13))Su Come La Fine Non
Sia Altro Che L’’inizio.
Francesca ha gli anni
che ha
capisce quello che capisce
capisce che qui non va
e a me mi basta.
Non
avrei dovuto intervenire.
A
ventidue anni dovrei sapere quando stare al mio posto e lasciare che siano gli
altri a cavarsela da soli, non sempre è giusto impicciarsi.
A
ventidue anni dovrei essere in grado di tenere a freno il mio istinto, Tom
poteva cavarsela benissimo da solo e sistemare Sakura Ishikawa
senza problemi.
Avrei
dovuto rimanermene nascosta ed aspettare che il mio bizzarro cavaliere facesse
giustizia a suo modo.
Questo
è quello che avrei dovuto fare , quello che faccio è ben diverso.
Mi
lancio verso di loro senza accorgermi che le loro posizioni sono cambiate e che
arrivo alle spalle di Sakura, una posizione piuttosto pericolosa data la piega
che ha preso la situazione.
Me
ne rendo conto quando un colpo della rossa mi arriva in pieno stomaco, il
dolore non è forte, ma è abbastanza per farmi perdere l’equilibrio.
Merda!
Sono
troppo vicina al canale!
Barcollo
pericolosamente, mi aggrappo all’aria, guardo Tom che è come pietrificato.
Mi
ha vista, ma non accenna a muoversi per via dello shock e di Sakura che è
attaccata a lui come una cozza,maledetta giapponese!
I
miei occhi gli telegrafano varie cose come” Aiutami”e”Non stare lì impalato!”,
tuttavia lui non li recepisce o non ha il tempo materiale per farlo
probabilmente per uno dei solito scherzi della percezione del tempo ciò che a
me sembra eterno non dura che pochi secondi.
Cado
a rallentatore, mi piego senza potermi fermare, fino a quando sento un dolore
sordo alla testa, ho raggiunto il selciato.
Il
buio inizia ad avanzare verso di me, il mondo diventa sfuocato, le voci distorte,
sono vagamente consapevole del fatto che qualcuno mi ha colpito di nuovo e che
sto cadendo.
È solo un attimo.
Un
fottuto attimo che dura in eterno, poi il buio mi prende definitivamente e
inizio a cadere davvero.
[Cade
Sprofondando lento il corpo, cade(*)]
Mi
sento come se stessi precipitando in un lungo tunnel buio, nel pozzo di Alice
di cui non riesco a vedere la fine, troverò il bianconiglio
ad accogliermi?
La
mia ansia cresce, sento di non avere il controllo della situazione, così chiudo
gli occhi sperando di non ritrovarmi a fare compagnia a San Pietro o al
demonio.
Quando
li riapro sono su una spiaggia bianca, debolmente illuminata dalla luce soffusa
dell’alba, davanti a me il mare, con i capelli scossi leggermente dal vento.
Immobile.
Non
riuscirei a muovere un passo nemmeno se volessi.
Riconosco
il posto solo dopo un po’, era la spiaggia che si trovava davanti al mio paese
in Sicilia, quella dove spesso e volentieri mi rifugiavo.
Sorrido
o meglio il mio corpo sorride, io sono perplessa.
Cosa
ci faccio qui?
Voglio
tornare a Venezia!
La
luce si fa sempre più decisa, il cielo più colorato, il sole come una palla di
fuoco sorge dal mare regalandomi un alba rosso sangue bellissima ed inquietante
ed in qualche modo conosciuta.
Un
ricordo spunta dritto dai miei tredici anni, ero su questa stessa spiaggia in
un’alba fresca di agosto dopo averci trascorso tutta la notte per non sentire
l’ennesimo litigio fra i miei.
Quest’alba,
questi colori mi avevano fatto rimanere a bocca aperta, come se fossero un
tesoro mandato da Dio per me e mi ero ripromessa che avrei mostrato quest’alba
alla persona di cui mi sarei innamorata un giorno.
L’immagine
di Tom si fa più forte, voglio andarmene via da questo posto che mi tiene
prigioniera, ma sono ancora condannata all’immobilità.
