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Autore: ghostmaker    01/10/2019    1 recensioni
La Grande Guerra è stata vinta dall'esercito del Regno di Tera, ma è davvero iniziato un nuovo periodo di pace? Tradimenti, amori, inganni e tragedie scuotono le famiglie reali e la loro risoluzione chiarirà se è davvero giunto il momento di essere in pace con tutti. Ma la fine di una guerra, spesso, porta con sé anche il desiderio della vendetta!
[Storia partecipante alla challenge “Pagine di una storia infinita” indetta da molang sul forum di EFP]
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Imperatore dei Cinque Regni'
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8° capitolo – La settimana più lunga
(seconda parte)



– Sabato –
“ore 02:00”



Regno di Dwr, nei pressi di Port Tuath
Molte persone sono andate a dormire, qualche ubriacone cammina per le strade del porto mentre finisce di scolarsi la propria bottiglia, le guardie portuali stanno osservando il mare e alcuni di loro sono impegnati a tenere a bada gli strani personaggi che circolano intorno al posto di guardia. All’improvviso un’esplosione. La deflagrazione è così forte da frantumare le finestre del posto di guardia, alcuni soldati rimangono feriti dalle schegge di vetro, altri escono scoprendo che le fiamme stanno bruciando tutte le passerelle dei moli; la confusione creata da persone che fuggono o che gridano perché stanno bruciando è tale che anche il resto delle guardie esce dalla guardina per prestare i primi soccorsi, ma lasciando sguarnito l’osservatorio sul Mare del Nord.
Nel silenzio del mare calmo, cento navi si avvicinano al porto, nessuna mostra la propria bandiera continuando la navigazione verso Port Tuath; alla distanza stabilita si dispongono una accanto all’altra, aprono contemporaneamente i portelloni dei cannoni e il grido di Turo rimbomba nel silenzio: «Fuoco!»
Le cento navi sparano e il porto è bersagliato da palle di ferro che sfrecciano sibilando dentro le case, nelle caserme, sui moli. Urla disperate di persone che hanno appena perso un braccio o una gamba, gli ultimi rantoli proferiti da chi si è trovato con metà corpo intero e l’altra parte finita chissà dove. Il porto è nel caos totale e le fiamme continuano a bruciare tutto ciò che incontrano.
Su una delle navi, Turo parla con Cevalo: «Dobbiamo affondare le navi ancorate al porto, oppure ci saranno addosso appena si spargerà la voce dell’attacco. Segnala a quell’uomo di puntare dritto contro i galeoni.»
Cevalo ubbidisce, chiama un marinaio per fare da messaggero e l’uomo ubbidisce agitando delle bandierine fluorescenti visibili su ogni nave della flotta che sta attaccando. Trenta delle cento navi rompono la formazione e puntano dirette alle imbarcazioni militari di Dwr, ma la sorpresa in cui sperava Turo è già svanita perché poco lontano dal porto era di stanza proprio il peggior nemico che il comandante potesse trovare.

Haranche è già sul suo veliero, la nave prende il largo seguita da altre venti, tutte partite da moli secondari e quindi invisibili al nemico che sta bombardando il porto principale. Su uno dei brigantini di Dwr c’è il capitano Luchag; la sua nave, seguita da diverse fregate, punta diretta verso le trenta che stanno bombardando la flotta ormeggiata.
Improvvisamente tutte le imbarcazioni mostrano la loro bandiera; un teschio di colore rosso con in bocca un coltello e in mano un foglio. Corsari! Turo s’infuria: «Che cosa gli è saltato in mente a quell’uomo di far vedere quelle bandiere?»
«Non importa comandante, teniamo la nostra attenzione sulle loro navi, sono quasi tutte più veloci!» dice agitato Cevalo.
«Giusto, inutile che me la prendo per la mancanza di ordine da parte di contrabbandieri. Continuiamo nel nostro piano e che loro facciano ciò che vogliono, basta che si attengono alle mie disposizioni.»
 
La battaglia infuria, molte navi colano a picco, la metà dei moli del porto sono distrutti, ma gli obiettivi primari di Turo sono stati tutti distrutti: i vari luoghi dove le guardie portuali custodivano i colombi viaggiatori.
Nessuno, oltre alla gente presente in quel momento a Port Tuath, deve sapere che è in corso un attacco dei Corsari.

Regno di Dwr, Reggia Reale
La notte aiuta un uomo a raggiungere la Reggia senza essere visto. Indossa dei vestiti scuri, si è sporcato il viso e le mani con del fango e Torcon lo deride appena lo vede. «Non potevi usare del lucido nero? O Turo vi ha tolto anche quello per risparmiare?»
«Siete piuttosto spiritoso mio Signore, ma qui intorno è pieno di guardie armate di tutto punto e non ho avuto il tempo per scegliere il trucco giusto per il nostro appuntamento romantico» risponde Ruga ridacchiando.
I due uomini cercano di stemperare la tensione, ma ciò che devono fare richiede serietà e applicazione.
«Si stanno attenendo tutti al piano?» chiede Torcon.
«Sì mio Signore, in questo momento Turo dovrebbe essere all’attacco di Port Tuath, Capitan Blood in viaggio per Tera e noi due, qui, ci siamo. Piuttosto, come avete appreso dell’esistenza di questi passaggi segreti?»
«Leggendo libri per tutto il tempo. Erano sicuri che fossi interessato a imparare la cultura di Dwr da non accorgersi che invece stavo decifrando dei codici nascosti tra le righe di quei volumi antichi, ed è soprattutto su quello dedicato alla costruzione della Reggia che ho individuato le coordinate dei cunicoli che sto utilizzando.»
«Mio Signore, stia attento, questa volta non potrò aiutarla se si distrae!»
«Grazie di tutto Ruga, questa volta non sbaglierò per sufficienza. Ora vai amico mio e procedi come stabilito.»



“ore 02:30”



Regno di Dwr, Port Tuath
La battaglia navale al largo di Port Tuath continua incessante anche se i Corsari stanno arretrando la loro posizione. L’ammiraglio Haranche di Dwr incalza gli attaccanti, il capitano Luchag insegue le navi fuggitive, e nessuno si è accorto che cinque delle cento navi corsare hanno attraccato al porto.
Turo e Cevalo guidano un gruppo di soldati volontari dell’esercito di Tan, e insieme a loro ci sono moltissimi corsari capitanati da Satulana, Rasi e un altro uomo che il comandante di Tan non conosce. Questo gruppo di persone stranamente assortito, sfruttando il caos nella cittadina, assaltano alcune guardiole, tolgono di mezzo le guardie e si impossessano di tutte le armi da fuoco che trovano e poi raggiungono un piccolo forte costruito sulla collinetta posta nella periferia del paesino.
Nascosti nella boscaglia, Turo chiede a Satulana: «Non ci sono gli altri due che erano con te a Tan?»
«Sono sulle altre navi, ho portato con noi Rak perché è il nostro numero uno nell’assaltare delle fortezze senza essere visto.»
Rak, infatti, riesce addirittura a passare davanti ai due guardiani della porta e velocemente a ucciderli con il solo coltello mentre i soldati di Tan, armati di arco e frecce, colpiscono le guardie posizionate sul torrione.
La strada è libera, il resto degli uomini raggiunge la porta, senza fare rumore entrano nella piccola fortezza e poi si sparpagliano per occupare dei punti strategici prima di fare irruzione nelle varie camerate.

Regno di Dwr, Reggia Reale
Torcon non può correre, nei cunicoli che sta attraversando c’è molta ghiaia e ogni piccolo rumore è amplificato dalle pareti delle strette grotte che sta percorrendo. Raggiunge una piccola grata posizionata nella parte bassa di un muro, la smuove e ci entra quasi accovacciato. A piccoli passi raggiunge una seconda grata, ancora più piccola della precedente, la apre e strisciando attraversa un corto percorso che lo porta in un luogo senza luce. Il principe, passato da lì per raggiungere Ruga, ha lasciato delle candele in un punto preciso, le accende e la luce illumina i tavoli di una delle cucine della Reggia. Il rumore della porta che si apre, Torcon è lesto e infila mezzo busto dentro una specie di ripostiglio e attende immobile.
«Che cosa ci fate qua dentro a quest’ora?» chiede Eas puntandogli contro una pistola.
«Fame!» risponde Torcon con in bocca una coscia di pollo.
«Vi ho dato un foglio dettagliato con gli orari dei controlli, dovevate attendere solo pochi minuti e vi avrei accompagnato io, invece volete crearmi a ogni costo ulteriori fastidi» dice la ragazza riponendo la pistola nelle braghe.
«Perdonami, non ci ho fatto caso, ero troppo affamato e sono venuto a vedere se era rimasto qualcosa di appetitoso da sgranocchiare.»
La ragazza sbuffa, attende che Torcon esca dalla cucina e lo fa camminare davanti a sé. Lui mangia e pensa a come poter irritare ulteriormente Eas, sorride e dice: «Non puoi capire com’è brutto non riuscire a dormire, se ci fosse stata Oceanya avrei mordicchiato tutto il suo corpo; di sicuro avrei placato tutti gli appetiti.»
Eas non risponde, ma Torcon sa che la sua provocazione è andata a segno perché sente digrignare i denti della ragazza.



