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Autore: realshaka    29/09/2019    0 recensioni
Un incontro imprevisto, due risate, una stretta di mano, il dardo di Eros. Milo sarà costretto a cambiare i piani per le proprie vacanze per cercare di sfruttare al meglio i pochi giorni che ha a disposizione e conquistare il cuore del bellissimo e francesissimo Camus.
Tempo totale per la lettura: 1h45-2h (circa mezz'ora per capitolo)
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Natassia, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II. Freitag
 

È una giornata meravigliosa. Nel cielo azzurro sopra Alexanderplatz non si scorge neanche una nuvola, la luce del sole dona colori vividi agli alberi, ai palazzi e al loro riflesso nelle acque della Sprea. Il panorama dalla cima della torre della televisione, anche se visto attraverso i suoi finestroni, è davvero mozzafiato.

Si vede tutto: gli aerei che decollano da Tegel, la Hauptbahnhof con la sua mastodontica volta in vetro, la grande macchia verde che è il parco di Tiergarten, la cupola del duomo e gli innumerevoli altri edifici del distretto di Mitte. Volendo stilare una lista soddisfacente di quelli più interessanti bisognerebbe restare lassù a osservare il paesaggio urbano per almeno una settimana, se non un mese o un addirittura un anno. D'altronde l'architettura classica e moderna si incastrano come i pezzi del tetris tra le vie di Berlino, ed è un'impresa ardua trovare qualcosa che non attragga l'attenzione di chi osserva la città.

Seguendo l'alveo del fiume si avvistano persino le torri di mattoni dell'Oberbaumbrücke, che i ragazzi hanno attraversato questa mattina prima di fare tappa alla East Side Gallery. Pare che negli anni della Guerra Fredda fosse utilizzato come valico pedonale tra l'Est e l'Ovest. Camus sta guardando proprio in quella direzione quando un treno della metropolitana sbuca sul viadotto parzialmente nascosto dagli alberi e raggiunge i binari al livello superiore del ponte.

«Milo, guarda, sta passando un treno!»

Il ragazzo, all'udire di quella voce sublime, non può fare a meno di precipitarsi immediatamente dal suo grande amore forse non corrisposto. E dato che non sa ancora come il francese reagirebbe ad un abbraccio, si limita a posargli una mano sulla spalla e osservare con lui il convoglio giallo che oltrepassa il fiume.

«Ho vinto io» continua Camus ridacchiando «Ora mi devi offrire da bere.»

«Sì, è vero, te lo riconosco.»

Milo sorride: il vero trionfo, alla fin fine, è suo. La scommessa riguardava il dubbio se i binari dell'Oberbaumbrücke fossero in funzione o meno. Se ha puntato sull'opzione più improbabile, cioè il no, è stato solo per ingannare il rosso e costringerlo a farsi pagare un cocktail.

«Ti piace il panorama?» domanda quest'ultimo, forse un pochino a disagio per la mano del greco sulla propria spalla.

A me piaci tu, Cam vorrebbe rispondere Milo. Sposta il braccio, si appoggia al parapetto volgendo la schiena verso le vetrate e fissa il francese nei suoi bellissimi occhi verdi.

«Moltissimo...»

Camus diventa rosso come un peperone: è una cosa che gli capita spesso e che palesemente odia non poter controllare. Ha colto il messaggio, ma la sua timidezza gli impedisce di trovare le parole giuste e il suo sguardo sembra esprimere ogni reazione possibile, sia nel bene sia nel male. Potrebbe parimenti insultarlo disgustato o uscirsene con un oh sì, anch'io ti amo, sposami!, così come un già, è bello osservare questo paesaggio in compagnia di un CARO AMICO.

«Cosa state facendo voi due?» domanda Natassia notando uno dei suoi amici più immobile e silenzioso di una mummia e l'altro girato al contrario rispetto a tutti i turisti, alla stregua di un gambero nel regno di Poseidone.

«Ci godevamo la vista» commenta Milo rivolto più a Camus che alla ragazza.

«G-Già» balbetta il francese «Ho vinto io la scommessa.»

«Ancora quella scemenza della metro sul ponte?»

I due ragazzi annuiscono.

«Milo, come ti è venuto in mente di scommettere contro Cam? Sa orientarsi sui mezzi di trasporto come un orso polare in mezzo al ghiaccio... Autobus dall'aeroporto esclusi, naturalmente!»

«Quella è stata una svista. Per il resto io leggo le mappe per capire come spostarmi.»

«Anche noi ci proviamo» replicano Milo e Natassia all'unisono.

«La difficoltà è decifrarne il significato.»

«Beh, questo vale per noi mortali» precisa il greco «Tu ci riesci alla grande perché probabilmente sarai un semidio come Percy Jackson.»

Le pupille del francese si dilatano, sembrano quasi brillare mentre ride di gusto. È dannatamente perfetto già di suo, ma così è ancora più irresistibile. Natassia invece scuote la testa.

