Anime & Manga > Yuri on Ice
Segui la storia  |       
Autore: Tenar80    28/08/2019    3 recensioni
Se è negli occhi di chi ci ama che troviamo una versione migliore di noi stessi, cosa succede se smettiamo di guardarci negli occhi?
Manca una settimana ai mondiali del 2022, l'ultima gara di Yuuri dopo il secondo oro olimpico. Tutto dovrebbe essere perfetto. Dovrebbe.
Di Victor che non sa più chi è.
Di Yuuri che non sa chi vuole essere.
Di Otabek che sa troppo bene chi dovrebbe essere.
Di Yurio che si è perso
Questa storia fa parte della serie "Stagioni"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Stagioni'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

    – È tornato all’allenamento?  – chiese Yuri.

    – No – replicò Otabek. – Ma ha mandato un messaggio a Celestino per dire che stava bene. Hai sentito Victor?

    Il russo scosse il capo.

    – Ho chiamato, ma non ha risposto.

    Non voleva darlo a vedere, ma era preoccupatissimo per entrambi. 

    Aveva portato il nonno a fare il giro turistico della città e poi si era precipitato a trascinare il kazako nel bar più vicino al palaghiaccio per avere notizie. Solo che Otabek non ne aveva. E gli scocciava, ma era preoccupato anche lui. E amareggiato. Victor e Yuuri erano la prova che l’amore era una cosa concreta, più tangibile della rivalità sportiva, dei problemi logistici e dei pregiudizi radicati. Il kazako non si considerava un tipo romantico. Aveva applaudito con serietà quando, a Barcellona, ormai così tanto tempo fa, avevano annunciato il proprio fidanzamento, ma non aveva pensato davvero che sarebbe durata. Non l’aveva pensato nessuno. Era stato un bel gesto, questo sì, ma che aveva considerato effimero. Poi però il tempo era passato e Victor e Yuuri avevano retto a tutto, comprese le pressioni esplicite e le aggressioni fisiche. Otabek non sapeva, in tutta sincerità, se senza vederli a ogni gara o quasi avrebbe avuto il coraggio di corteggiare Yuri o di portare avanti quella relazione per quattro anni. A pensare che forse valeva la pena che fosse qualcosa di più che una parentesi di sesso a corollario delle gare. Eppure, a quanto pareva, bastava un periodo di stanchezza, una donna qualsiasi che faceva gli occhi dolci e tutto cadeva. Persino Yuuri. Chiunque avrebbe detto che il potenziale traditore, tra i due, sarebbe stato Victor, che per anni non aveva fatto che sfarfallare da un letto all'altro… C’era da dare ragione a sua nonna. Alla fine, uscivano quasi meglio i matrimoni combinati. Tanto tutte le donne mentono e tutti gli uomini tradiscono.

    – Com’è andato l’allenamento? – chiese Yuri, per cambiare discorso.

    – Bene – mentì Otabek.

    Zhang era in forma, il maledetto. Lo aveva visto provare un quadruplo Toe Loop con un’elevazione folle. Avrebbe fatto il quintuplo in gara, di sicuro. A lui, invece, il Lutz continuava a dare problemi. Meno che negli ultimi tempi, ma era lontano dalla perfezione. Il ginocchio gli faceva male. La razionalità gli diceva che quasi di sicuro sarebbe stato da operare. Menisco,  sicuro, forse anche i legamenti erano danneggiati... Altri soldi, altro tempo da sottrarre a tutto…

    – Lo azzoppo, se vuoi – propose Yuri, che non era cascato nel suo bluff.

    – E come? Hai mangiato, piuttosto?

    – Ho pranzato con mio nonno.

    Otabek lo guardò male.

    – Non mi va. Se mangio adesso di sicuro poi sto male – protestò il russo, come un bambino.

    – Se non mangi adesso di sicuro poi stai male, perché ti do un pugno sulla tua spalla semi guarita.

    – Non lo faresti mai.

    – Non sfidarmi.

    Yuri sospirò, ma chiamò la cameriera per ordinare qualcosa.

    – Che spreco, però – disse qualche minuto dopo, mentre cercava di trovare interessante il proprio gelato. – Organizzare tutta la propria vita su una cosa che poi sparisce così… E mio nonno che mi diceva di non puntare tutto sul pattinaggio.

    – Si dice che sia meglio amare e perdere l’amore che non amare affatto.

    – E tu ci credi?

    – Non lo so, ma è una frase che suona bene.

    Non lo sapeva davvero.

