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Autore: lolli89    06/09/2019    1 recensioni
James Phelps e la sua ragazza Italiana si trovano di fronte a scelte importanti, che potrebbero cambiare la loro vita... oppure no, potrebbero addirittura dividerli. Cosa sceglieranno di fare? Cosa sarà mai, questo ostacolo tra loro? E se lo supereranno, quali sorprese riserverà la loro storia? Saranno belle, o dovranno superare le avversità? Sarà tutto rosa e fiori, o troveranno anche spine, nel mezzo? Come sempre, quando trovate Xx metteteci il vostro nome, così la storia, spero, sarà più realistica!
Per ora vi lascio nel dubbio, se siete curiosi, leggete!
lolli89
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Phelps, Oliver Phelps
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano le cinque passate della mattina, e James e Oliver stavano tornando a casa del primo, dove li aspettavano Katy, Amelia che dormiva, e i genitori dei ragazzi; tutti avevano voluto restare per dare un sostegno, un aiuto, un conforto… o anche sono un abbraccio a James.
 
Il viaggio di ritorno dall’ospedale era stato straordinariamente silenzioso: James guardava fuori dal finestrino con gli occhi gonfi e rossi, asciugandosi di tanto in tanto qualche lacrima che gli rigava il volto, tirando su con il naso; non aveva detto una parola da quando erano usciti dalle porte dell’ospedale.
 
Oliver guidava, gli occhi – rossi e gonfi come quelli di James- fissi sulla strada, lanciando ogni tanto delle occhiate al fratello: non sapeva davvero cosa dire, o come rompere quell’atmosfera che era calata su di loro; più volte aveva iniziato a dire qualcosa, qualunque cosa, anche per distrarlo un po'… ma ci aveva sempre ripensato, gli sembrava che a confronto di quello che gli era successo qualunque cosa fosse frivola, priva di significato… e in ogni caso James non sembrava starlo a sentire.
 
 
 
Arrivarono a casa e James rimase per un po' fuori dalla porta: gli sembrava che entrare e dover spiegare a tutti cosa era successo lo avrebbe fatto diventare molto più reale, anche se era già schifosamente vero così… purtroppo se ne rendeva conto.
 
 << It’s Ok Jay >>, lo incoraggiò il fratello, dietro di lui di mezzo passo.
 
Entrarono in casa: in salotto c’erano i suoi genitori che non riuscivano a dormire e Katy, che aveva in mano la copertina di Amelia, che probabilmente avevano spostato nel suo lettino.
 
Vide su un mobile in entrata la foto di lui, Xx e Amelia che Oliver aveva scattato loro il giorno in cui era nata la loro bambina, prima che aprissero le porte e li tirassero fuori da li. Erano terribilmente stanchi, soprattutto Xx, che era sfinita dal travaglio e dal parto, ma anche così belli e felici…
 
Alzò lo sguardo e tornò a guardare la sua famiglia, gli occhi gli si riempirono di lacrime: a grandi passi, evitando chiunque gli stesse andando incontro per abbracciarlo, marciò verso il bagno al piano di sopra, che di solito usavano solo lui e la fidanzata, e si chiuse dentro.
 
Prima di parlare con loro, e soprattutto prima di prendere Amelia quando si sarebbe svegliata, aveva bisogno di stare da solo.
 
Tremava da capo a piedi, il suo largo petto si alzava e si abbassava velocemente, come se avesse difficoltà a respirare, e senza quasi rendersene conto ricominciò a singhiozzare.
 
Camminava avanti e indietro, nonostante le gambe di piombo, le mani tra i capelli, mentre altre lacrime gli scendevano lungo il viso: lacrime di dolore, lacrime di rabbia, lacrime di paura… era al limite, non riusciva a trattenere oltre ciò che provava.
 
 
 
 
 
Katy corse incontro a Oliver e lo abbracciò forte, singhiozzando nella sua maglietta, e anche i suoi genitori si avvicinarono: tutti volevano sapere ogni cosa, come era successo, come stava Xx…
 
Abbracciò Katy, baciandole la testa: era così grato che lei a loro bambina stessero bene… doveva dirle quanto le amava entrambe, doveva stringerle a sé sempre, ogni volta che ce ne era la possibilità…
 
 << Ascoltate: James vi spiegherà tutto… non posso farlo io. Solo… dategli qualche minuto, è stata una giornataccia per lui. È stato… terribile, quindi… aspettiamo che si senta pronto >>, fece Oliver ai presenti: aveva visto sfrecciare suo fratello verso il bagno, ma voleva dargli qualche altro minuto, prima di andare a vedere come stava.
 
Dopo un quarto d’ora decise di andare a vedere come stava: bussò piano alla porta << Jim…? >>, ed entrò.
 
Si sedette accanto a James per terra, lo prese per le spalle e lo avvicinò alla fronte.
 
James si lasciò andare ancora a piangere sulla spalla del suo fratellone, che provò a consolarlo in silenzio… trovò un po' di conforto nell’abbraccio della sua brutta copia e nel suo calore.
 
 << Ollie… io… io non posso perderla. Non riuscirei… a vivere… senza di lei. E se… ? >>, la voce del più piccolo era pregna di dolore e disperazione: tremava, si tormentava le mani… non riuscì a finire la frase.
 
 << Jim… io… sono sicuro che… che tutto finirà bene. Ci vorrà tanto tempo, questo è sicuro… ma conosci Xx. Non mollerà tanto facilmente, lotterà con le unghie e con i denti per tornare da te e da Amelia. Ti ama con tutto il suo cuore e tutta la sua anima… e ama Amelia, la adora proprio. E poi… ha aspettato così tanto per sposarti, ormai aveva perso le speranze. Stava diventando vecchia a forza di aspettarti >>, aggiunse alla fine, sperando di alleggerire la situazione.
 
James sorrise al pensiero, facendo una mezza risata nervosa: era vero… l’aveva fatta aspettare un bel po'.
 
Anche Oliver sorrise appena, sollevato di aver distratto il fratello anche per un solo momento: << Quindi… dopo questa lunga attesa, non ti lascerà scappare via così, è troppo tosta per farlo >>, aggiunse.
 
 << Si… lei è tosta, non molla mai, soprattutto quando qualcosa o qualcuno ne vale la pena >>, continuò James, un po' più rinfrancato e ottimista.
 
 << Presto tornerà a ridere e scherzare con tutta la sua famiglia. E poi è italiana, loro hanno sempre un asso nella manica, se la cavano in ogni situazione. Nel frattempo però neanche tu devi mollare. Devi sostenerla, starle vicino… farle sentire che la ami e che non vedi l’ora che torni a casa con te… sono sicuro che l’aiuterà. E l’aiuterà sapere anche che tu non perdi la testa e ti prendi cura della vostra bambina. La sua mamma non può stare con lei per un po'… quindi può contare solo sul suo papà… non puoi deluderla, e non puoi deludere neanche Xx in questo, o quando si sveglierà ti riempirà di mazzate. E sai che lo farebbe, con il caratterino peperino che ha... ti tiene testa fratellino mio >>, continuò, ridacchiando un po', nervoso.
 
 << Si… lo farebbe senza troppi complimenti >>, sorrise James, asciugandosi le lacrime.
 
 << Già… ti ha affidato vostra figlia, si fida di te… non deluderle >>, disse più serio Oliver.
 
 << Non lo farò. Mi prenderò cura di entrambe le mie ragazze >>, terminò James tirando su un po' con il naso: Oliver era più grande di lui di soli tredici minuti, ma si prendeva cura di lui come faceva un “ vero “ fratello maggiore.
 
 << Ok, Are you ready? >>, gli domandò Oliver, allungando un braccio per aiutarlo ad alzarsi.
 
Il fratello lo afferrò e gli fece segno che ora era pronto, quindi Oliver uscì dal bagno.
 
James si lavò la faccia con l’acqua fresca per calmarsi, fece due profondi respiri e uscì, andando nel salotto dove tutti aspettavano notizie.
 
 << Hi… Prima di qualsiasi cosa: Amelia? Dorme? Si è svegliata? >>, domandò, mentre Katy, sua madre e suo padre gli andavano incontro per abbracciarlo.
 
 << Yes… non si è più svegliata dopo che siete andati all’ospedale. L’ho spostata nel suo lettino, così stava più comoda e tranquilla >>, gli rispose Katy tirando su con il naso: voleva essere di conforto al cognato, non rattristarlo ancora di più.
 
 << Hai fatto bene. Grazie… per essere stata qui con lei ed essertene presa cura >>, le sorrise grato.
 
 << L’ho fatto volentieri. Se avrai ancora bisogno… ora che… fino a quando Xx non tornerà a casa… non esitare a chiamare, ok? >>, gli disse Katy.
 
 << Grazie… lo terrò presente. Grazie a tutti… per essere qui in questo brutto momento. Vuol dire tanto per me… e credo… credo che se… se Xx fosse qui lo apprezzerebbe anche lei >>, disse James, gli occhi pieni di tristezza e dolore.
 
 << James… siamo una famiglia. E le famiglie si aiutano quando qualcuno ha bisogno. Inoltre vogliamo tutti molto bene a Xx… e siamo terribilmente preoccupati e addolorati per quello che le è successo >>, gli disse suo padre.
 
 << Tuo padre ha ragione. Come sta? E come stai tu? >>, domandò sua madre, preoccupata.
 
 << Io… non bene. Mi sento come se qualcuno mi avesse spaccato il cuore in mille pezzi e li stesse calpestando uno alla volta con forza. Sento il vuoto dentro di me… è come se non riuscissi a respirare… >>, tentò di spiegarsi il ragazzo, mentre la sua famiglia intorno annuiva.
 
Aveva pensato di non dire niente per non farli preoccupare… ma non sarebbe stato affatto credibile.
 
