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Autore: Volerofinoatoccareilcielo    28/09/2019    1 recensioni
[…] Tratto dal capitolo 1
-Conviene che ci presentiamo, io sono Amy Dalila Velasco, figlia di Eris dea della discordia e del caos- disse con aria fiera la ragazza. Percy guardò Annabeth, non capiva perché avesse fatto una domanda del genere. Se non fossero semidei allora perché erano stati inseguiti da dei mostri.
Ma allora per quale motivo il ragazzo non poteva entrare?
La risposta arrivò pochi attimi dopo quando il ragazzo si presentò, scioccando e spaventando tutti i presenti
-Io, invece, sono Andreas Arias Santiago, figlio di Crono, Titano del tempo-
[…]
La speranza è sempre l'ultima a morire, soprattutto la speranza dei mostri quando si deve prendere a calci Percy nel suo bel sederino. Quando tutti pensavano che finalmente potevano avere un minimo di respiro ecco che spunta un nuovo nemico...Questa volta riuscirà a mettere in ginocchio Percy Jackson e i suoi amici? Chi sono questi due nuovi personaggi che arrivano al campo? Passato e futuro si incontreranno e chi vincerà lo scontro? Beh, leggete e saprete. Buona lettura a chiunque voglia aprire la mia storia.
Baciusss
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Nuovo personaggio, Piper McLean, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Campo ελπίδα nasceva nascosto dietro una collina del ‘Parco Cabrillo National Monumental’ a 1 ora di macchina dal centro di San Diego. Costruito in meno di un anno con un aiuto speciale da parte di alcuni dei minori, il campo iniziò ad ospitare semidei figli di quest’ultimi che il Campo mezzo sangue non cercava nemmeno, in quanto non percepivano la presenza debole di semidei figli di naiadi o dei minori. Il campo era parecchio grande e Andreas aveva deciso di costruirlo basandosi su un modello medievale di un castello: la prima cinta di mura aveva due entrate una a nord e una a sud e due torrette di vedetta; dopo 15 metri dal primo muro, ce ne era un secondo un po' più basso che faceva da seconda difesa e aveva 4 portoni che permettevano l’entrata ai semidei. All’interno della seconda cerchia iniziava la vera e propria zona abitativa del campo. Superando la seconda entrata nord, subito, sulla sinistra c’erano le stalle dove i semidei del campo custodivano i cavalli e gli unici 2 pegasi che il campo si poteva permettere, vicino alle stalle c’era anche la fucina che veniva utilizzata solo per aggiustare le armi, non costruirle. Continuando sempre sulla sinistra c’era l’armeria che si trovava vicino all’Arena dove i ragazzi si allenavano e facevano le varie e poche gare del campo. Alla destra, appena dopo l’entrata nord, c’erano la mensa e l’infermeria, due luoghi in cui i semidei non portavano armi (regola speciale decisa dal consiglio del campo). Andreas aveva deciso anche di costruire un’abitazione speciale per i membri del consiglio dove i ragazzi si ritrovavano per decidere le varie questioni e dove si incontrava chiunque dovesse partire per una qualsiasi missione. Quest’abitazione si trovava di fronte all’entrata est e stava sia vicino all’infermeria che vicino alle varie cabine dove dormivano i semidei. In tutto erano 20 le cabine, una per ogni dio minore o ninfa che aveva un figlio nel campo, dall’altra parte del campo, all’altezza delle cabine, c’erano all’incirca 20 templi sempre per gli dei minori che avevano offerto il loro aiuto per la costruzione del campo e che li continuavano ad aiutare per il benessere dei loro figli. Separato dagli altri templi ce ne era uno costruito per Crono dove Andreas andava ogni volta che aveva bisogno di pensare, come se il padre lo aiutasse a ragionare in maniera lucida. Vicino ai templi i ragazzi, sotto le varie richieste dei figli di, avevano deciso di creare anche un luogo dove potevano meditare senza che qualche dio li ascoltasse, per questo vicino ai templi c’era una zona meditativa. Vicino alle cabine c’era anche la così detta “area giochi” dove i semidei del campo si divertivano giocando a pallavolo, basket o ping-pong o a calciotto e altri vari sport. Il centro del campo, nel punto più centrale di tutti, c’era il falò dove i ragazzi passavano ogni notte prima di andare a dormire e si divertivano raccontando storie e cantando canzoni, l’unico posto dove riuscivano a separarsi dal resto del mondo. Vicino alle cabine, nascosto sottoterra, c’era un tunnel segreto che portava alla spiaggia dietro al campo e che i ragazzi del campo utilizzavano per avere un po' di intimità tra di loro, infatti questo tunnel lo conoscevano solo i membri più anziani.
