto a che fare con lui".
Harry mandò giù.
“Non è quello che hai detto a Ron”, disse calmo.
“Cosa?” chiese Draco e Harry glielo disse, riguardo alla loro chiacchierata e a quello che lui aveva sentito.
“Hai detto che è per colpa mia”, Harry concluse e non riuscì a impedirsi il tono quasi accusatorio. “Hai detto - che mi ha messo queste cose davanti alla faccia e che io ero una vittima favorevole perché tutto ciò che volevo era un po’ di amore e sentirmi di appartenere a qualcosa”.
“Harry”, disse Draco. “Non era questo che intendevo. Intendevo che ha usato quello che sapeva di te per costringerti e manipolarti. Non intendevo - Harry, avrebbe fatto quelle cose a chiunque”.
“Pensi che sia merce avariata”, disse Harry ora livido con - Draco, Steve, Ron, tutto quanto.
“No”, iniziò Draco, ma Harry spalancò la porta e lo spinse, forte, con entrambe le mani sul suo petto.
“Vattene!” gli disse Harry spingendolo via, ma le mani di Draco coprirono le sue tenendole lì. Si lasciò spingere finché non finì con la schiena contro il muro.
“Non sei merce avariata”, gli disse. “E sono davvero dispiaciuto se pensi che sia stato questo quello che ho detto -“.
“Vattene!” ripetè Harry, ma quella furia non c'era più, solo una terribile pressione che spingeva dietro i suoi occhi e Draco eliminò l’ultima distanza tra loro due e lo tirò a sé per baciarlo, baciare via le lacrime.
“Sei perfetto”, disse. “non hai fatto nulla di male. Non è stata colpa tua”.
“Non posso sopportare di nuovo la stampa”, si lamentò Harry e si rannicchiò più vicino, vicino, vicino. “Non lo voglio - Non voglio che le persone sappiano cosa mi ha fatto, ti prego. Non lo voglio”.
“Non devi. Va bene, tesoro. Lascia andare”, gli sussurrò Draco e lo tenne a sé, lo calmò con piccole parole senza senso sussurrate. Lo baciò di nuovo quando smise di piangere e Harry fece una smorfia.
“Faccio schifo”, disse e Draco semplicemente lo baciò un’altra volta.
"Per niente”, gli disse dolcemente baciandolo ancora.
"Pensavo volessi aspettare che superassi la cosa con Steve”, mormorò Harry e si protese per baciare Draco; baciare Draco stava diventando al cento per cento una tossicodipendenza istantanea.
“Sì”, rispose Draco. “e lo faremo. Questo è - un conforto. Un premio per essere stato coraggioso ad avermelo detto. Questo è - perché mi piaci tanto e non voglio che pensi che tu abbia fatto qualcosa, qualsiasi cosa, per meritarti quello che ti ha fatto”.
Harry inspirò profondamente e appoggiò la testa contro la spalla di Draco, tirando su col naso per un momento.
“Si tratta di una deposizione interna?” chiese e Draco annuì contro i suoi capelli.
“Verrai con me?” gli chiese Harry poi, e Draco disse "certo" come se la domande lo avesse offeso.
“Mi prometti che non lo ucciderai quando avrò finito?” disse e sorrise quando Draco mormorò qualcosa tra sé e sé.

***

Dopo la deposizione, Draco ed Harry se ne andarono a volare. Poi Harry pianse per un’ora sotto un grande albero di betulla mentre Draco gli massaggiava la schiena e lo baciava in volto e gli diceva che era stato coraggioso e che tutto sarebbe andato bene.
Poi se ne andarono a mangiare Ramen. Di notte, Harry si raggomitolò contro Draco e non seppe come ringraziarlo per nessuna di quelle cose - per il suo tempo, la sua devozione, la sua pazienza, il suo amore che gli dava in tutti i modi che desiderava.
“Sono un buon amico per te tanto quanto tu lo sei con me?” gli chiese Harry, e Draco lo guardò intensamente e gli rispose “sei tutto”, e Harry non aveva idea di cosa fare di quell’affermazione.