 << Tesoro, è comprensibile e del tutto naturale. Tu ami molto Xx… e ti sei ritrovato che improvvisamente te l’hanno strappata via. Non è facile, e non lo sarà… >>, lo consolò sua madre, baciandogli la testa.
 
 << Cosa ti hanno detto in ospedale? >>, domandò suo padre preoccupato.
 
 << Già… come sta Xx? Sei riuscito a parlarle? E come è potuto succedere un simile incidente?? >>, voleva sapere sua madre.
 
James guardò per un secondo Oliver e Katy: loro due sapevano la verità, ma i loro genitori non sapevano niente di Simone e che li stava pedinando da tempo… e non aveva nessuna intenzione di dirglielo in quel momento… o almeno, di tralasciare qualche parte della storia.
 
 << Ecco… sembra che… che non sia stato un incidente. Xx era con la sua vespa, e a causa del traffico per la pioggia aveva fatto una strada diversa per arrivare in tempo dal gioielliere… oggi dovevamo scegliere le fedi. Sembrerebbe che una fan troppo accanita l’avesse presa di mira. Già da un po' ci seguiva… ce la trovavamo dappertutto. Forse ha seguito i nostri spostamenti, ma è stata lei a… a investire Xx con un camion rimorchio… >>, rispose James, gli occhi pieni di dolore: non aveva detto proprio tutta la verità, ma neanche una bugia.
 
Susan e Martyn si portarono le mani alla bocca, orripilati.
 
 << E’… la ragazza del battesimo di Amelia. Quella con cui avete parlato fuori dalla chiesa. Non vi abbiamo detto niente per non farvi preoccupare… era… fino a oggi abbastanza sotto controllo. Sappiamo che è stata lei perché prima è venuta in ospedale… aveva l’anello di fidanzamento di Xx >>, continuò James, una pugnalata al cuore ogni parola che pronunciava.
 
 << James… è terrificante! E non ce lo avete detto?? Qui parliamo della sicurezza di nostro figlio e della sua famiglia! >>, si arrabbiò suo padre.
 
 << Dad… non è il momento. Ho chiesto anche all’avvocato, ma fino a che si appostava solo dove andavamo e ci seguiva non poteva fare niente. Forse comunque aveva un complice perché… beh… sembra che abbiano violentato Xx… mentre era incosciente stesa in mezzo al fango. L’hanno trovata seminuda e con… con delle… delle lacerazioni che… sono compatibili… con un rapporto non consensuale… >>, terminare la frase fu per James un sacrificio enorme: un magone gli salì in gola, e tirò su forte con il naso, respirando a fondo e sperando che bastasse per continuare a spiegare cosa era successo.
 
 << Che razza di bestia farebbe una cosa del genere?!? >>, Susan era orripilata e nauseata.
 
Katy guardò James e poi il marito: era disgustata da quello che avevano fatto a Xx… a sua cognata, alla sua amica… chi mai potrebbe volerle tanto male? SI strinse un po' di più a Oliver, che la abbracciò forte, posandogli la guancia sopra la testa.
 
 << Non lo so. Lei non può dircelo… era incosciente quando l’hanno trovata… >>, fece James a fatica, e cominciò a spiegare, anche con l’aiuto di Oliver, tutto quello che il dottore gli aveva detto, da come l’avevano trovata i paramedici alle sue condizioni quando avevano lasciato l’ospedale.
 
 << Oh santo cielo… era congelata… l’hanno violentata… e ora è in coma. Tutto per colpa di una fan troppo accanita? >>, Martyn era scioccato, gli occhi lucidi.
 
Susan e Katy piangevano, scosse da singhiozzi: << Che razza… di mostro… è una barbarie quello che le hanno fatto!! >>, commentò Susan, abbracciando il figlio: quel pomeriggio provava il vestito da sposo, e ora… ora non sapeva se avrebbe potuto usarlo.
 
 << Speriamo solo mettano dietro le sbarre quella criminale! >>, commentò suo padre
 
 << Jay, forse è meglio se tu ti riposi un po'. Dopo devi andare al commissariato, andare in ospedale… meglio se recuperi un po' di forze >>, gli suggerì Oliver.
 
 << Ha ragione tuo fratello. Va a riposare, ci pensiamo noi ad Amelia… >>, aveva iniziato sua madre.
 
 << No. Penso io a mia figlia. Grazie di essere passati e di avermi aiutato… ma ora c’è suo padre per lei. E voglio esserci quando si sveglierà dopo senza sua madre. Avrò sicuramente bisogno del vostro aiuto… ma ci devo essere io quando si sveglierà >>, James era sicuro e deciso.
 
 << Ma… si sveglierà tra poco e… >>, insistette Susan.
 
 << Susan, lascialo stare. È quello che vuole… ed è giusto così. Lui è il papà… e un uomo fa il papà sia nei giorni buoni che in quelli brutti, sia nella felicità che nella sofferenza. Questo potrebbe unirli ancora di più… se avrà bisogno ci chiamerà… giusto figliolo? >>, intervenne Martyn.
 
 << Certo >>, confermò: suo padre aveva capito il suo bisogno, e tanto bastava; ora erano due padri, e si stavano entrambi prendendo cura dei propri figli.
 
 << Thanks dad >>, lo ringraziò, abbracciandolo.
 
 << Jay, ti passo a prendere dopo, per andare al commissariato. Non sarà facile, e non voglio che tu affronti tutto da solo >>, gli disse Oliver.
 
 << Ok, ti mando un messaggio per l’ora… dipende quando si sveglia Amelia. Mamma… quando vado al commissariato posso portarvi Amelia? Non voglio portarla lì… >>, domandò James, anche per farsi un po' perdonare da sua madre per come le aveva risposto prima.
 
 << Of course >>, gli sorrise.
 
 << Ora che ne dite se andiamo? James sarà distrutto, e deve riposare prima che Amelia si svegli. E anche tutti noi dobbiamo farlo. Jim, ti aspetto a casa nostra stasera a cena… controllerò che tu mangi qualcosa >>, gli disse Katy puntandolo con l’indice: James sorrise un po'… quel suo sorriso timido… quello che Xx adora…
 
Ricacciò indietro la tristezza, e rispose a Katy: << Sono io che ti devo la cena, ricordi? >>.
 
 << Non me lo dimentico, ma sarà per un’altra volta. Buonanotte Jay >>, lo abbracciò Katy, poi uscì, andando verso la macchina, aspettando Oliver.
 
Anche i genitori dei ragazzi uscirono salutando i figli e Katy.
 
 << Jay, se ti serve qualcosa, qualunque cosa, chiama ok? Arriverò subito. Ora… cerca d dormire, o almeno di riposare un pò >>, gli fece Oliver, abbracciandolo forte, scompigliandogli i capelli con la mano.
 
 << Ok. Grazie… ora va a riposare. Ci vediamo dopo >>, gli rispose il fratello.
 
 << Certo, da un bacio ad Amelia per me >>, gli disse salendo in macchina.
 
 << Sarà fatto >>, gli rispose, un po' apatico.
 
 
 
Rimase solo: da una parte non vedeva l’ora, ma dall’altra… faceva paura.
 
Cadde in ginocchio, sopraffatto da tutto quello che era successo, dal suo dolore, dalla sua rabbia… pianse ancora, era come se qualcosa gli si fosse rotto dentro… era paralizzato.
 
 
 
Dopo alcuni minuti si riprese, si disse che doveva essere forte per Xx… che non poteva crollare, lei aveva bisogno di lui.
 
SI riprese e salì al piano superiore, andando subito nella cameretta di Amelia: dormiva ancora, con le braccia in su e i pugnetti chiusi.
 
Avvicinò la sedia a dondolo- quella che lui stesso aveva montato per Xx e Amelia- alla culla della sua bambina, rimanendo a guardarla per un po': aveva così tanto di Xx… anche un po' del suo profumo.
 
Con la mano passò tra le sbarre della culla, posandogli la mano sulla pancia e accarezzandola piano.
 
Amelia si svegliò dopo un pò, agitando i pugni e le gambe.
 
 << Ehi Amelia, tesoro… papà è qui con te… vieni… >>, fece prendendola in braccio: Amelia gli fece un gran sorriso.
 
 << Che dici Amelia, dormi un’oretta nel lettone con papà? >>, fece a sua figlia, che vedeva sbadigliare.
 
 << Eccoci qui… sistemiamo i cuscini così non cadi… mamma mi strozzerebbe se ti facessi male >>, provò a sorridere alla figlia, che osservava cosa faceva il papà.
 
James si spogliò e si mise sotto le coperte con Amelia: << Mamamama >>, stava dicendo guardandosi intorno, forse proprio alla ricerca della mamma.
 
 << Ok… Amelia… dobbiamo parlare. La tua mamma… per un po' non potrà essere qui con noi. Lei ti ama molto, però… sai? Mi ha detto di dirtelo sempre… e mi ha detto che ti devo dare il bacio del buongiorno e della buonanotte anche da parte sua… si è proprio raccomandata. Tu amore di papà sei una bambina bravissima… e mamma è tanto orgogliosa di te. Non ti preoccupare, tornerà presto da noi… capito? Io lo so… ma nel frattempo, noi siamo due persone in gamba, e ce la faremo. Dimostreremo a mamma come sappiamo cavarcela anche da soli, ok? >>, spiegò alla sua bambina bellissima, che lo guardò: per un secondo fu sicuro che lo avesse ascoltato e avesse capito tutto.
 
Amelia guardò il papà, toccandogli il viso con le manine… asciugandogli così, un po', le lacrime che gli rigavano il viso e che non riusciva a fermare.
 
 << Dadada >>, fece sorridente, sentendosi un po' le manine umide, guardandole.
 
 << Si… saremo solo tu e io per un po' >>, le sorrise, baciandole la testolina.
 