“ore 03:00”



Regno di Dwr, piccola fortezza cittadina
Il gruppo di assaltatori ha sbaragliato in poco tempo i pochi soldati di Dwr che erano rimasti nella piccola fortezza, Turo, preso il controllo totale della situazione, lancia in volo uno dei corvi che si è portato dietro.
Satulana, invece, sta disponendo degli strani oggetti all’interno della fortezza mentre  all’esterno sta svolgendo la stessa mansione Rasi.
«Li avete già provati?» chiede Cevalo perplesso mentre guarda quelle strane scatole metalliche.
«Sì, a Port Kurang due giorni fa, e ne avevamo molti di meno di oggi» risponde baldanzosa Satulana.
«E come funzionano?»
«Questo è un nostro segreto, magari quando avrete molti più soldi, potrete acquistarne qualcuna di queste scatolette magiche.»
Cevalo si gratta la barba e si rivolge a Turo chiedendo: «Magia? Qui non c’è neppure un mezzo Saggio.»
«Si riferisce all’effetto che provocano. Io le ho già viste usare e non sono altro che delle piccole palle di ferro ripiene di polvere nera che però esplodono facendo danni più grandi. Per esempio l’esplosione a Port Tuath è stata causata da una decina di queste scatolette.»
«Esatto signor comandante, e ora se non volete fare la fine di quelli laggiù, ci conviene uscire tutti da qui e piuttosto celermente» dice Satulana prima di mettersi a correre.
Turo, Cevalo e tutti gli uomini all’interno della fortezza corrono velocemente per raggiungere la parte più bassa della collinetta e riescono a trovare riparo pochi istanti prima dell’esplosione. La potenza degli ordini rade al suolo la piccola fortezza, ma anche una parte della collinetta che sprofonda su se stessa creando un cratere.

Regno di Dwr, Reggia Reale
Torcon è nella sua stanza e si è seduto sul letto, indossa la veste per la notte, ma non sembra volersi coricare. Appoggiata a terra, nell’angolino più scuro del letto, c’è la sua uniforme da comandante in capo dell’esercito di Tan con spillate quelle onorificenze che gli erano state vietate dalla regina di Dwr, mentre sotto le coperte, nascosta dai cuscini, c’è la sua spada, il dono ricevuto del padre quando ha fatto il primo vagito. La lama della spada è stata più volte sostituita, ma l’elsa è sempre la stessa che secondo i miti è stata forgiata dal Leggendario per sconfiggere i mostri di Koraha.
Negli occhi del principe c’è tutta la rabbia repressa, ma anche determinazione. La tensione è svanita, mantiene la calma perché sa che se la sua mente non è concentrata rischia di farsi sfuggire all’ultimo istante il suo obiettivo. Ma non è ancora il momento, è troppo presto, lei dorme ancora, ma Torcon sa che si alzerà per andare nella sala del trono; lei lo sta facendo tutte le notti da mesi, come se fosse trascinata in quel posto da una mano invisibile. È ancora troppo presto, deve attendere il passaggio di Eas, e poi potrà prepararsi per compiere ciò che desidera da quasi un anno: la vendetta per suo padre!



“ore 03:30”



Regno di Dwr, in marcia verso la Reggia Reale
La battaglia navale nei pressi di Port Tuath si è spostata in alto mare. La flotta di Dwr, continuando a inseguire le navi corsare, ha completamente lasciato liberi di muoversi gli uomini che hanno distrutto la piccola fortezza e che ora marcia per raggiungere la Villa Reale.
Turo osserva la mappa dicendo: «Andando avanti in linea retta troveremo la Reggia, ma su questa strada ci dovrebbero essere anche molti soldati.»
«Dobbiamo girare intorno al piccolo lago» osserva Satulana.
«È una soluzione, ma ci metteremo più tempo ad aggirarlo che affrontare qualsiasi plotone che ci potremmo trovare sulla strada.»
«E se attraversassimo il lago? Ci devono essere per forza dei luoghi dove tengono qualche barchetta, anche solo per pescare» propone Cevalo.
Il gruppetto discute mentre Rak è di ritorno dalla perlustrazione. L’uomo spiega cosa ha visto: «Davanti a noi c’è un forte e di guardia ho potuto vedere almeno trenta persone diverse. Sicuramente all’interno c’è qualche pezzo grosso dell’esercito di Dwr e sarà di sicuro protetto da un buon numero di soldati.»
Turo controlla la mappa senza trovare indicazione del forte e mentre si lamenta per le informazioni incomplete che ha ricevuto Saltulana, afferma: «Possiamo usare i nostri marchingegni e abbattere la caserma, però il tuo piano salta per aria insieme con loro.»
«No, il nostro obiettivo rimane quello di radere al suolo la Reggia di Dwr» risponde Turo senza esitazione.

Regno di Dwr, pochi chilometri dalla Reggia Reale
Ruga è seduto su una roccia, ha le mani sporche di sangue, vicino a lui, due soldati stesi a terra esanimi. «Maledizione, questo non ci voleva proprio!» esclama dopo aver sputato un dente. «I cavalli ci sono, ma adesso mancheranno questi due soldati all’appello della ronda notturna.»
Ruga ripete “maledizione” più volte fino a che un corvo non gli si appollaia sulla spalla.
«Ehi, tu sei arrivato quindi a Port Tuath sta andando come previsto» dice al pennuto mentre apre il foglietto spedito da Turo.
L’uomo prende dalla tasca un foglietto e con la punta del pugnale insanguinato scrive qualcosa, poi infila il messaggio nel cartoccio che ha sulla zampa il corvo, da una ciliegia all’animale, che gracchiando mostra di gradire il premio.
«Ora torna dal comandante» dice Ruga lanciando in volo il corvo.
 
Regno di Dwr, Reggia Reale
Eas entra nella stanza del principe senza bussare, così come l’ha fatto per tutta la notte.
«Siete ancora sveglio? Ancora fame per caso?» chiede la ragazza, ma questa volta Torcon non risponde con una provocazione, gli basta guardarla intensamente per metterle soggezione.
«Andate a dormire, domani mattina la Regina vuole che partecipiate anche voi alla caccia alla volpe.»
Torcon ancora non risponde, continua a guardare la ragazza ed Eas, infine, esce dalla stanza senza aggiungere altre parole.
Il principe si alza in piedi di scatto, prende la sua uniforme poggiata a terra, inizia a vestirsi, e lo fa lentamente, come se volesse godersi ogni istante mentre indossa l’uniforme con cui ha ottenuto molte vittorie, ma anche una grande sconfitta proprio contro la ragazza che è diventata sua moglie. Fruga in una delle tasche ed estrae un piccolo ciondolo, lo apre e all’interno ci sono due immaginette della sua amata Willa, le osserva attentamente e passa un dito sul ritratto percorrendo i lineamenti del viso della donna. Lei non sa quello che sta per fare, non glielo ha mai detto nelle notti in cui riusciva a raggiungerla nel palazzo di Apen e pur ripensandoci si è già convinto di avere fatto la scelta giusta.
Chiude il ciondolo e lo ripone con cura nella tasca poi si mette davanti a uno specchio per sistemarsi l’uniforme, ma anche per guardarsi dentro, e pensa alla madre malata che non vede da troppo tempo, al fratellino che diventerà maggiorenne, al suo popolo che lo ha sempre acclamato anche dopo la disfatta nella Grande Guerra e infine al padre che lo ha amato e cresciuto facendolo diventare l’uomo che è adesso.
Torcon si dirige verso il letto, toglie i cuscini ed estrae la sua spada, guarda la lama ancora affilata con la punta rimasta appuntita e i suoi pensieri sono per Oceanya, la ragazza cui aveva consegnato la sua arma il giorno della resa e poi diventa sua moglie per obbligo, ma anche fanciulla che apprezza e rispetta, alla quale non vorrebbe arrecare dolore e che l’indomani sarà divorata da un odio viscerale incontenibile, identico al sentimento che prova lui nei confronti di Cristalya.
Torcon lega in vita la cintura e inserisce la spada nel fodero, apre la porta ed esce. È quasi ora.


La Regina Cristalya è a letto completamente nuda, continua a muoversi, è agitata ma anche eccitata. È sveglia ma i suoi occhi sembrano ancora addormentati, con le dita esplora delicatamente le sue parti più intime e geme per il piacere che si sta procurando, ma subito dopo si arrotola tra le lenzuola ricoprendo tutto il corpo, come se quell’atto così normale che la faceva godere si fosse tramutato in un gesto immorale e perverso. Eppure Cristalya con gli uomini non ha mai avuto problemi a donare ogni parte del suo corpo per qualsiasi cosa volessero farle, non si era mai sentita in imbarazzo neppure quando aveva fatto sesso la prima volta, anzi, aveva fatto in modo che qualcuno la guardasse mentre si dimenava gemendo e ansimando.
Adesso perché anch’io trovo godimento mentre tocco il mio corpo, si sta chiedendo Cristalya mentre si alza dal letto lasciando cadere il lenzuolo. Perché per lei non era un problema il piacere che si era procurata, ma il paragonare le proprie dita a quelle di un'altra donna. Lei, che è una convinta anti omosessuale, aveva addirittura  imposto rigide regole comportamentali alla sorella Oceanya appena si era accorta che mostrava i sintomi di quella che chiama “malattia”.
La regina si mette addosso una vestaglia trasparente, come sta facendo da qualche mese, esce dalla propria stanza per raggiungere la sala del trono perché sta provando, di nuovo, il desiderio riprendere a fare ciò che ha fermato mentre era a letto, ma seduta sul suo podio. Cammina, ma sembra ancora addormentata.