***

L’incantesimo virò tra Ron ed Harry in direzione di Draco. Per un orribile istante Harry pensò che lo avrebbe colpito, ma Draco lanciò un Protego giusto in tempo e l’incantesimo rimbalzò via con un movimento repentino della sua bacchetta.
Ron fu veloce a lanciare un contro-incantesimo al loro assalitore; era un ragazzo poco più giovane di loro in abiti logori e bellissimi occhi blu.
“Suo padre ha ucciso mia sorella” urlò quando Ron lo tenne sotto incantesimo di prigionia degli Auror nel mezzo di Diagon Alley mentre aspettavano rinforzi, “non abbiamo mai ricevuto una scusa. Ha distrutto mia madre. Il suo unico crimine era stato avere un padre Babbano. Come può andarsene in giro libero? Come può non essere punito per questo?”
Draco era talmente pallido che Harry temette potesse svenire. Una folla bisbigliante si formò attorno a loro. Un uomo espresse il proprio accordo ad alta voce; un mormorio di assenso si alzò attorno a loro.
“Harry, porta Draco a casa”, disse Ron; alcuni dalla folla cominciarono a urlare improperi verso di loro perché scappavano da una battaglia.
La mano di Draco era gelida quando Harry la afferrò e li fece smaterializzare da lì.
A Grimmauld, Draco cominciò a tremare quasi immediatamente. “Mi serve un calmante”, disse, e Harry gliene diede uno, guardò il tremolio calmarsi e Draco che si manteneva in una posizione orribilmente rigida.
“Lo conosci?” gli chiese. Draco scosse il capo.
“Tuo padre era davvero coinvolto nell’attacco contro sua sorella”, disse Ron un’ora dopo, quando arrivò da loro con la Metropolvere. “È stato visto nel luogo dell’attacco. Non ha lanciato la maledizione mortale ma non possiamo sapere con certezza chi sia stato. Mi dispiace, amico”.
“Grazie”, disse Draco, molto formalmente e continuò a guardare fuori dalla finestra. Fuori da Grimmauld, alcuni manifestanti avevano iniziato a raggrupparsi un’ora prima; Ron ne era palesemente scontento.
“Lo notificherà a tuo padre, giusto per sicurezza”, continuò Ron, “per stare in guardia nei prossimi giorni”.
“Sì”, disse Draco, il tono di voce debole.
Le conseguenze divennero sempre più grandi nelle settimane che seguirono; il Profeta e gli altri media stamparono articoli su articoli raccontando dei crimini di Lucius e Draco durante la guerra; più e più articoli apparvero anche sulle loro vite dopo la guerra. Un gruppo si fece avanti dichiarando di essere state vittime o di aver avuto cari che sono stati vittime della famiglia Malfoy e chiesero che venissero riaperte le investigazioni dei loro crimini; i crimini dei Mangiamorte non dovrebbero mai essere messi in discussione, disse il loro leader, non puoi tirarti fuori dai crimini in questo modo, e molte persone furono accordo.
Il nome di Harry comparve parecchio nella maggior parte degli articoli; alcuni pensavano che Draco lo stesse ricattando o che lo tenesse sotto qualche pozione; alcuni menzionarono la maledizione Imperius.
“Stai lontano dalle strade ora”, disse Ron, “dico davvero, Draco. Ti schiafferò un incantesimo protettivo contro la schiena il secondo esatto in cui penserai di non poter resistere a questo. È piuttosto straordinario che lo vediamo solo ora. Intendo, tu ed Harry siete amici da quanto - quattro anni? E francamente, per il modo in cui vi aggrappate l'uno all’altro è strano che non abbiano gettato altro fango addosso a voi”.
“Non sfotterlo”, disse Harry; Draco non sembrava stare bene.
“Devo tornare al lavoro domani”, disse Draco, quasi assente. “Non posso prolongare di più il mio soggiorno qui. Devo - tornare”.
“Sì”, disse Ron. “Ti procurerò una Passaporta. Fai attenzione anche a Parigi. Solo materializzazione e metropolvere tra casa tua e il lavoro. Gli ordini solo via gufo. Non far entrare nessuno se non dopo estreme misure di sicurezza. Se vengo io mi annuncerò via gufo o tramite metropolvere; se arrivo senza annunciarmi, non sono io. Ti farò anche una domanda per evitare la Polisucco; se non lo faccio, non sono io. Stesse regole per Hermione ed Harry”.
Draco annuì. Agli occhi di Harry sembrava essere sotto shock.
“E parla con tuo padre”, aggiunse Ron prima di andarsene.
“Draco”, disse Harry quando calò il silenzio. “Sono preoccupato per te”.
Draco non lo guardò.
“Posso venire da te in Francia per un po’?” chiese Harry e Draco annuì. Harry andò con lui allora, lo circondò con le proprie braccia. Insieme guardarono Ron farsi strada tra i manifestanti e litigare con più di uno; aveva iniziato a piovere leggermente ma la folla non se ne andò.
“Lo supereremo”, disse Harry piano. Draco non reagì, ma la sua schiena era leggermente meno rigida quando Harry si allontanò per preparare la cena. 

