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Autore: EffeI    26/09/2019    2 recensioni
Un futuro alternativo per Harry e Hermione. Qualcosa accade nella tenda, così vuota senza Ron, poi più nulla. Quattro anni dopo Harry ha sconfitto Voldemort, sconfitta pagata a caro prezzo, e il suo futuro sembra essere già scritto....o forse no?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Angolo Autrice: 
Ciao a tutt*! Sì sono viva ed è  viva anche la storia sebbene sia stata in sospeso per più di due anni dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo. Volevo intanto chiedervi scusa per questo immenso ritardo ma putroppo gli impegni sono stati molti e non ho avuto il tempo sufficiente da dedicare alla storia o almeno non come avrei voluto. Vi chiedo anche scusa per la lunghezza di questo capitolo ma è uno di quelli a cui tengo molto e che considero molto importante per la storia, suddividerlo ulteriormente avrebbe fatto perdere la continuità della  narrazione. Non mi dilungheò oltre, vi auguro buona lettura e vi ringrazio, chiunque di voi vorrà lasciare un commento o anche solo leggere il capitolo. 
Mi auguro che vi piacerà leggerlo almeno quanto a me è piacuito scriverlo. 
A presto! 
EffeI 




Così alla fine quel giorno era arrivato. Aveva cominciato a credere che tutto sarebbe andato come aveva sempre voluto, che lui e Hermione avrebbero avuto la possibilità di creare una famiglia e vivere insieme, ma sopratutto che lei con il tempo avrebbe imparato ad amarlo. Non come amava Harry, quello sapeva che non sarebbe mai successo, ma che magari sarebbe stata in grado di accettare lui e di amarlo per quello che era. Si era detto tante volte di essere solo uno stupido illuso, in fondo quei due si amavano da anni e lui sarebbe rimasto  per Hermione solo la sua prima relazione adolescenziale. Quando  quattro anni prima era tornato nel bosco guidato dalla luce del Deluminatore di Silente, non aveva solo visto il fastidio e la rabbia di Hermione per il suo comportamento, fastidio che all’inizio aveva letto come la prova del suo interesse per lui, ma anche qualcosa che lo aveva spinto ad agire come aveva fatto fino a quel momento, convinto dei sentimenti di lei. Qualche giorno dopo essere tornato era andato alla ricerca di legna del bosco e mentre si riavvicinava alla tenda li aveva visti. Non era successo nulla di straordinario, Hermione aveva freddo e Harry le aveva avvolto una coperta intorno alle spalle, ma il modo in cui entrambe avevano reagito al tocco dell’altro e gli sguardi  che ne erano seguiti erano stati abbastanza espliciti da fargli capire che tra loro era scattato qualcosa. Vide anche come quel momento fu così breve e come entrambe si allontanarono l’uno dall’altra a dimostrazione del fatto che si erano imposti di nascondere i sentimenti che provavano, tutto per non far soffrire lui. Erano Harry e Hermione, dopo tutto non ci si poteva aspettare un comportamento diverso da loro due, avrebbero preferito soffrire in silenzio piuttosto che far star male lui o sua sorella. Da quel momento aveva capito che le cose, comunque sarebbero andate, non sarebbero state le stesse, soprattutto tra lui e Hermione. Per questo motivo da quando si erano riavvicinati era sempre stato preoccupato che prima o poi Harry o lei avrebbero ceduto a quel sentimento; ma non era successo, non fino a qualche mese prima. Poteva anche passare per quello che nel trio era meno intelligente o meno coraggioso, sebbene non fosse così,  ma era sempre stato in grado di notare i piccoli dettagli e qualche mese prima si era reso conto che di nuovo qualcosa era successo. Hermione era diversa, quando rientrava dal lavoro lasciava percepire il suo cambiamento d’umore, più del solito; e poi c’era stata la finale del campionato di Quidditch. Non appena lui e Ginny li avevano trovati nella tenda lui aveva letto chiaramente negli occhi di entrambe il senso di colpa e la vergogna. Non erano mai stati delle cattive persone e li conosceva troppo bene perché credesse che era tutto organizzato, sapeva che avevano sofferto e lottato contro loro stessi per reprimere quello che provavano. In più la questione di Will era stata l’ennesima prova, come a dire:  “Guarda Ron non lo vedi? Perfino un bambino di sei anni capisce che ci amiamo e che siamo perfetti insieme”. E allora chi era lui per impedire una cosa del genere? Ma allora se aveva accettato la cosa, come era arrivato a fare la proposta di matrimonio ad Hermione? Non che non ci avesse provato a rinunciare alla sua idea di felicità, però dopo il suo periodo in Egitto aveva notato un piccolo riavvicinamento tra di loro ed era bastato questo per alimentare la piccola speranza che aveva di poter costruire una vita con lei. E così eccolo lì a farle la proposta di matrimonio per vedersela rovinata da sua sorella. Lei non li conosceva e aveva fatto prevalere il suo lato egoista e geloso, quel lato che non era riuscita a controllare mettendo in scena tutta quella farsa sperando che lui non avesse voluto vederli mai più in vita sua. Ma dicendole quelle cose, la aveva sorpresa e a dire il vero, aveva sorpreso anche se stesso. Era pur sempre sua sorella, eppure non si sarebbe mai aspettato da lei un tipo di comportamento del genere, ma era anche vero l’amore può far fare cose folli, poteva forse biasimarla?No, non poteva. D’altronde anche una parte di lui aveva pensato quelle cose. Li avrebbe voluti lontano da se per vivere in pace e non soffrire ogni giorno, eppure era stato in grado di controllarlo. Ginny al contrario era sempre stata un po’ più impulsiva e si sa bene che la rabbia può far parlare a sproposito a volte. Decise che era giunto il momento di parlare e chiarire la faccenda una volta per tutte e si rivolse ad Harry:

“Non preoccuparti non ho intenzione di picchiarti per esserti portato al letto la donna che amo, sei il mio migliore amico e averti lontano una sola volta è stato già troppo per me.”

Poté leggere l’espressione di sorpresa dipinta sul suo viso e prima che dicesse qualcosa aggiunse:

Non sono arrabbiato, con nessuno dei due. E no, non sono pazzo. Una parte di me ha sempre saputo che eravate innamorati l’uno dell’altra fin dagli ultimi anni ad Hogwarts, nonostante la nostra relazione, Hermione. Non preoccuparti so che a modo tuo mi hai amato, non come ami lui ma lo hai fatto e io ti ringrazio per questo. Ti ringrazio per averci provato, per avermi dato una possibilità e sappiate entrambe che non porto nessun rancore e sopratutto che vi ho sempre considerato i miei migliori amici e lo farò sempre, non importa come sono andate le cose e come andranno da oggi in poi, davvero”

 

Harry rimase sconvolto da quelle parole e si chiese come fosse possibile che Ron fosse così comprensivo. Non provava nemmeno un briciolo di rabbia per tutta quella situazione? Insomma lui aveva sempre saputo ogni cosa eppure non aveva mai detto nulla, perché?

“Perché Ron? Perché se sapevi ogni cosa non hai mai fatto nulla o detto nulla? Non è stato persino peggio per te? disse Harry

Ron non rispose subito ma si limitò semplicemente a guardarlo e in quello sguardo Harry ottenne la sua risposta:

Avresti davvero voluto che lo avessi fatto? Che un giorno mi fossi alzato e così all’improvviso avessi accusato entrambe di avermi tradito, mandando all’aria la nostra amicizia? No, non potevo farlo e poi credo che una piccola parte di me sperasse ancora che le cose si sarebbero risolte in un altro modo, che i vostri sentimenti così come erano nati sarebbero a loro volta svaniti, concedendo a me la possibilità di amare Hermione e di essere riamato, con il tempo. Invece no, le cose non sono andate così per cui, eccoci qui.” concluse con tono amaro.

Harry si sentiva malissimo, avrebbe voluto fare qualcosa ma non sapeva cosa se non dirgli quanto gli dispiaceva per ogni cosa:

“Ron io, non so davvero cosa dirti. Dirti che mi dispiace di averti ferito e di averti fatto star male, di averti privato della persona che ami e con la quale progettavi un futuro, dirti tutto questo non credo sia abbastanza e soprattutto è così scontato. Tu mi conosci e sai che sono devastato da questa situazione, tu CI conosci e sai benissimo come siamo fatti, mi dispiace tanto Ron, con tutto il cuore. Non avrei mai voluto che tu o tua sorella soffriste ma non ci sono riuscito e capirò perfettamente se non vorrai più vedermi, in fondo non ho tradito solo te o lei ma ho voltato le spalle e mi sono  preso gioco di tutti i valori che tu e la tua famiglia mi avete insegnato, vi ho mancato di rispetto e so che delle banali scuse non saranno mai abbastanza.” Aveva cercato di dirgli quello che sentiva in quel momento, di esprimere tutto il suo dispiacere e la sua vergogna per quella situazione. Non aveva parlato per Hermione, sapeva che lei non lo avrebbe voluto, era perfettamente in grado di difendersi e di chiedere scusa a modo suo.