“ore 03:45”



Regno di Dwr, Lago Sider
Il gruppo ha deciso e sta attraversando una fitta boscaglia mentre aggira il lago Sider alla ricerca di una stazione balneare nella speranza di trovare delle barche. Rak ritorna dall’ispezione e dice: «Trovato! Poco più avanti ci sono delle baracche disabitate, mentre a riva ci sono delle piccole barchette da quattro posti. Il problema è che sono una decina.»
«A questo punto dobbiamo rischiare: chi può salirà sulle barche in modo da raggiungere il mio contatto, gli altri continueranno su questo percorso» dice Turo leggermente alterato per il nuovo problema in cui si sono imbattuti.
«Nonostante questo impiccio sta andando tutto come previsto. Ormai le mie navi al porto saranno esplose e le altre si saranno portate dietro la flotta di Dwr fino al Mare dell’Ovest» dice Satulana con molta tranquillità.
«Sperando che nessuno degli inseguitori abbia deciso di dirigersi verso il ponte Nord/Ovest» aggiunge Cevalo, il più preoccupato tra tutti.
 
Regno di Dwr, pochi chilometri dalla Reggia Reale
Ruga a fatto appena in tempo a nascondere i cadaveri dei soldati che ha ucciso; un gruppo di militari, troppo numeroso per essere una ronda, ha raggiunto il luogo dove si era fermato e sembra che vogliano stare lì. I cavalli che ha preso sono più avanti e relativamente al sicuro nascosti nel bosco, ma Ruga è consapevole che il grosso problema siano le tracce che ha lasciato o quelle di cui non si è accorto.
Il capitano non può neppure allontanarsi da quella zona perché è il punto d’incontro sia con il principe Torcon sia con il gruppo guidato da Turo.

Regno di Dwr, Reggia Reale
Torcon cammina lento ma spedito, ormai ha imparato a muoversi nell’ombra senza fare troppi rumori, raggiunge l’inizio della scalinata ma ciò che temeva di più si è avverato. Eas è sul fondo della scala e gli sta puntando contro la pistola.
«Lo sapevo che non c’era da fidarsi di voi, siete stato cauto ma io provengo da una famiglia povera, sono abituata a guardare per terra per trovare qualsiasi cosa che luccica e ho visto subito le medaglie della vostra divisa. Ero certa che vi sareste comportato come un volgare assassino; un uomo che si sposa per obbligo sfoga i suoi istinti sulla moglie nei modi più sporchi che conosce, ma se si trattiene, lo fa perché colpirà alle spalle le persone indifese come la mia Regina!»
Torcon, non accetta quelle parole, controbatte: «Hai avuto modo di vedermi in questi mesi, ma non hai capito proprio niente di me. Ciò che mi spinge è la vendetta per mio padre e Oceanya non c’entra nulla, è anche lei una vittima dell’arroganza di sua sorella. Voglio bene a Oceanya molto di più di te che ne sei soltanto attratta fisicamente e che ti atteggi a innamorata gelosa. Tu sporchi i sentimenti che Oceanya prova per te, la sfrutti per tuo tornaconto e la costringi a stare con te fingendo un amore che sta solo nella tua testa.»
Torcon scende altri scalini e continua a parlare: «Tu sei identica a Cristalya e non mi sorprende sapere che credi davvero che sia stata lei a uccidere mio padre. Lui era quello indifeso, aggredito e colpito da balordi sconosciuti e infine decapitato da una puttanella. Ora hai in mano una pistola e affronti un avversario con la spada, chi fra tutti è davvero indifeso? Ti atteggi a eroina, vuoi diventare l’uomo di Oceanya, ma ti mancano le cose fondamentali: le palle!»
Torcon ha esagerato per farle commettere un errore ed Eas cade nel tranello, butta la pistola e sguaina la spada mentre grida: «Se non le ho, vorrà dire che ti strapperò le tue!»
Il principe di Tan estrae la spada, scende gli ultimi gradini e attacca con un fendente, prontamente parato Eas. Le spade s’incrociano veloci, l’abilità di Torcon è parzialmente contrastata dall’agilità di Eas, ma il confronto è nettamente impari perché il principe è un vero asso nei duelli. Eas indietreggia, non regge la forza fisica dell’uomo, cerca degli affondi, ma subisce parate e contrattacchi, i due sono vicini alla porta del trono e la ragazza riesce a colpire Torcon di striscio al costato. Eas sorride ed è il suo errore, Torcon para un colpo laterale e con una sferzata dal basso verso l’alto ferisce l’avversaria dalla milza fino al mento, sfrutta il dolore della ragazza e la infilza allo stomaco trapassandole il corpo. Il principe estrae la spada ed Eas stramazza a terra agonizzante.
Torcon non odia la sua avversaria, la soccorre, le solleva la testa e lei, con poco fiato, chiede: «Che cosa ne farete di lei?»
«Diventerà la migliore regina che Dwr abbia mai conosciuto» risponde Torcon capendo che si parlasse di Oceanya.
Eas sorride e muore.



“ore 04:00”



Regno di Dwr, Reggia Reale
Torcon ha finalmente raggiunto la sala del trono, non sente dolore per la ferita tanta è la sua concentrazione per l’ultimo passo da compiere. Apre la porta e vede seduta sul podio Cristalya proprio come previsto. Spesso, negli ultimi mesi, aveva ascoltato i discorsi che alcune ancelle facevano con dei soldati nei quali si parlava di questa strana abitudine che aveva la regina di sedersi sul trono sempre verso le quattro di notte. Tra il rischio che fossero dicerie e la possibilità che fosse tutto vero, Torcon aveva scelto la seconda ipotesi senza sbagliare, ma ciò che sta vedendo supera qualsiasi immaginazione. La regina è completamente nuda e lo sta guardando senza temere un’aggressione, ma con gli occhi languidi e vogliosi. Cristalya solleva le gambe appoggiandole ai braccioli del sedile e lo chiama dicendo: «Uomo! Invece di infilzarmi con un pugnale perché non ti abbassi i pantaloni e mi penetri con quella spada che hai tra le gambe? Vieni sopra di me, non farmi la guerra, ma fammi la festa senza ritrosia. Sono già bagnata al punto giusto e non mi farai del male, neanche se tu fossi superdotato!»
Torcon è spaesato, conosce la regina, la odia, ma non si è mai espressa in quei modi così rozzi con nessuno. Le urla cercando di farla rinsavire: «Hai bevuto di nuovo troppo o ti vuoi prendere gioco di me?»
Cristalya si alza dal trono, fa qualche passo e poi si mette carponi, si sculaccia un gluteo da sola e poi esclama: «Forse ti piacciono altri giochetti alle cose normali, magari ti diverti di più a sodomizzarmi!»
«L’approssimarsi alla morte ti ha fatta impazzire totalmente Cristalya?»
«Oh, scusa, forse ti turba una vera donna che vuole essere scopata, probabilmente preferisci le ragazzine inesperte come Oceanya o le sante come Willa!»
A quelle parole Torcon non si trattiene più, facendo dei lunghi passi raggiunge Cristalya e gli punta la spada alla testa, ma la regina lo sorprende di nuovo perché non si preoccupa della punta della lama che le sta sul capo, ma allunga le mani verso di lui per slacciargli i pantaloni. Torcon è completamente allibito, era pronto a sferrare il colpo mortale ma lo strano atteggiamento di Cristalya lo intimorisce al punto da farlo arretrare senza volerlo.
Cristalya, completamente in preda alla follia, esclama sghignazzando mentre si alza da terra: «Sei ancora un verginello? Ma è tanto meglio per te, sarà la tua regina a farti conoscere il sesso più soddisfacente che uomo possa volere. Dimenticati di quella Willa e approfitta adesso che puoi scoparti anche la sorella di tua moglie!»
«Basta! Urla Torcon. Il principe si riprende, non permetterà a Cristalya di insozzare il nome della sua amata per una terza volta, solleva la spada e la dirige da destro verso sinistra per tagliare la testa dell’assassina di suo padre.

All’improvviso, davanti a Torcon è apparsa una persona completamente vestita di nero con addosso un lungo mantello e quest’uomo ha piazzato un spada in modo da ferma il suo colpo.
Torcon indietreggia chiedendo: «Chi siete?»
«Non ha importanza per voi il mio nome, dopo questa notte non potrete nominarlo a nessuno perché sarete morto.»
«A parole siete bravo, vedremo se reggerete il confronto con la spada.»
«Principe, non sono certo uno sprovveduto, conosco le vostre capacità, e poi la spada serviva solo per salvare la mia concubina» risponde l’inquisitore gettando il ferro a terra.
Lo stregone oscuro solleva la mano e lentamente stringe le dita per serrarle a pugno, Torcon cade in ginocchio, l’ossigeno non gli entra più nei polmoni, annaspa, gli occhi si chiudono, ma in quel momento qualcosa cambia e ritorna a respirare. Apre le palpebre a fatica, vede una figura sfuocata davanti a lui e nota che lo sta proteggendo mentre quell’uomo vestito di nero è indietreggiato di alcuni metri. Gli occhi di Torcon riprendono a vedere distintamente le forme e rimane scioccato nello scoprire che la persona davanti a lui è suo padre.
«Figlio mio, riprendi fiato, per ora lascia soltanto a me quest’ombra uscita dall’oscurità» dice Explodon.
Il principe non riesce a muoversi, ha ancora tutto il corpo intorpidito e può solo assistere allo scontro mentre Cristalya, non troppo lontana, sembra svenuta.

