Ieri notte da dentro le coperte
ho iniziato a disegnare il tuo volto.
E’ allora che i tuoi sorrisi
si sono dispersi tra le lenzuola.
Prima ancora, i tuoi sguardi
mi son caduti per le scale della taverna.
La tua espressione indecifrata dal labbro increspato,
l’ho lasciata tra la ruota e il marciapiede
dei parcheggi venuti male sotto casa.
La tua ruga di piacere,
è inciampata nei tre gradini che mi separano
dall'acqua fresca in cucina con la bici da sollevare.
La tua faccia divertita e canzonatoria da “taccerò”,
l’ho inserita nella toppa del portone di ritorno da lavoro,
mentre di filato il gatto sgattaiola
e approfitta di un varco nella notte.
La tua pesante serietà,
l’ho girata con le marce del mio pericolante bolide
senza aver ancora trovato quella giusta per me.
Mi chiedo cosa sia rimasto in me di te
se tutto ciò che avevo l’ho perso
o disperso nella mia quotidianità senza te.
Come se ce ne fosse stata una con te.
No. Ma son sicura
che se mi ci fossi cimentata prima,
avrei per certo saputo disegnare il tuo cheratocono.
1.09.19