“Francesca!”
La
voce mi libera dall’incantesimo, mi volto,è
mio padre, i capelli neri lunghi
ed ondulati come i miei raccolti in una coda.
“Papà?”
“Cosa
c’è di strano tesoro? Pensavi alla mamma?”
“Eh?”
“Quando
vieni qui è perché pensi a tua madre, le volevi così tanto bene e hai sofferto
così tanto quando lei è morta in quell’incidente stradale….”
Ok…questa non è la mia vita, è
una telenovela orribile, ridatemi la mia!
[Sto bene io
Senza di me(*) ]
“Per fortuna è arrivato Bill ad aiutarti, da
quando si è trasferito in Italia tu sei rifiorita…”
Qualcuno
mi aiuti!
“Sei
strana, tesoro. “
“Scusa,
ma non mi sento molto bene.”
Mi
batte la mano sulla spalla.
“Non
preoccuparti, adesso arriva Bill.”
Deglutisco
e mi volto nella direzione indicata da mio padre.
Il
moro cammina tranquillo verso di me, mi abbraccia e mi da un bacio in fronte.
“Ciao
Piccola!”
“Vi
lascio soli. Ciao Fay!”
Lo
guardo.
“Voglio
tornare indietro.”
“Non
ti piace questa realtà?”
“Non
è la mia e poi…”
“Poi
tu ami Tom non è vero?”
“Io…si….”
“L’hai
sempre amato.”
“Forse.”
“No
Fay….L’hai sempre amato.
Sei
certa di voler tornare indietro?”
“Si.
Ti prego aiutami!!”
Mi
sorride, mi prende per mano e mi porta verso il mare.
“Sei
sicura? Non ti piace qui?”
“Mi
sarebbe piaciuto, ma in altra vita.
Non
adesso.
Mi
dispiace!”
“Ti
capisco.”
[Dormirò per esserci,
meglio così(*)]
Mi
dà un altro bacio in fronte e mi spinge in mare, il contatto con l’acqua fredda
mi fa urlare, ma poi….
Poi…
Tutto
vortica, sparisce in qualcosa di indefinito.
Sto
tornando.
Non
so da dove derivi questa mia certezza, ma so che è così, se solo fossi una
persona diversa avrei un motivo per andare in televisione a parlare della luce
che si vede oltre il tunnel, della vita che ti richiama indietro e che ti
scorre davanti come un film.
O
forse potrei parlare di come conosco Tom Kaulitz e di
come sia finita in un canale per essermi intromessa nelle sue liti, forse
questo risulterebbe più interessante al pubblico.
Possono
essere coerenti i pensieri di quando stai tornando nel tuo corpo dopo aver
rischiato la morte o qualcosa del genere?
Si,
possono esserlo, c’è gente che ha capito quanto fosse stata infame e una volta
risvegliata è cambiata in modo talmente radicale da spaventare i parenti e
rendersi irriconoscibile ai loro occhi.
Quindi,
potrebbe esserci speranza anche per, ma ne dubito fortemente, io rimarrò la
solita pazzoide, chiusa in sé stessa che inquieta per la maggior parte del
tempo.
Chiudo
gli occhi di nuovo, tutto è buio attorno a me, tutto è pace.
Per
un solo attimo penso che vorrei rimanere per sempre così, fluttuante, senza
preoccupazioni, protetta e confortata da questa oscurità densa che mi ha
accolto materna.
Non
posso.
Devo
fare altre cose prima di tornare qui.
Capisco
di essere di nuovo in me quando un odore pungente si fa strada tra il buio, un
odore che conosco e che mi riporta a un passato non troppo lontano.
Odore
di disinfettante forte , a tratti fastidioso, tipico dell’ospedale.
Cerco
di aprire gli occhi, un soffitto bianco si mostra tremolante e sfuggente,
accecante.
Li
richiudo, conto fino a cinque per poi riaprirli di nuovo e questa volta il
soffitto sta fermo, ne mi acceca, bentornata Francesca.