«Come hai fatto ad avere questi poteri, stregone?» chiede Explodon avanzando.
«Tu come fai a manifestarti spettro?»
«Sono semplicemente un’anima errante fatta spettro che si manifesta in carne soltanto per compiere la sua vendetta su chi ha ordinato il suo assassinio.»
«Lo sai anche tu che non puoi vincermi» dice l’inquisitore ostentando sicurezza.
«Io da solo no, ma lo sai anche tu che mio figlio ed io, insieme, possiamo distruggerti» risponde Explodon con certezza assoluta.
Lo stregone agita le mani e piccoli oggetti disposti nella sala del trono iniziano a volare scagliandosi contro Torcon, ma Explodon crea magicamente una barriera davanti al figlio evitando che sia ferito.
«Padre, lui è uno di quelli che ti ha rubato la vita?» chiede Torcon.
«Lui è la persona che li ha mandati, il loro capo, e adesso ci vendicheremo di tutto ciò che ha fatto in questi mesi!»
Explodon punta la sua spada e inizia a lievitare verso l’inquisitore che arretra tanto da finire seduto sul trono.
Lo stregone forse ha davvero paura, ma dietro la maschera quei suoi occhi rossi rimangono inespressivi, il re gli è davanti, lo tiene seduto e lui non accenna movimenti.
«Figlio, ora che non può difendersi, lancia la tua spada attraverso il mio corpo senza vita e l’elsa del Leggendario compirà la nostra vendetta!»
L’inquisitore ride sguaiato, Explodon, non ricevendo risposta, si gira verso il figlio e urla disperato.
Torcon è ancora in ginocchio, dietro di lui Eas. Il corpo della ragazza si era alzato dal pavimento dove aveva esalato l'ultimo respiro, ha raggiunto la sala del trono e ha conficcato la spada nella schiena di Torcon. Gli occhi della ragazza sono completamente bianchi e senza vita, eppure è in piedi dietro al principe assassinato.
«Spettro, i miei poteri superano la tua immaginazione!» dice l’inquisitore alzandosi in piedi.
Explodon piange mentre il suo corpo spettrale svanisce per sempre proprio come aveva detto alla moglie. L’inquisitore ride sguaiato, dirige la sua attenzione verso Cristalya ma un rumore improvviso lo fa voltare.
Torcon, con le ultime forze rimaste, gli lancia contro la sua spada ma riesce soltanto a far saltare via la maschera all’inquisitore.
«Allora sei tu…» ma le parole di Torcon si fermano perché Eas spinge più in profondità la spada perforandogli il cuore.
«Nessuno deve dire il mio vero nome!» urla l’inquisitore mentre Torcon chiude gli occhi per sempre.
Lo stregone schiocca le dita e il corpo inanimato di Eas collassa a terra, poi torna a prendersi cura di Cristalya che apre gli occhi. «Ricordi ancora le sensazioni del nostro primo incontro e ogni notte rivivi gli stessi giochetti che abbiamo fatto insieme, ma questa volta non ho tempo per il divertimento.»
L’inquisitore prende la vestaglia e la fa indossare a Cristalya che si muove come comandata, la solleva in braccio e la pone sul trono con delicatezza, le sistema i capelli con una cura maniacale e poi dice: «Naturalmente non ricorderai che cosa è successo, ma questa volta ti faranno delle domande e tu risponderai con le parole che ora ti dico.»
Cristalya annuisce e si addormenta mentre lo stregone sparisce nel suo globo scuro.

Regno di Dwr, Lago Sider
Come aveva riferito Rak, su una riva del lago Sider ci sono alcune baracche fatiscenti e una decina di barchette da quattro posti, per fortuna, ancora integre. Il gruppo di soldati e corsari si divide in due: il primo, guidato da Rasi e Cevalo, percorrerà il perimetro dello specchio d’acqua, mentre il secondo, formato dai quaranta uomini più forti, attraverserà il lago a bordo delle dieci barchette. Turo e il giovane Matco insieme a Satulana e Rak, salpati per primi, sono quasi a metà della navigata.
«Non devi spedire il tuo corvo alla spia?» chiede Satulana a Turo.
«No, doveva solo sapere che la piccola fortezza era stata abbattuta e che le vostre scatole magiche funzionano bene. Ci attenderà nel posto che gli ho indicato.»
I due stanno parlando quando sentono provenire dalla boscaglia i rumori di colpi di arma da fuoco, Turo si guarda indietro e vede delle sagome indistinte di alcuni uomini vicini alle baracche ed esclama preoccupato: «Ci devono aver trovati quelli del forte!»
«No Turo, non c’è nessun forte» dice Satulana con molta calma mentre Rak taglia la gola al povero Matco per poi buttarlo in acqua.
«Maledetti, ci avete traditi! E chi sta sparando nella boscaglia?» urla Turo sperando di farsi sentire dai suoi uomini sulle altre barchette, ma anche loro sono già stati assassinati.
«No, hai sbagliato di nuovo, noi non siamo traditori perché lavoriamo per i nostri interessi e qualsiasi nuovo patto che ci fa guadagnare più soldi cancella quello precedente. Quelli che sparano saranno di sicuro soldati del generale Fharsa.»
Turo cerca di prendere il collo della donna ma Rak gli piazza subito il coltello alla gola mentre Satulana dice: «Calmati, se ti può rincuorare, Rasi avrà di certo catturato Cevalo, è un buon bottino per noi tenere prigioniero un generale di Tan.»
Turo chiede: «Voi chi siete davvero? Di sicuro non dei contrabbandieri!»
«Contrabbandieri, briganti, mercenari o truffatori sono tutte parole che indicano sempre e soltanto il nostro gruppo. Dato che t’interessa, i piccoli truffatori senza speranze ci chiamano Immortali perché se cade una testa, un’altra la sostituisce.»
Il comandante di Tan sgrana gli occhi. Quel nome lo aveva già sentito mentre organizzava i piani per l’invasione di Dwr, ma non aveva mai trovato degli indizi che potessero collegarlo a persone precise.
«Vedo dal tuo sguardo che stai capendo chi siamo» dice Satulana con un sorriso beffardo.
Turo, mentre la lama del coltello di Rak recide profondamente la carne del suo collo, comprende che i nove vestiti di nero che avevano ucciso Explodon erano degli Immortali.
«Perché lo abbiamo ucciso? Non era meglio tenere un famoso comandante come prigioniero piuttosto che un normale generale?» chiede Rak perplesso.
«L’Inquisitore» risponde Satulana ricominciando a remare.

Regno di Dwr, pochi chilometri dalla Reggia Reale
Ruga sta fuggendo verso i cavalli, è stato scoperto dai soldati di Dwr che hanno trovato tracce di sangue sulla roccia su cui si era seduto. Corre mentre sente i colpi degli archibugi che gli sfrecciano molto vicini e pensa che i suoi inseguitori fossero in troppi per essere capitati in quella zona per caso. Il capitano di Tan raggiunge il cavallo ma prima che possa salirci, è colpito a una gamba da un colpo di fucile.
Geodha si avvicina con cautela al ferito immobile a terra non sapendo che il suo colpo gli ha frantumato la rotula.
«Dove sono gli altri tuoi compagni?» chiede Geodha incurante delle urla di dolore di Ruga. «Ti hanno mandato a esplorare la zona?»
Il capitano mente clamorosamente rispondendo: «Sono solo un cacciatore di frodo.»
«Inutile inventare scuse, ci hanno avvisati che qualcuno avrebbe invaso l’isola e io voglio sapere chi è con te in questa zona.»
Ruga fa un piccolo sorriso, il soldato che gli parla non sa che è da solo, ma accorgendosi dell’espressione del capitano dice: «Se credi che quelli al lago Sider possano salvarti, ti devo dare una brutta notizia; a quest’ora saranno già caduti in trappola.»
Ruga non può fare nulla, Geodha potrebbe ucciderlo a sangue freddo o torturarlo fino alla morte, ma lui non dirà mai che sta aspettando il ritorno di Torcon.  



“ore 06:00”



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
Il venerdì di riposo era una scelta precisa nel calendario della settimana perché il sabato sarebbe stato pieno di attività, infatti, fin dalle prime luci dell’alba, i principi saranno svegliati per un colloquio privato con l’Imperatore della durata di circa venti minuti ciascuno.
Sono le sei, questa volta i servitori non suonano campanelli, ma irrompono nelle camere dei principi, li tirano su dai letti, anche di peso se necessario, li lavano con acqua fredda per eliminare ogni impurità, e li vestono con una cura maniacale per i numerosi dettagli perché gli abiti che devono indossare nel colloquio, creati su misura apposta per questo giorno hanno una grande importanza: una veste blu corredata da un lungo mantello nero, i colori simbolici dell’Imperatore che i cinque terranno addosso per l’intera giornata.



“ore 07:55”



Isola Raumati, Porto Centrale.
Due navi approdano sull’isola nel medesimo momento: dal veliero di Metel scendono Re Titan e il soldato Copar, dal brigantino di Tera scendono la Regina Wasa e il capitano Haag. I due gruppi sono raggiunti dalle guardie pretoriane che immediatamente puntano le lance contro queste quattro persone.
«Seguitemi a palazzo, c’è un assassino!» esclama Wasa con veemenza.
«Maestà, non è possibile, solo noi della guardia possediamo delle armi» dice una guardia.
«Stupido idiota, pensi che si possa uccidere solo con le armi? Seguiteci senza farci perdere ulteriore tempo!» urla Titan strappando la lancia dalle mani della guardia.