«Sei troppo gentile, Milo, non dobbiamo gasarlo troppo» si incammina verso l'ascensore per scendere «Andiamo, avete avuto abbastanza tempo per guardare il panorama anche se vi siete concentrati solo su quei treni inutili.»

Il biondo fa per seguirla, ma la mano di Camus gli afferra il braccio. Ha un tocco delicato, quasi angelico. Il battito del cuore del greco accelera e si fa più potente; riesce quasi a sentirselo dentro le orecchie.

«Grazie, Milo.»

Il greco sorride. Bitte schön. Ma il francese non lo lascia ancora andare.

«Aspetta, c'è un'altra cosa che...»

Milo sfiora le dita del rosso. La sua pelle è morbida e liscia, come se fosse fatta apposta per essere toccata e accarezzata dolcemente. Chissà com'è il resto di quel corpo magnifico, si domanda il ragazzo. Desidera esplorarne ogni centimetro quadrato, conoscere tutto di Camus. Gli si avvicina, non aspetta altro che un qualsiasi segnale da parte sua per stampargli un dolce bacio sulla bocca. È come se non aspettasse altro da sempre.

Costui però, dal canto suo, è talmente in ansia da non avere più saliva in gola. In fondo si può ben poco contro il panico dettato dall'introversione e Cam è un soggetto particolarmente sensibile a questo tipo di attacco.

«Io... Ecco...» ritrae la mano di colpo e la utilizza per indicare un edificio in lontananza a caso «Mi piacerebbe tanto salire su quel palazzo con la cupola di vetro. Dev'essere il parlamento.»

Il biondo si morde il labbro e si maledice per non aver agito istantaneamente. Mancava pochissimo. Pochi centimetri tra il proprio volto e quello di Cam, poche parole per annullare quella distanza, pochi istanti. Solo il suo ardore per il francesino non si può affatto dire che scarseggiasse o scarseggi tuttora. A chi importa di un palazzo con la cupola di vetro quando ha davanti a sé l'uomo dei propri sogni?

Tuttavia oramai l'occasione è sfuggita, riflette Milo, per quanto il tempo sia una risorsa preziosa e non molto abbondante, non ha senso forzare la sorte. È vero: detesta l'idea di fluttuare in un limbo senza sapere se i suoi sentimenti siano ricambiati o meno, ma per un ragazzo speciale come Camus è disposto a sopportarlo.

«Certo, Cam» sorride di nuovo «Andremo a visitare qualsiasi edificio tu voglia.»

«E se Natassia non fosse d'accordo?»

«In tal caso ti accompagnerei io e sarebbe il nostro primo appuntamento» risponde Milo ridendo.

«Già...»

«Forza, ora raggiungiamola in fila per l'ascensore, altrimenti ci urla in faccia.»

Camus annuisce. Finalmente le sue guance sono tornate pallide e il suo viso ha scacciato l'imbarazzo per cedere il posto ad un'espressione di serenità. È davvero troppo, troppo carino agli occhi di Milo.

«Allora, intanto dimmi di quale divinità greca sei figlio; sono curioso...»

Superfluo specificare che davanti ad una simile bellezza il ragazzo possa immaginare la risposta: Afrodite.

 

In vacanza la notte non è fatta per dormire. Ogni ora spesa in quel modo è un'ora sprecata: il mondo dei sogni è lo stesso alle Cicladi, sulle Alpi francesi, all'Università di San Pietroburgo e pure nella hauptstadt. Che senso ha attraversare mezzo continente per qualcosa che si può già vedere nel proprio letto? Milo ama respirare il più possibile l'anima dei luoghi che visita, dunque sa bene che il sonno è sì un bisogno fondamentale, ma non può permettersi di dedicare ad esso un minuto più del tempo strettamente necessario. La capitale tedesca offre innumerevoli opportunità dall'alba al tramonto, così come dallo stesso tramonto all'alba del giorno successivo. Una vera città non si spegne mai, e Berlino può fregiarsi di tale titolo a testa alta, forse più di qualsiasi altra meta europea il giovane greco riesca ad immaginare.

Il Capital Beach, ad esempio, è un locale interessante posto in riva al fiume, proprio di fronte alla stazione centrale. Completamente all'aperto come una vera spiaggia, mette a disposizione dei clienti alcune sdraio su cui distendersi comodamente a sorseggiare un drink a pochi metri dalla corrente. Milo ne ha scelto uno a caso, Natassia nella fretta ha chiesto semplicemente lo stesso e Cam ha aperto il menu dei cocktail direttamente alla pagina alcolici dolci e fruttati. La musica non manca, ma ora che è partita Despacito - già, continua ad andare di moda - nessuno dei tre ha voglia di mettersi a ballare da solo, né tantomeno di proporre agli altri due di andare in pista perché sotto sotto quella canzone piace a tutti, ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo.

«Dovremmo tornare qui a prendere il sole» propone la ragazza posando il bicchiere mezzo vuoto «Sarebbe come andare al mare.»

«Mi sembra una buona idea, però se volete il mare bello dovete venire in Grecia.»