*** 

Si erano organizzati per un appuntamento una sera a Londra alcune settimane dopo, ma Draco comparve inaspettatamente nel primo pomeriggio. A Harry bastò un’occhiata al suo volto per abbandonare tutto quello che stava facendo, precipitandosi al suo fianco quando Draco si immobilizzò sull’uscio.
“Che è successo?” chiese Harry e guardò Draco inspirare un sospiro strozzato.
“Mio pa - padre è stato ricoverato prima”, disse quasi inciampandosi nelle parole, “con un - lui - Harry -“.
“Draco”, disse Harry incerto, restando immobile finché Draco non rilasciò un rumore sofferente e tirò Harry a sé, appoggiando la testa contro la sua spalla. Harry lo circondò con le proprie braccia; era logico e normale farlo dopo che Draco aveva fatto quel primo passo.
Il respiro di Draco uscì strozzato dalla sua gola e Harry gli strofinò la schiena e il collo per diverso tempo.
Le conseguenze dell’attacco di Diagon Alley si stavano esaurendo, ma  su Draco no. Ron ed Harry avevano discusso infinitamente su come aiutarlo; Hermione aveva sospirato e detto che non c’era niente da fare, che Draco doveva venire a patti con la questione e andare avanti e che prima o poi lo avrebbe fatto. “Saremo semplicemente noi stessi nel frattempo”, disse, “odia essere coccolato”.
Harry non era sicuro di essere d’accordo. Se c’era qualcuno che meritava di essere coccolato era Draco.
“Si è avvelenato”, disse Draco tutto d'un colpo, “dice che è stato un incidente, ma io… Sono sicuro che non lo era. Non me lo dice mai - lui - non posso passare di nuovo questa cosa con un altro dei miei genitori, Harry”.
“Ehi, Draco, ehi”, sussurrò Harry quando Draco si strozzò per davvero. Cercò di allontanare Draco da sé per guardarlo in volto ma l'altro continuò ad aggrapparglisi addosso, scuotendo il capo. “Ti prego”, disse e si rannicchiò di più contro Harry e Harry glielo lasciò fare. Non c'era molto che avrebbe impedito a Draco di fare. Forse niente, se ci pensava, se ciò lo aiutava.
“Dimmi di nuovo che è successo oggi”, disse Harry calmo. Uno di loro doveva stare calmo.
“È stato portato attorno alle undici dal suo elfo domestico”, disse Draco così velocemente che quasi inciampò nelle proprie parole, “dicendo che stava preparando una pozione e aveva mescolato due funghi che aveva raccolto prima. Gli hanno dato l’antidoto e lavato il suo sangue da tutti i residui. Mi ha detto di non farne un dramma e che è stato un errore sincero e che lui - non lo farebbe. Ora sta dormendo e io - sono venuto qui”.
“Sono contento che tu sia venuto”, sussurrò Harry, e Draco sussultò di nuovo.
"Non vedevo mio pa - padre da quasi tre anni”, disse Draco e Harry gli premette le labbra contro la tempia, non sapendo cosa dire, non sapendo se era qualcosa che lo feriva.
“Perché no?” chiese Harry. Draco rise e rise di nuovo e poi si strozzò con la propria saliva. “Draco, ehi”. Sussurrò Harry e lo tenne vicino.
“Non lo so”, disse Draco. “Non so perché. Non aveva impedito - che prendessi il Marchio. Non aveva - non mi aveva protetto. Non voglio parlare di mia madre con lui. Non voglio - mi manca l’uomo che era quando ero piccolo e odio l’uomo che è diventato. Lui odia l’uomo che io sono diventato con il mio - abbiamo parlato dopo l’attacco e ha detto che i Malfoy non si spaventano ma io - ho avuto paura, Harry. Non mi sento molto me stesso ora”.
“Lo so, Draco”, ammise Harry piano.
Non conosceva veramente Draco ad Hogwarts, non nel modo in cui avrebbe dovuto. Non pensava che Draco fosse la persona che era con tutto quel pavoneggiarsi e quell’arroganza e il modo in cui faceva quello che gli dicevano suo padre e Voldemort. Non era più così drammatico, ora; la sua bocca non si apriva più a vanvera come una volta. Era molto meno innocente.
Se Harry ci avesse pensato un po' di più, forse non gli sarebbe piaciuto così tanto; gli piaceva che Draco ora facesse solo le cose che voleva fare, ma forse non gli piaceva come tutta quella grande personalità contraddittoria che lo ha formato sia stata pressurizzata in professionalità. 
“Be’”, disse Draco, e poi si ammutolì e Harry poteva dire che fosse esausto, e allora lo fece girare verso la cucina. Harry si mise a preparare il tè che aveva tenuto solo per Draco; Draco crollò tremante su una sedia su cui Harry lo aveva fatto sedere.
“Grazie”, disse Draco, suonando solo un po’ piagnucolante quando Harry gli mise davanti il tè. Harry esitò incerto su cosa fare, almeno finché Draco non lo afferrò e non lo tirò giù sulla sedia con sé.
“Non posso andare a cena stasera”, disse, “Dovrò tornare da lui. Non sono - Penso che lo rilasceranno stasera, ma penso di dover - probabilmente andare e stare con lui per un po’”.
“Certo”, disse Harry, "vuoi che venga con te?”
Draco si irrigidì, la tazza a metà strada verso la bocca. “Harry, no”, disse e la tazza quasi si ruppe contro la dura superficie del tavolo quando la mise giù brutalmente. “non devi - avere a che fare con mio padre. Non voglio - non farà parte della nostra relazione. Non preoccuparti”.
“Ma è tuo papà”, disse Harry molto piano, scegliendo quella parole piuttosto che padre. Draco lo fissò, la bocca leggermente aperta.
"Ha provato a ucciderti più di una volta", disse e spostò lo sguardo da Harry, ora chiaramente a disagio. “Non te lo chiedo - non è una grande parte della mia vita. Io sono solo - non mi sembra giusto non stare con lui oggi. E io - non gli ho detto, molto, della mia vita privata. Sarebbe - Non voglio che ti dica cose”.
“D’accordo”, disse Harry, “ma non mi importerebbe. Non sarei - Lo farei per te. Non per lui”. 
“Harry”, sospirò Draco e si protese per baciarlo, unendo le loro fronti. Rimasero seduti in quel modo in silenzio per alcuni minuti. Draco finì il proprio tè poco dopo e se ne andò con un lungo, trattenuto bacio a Harry, sussurrando un grazie nel suo orecchio più di una volta.
Harry rimase sveglio quasi tutta la notte, pensando a parole come papà e padre e al fare le cose giuste anziché quelle che volevi fare.

