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Autore: Leotie    23/09/2019    1 recensioni
Un bambino vittima di abusi. Un uomo dal passato oscuro. Riuscirà l'amore a smacchiare le due anime da ogni ferita e colpa?
Genere: Drammatico, Fluff, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Petunia Dursley, Severus Piton, Vernon Dursley | Coppie: Lily/Severus
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Le sue mani toccarono i fianchi di lei dolcemente, per poi stringerli in una morsa che testimoniasse la sua presenza, il suo corpo, lei. Le labbra si unirono in un vortice caldo, fatto di morbidi colpi e gemiti.
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Severus aveva ceduto alle calde braccia del sonno. Sospirava, ma i lineamenti del viso erano più dolci, come non lo erano stati da tanto tempo: le rughe erano state spianate da una pelle più liscia, facendolo sembrare ancora più giovane e sereno. Ma quella serenità non apparteneva all’altra metà di quel letto: Lily. Conosciuta da tutti come una ragazza solare, estroversa e spensierata, aveva perso quest’ultima caratteristica da quando era stata rapita. Sì, l’avevano rapita. Non c’era stato nessun Avada Kedavra, nessun corpo ritrovato era stato il suo. Tutti i ricordi che Harry aveva, come Severus e Silente, erano memorie modificate, ricordi creati ad hoc per attuare un piano più grande. Ma lei non l’aveva ancora compreso. L’unica fortuna, in mezzo a tutte le torture, le maledizioni e gli insulti, erano i suoi ricordi, i suoi cari ricordi, che nemmeno la più odiata Bellatrix era riuscita a dirompere e sconquassare. Lily ricordava bene, molto bene, quella notte.
Flashback
«Lily, prendi Harry e nasconditi!» disse James, armeggiando con la bacchetta. Lily raccolse il bambino e salì le scale silenziosamente, ma a passo svelto. Pose il bambino nella culla, stringendo la sua manina attraverso le sbarre. Poi la lasciò, per spingere un cassettone sulla porta, cercando di opporre più resistenza possibile. Voleva tanto chiamare Severus, ma la stanza era sprovvista di caminetto. Si sentirono delle urla e dei tonfi e, dopo, solo una tranquillità sinistra. Dei passi sulle scale costrinsero Lily a prendere in una mano la bacchetta, nell’altra ancora la mano di Harry.
«Harry, piccolo mio, ricorda che la mamma ti vuole bene, papà ti vuole bene e noi saremo sempre lì con te. Non scordartelo mai, angelo mio…» sussurrò Lily, baciando la testolina del piccolo Harry.
Un gridato Alohomora fece letteralmente volare il cassettone, facilitando l’apertura della porta.
«Ah, Lily Evans… o forse dovrei dire Signora Piton. Che piacevole sorpresa!»
«No, ti prego, risparmia il mio bambino! Non fargli del male!»
Voldemort le si avvicinò e con un dito le sfiorò la guancia. Ma quando cercò di allontanarsi, il Signore Oscuro le strinse la mascella, costringendola a guardarlo negli occhi. Voldemort era tentato di usare la legilimanzia, ma decise che sarebbe stato meglio guardare un tale bocciolo crollare per sua mano, mentre era sotto tortura. Sì, sarebbe stato… piacevole.
«Signora, lei non deve preoccuparsi.» sibilò, per poi avvicinarsi ad Harry e accarezzagli la testolina. Il bambino pianse ancora di più. Voldemort continuò: «Al bambino non sarà fatto alcun male. Non sentirà niente. Un ‘puff’ e la sua anima sarà volata via.»
«No, no! Ti prego-»
Improvvisamente, la voce di Lily fu messa a tacere dal ‘Silencio’ cantato alle sue spalle. Una lieve brezza dietro la sua nuca e il suo corpo fu improvvisamente circondato da corde invisibili, che la stritolarono, rendendole quasi incapace respirare. Le sue labbra si tinsero di un blu violaceo. Una risata si fece eco nella stanza: Bellatrix Lestrange.