«Oddio, da voi dev'essere stupendo!» esulta lei.

«Anche la tua casa è sul mare» osserva il francese «L'unico problema è che il bagno si fa insieme alle foche.»

«Veniteci pure, vi ospito a casa mia se non avete problemi con le famiglie rumorose.»

«In che senso?»

«Avete presente il film Il mio grosso grasso matrimonio greco? I miei parenti ricalcano molto bene quello stereotipo...»

«A proposito, mi sono sempre chiesta se esistano film tedeschi.»

«Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino» intervien Cam «È uno dei miei preferiti in assoluto.»

Il giovane greco ha già sentito quel nome e crede che si tratti di una pellicola drammatica ma non sa di cosa parli esattamente. Ora però si immagina sdraiato sul divano ad amoreggiare con il suo principe rosso mentre in televisione scorrono le scene del film - qualunque esse siano - senza che nessuno dei due vi presti realmente attenzione.

«Hai ragione, è proprio un capolavoro» conferma fingendo di conoscerlo bene.

«Davvero piace anche a te? Io lo adoro.»

«Certo, affronta temi importanti e... Ehm, è fatto bene» meglio cambiare rapidamente discorso «Ragazzi, domani andiamo a vedere Charlottenburg?»

«Ci sta» commenta Natassia «È quella specie di castello con il parco, giusto?»

«Va bene anche per me» aggiunge il rosso, per niente avvezzo all'idea di mettere Christiane F. in secondo piano «Comunque, Milo, cosa ti ha colpito di più del film?»

«Beh, ecco...» il biondo suda freddo «La parte in cui si vede... Praticamente vuole passare quel messaggio... Quando c'è quel tipo che poi quindi... Vabbé hai capito, no?»

«Per niente, in realtà» risponde Cam dubbioso.

Milo fa finta di niente e continua a bere sperando in un gesto caritatevole dalla Provvidenza, che però non sempre gli è seconda. Emette alcuni versi incomprensibili con la bocca piena e li accompagna con gesti casuali come se volesse effettivamente spiegare qualcosa. Il francesino però non desiste e continua ad aspettarsi una risposta soddisfacente.

«Ragazzi, balliamo?» esordisce dopo ad essersi scolato tutto il drink.

«Vuoi ballare Despacito

«Io adoro Despacito

Qualcuno dei ragazzi che occupa le sdraio accanto a loro ascolta attentamente quella dichiarazione plateale del giovane ellenico e il grande tabù finisce presto per crollare. Uno si alza in piedi a ballare ed è subito un Fanculo, è inutile negarlo: questa canzone piace a tutti! generale. Il gesto estremo di Milo si trasforma in un'ottima escamotage che gli permette sia di eludere il discorso con Camus, sia di trascinarlo a forza sulla pista da ballo e ammirare il suo favoloso didietro muoversi al tempo vivace e incalzante della musica latina.

Natassia riprende a bere godendosi nel mentre la scena e l'atmosfera incantevole del Capital Beach. Decine di fari proiettano la loro luce sui palazzi lungo il fiume colorandoli di rosso, giallo, verde, viola. Chissà cosa nascondono dietro le loro architetture contemporanee.

L'aria è fresca, il cielo scuro e terso. Nella Sprea si riconosce benissimo il riflesso del ponte pedonale e del battello che vi passa sotto con a bordo turisti di ogni tipo, inclusi i bambini che non possono fare a meno di strillare hallo a tutte le persone che vedono a riva per salutarle. La ragazza risponde loro sollevando il bicchiere. Tolto tutto il casino sarebbe un luogo perfetto per meditare - questo chiaramente a patto di aver presente come si faccia, cosa non vera per Natassia. Quando ha finito di bere uno sconosciuto la invita sulla pista da ballo, dove intanto Despacito termina e cede il posto ad altre canzoni, tutte ancora abbastanza latineggianti.

Milo non si può dire esattamente che sappia ballare, però ci si mette d'impegno e sembra soddisfatto dei propri risultati. Camus d'altra parte se la cava meglio, ma è costantemente in cerca di una scusa per non mettersi in mostra. Superfluo enunciare quanto il greco sia corroso dalla voglia di danzare insieme a lui. Insieme va naturalmente inteso nel senso di in coppia.

Più sta con lui, più si innamora e non vuole separarsene. È una sorta di circolo vizioso invincibile che si autosostiene. Vorrebbe ballare un lento con sua la testa dolcemente appoggiata alla propria spalla, congelare il tempo, il mondo e tenerselo stretto per qualche frammento di eternità. Il peggio è che, per il tipo di persona estroversa che è Milo, di norma non esiterebbe tanto prima di dichiararsi apertamente al ragazzo per cui ha una cotta. Eppure stavolta non ci riesce proprio. In parte ci sono i ricordi di alcuni schiaffi in faccia che si è preso in passato operando in tale maniera, ma il ruolo decisivo lo gioca altro. Quella per Cam non è una semplice infatuazione. Non si tratta solo di un avvenente ragazzo francese dai capelli rossi, due occhi verdi d'incanto e un fisico da paura, né tantomeno è il suo fascino intellettuale intenditore di film cult a renderlo tanto interessante.