*** 

La foresta di Harry stava soffrendo sia per la siccità che per le inondazioni che seguirono in autunno e poi l’intera foresta cadde in letargo per l’inverno e, in primavera, spuntò un’infestazione di funghi viventi e Harry trascorse gran parte del proprio tempo facendo ricerche sulle piccole creature che cercavano di mordergli le dita e gli davano fuoco ai capelli ogni volta che cercava di fare un’escursione o li combatteva, per cui passarono mesi prima che Harry se ne accorgesse, ovvero quando il tempo si riscaldò.
Erano trascorsi due anni dal disastro di Steve, Harry realizzò, e non ci aveva pensato per - mesi. Era bello realizzare che non importava più. Anche la vicenda di Diagon Alley si era esaurita dopo che Ron aveva rilasciato un’intervista molto precisa sullo stato della società Magica e sull’imparare a convivere coi traumi; Draco ancora non era andato a vedere Lucius e si era tenuto lontano dai luoghi magici dopo l’attacco, ma non era più così distrutto a riguardo. 
“Prendiamoci una vacanza”, disse Draco a un certo punto nel tardo Luglio, alcuni giorni prima del 26esimo compleanno di Harry. “Voglio portarti in Italia e festeggeremo lì, che ne dici?”
“Se quello è il mio regalo, noi non ci facciamo regali”, disse Harry, molto commosso. Draco sogghignò. “Allora, è il tuo non regalo”, disse dolcemente.
“Ho ancora dei piccoli, piccoli funghi che stanno cercando di uccidere me e la mia foresta”, disse Harry pensieroso. “Ma ho notato che cercano solo di appropriarsi di un certo albero e l’albero non sembra contrario per cui ora non sono sicuro se ci sia davvero bisogno di sbarazzarsene”.
“Pensaci per due settimane in Italia”, disse Draco, e Harry rise.
“Ma sono così piccoli eppure pieni di malvagità”, Harry ponderò, “ti piacerebbero. Sempre sul punto…”.
“Ti prego”, lo interruppe Draco, “vieni con me. Ti porterò a Lucca e a Pisa e ti darò così tanta pizza da mangiare e pasta che non riuscirai a crederci. Possiamo studiare i tuoi piccoli malvagi funghi quando torniamo”.
“D’accordo”, disse Harry, e Draco gli arruffò i capelli.

***

L’Italia fu pazzesca in un modo che Harry riusciva a malapena descrivere; i colori, i sapori, il cibo, il modo in cui la luce si rifletteva sui capelli di Draco… Passeggiarono e presero il caffè ovunque e fecero il giro di Siena e Pisa e Lucca e Harry ci sarebbe potuto rimanere per sempre.
Per gli ultimi giorni, Draco affittò una piccola casa in mattone tra le Alpi italiane, vicino a Lucca e si sedettero sulla terrazza fino a notte, le uniche due persone per miglia e miglia.
Harry aveva beccato Draco osservarlo numerose volte negli ultimi giorni, silenziosamente e intensamente, come se avesse preso una decisione e fosse pronto a comportarsi di conseguenza e quando il moro si girò per indicargli una costellazione, i loro sguardi si incontrarono. 
Poi Draco si protese dalla sua sedia da giardino e lo baciò. Dieci minuti dopo erano stesi sul prato, pomiciando come due adolescenti.
“Dio, amo le tue labbra” disse Draco, e si protese di nuovo per baciare Harry. Harry spinse la propria lingua nella bocca dell'altro quasi disperatamente, già agognante da quanto lo desiderava.
“Lo stai bramando, vero?” sussurrò Draco, “sei così accaldato e pronto per me, perché nessuno ti ha mai voluto come ti voglio io, giusto Harry?”
“Sì”, Harry assentì; non aveva idea di cosa Draco stesse dicendo ma avrebbe detto di sì a tutto purché Draco si muovesse.
“Ti prego, Draco, scopami. Ti prego”.
“Sei sicuro?”, disse Draco, derisorio. "perché sono molto bravo. Le scopate che hai avuto fino ad ora non sono niente in confronto. Forse ti renderanno dipendente, forse-“.
“Niente prese in giro, niente scenate, per favore”, disse Harry disperatamente e il volto di Draco si addolcì e ammorbidì immediatamente.
“Okay”, sussurrò e Harry rabbrividì e grugnì, e Draco alla fine si diede una mossa.
Fu il paradiso e fu pura tortura allo stesso tempo, Draco ci mise anni a prepararlo e a praticargli il rimming, finché Harry non ne poté più e miagolò e soffiò come un animale in calore. Draco sembrava voler baciare e leccare ogni parte del corpo di Harry, inscriverlo con la sua attenzione e la sua cura e Harry si contorse sotto di lui, si spaventò e girò in ugual misura.
Nel momento in cui il pene di Draco trovò la sua prostata, l’eccitazione di Harry lo stava ferendo nelle interiora; spalancò le gambe, restituì i baci di Draco e si arrampicò sulla sua schiena come una verginella tremante e ingenua, incapace di fare qualsiasi altra cosa eccetto prenderlo.
"Vieni per me”, disse Draco e Harry pianse e non ci riusciva, non sapeva come, lui -
“Ti tengo io”, disse Draco, circondando con una mano il pene dolorosamente rigido di Harry. “Lascia andare. Voglio vederti, voglio sentirti. Ti voglio, per favore”. E allora Harry venne.   
Quando Harry si sdraiò, Draco si stava strofinando il pene, leccando lo sperma sulla pancia di Harry e nel suo sedere.
“Mi sono dimenticato di usare un incantesimo contraccettivo”, disse Draco, piano. “succede nella tua famiglia? I Potter intendo, ovviamente. I Nati-Babbani non possono, ma i Mezzosangue qualche volta sì, soprattutto se c'è un'inclinazione nella famiglia. Quindi, succede?”
“Non ne ho idea”, disse Harry, senza alcuna idea di cosa l’altro stesse parlando. Forse, essendo gay, Harry era così a suo agio e tranquillo, così innamorato che non si preoccupò di chiedere spiegazioni.
“Be’, meglio essere sicuri che dispiaciuti”, disse Draco. “Lo userò la prossima volta. O preferisci che andiamo in città e vediamo se riusciamo a trovare una pozione giusto per sicurezza?”
“Ci sarà una prossima volta?” chiese Harry, così speranzoso che non si scomodò di chiedere a quale pozione Draco si stesse riferendo.
“Mi piacerebbe”, disse Draco molto piano, “Mi piacerebbe che ci fossero numerose altre volte, ma se tu non vuoi-“.
“No, anche io”, Harry si affrettò a dire, e dopo si baciarono e baciarono e baciarono. 