Amelia sbadigliò di nuovo, e James ne approfittò per cantarle una canzoncina che era come una ninna nanna, anche se la voce era un po' incrinata, e sua figlia si addormentò piano piano, tenendo stretto un dito del papà.
 
 << Buonanotte principessa… fa dei bei sogni >>, le sorrise baciandole la testolina e carezzandole la guancia paffuta con la mano libera.
 
 << Anche il tuo papà proverà a dormire un po'… o almeno a chiudere gli occhi >>, borbottò James, cercando di scacciare tutte le immagini di quella sera.
 
 
 
 
 
Tre ore dopo Amelia si era svegliata completamente, facendo i suoi “ discorsi “ mattutini.
 
James non era riuscito a dormire granchè, aveva sonnecchiato un po', e in quel poco che aveva riposato aveva avuto continue immagini di Xx in ospedale, o di Xx seminuda in un fossato, con qualcuno, ma non riusciva a mettere a fuoco chi, che la violentava.
 
 << Ok Amelia, sembrerebbe l’ora di alzarsi, eh? >>, le sorrise, tenendosi la testa fra le mani: se la sentiva pesante.
 
 << Goodmoorning princess >>, le disse, sforzandosi di sorriderle, dandole due baci sulle guance.
 
 << Andiamo a cambiarci e a lavarci, e poi la colazione, ok? >>, fece, mettendola per terra, così che gattonasse un po'.
 
 << Com’on Amelia! >>, le disse, invitandola a seguirlo.
 
La bambina lo guardò per un secondo, seduta per terra, poi decise di andargli dietro, tutta sorridente.
 
 << SI! Bravissima! >>, le disse, con più entusiasmo di quanto ne avesse in verità… ma era deciso a fare in modo che l’assenza di Xx non pesasse troppo su Amelia.
 
 << Well done! Ora papà ti cambia il pannolino e ti prepara per oggi, va bene? >>: Amelia battè le mani.
 
 << Dadada >>, fece lei.
 
James la cambiò, la lavò e la pettinò, facendole due piccoli codini.
 
 << Ecco qui Amelia, adesso anche papà si lava e si veste e poi colazione assieme >>, le disse.
 
 << Dada pappapa >>, fece Amelia, guardando il papà che si vestiva.
 
 << Si, eccoci Amelia. Papà è pronto, adesso ti do la pappa >>, le sorrise prendendola in braccio per scendere le scale: la mise giù sul suo tappeto dei giochi e preparò la colazione.
 
Chiamò il fratello: << Ehi, Ollie, morning >>, lo salutò.
 
 << Jay! Mooorning. Sei riuscito a riposare un po'? >>, domandò Oliver stiracchiandosi.
 
 << Scusa, ti ho svegliato per caso? >>, domandò James, rendendosi conto che era piuttosto presto: dopotutto erano le sei della mattina quando erano andati a casa: e ora erano le nove e mezza.
 
 << No, no. figurati. Dimmi tutto >>, rispose Oliver alzandosi dal letto e cercando di dare un tono alla sua voce per non fargli notare che effettivamente l’aveva buttato giù dal letto.
 
 << Io… volevo andare al commissariato, per vedere se ci sono novità… e poi voglio andare in ospedale >>, gli disse, dandosi dello scemo per averlo chiamato così presto.
 
 << OK, dammi sono dieci minuti e passo a prenderti >>.
 
 << No… Ollie. Vengo a prenderti io… tra un’ora magari? Così fai con comodo >>, tentò di farsi perdonare.
 
 << Ok… a tra poco >>, fece Oliver, chiudendo la chiamata.
 
 << Oliver… chi era? >>, domandò Katy piuttosto intontita, girandosi verso il marito.
 
 << Buongiorno anche a te >>, e sorrise, dandole un bacio, poi si avvicinò alla pancia di Katy ricoprendola di baci: << Buongiorno anche a te piccola >>.
 
Katy sorrise felice: << Ciao Oliver >>, gli disse, tirandosi su.
 
 << Era James. Passa tra un’ora. Andiamo al commissariato e poi in ospedale >>, le spiegò, prendendo le sue cose sparse per la stanza.
 
 << Vengo con voi >>.
 
 << Cosa? No. tu devi riposare, non hai mai dormito stanotte >>, la fermò il marito.
 
 << Neanche tu hai dormito molto >>, gli rispose lei, alzando le sopracciglia in modo eloquente.
 
 << Lo so… ma devo andare. Se vuoi domani possiamo andare all’ospedale insieme a trovare Xx… >>: Oliver arrossì di colpo.
 
 << Va bene… fammi sapere se ci sono novità >>, si arrese alla fine.
 
 << Certo. Ora torna a riposare… ti chiamo più tardi >>, le sorrise, baciandola.
 
 
 
 << Scusa se ti ho buttato giù dal letto >>, gli disse James a mò di saluto, quando Oliver entrò in macchina.
 
 << Non ti preoccupare. Tu come stai? Sei riuscito a dormire un po'? >>
 
 << Ehi, ciao piccolina >>, sorrise ad Amelia, voltandosi sui sedili posteriori.
 
 << Insomma. Avrò dormicchiato un po'… ma ogni volta che chiudo gli occhi… vedevo Xx. Come l’ho lasciata in ospedale, immagini di come l’hanno trovata… immagini di lei che… che viene violentata… alla fine avevo quasi paura a chiudere gli occhi. Poi Amelia si è svegliata e mi sono alzato anche io >>, rispose con una enorme fatica James al fratello, stringendo più forte il volante.
 
 << Vedrai… ogni giorno andrà un po' meglio… così riuscirai a dormire bene, almeno… >>, fece Oliver rassicurante.
 
 
 
Arrivarono a casa dei genitori per lasciare Amelia ai nonni, ma quando James la slegò dal suo seggiolino per portarla dentro casa lei iniziò a piangere disperata.
 
 << Ehi, amore, che c’è? >>, cercava di consolarla il padre… ma lei proprio non ne voleva sapere.
 
La prese in braccio con amore, cullandola un po', andando a passeggiare con lei nel giardino di casa dei suoi, canticchiandole una canzoncina: aveva controllato ma non aveva la febbre, e il pannolino lo aveva cambiato prima di partire da casa, non poteva essere già sporco…
 
Dopo parecchi minuti Amelia sembrava essersi calmata, così la mise giù, in modo che fosse libera di gattonare e di distrarsi.
 
 << Cosa è successo? Non è la prima volta che la portate qui e che la teniamo… >>, domandò Martyn.
 
 << Non lo so papà… però ora sembra più tranquilla. Noi ora andiamo, nella borsa c’è tutto quello che le può servire… chiamatemi se piange ancora come prima… io vi chiamo più tardi, per sentire come va >>, fece James ai genitori.
 
 << Certo, non ti preoccupare. Va tesoro, e facci sapere >>, rispose Susan.
 
 
 
 
 
 << Salve… I’m James Phelps. La… la mia fidanzata ieri è stata investita. Si chiama Xx Yy… e l’agente che ieri ha arrestato la possibile colpevole… mi ha detto di passare qui oggi >>, spiegò James quando entrò in commissariato a un’agente che stava alla reception.
 
 << Aspetti un momento qui per favore, controllo subito >>, gli rispose cortese, allontanandosi.
 
 << Thanks >>, risposero i fratelli insieme.
 
James e Oliver si guardarono intorno: non erano mai stati in un commissariato di polizia -per fortuna!-
 
 << Prego Mr. Phelps, mi segua >>, tornò l’agente: James guardò il fratello che gli fece un segno d’intesa, e poi entrambi seguirono l’agente, che li portò in un piccolo ufficio con una scrivania ricoperta sommersa di carte.
 
 << Ora la vicenda è seguita dal detective Cooper. Vi parlerà lui degli sviluppi, insieme all’agente Cox, che è uno dei due che è intervenuto sulla scena. Sta finendo di parlare con una sospettata, aspettatelo qui >>, gli indicò di accomodarsi e uscì.
 
 << Ehm… ok >>, rispose Oliver sedendosi: non aveva il coraggio di appoggiare le braccia sul tavolo per paura che crollasse tutta la pila di carte.
 
 
 
 << Buongiorno, scusate l’attesa, ma stavo finendo di interrogare la sospettata. Io sono il detective Cooper >>, si presentò porgendo la mano.
 
James la afferrò: << Buongiorno, I’m James Phelps… e… la ragazza che hanno investito è la mia fidanzata >>, si presentò.
 
 << I’m Oliver Phelps… his brother >>, strinse anche lui la mano.
 
 << Perchè hanno passato a lei il caso? >>, domandò subito James.
 
 << Ho interrogato a lungo la signorina Simone, e sembrerebbe certa la volontà di investire la signorina Xx… quindi questa non è più un semplice caso di incidente stradale… ora parliamo di tentato omicidio >>, spiegò il detective: Oliver e James rimasero pietrificati… non l’avevano visto, prima di allora, sotto quella luce… al più piccolo si gelò il sangue.
 
 << Anche se… beh… potremmo accusarla di concorso in tentato omicidio, di omissione di soccorso, e anche di percosse aggravate, ma pare che non guidasse lei il camion rimorchio, quindi materialmente non è stata lei a investire la sua fidanzata >>, continuò il detective.
 
 << C-cosa?!? Potrebbe cavarsela con poco?! Ha organizzato il tentato omicidio della mia fidanzata!! >>, James era scandalizzato e arrabbiato insieme.
 
