Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: nutellah    19/09/2019    6 recensioni
[ storia ad oc | iscrizioni sempre aperte | AU | sci-fi ]
Dal testo: 
Il preside continuò: «In un mondo in difficoltà, la nostra scuola rimane un punto di riferimento per i ragazzi che credono, che hanno speranze, che hanno voglia di fare, e noi, personale della scuola, abbiamo il dovere di mantenere la rotta, di non perdere la bussola, di dare il buon esempio. Non importa se facciamo fatica, non importa se abbiamo strumenti carenti, non importa se mancano delle cose, non importa. Per noi, cari Alunni, contate Voi, contano le Vostre speranze, conta il Vostro futuro.»
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
超大国高校
Chō taikoku Kōkō

 
28 Aprile 2019, ore 23:24, Inazuma Cho, villa Parisi, cucina.

Le urla provenienti dal salone raggiunsero le orecchie di Kirino Asami che, insieme all’amica Shindou Akiko, ai loro rispettivi fratelli ed a Ogawa Kaori, si trovava nella cucina di villa Parisi per prendere qualcosa da bere. Notando il silenzio che, immediatamente, seguì le urla, Shindou Takuto si avvicinò alla porta che conduceva al salone. «Cos’è successo?»
«Non andare.» fece Asami, trattenendolo per il polso; il maggiore si voltò a guardarla, per poi rivolgere un’occhiata incerta al suo migliore amico. La ragazza arrossì, ritirando la mano imbarazzata per l’azione che aveva appena fatto e per la reazione che Takuto aveva avuto.
«Asami-chan ha ragione, Takuto-kun.» disse sua sorella, Shindou Akiko, avvicinandosi e poggiando le mani sulle spalle della sua amica. «Restiamo qui.»
Takuto tacque per qualche istante, titubante; poi, voltò le spalle al gruppo. «Restate qui, io vado a controllare.»
«Se vai tu, vengo anche io.» fece Kirino Ranmaru, lasciando la mano di Kaori che sospirò rumorosamente.
«Fate attenzione.» si raccomandò. «Resto con le vostre sorelle.»
Vedendo i due ragazzi allontanarsi, Asami si morse un labbro.