“ore 08:22”



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
L’Imperatore è seduto su una poltrona dorata, sul suo tavolo ci sono due libri molto antichi ma curati, che contengono le leggi emanate dal Leggendario ancora prima di istituire il ruolo dell’Imperatore dei Cinque Regni. Testi che soltanto i Saggi di Corte possono leggere e che il solo imperatore è abilitato a divulgarne piccole parti come accade nei colloqui privati con i futuri maggiorenni.
La porta della stanza si apre, è il momento di parlare con un altro dei principi, Atua sta ancora scegliendo la pagina da leggere e non guarda chi ha varcato la soglia attendendo che quella persona lo saluti. Atua, CCXVI del suo nome, sente chiudere la porta così solleva il capo per guardare chi è entrato, vorrebbe dire qualcosa ma la voce non gli esce. Un denso fumo nero ha già iniziato a riempire la stanza e si è infilato anche nelle narici dell’imperatore. L’oscurità cancella ogni traccia di luce nella camera, Atua tossisce, sembra apprestarsi a fare una magia, ma i suoi occhi svelano sorpresa e paura mentre un singolo oggetto argenteo risplendere nel buio. Il pugnale di Amara si è levato in volo da un tavolino e con grande velocità si conficca nella gola dell’Imperatore. La porta della stanza si apre e mentre si richiude, l’oscurità inizia a scomparire.



“ore 08:24”



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
Oak, Metalo e Oceanya sono seduti in biblioteca e stanno discutendo sugli argomenti che ha proposto l’imperatore a ognuno di loro.
«Ragazzi, scusate, ma ho fame e non ce la faccio ad aspettare ancora, vado a chiedere almeno del pane» dice Oak alzandosi dalla sedia.
Il ragazzo è appena uscito dalla biblioteca quando il grande portone del Palazzo si spalanca ed entrano di corsa le guardie pretoriane seguite da Titan, Wasa e i loro accompagnatori.
Titan chiede a Oak: «Dove si nasconde tuo padre?»
«Il vecchio? Se fosse qui, mi troveresti con in mano la spada insanguinata usata per sopprimere quell’abominio di padre!»
Titan è confuso, era sicuro che fosse Wit il possibile assassino, allora chiede: «Mio figlio? Sta bene?»
«Certo, guarda là, è seduto in biblioteca. Ma che succede?»
«Aarde, dove si trova?» chiede con impazienza Wasa.
«Dovrebbe scendere fra poco, l’imperatore avrà già iniziato il colloquio con Fajro» risponde Oak ancora inebetito per le domande che gli stanno ponendo.
«Ma allora era una bugia e ci hanno attirati qui con l’inganno!» dice Titan a Wasa.
Metalo raggiunge il gruppetto e chiede: «Che cosa sta succedendo?»
Wasa sta per rispondere ma l’urlo di terrore della figlia attira l’attenzione della regina. Tutti corrono sulla scalinata verso il punto da cui provenivano le grida raggiungendo la stanza dell’Imperatore. Aarde è sull’uscio aperto mentre dentro la camera c’è Fajro con in mano il pugnale di Amara insanguinato e davanti a lui, ancora seduto, Atua con la gola squarciata.
«Che cosa hai combinato Fajro?» urla Wasa.
«Niente, ve lo giuro! Sono entrato per il colloquio, ho visto che l’imperatore aveva questo pugnale infilzato nella gola e l’ho estratto per tentare di bloccare la ferita» risponde il ragazzo piuttosto scosso.
Titan chiede ad Aarde: «Ragazza, che cosa hai visto?»
La principessa tentenna, vorrebbe stare in silenzio ma Titan le urla di nuovo: «Che cosa hai visto!»
Aarde risponde tremando: «L’imperatore era immobile, il sangue gli sgorgava ancora sulla veste, Fajro gli era addosso e quando si è voltato verso di me aveva in mano quel pugnale.»
«Guardie, arrestate il principe!» ordina perentoriamente Titan.
Fajro guarda Aarde, quasi la supplica chiedendole: «Non ho fatto niente, tu mi credi?»
La ragazza non risponde, è terrorizzata, lei non l’ha visto uccidere Atua, ma non può neanche dire con certezza che sia innocente.
«Aarde!» grida Fajro. «Dimmi che mi credi!»
Il ragazzo ha ancora in mano il pugnale e fa dei passi verso la principessa, vuole solo una risposta ma il suo atteggiamento aggressivo fa scattare Haag. Il capitano colpisce Fajro alla testa con il calcio della sua pistola poi gli strappa dalle mani il pugnale insanguinato.
Wasa abbraccia la figlia mentre Fajro è trasportato via. «Tesoro, è tutto finito.»



“ore 09:30”



Regno di Tera, a cento miglia da Port Winkel
La mattinata è fredda mentre la nave di Capitan Blood si dirige verso l’appuntamento con una spia di Turo.
Durante tutto il viaggio Zedora è sempre rimasta vicino al pacco per non rischiare che qualcuno, anche per sbaglio, lo aprisse. La ciurma è stata stranamente composta, mentre Elonosia ha continuato a guardare il diamante del Vulcano, una delle gemme più grandi e famose dell’intero mondo, con morbosa attenzione.
«Capitano, che cosa dobbiamo fare se incrociamo qualche nave?» chiede Malicek.
«Turo non mi ha detto nulla quindi non dovremmo trovare nessuno sulla nostra strada, ma nel caso che ci fosse qualche bel mercantile, ci comporteremo come sempre: colpire, rubare e affondare!»
La domanda sembra una premonizione perché Mynegai urla: «Sei navi veloci, si stanno dirigendo verso di noi!»
«Che bandiera sventolano?»
Secondi di silenzio che sembrano non finire mai poi la vedetta grida: «Corsari!»
«Corsari? E che diamine ci fanno qui quei tagliagole dei contrabbandieri? Non era previsto un incontro con loro!» dice Zedora sorpresa.
La donna guarda il pacco che ha in mano, controlla da discreta distanza che il diamante sia al suo posto vedendo Elonosia troppo vicina alla teca. Forse per un lampo di genio o forse istinto, Zedora urla: «Polegada, inverti la rotta!»
La nave pirata vira verso destra e quel movimento, anche se lento, salva i pirati da una bordata di cannoni proveniente da una delle sei navi.
Zedora corre su tutta la plancia gridando: «Tutti ai propri posti, questa volta siamo noi quelli presi di sorpresa. Elonosia, tu…»
La donna guarda dietro di sé ma alle sue spalle non c’è niente, né Elonosia né il diamante. «Brutta puttana» strilla Zedora correndo verso l’entrata della stiva.
Una palla di cannone scagliata dagli aggressori colpisce di striscio il fianco destro della nave che per l’urto sobbalza, e questo movimento improvviso fa cadere Zedora che perde contatto con il pacco che teneva in mano. La scatola rotola pesantemente fino a infrangersi alla base dell’albero maestro e subito dopo il colpo s’illumina, l’incartamento si scioglie e davanti agli occhi del capitano pirata appare una piccola statuetta del Leggendario con un foglio legato al collo.
La donna si alza, non le interessa neanche che continuino a sparare, strappa il foglietto dalla statuetta e lo legge ad alta voce. «Mi spiace di averti ingannata, la statuetta non ha mai avuto valore e serviva soltanto come diversivo se tu fossi stata catturata. Se invece è andato tutto come previsto l’uomo che incontrerai ti pagherà ogni soldo che abbiamo pattuito. Perdonami e goditi il diamante, Turo.»
Zedora urla furiosamente in preda all’isteria totale, estrae la pistola e spara un colpo davanti a lei mancando di poco Kruzni. Respira profondamente, recupera il senno e dice: «Un inganno, però non equivale a essere presa a cannonate dai contrabbandieri, o no?»
La donna pensa cosa fare, ma c’è solo una soluzione e ordina a Kruzni: «Fai ammainare le vele e solleva quella bianca, ci arrendiamo.»

Una delle navi corsare abborda l’imbarcazione di Capitan Blood e sul ponte sale un uomo che ha conosciuto qualche giorno prima. «E tu che cosa vuoi? Non dovevi essere a Port Tuath?»
«Il mio capo ha preferito venirti a salutare» risponde Jimo mentre sulla nave pirata sale proprio il suo capo.
Zedora conosce anche lui e sa per certo che non è un contrabbandiere. «Kokiaka, che bello rivederti, ma se volevi un appuntamento bastava lasciare un messaggio alla Casa di Lù.»
«Fare la spiritosa non ti salverà, rispondimi e basta. Dove è il pacco che ti ha dato Turo.»
Zedora ride indicando la statuetta ancora a terra. «È tuo se vuoi.»
Il tono di Kokiaka è ancora più feroce mentre chiede: «Vuoi prenderti gioco di me una volta di più?»
«Non mi permetterei mai» risponde la donna ridacchiando.
«Capo, non sta mentendo, guarda qui» dice un altro dei mercenari.
 Kokiaka legge il biglietto di Turo e grida.
«Ho fatto la stessa cosa, caro amico» dice Zedora.
Un altro mercenario la schiaffeggia e poi le dice: «Sapevo che quella ragazza avrebbe portato guai! Dove si è nascosta quella sgualdrina di mia sorella?»
Zedora collega subito la parola “sgualdrina” a Elonosia e risponde: «Cercala, se non si è buttata a mare, la troverai da qualche parte.»
Kokiaka torna vicino a Zedora e chiede: «So che almeno la metà del gruzzolo te l’ha già dato, tu non saresti mai partita senza niente come garanzia.»
«Ti sbagli, non ho soldi tranne quelli che sono, o meglio dire, erano miei prima del tuo arrivo. E anche tu puoi cercare fin che vuoi, tanto ormai sono tua prigioniera e non ci sono trappole su questa nave.»
«Deciderò se basta ciò che trovo o se mi prenderò altro, anche se di scarso valore» risponde Kokiaka prima di leccare il viso della donna.