Andreas era un po' il capo nel campo, ma mai aveva imposto le sue decisioni agli altri semidei, per questo aveva formato un consiglio con tutti i ragazzi più anziani che avevano il compito di aiutarlo nella gestione del campo. Lui e i suoi amici se la dovevano cavare da soli, in qualunque questione, senza l’aiuto degli dei o di addestratori, ma sin dalla creazione del campo, mai i ragazzi si erano lamentati o avevano avuto seri problemi di gestione. In tutto i membri del campo erano 9, tra cui Andreas ed Amy, le decisioni le prendevano in maniera democratica con votazioni e avevano deciso le regole in base al tipo di persone che arrivavano in modo da creare così un campo piuttosto pacifico e tranquillo. Di tutte le regole, quella più importante di tutte, quella che indipendentemente da tutto dovevano rispettare era: “Non dovrete mai rivelare informazioni legate al campo ελπίδα per tutta la vostra vita”.
Che Andreas fosse un duro ormai era un dato di fatto, anche il più ottuso degli individui lo avrebbe capito alla prima occhiata: atteggiamento da sbruffone e sguardo minaccioso facevano cambiare strada alla gente che lo incrociava. Un tipo del genere dava l’impressione di poter sopportare di tutto senza problemi, e certo un mostro o due non gli avrebbero mai potuto impensierirlo tanto. Infatti, dopo essere tornato da una missione di ritiro era tornato al campo, non aveva quasi fatto caso ai due mostri che girovagavano intorno ai confini del suo campo. Solo dopo 14 mostri e due feriti in 4 giorni si era iniziato a lamentare al consiglio straordinario e aveva cercato di convincere gli altri membri del consiglio per riuscire ad avere il permesso per partire per una missione. Sapendo però che Andreas era una delle persone più forti esistenti al campo avevano deciso, di comune accordo, che potevano partire ufficialmente per la missione. Mai decisione fu più sbagliata di quella che presero. La mattina dell’12 giugno, Andreas e la sua migliore amica Amy partirono e non fecero neanche un giorno di viaggio che il campo li richiamò perché erano sotto attacco. Ma non arrivarono in tempo. Avevano appena superato i confini della California inseguendo un mostro che li avrebbe portati dritto da colui che li stava inviando al campo, era un piano semplice e Andreas decise di partire solo con Amy, in quanto era l’unica con cui poteva affrontare tutto. La missione era iniziata bene, poco prima di partire entrambi i ragazzi avevano salutato i loro amici e le persone che amavano, e come sempre, senza dire più niente erano partiti. Erano passate precisamente 3 ore di viaggio quando ricevettero la chiamata di una delle sorelle di Amy, l’avvertiva che il campo era stato attaccato e che non riuscivano a difendersi. I due ragazzi si scambiarono solo uno sguardo, e dopo aver rubato un’auto erano tronati al campo in fretta e furia lasciando perdere il mostro, che stava sorridendo in quanto aveva svolto il suo lavoro e aveva tenuto Andreas Arias Santiago lontano dal campo per l’inizio dell’attacco. Quando arrivarono i due ragazzi videro la distruzione e per poco non si arresero soltanto guardando il loro campo distrutto, le due cinte di mura sfondate e che una quantità troppo grande di mostri per essere contata si stava riversando nel campo. L’arena era stata distrutta come i templi e le stalle, i mostri erano quasi arrivati fino alle cabine dove i pochi