 << Andiamo con ordine, vi spiegheremo tutto. Intanto vi dico che il camion è stato ritrovato poco fa, anche se a fatica, era ben nascosto. Stanno facendo tutti i rilievi del caso, guardano se ci sono impronte, tracce o altro, e al più presto ne sapremo di più. Per quanto riguarda la signorina Simone… beh, è più complicato. Abbiamo dovuto far ricorso a uno psicologo comportamentista… non sembrava molto lucida. O meglio, avevamo il dubbio che sapesse che stesse parlando con noi, oppure che stesse rivivendo tutto nella sua testa e a voce alta, e in questo caso non era sicuro che, in un processo, fosse ammissibile questa confessione. Le abbiamo letto i diritti e detto che poteva chiamare il suo avvocato, ma al momento si è rifiutata. Abbiamo dovuto chiederlo perché, nel caso di un processo, non volevamo che ci fosse un cavillo legale a cui appendersi da parte della sua difesa >>, spiegò ai due ragazzi di fronte a lui.
 
 << In ogni caso, ha confessato che tutta l’idea del piano è stata sua. Stava rivivendo di nuovo tutta l’esperienza mentre ce la raccontava nei minimi particolari… e si sentiva che godeva nel dirlo, e nel rivivere l’accaduto… anche per questo abbiamo chiamato uno psicologo. Le hanno sequestrato e perquisito la macchina e ci hanno trovato una spranga di ferro… era stata pulita ma c’erano dei residui di sangue, li stanno esaminando per verificare se appartengono a Xx. Fino a qui ci siete? >>, domandò il detective.
 
 << Tutto chiaro >>, rispose James, determinato più che mai a sbattere Simone dietro le sbarre, possibilmente a vita.
 
 << Un’altra possibilità è che ne chiedano l’infermità mentale e la sua inadeguatezza a sostenere un processo. In questo caso potrebbe essere mandata in un ospedale psichiatrico… >>, continuò il detective.
 
 << Sta scherzando?? Era perfettamente lucida quando ci pedinava, o quando ha organizzato… tutto questo! >>, sbottò James, scaldandosi.
 
 << Lo credo anche io, ed è quello che dovremmo dimostrare. Lei è qui anche per raccontarci cosa ha spinto Simone a questa ossessione nei confronti suoi e della signorina Xx. E la prego di dire la verità, o in un eventuale processo le sue bugie verrebbero a galla e si ritorcerebbero su di noi. Soprattutto sulla sua fidanzata, che non può dire la sua versione… e non avrebbe nessuna giustizia >>, disse molto chiaramente il detective.
 
 << Certo. Allora… >>, e James cominciò a raccontare tutto, a partire dalla notte al bar, quello che accadde dopo, i ricatti con le foto – se ne imbarazzò tantissimo -, i pedinamenti ovunque andassero… tutto.
 
 
 
Il detective rimase composto e professionale, probabilmente percependo anche l’imbarazzo da parte del ragazzo a raccontargli certe cose.
 
 << Bene, ora il quadro mi è più completo. Ora… passiamo alla possibilità di un complice. Lei ha qualche idea di chi possa essere? Glielo dico. Abbiamo perquisito il cellulare della signorina Simone, e tra le varie foto, anche di lei, che quindi confermano quello che mi ha detto fin’ora, cioè che la pedinava e il resto… ci sono dei video della scorsa notte… quella dell’incidente. Quindi una seconda persona c’è… lei ha qualche nome? Noi lo stiamo già cercando >>, disse il detective.
 
 << Non ne ho idea… le vogliono tutti bene. Aveva un ex fidanzato che l’ha molestata per qualche settimana, quando ancora era incinta… ma poi sembrava la questione si fosse risolta… si era reso conto di spaventarla, si è scusato e non l’abbiamo più visto e sentito… lei non l’ha più nominato… >>, ricordò James.
 
 << Jay, anche il nostro amico… al nostro compleanno dello scorso anno. Lui insisteva un po' troppo con Xx, a starle vicino, ballare con lei… >>, intervenne Oliver riflettendo.
 
 << Giusto, si… ma è stato un episodio isolato a quella sera… >>, rimuginò James.
 
 << Ok, potenzialmente quindi potrebbe esserci qualcuno. Io ho qui dei video di quella sera… questa persona si intravede. Credo la signorina Simone li abbia fatti per avere una specie di assicurazione, come a dire, se parli ti scarico addosso la colpa… come un ricatto. Ve li mostro, ma voi dovete mantenere la calma… sono un po' crudi e brutali, ma può essere che vi venga in mente di chi si tratta. Ehm… James? Suo fratello può vedere… o preferisce di no? Capisco che sia qui per sostenerla e per dare una mano, ma questa faccenda dei video è un po' diversa… >>, avvisò il detective.
 
 << Jay, ti aspetto qua fuori… >>, fece subito Oliver, alzandosi.
 
 << No… please. Rimani >>, lo scongiurò James.
 
Oliver lanciò uno sguardo al fratello e poi al detective, che gli fece segno di accomodarsi.
 
 << Ok… ce n’è più di uno. Se sono troppo crudi… o è troppo, avvisatemi, lo blocchiamo subito >>, li avvisò, poi fece partire il primo video.
 
Si sentiva il rumore forte della pioggia battente, la scena era ripresa dall’alto, e poco più in sotto, su un fossato, si intravedeva una sagoma immobile, e poi qualcuno, probabilmente un uomo, che la stava spogliando di malagrazia.
 
James strinse le nocche delle mani fino a farle diventare bianche: un misto di sentimenti lo attraversavano: era arrabbiato con chiunque fosse coinvolto, e sentiva la voragine dentro al suo petto che si spalancava sempre di più, il dolore che tornava a farsi sentire più acuto che mai.
 
A causa della pioggia, si sentiva a tratti la voce di Simone: << Muoviti… non… rischiare… scopata… mezza morta >>, si riuscivano a sentire…
 
 << Come…?!? >>, James si stava adirano, ma Oliver lo calmò, posandogli una mano sulla spalla.
 
 << Aspettato… non si placa… con una scopata sola… troietta… fidanzatino… stavolta? >>, si riusciva a capire dalla voce dell’uomo.
 
Intanto nel video si vedevano le immagini di questo “ uomo” che toccava e mordeva la sua fidanzata, senza che lei, già priva di conoscenza, potesse opporre resistenza.
 
Una, due… tre… se la rigirava come gli piaceva di più: davanti, dietro… faceva del corpo inerme di Xx quello che voleva: a James salì la bile in gola, un sentimento di odio e di disprezzo per quell’animale che toccava livelli mai raggiunti prima.
 
Lo vide che prendeva un bastone li per terra, lurido di fango e chissà cos’altro, e la colpì più volte: sullo stomaco, sulle gambe, sulla schiena, sul viso… e poi… la penetrava, davanti e dietro… se la stava godendo un mondo, sembrava.
 
James sentiva il sangue pulsare velocemente, il cuore accelerato: fumava rabbia e disgusto.
 
Oliver non guardava più il video: gli sembrava poco rispettoso verso sua cognata, ma purtroppo sentiva… se avesse avuto davanti quella sottospecie di uomo lo avrebbe ammazzato senza alcun problema.
 
 << Ehi, Simone, passami la spranga… >>, le stava chiedendo lo sconosciuto.
 
 << Ancora? Stai lì da ore, non voglio correre rischi… >>, stava rispondendo lei.
 
 
 
 << Scusatemi >>, fece il detective interrompendo il video, rispondendo al fisso.
 
 << Portatelo in sala interrogatori. No, non passate… >>, stava dicendo il detective… ma troppo tardi.
 
Dalla porta dell’entrata arrivò un uomo ammanettato scortato da due agenti, che lo lasciarono solo per trenta secondi, il tempo di andare a firmare delle carte.
 
James tremava da capo a piedi: alzò lo sguardo e lo riconobbe subito. Neanche una frazione di secondo, e il suo cervello aveva collegato tutti i pezzi mancanti… aveva già la risposta.
 
 << TU! >>, sputò velenoso e adirato: si alzò di scatto, Oliver non fece in tempo ad agguantarlo, che James aveva aperto la porta quasi sbattendola e mandando in frantumi il vetro.
 
James era una furia: << MALEDETTO SCHIFOSO! SEI STATO TU!! >>, lo afferrò per la giacca sbattendolo contro la parete più vicina, con violenza.
 
 << Chi si rivede! >>, salutò quell’altro senza mostrarsi pentito o dispiaciuto.
 
James gli mollò un cazzotto in piena faccia: lo riprese per il giaccone, spostandosi e sbattendolo contro una scrivania libera, facendo cadere a terra pile di carte.
 
 << COME DIAVOLO… >>, il fidanzato non riusciva a controllarsi, gli diede un altro pugno sullo stomaco.
 
 << Jay, fermo! >>, Oliver lo afferrò per le spalle.
 
 << Questa volta ci sono riuscito… senza il fidanzatino di mezzo… non ho avuto problemi… faceva tutto quello che volevo… quanto ho goduto… ho aspettato… ne è valsa la pena… era così… disponibile… >>, lo provocò il dottore.
 
James non ci vedeva più dalla rabbia: si scrollò di dosso Oliver, che lo aveva riconosciuto anche lui, e si scagliò ancora su di lui.
 
 << Era un po' frigida però… non avete scopato tanto durante la mia assenza? >>, continuò folle il dottore
 
 << Non nominarla! >>, lo minacciò James, dandogli una ginocchiata sulle sue parti basse.
 
 << L’hai avuta solo perchè era priva di sensi… o non avresti mai avuto nessuna possibilità! >>, ringhiò James, sbattendogli la testa sulla scrivania.
 
 << Come se la godeva… l’ho usata in tutte le posizioni che mi andavano, a mio piacimento… davanti, dietro… lei non ha mai detto no… e la sua pelle… che morbida… che profumata… certo, un po' freddina >>, lo provocò il dottore.
 
 << Ti ho detto di non nominarla! Maledetto schifoso! >>, James non ragionava più, e lo teneva sempre più stresso, schiacciandolo di più contro la scrivania. Poi una certezza, all’improvviso, si fece strada nella sua testa: << Sei… sei stato tu e investirla! >>, quasi ringhiò James, la collera che quasi gli deformava il viso.
 