“ore 11:00”



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
Fajro è rinchiuso nelle segrete in attesa di essere interrogato, Aarde è nella sua stanza perché per lo stress è crollata e la madre l’ha messa a dormire, mente gli altri tre principi, a turno, sono interrogati da Titan e Wicaksana.
Il grande portone si apre e a entrare, annunciato da una delle guardie, è il Saggio Glic di Dwr.
Titan la sala dove sta interrogando Oak e ferma Glic. «Come avete fatto a raggiungere così presto Raumati? Ho fatto mandare da poco il piccione viaggiatore alla vostra Reggia.»
«Mio Signore, credo che il vostro messaggio sia arrivato a Dwr prima che io partissi dall’isola.»
«Quindi non sapete cosa è successo all’imperatore?»
I due uomini si raccontano cosa sia successo in queste ultime ore a Raumati e a Dwr, poi si dirigono insieme nella biblioteca, dove è seduta Oceanya. Il Saggio spiega ogni cosa alla principessa che, profondamente turbata, scattata in piedi, corre fuori dal Palazzo Imperiale.
Glic dice a Titan: «Sono certo che capite la situazione e che non accuserete la principessa di mancata collaborazione, così come non vi appellerete per l’assenza della Mia Regina nel tribunale straordinario.»
«State tranquillo Glic, comprendo ogni cosa, ovviamente voi resterete, giusto?»
«Sì mio Signore, è un dovere come Saggio di Corte ma anche come servitore dell’amato Imperatore scomparso in questa giornata d’indicibile sofferenza.»

Titan, trovato l’accordo con il Saggio Glic, raggiunge suo figlio che è nella sala da pranzo. «Metalo, la tua deposizione è stata registrata da Wicaksana?»
«Sì padre.»
«Ottimo. Adesso tu tieniti in disparte, non parlare con Oak o Wasa e se ti dovessero chiedere qualcosa appellati al silenzio. Fra poche ore arriverà la Saggia Ohlaka per l’interrogatorio a Fajro e per far parte della giuria del tribunale mentre tu salirai sulla nave di Lyngesydd e tornerai a casa.»
«Padre, posso esservi d’aiuto rimanendo qua.»
«Mi sei di aiuto a casa e scortato dalla nostra marina militare. Chiunque ci ha avvisato che stava per succedere qualcosa a Raumati potrebbe essere là fuori pronto a colpirci in questo momento di confusione.»
«Ho capito padre, farò come dite» risponde Metalo inchinandosi al suo Re.



“ore 15:00”



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
In una delle segrete del Palazzo Imperiale Fajro, incatenato, continua a rispondere alle domande di Titan sotto la supervisione di Wicaksana, che era già sull’isola, e degli altri tre Saggi giunti da poche ore a Raumati.
«Vi ho già detto tutto quando eravamo in quella stanza! Non sono il colpevole, ero entrato per il colloquio e l’imperatore era già morto!»
«Ragazzo, sei stato trovato con l’arma del delitto in mano, non puoi cavartela con queste affermazioni. Devi dirmi qualcosa che mi faccia pensare diversamente, raccontami cosa hai fatto prima» dice Titan in modo benevolo.
«Ho raggiunto la stanza dell’Imperatore nell’orario prefissato, ma la porta non era aperta, ho pensato che Aarde stesse continuando il colloquio così ho atteso qualche minuto prima di bussare. Non ricevendo risposta ho aperto e il resto lo sapete.»
«Non hai visto nessuno? Possibile che non ti sei accorto che Aarde fosse nel corridoio?» chiede Titan, questa volta con un tono più da indagatore che paterno.
«No, non c’era, immagino che fosse nella sua stanza quando sono arrivato io dall’imperatore. Le due camere sono sullo stesso piano.»
«Vuoi forse dire che potrebbe essere stata lei a uccidere l’Imperatore?» chiede Vlek preoccupato.
«Lo escludo. La gola di Atua era squarciata e avreste trovato del sangue sui vestiti di Aarde, molto di più di quello che avevo addosso io.»
Il Saggio Vlek di Tera fa un sospiro di sollievo mentre Titan continua: «Fajro, non solo sei l’unica persona trovata sul luogo dell’omicidio, ma tutti gli altri principi, nessuno escluso, con le loro testimonianze ci hanno raccontato dei tuoi atteggiamenti aggressivi verso ognuno di loro e protratte per tutti questi giorni. Forse hai commesso questo sacrilegio per la gelosia che hai per Aarde? Magari Atua ti ha rimproverato e…»
Fajro interrompe Titan gridando aggressivamente: «L’imperatore non ha mai espresso nessuna lamentela sul mio comportamento e gli altri possono confermarlo, mentre Aarde non dovete tirarla in ballo per nessun motivo!»
«Magari stai proteggendo lei?» incalza Titan.
«Non dite assurdità su Aarde per mettere nei guai Wasa!» urla Fajro ormai preda di rabbia furente.
«Oppure, uccidere l’imperatore era uno dei tasselli del piano di tuo fratello Torcon e tu lo hai portato a termine senza sapere cosa succedeva a Dwr.»
Fajro cerca di capire cosa gli stia dicendo Titan, chiede sommessamente: «Di cosa parlate? Quale piano di Torcon?»
«Questa notte Torcon ha dato il via a una ribellione. Uomini di Tan, guidati dal comandante Turo e aiutati da dei corsari, hanno provato a invadere Dwr mentre tuo fratello ha tentato di uccidere la Regina Cristalya. Il manipolo di Turo si è dato alla fuga alla morte del loro comandante mentre l’intervento di una giovane ufficiale ha sventato l’agguato uccidendo tuo fratello prima che potesse fare del male alla mia Regina» risponde il Saggio Glic.
Fajro, che fino a quel momento era in piedi e strattonava le catene che lo bloccano, si lascia cadere in ginocchio, i suoi occhi pieni di rabbia ora piangono, e le uniche parole che riesce a dire sono: «Non è vero.»

Nello stesso istante, Wasa è nella stanza della figlia e chiede ad Aarde di spiegarle per bene cosa ha visto e perché si trovava vicino alla camera dell’imperatore mentre sarebbe dovuta essere in biblioteca insieme con gli altri. Wasa è preoccupata, anche se nessuno ha accusato la principessa, che la posizione della figlia sia tirata in causa solo per mettere in difficoltà Tera così cerca delle risposte in modo da avere basi concrete per poter rispondere in caso di processo.
Aarde, nonostante si sia addormentata qualche ora per lo stress della situazione, è ancora sotto shock, trema ma cerca di rispondere alle domande della madre.
«Ho finito il colloquio con l’Imperatore pochi minuti prima dei venti previsti perché lui mi soltanto regalato dei consigli per il futuro su certe mie mancanze. Le solite che conoscete anche voi, madre.»
«Sesso» dice Wasa sbuffando.
«Ecco, proprio quello. Insomma, siccome ero in anticipo sono entrata qua dentro per cambiare le scarpe perché troppo strette, poi sono uscita per raggiungere la scalinata e sono passata davanti alla stanza dell’imperatore che è proprio su questo piano come avrete notato.»
«Non hai sentito qualche grido soffocato? O strani rumori?»
«Niente, era tutto silenzioso, come se non ci fosse nessuno oltre me, solo il rumore dei passi inconfondibili di Fajro e il suono di un pugno che bussa a una porta. Pochi istanti dopo sono uscita dalla mia stanza e passando davanti a quella di Atua ho visto…»
Aarde smette di parlare e inizia a piangere, Wasa la abbraccia dicendo: «Tesoro, stai tranquilla, adesso non c’è più niente da temere.»
«Ma Fajro? Io, davvero, non so se è stato lui, ma non posso neppure dire il contrario, non lo so cosa sia successo.»
«Che cosa è saltato in mente a tutti i maschi di quella famiglia!» esclama Wasa adirata.
«Che volete dire madre?»
Wasa si accorge solo alla domanda della figlia di aver detto una parola di troppo ed è costretta a raccontare cosa è successo a Dwr durante la notte.
«Pensare che avevo avvertito Torcon di non rischiare niente ma lui ha voluto continuare questa sua battaglia personale affidandomi la cura di Fajro. Due fratelli che fra poco si ritroveranno insieme al loro padre nel regno del Leggendario. Non riesco a immaginare quale ulteriore sofferenza proverà Bruligida apprendendo della morte dei figli» dice Wasa sospirando.
«Fajro sarà condannato a morte? Non ci sono prove certe che sia colpevole!» dice Aarde con impeto.
«Ma neanche che non lo sia, purtroppo. Spero solo che abbia imparato bene le Leggi perché solo in un modo può evitare la decapitazione istantanea» risponde Wasa prima di baciare la fronte alla figlia.