ragazzi che erano sopravvissuti stavano cercando di difendersi e non farli arrivare alle cabine e al passaggio segreto dove sicuramente si stavano nascondendo i più piccoli che non sarebbero riusciti a combattere. Andreas ed Amy girarono introno al campo e uccisero i pochi nemici che stavano cercando di entrare nelle altre entrate, infatti erano riusciti a sfondare solo le mura ovest e un pezzo di quelle nord e stavano entrando da quel tratto distrutto. I due ragazzi corsero fino all’entrata segreta ed entrarono, nel tunnel sottoterra incontrarono gli spaventati semidei che stavano cercando di pregare gli dei per la loro salvezza, appena videro il figlio di Crono e la figlia di Eris urlarono, ma resesi conto che erano loro due corsero ad abbracciare la ragazza. Solo la piccola Apple corse da Andreas e gli raccontò che era successo, abbracciandogli una gamba, i due ragazzi più grandi si fissarono e ordinarono ai più piccoli di non fare rumore e di restare lì, e gli promisero che sarebbero tornati in poco tempo. Con aria severa Andreas attraversò di corsa la galleria seguito da Amy che sorrise rassicurante ai bambini ed entrambi uscirono. Appena fuori dalla botola videro solo un cadavere e delle polveri, e lontano sentirono le urla dei loro amici che si stavano avvicinando. Non ebbero neanche il tempo di piangere Alessandro morto per difendere la botola, che corsero ad aiutare gli amici. Solamente quando li raggiunsero la situazione cambiò, i mostri iniziarono ad avere davvero paura quando videro la furia di Andreas ed Amy che li stavano disintegrando senza difficoltà, e anche i ragazzi del campo vedendo i due nuovi arrivati lottare senza esclusione di colpi iniziarono a trovare il vigore che avevano perso e riiniziarono a lottare con la stessa grinta di Amy ed Andreas.
-Ci hanno tradito, hanno distrutto le mura dall’interno- disse Aaron, un figlio di Iride e membro del consiglio
-Chi è stato? - chiese rabbioso Andreas, avrebbe scatenato la sua rabbia su quel bastardo che li aveva traditi
-Si trova tra la prima e la seconda cinta, sotto la torre di vedetta- rispose il figlio di Iride bloccando con la sua lancia le zanne di un mostro che stava cercando di azzannarlo. Andreas girò la testa e cercò lo sguardo di lei, ma non lo trovò, o per meglio dire non la vide proprio, il ragazzo aggrottò le sopracciglia e sperò vivamente che non fosse morta perché sennò non sapeva davvero che avrebbe fatto. Al suo posto però incontrò gli occhi lucidi di Amy che lottava vicino a Mary una delle sue sorelle
-Vai- gli gridò lei e senza aspettare oltre il figlio di Crono fermò il tempo e iniziò ad infilzare i mostri paralizzati nel tempo. Per i semidei non era passato neanche un millisecondo, ma per Andreas erano passati ben 10 minuti, aveva distrutto da solo 1/3 dell’esercito che li stava attaccando, i ragazzi del campo fissarono il loro amico correre tra le file ormai sfoltite e attaccarono anche loro.
Andreas stava superando il tempio di suo padre quando una fitta alla testa gli fece sputare del sangue dalla bocca, era stato un’incosciente a bloccare il tempo per una così lunga durata, ma ormai era fatta, doveva arrivare assolutamente a quel traditore.
Mentre si faceva largo tra le fila nemiche a suon di falce, superò molti più cadaveri di quanti volesse ricordare, superò i corpi dei suoi compagni e la sua rabbia per il traditore aumentò sempre di più.