    Voleva Yuri. Questo era certo. In un modo possessivo che quasi lo spaventava. Ma non avrebbe mai voluto trovarsi come Victor, solo in un paese straniero, con tutti i legami col proprio passato recisi, ad ammirare le macerie della propria vita.

*

    Victor sentiva come qualcosa di lontano, come i tuoni di un temporale ormai passato, i colpi sulla porta.

    – Aprimi! Maledizioni, aprimi!

    Ma chi?

    Chris?

    Cosa diavolo ci faceva lì Chris?

    Il commento tecnico per la televisione svizzera, ovvio. Cos’è che aveva detto quando ne avevano parlato? Che non poteva fermarsi per i suoi mille impegni di eroe nazionale/commentatore/stilista e chissà cos’altro.

    – Sto chiamando la sicurezza. E i paramedici. Vedi di essere quanto meno svenuto, perché in caso contrario dovrai dare un sacco di spiegazioni!

    Stava dicendo sul serio? Sì, probabilmente sì.

    Potevano essere… Dieci minuti buoni che stava bussando a quella porta. E c’erano cinque sue telefonate non risposte sul cellulare.

    Sarebbe stato davvero ridicolo farsi trovare dal personale del soccorso.

    Con uno sforzo immane, si alzò e si trascinò fino alla porta.

    – Ti apro – biascicò.

    Bene, Chris con la barba ancora dal giorno prima, i capelli appiccicaticci di sudore e tutta quell’aria sfatta di chi non si è ancora dato una sistemata dopo un volo intercontinentale era uno spettacolo che valeva la pena di ammirare. In un altro momento lo avrebbe apprezzato.

    – Chi ti ha detto di venire qui? – chiese.

    – Vuoi l’elenco in ordine alfabetico o cronologico? – replicò l’altro. – In entrambi i casi ci trovi dentro anche il tuo fidanzato. Ex fidanzato.

    Ex fidanzato. Beh, era il caso che si abituasse.

    – Allora? Hai preso barbiturici? Sonniferi? Dove stanno le lamette da barba? Il cappio?

    – Si può sapere perché è opinione comune che sia a un passo dal suicidio? Persino Yakov mi ha scritto di non fare cazzate.

    Ma era troppo stanco. Troppo stanco persino per farsi del male. Non era nemmeno riuscito a lasciare la stanza per andare a chiederne un'altra. Aveva strisciato fino alla porta per posizionare l'avviso di non disturbare e poi era tornato in quella sorta di catatonia. Aveva avuto mattinate simili, in passato, in momenti cupi, con serata e che non riusciva o non voleva ricordare... Ma adesso, era tutto irreale e ciò che riconosceva meno era se stesso e le proprie reazioni.

    Chris, intanto, sogghignava per le sue parole.

    – Perché il tuo ego può sopravvivere a tutto, ma non a delle corna in pubblica piazza.

    – Grazie tante, eh. Non stai partendo bene, come spalla su cui piangere.

    – No? Ma se sono arrivato qui tutto trafelato, sul mio cavallo bianco, nella speranza di trovarti emotivamente instabile e pronto a cadere nelle mie braccia.

    Victor ebbe la tentazione di reagire in modo letterale e lasciarsi cadere a peso morto su Chris, ma intanto era riuscito a fare un mezzo sorriso. Un punto per lo svizzero.

    Chris si era tolto lo zaino e si era seduto su uno dei letti sfatti come se fosse il padrone di casa.

    – Sei ubriaco? – chiese.

    – No.

    Iniziava a sentirsi ridicolo nell’ammettere che non aveva fatto neppure una delle cose stupide che la gente si aspettava da lui in quel frangente.

    – Ok, allora apriamo il frigobar o ordiniamo qualcosa e cerchiamo di capire quello che è successo.

    – Non c’è molto da capire. Il mio ego non può reggere a delle corna in pubblica piazza, lo hai già spiegato bene.

    – Sì, come no? Alle olimpiadi eravate la coppia più innamorata del mondo e di colpo, ops, lui se ne va con… Con chi, a proposito?

    – Izumi. La documentarista che sta girando un film su di lui.

    Eravamo davvero la coppia più innamorata del mondo? Lo siamo mai stati?

    – Che è… La dea del sesso? Elena di Troia? Devo conoscerla assolutamente questa donna che in meno di un mese diventa più appetibile di te agli occhi di Yuuri.

    Niente, Chris era un cretino impenitente. Ma dio solo sapeva quanto Victor ne avesse bisogno in quel momento. Intanto gli aveva dato retta anche sull’altro suggerimento. Nel frigobar c’era un whiskey. Per quanto assurdo fosse, i giapponesi sapevano fare del buon whiskey. Però era poco. Lo versò in due bicchieri che guardò con astio.