 

Hermione non aveva detto una sola parola ma aveva avuto solo un piccolo fremito di sorpresa nel momento in cui Ron gli aveva detto che non era arrabbiato con loro. Ecco, questo non se lo aspettava. Hermione Granger era stata colta alla sprovvista. Fu felice che Harry non parlasse anche per lei, non voleva passare per quella che si sentiva troppo in colpa a tal punto da essere incapace di chiedere persino scusa. Dopo le parole di Harry era calato nuovamente il silenzio sulla stanza, Ginny continuava a starsene seduta sulle scale in silenzio e con lo sguardo basso, Harry era in piedi vicino a Ron che era ancora seduto sul divano. Quanto a lei invece era esattamente nella stessa posizione di quando aveva varcato la soglia del suo appartamento, a pochi centimetri dalla porta di ingresso che qualcuno aveva chiuso. Chi era stato? Forse Harry, lo ringraziò mentalmente perché aveva evitato che qualunque passante assistesse alla scenata messa in atto da Ginny e a tutta la situazione che si era creata. Sentì in cuor suo di dover dire qualcosa, non tanto per scusarsi, quello era qualcosa che doveva assolutamente a Ron, no sentiva il bisogno di chiedergli il perché di tutta quella comprensione. Era consapevole che Harry gli aveva fatto la stessa domanda e Ron aveva già risposto, ma il punto era un altro: lei aveva bisogno di sentire Ron arrabbiato, di sentirlo deluso e ferito dal loro comportamento. Forse era egoista ma non poteva sopportare che lui si dimostrasse così perfettamente calmo quando lei aveva passato le pene dell’Inferno per cercare di venire a capo di quella situazione. Con tutta la dignità che possedeva in quel momento cercò di ricacciare indietro le lacrime e schiarendosi la gola si rivolse a Ron:

“È forse questo il tuo modo per dimostrare che sei furioso con noi?” aveva la voce roca, rotta dall’emozione. Cercò di ricomporsi e di assumere un’espressione ed un tono di voce distaccato. Ron nel frattempo aveva alzato lo sguardo verso di lei e la guardava con aria interrogativa:

“Che cosa?

Ti ho chiesto se per caso questo non è un modo tutto tuo per farci sentire in colpa ancora di più” ripeté lei con voce ferma.

 

Harry non riusciva a capirla, perché si stava lamentando? Ron si era dimostrato comprensivo proprio come avevano sperato tante volte. Perché voleva fargli cambiare idea? Poi all’improvviso comprese ciò che intendeva Hermione: Ron poteva aver accettato la cosa ma proprio il suo mostrarsi così accondiscendente e comprensivo poteva essere un suo modo per farli sentire ancora peggio, d’altronde l’indifferenza era sempre un’ottima arma. Come sempre Hermione aveva raggiunto la conclusione prima di lui. A quel punto rivolse anche lui la stessa silenziosa domanda a Ron, attendendo una risposta che però non sembrò arrivare. Ron continuava a guardare in basso senza rispondere e sia Harry che Hermione cominciarono a credere che in fondo, questo suo mostrarsi così accondiscendete in realtà era sintomo di tutt’altro.

Vuoi la verità? Non lo so. Forse sì, forse è il mio modo per vendicarmi. Io non vorrei, lo so che cosa avete passato, so che avete lottato per evitare che succedesse ma forse una parte di me, inconsciamente, vorrebbe farvi soffrire esattamente così come voi avete fatto soffrire me” parlò a voce bassa, quasi un sussurro alzando lo sguardo verso entrambe.

Hermione lo sapeva, sapeva che la cosa era fin troppo semplice e fin troppo bella per essere vera.