Due agenti riuscirono a levare James di dosso all’uomo, mettendogli le manette ai polsi.
 
 << L’avete visto tutti come mi ha aggredito? E non potevo difendermi! >>, fece rivolto a tutti gli agenti lì intorno.
 
 << Ehi! Perché mettete anche a lui le manette? >>, si arrabbiò Oliver.
 
 << Mr. Phelp! Le avevo detto di mantenere la calma o sbaglio?? Portatelo nel mio ufficio, e lasciategli le manette. Il sospettato in sala interrogatori invece. Arrivo tra due minuti. >>, lo sgridò il detective.
 
 << Mr. Phelps, mi vuole spiegare cosa diavolo le è saltato in testa? Cosa credeva di fare? Sarà fortunato se non la arresteremo per aggressione! >>, si arrabbiò il detective, rientrando nel suo ufficio.
 
 << Non può togliergli le manette? >>, domandò arrabbiato Oliver.
 
 << No. Allora: cosa pensava di fare James?? >>, insistette il detective.
 
 << E’ stato lui! È stato lui a investire Xx. Ne sono sicuro! >>, fece James, che ancora tremava di rabbia.
 
 << Perché ne è così sicuro? >>, domandò il detective, un po' più calmo, sedendosi.
 
 << Mi ha chiesto chi poteva avercela con Xx… lui sicuramente. È successo tutto due capodanni fa, Xx era incinta di circa quattro mesi… >>, iniziò a raccontare James.
 
 << Prima non ho fatto il suo nome perché pensavo che gli fosse passata. Avevo completamente rimosso quell’episodio, pensavo fosse finita. In seguito lo abbiamo denunciato… Xx era più timorosa… l’ho convinta io a farlo >>, spiegò.
 
 << Si… dal fascicolo leggo della denuncia e di tutte le conseguenze. È stato licenziato, e non ha più trovato nessun ospedale disposto ad assumerlo, con un’accusa così grave alle spalle. Doveva avercela a morte con la signorina Xx per questo… e anche con lei, sia per la denuncia che per la storia della parte nel film di Harry Potter. Ora tutto ha un senso… compresa la sua reazione >>, fece il detective.
 
 << Voi restate qui. Vado a interrogare quell’uomo… e poi vi riferirò quello che ci dirà. E… non prometto niente, ma data la storia con quell’uomo, cercherò di farle togliere le manette ed evitarle una denuncia per aggressione. Ma lei deve stare calmo, mi ha capito? Oliver, faccia ragionare suo fratello. Non aiuta nessuno se finisce dentro per la denuncia. Ci vediamo tra poco >>, si congedò il detective.
 
 << Jim! Che diavolo! >>, si arrabbiò Oliver.
 
 << Sorry… >>, James chinò il capo: si era reso conto di averla fatta grossa.
 
 << Si… sorry, sorry… è tardi per questo! E non è di certo a me che devi chiedere scusa. Dovresti scusarti con Xx e Amelia, se finirai nei guai per questo. Ma immagino tu non ci abbia pensato prima di scagliarti contro quell’uomo >>, lo rimproverò Oliver.
 
 << No… >>, ammise il fratello.
 
 << Lo immaginavo. Se finisci dentro chi baderà ad Amelia? Senza mamma e senza papà in ventiquattro ore >>, continuò il maggiore.
 
 << Lo so che ho fatto una cazzata! Non sono riuscito a trattenermi… nel momento in cui ho afferrato quell’animale sapevo di essere finito nei guai. Ma… le immagini che ho visto su quel cellulare… quel mostro ora ha un nome e una faccia. E mi stanno passando di mente i video… di prima con il volto di quell’essere… e quella sera a capodanno… e dannazione, non riesco a togliermi dalla testa l’idea che… se magari non avessi insistito con Xx per denunciarlo… se magari non l’avessi spinta su quella decisione… forse ora non sarebbe in quel letto d’ospedale! >>, la voce di James era incrinata.
 
 << Questo non lo puoi sapere. Probabilmente se non lo avesse incontrato Simone avrebbe assoldato un criminale per aiutarla nel suo piano folle… >>, lo fece ragionare Oliver, ora più calmo.
 
 << Maybe >>, rispose l’altro, senza però guardare negli occhi il fratello.
 
 << Jay… mi spiace di averti dato addosso prima. Io… probabilmente avrei reagito allo stesso modo. Scusa >>, fece Oliver dopo qualche minuto di silenzio.
 
 << Non preoccuparti >>, mormorò James.
 
 
 
Il detective tornò dopo quasi un’ora: << E’ più calmo, Mr. Phelps? >>, domandò rivolto a James.
 
 << Yes… e mi scusi per prima, non succederà di nuovo >>, rispose un James piuttosto abbattuto e mortificato.
 
 << Sono contento di sentirglielo dire. Scusate se vi ho fatto attendere, ma ho delle novità, e non volevo farvi tornare per aggiornarvi. Abbiamo ottenuto un mandato per il cellulare, il pc, la macchina e la casa del sospettato. Sul cellulare abbiamo trovato dei video, che a breve vi mostrerò. Indicano sia che lui era ossessionato da Xx… e indicano anche la sua presenza sul luogo dell’incidente. Ha ammesso di aver conosciuto Simone qualche mese fa in un bar, e di aver organizzato per settimane l’accaduto di ieri sera. Insistendo un po' è crollato, e ha ammesso di aver guidato lui il rimorchio che l’ha investita in pieno… ma dice che la mente dietro il piano è opera di Simone… e sarei propenso a credergli >>, iniziò il detective.
 
 << Abbiamo le prove per arrestare sia lui che la sua complice per tentato omicidio, stupro, lesioni aggravate, omissione di soccorso… e anche stalking. Ora, l’ospedale ci ha fornito tutte le prove di cui avevamo bisogno, compreso il kit stupro. Dovremmo fare una comparazione con il sospettato, ma credo non ci saranno sorprese. Il medico che ha in cura Xx mi ha detto che per ora le sue condizioni non sono cambiate… e ahimè, se dovesse essere così… se Xx… non dovesse farcela… la posizione di quei due si aggraverebbe parecchio, in quel caso si parlerebbe anche di omicidio volontario premeditato. Ma speriamo che non si debba arrivare a tanto >>, fece il detective, notando come i due fratelli fossero improvvisamente sbiancati a sentire l’ultima parte.
 
 << Con queste accuse, se dovessimo vincere in tribunale, passerebbero in carcere come minimo venti o trent’anni… o forse l’ergastolo, ma questo si vedrà in un secondo momento. Ora, vi faccio vedere i video di cui vi parlavo prima… ve li posso mostrare, sia questi che quelli di prima, perché, in caso di processo, sono delle prove, e quindi verrebbero mostrati in aula. Almeno non avrete uno shock quel giorno… >>, fece gentile il detective.
 
Schiacciò il play sul video, e Oliver e James videro una scena simile a quella dei video precedenti: Xx stesa sul fossato, immobile, la pioggia che cadeva a dirotto… ma questa volta si vedeva una sagoma che prendeva a sprangate quel corpo con tutta la forza che aveva…
 
James aveva gli occhi lucidi e un groppo in gola: sentiva come se gli avessero sparato dritto al cuore, e fosse finito in mille pezzi… la sua povera Xx… cosa aveva dovuto sopportare?
 
Anche Oliver era impietrito: gli occhi lucidi, una stretta allo stomaco nel vedere quella ragazza, che lui considerava una sorella, venire picchiata senza sosta.
 
Il video cambiò, e si vedeva sempre quella sagoma che aveva una mano stretta sul collo di Xx, mentre con l’altra le tappava il naso…
 
 << Simone, sta arrivando una macchina! >>, urlò l’uomo nel video, che si fermò.
 
James era sconvolto… e molto arrabbiato: << Io… ha… dopo averla presa… ha anche tentato si soffocarla?!? >>, era incredulo e molto scosso.
 
 << Si… Xx deve ritenersi molto fortunata che quella macchina sia arrivata in quel momento. SI tratta della signora che l’ha effettivamente soccorsa… e salvata, si può dire. Sarà chiamata a testimoniare al processo >>, spiegò loro il detective.
 
 << Sarebbe… possibile incontrare questa donna? Solo per ringraziarla… >>, domandò Oliver, la voce incrinata.
 
 << Penso di sì… ma lo chiederemo a lei. Poi vi farò sapere. Nel pomeriggio verrà qui per rilasciare la sua versione dei fatti >>, assicurò l’uomo.
 
James era a pezzi: come avevano potuto usare tanta violenza… tanto odio sulla sua Xx? Sulla mamma della sua bambina?
 
 << Ora vi mostrerò un altro video: ce ne sono altri di simili, quindi vi basterà vedere questo… è abbastanza… impegnativo. Siete sicuri di essere pronti? Soprattutto lei, James >>.
 
 << Non credo sarò mai pronto. Ma voglio vedere >>, sussurrò il ragazzo, che era diventato solo l’ombra del ragazzo allegro, sorridente e gentile che era sempre stato.
 
 << Ok... questo video mostra come Il sospettato fosse in un modo morboso ossessionato da Xx… >>, spiegò, prima di premere play.
 
La scena che videro fece venir voglia di vomitare ai due fratelli: era una camera da letto, e si vedeva il dottore mentre si masturbava guardando delle foto di Xx prese dai suoi social, appese su un pezzo di parete… al suo fianco una bambola gonfiabile con appeso sul viso una foto del viso di Xx.
 
 << Ok Stop! >>, lo bloccò James dopo qualche secondo, la bile che era risalita in gola, mentre tremava.
 