No, ha qualcosa in più. Ha qualcosa di sovrannaturale, di voluto da un misterioso e imprecisato destino. È come se il cuore di Milo gli appartenesse di diritto, tant'è che gli ha aperto le sue porte dal momento stesso in cui si sono incontrati sul tapis roulant dell'aeroporto. Un passo falso costerebbe troppo al giovane greco, che già smania per il solo fatto di avere il rosso vicino.

«Guarda, Milo, Natassia ha rimorchiato.»

Il biondo viene violentemente tirato giù dalle nuvole del mondo iperuranico in cui stava vagando con la mente, e impiega qualche istante prima di capire da che parte stia puntando il dito di Cam. La ragazza si accorge di loro e si avvicina insieme ad un ragazzo alto, ben piazzato e con una barbetta nera come i suoi capelli. Ecco, lei almeno ha fatto conquiste!

«Ragazzi, lui è...»

«Ioria» completa il ragazzo «Wilkommen in Berlin

Due strette di mano sono d'obbligo; Natassia supervisiona le presentazioni. Il nuovo arrivato è autoctono, abita da qualche parte nella periferia di Berlino. I suoi genitori hanno vissuto nella DDR, i suoi nonni sotto il reich nazista. Non che sia una storia tanto strana per il popolo teutonico, che nel Novecento ne ha viste di tutti i colori. Ora invece lui, finalmente, è libero di uscire la sera a vivere, divertirsi e sedurre una ragazza russa appena conosciuta. Riuscirci o meno poi è tutt'altra questione, ma almeno non c'è più alcun regime che gli vieti di fare un tentativo.

«È curioso che tra noi due sia io, greco, quello biondo» ridacchia Milo.

«Già, è una strana combinazione. Quelli di Natassia invece sono più chiari e si intonano perfettamente ai suoi meravigliosi occhi azzurri» nel dirlo il moro ammicca alla ragazza.

«È vero» conferma lei «Però è Cam ad avere i capelli migliori. Prova a sentire come sono soffici!»

Afferra una ciocca del povero francese e gli massaggia la testa come se fosse un gatto.

«Natassia, mi fai male!»

«E poi guarda i suoi occhi» lo ignora lei «Sono due smeraldi.»

Milo è sul punto di lasciarsi sfuggire un concordo: è il ragazzo più bello del mondo. Ioria dal canto suo esibisce un'espressione di dubbio e perplessità.

«D'accordo, sono molto... Uhm, verdi... Però non torturarlo, poveretto.»

«Sa anche ballare!» continua Natassia imperterrita come una marketer che sta presentando il proprio prodotto eccellente ed ineguagliabile.

«Anche Milo, se è per questo» sbuffa il francese, pur sapendo di mentire.

Natassia prende il braccio del greco per trasportarlo dall'altra parte della pista.

«Infatti ora insegnerà anche a me qualche passo. Voi divertitevi!»

«Ma cos...»

«Fidati, Milo, so quello che faccio.»

Ecco, proprio questo è il problema. Quanti disastri si sarebbero evitati nei millenni se gli esseri umani avessero sempre fatto a meno di credere ai so quello che faccio!

Evidentemente no, Natassia non ha la minima idea di cosa stia combinando a portar via Milo e costringerlo a vedere Camus con un altro ragazzo. Per lo meno nessuno dei due sembra intenzionato a ballare con l'altro. Anzi, si direbbe che sono abbastanza imbarazzati entrambi perché non sanno cosa dirsi o cosa fare. Meglio così. Finiranno per bere qualcosa al bancone e scambiarsi quattro parole di numero, vero? VERO?! Come se ciò non bastasse, come diamine può insegnare ad una ragazza a ballare se nemmeno lui ne è in grado? Certo che il comportamento di lei è davvero assurdo.

Il greco non trova pace fino al termine della canzone, quando constata, per sua fortuna e gaudio, che tra i due non è successo nulla. Tira un sospiro di sollievo. Menomale: un epilogo differente gli avrebbe mandato il cuore in mille frantumi. Cam-amore-di-una-vita è solo suo, chiaro? Nessuno deve azzardarsi a portarglielo via.

«Milo, grazie per il ballo» gli sorride Natassia.

«Prego» poi si rivolge agli altri due «Vi siete scatenati anche voi?»

«Beh, no...» risponde Ioria ruotando di nuovo gli occhi verso la russa «Speravo anch'io di ballare con una bella ragazza.»

«Ti garantisco che Cam balla meglio di una rag...»

«Natassia» la interrompe brutalmente il greco «Puoi mostrare tu al nostro nuovo amico i passi che ti ho insegnato, no?»

«Questa è un'ottima idea» risponde Ioria seguito da Camus.

