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Autore: okbutfirstcoffee    28/09/2019    1 recensioni
“Che cosa credi di star facendo?”
“L’acqua è profonda, qui non tocco”
“E allora? Pensi che io tocchi? È una piscina per adulti non per marmocchi o nani, e ora scansati che mi stai facendo andare sotto e non ho per niente voglia di ingurgitare acqua sporca”
I tentativi di rimuovere quel peso incombente, a seguito della più che chiara esortazione vocale, risultarono in un futile spreco di energie dato che più Madara si dimenava, più l’altro stringeva la presa di braccia e gambe, arrivate in soccorso delle prime, in una vera e propria morsa da piovra.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Izuna Uchiha, Madara Uchiha, Tobirama Senju
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il sole splende alto nel cielo limpido solcato solo da qualche spumosa nuvoletta. Un venticello leggero muove appena le fronde degli alberi di ciliegio, sollevando dolcemente i petali rosati e trasportandoli lungo il viale.

Un perfetto quadretto bucolico da osservare dalla finestra del salotto mentre si è sprofondati su una poltrona con una buona tazza di caffè in mano e nulla di più da fare, se chiedete l’onesta opinione di Madara Uchiha.

“Zio si è incantato di nuovo, secondo voi è rotto?” l’innocente voce del suo più giovane nipote lo riporta tristemente alla realtà, priva di comode poltrone e bollenti sorsate di liquido amaro.

“Le persone adulte pensano, Sasuke, e sbaglio o ti avevo detto di fare quattro vasche a stile libero? Che ci fai ancora qui? Veloce in acqua.”

“Ma qui non tocco, zio” la voce petulante del bambino, così a contrasto con lo sguardo vuoto e fisso puntato verso il viso del suo interlocutore, iniziavano a infastidire Madara, fastidio visibile dal tic nervoso del suo occhio sinistro e dal battere ritmico del piede scalzo sulle piastrelle lisce e scivolose del bordo piscina.

“Questo è un tuo problema” rispose l’adulto stirando le labbra in un sorriso forzato.

“Vieni fratellino ti tengo io a galla” intervenne a placare l’ira crescente dello zio la voce morbida e pacata di Itachi, il quale, giá in acqua, persuase con gesti svelti il fratello ad entrare accanto a lui.

 Un respiro profondo, Madara andiamo tu ami i tuoi nipoti, soprattutto Itachi, si Itachi è il migliore... nuovamente i pensieri di Madara vennero interrotti da uno strillo disarticolato che però ad un orecchio più allenato poteva ricordare vagamente il suo nome.

Stringendo maggiormente le braccia già conserte sul petto ampio e tonico ed espirando profondamente dal naso, l’oggetto ricercato da quelle urla scansionò con un movimento quasi inumano dei profondi occhi neri le numerose corsie, nelle quali diversi nuotatori si destreggiavano nelle loro migliori performance, fissandosi intensamente sulla forma scomposta di un ragazzino che pareva lottare contro un qualche mostro acquatico che lo attanagliava alle caviglie.

Muovendo passi svelti in quella direzione Madara iniziò a capire meglio la situazione man mano che la distanza di rimpiccioliva: ovviamente Obito era l’unica persona in grado di incastrarsi sui divisori galleggianti posti fra corsie, riuscendo nel fervore della situazione a perdere sia cuffia che occhialini.

Inspirando profondamente pronto a tuffarsi, dimentico del regolamento di ogni piscina che si rispetti, con la selvaggia chioma al vento, quando qualcun’altro lo precedette nell’azione di salvataggio dell’idiota che era il suo nipote più grande.

Un giovane uomo dalla pelle ambrata, il fisico slanciato e tonico coronato da spalle larghe e solide, si esibì in un perfetto tuffo di testa raggiungendo con poche e veloci bracciate il ragazzino, rigirandolo in modo che la testa non fosse più sotto acqua ed i piedi ne prendessero invece il posto. Lo sconosciuto rimase poi aggrappato con un braccio alle boe galleggianti, mentre sosteneva con l’altro il marmocchio dal viso paonazzo, causa scampato annegamento, e non sembrava minimante interessato a tornare all’amata terra ferma.

Madara osservava la scena confuso e sempre più infastidito dall’immobilità del bagnino improvvisato, ma non fece in tempo a verbalizzare il tutto, che una voce alle sue spalle lo anticipò anche questa volta.

“Razza di cretino! Credi di essere Gesù Cristo Salvatore o cosa? Devo esserci sempre io a ricordarti che NON SAI NUOTARE?!” tutto questo venne urlato direttamente nel suo sensibile orecchio, dato che il bastardo di turno aveva deciso di fermarsi proprio al suo fianco.