«Tut, tut» cantò, mettendo in mostra quella che era considerata la sua fanatica pazzia, che la contaminava in ogni suo gesto. «La povera, piccola Snape non riesce a respirare. Oh… sta anche piangendo…» continuò, strappandole con delicatezza malata alcune lacrime e segnandole le guance con striature rosse causate dallo sfregamento dei suoi polpastrelli.
Nel frattempo, gli occhi di Lily erano solo per suo figlio, la voce che strangolava, tramontando in nient’altro che rauche inspirazioni, in cerca d’aria. La scena fu consumata in pochi istanti: un lampo verde sfrecciò sul bambino, sfregiandone la fronte, ma non colpendolo, anzi rimbalzando. Avrebbe potuto uccidere Voldemort se non fosse stato per il fatto che quest’ultimo era apparso via, senza assicurarsi che il bambino fosse morto veramente. Bellatrix non guardò la scena davanti a sé, gli occhi intenti solo a guardare il suo padrone; solo Lily fu travolta dal sollievo che suo figlio non fosse morto e, contemporaneamente, dalla preoccupazione che fosse ferito. Lily non sapeva che Bellatrix avrebbe dovuto assicurarsi delle morte del bambino e, quando ne fu a conoscenza, fu veramente felice della negligenza della donna, che fu subito sottoposta a Cruciatus dal Signore Oscuro. Lei, invece, fu incatenata ad una colonna, che reggeva al centro il soffitto di una stanza rotonda, che poi Lily avrebbe capito fosse una torre. Di certo in quel momento la vista si stava annebbiando per la mancanza d’aria. Ma proprio quando stava per raggiungere l’apice, fu liberata alle corde invisibili, restando appesa per i polsi e le caviglie alla colonna. Furono numerose le maledizioni che seguirono, le torture fisiche e mentali, le minacce e la violenza fisica.

Fine Flashback
Lily rotolò su un fianco: aveva paura, molta paura. Stava combattendo contro sé stessa, contro una volontà imposta. Non voleva realmente ferire suo marito e suo figlio.
Flashback
«Crucio!»
Il silenzio non esisteva ormai da tempo in quella cella, come un pavimento di pietra immacolato, ora ricoperto da macchie di sangue secco. L’odore metallico era pungente, ma non disturbava i visitatori della vittima, o meglio, i suoi aguzzini. La donna appesa a quegli anelli, già esile, aveva assunto una fisionomia scheletrica. Avrebbe potuto morire subito, se non fosse stata per la scelta dal Signore Oscuro di lasciarla sopravvivere con un po' cibo ed acqua al giorno, condannata a essere vittima di confessioni estorte. Tutto questo fino al giorno in cui Voldemort decise che sarebbe stata meglio usata per un fine maggiore.
Si presentò sbattendo la porta ferrata. Il rumore non fece altro che aumentare il dolore alla testa che aveva tormentato Lily giorno e notte. Era così sordo il suo pulsare, che la fragile donna non era capace di comprendere le parole che le venivano rivolte. Il suo corpo era coperto di goccioline di sudore freddo, i suoi stracci inzuppati di vomito. La nausea la colpiva a ondate, il suo stomaco rigettava ogni cosa gli fosse immesso, anche quel po' d’acqua, contraendosi spasmodicamente e tormentando la povera vittima con dolori atroci. Le pupille si dilatavano e si richiudevano a un ritmo allarmante, martiri di luci abbaglianti e false droghe, che non venivano iniettate nelle vene e nemmeno inalate, solo sintomi fantasma, dalla parvenza di assunzione malata. L’aria era infetta ma, fortunatamente, non così tanto da causare infezioni. Il corpo era continuamente sbandierato dai venti d’altura, colpito spietatamente dalle piogge che infrangevano all’interno della torre. I capelli erano raggrumati in ciocche non pettinate, sporche di sudore, sangue e sporcizia. Le palpebre, perennemente chiuse, bruciavano così tanto da rendere impossibile il lacrimare e il loro aprirsi, per guardare il mondo esterno. Le corde vocali erano profondamente danneggiate.
