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Autore: Marge    29/07/2009    4 recensioni
Mi chiamo Usagi Chiba, ma mi chiamano Chibiusa. Ho quasi venti anni, sono solitaria ed un po’ malinconica. Al momento, sono una paladina dell’amore e della giustizia. Sono una guerriera in fuga.
Ambientata a Crystal Tokyo.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Helios/Pegasus
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Act. 1

Nonostante mia madre sia sempre stata ben fornita, il mio seno è sempre rimasto minuto, come quando avevo dodici anni. Mi osservo, sdraiata a pancia in su, nel pallido bagliore lunare che proviene dalla finestra aperta: il seno, minuscolo promontorio allargato dal suo stesso peso, la linea dello sterno fino all’ombelico, le mie anche prominenti, in quel bianco totale che è la mia pelle, quasi più della Luna in cielo. C’è di buono, però, che ormai sono quasi più alta di mia madre e ho capelli più folti e mossi, che mi incorniciano l’esile figura da stambecco goffo e piatto.
Poco prima, ansimante su di me, lui ha amato ogni centimetro del mio corpo, senza risparmiarsi nulla; ha preteso di conoscere questo mio corpo come io lo conosco da quasi vent’anni, e quando pensavo che sarebbe, finalmente, entrato in me, mi ha invece baciata a lungo guardandomi negli occhi, poi si è addormentato al mio fianco, lasciandomi stupita, a chiedermi ancora una volta perché tutto deve essere così diverso, per me.
Ora, decido, sono io a voler conoscere il suo corpo, bene come il mio, e mi giro su un fianco: dorme ancora, lo bacio e si sveglia ma continua a tenere gli occhi chiusi mentre procedo ad esplorare ogni centimetro della sua pelle.

Helios è comparso all’improvviso, stagliato nel riquadro di notte incorniciato dalla mia finestre. Come sempre, mi stavo cambiando per la notte, e mi ha sorpresa in canottiera e mutande. Di scatto, ho afferrato la mia spilla, sul comodino, in cui è contenuto il mio frammento di Chibi Moon Compact. Ma al delicato suono della sua voce che mi chiamava per nome, i miei muscoli si sono rilasciati.
Non lo vedevo da quasi dieci anni. Era un momento così a lungo sognato, bramato, immaginato nelle sue varie forme, che sono rimasta immobile, incantata.
Helios ha attraversato la stanza, al buio perché quando c’è molta luce lunare non amo accendere lampadine, ed inciampando in una sedia mi ha raggiunta ed abbracciata.
“Chibiusa, Chibiusa-chan…” ha continuato a ripetermi, mente le sue mani affondavano nei miei capelli, ed il mio viso sempre più nella sua spalla.
Ricordo che la prima cosa che ho coscienziosamente pensato, è stata: “È alto come me…non è cambiato…”
E poi: “È qui, è tornato, è lui…”
Sentendo la mia rigidità tra le sue braccia, e che comunque non avevo ricambiato l’abbraccio con lo stesso slancio, mi ha scostato chiedendomi: “Che succede, Chibiusa? Forse non dovevo…”
“Amore mio! Amore mio!” avrei voluto gridare. Invece, mi sono sciolta in pianto.

Mi ha chiesto tutto, su cos’è successo, e sul perché questo mondo in cui mi ha trovata, è così diverso da quello che aveva abitato, come Pegasus, quando avevo dieci anni. Spiegare non è stato facile, soprattutto perché io, a quell’età, non ero nel mio spazio-tempo di nascita. La Usagi del passato non è mia madre, e quel tempo è un passato rispetto alla mia vita attuale; da qualche parte, dietro una remota porta spazio-temporale, c’è ancora una piccola Chibiusa che parla con il suo Crystal Carillon nella notte.
Questo mio momento reale, invece, è il futuro: i poteri e l’amore di SailorMoon, Tuxedo Kamen e delle altre Senshi è riuscito, per un lungo periodo, a trasformare questo mondo in un’oasi di pace ed equilibrio: Crystal Tokyo.
“Ma, circa un anno fa, strani episodi hanno cominciato ad apparire. Episodi di violenza e distruzione…”
“Non capisco…chi è che opera questi attacchi?”
“È quello che non riusciamo a capire neanche noi. E prima che riuscissimo ad intervenire, alcune persone…questa volta non siamo riusciti a salvarle tutte. Il problema è che, prima d’ora, tutti gli attacchi si erano concentrati qui, a Tokyo, perché è una città catalizzante di magia, soprattutto a causa della presenza del Cristallo d’Argento. Ma in realtà, nel mondo esistono altrettanti luoghi magici, ed è lì che per primi, si sono verificati questi episodi: potente energia oscura e devastatrice.”
“E sono morte delle persone?”
Ho faticato a rispondere a questa domanda.
“Sì, prima che potessimo rendercene conto, ed intervenire. Poi…Haruka e Michiru sono morte, in Africa” la voce era piatta, ma sicura, mentre facevo il mio resoconto. Questa notizia, ormai, non mi dispera più: l’ho riferita io, a tutte, perché sono stata la prima ad esserne informata, da mia madre; le parole per me non sono più necessariamente accompagnate dal loro significato, per il gran numero di volte in cui le ho ripetute, come fossero rovinate dall’uso. “Ami e Rei sono in Europa, Minako e Makoto in Nord America, ma abbiamo perso loro notizie da due giorni. Hotaru e Setsuna sono in Artico, mentre mio padre e mia madre in Sud America. Il problema è esteso, ma a tutt’ora non sappiamo la sua origine – non sappiamo neanche se gli episodi sono riconducibili ad un unico nemico.”
Helios taceva, ascoltando il mio asettico racconto.
“Come mai tu sei a Tokyo?” ha chiesto, infine.
Anche questo, non è stato facile da spiegare.
“Tutt’intorno a Cristal Tokyo c’è ora uno scudo, una sorta di cupola che la protegge. Infatti, qui la vita continua più o meno normale, le scuole sono ancora aperte e le persone vanno a lavoro ogni mattina; nel resto del mondo, invece, c’è distruzione, povertà, la gente è sfollata e le condizioni sono pessime.”
Dopo un momento di silenzio, ho aggiunto: “Sono io, che mantengo la cupola. È il mio cristallo. Finché sarà pieno di luce, potrò contrastare ogni giorno le energie oscure. Princess Moon mi ha ordinato di non muovermi mai, qualunque cosa accada, da Crystal Tokyo.”
Helios mi ha guardata, a lungo. Nel silenzio, mi ha stretta forte la mano. Allora gli ho sorriso: “Ti ringrazio moltissimo” ho detto “sei sempre il mio amico…il mio confidente notturno…”
Non mi aspettavo che mi avrebbe baciato. Nella mia mente, negli anni, avevo sempre immaginato che non sarebbe più stato come un tempo, per quanto lo desiderassi con tutte le mie forze. Ero una bambina, e lui uno spirito buono e millenario. Ma il suo corpo, vero e tangibile, ora era lì, e ci siamo sdraiati sul letto, ed ha cominciato ad esplorarmi.

