E
lei lo aveva davvero trovato, alla fine. In un piccolo anfratto del
sottobosco,
fra le nuvole burrose nel cielo infinito, fra le giunchiglie proprio
lì,
davanti ai suoi piedi, nei meandri di un’oscura caverna, lei
lo aveva
ritrovato.
La
musica li aveva ricondotti indietro, piano, concedendo a entrambi di
bearsi
delle meraviglie del mondo. Avevano visto fiumi impetuosi sprofondare
nella
terra con laghi placidi e oscuri, monti dalle punte innevate e valli
gravide di
viti e fiori, luoghi inesplorati e misteriosi e genti sconosciute e dal
fascino
esotico.
Orfeo
si accasciò fra i seni di Euridice, esausto dal lungo
piacere, mentre un’ultima
nota trillava ancora nell’aria.
«Orfeo.»
Un
sospiro.