Oliver dopo due secondi in cui aveva visto abbastanza non lo guardò più, fissando il pavimento: era orripilato.
 
 << Il dottore ce l’avrà pure avuta con lei James… ma dopo quella sera di quasi due anni fa… quella che mi raccontava prima, sembrava ossessionato anche da Xx… almeno a livello platonico >>, disse il detective.
 
 James non rispose: si guardava le scarpe, disgustato da quello che quell’uomo aveva fatto.
 
 << Ho parlato con il comandante… spiegando quello che è successo prima. Per questa volta non avrà nessuna denuncia, data la sua particolare situazione e le circostanze in cui è avvenuta l’aggressione. Ma la prossima volta non sarà così fortunato, e noi non saremmo così indulgenti. Qui diranno di non aver visto niente, e anche se il dottore volesse sporgere denuncia, non ci sarebbero testimoni, e nelle sue attuali condizioni nessuno gli crederebbe. Ma, ripeto, questa è la prima e ultima volta. Non lo rifaccia mai più… pensi a prendersi cura di sua figlia e della sua fidanzata >>, gli disse il detective: dopotutto gli dispiaceva per quel giovane uomo che aveva di fronte.
 
 << Si volti, le levo le manette >>, fece il detective alzandosi: anche James fece lo stesso, e dopo due secondi se sentì le mani libere e le braccia meno indolenzite.
 
 << Thanks >>, mormorò James, un sussurro appena udibile.
 
 << Ora vada da sua figlia e dalla sua fidanzata. La terrò aggiornata sugli sviluppi. Mi raccomando però… basta con le cazzate, o la prossima volta ne pagherà le conseguenze >>, ribadì il detective aprendo la porta dell’ufficio.
 
 << Va bene… arrivederci >>, lo salutò James con una stretta di mano: era pallido, i suoi occhi erano spenti… non riusciva a riprendersi.
 
 << Grazie detective… a presto >>, lo salutò Oliver, andando dietro al fratello.
 
 
 
 << Ti è andata bene >>, fece Oliver salendo in macchina, più duro di quanto avrebbe voluto.
 
 << Lo so >>, rispose solo il fratello, sedendosi al lato del passeggero.
 
 << E’ tutto quello che hai da dire? >>, Oliver era preoccupato per il fratello: non era sicuro che si rendesse conto della gravità di quello che aveva fatto.
 
 << Si, dannazione! Lo so che ho fatto una grande cazzata, ok? E ho rischiato molto… ma… hai visto cosa hanno fatto loro a Xx? Sono stati… dei barbari. Dei maledetti viscidi barbari! >>, si arrabbiò James, le lacrime che scendevano incontrollabili.
 
 << Si… purtroppo l’ho visto Jay. Ma tu non devi diventare come loro. Xx non lo vorrebbe mai, e Amelia deve averti come modello da seguire… e non credo tu e Xx vogliate insegnarle questo >>, cercò di dire Oliver, stavolta con più calma.
 
 << Beh, grazie a loro Xx potrebbe morire… o non svegliarsi mai dal coma, e in nessuno di questi casi potrebbe mai dirmi cosa vorrebbe >>, rispose duro James.
 
 << Scherzi vero? Tu la conosci meglio di chiunque altro, e lo sai cosa vorrebbe. Stai soffrendo, si vede… ma non puoi perdere di vista il buonsenso. Non te lo lascerò fare >>, fece Oliver, mettendo in moto la macchina e andando all’ospedale.
 
 
 
 
 
 << Buongiorno dottor Knight. Ci… ci sono novità? >>, domandò James.
 
 << Mr. Phelps, buongiorno. È riuscito a riposare un po'? >>, domandò il dottore.
 
 << Non proprio >>, mormorò appena James.
 
 << Venga con me. La situazione ora è stabile. La temperatura è risalita, siamo circa sui trentadue gradi. E questo va bene, considerato che solo ieri sera era a venti. È ancora un po' bassina, ma siamo fiduciosi che aumenterà nelle prossime ore. Questa mattina è stata trovata però una perforazione al fegato, ed essendo una emergenza grave è stata portata subito in sala operatoria… ora sembra che, almeno quella, sia sistemata. L’hanno portata in stanza poco fa >>, spiegò il dottore a un James pallido e impaurito, sorretto dal fratello. 
 
 << La stavamo per chiamare, per avvisarla… ma non ne abbiamo avuto il tempo... era grave; ma è una combattente, e ha superato anche questo problema. Il resto delle sue lesioni rimane allo stesso punto di ieri. Abbiamo fermato l’emorragia di ieri, oggi che era più stabile. Stiamo curando la frattura alla gabbia toracica, che ha portato alla perforazione, per fortuna parziale, dei polmoni, e ora è sotto controllo. Per le fratture al bacino, osso sacro, e al braccio stiamo valutando come procedere, nei prossimi giorni le sapremmo dire di più >>, disse loro il dottor Knight.
 
 << Thanks >>, fece James dopo alcuni secondi in cui elaborò quanto gli avevano detto il medico.
 
 << Posso vederla? >>, domandò il fidanzato.
 
 << Certo, ma prima dovrò parlare con il signor Benson dei servizi sociali, è arrivato poco prima di lei.
 
 << Cosa centrano i servizi sociali? >>, domandò stupito James.
 
 << E’ la prassi quando, anche se indirettamente come in questo caso, c’è di mezzo un minore. Le faranno solo qualche domanda, poi potrà andare dalla signorina Xx. La accompagno nella sala riunioni >>, fece strada il dottore, seguito da un perplesso James e da un sospettoso Oliver.
 
 << Buongiorno. I’m Harry Wilson, dei servizi sociali. Solo qualche domanda Mr. Phelps, poi la lascerò andare. Lei è il fratello? >>, domandò cordiale a Oliver.
 
 << Yes. È un problema se rimango? >>, domandò.
 
 << No, no. si figuri. Sediamoci un momento. James, innanzitutto voglio dirle quanto mi spiace per quello che è accaduto alla signorina Xx, e mi auguro si rimetterà completamente >>, iniziò il signor Wilson.
 
 << Grazie. Lo speriamo tutti >>, rispose, stringendo la mano che l’assistente gli porgeva.
 
 << Ora, so che è impaziente di andare dalla sua fidanzata, quindi andiamo dritti al punto >>, iniziò subito.
 
 << Ok >>, acconsentì James.
 
 << In quanto assistente sociale, mi preoccupo soprattutto per il benessere di sua figlia. Questa è una situazione difficile, e il mio interesse e quello dell’ufficio è quello di assicurarci che non ci siano ripercussioni su sua figlia. Ha meno di un anno, giusto? >>.
 
 << Yes, ha nove mesi >>, rispose James.
 
 << E come si chiama? Amelia, giusto? >>.
 
 << Amelia Hollie Susan Phelps >>, lo corresse.
 
 << Un bellissimo nome, complimenti. E Amelia come sta? >>.
 
 << Non si è ancora resa conto di niente. Era un po' agitata stamattina, ma l’incidente è successo solo ieri tardo pomeriggio >>, rispose, la voce un po' roca.
 
 << E lei invece? >>, domandò.
 
 << Io cerco di rimanere in piedi, per Amelia e per Xx >>, disse solo.
 
 << Ok, è molto difficile immagino… e… beh… noi siamo preoccupati >>, continuò.
 
 << Cosa intende dire scusi? >>, si informò James.
 
 << Che… ieri ci hanno riferito della sua reazione violenta qui in ospedale… e anche oggi, in commissariato, mi risulta che abbia aggredito un uomo. Sa, noi abbiamo alcuni dei nostri impiegati sparsi nei punti più difficili, dove c’è solitamente più bisogno >>, spiegò con calma.
 
 << E questo cosa vorrebbe dire?? >>, James iniziava a capire.
 
 << Non vuol dire niente. Solo che, date le sue reazioni, se dovesse aver bisogno di aiuto con sua figlia, può contare su di noi… possiamo darle una mano, se sentisse questa situazione come troppo pesante >>.
 
 << Questa situazione è difficile, ma, mai e poi mai, ho messo le mani addosso a mia figlia. Non mi è mai passato neanche per l’anticamera del cervello! Lei cosa avrebbe fatto, se avesse visto le due persone che hanno architettato l’omicidio e lo stupro di sua moglie? >>, domandò indicando la fede che portava al dito.
 
 << Avrebbe stretto loro la mano e li avrebbe invitati a prendere un the? Non credo proprio! Lo so, non avrei dovuto reagire così, ma questo non vuol dire che Amelia non possa stare con suo padre! Sono, al momento, l’unico genitore che ha, la sua unica famiglia! >>, si arrabbiò.
 
 << E inoltre può contare sui nostri genitori, su di me e su mia moglie, se dovesse aver bisogno di aiuto. Non ha mai picchiato sua figlia, neanche uno schiaffo. La ama profondamente, non le farebbe mai del male >>, lo difese Oliver, arrabbiato con quell’uomo.
 
 << E adesso Amelia dov’è? >>.
 
 << Con i nostri genitori. Non volevo portarla al commissariato, e ancora meno in ospedale, non voglio che veda la sua mamma nello stato in cui è ora. Senza contare che, anche volendo, non credo potrei portarla al reparto >>, spiegò un arrabbiato James.
 
 << Va bene, ma si ricordi che se dovesse sentire la necessità di un aiuto esterno… >>, cominciò l’assistente sociale.
 
 << Voi ci siete? Lo terrò presente, ma ora invece di perdere tempo qui, perché non va ad aiutare qualche famiglia che ha veramente bisogno di aiuto? >>, James si era alzato di scatto, ma cercò di controllarsi: non voleva che quell’uomo continuasse a sostenere che era un violento e che sua figlia sarebbe stata meglio lontana da lui… anche perché, normalmente, lui violento non lo era per niente.
 