Percepisco
una presenza accanto a me, spero intensamente che sia la Medusa come ho fatto
sei anni e rimango ancora una volta delusa, è Sakura.
Dov’è?
[Non sei più qui
Dimmi perché(*)]
“Ben
svegliata Girardi!”
“Vaffanculo Ishikawa! È per colpa
tua che sono qui.
Cosa
volevi fare? L’infame?
Non
sei tagliata, manchi di palle.
Dov’è
Tom?”
Faccio
per alzarmi, sebbene sappia che sia debole, lei mi ferma.
“Non
c’è Girardi.
Credevi
davvero che sarebbe venuto a rischio di essere riconosciuto?
Pensi
di essere così importante per lui?
Ti
ha mollata al tuo destino, chi credi abbia chiamato l’ambulanza e ti abbia
fatto arrivare qui?
Lui?”
Dio
dammi la pazienza, perché se mi dai la forza la uccido e non credo sia
auspicabile un omicidio in un ospedale, se non altro perché la vittima ha alte
possibilità di cavarsela.
Cosa
crede di fare?
Di
prendere in giro me? Sono in ospedale ma non sono scema!
“Sakura
piantala di prendermi per il culo, finora sono sta paziente ma non lo sarò
ancora per molto.
Dov’è
lui?”
“Girardi, cosa vuoi
fare?
Picchiarmi
forse?”
Non
provocarmi, odio chi mena, ma per te potrei fare un’eccezione.
“No
Sakura, potrei denunciarti.
Cosa
ne dici?
Primo
perché ricattavi Kaulitz, secondo per
quest’incidente.
Vuoi
essere coinvolta in una bella battaglia di avvocati? Vuoi che ti rovini la
vita?”
“Non
ne avresti il coraggio.”
“Non
mettermi alla prova , sei solo un’oca che si crede figa, niente di più.
Hai
ventidue anni , cazzo, non quattordici, dovresti essere in grado di accettare
quando un ragazzo ti porta solo a letto.
Io
non ho niente più di nessuno, non sai nemmeno che vita abbia avuto e mi hai
giudicata!
Chi
cazzo ti credi di essere?
Pensi
che sia montata?
Tu
sei montata, credi che il mondo giri attorno a te e per il tuo egoismo hai
messo me e lui nei casini.
Sai
quanti anni è che “aspetto” di rivederlo?
Sei
e non mi lascerò rovinare tutto da te!
Non
ho avuto una bella vita prima di Venezia, lui e i suoi amici sono stati uno dei
rari momenti felici, quindi sono forse più di una parentesi e so che questo ti
rode.
Vorresti
essere al mio posto?
Accomodati,
ma sei sicura di volere un padre carcerato e una madre violenta?
No,
vero?
Quindi
adesso dimmi dov’è e non farmi alzare da
questo letto per farti sputare la verità!”
L’ho
spaventata, non mi ha mai vista così’ decisa e forse pericolosa da ricordami
persino mia madre, non importa.
Io d e v o
sapere!
“Lui…Lui si è buttato per ripescarti, poi io ho chiamato
l’ambulanza .
Tom
ti ha accompagnata qui e poi se ne è andato dopo….”
Dopo
cosa?
Mi
metto a sedere, riservandole un altro sguardo torvo, in questo momento la sto
odiando come non ho mai odiato nessun’altro.
È
troppo dannatamente egoista!
“Dopo
cosa?”
“Io…no, niente!”
“Non
vuoi o non puoi dirmelo?
Non
vuoi!”
Mi
scosto le coperte, mi alzo in piedi leggermente barcollante, lei è stupita e
questo mi permette di agganciarla e sbatterla al muro.
“Dimmelo,
non costringermi a chiudere così la questione.
È
una cosa che odio!”
Deglutisce,
cerca di divincolarsi, ma non ce la fa.
“Lui
è rimasto fino a quando il medico non ci ha detto come stavi, poi….
