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Autore: Passion and Love    18/09/2019    0 recensioni
“Io non perdono ciò che mi ha distrutto.” Sei certo di pensarla così e sei sicuro che non cambierai idea a riguardo. Ma si sa, la vita fa percorsi inaspettati. Scritta a quattro mani con la mia amica LucyWinchester.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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6873341021-6592d2cfe9-z    Josh Hartnett
 


Steve si trovava in missione. Ormai erano lì da mesi. Le truppe americane erano stremate per quella guerra che sembrava non avere fine.
Si trovava in Vietnam e, per quanto amasse il suo lavoro, l'unica cosa che voleva era tornare a casa, dalla sua famiglia.
Aveva dato ordine di ritirarsi nelle trincee e attendere una mossa da parte del nemico.
Era sudato, stanco, affamato e aveva perso molti uomini.
Essere Tenente era faticoso. In quel momento era a capo di una delle più grandi truppe che avevano preso parte a quella guerra. Aveva la responsabilità di preservare e proteggere quante più vite possibili, prime fra tutti quelle dei suoi uomini, ed ogni volta che uno di loro perdeva la vita per lui era un fallimento. Sapeva che purtroppo la guerra portava a questo, lui stesso era disposto a morire, se questo significava salvare e tenere al sicuro la propria patria, ma sapeva anche che dietro a quelle vite, c'erano mogli, figli, madri e padri che aspettavano con ansia e preoccupazione il ritorno dei loro cari a casa. Non sempre questo accadeva.
Lui era orfano di entrambi i genitori, ma aveva un fratello ad attenderlo, al quale era molto legato, e voleva solo riabbracciarlo.
Dopo diversi giorni il comandante dell'esercito li richiamò in patria per fare rapporto sulla situazione in Vietnam e sui deceduti in guerra.
Al proprio rientro, il Tenente Rogers, trovò il Sergente Hartnett ad aspettarlo per il rapporto.
Il Tenente consegnò al Sergente dei fogli sui quali era stato riportato il bilancio che questa guerra stava avendo sulle truppe americane.
- L'ultimo aveva solo 19 anni...- mormorò verso l'uomo, stendendogli le carte.
Steve si mise una mano sul volto, un immenso dolore trapelava da quelle iridi chiare, anche se egli stesso cercava disperatamente di non mostrare troppe emozioni.
Il Sergente lo osservò con un misto di curiosità e ammirazione.
- Così è la vita, oggi ci siamo e domani non si sa - disse Josh. Lui sapeva cosa significasse perdere qualcuno.
Lo sapeva eccome.
- Ogni uomo che perde la vita per me è un fallimento. Detesto la guerra...- replicò il Tenente.
- Tutti la detestiamo -
Il Sergente si mise a sedere, gettando i fogli del rapporto assieme agli altri vicino al computer.
- E adesso mettiamoci a fare le condoglianze - sussurrò a malincuore.
Era straziante avvisare i cari delle persone morte in guerra, per lui era come rivivere un incubo, come perdere quella persona ancora una volta.
- Ti aiuto. – disse il Tenente, sedendosi accanto a lui.
- Pensavo che avesse di meglio da fare...- disse con ironia, prendendo i primi fogli dei mille mila fascicoli di decesso - ma se proprio insiste, si accomodi – aggiunse il moro, poco dopo.
- Potrei tornare a casa e fare finta che vada tutto bene e che è così che funzioni la guerra, ma queste persone che hanno prestato servizio per la patria e sono morte, meritano più di una semplice riga di ricordo su un foglio...- disse con immenso rammarico.
Hartnett rimase in silenzio.
Cavolo, il Tenente era devoto ad ogni singolo uomo.
- Purtroppo non posso tornare indietro per riportarli dalle loro famiglie, il minimo che possa fare è scrivere un degno elogio funebre per ognuno di loro. –
Il Sergente abbozzò un sorriso, annuendo con un cenno della testa, fiero di averlo come Tenente.
- Sarebbe più opportuno portare la notizia di persona a ciascuna di queste famiglie, ma dubito che avremmo tempo per tutti...- disse il biondo occhieggiando l'immensa pila di fogli accanto ai pc.
In silenzio accese il computer e iniziò a dare una mano al Sergente.
- Già…- fece quest’ultimo, grattandosi la nuca.
Dopo un periodo di tempo che parve eterno, il Tenente si voltò per chiedergli:
- Non hai partecipato alla missione stavolta...perché? -
- Non mi era stato richiesto - rispose semplicemente l’altro con lo sguardo fisso sul monitor.
- Da una parte è meglio così...almeno non hai visto quello scempio, anche se, suppongo che la missione in Afghanistan non sia stata da meno...- proseguì il Tenente, ignaro che quell'argomento fosse un nervo scoperto per il moro.
- Sì...- Josh socchiuse gli occhi, costringendosi a mantenere la calma.
Anche in quell'occasione erano morti degli uomini, e lui ricordava ogni singolo nome, ma non poteva immaginare che genere di relazione legasse il Sergente ad uno dei defunti.
Il moro decise di non proseguire oltre, parlare della guerra e degli uomini che avevano perso la vita per proteggere popolazioni sconosciute, non era poi così piacevole, specie se si era coinvolti in prima persona.
Terminarono il lavoro solo in tarda sera. Il Sergente era uscito per prendere del caffè mentre Steve era rimasto in ufficio. Proprio quando si apprestava a spegnere il pc, ricevette una chiamata da parte di suo fratello.