 
28 Aprile 2019, ore 23:24, Inazuma Cho, villa Parisi.

Mentre vagava per le stanze di villa Parisi alla ricerca dell’intruso, Kariya Masaki rifletté a lungo su chi fosse la persona più adatta a cui chiedere aiuto: certo, le capacità ESP erano utili sotto certi punti di vista, ma nel caso di un vero e proprio scontro, quali sarebbero davvero servite? Sicuramente la teleillusione di Aurora Parisi sarebbe stata utile per distrarre l’intruso, e sicuramente sarebbero state utili anche la telecinesi di Kurama Norihito e la pirocinesi di Miyamoto Yuuki per poterlo, in qualche modo, bloccare; tuttavia, il tempo scorreva rapidamente, l’intruso poteva trovarsi in qualsiasi luogo ed anche la migliore delle capacità ESP – che, in ogni caso, erano pur sempre capacità psichiche – avrebbe potuto rivelarsi inutile.
All’improvviso, i pensieri del ragazzo furono interrotti da una serie di urla che sembravano provenire dal salone della villa. Masaki si affrettò a raggiungere la stanza dove poté, finalmente, trovare l’intruso che, nel bel mezzo del salone, fluttuava in aria; i presenti, spaventati, lo osservavano in silenzio.
Masaki trattenne per un braccio uno degli studenti della Chō taikoku Kōkō che stava cercando di allontanarsi, intenzionato a chiedergli cosa fosse successo; tuttavia, la sua domanda fu anticipata dalla voce di Aurora che, scendendo le scale dal piano superiore, aveva rotto il silenzio.
«Chi cazzo sei?» chiese con voce fredda, osservando l’intruso rivolgerle un sorriso beffardo.
«Finalmente ho trovato la madrina della festa.» le rispose lui, atterrando lentamente al suolo. «Come stai?»
«Mi stai prendendo in giro?» domandò l’italiana, scendendo gli ultimi scalini seguita da Elinor Lancaster ed incamminandosi verso il ragazzo; una volta raggiunto, riuscì a scrutarlo meglio: aveva occhi di un colore simile al viola e capelli bianchi.
«No, perché dovrei?» fece lui, avvicinando il dorso della propria mano destra al viso della ragazza che, prontamente, si scostò.  Fujiwara Haru si precipitò verso i due intimandogli di non toccare nessuna delle due ragazze. «Possiamo anche evitare gli atti di eroismo, sono qui solo per fare un’amabile chiacchierata con voi.»
Elinor scosse il capo, fissandolo. «Sei un folle.»
«Tu dici?» domandò il ragazzo, con irriverenza. «Perché mai? Voglio semplicemente scambiare due parole con voi, ESPer.»
Lilith Rose Kurosawa, rientrata dal giardino della casa dove insieme ad altri stava per iniziare a giocare a “Obbligo o verità”, osservava in silenzio la scena che lo sconosciuto aveva creato; dopo qualche minuti di riflessione, si rivolse a Kōtei Akira che era poco dietro di lei. «Riusciresti a trovare un modo per trattenerlo qui, Kōtei-kun?»
Il ragazzo la squadrò per qualche istante: sembrava avere qualcosa in mente, tuttavia si chiedeva di cosa si trattasse. «Potrei farlo. Ma tu, esattamente, cosa vuoi fare?»
«Ti sembrerà banale.» spiegò lei, con un sorriso. «Ma andrò semplicemente a chiedere aiuto.»
«Va bene. Ma fa’ attenzione.» si raccomandò il ragazzo, per poi farsi largo fra gli studenti della Chō taikoku Kōkō fino al centro della stanza. «Cosa sta succedendo qui?»
«Ecco l’ennesimo eroe.» disse il ragazzo dai capelli bianchi, alzando gli occhi al cielo con aria seccata; poi, indicando Elinor ed Aurora, continuò: «Le principesse del castello sono al sicuro, tranquilli.»
«Potrei sapere chi sei?» insistette nuovamente Aurora, trattenendo il ragazzo per un polso; questo, osservò la mano dell’italiana stretta intorno al suo polso e le rivolse un’occhiata seccata. Nell’arco di pochi secondi, un lampo illuminò la stanza ed Aurora fu sbalzata contro il muro del salone; i presenti urlano terrorizzati.
L’intruso, con leggerezza, si voltò verso Haru ed Akira. «È sempre così insistente, la ragazza?»
La voce di Kurama Norihito, che si era immediatamente precipitato a verificare che Aurora stesse bene, risuonò in tutto il salone. «Giuro che ti ammazzo.»
«Tranquillo, si riprenderà fra un po’. Direi adesso di passare alle cose serie.» spiegò annoiato il ragazzo, trattenendo uno sbadiglio; in pochi secondi il suo corpo levitò in aria, abbastanza da consentire a tutti i presenti di riuscire a vederlo ed ascoltarlo. «Vi assicuro di essere venuto qui in pace. Voglio solamente parlarvi di un po’ di cose che, forse, è arrivato il momento di farvi sapere: Megane Kakeru è morto. Mi dispiace, ma quella sottospecie di missione a cui hanno preso parte alcuni di voi è servita solamente a confermarci, per l’ennesima volta, l’inferiorità delle vostre capacità ESP rispetto alle nostre.»
«Si può sapere chi cazzo sei?» domandò Kurosawa Ryuunosuke, urlando; al suo fianco, Yamana Akane si strinse dietro di lui.
«Ah, già.» fece il ragazzo. «Non mi sono presentato. Sono Saryuu Evan e sono il capo della S-GEN1. Vi chiederete cosa sia la S-GEN, immagino: siamo ragazzi esattamente come voi, in un certo senso; ciò che ci rende diversi è il fatto che mentre ciascuno di voi possiede una sola capacità ESP, ciascuno di noi ne possiede molteplici.»
«E credi che questo ti renda superiore?» domandò Akira, chiedendosi se il piano di Lilith Rose stesse funzionando per il meglio.