Uno sta palesemente cercando di convincere la ragazza a ballare, l'altro fa di tutto per potersene tirare fuori e basta. Il greco da parte sua concorda con entrambi, ma Natassia non è affatto convinta.

«Magari dopo: adesso sono un po' stanca. Andiamo sulle sdraio.»

«Non gradisci nemmeno un drink?»

«Anche questa è un'ottima idea, vero Milo?» bisbiglia Cam al greco lasciando che Ioria flirti con in pace con la loro amica.

«Decisamente, e io ti devo ancora ripagare per la scommessa.»

«Ovvio, non mi scordo dei miei crediti. Mi devi anche spiegare la tua opinione sulla storia di Christiane F.»

«Ne discutiamo domani a Charlottenburg, va bene?» temporeggia il greco «Così riesco a parlartene bene, senza tutto questo rumore.»

Il rosso solleva le spalle. Non trova che la musica sia particolarmente alta, ma comprende che il Capital Beach non sia il luogo ideale per discutere di critica cinematografica. Senza contare che il berlinese intento a corteggiare Natassia con scarsissimi risultati offre uno spettacolo divertente, alla stregua di una commedia.

 

L'hotel di Milo si affaccia praticamente sulla stazione. Cam e Natassia invece ne hanno scelto uno qualche isolato più lontano, in una zona abbastanza tranquilla e silenziosa.

C'è di mezzo un parchetto con un lampione, qualche altalena e un paio di spacciatori. D'altronde in quale parco non se ne trovano all'una di notte passata? Non che costituiscano un vero e proprio pericolo per i ragazzi, sia chiaro: sono sì criminali, ma vogliono solo vendere droga e di certo sono troppo destabilizzati dalle loro stesse sostanze per avere la forza di aggredire qualcuno. Eppure il greco preferisce diffidare di loro e accompagna i suoi amici fino all'ingresso dell'albero. È altresì opportuno precisare che non gli dispiace affatto passeggiare insieme a Camus.

«Sappiamo difenderci dai tossici, Milo» si pavoneggia Natassia «Cioè, io di sicuro.»

«Avevo voglia di passeggiare un po' prima di andare a letto. La notte è un momento incantato di ispirazione senza eguali.»

«Sei forse un poeta?» domanda Cam. Difficile però determinare se sia ironico o semplicemente affascinato.

«Qualcosa di simile: un data analyst.»

«Non ho idea di cosa voglia dire» osserva Natassia.

«Nemmeno io, però mi pagano e quindi va bene.»

Questa affermazione desta l'ilarità dei suoi amici, che non possono fare a meno di ridere. La parte del buffone gli riesce abbastanza bene, a quanto pare. La ragazza gli si avvicina, lo abbraccia e gli dà un bacio sulla guancia.

«Buonanotte, Milo» sorride.

«Anche a te, Natassia... Cam, vuoi pure tu il bacino della buonanotte?»

«N...»

Ovviamente quella del greco non voleva essere una domanda, tant'è che costui si precipita immediatamente a stampare dolcemente le proprie labbra sulla fronte del suo amato. Inutile dirlo, al tatto di quella pelle così liscia, delicata, divina, il ragazzo deve richiamare a sé tutto il proprio autocontrollo per accettare l'idea di doversi staccare dopo pochi secondi anziché scivolargli verso la bocca e stabilire se Camus sia un autentico French kisser. Non che abbia dubbi a riguardo, però dentro muore dalla voglia di sperimentarlo in prima persona.

Da parte del francese a questo punto ci si aspetterebbe l'ennesima espressione d'imbarazzo con tanto di viso rosso, sia che lo si conosca da una vita, un anno, o eventualmente due giorni scarsi. Eppure la Fortuna sa essere imprevedibile e ama burlarsi degli esseri umani, specie quando questi hanno appena trascorso una serata nel nome del reggaeton. Se così non fosse sarebbe impossibile dare una spiegazione della risposta del timido e innocente Camus che scuote la testa, sorride, fissa Milo coi suoi meravigliosi occhi verdi. Sicuramente aiutato dai cocktail del Capital Beach, scopre in sé un'inedita intraprendenza che lo porta a ricambiare il bacio del greco. Sempre un bacio amichevole, sia chiaro, sulla guancia.

«Buonanotte...» sussurra voltandosi per raggiungere Natassia.

«B-buonanotte» farfuglia Milo, totalmente destabilizzato e talmente incredulo da prendere sul serio in considerazione la possibilità che tutto ciò sia un sogno.

Rimane immobile, la bocca spalancata come un baccalà e le pupille perse nel vuoto mentre osserva i due amici varcare la porta scorrevole dell'albergo e sparire al suo interno. Si tocca le gote con entrambe le mani, mentre il ritmo del suo cuore si fa via via più incalzante finché constata che sì, la sinistra è decisamente più calda. Per tutti gli dei dell'Olimpo, è successo tutto per davvero!