    – Deve piacerti il modello giapponesina con gli occhi languidi.

    – Santarellina fuori e puttana dentro?

    – Evidentemente.

    – Ma in ogni caso non siete due adolescenti che stanno insieme da quindici giorni. Che cos’ha da offrire?

    Victor si strinse nelle spalle.

    – Una relazione ufficializzabile. Famiglia. Alla lunga dei bambini. Cose così.

    Prese il proprio bicchiere e lo svuotò d’un sorso.

    – Ok, piano… Devi rimanermi lucido per un po’… E comunque no. Quelle sono le cose che desideri tu, non lui.

    – Eh?

    – Ok, non dei bambini, magari. Ma il matrimonio in grande stile? E chi è dei due che ha sempre voluto rimarcare il proprio status di fidanzato ufficiale? Non mi sembra che a Yuuri ne sia mai fregato gran che, finché poteva averti tutto per lui.

    – Le cose cambiano. Ha gli occhi di tutto il Giappone puntati addosso, il suo migliore amico è diventato papà e persino sua sorella si è sistemata… A un certo punto inizi a chiederti se tu non ti stia perdendo qualcosa di importante…

    Chris scosse il capo.

    – Questi sono sempre ragionamenti tuoi. Magari c’è qualcosina di vero, eh… Sono domande che ci facciamo tutti, a un certo punto… Ma per buttare via una relazione di anni in un mese devi essere proprio sicuro di essere portato all’altare. C’è un matrimonio in vista? L’ha messa incinta?

    Sull’ultima domanda Victor iniziò a tossire, soffocato dalla sua stessa saliva.

    – Dillo che sei tu il mio suicidio, che sei qui per ammazzarmi – disse, quando ebbe ripreso a respirare.

    – Sta per sposarla? L’ha messa incinta? – replicò serafico Chris.

    – No! E mi auguro proprio di no! A quanto mi ha detto non pensa neppure di mettercisi insieme…

    – Bene, quindi possiamo dire che questa Izumi è capitata.

    – Capitata? È capitato così, che la sua lingua cadesse dentro la bocca di lei?

    – Beh, a me è capitato un sacco di volte. A volte la bocca era la tua e non ti è propriamente dispiaciuto.

    – Grazie al Cielo, Yuuri non è te.

    – Uff… In ogni caso, se non è una la donna della sua vita ed è capitata, allora Yuuri stava scappando. Cosa gli hai fatto? Lo hai picchiato? Violentato? Un gioco erotico finito male?

    – …

    – No, ok, ho esagerato, non svenirmi. L’hai tradito?

    – No!

    – Sicuro?

    – Smettila, Chris, non sei divertente.

    – Quindi?

    Victor prese un respiro.

    – Sono stato… Pessimo, negli ultimi tempi. Pessimo come allenatore, alle olimpiadi abbiamo rasentato il disastro… E poi mi sono successe altre cose, da cui ho tagliato fuori Yuuri. Credo di aver passato le ultime settimane a comunicare a monosillabi. O a dargli ordini.

    Chris si fece serio e si passò una mano sulla guancia ispida di barba.

    – Non posso parlare per le ultime settimane, ma alle olimpiadi c’ero. E sì, come allenatore sei stato pessimo. Ma nessuno, tanto meno Yuuri, te ne ha fatto una colpa. Stavi male. Se ti fossi preso un virus di qualche tipo il risultato sarebbe stato lo stesso. Gli atleti non vorrebbero doverlo ammettere, ma anche gli allenatori sono esseri umani.

    – Se mi fossi beccato un virus sarebbe stato diverso. Per me, almeno.

    – Per te – concesse Chris. – Ma il succo non cambia. È stato… Ok, è stato terribile vederti avere un attacco di panico in pubblico e per un pavone come te dev’essere stato devastante. Ma Yuuri non ti ha certo tradito perché non l’hai seguito in qualche allenamento o non l’hai lasciato riposare a dovere.

    – No?

    – No.

    – Neppure se si fosse finalmente accorto che io sono questa persona qui… Una zavorra, per lui? Ormai è lui l’eroe nazionale e io non ho più nulla da dargli.

    – Sei geloso del fatto che con i due ori olimpici abbia fatto qualcosa che a te non è riuscito?

    – No… Ma è strano essere io quello sulla riva a guardare

    Chris gli riempì di nuovo il bicchiere e Victor bevve in modo automatico.