Va bene, Ron. È  giusto che tu lo voglia, che tu voglia farci soffrire come noi abbiamo fatto soffrire te. Tu non hai mai meritato nulla di tutto questo. Io non ti merito. Tu sei sempre stato troppo per me, sai? Sei sempre stato troppo buono, comprensivo e paziente con me, mi sei sempre stato vicino senza mai abbandonarmi  e hai cercato di fare il possibile per rendermi felice. Tu non hai mai mancato di nulla, quella sono stata io. Io che non ti ho mai amato abbastanza, io che ho deciso di seguire il sentimento adolescenziale sbocciato in un momento delicato e che con il tempo ho capito essere ben più di questo. Mi dispiace così tanto per averti fatto soffrire e non hai idea di ciò che ho dovuto passare per riuscire a sopportare questa situazione…per me era diventata insostenibile. Non sono dispiaciuta di amare Harry e non lo sarò mai, perché vedi questo sentimento è sempre stato una costante. In ogni momento di turbamento o di difficoltà era a questa sensazione che facevo affidamento, e Dio solo sa quanto avrei voluto che fosse per te e non per lui. Quante volte mi sono detta di amarti e l’ho fatto, sai che l’ho fatto, ma come hai detto tu non è la stessa cosa. Ti dico tutto questo non per ferirti o per farti sentire ancora peggio, ma te lo dico perché credo che sia giusto tu sappia la verità. Preferisco questo piuttosto che vivere al tuo fianco fingendo di amarti e non essendo pienamente me stessa. Ma soprattutto non te lo sto dicendo per farmi sembrare troppo severa con me stessa o come una vittima, te lo dico perché, nonostante tutto e nonostante quello che tu possa pensare, io ci tengo davvero a te e l’ho sempre fatto. Perdonami, se puoi.”

Ron l’aveva ascoltata in silenzio senza battere ciglio, ancora seduto sul divano e con un’espressione di rassegnazione e dispiacere sul viso. Rimase a guardarla ancora per qualche secondo poi si alzò e avvicinandosi, sempre senza dire una parola, la abbracciò. Hermione dopo l’iniziale sorpresa di quel gesto così spontaneo si abbandonò all’abbraccio e quelle lacrime che aveva cercato di controllare caddero bagnando la camicia di Ron. In quel momento Harry si sentì fuori posto, Ron e Hermione erano sempre state due delle persone più importanti nella sua vita, non solo i suoi migliori amici ma quella famiglia che gli era stata portata via troppo presto. Sapeva che loro avevano avuto sempre un rapporto molto particolare, che ognuno dei due aveva una parte importante nella vita dell’altro e sapeva anche che quel rapporto era qualcosa di speciale che non sarebbe mai mutato. Dopo qualche istante Ron sciolse l’abbraccio e con un gesto di estrema delicatezza asciugò con le dita le lacrime dalle guance di Hermione:

Come posso non perdonarti? Sei la mia migliore amica, la mia confidente più intima e la persona che mi è stata sempre vicina in ogni situazione, la mia piccola sapientona. Oggi non sarei qui e non sarei così se non fosse per te, per questo ho ancora bisogno che tu sia al mio fianco. La vita è troppo complicata per uno come me senza di te” pronunciò quelle parole con estrema dolcezza e Hermione non riuscì a trattenere di nuovo le lacrime, lo abbracciò di nuovo a sua volta e gli sussurrò piano:

Ti voglio bene”

Dopo aver sciolto l’abbraccio Ron si rivolse ad Harry, ancora lì in piedi, che aveva assistito come un silenzioso spettatore alla riconciliazione tra lui ed Hermione. Successe tutto in pochi secondi; Harry stava per proferire parola quando vide qualcosa di rapido e sfocato entrare nel suo campo visivo e subito dopo sentì un dolore lancinante proprio all’altezza della mascella. L’impatto lo fece indietreggiare e la reazione al colpo gli offuscò la vista facendogli lacrimare gli occhi. Nel giro di pochissimi secondi realizzò a malincuore quello che era successo: Ron gli aveva dato un pugno, e anche un bel gancio destro. Si portò le mani sul viso massaggiando la mascella mentre lentamente la vista tornava ad essere più chiara. Vide Hermione vicino a lui che cercava di capire se ci fosse un danno più grave. Aveva un’espressione indescrivibile, mista tra rabbia e indignazione e prima che potesse aprire bocca per accusare Ron di quel gesto così infantile lui la guardò e alzò la mano tranquillizzandola:

“Va tutto bene, Hermione. In fondo è solo un pugno in faccia, se a Ron questo basta io non posso di certo lamentarmi, non trovi?” Ron nel frattempo si stava massaggiando la mano a sua volta, se non altro anche lui ha sentito il dolore pensò Harry rincuorato. Si guardarono e dopo qualche minuto di tensione scoppiarono a ridere, abbracciandosi. Harry ricambiò la stretta dell’amico con tutta la propria forza, felice che lui li avesse perdonati e che, in fin dei conti, si fosse accontentato di un solo gancio destro. Hermione invece aveva un’espressione interdetta dipinta sul volto, una situazione molto simile che le ricordò il quarto anno quando Ron e Harry avevano litigato per via del Torneo Tre Maghi: Gli uomini non li avrebbe mai capiti.

Sciolto l’abbraccio Ron si rivolse ad entrambe:

“Sono stato così arrabbiato con voi. Quando l’ho scoperto la prima volta, o meglio quando l’ho capito per la prima volta, quasi non ci volevo credere.” disse con tono triste “Mi dicevo che non era possibile, insomma eravate Harry e Hermione, i miei migliori amici, insieme eravamo il trio più famoso di Hogwarts. Ma più di tutto eravamo una famiglia e la famiglia non si tradisce. Poi tutto si era risolto per il meglio per me, fino alla Coppa di Quidditch, ve lo leggevo negli occhi, leggevo la vostra paura, il terrore di essere scoperti, ma sopratutto leggevo la vostra vergogna. Siete sempre stati un libro aperto per me,  aver vissuto insieme per sette anni mi ha permesso di imparare a conoscervi e leggervi, sia dentro che fuori. La vergogna per quello che era successo, il vostro sentirvi sporchi e traditori, lo percepivo sì, ma c’era qualcosa di più, qualcosa che vi oscurava lo sguardo. Non era la vergogna di essere stati al letto insieme, ma quella di aver tradito me e tutto quello che la nostra amicizia rappresentava. Quando tornai a casa mi sentì così arrabbiato, così furioso nei vostri confronti.  Avevo dentro una rabbia mai provata prima, pensai che ero davvero un idiota, un emerito cretino che si faceva fregare sotto il naso dai suoi due migliore amici,  quelli che avevano deciso di spassarsela senza minimamente preoccuparsi dei suoi sentimenti. Continuavo a pensare che ovunque foste andati, qualunque luogo dove io non fossi presente per voi era ottimo, fino a quando mi il dubbio che mi aveste tradito persino in casa nostra, nel nostro letto. Fui divorato dalla paranoia, dal pensiero che per voi ogni occasione era perfetta per deridermi e per sminuirmi mentre ve la spassavate allegramente. Pensai che ogni giorno mentre andavate al lavoro era il vostro primo incontro della giornata, il primo di tanti altri. Ogni sera cercavo i segni del tradimento; vi osservavo, osservavo i vostri movimenti, i vostri sguardi e proprio nei vostri movimenti percepii qualcosa non mi aspettavo. Paura. 
Avevate paura anche solo a sfiorarvi, a guardavi negli occhi ogni volta in mia presenza o a quella di mia sorella, evitavate ogni contatto che fosse fisico o visivo, vi parlavate da lontano a testa bassa e allora capii. Capii che la situazione per voi non era per niente facile, esattamente come per me. Se io ero divorato dalla gelosia e dalla paranoia, voi lo eravate dalla paura e non vi fidavate più di voi stessi. All’inizio fui contento di questo, era giusto, ve lo meritavate per quello che mi avevate fatto alle spalle, fino a quando non cominciai a riflettere. Cominciai a ricordare che quegli atteggiamenti non erano solo di quei giorni. Fu come se mi fossi svegliato all’improvviso, una vera e propria illuminazione. Cominciai a riconoscere in quei modi gli stessi modi, gli stessi comportamenti che avevate avuto in passato l’uno verso l’altra. Avevate vissuto per 8 anni di questi modi, di questi gesti nascosti, di sguardi fugaci e silenziosi, per la paura di ciò che sarebbe potuto succedere e che questo potesse ferire me. Avevate trascorso ogni giorno reprimendo chi eravate, ciò che volevate, eravate arrivati ad annullare voi stessi e i vostri sentimenti, per il mio bene. Io non mi ero accorto di nulla, ero stato un testimone idiota di tutto questo e non lo avevo mai compreso davvero. In quel momento allora compresi che non potevo essere arrabbiato con voi, che non potevo minimamente permettermi di insultarvi come avevo già fatto, sì perché io stavo soffrendo dopo aver scoperto tutto, ma la mia rabbia, la mia sofferenza per quella settimana non era niente, niente, in confronto a quello a cui voi avevate deciso di rinunciare per tutti quegli anni. Ecco perché vi perdono, ecco perché non sono arrabbiato, perché voi siete stati in grado di mettere la mia felicità prima delle vostra, di mettere il vostro affetto nei miei confronti davanti al vostro, altrettanto profondo. E io non posso fare la vittima, non posso passare per quello che ha sofferto, quando anche voi avete passato momenti persino più difficili. Perdonatemi se ci ho messo tanto a capirlo.”