Detto bastardo era un ragazzo probabilmente più giovane di lui, dai capelli candidi quasi quanto la pelle diafana e sottili occhi vermigli illuminati da un misto di rabbia, esasperazione e preoccupazione.

Spostando leggermente lo sguardo sulla folla formatosi tutt’intorno per via dalle urla, Madara notò un viso più che familiare, la cui presenza lì in mezzo a tutti quei guardoni passivi, lo fece rianimare, incupendogli pericolosamente il viso.

Suo fratello Izuna, colui che avrebbe dovuto badare ad Obito, se ne stava lì imbambolato come un idiota, un sorriso sghembo a deformare i dolci lineamenti del viso asciutto, mentre osservava spudoratamente il fondoschiena del bastardo albino.

Stanco di tutta quella ridicola messa in scena Madara si tuffó in acqua, incurante degli schizzi ed al contrario sperando che la maggior parte fosse finita addosso alla persona precedentemente al suo fianco e si diresse verso suo nipote ed il suo salvatore, la lunga chioma nera a seguirlo come la coda di un alligatore.

Arrivato di fronte allo sconosciuto, al quale spettava almeno un ringraziamento secondo le regole della buona educazione, rimase invece a fissarlo in silenzio non lasciando trasparire sul viso affilato e pallido il fiume di emozioni che lo stava investendo internamente: accidenti se quel tizio aveva vinto la lotteria su tutti gli aspetti.

Questi mantenne il contatto visivo esibendosi in un sorriso che doveva far male alla mandibola ed andava incrinandosi man mano che i secondi scorrevano sotto quegli occhi neri e rabbiosi. A spezzare la tensione palpabile proruppe la risata del ragazzino, quasi dimenticato e che ora si dimenava nella stretta del braccio abbronzato e sguazzava felicemente verso lo zio.

“Hai visto zio stavo per morire! Kakashi mi prenderà in giro per sempre quando lo verrà a sapere...”

“Obito vai a recuperare la tua cuffia e i tuoi occhialini, andiamo a casa”

“Coooosa?! A casa? Ma siamo appena arrivati!” le ulteriori lamentele del ragazzo gli morirono sulle labbra una volta incrociato lo sguardo omicida dell’adulto e svelto come una anguilla si dileguò nell’acqua in cerca degli oggetti smarriti.

Una mano si materializzò improvvisamente nel campo visivo di Madara, seguita da una voce calda, anche se leggermente nasale.

“Sono Hashirama, quello è tuo nipote quindi? È proprio simpatico”

La risata a seguito della goffa presentazione, più che distendere la tensione fra i due sconosciuti, doveva nascondere la punta di imbarazzo di Hashirama, che proprio non riusciva a non arrossire sotto quello sguardo magnetico.

Nel frattempo la mano rimaneva ignorata a fendere lo spazio fra i due corpi, mentre quegli occhi neri persistevano, freddi ed inespressivi, a fissare il viso di Hashirama, il quale iniziava a vacillare nella sua ingenua convinzione di dare sempre una piacevole prima impressione.

In un turbinio di ciocche bagnate e schizzi d’acqua Madara si voltò, deciso a tornarsene all’asciutto: stupidaggini del genere prima di pranzo e per giunta con una sola dose di caffè in corpo, non valevano un minimo del suo tempo. Alle sue spalle Hashirama rimase a farfugliare e sguazzare cercando di attirare l’attenzione del corvino senza però staccarsi dai galleggianti, unica fonte di salvezza da un imminente morte da annegamento.

Scrutando il bordo piscina Madara individuò la coda lunga e scarmigliata di capelli corvini del fratello, il quale, come la peste che era, stava spudoratamente flirtando con l’albino, impedendogli di tuffarsi in soccorso dell’amico, o fidanzatosicuramento non un parente, non si assomigliano per nulla, ancorato alle boe galleggianti come un naufrago si aggrappa ai resti della sua zattera.

Se non sai nemmeno nuotare perché ti sei tuffato poi, inutile arrovellarsi il cervello sui più che probabili deficit mentali altrui, Madara continuava a nuotare con pigre bracciate verso la sua meta, incurante dei rumori alle sue spalle, quando improvvisamente un peso non indifferente piombò sulla sua schiena, rischiando di fargli inspirare acqua nonostante i riflessi ormai allenati da innumerevoli gite in piscina con marmocchi scapestrati a seguito.

Voltando impercettibilmente il capo distinse con la coda dell’occhio pelle abbronzata e zigomi che avrebbero fatto vergognare il David di Michelangelo, riconoscendovi il bagnino-improvvisato-salvatore di bambini, che se ne stava tuttora con le lunghe braccia mollemente appoggiate sulle sue spalle, i polsi incrociati all’altezza del petto pallido ma scolpito ed i polpastrelli a solleticarne inconsciamente la pelle fresca.