*** 

La mattina dopo, Harry si svegliò ritrovandosi con la mano di Draco sul proprio pene ad accarezzarglielo pigramente.
“Merlino, sei così duro”, disse dieci minuti dopo e Harry gemette, inarcandosi sotto il suo tocco.
“Mi puoi scopare, Harry?”, chiese Draco, lo sguardo sensuale e insistente sul pene di Harry, e Harry annuì, la gola improvvisamente secca e pruriginosa.
“Mi sono già preparato”, sussurrò Draco, “Sono - molto sensibile quando mi scopano. Dovrai andare piano e costante con me, okay?”
“Tutto quello che vuoi, Draco”, disse Harry e capovolse le loro posizioni, facendo stendere Draco sotto di sé. Spinse un dito contro la sua apertura per vedere quanto fosse rilassato e gli baciò il petto e il collo, poi Draco gemette e si agitò. “Sono davvero sensibile, cazzo”, ripeté e Harry lo baciò, si sedette sopra di lui e si premette le lunghe gambe di Draco contro il petto, prima di scivolare dentro, piano. 
Sotto di lui, la schiena di Draco si incurvò e lui mugugnò, il respiro già affaticato e rapido.
Il ritmo che Harry aveva preso era lento e sicuro, un lungo, continuo movimento di anche finché Draco non mugugnò e frignò ad ogni spinta, le dita dei piedi piegate. Harry allora aumentò, gli lasciò andare le gambe per prendersi il suo peso tra le braccia mentre lo scopava con lunghi, duri colpi. Draco venne senza rumore all’inizio, il corpo così preso e stretto che Harry si preoccupò leggermente, e poi lasciò andare un profondo suono di gola che divenne la cosa più sessualmente figa che Harry avesse mai sentito, prima che entrambe le sue gambe iniziassero a tremare; le spinse contro lo stomaco di Harry per farlo uscire. “Le tue dita, ti prego”, lo implorò e Harry le premette dentro di lui, allargandole e stringendole a mo’ di forbici nell’apertura di Draco che spinse con un grido e venne di nuovo, il volto sudato, gli occhi spalancati e sfocati su Harry. “Harry”, pianse e Harry dovette afferrarsi la base del proprio pene per impedirsi di venire. Leccò lo sperma di Draco, si prese del tempo per baciare e adorare la parte superiore del suo corpo, gli leccò gli addominali. Gli aprì di nuovo le gambe dopo avergli concesso quindici minuti e immediatamente spinse di nuovo dentro; le braccia di Draco lo spinsero giù e gli graffiarono la schiena mentre cantilenava "sì, sì, sì, sì, lì, oh mio Dio”.
“Ti piace che ti scopo?” chiese Harry e Draco gemette e annuì, e Harry tirò fuori e spinse dentro finché non si ritrovò sulla sua pancia, afferrò uno dei grandi cuscini e lo posizionò sotto a Draco per creare un angolo migliore prima di rientrare dentro. “Ti piace sentirmi dentro, ti piace se ti apro il culo? Così eccitato e pronto solo per me?” gli chiese Harry, e l’apertura di Draco si tese e tese. “Mi farai venire”, lo avvisò Harry e alla fine venne, ma continuò a scopare l’apertura stretta di Draco, stretto contro di lui. Draco mugugnò e frignò, e il suo pene si agitò alcune volte, prima che un po’ di sperma gocciolasse fuori. Harry uscì lentamente e si posizionò per lavorare tra le sue gambe, usando le dita e la lingua per ripulirlo, proprio come aveva fatto Draco il giorno prima con lui. 
“Cazzo, sei così caldo”, disse Harry mentre il corpo di Draco tremava e fremeva per il post-orgasmo, gemendo a ogni respiro che accompagnava ogni movimento della lingua di Harry. "Mi stai uccidendo”, disse Draco, e Harry ghignò, lo baciò appassionatamente prima di avvolgersi tra le sue braccia e tornare a dormire.
Questo fu tutto ciò che fecero nei giorni che rimasero; pomiciare, scopare, baciarsi fino a che i loro corpi non si ritrovarono talmente sensibili che l'ultimo giorno si sdraiarono nelle sedie da giardino a mangiare pasta al tramonto. 
“Può questa vacanza non finire mai?” chiese Harry e Draco rise baciandolo.
“Temo che invece finirà”, disse. “Inizio un nuovo lavoro al ritorno”.
“Eh?” fece Harry e Draco arrossì meravigliosamente, tutta la parte che andava dal suo viso al collo e fino alla pancia. Harry fissò lo sguardo sui suoi capezzoli rosa e tentò di non richiamare i suoni che Draco aveva fatto prima quando Harry glieli aveva pizzicati e assaggiati.