 
28 Aprile 2019, ore 23:45, strada di Inazuma Cho.

Lilith Rose Kurosawa camminava lungo le strade di Inazuma Cho diretta verso l’ospedale cittadino: era abbastanza sicura di trovare lì Kudou Fuyuka la quale, una volta abbandonate le vesti di tutor scolastico, indossava quelle di infermiera; l’idea di Lilith Rose era di parlare con lei che, conoscendo bene la figlia del preside Raimon, avrebbe potuto allertare la direzione della Chō taikoku Kōkō e gli altri tutor. In circa un quarto d’ora, raggiunse l’ospedale e ne varcò rapidamente le porte; si avvicinò al banco informazioni dove chiese di vedere l’infermiera Kudou. Non appena la giovane donna raggiunse Lilith Rose, questa la portò in un angolo più appartato dell’ingresso dell’ospedale.
«Mi dispiace disturbarla, Kudou-san.» iniziò, sussurrando in modo da non far ascoltare a nessun altro. «È successa una cosa molto grave.»
«Dimmi tutto, Kurosawa-chan.» la incitò a parlare Fuyuka, preoccupata per le sue parole. Una volta che la minore le ebbe spiegato tutta la situazione, andò a parlare con la donna che sedeva dietro il banco informazioni; poi, si avvicinò a Lilith Rose. «Andiamo, chiameremo tutti lungo la strada.»
Lilith Rose annuì, in silenzio. Uscirono insieme dall’ospedale ed iniziò a farle strada verso villa Parisi. «Sono preoccupata.» affermò, mentre la donna al suo fianco estraeva dalla propria divisa il cellulare.
«Avremmo dovuto tutelarvi.» fece lei, digitando un numero ed avvicinando il cellulare all’orecchio. Lilith Rose non comprese a pieno le sue parole ma, notando che la persona dall’altro lato del cellulare le aveva risposto, si ripromise di chiederle cosa intendesse un’altra volta.

 
28 Aprile 2019, ore 23:56, Inazuma Cho, villa Parisi, salone.

Akira controllò nuovamente l’orario sul proprio cellulare: erano le 23:56, Lilith Rose era andata via da quasi mezz’ora e lui aveva decisamente finito i modi per trattenere Saryuu Evan ed impedirgli di combinare chissà cosa. Alzò lo sguardo verso il ragazzo che, fluttuando in aria, continuava a parlare ininterrottamente.
«Come vi dicevo prima di essere interrotto per l’ennesima volta, la S-GEN ha deciso che è arrivata l’ora di rivendicare la nostra superiorità.» spiegava il ragazzo, facendo ridacchiare Akira: in un modo o nell’altro, era riuscito più volte ad infastidirlo, facendo sì che nessuno lo prendesse sul serio. «Ed è per questo che sono venuto qui a parl-.»
«Saryuu Evan, che piacere.» La voce del preside Raimon risuonò in tutta la stanza, facendo sospirare di sollievo la maggior parte dei presenti; l’uomo, sulla soglia dell’ingresso di villa Parisi, era accompagnato da alcuni dei tutor della Chō taikoku Kōkō, fra cui Kudou Fuyuka, sua figlia Raimon Natsumi, Kidou Yuuto, Nagumo Haruya e Kiyama Hiroto. Saryuu sorrise, atterrando a terra ed avvicinandosi al gruppo.
«Raimon Souichirou.» fece, con un sorriso beffardo dipinto sul volto. «Sei riuscito ad arrivare, alla fine.»
«Avrei preferito se ti fossi presentato alla porta di casa mia.» commentò cupo l’uomo, guardandosi intorno. «Noto che hai dovuto sporcarti le mani per far sì che io ti raggiungessi.»
Cogliendo l’allusione a ciò che era successo con la padrona di casa, Saryuu fece spallucce. «Si riprenderà presto.»
«Non ti dispiacerà lasciare che la nostra infermiera la porti in ospedale, dunque?» disse, facendo cenno a Kudou Fuyuka di andare dalla ragazza; la giovane infermiera si avvicinò al corpo inerme della ragazza e si rivolse ai ragazzi che si erano preoccupati di accudirla.
«Respira regolarmente?» domandò, inginocchiandosi e poggiando tre dita sull’arteria carotidea per trenta secondi.
«Posso venire in ospedale con voi?» chiese Shindou Takuto, osservando le azioni della donna. «Posso provvedere a chiamare i suoi genitori, siamo come fratelli.»
Fuyuka si rialzò e si rivolse verso il ragazzo. «Va bene, inizia a chiamarli.» Takuto annuì e si avviò verso l’esterno della villa. La donna chiamo a sé Kidou Yuuto che prese il corpo della ragazza fra le braccia ed, insieme, si incamminarono verso l’ospedale.
Raimon Souichirou che aveva assistito alla scena in silenzio, per assicurarsi che tutto andasse per il meglio, tornò a rivolgersi a Saryuu Evan. «Allora, Saryuu, non ti è bastato inviarmi quella lettera?»
«Mi sarebbe bastato se gli studenti fossero stati informati di tutto.» ribatté il ragazzo, con arroganza. Nagumo Haruya fece per avvicinarsi, ma Kiyama Hiroto lo trattenne per un polso.
«Non mi sembrava carino dare delle preoccupazioni agli studenti in un periodo di festa.» spiegò l’uomo, con tranquillità. «Adesso, che ne diresti di proseguire questa discussione in un luogo più consono?»