“Che cosa credi di star facendo?” le parole perfettamente sillabate e scandite vennero pronunciate tra denti digrignati, perdendo in parte la chiarezza data dall’esagerata marcatura, ma parvero comunque raggiungere orecchie imbottite di ovatta o perfettamente funzionanti ma collegate ad un cervello troppo ottuso per percepire la pericolosa nota minacciosa nella loro intonazione.

“L’acqua è profonda, qui non tocco” fu, difatti, l’unica riposta, elargita con spiazzante semplicità ed innocenza.

“E allora? Pensi che io tocchi? È una piscina per adulti non per marmocchi o nani, e ora scansati che mi stai facendo andare sotto e non ho per niente voglia di ingurgitare acqua sporca”

I tentativi di rimuovere quel peso incombente, a seguito della più che chiara esortazione vocale, risultarono in un futile spreco di energie dato che più Madara si dimenava, più l’altro stringeva la presa di braccia e gambe, arrivate in soccorso delle prime, in una vera e propria morsa da piovra.

“Ma io non tocco, ho paura! No! Non lasciarmi qua, aspetta almeno che arrivi mio fratello!” il tono di voce era passato da supplichevole a palesemente piagnucoloso e la stretta si era invigorita maggiormente, eliminando ogni spazio fra i due corpi, ora incollati.

Un fraintendibile rossore stava risalendo dal petto di Madara verso il viso, colorando la pelle lattiginosa di un rosso cupo, per la rabbia! Non ha niente a che vedere con l’imbecille spalmato sulla mia schiena o il fatto che sia attraente!

La pericolosa discesa di tali pensieri verso il luogo di non ritorno che era la libido del loro creatore, fu bloccata dalla brusca scomparsa del peso addizionale presente fino a un momento prima.

Osservando finalmente il proprio intorno, Madara si accorse di essere arrivato al bordo piscina e che il suo indesiderato passeggero se ne stava seduto con le gambe a penzoloni, i piedi immersi nell’acqua ed il capo chino sotto le sfuriate del fratello, che razza di geni hanno quei due per essere così diversi ma allo stesso tempo imparentati, il quale lo aveva rudemente sollevato per la collottola per trascinarlo sgraziatamente sul pavimento piastrellato.

Sollevandosi sulle braccia Madara notò come la cuffia dell’altro fosse scomparsa ed una cascata di lisci capelli castani, umidi per l’acqua, penzolasse ai lati del volto oscurandolo, le punte appena arricciate a sfiorare le cosce. Distolse velocemente lo sguardo, mentre qualcosa si muoveva pericolosamente nel suo basso ventre.

Quando fu completamente eretto, i piedi finalmente assicurati su di una superficie solida, poté notare il malloppo di curiosi che si era formato tutto intorno e non trattenne minimamente lo sguardo omicida puntato nella loro direzione.

Scostando la chioma appesantita dall’acqua acuí l’udito carpendo parte delle parole scambiate fra i due fratelli al suo fianco: insulti da parte dell’albino su quanto fosse idiota e sempre pronto ad azioni suicida il fratello, il quale per suo conto se ne stava chino e silenzioso, una pesante nube di depressione a circondarlo.

Al suo fianco si materializzò Izuna, il solito sorriso sghembo e condiscendente a discendergli le labbra. Madara lo fulminò con lo sguardo più cattivo e minaccioso che poteva racimolare, spostando poi l’attenzione sui due sconosciuti, pronto a dar voce a tutta la frustrazione accumulata in quel susseguirsi di eventi incredibili.

Le sue iridi color pece incontrarono uno sguardo altrettanto duro, appartenente ad occhi dal taglio sottile ed esotico, le orbite, innaturalmente vermiglie, inquisitorie e curiose.

“Ah lui è Tobirama, stava giusto tentando di impedire la morte precoce di suo fratello maggiore. Che coincidenza no? Entrambi siamo condannati ad una esistenza segnata da fratelli maggiori problematici!” la risatina di scherno di Izuna venne repentinamente soffocata dalla mano del fratello, ora crudelmente stretta intorno alla sua gola, fautrice di una morte lenta e dolorosa. Un sorriso di inquietante compiacimento si aprì sul suo volto all’udire i gorgogli e gli sputacchi del fratello agonizzante.

“Così rischi di fargli del male” una voce seriosa intervenne in soccorso del diavolo con cui aveva la sfortuna di condividere il DNA, ed una mano si chiuse intorno al suo polso stringendo con sicurezza ma senza fare male.