“Sono un p' - non lo so, imbarazzato”, disse Draco, piano. “è - un collega mi ha chiesto di diventare il socio meno anziano nel suo studio. Si tratta più di terapia e meno ricerca ma io - è qualcosa di mio. Posso svolgerlo per qualche anno e poi, non lo so, cambiare di nuovo o-“.
“È fantastico, Draco”, disse Harry, perché lo era. La carriera di Draco era la più avanzata fino ad ora tra tutte quelle degli amici di Harry; persino più di quella di Hermione, il che la diceva lunga nell’opinione di Harry.
“Non è così fantastico”, disse Draco, molto piano ora. “Voglio dire, ho lavorato sodo per questo ma - è un vecchio amico di mio padre. Quindi non eccitarti troppo”.
“Non te lo avrebbe chiesto se non sapesse che sei in grado”, disse Harry con convinzione e il rossore di Draco aumentò facendolo diventare ancora più bello.
“Dovrò lavorare più ore”, disse. "Dedicare i miei weekend alla ricerca. Ma mi piacerebbe ancora se ci vedessimo. Sei sempre il benvenuto al mio appartamento. Per tutte quante le cose, non solo il sesso, naturalmente”.
“Bene”, disse Harry, improvvisamente insicuro e turbato dall'intensità dello sguardo di Draco su di lui. “Anche se intendo - il sesso è fantastico, lo sai”.
“Oh, lo è?” fece Draco, gli occhi fermi e Harry si ritrovò a cavalcarlo quindici minuti dopo, sentendosi tornare in vita col dolore che gli percorreva la spina dorsale, pensando “conoscerti è stato il miglior piacere della mia vita”.
“Siamo - vuoi rendere le cose ufficiali tra di noi?” chiese Harry quando presero un treno Babbano fino a Roma la mattina dopo per usare la Metropolvere, di ritorno per Parigi e Londra.
Draco guardò fuori dal finestrino dove il paesaggio italiano si dipingeva gloriosamente di rosa e rosso e arancio sotto il sorgere del sole. Si picchiettò la bocca con le dita per un lungo momento.
“La nostra amicizia vale più di ogni altra cosa”, disse piano prendendo la mano di Harry. “Tu vali più di ogni altra cosa. Non voglio metterti alcuna pressione addosso. Se vuoi la stabilità e la sicurezza che derivano dal renderlo ufficiale, allora facciamolo. Ma sappiamo anche che alla fine la stampa lo verrà a sapere e - potrebbe diventare orribile. Potrebbe diventare pessimo. Mi piace l’idea di essere - pienamente consapevole di ciò che siamo prima che questo accada. Provarlo senza alcuna interferenza esterna per un po’ di tempo, tenerlo a porte chiuse non perché ce ne vergogniamo ma perché - è qualcosa di sacro. Tu sei qualcosa di sacro per me”. 
“Draco”, sussurrò Harry molto piano, e Draco gli baciò le punte delle dita.
“Posso anche avere delle regole”, disse Draco, “ma voglio che tu sia sicuro. La terapia sta andando bene, e ci stai andando da un po’, ma voglio che tu - mi voglia. Solo me. Non le cose che ti do. Suona orribile, ma capisci quello che ti voglio dire”.
“Sì”, disse Harry. “non suona orribile affatto. Hai paura che io possa fissarmi di nuovo. Hai paura che io mi perda se affrettiamo troppo le cose. Hai paura che io mi conosca troppo poco che potrei cedere a qualunque tuo capriccio o trasformarmi in qualcosa che non sono. Hai paura che ci perdiamo perché entrambi sappiamo che - renderlo ufficiale e poi lasciarci distruggerebbe la nostra amicizia. E io non saprei cosa fare di me stesso se questo succedesse”.
“Sì”, disse Draco. “Preferirei non averti mai più se ciò volesse dire rischiare di perderti, Harry. E preferirei averti per sempre piuttosto che provare troppo velocemente e poi non averti mai più. Voglio solo - un periodo di prova. Non per i nostri sentimenti, perché so che ci sono. Avere una relazione a distanza, essere più che amici, le cose che ho fatto durante la guerra…”.
“E per quanto riguarda andare a letto con altre persone?” chiese Harry, più che altro per non parlare della guerra. Sapeva che per lui non ci sarebbe stato nessun altro, mai più.
“Sì, quello non facciamolo”, disse Draco. “A meno che tu non voglia? No? Non posso dire di esserne sorpreso; sei molto determinato”.
“Lo sei anche tu quando lo vuoi”, disse Harry, e Draco gli sorrise. 