Conoscete la sensazione di quando vi sentite persi, la sensazione di quando il mondo vi crolla addosso e non riuscite più a respirare per quanto è pesante l’aria del mondo appena controllato. Il respiro gli si mozzò e il cuore gli si spezzò nell’esatto momento in cui i loro sguardi si incontrarono Andreas sentì un CRACK, il crack del suo cuore che si spezzava e la delusione e la tristezza si impossessarono di lui. Aveva raggiunto il traditore, o per meglio dire la traditrice, e appena aveva scoperto la sua identità, il mondo di Andreas era crollato. Perché proprio lei l’aveva tradito, perché di tutte le persone del campo lei, Andreas si era promesso che l’avrebbe difesa fino alla morte, e adesso lei lo aveva tradito costringendolo a scegliere se lasciarla andare o ucciderla.
Scelse male e per una volta si pentì davvero di avergliela data vinta. La lasciò andare e appena la ragazza scomparve i mostri cessarono di arrivare e i restanti divennero presto cenere sotto le lame dei semidei. Avevano perso tutto, tutto quello che avevano era stato distrutto, la loro casa, la loro vita, i loro amici e la loro fiducia. Andreas tornò dal gruppo che aveva combattuto e vide che la maggior parte stava piangendo ed era seduta triste da una parte, Amy era separata dal gruppo inginocchiata vicino al corpo di una ragazza e piangeva, piangeva come se non ci fosse stato un domani, perché il suo domani era morto con quella ragazza, accanto a lei c’era un ragazzo che piangeva in silenzio, con una mano sulla spalla della ragazza. Andreas la raggiunse e si inginocchiò di fronte a lei, a separali solo il corpo della ragazza morta, nell’esatto momento in cui Amy alzò gli occhi, il figlio di Crono si pentì della scelta che aveva fatto. Aveva lasciato andare colei che aveva spezzato il campo e soprattutto colei che aveva spezzato Amy. Strinse i denti e i pugni e si maledì per quella scelta stupida, Andreas quel giorno non pianse e non versò neanche una lacrima mentre venivano bruciati i drappi o cercavano di capire cosa si potesse fare. Non pianse, ma soffrì nella stessa maniera degli altri, forse anche di più degli altri, perché il suo dolore era come una costola rotta, da fuori non si vedeva niente, ma ogni respiro faceva un male indescrivibile.
 
 
Andreas tirò un altro pugno al manichino dell’arena del Campo Mezzo sangue, aver parlato del suo passato e di quello che era successo al suo campo, gli aveva fatto ricordare lei e il dolore che aveva portato. Strinse di più i pugni e continuò a colpire sempre più forte, ad ogni pugno nella sua mente venivano ricordati gli occhi tristi dei suoi compagni o le lacrime sui loro volti, ad ogni pugno la sofferenza si impossessava di lui e lui la riversava su quel povero manichino che era stato sfigato a capitare tra le grinfie di Andreas.
Non sapeva da quanto tempo stesse combattendo, sentiva soltanto il sole caldo che piccava sulla sua testa e il sudore che gli scendeva lungo il petto e la schiena, anch’essi toccati dal calore del sole in quanto non aveva la maglietta. Stava per tirare l’ennesimo pugno al manichino quando un coltello gli passò a pochi centimetri dalla testa e si andò a piantare proprio al centro della testa del fantoccio. Il ragazzo si girò di scatto per vedere chiunque avesse tirato quel coltello, era stato davvero un pazzo incosciente a tirare quella lama contro Andreas, anche se non con l’intenzione di colpirlo. Il figlio di Crono girò la testa e vide due occhi scuri divertiti che appartenevano ad una ragazza che conosceva più o meno bene, in quanto era la causa del suo occhio nero. A pochi metri da lui la romana figlia di Bellona sorrideva nella sua direzione, contenta che il coltello che aveva appena lanciato fosse andato dove doveva andare
-Dovresti metterti delle protezioni, rischi sennò di non poter combattere se ti ferisci le mani- gli disse la ragazza indicando con un cenno del capo le mani di Andreas, il ragazzo non se ne era reso conto ma aveva le nocche tutte spezzate e doloranti, con alcuni rivoli di sangue che gli colavano dalle mani. Il figlio di Crono non se ne era reso conto, troppo concentrato sui ricordi e i pensieri per rendersi conto che si stava facendo del male da solo
-Che vuoi romana, non sono in vena di battutine- rispose Andreas girandosi e andando a prendere uno straccio con cui asciugarsi il sudore, stava vicino alla maglietta sporca che si era tolto quando appena entrato nell’arena. Sperava di poter stare un po' da solo per questo era venuto ad allenarsi all’ora di pranzo mentre tutti gli altri stavano a mensa a mangiare, ma il suo piano era fallito quando quella romana aveva messo piede nell’arena.