– Domenica –



Isola Raumati, Palazzo Imperiale
La sala del trono è sgombra, davanti al podio dell’Imperatore è stato messo un tavolo e sono seduti Re Titan, la Regina Wasa, Re Oak e i Saggi Wicaksana, Glic, Ohlaka e Vlek. I sette, in assenza della Regina Cristalya ancora traumatizzata dall’attentato subito, hanno deciso all’unanimità.
Le guardie pretoriane portano l’accusato in catene al cospetto dei giudici facendolo inginocchiare a forza. Re Titan, come responsabile dell’organizzazione della settimana di preparazione, è stato scelto per emettere la sentenza, si alza in piedi dicendo: «Nel corso della nostra storia millenaria soltanto due volte si è assistito all’omicidio di un imperatore, ma mai per opera di un principe dei Cinque Regni. Il tuo gesto abominevole marchia l’intera casata reale di Tan dell’onta del tradimento e ogni singola persona del vostro popolo subirà la tua stessa pena. Hai qualcosa da dire?»
Fajro sa che continuare a professarsi innocente non cambierà la sentenza, ha solo una cosa da poter dire per modificare gli eventi futuri. «Io, Fajro, principe di Tan, mi accuso di tradimento e giuro davanti a voi che nessuno del mio popolo era a conoscenza delle mie azioni né tanto meno le ha favorite. Sono l’unico colpevole e attendo la giusta punizione per la mia colpa.»
«Per la Legge del Leggendario questa ammissione solleva la famiglia e il popolo da qualsiasi imputazione, ma prevede la pena massima per un principe reo confesso. Sei consapevole di ciò che comporta la tua dichiarazione?»
«Sì, mio signore.»
«Questo tribunale dichiara Fajro colpevole di omicidio e lo condanna all’esilio nelle terre rosse privandolo di ogni mezzo di sostentamento. Che la condanna sia subito eseguita dai Saggi votanti» dice Titan rimettendosi seduto.
I quattro Saggi si alzano in piedi e raggiungono Fajro mentre Titan aggiunge: «A questo punto dovrei chiedere al Leggendario di farti morire senza atroci sofferenze, ma ciò di cui ti sei macchiato è imperdonabile anche per lui!»
Tutti i Saggi mettono una mano sul capo dell’accusato, pronunciano una formula in lingua antica e il corpo di Fajro inizia a svanire mentre le sue urla echeggiano nella stanza fino alla sua completa scomparsa.

Regno di Metel, Castello Reale
Metalo cammina nervosamente nel grande salone sotto lo sguardo attento del generale Moncai.
«Ripetetemi ciò che vi hanno detto!» chiede preoccupato il principe.
«Questa mattina presto una delle cave del consorzio dei minatori è crollata e i sopravvissuti hanno detto tutti la stessa cosa; a causare il disastro è stato il Gigante.»
È la terza volta che Metalo chiede al generale e di nuovo stenta a credere a quelle parole. Il Gigante, un altro essere mostruoso dei miti che appare all’improvviso come tutti gli altri mostri ricacciati nelle viscere della terra dal Leggendario.
«E mi dite che nel deserto di Koraha hanno avvistato il Golem!»
«Sì, mio Signore, e il nostro informatore ad Apen è scioccato quanto noi.»
«Avete informato mio padre?»
«Abbiamo mandato un colombo viaggiatore a Rumati appena c’è giunta la notizia dalle montagne.»
«D’accordo, attendiamo il suo ritorno a casa prima di indagare ulteriormente su quest’altro avvenimento strano» dice Metalo riprendendo a camminare nel salone.

Regno di Dwr, Reggia Reale
Cristalya è rimasta incosciente per più di un giorno e quando riapre gli occhi, la prima persona che vede è sua sorella Oceanya. La regina piange mentre dice: «È stato terribile, mi ha sorpresa mentre ero nella sala del trono perché faticavo a dormire. Ha cercato di violentarmi ma ho reagito, allora ha estratto la spada per uccidermi ma per fortuna è arrivata Eas. Hanno combattuto, lui era più forte e l’ha colpita mortalmente poi si è rivolto verso di me insultandomi e non si accorto che la tua attendente non era finita. Eas l’ha trafitto nella schiena e uccidendolo mi ha salvato la vita.»
Oceanya abbraccia la sorella. «La colpa è stata mia, ho creduto che fosse un uomo per bene perché non mi ha mai fatto torti, sono stata ingenua e sciocca a fidarmi, perdonami.»
«Amata sorella, non hai niente da farti perdonare, l’importante è che siamo vive e unite più che mai.»
Oceanya accarezza la testa di Cristalya dicendo: «Sì, nessuno potrà dividerci!»

Regno di Apen, Palazzo Reale
Le voci dell’assassinio dell’Imperatore sono circolate fin dal primo mattino, nonostante il silenzio dei servitori del palazzo. Era impossibile spiegare in altro modo per quale motivo Re Oak facesse parte dei giudici che avrebbero condannato l’autore del delitto. Da quelle discussioni, inevitabilmente, la principessa Willa aveva saputo anche dell’attentato subito da Cristalya alla Reggia di Dwr e la conseguente morte di Torcon. La principessa si è rinchiusa nella propria stanza senza parlare con nessuno, ha aspettato che il sole lasciasse il posto alla luna e di nascosto si è diretta verso la spiaggia.
La principessa si è tolta il vestito rimanendo completamente nuda, cammina verso l’acqua e parla: «Madre, quel giorno non avevo capito ciò che dicevi. Forse è casualità, o forse è preveggenza, ma ciò che ti aspettavi è accaduto e ora sono nella tempesta. Mi spiace, ma non riesco a darvi ascolto, non sono forte come volevate: ho permesso a mio fratello di abusare del mio corpo e della mia mente, gli ho garantito la mia sottomissione e il silenzio e infine gli ho dato l’occasione per dominarmi completamente riducendomi al silenzio perpetuo. Ora il mio cuore è più buio che questa notte, ho perso l’unica persona che mi teneva legata a questo mondo, il vostro figlio adorato, il mio amato Torcon. La tempesta ha vinto perché sono rimasta debole e incapace e pertanto vi chiedo di perdonatemi Regina Bruligida se non sono più capace di camminare sulla terra dei vivi un altro minuto ancora.»
Willa, lentamente, entra nell’acqua, il mare le bagna le caviglie, le ginocchia, lo stomaco, il collo e infine la sommerge portandosela via per sempre.

Regno di Tan, Villa Reale
Bruligida piange, si alza dal letto da sola per la prima volta da quando il marito è deceduto, Flame le è accanto, lascia che la madre adottiva sfoghi la sua tristezza, la abbraccia e le accarezza la schiena, non fa domande, sa che sarà la regina a dirle qualcosa. Ed è così. «Ancora una volta il destino ha vinto la sua battaglia contro l’amore, i prossimi giorni saranno di grande sofferenza per noi due e per tutto il mio popolo, ma ci faremo forza gli uni con gli altri e non ci lasceremo abbattere per l’ennesima sconfitta. Il popolo di Tan risorgerà dalle ceneri e quel giorno, anche nella morte, torneremo a sorridere.»
I capelli di Bruligida, diventati bianchi per la morte di Explodon, ritornano ad avere il loro color rosso fuoco, negli occhi della regina torna a risplendere la luce che si era spenta quasi un anno prima, e mentre stringe forte Flame, sorride.

Grotta, ubicazione sconosciuta
L’Inquisitore sta nuovamente interrogando Dheat e quest’uomo, improvvisamente, urla a squarcia gola, proferisce parole strane, il suo viso cambia espressione e suoi occhi guardano con ferocia l’Inquisitore. Lo stregone si avvicina a Dheat senza timore, gli tocca il viso ed esclama: «Bestia immonda che hai divorato la sua anima dimmi ciò che nascondeva quest’uomo!»
La voce di Dheat ha il suono del ringhio di un lupo mentre risponde: «Questo essere umano l’ha deposta nella Foresta Proibita come sacrificio e le creature delle ombre hanno divorato il corpo della neonata gustandone la carne tenera e il sangue puro. E da quel momento il secondo sigillo è stato spezzato.»
L’inquisitore ride. «Bestia, l’anima di questo essere spregevole è tua, ma non posso lasciarti il corpo.»
«Non era questo il patto! A te la risposta che cercavi, a me un corpo da usare per distruggere gli esseri umani!»
L’Inquisitore non parla, estrae dalla tasca un pugnale ricurvo e lo conficca nel cuore di Dheat. La bestia, che si era impossessata del finto Saggio, urla mentre il corpo dell’uomo si scioglie in una massa informe e putrida.
«Manca solo il quarto e potrò dominare l’intero mondo» urla l’Inquisitore mentre osserva il pugnale di Amara.