 << Abbiamo finito? Vorrei andare dalla mia fidanzata >>, domandò James in un tono più calmo.
 
 << Per ora si. Questo non voleva essere un incontro per accusarla di qualcosa, ma solo per mostrarle che Amelia potrebbe stare temporaneamente in un ambiente più tranquillo, dato il momento difficile. Se lo ricordi >>, insistette il signor Wilson.
 
 << Se è così le consiglio, la prossima volta, di esordire in un altro modo. Arrivederci >>, lo salutò James prima di uscire.
 
 << Lui è un bravo papà, signor Wilson. Non ha mai fatto mancare niente a sua figlia. È uno di quei papà che cambiano i pannolini, che preparano le pappe, che fanno l’aeroplano pur di far mangiare i figli. Uno di quei papà che giocano con loro, che gli leggono le favole della buonanotte e che suonano e cantano la ninna nanna. Niente di questo cambierà, perché lui vuole un mondo di bene a sua figlia, e glielo dice sempre. Si prende cura di lei… e non mancherò di farlo neanche ora. Lo so che fa il suo lavoro, ma davvero… al momento lui non ne ha bisogno, vuole che sua figlia continui ad essere una bambina felice… tutto qui >>, aggiunse Oliver, congedandosi.
 
 
 
 << Io non posso crederci! >>, sbottò James quando Oliver lo raggiunse.
 
 << Lo so, tutto questa faccenda è assurda. Non riesco neanche a immaginare che tu alzi un dito su Amelia! >>, gli diede corda Oliver.
 
 << Non mi è mai neanche passato per la testa! Anche se Xx è in ospedale… Amelia è la cosa più bella che ho, insieme a Xx, e non ho nessuna intenzione di farle male >>, disse James con fermezza.
 
 << Ehi, lo so, non mi devi convincere. Ora coraggio, andiamo a vedere come sta >>, fece Oliver.
 
 
 
 << Posso…? >>, domandò timidamente all’infermiera.
 
 << Certo, entri pure. Le abbiamo appena sistemato la flebo >>, l’infermiera gentile lo fece entrare.
 
 << Jay, ti aspetto qui fuori… entro tra un po' >>, fece Oliver dalla porta: voleva dargli tutto lo spazio di cui aveva bisogno con la sua fidanzata.
 
 << Ok. Grazie >>, gli rispose, prima di sedersi sulla poltrona accanto al letto.
 
James accarezzò dolcemente la guancia di Xx.
 
 << Buon pomeriggio Xx… come stai? Il dottore mi ha detto che ti hanno operato d’urgenza stamattina, ma che ti stai riprendendo… ha detto che sei tosta. Però sai… non aveva bisogno di dirmelo, lo so che sei una combattente e che non molli. Stamattina, quando sono arrivato a casa ho messo Amelia nel nostro letto… si era svegliata, così ho pensato di portarla nella nostra camera… lo so che non vuoi che si abitui così bene… ma per una volta può andare… se così non fosse, quando ti sveglierai mi potrai sgridare, te lo prometto >>, le disse, cercando di non abbattersi.
 
 << Sai… hanno preso quei… quegli esseri che ti hanno fatto questo. E indovina… una è Simone, ma sono sicuro che lo sapevi… l’altra è il dottore che… che quasi due anni fa… beh, quello che abbiamo denunciato. O meglio, l’hai denunciato tu, dopo che ti ho spinta a farlo… quindi anche questo forse è successo a causa mia… >>, si rabbuiò.
 
 << Mi manchi tantissimo… non avrei mai creduto di potermi innamorare così di una ragazza… che tu mi avresti messo sottosopra la vita… e che mi sarebbe piaciuto da impazzire. E ora che… che mi hai… che mi hai abituato così bene… non puoi piantarmi in asso, ok? Soprattutto non a causa di due bestie come Simone e il dottore… intesi? >>, le parlò ancora, mentre le carezzava una guancia, e con l’altra mano le teneva la sua.
 
La trovava un po' meno pallida rispetto al giorno prima, ma era sempre ferma, immobile…  e fredda. Non era proprio da Xx.
 
 << Sai, Amelia ti chiamava stamattina… e anche ieri sera, quando si è svegliata. Le… le ho detto che per un po' mamma non ci sarà, perché deve guarire… e così potrà prendersi cura di lei e di papà. Sai che non mi piace mentire… quindi devi rimetterti. O farei una figuraccia con Amelia perché le avrei mentito… suo padre che le mente… non è una bella cosa… e vorrei evitarla, se per te va bene >>, le sorrise, un sorriso tirato.
 
 
 
 << Jay? Sei qui da un pezzo ormai… come stai? Come sta? >>, domandò Oliver entrando.
 
 << Lei… così. Non so neanche se mi può sentire o se sto solo parlando da solo >>, fece abbattuto, continuando ad accarezzarla e stingerle la mano.
 
 << Non lo so se ti può sentire… ma se fosse così, io le parlerei tutti i giorni… >>, gli rispose Oliver posandogli una mano sulla spalla.
 
 << Vado al bagno… e chiamo per sentire di Amelia. Arrivo subito >> fece James alzandosi, cercando di asciugarsi le guance umide.
 
 << Va, sto io con lei >>, rispose Oliver.
 
 << XX… ciao… sono… Oliver. Non mi è mai capitato di parlare con qualcuno in coma prima d’ora… e… e non so bene come si possa fare. Sai, solitamente sono un chiacchierone, me lo dice sempre anche James, quando prendo il microfono non lo mollo… ma in questo caso… non so cosa dirti. Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare… per tutto quello che ti hanno fatto quegli animali. James… lo conosci, reagisce come meglio può… è stato un duro colpo per lui… è crollato, appena saputo… e neanche oggi sta bene… ma non molla, tiene duro. Per te e per Amelia. Domani porto anche Katy a trovarti… me lo aveva già chiesto oggi in verità… ma ho pensato che per oggi poteva venire solo Jay… per lasciargli un po' di tempo ancora… Oh, questa te la devo raccontare: oggi è finito in manette per un po'! Intendo quelle vere, messe da un vero poliziotto. E tu non sei con lui da un giorno solo… anche meno: pensa cosa può combinare se… se… se starai così a lungo! CI sta provando… prova a reagire con tutte le sue forze, anche per Amelia. Quindi… prova a reagire anche tu. Manchi a tutti sai… non vediamo l’ora di riabbracciarti >>, le sorrise, carezzandole la mano.
 
La guardò: forse sperava che per magia si sarebbe svegliata all’improvviso… e invece era ancora lì, immobile e fredda, con le macchine che la aiutavano a respirare.
 
 
 
 
 
 << Jim, andiamo. Anche ieri abbiamo fatto lo stesso discorso. Non puoi stare qui tutto il giorno e tutta la notte. A casa c’è sempre Amelia che conta su di te. Sono le sei della sera… e non ti sei mai mosso, tranne che per andare al bagno. Non ci sono novità per oggi… non vedi tua figlia da stamattina… non vuoi vederla? >>, lo pregò Oliver.
 
 << Certo che voglio vederla… ma sento che devo anche rimanere qui >>, gli rispose il fratello.
 
 << SI… lo capisco. Ma non puoi fare molto di più di quello che hai fatto per Xx… per Amelia invece la tua presenza è fondamentale. E poi lo sai, se ci saranno novità il dottore ha detto che ti contatterà subito >>, insistette.
 
James lo guardò, poi tornò a guardare Xx prendendo due bei respiri profondi: il fratello dopotutto aveva ragione.
 
 << A domani amore mio… darò un bacio ad Amelia anche per te, e le dirò quanto la ami >>, la baciò sulla fronte, carezzandola con dolcezza.
 
 << A domani, Xx >>, la salutò anche Oliver.
 
 
 
 
 
 << Dadadada dada >>, fece Amelia allungando le braccia verso il padre che andava a prenderla, una volta uscito dall’ospedale.
 
 << Hi princess >>, la salutò prendendola in braccio, dandole due baci: << Il secondo è da parte di mamma >>, le spiegò.
 
 << Grazie per averla tenuta >>, fece rivolto ai genitori.
 
 << Figurati. Ma non vedevamo l’ora che tu arrivassi. Sai che le vogliamo molto bene e la teniamo volentieri… ma non ha fatto altro che nominare te e Xx da quando sei uscito stamattina. Abbiamo provato di tutto >>, gli disse la madre.
 
 << Mi potevi chiamare… sarei venuto prima. Mi spiace che vi abbia creato problemi >>, si scusò James.
 
 << Figurati. A parte questo è stata buona… solo che… ci stringeva il cuore a sentirla che vi cercava così disperatamente >>, rispose il padre.
 
 << Come sta Xx? >>, domandò la madre del ragazzo.
 
James e Oliver li fecero accomodare – Amelia non voleva più scendere dalle braccia del padre-, e raccontarono loro del commissariato e anche dell’ospedale: << Ora sembra stabile… anche se ancora in coma >>, finì mesto James.
 
 << Mi spiace così tanto… domani vorremmo andare a trovarla in ospedale >>, fece la madre.
 
 << Certo. Dato che Amelia non mi molla… credo che andrò in ospedale più tardi domani, così sto un po' con lei >>, disse James guardando sua figlia.
 
 << Mi sembra un’ottima idea >>, annuì Oliver.
 
 << A volte è capitato che stessi via per dei giorni… per lavoro. Ma con Xx non si era mai separata neanche un giorno prima d’ora… probabilmente sente molto la sua assenza >>, riflettè James.
 
 << Forse. E può darsi che ti cerchi di più per compensare l’assenza di sua madre >>, ipotizzò Martyn.
 
 << Io voglio farmi trovare… non voglio che si senta abbandonata da entrambi i suoi genitori >>, fece James sicuro.
 
Oliver gli posò una mano sulla spalla sorridendogli, fiero del fratello.
 