- Jay...- rispose in un sussurro. Aveva quasi dimenticato la sua voce e gli occhi si fecero liquidi per la gioia di poterla sentire ancora.
- Sto per tornare a casa...- gli disse, lasciando trapelare tutte quelle emozioni che aveva cercato di contenere fino a quel momento.
Jay era il suo punto debole, così come lo era stato Gideon.
Colui che lo rendeva così emotivo da farlo ridere fino alle lacrime, piangere disperato e arrabbiarsi di brutto, tutto in una volta.
Il Sergente tornando nell’ufficio con due caffè in mano si ritrovò un uomo completamente diverso da quello che aveva lasciato poco prima.
Decise con gran imbarazzo di retrocedere, lasciandogli la dovuta privacy.
- No, non te ne andare...- si affrettò a dirgli il Tenente, fermandolo con un gesto della mano, per poi tenderla e prendersi uno dei caffè.
- Puoi restare...- aggiunse poi.
- Ok...- mormorò il moro, andandosi a sedere un po' distante da lui.
Non voleva risultare invadente.
Era confuso per il comportamento dell'uomo e per la natura della sua relazione con chiunque fosse dall'altra parte della cornetta.
Chi poteva rendere così emotivo e fragile il Tenente Rogers?
Domanda da cento milioni di dollari.
Vederlo così...vulnerabile, ma sorridente, era una cosa che non aveva mai avuto il piacere di vedere. Doveva essere molto importante per lui questa persona.
Però a Josh non doveva interessare, lui non era un amante dei pettegolezzi.
Sentì nominare Jay… Il nome di un ragazzo e subito la sua mente catalogò quel nome con compagno, mentre il suo cuore doleva al ricordo del suo Ben che non avrebbe più rivisto.
Quando chiuse la chiamata, il Tenente si asciugò quella lacrima solitaria che testarda era riuscita a sfuggire al suo controllo.
- Scusami, solitamente non sono così emotivo, ma mio fratello ha il potere di farmi diventare così...- disse abbozzando una risatina imbarazzata.
Sapeva che non avrebbe dovuto farsi vedere dal Sergente in un momento tanto intimo, lui stesso probabilmente non lo avrebbe permesso, ma quel Josh gli ispirava fiducia.
- Ah, no...Stia tranquillo. Fa bene lasciarsi andare alle emozioni ogni tanto - sorrise sincero il bel moro.
Solo che l'amore prima dona e poi ti ferisce senza problemi. Emozioni... Non sapeva più nemmeno dove stessero di casa.
- Dovresti tornare a casa anche tu. - gli disse il Tenente, raccogliendo le sue cose.
- Sì, dovrei...-
Steve si accorse del tono piuttosto abbattuto dell'altro e si chiese se fosse ancora uno strascico dell'operazione che avevano appena concluso, anche se il moro gli sembrava distante, come se la sua mente fosse altrove.
- Tutto ok? - chiese allora, preoccupato.
- Perché me lo chiede? - domandò, mettendosi la giacca di pelle.
E’ schivo e non si lascia andare, sembra che ogni parola lo infastidisca, pensò il biondo.
- Sì, sto bene. -
Quanto pesava quella parola, per lui priva di ogni reale benessere. Era diventata una parola ordinaria.
- Non si direbbe dal tono che hai usato. - gli fece notare il Tenente.
Josh sbatté le palpebre come se stesse riflettendo.
- Comunque, se c'è qualche problema...sai dove trovarmi. – concluse infine Steve, decidendo di lasciar cadere l'argomento, ma cercando comunque di donare appoggio e comprensione all'altro, nel caso avesse voluto metterlo al corrente di quello che lo turbava.
- È complicato. - sussurrò il moro poco dopo.
- La vita è sempre complicata...- aggiunse il Tenente sospirando quasi con rassegnazione, dirigendosi verso la porta.
- Giá, specialmente quando ti porta via la tua unica ragione di vita...- disse con amarezza, seguendolo.
Ben era tutto per lui. Una stabilità, una certezza. Ben era il centro dei suoi pensieri. Era un amico, era la sua spalla, era il suo grande amore.
Il suo tutto.
- Mi dispiace...- interloquì il Tenente tristemente - capisco benissimo cosa provi - concluse comprensivo ed enigmatico al tempo stesso.
- È fraterno al mio dolore allora, caro Tenente - dandogli un’amichevole e leggera pacca sulla schiena.
- Già...ma purtroppo siamo costretti ad andare avanti, anche se è difficile...- disse il bel biondo con la mente lontana nel tempo.
[- Steve...- sussurrò un ragazzo steso a terra, che si stringeva con una mano il petto ferito, mentre l’altra si arpionava convulsamente alla divisa del suo compagno, come se non volesse lasciarlo.]
Il ricordo di quel proiettile, sparato da non si sa chi, gli torturava il cervello, ed il cuore.
[- Gideon...-]
Non era riuscito a proteggere il suo amato, così come non era riuscito a proteggere i suoi uomini nell'ultima missione.
Dopo la sua perdita aveva pensato molte volte al suicidio, ma era troppo attaccato alla vita per farlo.
- Tenente? - lo richiamò Josh, portandolo nuovamente alla realtà.
- E'? Scusami, ero perso nei miei...ricordi - disse, mormorando l'ultima parola.
Ricordi. Ecco cosa restava del suo giovane Gideon.
- Ci vediamo domani. Buona notte. - lo salutò il moro, voltandogli le spalle per uscire.
- Buonanotte...- aggiunse meccanicamente, per poi seguirlo fuori dall'ufficio.
I due si separarono all'uscita del quartier generale, ognuno per la propria strada, ma non sapevano che ben presto le loro strade avrebbero preso la stessa direzione.


 
 
  
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