 
29 Aprile 2019, ore 10:56, Inazuma Cho, casa Shirami.

Il giorno dopo la festa Shirami Lisi dormì fino a tarda mattinata. Il pensiero di quello che sarebbe potuto succedere se Lilith Rose non avesse avuto l’astuzia di sgattaiolare via e chiedere aiuto l’aveva tormentata fino al momento in cui non era crollata, stanca. Si stiracchiò, stropicciandosi gli occhi, e si alzò rapidamente dal proprio letto, guardandosi allo specchio; aveva ancora sul viso un po’ di trucco della sera precedente, per cui si recò in bagno dove si lavò rapidamente il viso. Tornando in camera sua, un invitante odore proveniente dalla cucina al piano di sotto raggiunse le sue narici e decise, quindi, di scendere a fare colazione.
«Buongiorno, signorina.» la salutò il maggiordomo Sebastian, intento a togliere un vassoio dal forno. «Ho pensato che mangiare qualcosa che le piacesse potesse aiutarla a stare meglio dopo ieri sera, per cui mi sono permesso di prepararle dei croissant.»
Lisi prese un croissant dal piatto che Sebastian aveva precedentemente riempito e lo addentò. «Grazie, Sebastian-san. Lo apprezzo.»
L’uomo le fece un breve inchino e le porse un bicchiere con del succo. «Posso permettermi di chiederle come si sente? Ciò che è successo ieri dev’essere stato scioccante.»
«Sto bene, non preoccuparti.» lo rassicurò la bionda, bevendo un sorso di succo. «Mi dispiace per quello che è successo alla padrona di casa.»
«Già, è davvero un peccato.» commentò l’uomo, cupo. «Mi auguro che si riprenda presto.»
Lisi annuì, in silenzio. D’un tratto, il suo cellulare suonò. «Vado a vedere chi è.» Salì rapidamente in stanza e, una volta preso il cellulare, rispose.
«Ciao, Lisi-chan.» le rispose la voce di Fei Rune dall’altro lato.
«Buongiorno, Fei-kun.» fece la bionda, cortesemente.
«Stai bene?» domandò lui, con apprensione.
«Sì, sto bene.» rispose Lisi. «Vorrei ringraziarti per essermi stato vicino ieri.»
Fei tacque per qualche istante. «Beh, tu m’interessi, non potevo di certo lasciarti da sola.»