«Oh, Signora Piton… ci rivediamo ancora?» disse Voldemort, la sua risata buia risuonò per tutta la torre.
Lily non rispose, non poteva rispondere. Seguirono il fruscio di qualcosa che lei non poteva vedere e, poi, il dolore e il bruciore di una mano ossuta sbattuta violentemente sulla sua faccia. Il movimento improvviso del capo sbilanciò tutto il suo corpo, ferendo i polsi e le caviglie ammanettati. Nonostante fossero passati anni, il suo corpo non era atrofizzato perché, quando i suoi aguzzini si stancavano di torturarla, la liberavano, lasciandola libera di muoversi per lo spazio angusto della torre. Incantavano i portici senza finestre per evitare che la vittima tentasse il suicidio. Qualche volta si prendevano la briga di ordinare elfi domestici, per ripulire i pavimenti dall’urina, dalle feci, sangue e sudore mischiati, come anche il corpo della donna. Il Signore Oscuro era stato molto chiaro: la donna doveva essere torturata, ma non potevano farla impazzire, né potevano dare spazio a infezioni o malattie. La donna gli serviva intera, soprattutto dal momento in cui prese una decisione importante.
«Brutta sudicia mezzosangue, vedo che il gatto ti ha mangiato la lingua. Quando ti faccio una domanda, Tu. Devi. Rispondermi. Comunque,» continuò, sibilando gioiosamente, «ho preso una decisione. Per tutti questi anni ho cercato di farti parlare, di capire e scoprire qualsiasi cosa potesse essere utile nella mia missione di Salvatore del Mondo. Ho dovuto nascondermi dal mondo magico, avendo la stessa reazione di uno stupido babbano che ha paura della magia, per rendermi forte, sempre più forte, fino a quando non arrivasse il momento di uscire allo scoperto. E questo momento, mia cara, è quasi arrivato. Ora, la mia decisione ricade su di te. Perché tu, feccia mezzosangue, avrai l’onore di aiutarmi a rendere gloriosa questa missione. Sarai la mia spia, la mia bellissima piccola spia. Troverai quel traditore di tuo marito e quel tuo figlio bastardo, conquisterai i loro cuori, solo come un caro ricordo può fare e, poi, darai loro da bere un veleno mortale, che li farà soffrire lentamente, fino a quando non esaleranno il loro ultimo respiro. E una volta datoglielo, li porterai qui, per godere appieno del loro tormento. E poi, mia cara, un volta finito, sarò così indulgente da rendere veloce la tua morte e consentirti di raggiungere i tuoi cari parenti all’inferno!»
Voldemort rise, rise così forte che Lily entrò in panico. La donna cominciò a scuotere furiosamente la testa, un rivolo si sangue che colava sul suo mento, dopo che il Signore Oscuro aveva artigliato la sua guancia, ripetutamente.
«Si, piccola puttana, lo farai. Lo farai! Ma visto che non vuoi collaborare, utilizzerò le maniere forti… Imperio!»

Fine Flashback
Ma non ebbe la meglio. Lily si sedette sul bordo del letto e si alzò. In punta di piedi raggiunse le sue vesti, allungò la mano e frugò nelle tasche del suo mantello, fino a quando non trovò due fiale. Le sollevò al chiarore della luna, il verde pallido brillava intensamente nella sua pericolosità. Era il momento giusto. Il momento giusto per ucciderli.

Note dell’autrice: Scusate per il ritardo. Sto studiando per un test dell’università e non ho potuto più di tanto dedicarmi alla scrittura. Ecco il nuovo capitolo. Cosa ne pensate?
Se vi va, lasciate una breve recensione. Sono ben accetti consigli. Buona lettura.
   
 
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