    – Aranciata? – protestò.

    – Ubriaco non ti posso reggere, adesso – si giustificò Chris.

    – Ammettiamo che tu sia stato insopportabile, dalle olimpiadi in poi – continuò lo svizzero. – Ci sono almeno due cose che non mi tornano.

    – E sarebbero?

    – Ricordo distintamente di aver fatto da giudice a una gara di baci, a fine olimpiadi, e di aver dato la vittoria a te e Yuuri perché eravate davvero la coppia più innamorata del mondo. E la sera del libero lui ha dedicato la vittoria al suo allenatore e tu sprizzavi d’orgoglio. Eravate stravolti tutti e due, alla fine, ma a nessuno è venuto in mente che poteste essere in crisi come coppia.

    Era vero? Victor faticava a fissare i ricordi e a fidarsene. 

    Era stato orgogliosissimo, davvero, di Yuuri. Negli ultimi anni aveva centellinato le gare, per allungare il più possibile la propria carriera. Non era abituato a gareggiare con un infortunio serio, imbottito di antidolorifici. E aveva pattinato meravigliosamente. Era stata la sua performance migliore, con quel quadruplo Axel alla fine, come nessuno al mondo, probabilmente, avrebbe mai fatto. E i giorni successivi erano stati belli. Lui aveva iniziato a stare meglio. Chiunque avrebbe detto che il peggio era passato…

    – La seconda cosa?

    – Quante storie serie, durate più di due settimane, hai avuto prima di Yuuri e quante volte sei stato lasciato?

    Victor si strinse nelle spalle. Prima di Yuuri tendeva ad avere scopate, non storie. Oppure, prima che diventassero storie, se ne andava. 

    Chris sbuffò.

    – Va bene, immagina. Hai in piena coscienza baciato un’altra in pubblico, in qualche modo volevi farti beccare. Volevi fare del male al tuo compagno, questo è certo. Vieni mollato. E la prima cosa che fai è preoccuparti che il tuo ex, che ti ha appena mollato, che hai voluto ferire nel modo peggiore che ti sia venuto in mente, venga soccorso? Facendo due calcoli Yuuri non è arrivato neppure nella hall prima di scrivermi. È stata la prima cosa in assoluto che ha fatto appena fuori da questa stanza. Non sta scappando da te, ma da se stesso.

    Non stare solo.

    Era quella l’ultima cosa che gli aveva detto, uscendo. Non «addio». Non «ti odio». Non «è finita».

    Non stare solo.

    Si prese la testa tra le mani.

    Cos’è che stava succedendo a Yuuri e di cui non si era accorto?

    – È sotto pressione in un modo terribile – disse. – Un cinese non può vincere i mondiali in Giappone. Solo che se Zhang piazza davvero un quintuplo, ci vuole una performance come quella delle olimpiadi per batterlo e io e Yuuri sappiano che quella è una cosa che si fa una volta nella vita. Il resto del mondo no. Quelli che hanno tappezzato la città con i suoi poster e girano con le magliette con su la sua faccia non lo sanno… È stanco da non reggersi in piedi eppure si sveglia appena in casa si muove una foglia… Izumi ha avuto senza dubbio più pazienza di me con lui, lo è stata ad ascoltare, mentre io mi sono chiuso in me stesso nel tentativo idiota di non fargli pesare i miei problemi…

    – Lascia stare Izumi. Rimani concentrato su Yuuri.

    – È la sua ultima gara, l’ultima in assoluto… Noi la conosciamo quella sensazione di stare per buttarsi dentro un baratro buio che ti prende a fine carriera, no? Il terrore di non valere niente se non in gara…

    – Uhm… 

    – Cosa ne pensi, Chris?

    – Che è tutto vero. Che tra te che ti vergogni di essere un comune essere umano e lui che non può mostrare di esserlo siete una mistura esplosiva. Ma mi manca ancora la miccia accesa.

    – Izumi.

    – Smettila con Izumi. Non è lei il problema, qui. Te lo dice uno incline al tradimento… C'è altro... Non ci si incasina così la vita prima di un Mondiale, prima del proprio ultimo Mondiale, se non si è nel panico...

    – Yuuri è sempre il panico prima delle gare... In tutti questi anni è migliorato, ma non ne è mai uscito del tutto. Se litighiamo è sempre prima di una gara,,,

    – Sì, ma ammetterai che questo è un po' oltre... Vediamo... Hai in mente quella sensazione che hai quando sei sicuro che una gara importante andrà malissimo?

    – Sì.

