Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: karter    07/09/2019    2 recensioni
1. Noi, adulti nel corpo di bambini
"Quella che stavano per intraprendere sarebbe stata una vera avventura alla quale speravano di non soccombere. Non sarebbe stato facile affrontare da soli le difficoltà della vita, ma insieme avrebbero affrontato anche quell’ostacolo."
2. Compiti di chimica
" Ai entrò in salotto sfogliando una rivista di moda dietro la quale nascondeva un sorriso divertito. Adorava vedere il detective in difficoltà. Non poteva che fargli bene, magari si decideva ad abbassare un po' la cresta.
Il piccolo Edogawa fulminò la coetanea. Non si sarebbe mai piegato a chiedere il suo aiuto. L’avrebbe deriso a vita."
3. Comportamenti incomprensibili, o quasi...
" Quella sciagurata gli aveva fatto prendere un colpo. Un attimo prima stavano percorrendo insieme le strada per andare a scuola, l’attimo dopo aveva varcato la soglia dell’edificio da solo."
4. Sigarette
“Quei due erano uno spasso. Due testoni orgogliosi che non riuscivano ad esprimere le loro emozioni e finivano sempre per farsi male, inconsapevolmente.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Nuovo personaggio, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Comportamenti incomprensibili, o quasi... 





«Mi spieghi  dove sei sparita tutto il giorno?» 
Conan era seduto in terra, davanti alla porta d’ingresso. Aveva le braccia incrociate al petto e un’espressione contrariata dipinta sul volto. 
Quella sciagurata gli aveva fatto prendere un colpo. Un attimo prima stavano percorrendo insieme le strada per andare a scuola, l’attimo dopo aveva varcato la soglia dell’edificio da solo. E non era nemmeno riuscito ad andare a cercarla perché una delle maestre lo aveva visto e costretto ad andare in classe dove aveva passato sei interminabili ore domandodndosi che fine avesse fatto la ragazza. Infatti, come se non bastasse, la signorina aveva anche spento il telefono rendendosi irrintracciabile. Poteva essere normale una cosa simile? 
«Non dirmi che ti sei preoccupato per me» lo prese in giro Ai con il suo solito sorriso indecifrabile mentre prendeva le pantofole dall’armadietto all’ingresso per poi indossarle dopo aver tolto le scarpe. 
Conan la fulminò con lo sguardo tirandosi su. Odiava doverla guardare dal basso. Già il fatto di essere qualche centimetro più basso di lei lo infastidiva profondamente, figurarsi se era seduto in terra. Quanto gli sarebbe piaciuto avere le sue vere sembianze. 
Scosse il capo a quel pensiero. Non doveva pensarci. Shinichi Kudo non esisteva più, sarebbe tornato ad essere lui solo tra sette anni, al compimento del diciassettesimo compleanno di Conan. 
Sospirò riportando l’attenzione su ciò che lo circondava, pronto ad interrogare la ramata sulla sua scomparsa di quel giorno, ma rimase a bocca asciutta. Ai non era più davanti a lui e, a giudicare dalle risate in cucina, stava ridendo con Akira.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi un destino simile?



○●○



Il giorno dopo... 

«Conan, dov’è Ai?» 
Il bambino con gli occhiali aveva appena varcato la soglia dell’edificio quando Zoe, una sua compagna di classe gli pose quella domanda. Trattenendo una maledizione si voltò a osservare alla sua destra, dov’era stata Haibara fino al momento in cui avevano incontrato Jack e Thomas. Maledizione, doveva aver approfittato della sua distrazione per sfuggirgli. 
«Non si è sentita molto bene» rispose all’amica mascherando un sospiro dietro un sorriso. 
Gli toccava anche coprirle le spalle. Oltre il danno la beffa. 
Odiava quella situazione. Perché mai Ai si ostinava a saltare la scuola senza dirgli nulla? Che Akira ne sapesse qualcosa? In fondo quelle due erano molto legate da ciò che aveva capito. 
Scosse il capo, non aveva senso pensarci in quel momento, le porte alle loro spalle erano già state chiuse, uscire sarebbe stato impossibile almeno fino alla fine delle lezioni. 



○●○



Due giorni dopo... 

«Voglio sapere cosa sta succedendo!» 
Erano seduti tutti e tre a tavola. Quella sera Akira aveva finito di lavorare presto quindi per una volta non mangiavano tutti ad orario diverso, per questo Conan aveva scelto quella sera per affrontare l’argomento. Perché se nei giorni scorsi erano riuscite ad evitare le sue domande quella sera non si sarebbe fatto abbindolare. Voleva sapere cosa stava accadendo e perché Ai stava saltando la scuola? 
Dannazione, non ci stava capendo nulla e odiava non sapere qualcosa, specie se quel qualcosa lo riguardava o riguardava persone cui voleva bene. E che lo colpisse un fulmine, certo che voleva bene a quella testona. 
Akira lo guardò per un attimo con quelle pozze verdi capaci di metterlo sempre a disagio (era assurdo come riuscisse a reggere lo sguardo del fratello ma non il suo) e gli sorrise in modo enigmatico per poi prendere un morso dal suo hamburger. 
Conan sollevò un sopracciglio a quella reazione prima di posare lo sguardo sulla bambina seduta davanti a lui che aveva continuato a mangiare senza avere nessuna reazione. 
Ai sollevò lo sguardo dal piatto puntando il verde delle sue iridi nel blu di quelle del detective, prima di dipingersi in volto la sua classica espressione indifferente che subito mutò in un sorriso amaro. 
Aveva sperato che avendo un po' di tempo per pensare ci sarebbe arrivato, che avrebbe ricordato, invece... 
«A quanto pare ti riesce facile dimenticare le persone che ti muoiono tra le braccia» disse facendo sbarrare gli occhi al bambino detective. 
Possibile che? 
Istintivamente portò la sua attenzione sul calendario appeso al muro nella cucina e si sentì mancare. Come aveva fatto a dimenticarlo?
Si diede mentalmente dello stupido mentre posava lo sguardo sulla schiena della scienziata che si allontanava in silenzio senza degnarlo di uno sguardo.
























































Questa storia partecipa alla Teen! Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp
Prompt: 14. Saltare la scuola
  
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