Reyna vide il ragazzo piegarsi per prendere un asciugamano che gli serviva per asciugarsi e osservò con attenzione il corpo di Andreas e dovette ammettere che il figlio di Crono era oggettivamente bello. Aveva un fisico asciutto e nerboruto, e decisamente non stonava con il viso accattivante e bello da mozzare il fiato, soprattutto quando ghignava e le mostrava due fossette adorabili. La mandibola pronunciata, l’accenno di barba che stava venendo fuori perché non si radeva da un pio di giorni, quegli occhi verdi e quei capelli neri, tutto di lui le era sembrato incantevole e seducente appena lo aveva visto fuori da quell’infermeria. E adesso che stava mostrando il suo corpo atletico bagnato dal sudore, Reyna, pensò che fosse molto più che seducente e incantevole, era davvero bello. La ragazza notò che il ragazzo aveva anche 3 tatuaggi sul corpo, e si chiese perché non li avesse notati prima, “Perché eri concentrata sulle sue labbra premute sulle tue o su quegli occhi così ipnotici”, le disse il suo subconscio, ma scacciò quei pensieri arrossendo e concentrandosi sui tatuaggi che aveva il ragazzo. Il più grande lo aveva sulla schiena, erano due ali di drago, una per spalla, e la particolarità erano che entrambe le ali erano chiuse, sotto di esse avevano una scritta in spagnolo che diceva “Cuando lleve el momento empieza a volar y se libero*”. Il secondo invece lo aveva sul bicipite ed era un simbolo piuttosto strano, così strano che Reyna non riuscì a capire che cosa rappresentasse, aveva anche una scritta in greco che complicò la “traduzione” della romana. Il terzo e ultimo tatuaggio lo vide quando il ragazzo si girò nella sua direzione e vide il petto scolpito, si trovava all’altezza del cuore ed era un orologio a cipolla, di quelli di vecchia data che si aprivano e chiudevano: era aperto e mostrava l’ora con i numeri romani, la catenella che era appesa alla parte superiore era piuttosto corta e aveva legati 4 ciondoli con 4 simboli diversi. Una mela, un cuore, una stella e un pesce. Non aveva né scritte né niente e Reyna fissò l’ultimo tatuaggio un pochino più intensamente, come a voler imprimersi quell’orologio nella mente. La figlia di Bellona notò che il ragazzo aveva anche delle cicatrici sulla schiena causate da vecchi tagli delle molte battaglie e anche sul petto ne aveva alcune, una in particolare attirò l’attenzione di Andreas, era sul pettorale sinistro ed era a forma di X, ne aveva una molto grossa all’altezza del fianco, attraversava il bacino, passava sull’inguine e scendeva giù fino a… A distrarla da tutto fu Andreas che la guardò a sua volta, ripetendo di nuovo la domanda che le aveva posto
-Che c’è romana? -
-Ho un nome lo sai vero-
-Bueno perdoname, che vuoi Reyna Ramírez-Arellano- scherzò il ragazzo senza però sorridere facendo sbuffare la ragazza che scosse la testa e alzò gli occhi al cielo
-Caro Andreas Arias Santiago sono venuta qui perché ho dimenticato la mia spada ieri quando sono venuta a sbollire la mia rabbia- rispose la ragazza con lo stesso tono di Andreas che questa volta ghignò mostrandole le sue fossette
-Chi ti ha fatto l’occhio nero? - chiese lei avvicinandosi al figlio di Crono e cercando la sua spada tra le armi che erano appoggiate dove il ragazzo aveva appoggiato la sua maglietta e l’asciugamano