Il corpo del ragazzo è attraversato da una scarica da un centinaio di chilovolt: sente un irrefrenabile impulso di correre, saltare, esultare. Purtroppo, vista la tarda ora, dal terzo è un po' costretto ad astenersi, anche perché se Cam dovesse affacciarsi alla finestra, la figuraccia sarebbe inevitabile. Nulla però gli vieta di fiondarsi nel parco alla velocità della luce, aggrapparsi a più d'un lampione con un'abilità da pole dancer che nemmeno immaginava di avere e persino abbracciare un albero che, per propria disgrazia, si trova in mezzo alla traiettoria del ragazzo più euforico dell'intera Germania.

Le sue labbra, le sue magiche, morbide labbra sottili su una guancia evidentemente predestinata alla beatificazione in questa notte mistica! Milo è certo di aver raggiunto le porte del Paradiso, il suo spirito brilla e arde come le stelle del firmamento, continua a ripetersi tre parole come un ossesso. Mi-ha-baciato! Anzi, ad onor del vero, non le ripete solo a sé stesso o alle piante. Pure gli spacciatori sono costretti a sorbirsi la sua frenesia.

«Willst du gutes Zeug?» chiede uno sperando di vendere la propria merce.

«Mi ha baciato! Capisci?! Mi ha baciato!»

«Inglese? Abbiamo roba buona» interviene il secondo «Cosa vuoi?»

«Solo il suo amore!» commenta Milo volgendo lo sguardo verso l'hotel alla fine del parco.

Lo spacciatore intuisce immediatamente che il ragazzo sia già bello che partito con la testa, anche se non capisce di cosa si sia fatto. Non ha gli occhi rossi, sembra avere un discreto senso dell'equilibrio e non puzza nemmeno di erba. Un po' di alcol magari, ma, insomma, non può essere in un simile stato solo per aver bevuto! Proabilmente è solo uno dei tanti idioten che non vuole comprare nulla.

«Amico, di cosa ti fai? Noi abbiamo quello che cerchi.»

«Non sono fatto» sospira Milo «Sono solo innamorato...»

«Innamorato, eh?» ridacchia prima di rivolgersi al collega «Dohko, er ist verliebt!»

L'altro risponde con un discorso lungo e incomprensibile, senza che il greco possa intuire mezza parola. Questa situazione non gli piace particolarmente, forse si è lasciato prendere troppo dall'allegria ed ora è il caso di prepararsi a lottare o fuggire.

«Dohko dice che allora dovresti andartene da qui: la nostra è roba forte, ma non può darti lo stesso piacere dell'essere innamorato. E poi fa male, se muori non puoi più amare.»

D'accordo, non è affatto il tipo di frase che ci si aspetta di sentire da uno spacciatore nei pressi della stazione di centrale di Berlino. Milo è confuso. Molto confuso. Che razza di delinquenti sono questi due? Beh, quantomeno non manca loro l'etica professionale.

«Dohko allora ha ragione...»

«Certo che ha ragione, non a caso ha studiato filosofia. Ora va' e approfitta di questa occasione, ma nel caso dovesse andarti male torna da noi: avremo sicuramente qualcosa con cui potrai consolarti.»

Il ragazzo annuisce. Invero non ha la minima intenzione di iniziare a drogarsi per una delusione d'amore, sia perché il suo cuore non concepisce realmente la possibilità di fallire con Camus, sia perché se avesse sempre fatto questo ragionamento nella propria vita ora sarebbe un Billie Joe delle Cicladi. Saluta dunque i due, per così dire, commercianti, infila le mani in tasca e si incammina verso la Hauptbahnhof.

Il vento è fresco, anche se non abbastanza da convincere Milo che uscire in maglietta sia stata un'idea pessima. A scaldarlo in fondo c'è il pensiero di rivedere presto Cam e passeggiare con lui nel fantomatico zoo di Berlino, dar da mangiare agli scorpioni - suoi animali preferiti, per quanto questo sia un gusto singolare - e capire che diamine ci trovassero quei ragazzi di Christiane F. per andare sempre lì.

Tasto dolens: il film. Il francese si aspetta un commento critico e un elenco motivato delle ragioni per cui Milo lo abbia apprezzato tanto, ed è un bel problema, dato che non ne ha mai visto nemmeno la copertina del DVD. Il suo cervello se ne rende seriamente conto solo ora e apre le valvole dell'ansia, che come l'acqua di un torrente in piena si riversa sempre più rapidamente nell'intero sistema nervoso, nel sangue, nel respiro, fino a colmare ogni cellula del suo corpo. Nell'arco pochi secondi, quando ormai è praticamente arrivato a destinazione, è subito oddio, se non vedo quel film sono morto!

Si precipita alla reception, per chiedere aiuto ad Isabel, che apparentemente oggi ha il turno di notte.

«Guten abend» la saluta «Avrei bisogno di un favore immenso...»

«Prego, mi dica.»

«Devo assolutamente recuperare il film Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino al più presto, sa come recuperarlo? Ho visto stamattina che il WiFi ha dei problemi.»