§   §   §


Chiude il libro e questo scompare lasciando il tavolo vuoto, Ten ha finito di leggere e i suoi occhi sgorgano lacrime contro la sua volontà, raggiunge l’uscita della biblioteca, chiude la porta e anche quella stanza svanisce come se non fosse mai esistita. Ten non è particolarmente turbato, aveva immaginato che i tanti libri preziosi contenuti nella biblioteca fossero protetti e nascosti da qualche magia molto simile a quella che faceva sparire i volumi che aveva letto.
Il bambino raggiunge la sala dove c’è la gabbietta di Agisto e trova il vecchio maestro già seduto su una delle poltrone. Non ha tempo di chiedere, l’anziano parla prima di lui. «Perché piangi figliolo?»
«Non lo so maestro, forse ogni piccola tragedia, legandosi con le altre, ne hanno creata una insopportabile. Guerre e perdite, amori e tradimenti, tutto di quel mondo mi ha colpito nel profondo del cuore, mi sento colpevole di non essere riuscito a prevenire quei disastri proprio come Atua CCXV prima di morire. Eppure io non c’ero, non potevo fare niente.»
Il maestro appare sbalordito, ma anche sollevando mentre dice: «Ten, la tua formazione attraverso i libri è completa sotto ogni punto di vista. Andando avanti forse troverai le risposte che la tua anima sta cercando, o forse rimarrai all’oscuro perché non sono misteri che sei nato per risolvere. Però oggi hai tutto il potenziale per proseguire e, grazie al bastone che ti ho regalato, farai un nuovo passo in avanti.»
Ten prende in mano il bastone nodoso e guarda Agisto, il corvo gracchia prima di dire: «Entrerai in un nuovo mondo, vedrai tutto ciò che accadeva perché gli occhi del corvo saranno i tuoi, ti sentirai parte di quel passato entrando in contatto con la mia anima, e quando sarà il momento, ti risveglierai in questa sala.»
«Come farò a sapere che è il momento giusto per tornare?»
«Accadrà da solo e spero che sia nel modo giusto. Ora, con il bastone, fai ciò che ti ha insegnato il maestro perché io sono pronto ad accoglierti.»
Ten si siede sull’altra poltrona, impugna il bastone appoggiando l’estremità inferiore a terra, la luce riempie completamente la stanza. Il ragazzino riapre gli occhi e si accorge che sta volando, vede qualcosa che assomiglia a un’isola mentre segue il movimento delle nuvole e raggiunge un luogo che conosce solo per averlo scoperto attraverso i libri del maestro. Atterra appoggiando le sue zampe su un legno, guarda davanti a sé e assiste a un combattimento. Sette persone si sono scagliate contro la terribile creatura chiamata Golem e la sconfiggono in pochi minuti. Uno di loro vede qualcosa ricoperta per metà dalla sabbia e chiede a uno dei compagni: «Siete sicuri?»
Una donna risponde: «Sì, rappresenta l’ultima speranza, per tutti.»










N.d.A.
- Siamo giunti alla fine di questa seconda serie che chiude anche il primo arco narrativo e che spero sia stato gradito.
- Quando inizierà la terza serie? Non so dirvi in questo momento, troppe varianti, quindi anche per la terza serie non posso darvi cadenze fisse; ogni volta che avrò un capitolo pronto, lo pubblicherò come ho fatto fino a ora.
- Attraverso le prossime due serie, il secondo arco narrativo si concentrerà sul vero protagonista che è stato soltanto accennato nel primo capitolo e che penso ormai sappiate tutti chi sia. Lo accompagneremo fin dai primi passi fatti per raggiungere Oazi per poi seguirloo nella sua epica avventura che lo porterà verso il confronto finale.
 - Il mio procuratore mi ha detto di non raccontare niente di ciò che troverete nella terza serie, ma voglio bene ai miei lettori e vi faccio un regalo^^:
“In meno di un anno sono morti due Imperatori, c’è stata la più grande guerra mai vista in tutta la Storia, un re deposto, amori nati, distrutti e impossibili, omicidi e tragedie, complotti e tradimenti, e infine mostri mitologici e magie impossibili. Com’è possibile che in meno di un anno le regole della magia siano state aggirate? Seguitemi e troverete le risposte nel terzo capitolo della saga dal titolo – l’Imperatore dei Cinque Regni – Magie.”
- Una piccola nota informativa per la challenge a cui partecipa questa saga: la terza e la quarta serie fanno tutte parte della terza traccia, ma per una gestione più “pulita” ho preferito dividerle in otto capitoli piuttosto che avere un’unica serie da sedici capitoli.

Direi che ho parlato anche troppo del futuro ^^, quindi vi ringrazio nuovamente per avere dedicato il vostro tempo libero nella lettura delle mie storie e per i commenti che sono graditissimi.  V’invito al commento, alla critica costruttiva e, se ne avete voglia, a segnalarmi i sicuri errori che trovate leggendo. Infine, rubo una frase di un autore famosissimo, l’amato e a volte odiato Manzoni, dicendo:
“Se questo nostro racconto non vi è dispiaciuto, beh, vogliatene bene per tutti coloro che c’hanno lavorato; se invece siamo riusciti ad annoiarvi, beh, credete, che non s’è fatto apposta.”










CAST
Anziano Maestro – Insegnante della scuola imperiale e narratore della storia
Ten – Il bambino che legge sui libri i racconti di questa storia
Atua Primo del suo nome – Leggendario primo Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Kwakhala – Regina dei mostri marini
Atua CCXV (vero nome Ukwu)  – Imperatore dei Cinque Regni [deceduto]
Atua CCXVI (vero nome Wijs) – Nuovo Imperatore dei Cinque Regni, ex Saggio di corte della Regina Wasa di Tera [deceduto]
L’Inquisitore – identità sconosciuta
- Regno di Apen
Wit – Re di Apen [destituito nella Guerra Civile]
Pine – consorte del Re di Apen [destituita nella Guerra Civile]
Willa – principessa di Apen [deceduta dopo la rivolta di Tan]
Oak – nuovo Re di Apen dopo la Guerra Civile
Wicaksana – Saggia reale di Apen
Panglito – comandante in capo dell’esercito
Miral – ammiraglio [deceduto nella battaglia navale della Guerra Civile]
Prau – ammiraglio [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Macan e Terwelu – generali dell’esercito
Catur e Jaran – capitani dell’esercito
Menara – generale della marina [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Ijo – capitano della marina [nuova nomina dopo la Guerra Civile]
Altri: Kayu, Gedhe (ufficiale dell’esercito)
- Regno di Dwr
Fond – Re di Dwr [deceduto in un incidente in mare]
Ruith – Regina di Dwr [deceduta in un incidente in mare]
Cristalya – Regina di Dwr
Oceanya – sorella e principessa ereditaria di Dwr, comandante in capo dell’esercito
Dheat – Saggio di Dwr [deceduto per colpa dell’Inquisitore]
Glic – Saggio reale di Dwr
Haranche – Ammiraglio della marina
Fharsa e Each – generale dell’esercito
Foeil – capitani dell’esercito
Dubh – capitano dell’esercito [neo promosso]
Tarley – generale della marina
Luchag – capitano della marina
Altri: Eas (ufficiale dell’esercito neo promossa )[deceduta nella rivolta di Tan], Geodha (soldato dell’esercito) Gush (Re e padre di Fond) [deceduto per anzianità]
- Regno di Metel
Titan – Re di Metel e comandante in capo dell’esercito
Metelo – principe ereditario di Metel
Ohlaka – Saggia reale di Metel
Meirge – generale dell’esercito [neo promossa]
Capall, Tyred, Gwyn (neopromossa) – capitani dell’esercito
Lyngesydd – ammiraglio della marina
Moncai e Ceilog – generali della marina
Altri: Copar (soldato dell’esercito), Platin (Re e padre di Titan) [deceduto per anzianità]
- Regno di Tan
Explodon – Re di Tan [deceduto nella battaglia sull’Isola Ngahuru]
Bruligida – Regina in pectore di Tan
Torcon – principe ereditario ed ex comandante [deceduto nella rivolta di Tan]
Fajro – principe di Tan
Flame – principessa di Tan (ancella adottata dalla regina)
Saga – Saggio reale di Tan [deceduto] (posto vacante)
Turo – comandante in capo dell’esercito, ex generale marina [deceduto nella rivolta di Tan]
Standarto, Serpe (neopromosso), Cevalo (neopromosso) [prigioniero degli Immortali] – generali dell’esercito
Cindroj (neopromosso), Ruga (neopromosso)[prigioniero a Dwr] – capitani dell’esercito
Altri: Matco (soldato esercito)[deceduto al lago Sider]
- Regno di Tera
Zand – Re di Tera [deceduto per avvelenamento]
Wasa – Regina di Tera
Aarde – principessa ereditaria di Tera
Hond – principe (illegittimo) di Tera [deceduto]
Vlek – Saggio reale di Tera (nuova nomina dopo che Wijs è diventato Imperatore)
Hebber – comandante in capo dell’esercito [deceduto avvelenato alla festa per Juniper]
Draak – comandante in capo dell’esercito (neopromosso)
Buffel e Paard (neoporomosso) – generali dell’esercito
Haag – capitano dell’esercito (neopromossoI
Raal – ammiraglio della marina
Geit – generale della marina
Mijin e Vaandrig – capitani della marina
Altri: Geel (ufficiale dell’esercito) Rots (Re e padre di Wasa) [deceduto per anzianità]

- Immortali (mercenari, contrabbandieri, briganti)
Kokiaka – Capo
Rak (spia in contatto con la regina Cristalya), Fiskabur, Eya, Tepanje, Satulana, Jimo, Rasi, Toxotis, Lovi (i nove in nero che hanno colpito Explodon), Kaia, Kumari, Makara – capitani dei mercenari

- Pirati
Zedora (Capitan Blood) – capitano dei pirati
Polegada (timoniere), Mynegai (vedetta), Lautele (cartografo), Kruzni (tutto fare), Malicek (addetto ai cannoni)
Elonosia – amante di Zedora, (ladra e prostituta pagata per tenere sott’occhio i pirati)

- Bordello “La casa di Lù
Zai (prostituta), Mu (prostituto)


MAPPA


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