Buttò fuori questo fiume di parole tutto d’un fiato, guardandoli negli occhi senza tentennare: ci credeva davvero, ad ogni singola parola che aveva pronunciato. Hermione stava piangendo in modo silenzioso curva su se stessa mentre Harry aveva gli occhi lucidi. Nel silenzio che aleggiava in quella casa si sentirono i passi di Ron sul tappeto diretto verso di loro stringendoli di nuovo in un abbraccio. Hermione crollò sulla sua spalla dando sfogo davvero a tutta se stessa, felice che anche Ron avesse capito e che finalmente non sarebbe più stata costretta a nascondere quello che provava per Harry. Lui da parte sua aveva accolto l’abbraccio di Ron con immane sollievo, come se fosse stato in grado di respirare a pieni polmoni dopo tanto tempo. Non seppe quando tempo passò, rimasero tutti e tre abbracciati, in silenzio, rotto solo dai singhiozzi di Hermione e dal suo respiro irregolare. Harry fu il primo a sciogliere l’abbraccio, si passò la mano sul viso, togliendosi gli occhiali e si rivolse a Ron, sentendo il bisogno di dire qualcosa:

“Non hai nessuna colpa Ron, purtroppo o per fortuna io e Hermione siamo fatti così e sai che non avremo mai voluto. Ci siamo ripetuti sempre che era sbagliato, non siamo perfetti e non siamo degli eroi. Abbiamo sbagliato, abbiamo fallito nel non mantenere la promessa che ci eravamo fatti. Siamo umani e abbiamo cercato il più possibile di non farti soffrire. Come ha detto Hermione prima tu sei troppo buono, io non ti ho mai meritato come migliore amico, come fratello, eppure non posso che essere felice alla sola idea che tu mi abbia perdonato e che mi permetterai, se vuoi, di essere di nuovo tuo fratello.”

Ron lo guardò sorridendo e scosse la testa, fece per rispondere ma Ginny lo precedette:

“Oh per l’amor del cielo basta! Abbiamo capito tutti come siete! Abbiamo capito che Harry e Hermione sono delle persone meravigliose, che sono stati costretti a soffrire e reprimere loro stessi per tanto tempo e che  tu fratellino sei troppo buono, sei una persona così speciale che non ti meriti nessuno dei due e adesso li perdoni e bla bla bla. No! Prima mi hai messo a tacere, ma dato che non ci sei solo tu di mezzo in questa situazione, e visto che me ne sono stata seduta in disparte ad ascoltare i vostri patetici discorsi: ADESSO tocca a me. Qui dentro mi sembra di essere l’unica con un minimo di buon senso. Per voi va tutto bene! Per te Ron questa è solo una delle tante litigate che hai avuto con loro e che in nome dell’amicizia che vi lega sei disposto a cancellare. Beh tu forse sarai anche disposto a farlo, ma io no. Io mi rifiuto di far finta di niente…

“ E non devi.”cominciò Harry

“Non interrompermi! Ho detto che per voi tutto questo è normale, che riuscite a passarci sopra e magari un giorno perfino a farvi una risata ripensandoci, ma io non posso farlo. Io non voglio e sopratutto non RIESCO a passarci sopra.