    Chris fece una faccia poco convinta.

    – Fammi un esempio concreto di una volta che ti è capitato e aveva più di vent’anni.

    – Il libero in Corea.

    Chris fece un sorriso storto e si passò una mano sugli occhi.

    – E poi ti stupivi che tutti gli avversari ti odiassero?

    – Perché? – protestò Victor.

    – Hai preso il bronzo in Corea, maledetto pazzo. Praticamente non hai saltato, ok, ma hai pattinato benissimo. Mia nonna, ti prego di ascoltare bene, mia nonna mi ha sgridato perché ho pattinato peggio di uno tutto rotto. E lei non sa nulla di punteggi, parlava di pura estetica.

    Victor si portò una mano alla bocca in una di quelle espressioni che di solito lo tiravano fuori dalle situazioni imbarazzanti.

    – Gli europei del 2012 te li ricordi? – chiese ancora Chris.

    Victor stava per scuotere il capo. Le gare tendevano a mescolarsi tra loro, nella sua testa, a meno di non avere delle foto che lo aiutassero a fissare i ricordi. Aveva vinto, giusto? Nel 2012 aveva vinto tutto quello che si poteva vincere… Però…

    – Il tuo ginocchio! – esclamò.

    Chris aveva fatto una caduta terrificante, una di quelle cose che nessun pattinatore vorrebbe mai veder succedere, tanto meno a un amico. Era stato portato via in barella e operato d’urgenza. Era un miracolo che poi avesse recuperato così bene.

    – Appunto – disse lui. – E io lo sapevo di non essere in forma, che il ginocchio era lì lì per cedere. Ma che cosa dovevo fare? Tutti si aspettavano così tanto da me. Per una santa volta avevo dei programmi che potevano battere i tuoi, te l’avevo quasi fatta al Grand Prix… Max sarebbe venuto a vedermi, per la prima volta. E io lo sapevo che sarebbe stato un disastro. Avrei anche potuto ammazzarmi. Ti giuro che l’avevo messo in conto. E non volevo che lui lo vedesse, perché non c’è nulla di peggio che vedere la persona che ami che si massacra in quel modo… E qual era il sistema più rapido e sicuro per allontanarlo?

    – Tradirlo e farsi beccare – sussurrò Victor con un filo di voce.

    – Attenzione, non è che fosse un piano consapevole. Era più “un’ultima botta prima di morire” come spirito, ma sotto sotto c’era quello. E lui comunque era carino e mi ci sono divertito… Victor? Niente attacchi di panico… Sei andato benissimo fino ad ora…

    Il russo scosse il capo. Si rese conto che aveva agguantato uno dei cuscini e lo stava torturando.

    Rivide Yuuri a terra, dopo quel tentativo di quadruplo Axel. Pallidissimo. Non era solo dolore. Era spaventato a morte. 

    Eppure non c’era niente di grave, giusto? Solo un’incrinatura al bacino ormai guarita. Ed era l’unica cosa che lui gli avesse chiesto come promessa solenne. Fermarsi prima di procurarsi un danno irreparabile…

    Ma un cinese, quel cinese, che aveva abbattuto Yuri in quel modo, non poteva vincere in Giappone.

    Cazzo.

    Una volta, come battuta, aveva definito Yuuri un samurai vestito da ballerina. Ai suoi occhi occidentali, aveva l’impostazione etica dei samurai di certi film, che si ammazzano piuttosto che tradire una promessa. Per questo aveva l’incrollabile certezza che Yuuri non gli avrebbe mai nascosto un infortunio, anche se non lo accompagnava quasi mai alle visite lì in Giappone, se non su espressa richiesta, come sostegno morale, dato che il gergo medico locale continuava a farsi beffe di lui. Ma ci sono lealtà superiori, superiori persino all’amore. Un cinese non poteva vincere in Giappone, in diretta e in prima serata. Il samurai non si ritira da un duello d’onore solo perché è ferito. E, ancora prima di immolarsi in sacrificio per la patria, quella contrapposizione di lealtà inconciliabili ne avrebbe dilaniato l’animo. Se sapeva di doversi fare male sul serio, Yuuri lo avrebbe allontanato. A qualunque costo.

    Idiota di un Victor!

    Senza dire altro, si precipitò a cercare la valigia di Yuuri.

    Tutti i professionisti vanno sempre in trasferta con gli ultimi referti medici, in caso di infortunio non si sa mai in che ospedale si finisce e bisogna avere la documentazione a portata di mano…

    C’era una cartelletta intera di lastre alla schiena.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Tenar80