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Autore: V a l y    29/07/2009    5 recensioni
La notte era la loro culla segreta, la tana nascosta dove potevano mostrarsi apertamente senza che il loro orgoglio riuscisse a scovarli.
{ Flashfic - ShikaTema - Prompt: Notte }
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTTE

Temari socchiudeva gli occhi in due sottilissimi spicchi di luna e portava verso il basso un angolo della bocca, fin quasi a toccare il mento. Gli ripeteva, ogni volta che lo incontrava, quanto fosse svogliato e ritardatario, quanto l'aveva dovuto aspettare vicino al fiume. Shikamaru annuiva indifferente e faceva cenno con la testa per spronarla a seguirlo. Strusciava i piedi sulla ghiaia, rassegnato come un condannato a morte che si avvicina alla forca. Lo sguardo di Shikamaru, d'altronde, non aveva mai avuto vita, era sempre stato smorto, freddo e distante.
Camminavano senza dirsi niente, l'uno lontano dall'altra di qualche metro. C'era un silenzio tombale, a volte rotto dagli sbadigli intensi di Shikamaru.
Il sole mostrava coi suoi raggi luminosi i loro cipigli, i loro silenzi, gli sbuffi, i bronci, le dita nervose che ticchettavano sul pacchetto di sigarette, gli occhi impazienti che cercavano l'ufficio di Tsunade; rivelava la loro realtà, la loro relazione distaccata, fittizia, lavorativa.
Poi arrivava la notte.

In quei momenti Temari rimaneva sul balcone della locanda dove alloggiava a guardare le strade deserte di Konoha. Scendeva le scale col passo felpato di una gatta, apriva il fusuma ed usciva attorniata dalle tenebre. I lumini erano stati calati sui tetti, soffusi e fiochi, distanti tra loro come predatori che cercano per sé la propria preda, sempre solitari, sempre in agguato. Se alzavi lo sguardo al cielo ti accorgevi che erano loro stessi le prede ed era la notte il vero predatore, che li sovranzava, li affievoliva, li rendeva lucciole moribonde ed agonizzanti con la sua oscurità opprimente.
Temari vagava nelle tenebre e si avvicinava al fiumiciattolo basso e sassoso. Era l'unico vero punto dove un barlume di luce lunare si rifletteva sulla superficie acquosa. Ascoltava lo sciabordio del fiume, e a quel punto, come quasi ogni notte, arrivava lui.
Shikamaru passeggiava sull'erba spinosa, sfrascando coi piedi. Non si vedevano, ma percepivano le loro presenze.
“Non riesco a dormire, qui a Konoha ci sono troppi grilli,” spiegava lei con argomentazione.
“Io ho dormito troppo oggi pomeriggio,” riferiva l'altro.
“Tu dormi sempre troppo.”
Shikamaru sbuffava e a quel punto si sedeva in prossimità della sponda del fiume.
Lei osservò un pesciolino rosso, piccolo e guizzante, con le squame iridescenti, che si avvicinava ignaro alla rete lasciata in acqua dai pescatori.
Il buio nascondeva ogni cosa, e più di ogni altra cosa la verità.
E loro ne approfittavano per rilassare i loro volti ed addolcire i loro sguardi. Per sorprendere l'altro con una studiata carezza fugace e lieve, motivata con una menzogna dal fatto che non vedevano nulla ed era stata involontaria. La notte era la loro culla segreta, la tana nascosta dove potevano mostrarsi apertamente senza che il loro orgoglio riuscisse a scovarli.
Così Temari si sdraiava sull'erba e si curvava in avanti, verso di lui. Shikamaru si appoggiava col gomito, di lato, e la guardava – riusciva a vederla, anche se non vedeva nulla. Lei non si accorgeva del suo sguardo, ma sentiva il suo fiato percorrerle la fronte.
“Nara,” lo chiamò d'un trato. Il fiato di lui si ruppe sorpreso.
“Che c'è?”
“Perché tutte le notti sei qui?”
Tutto era cominciato qualche settimane prima. Si erano incontrati casualmente una notte vicino al fiume e avevano continuato a tornarci, come seguendo una specie di naturale accordo tacito e reciproco. Ma nessuno dei due aveva apertamente domandato nulla a riguardo fino a quel momento.
Shikamaru afferrò un lembo delle maniche di Temari tra il pollice e l'indice, senza scostarle il vestito, e lo sfregò lievemente, come per sfogare una carezza che non poteva dare. “Stare vicini al fiume è rilassante.”
Lei fece cenno con la testa. Era una risposta esigua, ma poteva bastare. La verità non sarebbe mai venuta a galla da nessuno dei due.

La notte era un velo pesante che copriva la realtà, ma poteva bastare un semplice lume a rivelare quegli sguardi impacciati che si cercavano con fervore, quei sorrisi innamorati che i due sfoggiavano sempre quando si trovavano soli. Quegli stessi sorrisi che non avevano mai avuto su di sé la luce del sole.










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Scritta circa un mese fa, finalmente postata qui. A breve anche l'aggiornamento di 30 Brathetakes, statene certi! :D
  
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