 << Per fortuna hanno preso quei due miserabili! Non oso pensare come sia stato per te vedere tutto… >>, disse sua madre apprensiva.
 
 << Non è stato facile… non li rivedrei volentieri. Ma se si arriverà in tribunale probabilmente saremo costretti >>.
 
 << Ora l’importante è che siano stati arrestati. E che Xx si rimetta presto >>, concluse suo padre.
 
 
 
 
James e Oliver salutarono i genitori e si diressero verso la macchina: Amelia era aggrappata al padre.
 
 << Sono qui Amelia. Daddy non va da nessuna parte >>, le sussurrò all’orecchio, massaggiandole la schiena mentre la teneva in braccio, per calmarla un po'.
 
 << Andiamo a mangiare da zia Katy stasera, non sei contenta? >>, le domandò mettendola sul seggiolino in auto, ma appena si ritrasse per andare a sedersi davanti Amelia cominciò a piangere disperata.
 
 << Forse è meglio se ti siedi dietro con lei >>, suggerì Oliver: gli si stringeva il cuore a vedere così la sua nipotina adorata.
 
 << Si, magari si tranquillizza. Ecco qui Amelia, papà si siede qui dietro con te >>, le sorrise con amore e tenerezza, baciandola sulla fronte.
 
Sembrava un po' più calma, o almeno non piangeva più… ma non aveva mai mollato la mano del papà, con le sue piccole dita.
 
 << Ecco qui, asciughiamo questi lacrimoni >>, le parlò con amore James, passandole un dito sotto gli occhi.
 
 << Domani mattina staremo insieme, sei contenta? Daddy ti porta al parco, andiamo a prendere un po' d’aria, e giochiamo con le giostre >>, continuò, cercando di mostrarsi sereno e felice per sua figlia: Xx gli aveva detto che secondo lei i bambini sentono e percepiscono le emozioni di chi li circonda, e ne sono influenzati… lui era d’accordo.
 
 << Dadada >>, fece Amelia all’improvviso, guardando verso il padre.
 
 << Yes. Daddy is here >>, le sorrise: poi Amelia si girò a guardare verso il finestrino.
 
 << It’s ok? >>, domandò Oliver al fratello.
 
 << Yes >>, rispose lui, guardandolo sul finestrino retrovisore dell’auto.
 
 
 
 
 
 << Jay è al parco? >>, domandò Katy a Oliver, mentre entravano in ospedale il mattino dopo: la sera prima lui e il fratello le avevano raccontato dell’accaduto in ospedale e al commissariato, e ne era rimasta molto preoccupata e scossa.
 
 << Quasi, sta finendo di preparare Amelia. Viene dopo pranzo ha detto. Fa addormentare Amelia, chiama la babysitter e viene qui >>, le rispose il marito mettendo via il cellulare: era al telefono con il fratello.
 
 << Così sta un po' con Amelia… povero tesoro. Non deve essere facile per lui, diviso tra il desiderio di stare con Xx e quello di stare con la figlia >>.
 
 << No, infatti… ma penso che questo possa essere un buon compromesso. Lui vuole bene ad Amelia, e la scena di ieri, quando piangeva disperata e non lo mollava mai… e quello che ci hanno raccontato i nostri genitori quando siamo andati a prenderla… credo lo abbiano toccato >>, ci pensò su Oliver.
 
 << Si… è riuscito a stento a metterla nel seggiolone quando doveva mangiare >>, ricordò la ragazza.
 
 << Siamo arrivati >>, fece Oliver.
 
 << Ok… ti… ehm… ti spiace se entro da sola qualche minuto? >>, gli domandò Katy titubante.
 
 << No amore… vai. Ti aspetto qui >>, le sorrise lui, baciandole lievemente le labbra.
 
 
 
Katy entrò piano, quasi timorosa, nella stanza. Aveva forse paura di vedere le reali condizioni di Xx?
 
 << Oddio… Xx… santo cielo… >>, la voce le tremò quando la vide, e le sue mani salirono involontariamente al viso, gli occhi pieni di lacrime.
 
 << Mi dispiace così tanto… dovrei farti forza, non piangere! >>, fece poi, asciugandosi le lacrime.
 
 << Cosa ti hanno fatto quei miserabili… ma, Xx, non devi mollare! Siamo intese? Senti qui >>, le prese una mano e la poggiò sulla sua pancia, che ormai era abbastanza evidente.
 
 << Lei vuole conoscere la zia… vuole stare con lei e giocarci insieme. Non la puoi deludere… e poi, ho un sacco di domande da farti! Sul parto, la gravidanza… consigli per dopo... quindi non puoi piantarci in asso così! Non… non mi puoi abbandonare… e non puoi abbandonare la tua famiglia. Dovevi vedere Amelia ieri… avrebbe spezzato il cuore anche del killer più spietato… e odio vederla così… e lo odi anche tu >>, continuò, la mano di Xx sempre sulla pancia.
 
 << Posso? >>, Oliver bussò piano sul muro: vedeva Katy che aveva la mano di Xx sulla sua pancia… era una immagine molto dolce.
 
 << Certo >>, rispose lei tremula.
 
Il marito le si avvicinò prendendo la sedia, si sedette e la fece sedere sulle sue gambe: << Come stai? >>, le domandò premuroso.
 
 << E’ dura vederla così… per Jay lo deve essere molto di più >>, sospirò, continuando a muovere la mano di lei sulla sua pancia, scaldandola un po'.
 
 << Già… esce da qui distrutto… Ehi, Xx? Coraggio… svegliati! >>, la incitò… ma non ebbe risposta.
 
 << Xx… non puoi darla vinta a quei due delinquenti! Devi svegliarti, alzarti in piedi… ti devi sposare fra qualche mese! >>, continuò Katy.
 
 
 
 
 
Intanto James stava preparando la figlia per portarla al parco, come le aveva promesso.
 
 << … E vissero così felici e contenti. Ecco fatto principessa, ora sei pronta per andare al parco >>, fece James: le aveva raccontato una storia che si era inventato su due piedi per calmarla un po' mentre le pettinava facendole un codino.
 
Anche la notte appena passata James l’aveva passata per la maggior parte in bianco, e sua figlia aveva fatto fatica ad addormentarsi: era irrequieta, e non per i dentini che stava mettendo, probabilmente cominciava a sentire la mancanza della sua mamma.
 
 << Zia Katy e zio Oliver sono andati a trovare la mamma in ospedale… ne sarà… sarebbe felice di saperlo, tu che dici? Ascolta… Papà va a trovare mamma oggi pomeriggio, tu stai con Lucy? Lei ti piace… giocherete un po', ti darà la merenda e poi torno a casa, va bene? Ora, andiamo giù, papà beve una tazza di the e poi usciamo >>, le disse scendendo al piano di sotto: mise giù la figlia che gattonò fino ai suoi giochi, sul tappetone in salotto.
 
 
James stava bevendo il suo the, quando si accorse di un messaggio nella sua segreteria telefonica che gli era sfuggito: probabilmente era un messaggio della sua agente… poi però riconobbe il numero, era di Xx… lo ascoltò con mani tremanti.
 
 
 << Ehi, amore! Ciao! Lo so che ci siamo sentiti due secondi fa al telefono, ma volevo solo ricordarti quanto ti amo… e inoltre preparati, perché stanotte non ti farò chiudere occhio! Ho una sorpresa in serbo per te, non ti voglio svelare troppo, ma sono sicura che ti piacerà molto… giusto per farti stare sulle spine… sai che lo adoro! A tra pochissimo! Oh, ma questo tir potrebbe abbassare le… AAARRGGHH >>, poi più nulla, il collegamento si era interrotto.
 
 
James rimase impietrito per un istante: lei aveva la possibilità di poter chiamare anche con il casco collegandolo al cellulare con il blutooth e il microfono, era stato lui a insistere perché lo prendesse, voleva che viaggiasse in sicurezza.
Sentirla, anche se era solo un messaggio registrato, lo commosse, le sembrava di non sentirla da giorni: era allegra, felice! Aveva un ottimismo e un buonumore che erano contagiosi… chissà che sorpresa aveva in serbo per lui? Era curioso ora… e lei aveva fatto apposta a mandargli quel messaggio, era sicuro…
 
Ma poi, aveva parlato di fari alti e di un tir: forse l’avevano accecata e poi l’avevano investita? Giusto per essere sicuri…
 
Questo pensiero lo rabbuiò: sentì la ormai familiare lama di un coltello che gli si piantava nel cuore, facendolo sanguinare, facendogli provare dolore sopra al dolore.
 
 
 << Alla fine la notte in bianco l’ho passata lo stesso, ma non come speravo, o come tu immaginavi… >>, si disse tra sé, abbattuto.
 
Riascoltò il messaggio una seconda volta: sentire la sua voce allegra e felice era un modo per averla vicino: le mancava terribilmente, e non erano neanche passati due giorni, non sapeva davvero come sarebbe riuscito ad andare avanti.
 
 
 
Mise via il cellulare ( ma non cancellò il messaggio) , finì di vestire Amelia – fuori si gelava -, e la portò come promesso al parco: la portò sull’altalena, sullo scivolo e sulle altre giostre.
 
 
La portò al parco per farle vedere gli scoiattoli, i ricci e gli altri piccoli animali che abitavano li intorno: << Sai Amelia, mamma sarebbe felicissima se fosse qui con noi adesso >>, le disse, chinandosi davanti al passeggino per essere all’altezza di sua figlia.
 
 
 << Ecciù >>, starnutì Amelia: James la trovò adorabile quando starnutiva così chiudendo i pugnetti.
 
 << Forse è meglio se andiamo a casa, sai? Non vorrei ti ammalassi. Giochiamo dentro al caldo, così fai anche la merenda >>, aggiunse poi, andando verso casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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