 
29 Aprile 2019, ore 16:32, ospedale di Inazuma Cho.

La sala d’attesa fuori la stanza in cui era ricoverata Aurora Parisi era piena di persone: da quando Shindou Takuto aveva comunicato al resto degli studenti della Chō taikoku Kōkō che la ragazza si era ripresa, alcuni di loro si erano recati in ospedale con l’intenzione di farle visita per assicurarsi che stesse meglio.
Shindou Akiko, che si trovava lì in quanto la sua intera famiglia era andata a far visita alla ragazza, si alzò dalla sedia su cui sedeva e si avviò verso un distributore di bibite che si trovava dietro l’angolo; assorta nei propri pensieri, finì per scontrarsi con un ragazzo.
«Perdonami, non ti ho visto.» si affrettò a scusarsi, abbassando il capo; l’alzò immediatamente non appena udì la voce del suo interlocutore.
«Non preoccuparti, nessun problema.» le rispose Kurama Norihito, stirandosi la t-shirt con le mani. «È qui la stanza di Aurora-chan?»
Akiko si limitò ad annuire, stupita nel vedere quel ragazzo lì. «Se mi aspetti, ti ci accompagno.»
L’azzurro fece spallucce e la seguì vicino al distributore, poggiandosi al muro affianco ad esso.
«Tu ed Aurora siete amici?» chiese Akiko con quanta più naturalezza possibile.
«Siamo compagni di classe.» spiegò il ragazzo, brevemente.
«Non ci sono molte persone della vostra classe.» insistette lei, digitando il codice indicato sotto una bottiglia d’acqua.
Il ragazzo sbuffò. «Ero preoccupato per lei, va bene?»
«Tranquillo.» fece Akiko, raccogliendo la bottiglia che aveva comprato. «È bello che tu ti preoccupi per lei. Sarà felice di vederti.»
Norihito fece spallucce e la seguì, evitando di parlarle lungo tutto il tragitto. Arrivati alla sala d’attesa, notando la presenza di Minamisawa Atsushi, gli si avvicinò rapidamente ed iniziò a parlargli fitto fitto; Akiko tornò a sedersi al suo posto e, osservandoli, si rivolse ad Elinor e Kaori. «Ditemi un po’, secondo voi perché Kurama-kun è qui?»
«Non saprei.» rispose Kaori, osservandoli anche lei.
«Io penso di saperlo.» ammise Elinor, con un sorriso. «Però non posso rivelarvi nulla.»
La discussione delle tre fu interrotta dall’arrivo dell’infermiera Kudou che, uscita dalla stanza di Aurora, comunicò loro che potevano entrare a fare visita, a patto che non entrassero in troppi. Per primi entrarono i genitori di Aurora e suo fratello maggiore, Leone, il quale aveva preso il primo volo che aveva trovato per tornare dall’Italia; subito dopo, entrarono i signori Shindou ed i loro figli, portando un enorme mazzo di fiori alla ragazza. Rimasti soli in sala d’attesa, Elinor colse l’occasione per attaccare bottone.
«Volete entrare con noi?» domandò a Norihito ed Atsushi che, vicino alla finestra, non avevano smesso di parlare per un minuto.
«Entrare pure da sole.» rispose distrattamente Atsushi, ritornando a parlare con il compagno. Elinor sbuffò, seccata.
«Allora entrate prima voi.» continuò, con aria di sfida. «Noi abbiamo molto di cui parlare, non vorremmo farvi perdere tempo.»
Kaori, colpita da una gomitata della rossa, annuì. «Già.»
Atsushi si voltò verso le due e le squadrò per qualche secondo. «Non abbiamo fretta.»
Elinor alzò gli occhi al cielo. Poco dopo, la famiglia Shindou uscì dalla stanza e le due ragazze entrarono. Aurora, distesa sul lettino ed avvolta in un camice, non aveva un’aria molto felice.
«Brutta stronza.» fece Elinor, avvicinandosi a lei con le lacrime agli occhi. «Mi hai fatta preoccupare.»
Aurora le sorrise, prendendole una mano. «Mi dispiace, Rel-chan. Ho avuto un trauma cranico, una settimana a riposo qui e sarò come prima.»
«Proprio ora che potevamo andare in giro a divertirci…» commentò cupa la rossa.
Anche Kaori si avvicinò al letto, sedendosi accanto ad Aurora. «Mi dispiace averti trattata male, quando eravamo in cucina.»
«Non preoccuparti, Ori-chan.» la rincuorò. «Immagino che vedermi con Minamisawa-san non ti abbia fatto molto piacere.»
«Parlando di questo…» la interruppe Elinor, assicurandosi che la porta fosse chiusa. «Qui fuori c’è Minamisawa-san ed una persona che mai ti aspetteresti.»
«Ossia?» domandò Aurora, alzando un sopracciglio.
La rossa sorrise, per poi dire con voce melodiosa: «Kurama Norihito!»

 
29 Aprile 2019, ore 22:02, Inazuma Cho, ???.

«Non preoccuparti, Raimon-san.» fece Hibiki Seigou, rincuorando l’uomo che, in seguito alle vicende della sera precedente, aveva convocato un consiglio straordinario. «Appena la Golden Week sarà finita, provvederemo.»
«Hibiki-san, non capisci.» insistette l’uomo, alzando la voce. «Dobbiamo agire quanto prima possibile. Hanno ferito una studentessa.»
«Aurora Parisi è una ragazza forte. Si riprenderà subito.» lo rassicurò Hirai Shinzou.
«Non mi preoccupa questo.» spiegò Souichirou. «Mi preoccupa quello che potrebbe fare la S-GEN, dopo aver saputo ciò che hanno fatto a Megane Kakeru.»


1 il nome S-GEN è una versione AU della N-Gen; in questo caso, la S stra per "stronger", quindi significherebbe "generazione più forte" (un riferimento alle loro maggiori capacità ESP).


Angolo dell'autrice.
holaaa~
Come va? Come promesso, non vi ho fatto aspettare troppo per il nuovo aggiornamento.
Che ve ne pare? sono ripetitiva, in ogni angolo dell'autrice lo scrivo...
Il mistero riguardo gli ESPer si infittisce sempre più. Vi aspettavate la comparsa di Saryuu Evan, per l'ennesima volta come cattivo?
Come vi avevo "promesso", nel prossimo capitolo Aurora comparirà un po' meno, cosicché io possa approfondire ciascuno dei vostri oc e le varie relazioni. Ho dovuto quasi ammazzarla per impedirmi di usarla troppo, lol. Ovviamente, non mancherà l'azione!
Adesso vado, ci sentiamo presto!
Michela

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: nutellah