-Amy, anche lei doveva sbollire la sua rabbia, e ha trovato prima me che l’arena- rispose lui indicando l’occhio e sospirando perché non era colpa sua se aveva quell’occhio nero
-Perché non ti prendi un po' di ambrosia, sparirebbe in un paio di ore-
-Non la riesco a bere, mi viene da vomitare appena la ingerisco, poi mi piace l’occhio, mi dà l’aria di uno che fa molte risse- disse il ragazzo allargando il ghigno
-Non ti serve l’occhio nero- pensò ad alta voce Reyna, ma prima che il ragazzo potesse dirle qualunque cosa lei lo anticipò chiedendogli
-Che ci fai anche tu qui, invece? -
-Ho bisogno anche io di sfogarmi- rispose il ragazzo mentre la ragazza si girava e prendeva in mano una spada
-Ah, sì?!- e la conversazione finì lì, perché la ragazza si girò all’improvviso attaccando, con la spada che aveva in mano, il povero ragazzo che preso alla sprovvista fece un passo indietro per schivare.  Fissò la romana incuriosito e un pochino arrabbiato per l’attacco a sorpresa, ma non ebbe neanche il tempo di capire perché stesse facendo tutto quello che la ragazza lo riattaccò e questa volta il ragazzo si difese trasformando la collanina che portava in una falce e subito dopo la falce in una spada. Parò il fendente della ragazza e glielo restituì con la stessa foga che stava utilizzando la figlia di Bellona, che le era preso di punto in bianco. Tra i due nacque un vero e proprio scontro, entrambi i ragazzi paravano e attaccavano nella stessa maniera, ma Andreas era in difficoltà e lentamente la romana lo stava spingendo verso il muro. Appena la schiena di Andreas toccò il freddo muro si distrasse un secondo, permettendo alla romana di imprimere più forza nel colpo successivo. Il rumore delle spade che cozzavano inondò l’arena, le due spade formarono una X tra i due ragazzi, a separarli solo le due lame. Entrambi avevano il fiatone e dopo pochi secondi in quella posizione Reyna disse
-Secondo te se combatti in questo modo riuscirai a vendicare i tuoi amici- gli disse a bassa voce, il ragazzo ringhiò e la spinse via per poi tentare di colpirla con la sua lama, ma il movimento era mosso dalla rabbia e la ragazza che invece stava combattendo tranquilla riuscì a schivare quel colpo inutile e in poche mosse riuscì a disarmare il ragazzo senza difficoltà
-Non puoi scendere in battaglia in queste condizioni- gli disse puntando la lama alla gola del ragazzo che ancora con il fiatone la fissava torvo
-E te che ne sai…-
-Lo so perché ti sei appena fatto disarmare senza difficoltà, guarda non ho neanche il fiatone- lo interruppe la ragazza e abbassò l’arma. Andreas fece un paio di passi indietro e continuò a fissare negli occhi la ragazza, incatenò il suo sguardo a quello della figlia di Bellona e ci si perse. Nella sua espressione severa, Andreas, lesse determinazione e comprensione, lesse che la ragazza forse poteva capirlo. Iniziò a toccarsi la mascella e pochi minuti dopo di silenzio totale, ringhiando disse
-Io li devo vendicare capisci. I miei amici, gente che si fida di me…Ci hanno distrutto, ci hanno spezzato e io devo vendicarli- sputò fuori il ragazzo abbassando la testa e fissandosi le mani, Reyna lo guardò in silenzio cambiando espressione, non ce l’aveva più severa, adesso era più comprensiva. Capiva come si sentiva il ragazzo, ma se fosse entrato in battaglia in quelle condizioni, sarebbe morto dopo pochi minuti e senza risolvere la situazione in cui si trovava il suo cuore.