La donna si sistema gli occhiali e apre un cassetto per estrarre una serie di DVD tra cui, sventuratamente, non risulta esserci quello desiderato.

«È una richiesta strana la sua, specie a quest'ora della notte...» prende in mano l'ultima custodia scuotendo la testa «Mi dispiace, non ce l'abbiamo, ma se vuole posso darle Frozen - il regno di ghiaccio

Ecco, questo proprio non ci voleva. Non può mica andare da Camus e uscirsene con un ah, è favolosa la scena in cui Christiane F. duetta insieme alla principessa Elsa, ma nemmeno può ammettere di aver mentito per fare colpo e fare la figura dell'ignorante bugiardo.

Che fare? Che fare? Che fare?! L'ansia cede ben presto il posto alla disperazione, e se ne accorge anche Isabel, la quale prova a tranquillizzarlo.

«Non si preoccupi, qui vicino c'è un negozio di dischi e senz'altro ce l'avranno. Penso che apra intorno alle otto di mattina.»

Troppo tardi. L'appuntamento con Cam e Natassia è alle nove e mezza: a meno che il film non sia un OAV di qualche anime giapponese, il tempo a disposizione per vederlo non sarebbe sufficiente.

«Conosce altri negozi che invece siano aperti ora?»

«Ora?» la receptionist lo fissa come se fosse un mentecatto «È quasi l'una e mezza di notte...»

«Lo so, ma io devo assolutamente vedere quel film!» la implora il ragazzo.

Mossa forse a compassione, o più semplicemente speranzosa di ricevere la mancia da un cliente soddisfatto, la donna si mette al lavoro col PC per procurare a Milo un elenco delle videoteche e dei videonoleggio potenzialmente aperti o senza indicato alcun orario su internet. La lista è relativamente breve - d'altronde gli anni novanta e duemila sono finita da un pezzo - ma a detta di Isabel tali attività sono sparse su tutto il suolo berlinese e c'è da camminare parecchio.

«Danke schön, mi sta salvando la vita» mormora con un'espressione da cucciolo di Golden Retriever.

«Si figuri» ridacchia lei «Dev'essere una questione molto importante per lei se è disposto a girarsi tutta Berlino in piena notte.»

«Mi creda, camminerei anche fino in Francia, per questo motivo!»

Milo ama conferire una certa teatralità alle proprie azioni: gli viene naturale sia nell'esclamare iperboli shakespeariane, sia nell'uscire dalla porta dell'albergo credendosi Indiana Jones. A sua discolpa però va precisato che la ricerca del film non si prospetta tanto diversa da quella del Santo Graal.

 

Il ragazzo cammina sul marciapiede in compagnia della propria ombra, che periodicamente si sposta avanti e indietro con l'alternarsi dei lampioni. Passano poche auto nel quartiere di Moabit, poco a ovest della stazione, forse perché molta gente è già a dormire nel proprio letto, mentre per i più nottambuli è troppo presto per rientrare a casa.

Gli autobus gialli corrono ancora lungo le strade, e sicuramente Milo farebbe farebbe più in fretta se provasse a prenderne uno, eppure non lo fa. Non ne ha voglia. Tolto il fatto che senza Cam è un casino stabilire su quale mezzo salire e quando scendere, le luci della città sono troppo belle per essere viste attraverso un vetro, così come lo è il silenzio per essere costantemente interrotto da una voce elettronica ad annunciare la nächste station.

Camminando può invece meditare, sognare, riflettere. Riflettere su quanto il proprio cuore sia stato rapito dal fascino e la dolce fancesità di Camus, riflettere su quanto siano stupendi i suoi occhi verde smeraldo, i suoi morbidi capelli rossi - Natassia d'altronde aveva ragione nel suo spot pubblicitario - e nondimeno il suo fondoschiena da favola. Sognare invece, specie a tal proposito, di andare oltre la mera contemplazione visiva, con dettagli che non è necessario né opportuno raccontare ora. Ma sia chiaro, il suo non è un desiderio esclusivamente carnale. Anzi, si può dire che quello sia solo la ciliegina sulla torta. Nei confronti di Cam, anche se lo conosce veramente da pochissimo tempo, prova sentimenti ben più profondi. Portarlo nella propria camera entro la fine della vacanza è senza dubbio un obiettivo irrinunciabile per Milo, tuttavia non è il suo fine ultimo. Si sente un po' stupido a pensarci, ma sotto sotto sarebbe infinitamente grato alla Provvidenza se per una fortunata congiunzione un giorno potesse arrivare a presentare agli altri il francesino come proprio fidanzato.

Eppure ogni speranza è vana se non riesce a rimediare il film al più presto, il che sembra diventa via via più probabile mano a mano che le vetrine chiuse lo costringono a tirare una riga in penna sulle voci della lista. Il tempo, d'altra parte, corre come un cavallo al galoppo e in men che non si dica si sono già fatte le due e mezza. Il ragazzo si morde il labbro disperato.

No, decisamente non ha alcuna possibilità di farcela.