Poco dopo la mia decisione di scoprirlo, siamo entrambi impegnati nella lotta dell’amore, accaldati e con il cuore veloce; siamo nudi ed appiccicati, però, nonostante cerchi di invitarlo in tutti i modi, Helios non vuole fare l’amore con me. Mi bacia e mi accarezza, mi stringe e poi caracolla, come distrutto, al mio fianco. Quando capisco questo, quasi mi offendo e mi giro dandogli le spalle. Ma cosa vuole da me? Si presenta dopo dieci anni, in piena guerra, per giocare a questo estenuante tira e molla…mi viene quasi da piangere. D’un tratto una mano mi cala sul viso, mi tasta le guance, poi accarezza gli occhi umidi.
“Non piangere, Chibiusa. Sono qui, accorso da te, perché stavo troppo male. Il tuo dolore è arrivato fino a me e mi ha quasi ucciso. Non andrò via.”
Le sue parole mi commuovono quasi di più, perché mi ricordano cose che avevo accantonato per un momento, la guerra in atto, i miei doveri di Senshi, l’amore vero e puro che guida sempre ogni nostra azione e ci ha reso, finora, forti. Io sono qui, a preoccuparmi solo della mia perpetua verginità.
“Sono stata con dei ragazzi” dico. Quel periodo, i miei spensierati anni del liceo, mi sembrano lontanissimi, separati da un anno in cui tutto è cambiato.
“Tutte le mie amiche avevano un ragazzo, mentre io ero sempre un po’ sola, sempre in un angolo a fantasticare. Così, ho provato. Ho voluto sempre molto bene, a quei ragazzi. Ma le mie storie sono sempre finite, perché hanno detto che io non li avevo colpiti: più o meno, sempre così. Credo che cercassi sempre, io stessa, di non colpire troppo, per giungere intatta al giorno in cui ti avrei rivisto, Helios. E ora tu…”
Non riesco a pronunciare parole che rimbombano nella mia mente: tu non vuoi fare l’amore con me!
Mi abbraccia alle spalle, posando un orecchio sulla mia nuca. “Ho fatto l’amore con te, ogni notte di questi dieci anni” dice.
Arrossisco trasalendo: lui è il Custode dei Sogni, forse alcune mie fantasie notturne sono state realtà…
Ci sdraiamo nuovamente, mi stringo forte al suo torace. “Non andrò via, questa volta, Chibiusa. Non preoccuparti…abbiamo tanto tempo…”
Sorrido, e mi addormento, stretta a lui, ancora innocente e vergine, con i miei quasi venti anni appesi ad un filo sottile.


***

Il primo capitolo che scrivo dopo tantissimo tempo. Spero che vi sia piaciuto! Adoro questi due personaggi e da tempo immagino un possibile futuro per loro. La storia è già tutta nella mia testa, giungerà a termine credo in 5-6 capitoli come questo. Fatemi sapere cosa ne pensate, sia della trama (anche se per ora non è chiarissima), sia del mio stile, per me è importante :)
Avrete intuito che non sarà una fanfic allegra, credo, ma vi anticipo fin da ora che il finale non sarà allegro per niente, ma quantomeno...non sarà una disperazione generalizzata. Sarà un finale serio, triste ma speranzoso. Ed ora non svelo più nulla :) Il nuovo capitolo sarà pubblicato prima di Ferragosto. See you soon!
  
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