Sono cresciuta con la consapevolezza di provare qualcosa di concreto e di vero per te, Harry. Negli anni ti ho visto ignorarmi o perlomeno cercare di mantenere un atteggiamento rispettoso nei miei confronti, perché infondo ero pur sempre la sorella del tuo migliore amico e tu non potevi di certo comportarti in modo diverso. Ho visto nascere in te l’interesse per qualcuno che non ero io e ho dovuto farmi forza, ho dovuto andare avanti con la mia vita e non incentrarla su di te. Mi era stato detto di camminare per la mia strada con la speranza che, presto o tardi, si sarebbe incrociata con la tua. Eppure ogni anno soffrivo di più, speravo con il tempo che tu ti saresti accorto di me e di quello che provavo per te, di quello che con gli anni era maturato da una semplice e stupida cotta adolescenziale in un sentimento vero, maturo. Tu eri il mio primo vero amore e quando dopo tutti quegli anni qualcosa scattò anche per te io non riuscivo a crederci, non riuscivo a capacitarmi che davvero tu volessi me. “ disse con voce tremante.

“Quando ci siamo baciati per la prima volta per me fu un momento meraviglioso, una sensazione impagabile che avevo desiderato per così tanto tempo e che nel suo concretizzarsi aveva, di gran lunga, superato qualsiasi mia aspettativa. Vivere con te è stata la realizzazione del mio sogno. Viverti ogni giorno, sapere di essere il tuo punto di riferimento, la persona sulla quale potevi sempre contare, quella che sapeva come prenderti, come calmarti e farti forza in tutte le situazioni. Ero felice, fiera di essere la prescelta, quella che poteva vantare il diritto di conoscere profondamente e veramente, Harry Potter. Ero fiera di essere stata scelta da te e non c’era cosa più bella che potevo desiderare. Volevo costruire una famiglia insieme a te, darci un futuro e come una stupida idiota mi ero immaginata un romantico quadretto di noi quattro invecchiare felicemente circondati dalla nostra famiglia. Ron tu puoi perdonarli perché li hai vissuti, hai imparato a conoscerli e viverli così intensamente te li ha fatti amare per quei tratti,  quelle idee e valori che condividete. Avete stima, affetto, fiducia e sopratutto affinità. C’è qualcosa che non sono mai riuscita a spiegarmi in tutti questi anni, credo sia qualcosa che trascenda persino il comune concetto di amicizia. Io, Ron, questo non ce l’ho. Io ho solo l’amore. Un amore vero, incondizionato e sempre costante per lui e un affetto vero, sincero e spontaneo per quella che avevo, da sempre, considerato come la mia migliore amica.” disse in tono sarcastico

“Ginny…”riprese Harry

Non ho finito. Io ti ho dato tutto, ogni cosa di me.” ricacciò indietro le lacrime che stavano appannando i suoi occhi. “Ti ho mostrato aspetti della mia anima che avevo paura di mostrare perfino a me stessa, mi sono confidata con te sulle mie paure e i mie sogni, certa  di aver trovato in te il confidente perfetto, di aver trovato nella tua anima la complementare della mia, e invece no. Forse non riesci a capire e credi che io stia esagerando, ma non è vero. Per me tu eri tutto. Ti ho voluto così a lungo e quando finalmente è successo ero completa. Poi però ho cominciato a notare qualcosa, uno sguardo in più, un gesto talmente tanto piccolo e insignificante che io stessa mi ero sorpresa di aver notato. La complicità c’è sempre stata e non era nulla di nuovo, solo che questa volta c’era qualcosa di diverso. Ogni giorno insieme al lavoro, ogni sera di ritorno sempre insieme perfino durante le cene. I movimenti reciproci nell’apparecchiare o nel servire le pietanze, tutto era in perfetta armonia. Gli sguardi rubati e fugaci,  i saluti timidi e brevi, come se essendo in nostra presenza vi steste limitando, come se non foste voi stessi per davvero. Poi quel ragazzino piove dal cielo e tutto comincia a spaventarmi concretamente. Tutto quello che fino al suo arrivo avevo percepito come impressioni e sottovalutato, comincia ad assumere un peso consistente. Lui, arrivato da chissà dove, che mi sbatteva in faccia quanto vi volesse insieme, lui che ama Hermione invece che me. Io che all’improvviso divento la ruota di scorta, una semplice “zia” quando dovrei essere la “madre”. Come pensi che mi sia sentita quando ho capito che avevi intenzione di adottarlo ma non con me? Non ti ha mai sfiorato l’idea che anche io volessi una famiglia insieme a te? Ma no ovviamente la cosa non ti ha toccato minimamente, in fondo c’era Hermione, Will la adora. Will cerca e desidera la famiglia che non ha mai avuto e finalmente ora la sta costruendo, peccato che ti sia sfuggito il fatto che anche tu te la stavi costruendo, ma non con me. Ero su tutte le furie e mi sono ritrovata ad  odiare quello stupido ragazzino, poi alla fine alla Coppa del Mondo ho capito, ho capito che tutti i miei sospetti, tutte le mie paure erano concrete.