*** 

“Okay, ma perché non renderlo ufficiale se entrambi siete sicuri?” chiese Hermione alcuni mesi più tardi in un affollato bistrot di Parigi. Ron e Draco se ne erano andati da qualche parte a prendere altro formaggio e vino, il volto di Hermione era arrossato e Harry si sentiva tranquillo e rilassato come sempre in questi giorni. Non era mai stato così felice come da quando erano tornati dall’Italia.
“Per ora, perlopiù perché voglio che sia un momento speciale”, ponderò Harry. “Non voglio semplicemente dirlo a caso. Voglio fare - qualcosa di speciale per lui. Lui non me lo chiederà perché è sicuro che lo stiamo facendo per il mio bene. Quindi posso pensarci ancora un po’ e fare qualcosa - che si ricordi”.
“Non esagerare chiedendogli di già di sposarti”, disse Hermione apertamente. Harry ghignò.
“Starebbe bene in un completo bianco”, pensò. “con quella pelle pallida e i capelli -“.
“Oh no, Harry”, disse Hermione ma Harry avrebbe potuto dire che ci stava pensando anche lei e che fosse d'accordo.
Harry adocchiò Ron e Draco tornare da loro. Ron stava dicendo qualcosa all’orecchio di Draco e questi gettò indietro il capo e rise, allungando la mano per spettinare i capelli di Ron.
"A volte mi sbigottisce, sai”, disse Harry, “pensare ad Hogwarts e a quanto lo odiassi”.
"Era uno stronzo ad Hogwarts”, fece Hermione e svuotò il resto del vino.
“Non ne sono sicuro”, disse Harry piano. “Era - sotto molta pressione”.
“Era viziato e una drama queen”, ribatté Hermione e sorrise allegra a Draco e a Ron che li avevano raggiunti.
“Chi?” chiese Ron, e Hermione indicò Draco con il mento.
“Lui”, fece, “le più grandi scenate che abbia mai visto ad Hogwarts”.
“Hermione”, cercò di interromperla Harry, ma il danno era ormai fatto; il viso di Draco era già raggrinzito, e le mani gli tremavano leggermente quando passò il vino che portava a Harry.
“Devo correre al bagno, scusate”, disse Draco, e si girò da dove era arrivato. Anche Harry si alzò allora.
“Che?” fece Hermione, un cipiglio confuso in volto. “Lo stavo solo prendendo in giro. Ci siamo presi in giro un sacco di volte anche prima”.
"È diverso quando riguarda cose del nostro passato”, disse Harry cominciando a muoversi verso Draco, sentendo Ron sospirare a Hermione dietro di lui.
Draco era davvero in bagno; stava in piedi di fronte allo specchio sporto verso di esso e Harry avrebbe potuto fare a meno di quel particolare flashback.
“Non intendeva nulla con quello”, disse Harry quando Draco si accorse della sua presenza. “Non voleva - era solo una battuta, Draco”.
“Di cosa stavate parlando?" chiese Draco; la sua voce suonava roca.
“Di come a volte non riesco a credere che siamo diventati amici”, rispose Harry.
Draco non si mosse per un lungo momento.
“Ho desiderato così tante volte che tu avessi preso la mia mano quel primo giorno”, disse, e qualcosa ferì profondamente il petto di Harry a quel tono di voce.
“Non intendeva nulla con quello”, Harry ripeté e si avvicinò lentamente, allungò una mano e la strofinò sulla schiena rigida di Draco, sulle sue spalle curve. "Sono tuo amico ora. Sarò sempre tuo amico ora”.
“Ero spaventato tutto il tempo a Hogwarts”, disse a Harry e le sue spalle si incurvarono ancora di più. “Ero spaventato di non essere abbastanza bravo per mio pa - padre. Di deludere le aspettative che aveva. Che le persone potessero prendermi in giro. Di perdere a quidditch contro di te. Non c'era un giorno in cui non mi preoccupavo”.
“Shhh”, disse Harry e strofinò la mano lungo tutta la spina dorsale di Draco.
“Tu mi hai squartato come un animale quella volta in bagno”, Draco esalò, e Harry fece un altro passo più vicino, premette il petto contro la schiena di Draco. “Stavo piangendo e non hai nemmeno chiesto perché. Volevo solo una parola gentile. Volevo solo un abbraccio e invece tu - tu -“.
“Tesoro", tentò Harry anche se già sapeva che era inutile.
“Sapevi cosa fosse Voldemort e non hai nemmeno tentato di tirarmi fuori”, disse Draco. “Mi hai squartato. Tu - volevo solo essere tuo amico e tu -“.
“Draco, ti prego, non piangere”, lo supplicò Harry, “Sono qui ora. Mi dispiace di essere in ritardo, ma sono qui ora”.
“Ero così spaventato”, ripeté Draco, “tutto il tempo. Per questo mi comportavo come - come -“.
“Basta”, disse Harry e finalmente riuscì a farlo girare per premergli la testa contro il proprio collo. “So tutto. Ma non posso cambiare il passato”.
“Non voglio che le persone mi prendano in giro per quello che ero”, disse Draco, e il suo intero volto si raggrinzì prima che lo nascondesse di nuovo contro Harry. "Non voglio ricordarlo. Fa male così tanto ricordarlo”.
“Okay”, cercò di calmarlo Harry. “Le parlerò. Non voleva ferirti”.
“Non le piaccio”, pianse Draco. “Voglio solo piacerle”.
“Ti assicuro che le piaci”, disse Harry e gli baciò l’orecchio, i capelli e gli strofinò le spalle finché non smise di piangere.
"Oh stai zitto, Ron, posso assolutamente entrare nel bagno degli uomini”, disse Hermione quando la porta si spalancò. Draco cercò di nascondersi contro Harry, ma Hermione non ci stava.
"Harry ti vuole bene”, disse. "Ron ti vuole bene. E io ci tengo a te. Malfoy, fattene una ragione o ti devo colpire come ho fatto quando avevamo tredici anni?”
“Mi dispiace”, iniziò a dire Draco. “Mi dispiace aver fatto una scenata, mi dispiace -“ ma Hermione superò i pochi passi che la speravano dai due e spinse via Harry per stringere Draco tra le proprie braccia.
“Non puoi odiare il bambino che eri”, disse. “Quel bambino è ancora parte di te. Lo so che lo sai; hai studiato queste cose. Il bambino che eri ti ha formato. Non ti prenderò in giro di nuovo, ma Draco, non puoi allontanare quel bambino”.
“Lo so”, disse Draco contro i suoi capelli. “Lo so. È solo difficile quando - quando odi così tanto la persone che eri”.
“Oh, amico”, fece Ron e anche lui li raggiunse per circondarli con le proprie lunghe braccia. Harry si avvicinò e fece scivolare una mano tra i capelli chiari di Draco.
Restarono così per un lungo momento e poi si ubriacarono parecchio tutti quanti e crollarono nello stesso letto e nessuno menzionò mai più quella giornata.