Ha
ricevuto una chiamata al cellulare, non ha nemmeno risposto, ma solo vedere il
mittente lo ha fatto sbiancare!
Ti
prego mollami, Girardi!”
La
lascio andare, lei è ansante, si tocca il petto, cercando di riprendere fiato.
In
altre occasioni avrei provato pena, ma ora dentro di me c’è solo disprezzo
verso di lei e una preoccupazione crescente.
Il
temporale è iniziato.
“Chiamami
un medico, voglio andarmene!”
“No,
hai un trauma cranico!
Devi
startene buonina adesso!”
“NON
ME NE FOTTE UN CAZZO DEL TRAUMA CRANICO!
IO
DEVO ANDARMENE! QUELLA TELEFONATA NON è UNA TELEFONATA A CASO …è IMPORTANTE!”
“Ma..”
“Niente
ma! Non vuoi farlo? Lo faccio io!”
Prendo
fiato ed urlo con tutta la rabbia che ho in corpo, come una pazza, come un
animale, richiamando tutta la frustrazione di ventidue anni di vita di merda.
Un
infermiera accorre immediatamente, richiamata dal casino che produco, la guardo
con occhi dilatati dalla mescolanza di sentimenti negativi che ancora non si è
placata.
“Cosa
succede, signorina?”
“Voglio
essere dimessa, è urgente che io torni a casa!”
“Lei
ha un trauma cranico, è importante che rimanga qui!”
“Non
ha capito infermiera, io non ho intenzione di calmarmi e tirerò in piedi un
casino allucinante se non mi lasciano
uscire di qui!”
La
donna mi scruta a lungo, so che mi crede una pazza, con i capelli spettinati e
gli occhi spiritati non posso che dare questa impressione.
“Chiamo
il dottor Santini.”
Spera
o crede che basti un medico a
convincermi?
In
ogni caso arriva un uomo sulla cinquantina in camice bianco, mi sorride
accomodante, la mia risposta è una smorfia, non riesco a fare di meglio.
Quel
sorriso avrebbe sciolto un iceberg e probabilmente mi avrebbe calmato in altre
occasioni, ma non in questa, in cui ho un’ansia che mi divora dentro.
C’è
solo una persona in grado di far correre Tom a quel modo e di costringerlo a
lasciarmi qui dopo quello è successo ed è Bill.
Bill
che non so cos’ abbia.
Bill
e il mistero che lo circonda.
Ho
un brutto presentimento, vorrei essere la fuori con lui, non qui, per questo ho
urlato istericamente, per questo non posso farmi incantare da un medico dal
sorriso affascinante.
“Buonasera
signorina…Girardi.”
“Buonasera.”
“Vorrebbe
essere dimessa, non è vero?”
“Si,
è urgente che io torni a casa.”
“Capisco,
ma nel suo stato è consigliabile una notte di degenza per accettarsi che il suo
trauma si riassorba correttamente!”
“Lo
immagino, ma non mi importa.
È
estremamente importante che io esca di qui e sono pronta ad assumermi tutte le
responsabilità.”
“è
mio dovere tentare di dissuaderla.”
“L’ha
già adempiuto.”
“è
decisa, signorina, suppongo che sia impossibile farle cambiare idea.”
“Esattamente.”
“Va
bene, mi segua, le faccio le carte per dimetterla.”
Eseguo,
mi fa accomodare in una stanza per provare a giocarsi l’ultima carta per
dissuadermi, quella dell’autorità, mista a quella della paura della morte.
“Signorina
, se il suo trauma cranico dovesse
peggiorare, potrebbe essere pericoloso, potrebbe addirittura morire.”
“Non
importa devo andare, mi dia le carte.”
“Non
pensa alla sia famiglia? A chi soffrirebbe se dovesse morire?”
“L’unica
persona che al momento mi interessi è la fuori, da sola.
Mi
dia le carte!”
L’uomo
sospira, mi passa dei fogli che io firma senza nemmeno guardare.