Madara lasciò immediatamente andare il fratello, che iniziò ad inspirare con esagerata teatralità, ispirando compassione negli ingenui osservatori, mentre l’albino- Tobirama, lo fissava imperturbato e quasi schifato.

Voltatosi bruscamente verso colui che osava, nuovamente, mettergli le mani addosso si ritrovò faccia a faccia con un paio di clavicole perfettamente scolpite, la pelle abbronzata tesa ed ancora umida, ovvio che dovesse anche essere un maledetto albero ambulante, comincio a pensare che madre natura si sia divertita un botto con lui: dieci su dieci sull’aspetto e zero su cervello e istinto di sopravvivenza

“Senti un po’ non ho chiesto la tua opinione su come trattare mio fratello minore e di sicuro non intendo ucciderlo, con la bocca larga che si ritrova lo farà sicuramente qualcun’altro” e poi sarò obbligato ad uccidere qualcuno sul serio! “quindi vedi di farti i fatti tuoi”

La mano che poco prima stringeva il suo arto venne ritratta come se scottata all’udire quelle parole rabbiose ed insieme alla sua controparte, venne alzata in segno di resa ai lati del bel volto, ora pallido e leggermente imperlato di sudore.

“C-certo, io non intendevo insinuare n-nulla di strano, ero solo preoccupato… sai presto servizio di volontariato al pronto soccorso, troppe volte uno scherzo si trasforma in qualcosa da rimpiangere” pronunciate le ultime parole le braccia ricaddero dolcemente ai lati del busto e le spalle si abbassarono lievemente: l’intero corpo sembrava essersi sgonfiato come un palloncino bucato.

Una punta di rammarico al modo brusco con cui si era rivolto al ragazzo fece capolino nello stomaco di Madara, troppo lieve per trasformarsi in una vera e propria scusa, in ogni caso i muscoli contratti del viso si distesero in un’espressione comunque seria, ma meno minacciosa.

“Suvvia calmiamo i bollenti spiriti, non è meglio riappacificarsi davanti ad una bella bibita fresca? Andiamo fratellone tu e il tuo nuovo amico ed io e Tobi, sembra quasi un’uscita a quattro!” la voce di Izuna si infilò nuovamente nella conversazione, il suo braccio serpeggiante a cingere il collo di Madara.

“Andiamo fratellone i bambini stanno giocando, pensa Itachi e Sasuke non si sono nemmeno accorti che loro cugino stava per incontrare il Padre Eterno! Sono arrivati anche Kakashi e Rin quindi Obito se ne starà buono per un po’, inoltre sei stato davvero maleducato con il povero Hashirama” l’ultima frase venne accompagnata da un gesto nella generale direzione del castano, il suo viso ora illuminato da divertita confusione e una punta di curiosità ed eccitazione all’idea di conoscere quell’uomo dalla chioma selvaggia quasi quanto il carattere,

“Un drink glielo devi”

Madara rimase pietrificato per una frazione di secondo, la schiena dritta come la corda di un violino sul punto di spezzarsi, iniziò poi a sputacchiare e farfugliare con indignazione:

“Io?! Io gli devo un drink? Ma se lo ho dovuto perfino trascinare fuori dall’acqua! È lui che deve un drink a me se dobbiamo mettere le cose come stanno!”

“Ah si quello...ti ringrazio per non avermi lasciato in balia dell’acqua profonda prima e poi un drink te lo offro volentieri non serve chiederlo!” il sorriso che si aprì sulle labbra di Hashirama per quanto smagliante fece correre un brivido lungo la colonna vertebrale di Madara, anticipazione di quello che di lì a poco sarebbe successo.

“Bene allora è deciso! Il bar della piscina non è distante, andiamo? Io sono Izuna, tra le altre cose, e quello è mio fratello scorbutico, Madara”

 “Ad essere onesti io non ho mai detto di voler venire- “

“Oh andiamo Tobirama per una volta non essere così asociale! Izuna è stato così gentile da invitarci!”

Sotto i suoi stessi occhi sgranati ed increduli Madara venne trascinato da un raggiante Hashirama verso i tavolini e le sedie di plastica posizionati a pochi metri dalle piscine.

“Quindi tu sei Madara....sai credo che mi ricorderò di te” l’ultima affermazione proferita con assoluta convinzione dal castano, suonò alle orecchie di Madara come l’inizio di una dolce catastrofe.

****
Questa è la prima storia in assoluto che pubblico, spero leggerla vi divertirà quanto a me ha divertito scriverla!
Ovviamente recensioni e commenti sono ben apprezzati. 
A breve seguirà il secondo capitolo dal punto di vista di un altro personaggio qui presente.
Fino ad allora ¡hasta la vista! 
Moony
   
 
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