*** 

Ci furono molti allegri e meravigliosi momenti, ma ciò che Harry iniziò ad amare di più man mano che l’anno passava era svegliarsi in una casa tranquilla la domenica mattina, col respiro calmo di Draco contro il collo. A volte sentiva gli uccelli cantare e a volte c’era il fruscio della pioggia contro la finestra e Harry restava per un po’ a guardare la luce sgorgare. Poi prendeva la sua vestaglia e degli spessi calzini e scendeva in cucina per preparare la colazione e metterla sotto un incantesimo riscaldante, prima di accomodarsi col proprio caffè e aspettare Draco.
Draco lo raggiungeva di sotto mezz'ora dopo con la sua vestaglia addosso e non parlavano molto, si accomodavano a leggere e a fare colazione e in seguito Draco puliva tutto mentre Harry lo circondava da dietro e Draco si appoggiava con la schiena al bancone e si piegava per baciare Harry, e Harry gli metteva la testa sulla spalla e rimanevano in quella posizione per diverso tempo prima di iniziare le loro rispettive giornate.

*** 

Harry decise di chiedere a Draco di diventare ufficiali il giorno del suo 27esimo compleanno; si era preparato un piccolo discorso ed era andato al suo compleanno elettrizzato e emozionato. Non aveva davvero dei dubbi sul fatto che Draco avrebbe detto di sì.
Quando si svegliò la mattina dopo, la testa gli martellava, e si sentiva male, stordito e confuso. Quando trovò Draco in cucina, il cuore gli crollò; Draco era furioso.
"A cosa pensavi ieri?” gli chiese, e suonava così arrabbiato e sconvolto e Harry mandò giù e mandò giù e non gli disse che non riusciva a ricordare nulla; rimase a guardare Draco raccogliere le proprie cose e andarsene prima di quanto avevano pianificato.
Si sedette in cucina e non si mosse per diverso tempo. C’era solo una spiegazione plausibile; aveva sbagliato qualcosa. La verità era che Harry era ancora un bambino nello sgabuzzino che non meritava l’amore. Se nemmeno Draco voleva stare con lui, quel Draco che gli diceva sempre che lo amava nonostante tutto - allora Harry aveva chiuso, sarebbe rimasto da solo fino alla fine dei suoi giorni. Non ne avrebbe mai più parlato, avrebbe seppellito le proprie speranze e i propri sogni e avrebbe permesso a Draco di andare avanti e lontano e Harry avrebbe solo - se la sarebbe messa via, come faceva sempre con tutto.
Faceva tutto meno male con il tempo, disse al proprio cuore, e si aggrappò con le dita al tavolo della cucina. 

*** 

Ri-eccomi, dopo ben due settimane. Purtroppo le vacanze mi hanno lasciata un po’ indietro con la traduzione. Mi spiace.
Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, invito anche i lettori silenziosi a lasciare una recensione. Soprattutto, fatemi sapere se tutto funziona bene dal punto di vista traduttivo. 

A dire il vero questo capitolo lo avevo pubblicato già stamattina, ma per mia distrazione era finito su Estate 2020 (l’altra mia fanfic in corso) XD per fortuna una lettrice me lo ha fatto notare. Ho cliccato in automatico e poi non ho controllato. Mea culpa. Sto cercando di diminuire le dosi di caffè e questi sono gli effetti. Oggi non è giornata. Chiedo scusa per chi ha notato l’errore e magari è rimasto un po' perplesso. Per chi invece non si è accorto di nulla, facciamo finta che non sia successo XD

E vi ringrazio della pazienza. Errare humanum est, dicono. 

Un bacio,
C. 

 

   
 
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