-Mi sento così impotente ogni volta che ripenso a quella battaglia, se solo fossi stato più veloce, forse a quest’ora i miei amici sarebbero ancora vivi e io… io…- non riuscì a completare la frase che serrò gli occhi e i pugni. Non avrebbe pianto, lui non era tipo da piangere di fronte alle altre persone, no lui era quello freddo e tenace, che non si mostrava mai debole di fronte a nessuno, ben che meno di fronte ad una romana come lei. Reyna fissò il ragazzo e con sguardo dolce gli posò una mano sulla spalla del ragazzo e lo costrinse ad alzare lo sguardo, i loro occhi si incatenarono di nuovo e Reyna a quella vicinanza notò che erano più chiari di quello che avesse mai potuto immaginare
-Crucciarsi non cambierà le cose, il mondo non è gentile con nessuno...- strinse di più la mano sulla spalla, come a costringere il ragazzo ad imprimersi nella memoria quelle parole e con un sospiro gli disse
-…tutti compiono degli errori. Ciò che conta è come vi poniamo rimedio-
L’espressione di Andreas non cambiò, ma nei suoi occhi, Reyna, lesse gratitudine e vide che la tristezza che aveva il ragazzo da quando era arrivato lentamente stava scomparendo. Reyna indietreggio per poi voltarsi e uscire dall’arena, ma pochi passi prima dell’uscita una voce la bloccò
-Gratias tibi, gratias tibi valde*-disse Andreas in latino sorprendendo la ragazza che non pensava sapesse parlarlo, anche se però era un latino molto grezzo e la pronuncia non era delle migliori. Reyna si girò e gli sorrise enigmatica
-Io stavo soltanto riprendendo la mia spada- rispose lei per poi girarsi e uscire dall’arena. La ragazza ormai era distante, ma se si fosse girata avrebbe visto uno dei rari sorrisi di gratitudine che si stava allargando sul viso di Andreas, e questo qui non era un ghigno. Peccato che la ragazza non si girò, occupata a far rallentare il cuore che stranamente le batteva un po' più velocemente del normale.
 
 
Gratias tibi, gratias tibi valde*= Grazie, grazie di cuore
Cuando lleve el momento empieza a volar y se libero*= Quando arriva il momento inizia a volare e si libero

 
Spazio autrice
Buongiorno, buonasera e buon pomeriggio a tutti voi lettori. Sono tronata con questo nuovo capitolo che spero abbia soddisfatto tutti, e ora ne parleremo così potrete ascoltare le cazz..volevo dire le perle di saggezza su questo capitolo di questa pazza di un’autrice come meee.
Partiamo dal presupposto che ho adorato scriverlo, anche se ci ho messo un pochino per quanto riguarda la battaglia e spero di averla descritta bene facendovi capire appieno le cose, non sarà la prima e ultima battaglia che scriverò e questo è il test di prova per quanto riguarda la parte del combattimento.
Ho diviso il capitolo in due parti, la prima era uno sguardo al passato sul campo “speranza”, mentre la seconda parla dell’inizio del rapporto con Reyna.
*si nasconde dietro un muro*
Reyna è il mio personaggio preferito di tutta la saga e il fatto che Rick l’abbia voluta lasciar sola mi ha davvero dispiaciuto, per questo ho pensato:
“se Reyna, come ha detto Afrodite/Venere, non si metterà con un semidio, forse potrebbe mettersi con un semititano e BOOM ecco Andreas come nuovo personaggio (che all’inizio doveva essere il figlio di una delle dee vergini che non era Atena, ma avevo già accantonato quest’idea prima di decidere la storia di del figlio di Crono).
Non mi uccidete vi prego e non mettete di leggere la storia, che non è diventata una storia d’amore, principalmente è di avventura e azione, ma naturalmente c’è anche la parte sentimentale, comica e romantica.
Vi fccio alcune domande prima di lasciarvi andare…
Perché se Andreas odia tanto i romani sa parlare latino?
E perché mai ha lasciato andare la traditrice, per poi pentirsene?
Lo scoprirete se continuerete a leggere, ricordate di commentare e…
Buongiorno, Buonasera e Buon pomeriggio a tutti voi lettori.
Baciusss
 
   
 
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