Il fato gli è avverso, anche se, va ammesso, un po' è stato poco sveglio a fingersi un grande ammiratore di qualcosa che conosce solo di nome. Non gli resta che leggere la trama su Wikipedia come la persona più triste di questo mondo e fondare i propri commenti sulle recensioni online scritte da sconosciuti. È un po' come mentire a Cam, però non sembrano esserci altre vie al momento, anche perché oramai Milo è giunto praticamente di nuovo alla East Side Gallery e inizia ad avvertire un leggero dolore alle gambe.

Ultimo tentativo prima di alzare bandiera bianca: Ostkreuz. Pare che ci sia una videoteca giusto dietro la stazione e prima di tornare alla Hauptbahnhof con le mani vuote e il cuore in mille pezzi tanto vale fare l'ennesimo disperato tentativo.

Un piccolo negozio in effetti c'è ed è pure aperto, tuttavia la luce rossa all'interno e i manifesti pubblicitari appesi all'unica vetrina lasciano intendere che non sia esattamente il posto da film drammatici. Più che Christiane F. sembra si possa trovare roba di Sasha G. o Rocco S. Beh, al peggio potrebbe essere il luogo giusto dove tornare una volta rimasto solo e depresso.

«Hallo!» esclama il ragazzo seduto dietro la cassa destato dal rumore della porta.

Milo non fa in tempo a ricambiare il saluto, si rende subito conto di chi ha davanti.

«Ioria?»

«Milo dalla Grecia?» risponde stupito il berlinese «Strano incontrarti di nuovo, e qui per giunta!»

«Eh già, se mi piacessi ti direi che è un segno del destino e che dobbiamo uscire insieme» ridacchia Milo con ironia «Come sei finito in questo negozio dopo il Capital Beach?»

«Oh beh, la tua amica russa non ci stava e ho detto al mio collega che avrei fatto io il turno di notte oggi... Tu piuttosto cerchi qualcosa in particolare?»

«Ehm...» farfuglia il ragazzo «Veramente...»

È molto strano chiedere Christiane F. - Noi i ragazzi dello zoo di Berlino in una videoteca di film porno, per cui Milo pensa bene di dare un minimo di argomentazione alla propria singolare richiesta, sottolineando quanto sia importante per lui far colpo su Cam e su quanto sia stato meraviglioso quel suo bacio della buonanotte sulla guancia. In effetti coglie anche l'occasione per insignire Ioria del titolo di diario personale a cui raccontare tutto il proprio flusso di pensieri.

Questo, dal canto suo, rimane ad ascoltare in silenzio domandandosi semplicemente cosa diavolo lo abbia convinto a chiedere al greco cosa stia cercando piuttosto che indicargli le corsie e lasciarlo libero di importunare gli scaffali. Vabbè, oramai c'è poco da fare.

Di certo il cassiere dalla barbetta nera non ha granché di cui sorprendersi: per tutta la serata gli occhi di Milo erano rimasti puntati sul rosso, solo un imbecille non si sarebbe accorto subito di quanto ne fosse cotto. Certo, la richiesta del film resta comunque tra le più singolari che riesca ad immaginare, però dopo un quarto d'ora buono a sentire la sua storia, Ioria arriva quasi a prendersi la faccenda a cuore.

«Mi dispiace, Milo, non ho proprio idea di dove tu possa trovare il DVD che cerchi a quest'ora» scuote la testa dispiaciuto.

«Non fa niente, a meno che non ne esista la versione porno non mi aspettavo che ce l'avessi.»

«Aspetta però! Forse ho un'idea.»

Gli occhi del greco si illuminano. Un'idea? Un ultimo barlume di speranza prima di farmi inghiottire dalle tenebre? Va bene! Qualsiasi cosa gli andrebbe bene a questo punto, per dirla tutta.

Il tedesco dalla barbetta nera e le spalle larghe chiede a Milo di porgergli il telefono in modo tale da connetterlo al WiFi del negozio.

«Fatto. Siediti laggiù e a guardalo su internet, i treni ripartono tra un paio d'ore» sentenzia passandogli anche un paio di cuffie.

Il ragazzo annuisce, si precipita su iTunes per comprare il film e contempla incredulo la barra di caricamento che avanza. Per Zeus, Ioria gli ha appena salvato la vita! Non saprà mai sdebitarsi abbastanza, ma senz'altro avrà il dovere morale di procurargli almeno un nuovo appuntamento con Natassia. Peraltro sarebbe anche un modo efficace per restare solo con la sua fiamma... Che mente diabolica e ingegnosa!

Ben presto appare sullo schermo il volto di Christiane F. - o meglio, dell'attrice che la interpreta, che per quanto ne sappia Milo potrebbe benissimo essere la ragazza stessa.

Piscia e merda dappertutto, basta dare un'occhiata in giro. Da lontano fa un grande effetto: sembra tutto nuovo con i prati ben curati e i negozi pieni di roba, ma se entri nei portoni c’è una puzza, specialmente per le scale.

 

   
 
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