Era tutto vero.

Così invece di piangermi addosso per essere stata tradita nella maniera più vile e codarda, mi sono rimboccata le maniche e ho trasformato il dolore di questo colpo basso in una piccola vendetta: avrei rovinato tutto, avrei rovinato la sua felicità con mio fratello e gli avrei fatto odiare il suo migliore amico, quello che venerava e considerava un modello a cui ispirarsi. Speravo che anche lui, come me, provasse quella stessa rabbia nei vostri confronti. Speravo che potesse capirmi.  Ero certa che lo capisse, che capisse la sensazione del sangue che ribolliva nelle vene al vedervi sorridere o sfiorarvi per un saluto veloce. Ero sicura che sapesse dare un nome a quel fastidio nel vedervi così vivi e complici l’una in presenza dell’altro e poi vedervi spenti quando rimanevate soli con noi. Era come se la presenza reciproca vi desse una luce particolare, vi accendesse gli sguardi e le anime. Eravate due persone completamente diverse. E alla vista di tutto questo la mia rabbia aumentava, non mi capacitavo di come IO non fossi capace di accendere il tuo sguardo allo stesso modo, di come non sapessi farti sorridere come faceva lei. Ti osservavo cambiare in sua presenza, eri paradossalmente, più sicuro di te, più disinvolto, come se non temessi nulla. Come se il solo condividere lo stesso spazio, respirare la sua stessa aria, ti desse linfa vitale. E io mi sentivo inutile, inutile e sempre più furiosa. Una parte di me non voleva questo, non voleva essere così arrabbiata con quello che consideravo l’amore della mia vita e la mia migliore amica. La parte di me più ingenua tentava di pensarla come Ron. Pensavo che non si potesse far nulla, che in effetti vi conoscete come nessun altro. Eppure la rabbia era troppa, continua ad essere troppa. La rabbia per essere stata ingannata in questo modo, sentirmi presa in giro e tradita. Ad un certo punto ho cominciato a chiedermi se per caso non fosse colpa mia, se non fossi io quella sbagliata. Lei sapeva tutto di te, ogni cosa. Come reagire alle tue arrabbiature e riuscire a calmarti. Come risollevarti l’umore dopo una tremenda delusione e come farti tornare il sorriso su quelle labbra che ho tanto desiderato, e in quegli occhi verdi in cui mi sono persa così tante volte.  Allora volevo imparare da lei, volevo capire come potessi fare quello che faceva lei, fino a farlo così bene da arrivare a sostituirla e a fartela dimenticare. E invece no, sono stata di nuovo un emerita deficiente, una debole e basta.

“Ginny, ti prego lasciami parlare” tentò Harry disperato.

“No! Non dirmi niente, non ti azzardare a propinarmi le stesse cose che hai detto a lui perché con me non funzionano! Hai capito?”  la voce tornò ad incrinarsi debolmente.

“Non sono così stupida e credulona come mio fratello da cascarci. Mi avete distrutto. Tu Hermione Granger mi hai portato via tutto, mi hai sentito? TUTTO! E tu! Tu brutto bastardo, tu mi hai rovinato la vita!!”

Harry aveva cercato di avvicinarsi ma Ginny aveva indietreggiato fino a quando non si era trovata in trappola con le spalle al muro e con Harry dritto davanti a se.

Stammi lontano! Non voglio più vederti, non voglio nemmeno sentirti aprire bocca, sei solo uno stronzo egoista Harry Potter! Mi hai capito?? IO TI ODIO!” Harry era sempre a pochi centimetri e con gli occhi lucidi tentò di abbracciarla, ma lei lo scacciò. Aveva il viso rigato di lacrime e stava urlando. All’ennesimo tentativo di avvicinamento da parte di Harry lei cominciò a colpirlo con dei pugni sul petto mentre continuava a ripetere di odiarlo. Lui  la lasciò fare incassando ogni pugno, come se fosse consapevole di meritarli tutti, fino a quando non fu esausta e  la abbracciò. Ginny tentò di divincolarsi di nuovo ma Harry non mollò la presa fino a quando fu costretta ad arrendersi tra le lacrime.

  
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