“Se
nota un peggioramento dei sintomi, come vedere doppio o sfuocato, sonnolenza
eccessiva, cefalea, ronzii all’udito, confusione mentale, leggerezza alla
testa, letargia o problemi di concentrazione , di memoria, o nel formulare
pensieri torni IMMEDIATAMENTE qui.
Raggiunga
questa persona,la avvisi di quello che le ho detto e per questa notte eviti di
dormire.”
Mi
consegna un altro foglio.
“Tra
due giorni torni qui per accertare che tutto sia a posto.
Mi
raccomando, signorina Girardi.
Mi
raccomando.”
Annuisco.
“Grazie
dottore, grazie.”
“Non
me ne faccia pentire.
Buonasera.”
“Buonasera.”
Me
ne torno in camera, Sakura è la dove l’ho lasciata, assolutamente pietrificata,
quando percepisce la mia presenza si volta di scatto.
“Mi
dimettono.”
“Sono….no niente, va bene Girardi.
Ma
non penserai di uscire così?”
Mi
guardo, effettivamente il pigiama non è il massimo, ma non importa,
l’importante è andarmene.
“Si.”
“Non
ci pensare!
Vieni
in bagno che ti do i miei vestiti, Marco mi porterà un cambio e prendi anche la
giacca.”
“Grazie.”
“Prego.”
Bizzarro
che io debba ringraziare proprio lei, ma è così.
Forse
non è così stronza come vuole far credere, forse è solo spaventata dal mio
comportamento, in ogni caso esco dall’ospedale con addosso i suoi vestiti.
Sono
un po’ grandi, però ci sto comoda e soprattutto calda, che è il massimo per una
persona freddolosa come me.
Fuori
è buio, tira un vento gelido, il cielo è coperto e c’è poca gente in giro.
Dove
sarà andato?
Barcollando
inizio la mia ricerca, sono intontita, deve essere normale, credo.
Cerco
di convincermi disperatamente che sia per lo shock, il freddo, l’ansia e non
per il mio trauma.
Mi
accendo una sigaretta, è il gesto abituale che compio prima di iniziare a
raccogliere le idee e in questo caso è fondamentale che il mio povero cervello
funzioni a dovere.
Devo
trovarlo, se io sono così agitata, lui deve stare mille volte peggio di me,
visto che si sentirà anche in colpa per avere lasciato Bill da solo.
Torno
in piazza san Marco, credo abbia tentato di tornare al mio appartamento e che forse
si sia perso tra le calli, Venezia può risultare un labirinto se non la si
conosce, io stessa ci ho messo tre anni a conoscerla quasi tutta.
Svolto
in calli conosciute , analizzando dove possa aver sbagliato strada, poi torno
indietro e seguo la mie elucubrazioni, ho sempre avuto un buon istinto, spero
di non sbagliarmi.
Vago,
persa in una città che ho sempre amato e che oggi mi sembra ostile, senza
trovarlo.
Dove
potrà essere?
Mi
appoggio al muro, accendo un’altra sigaretta, tuttavia non mi rasserena, sputo
fuori il fumo con una fastidiosa tosse catarrosa.
Alzo
gli occhi al cielo, non ci sono nemmeno le stelle e vorrei piangere.
Dove
sei?
Cosa
è successo a Bill?
All’improvviso
lo vedo, seduto per terra, appoggiato con la schiena contro un muro con le braccia
conserte e la testa appoggiata sopra.
Deglutisco,
mi avvicino all’inizio timorosa, spaventata da questa fragilità, da questo
dolore che non gli ho mai visto, per poi correre e inginocchiarmi davanti a
lui.
Vorrei
abbracciarlo, fargli capire che ci sono anch’io per qualsiasi cosa di cui abbia
bisogno.
Lui
alza la testa, ha gli occhi vuoti, persi in qualche pensiero angosciante, non
resisto e lo attiro a me.
Lui
inizialmente si lascia andare, come sollevato dal vedermi, poi mi stacca e mi guarda
dritto negli occhi.
“è
arrivato il momento.
Ora
ti dirò la verità.”
Vuole
mostrarsi forte, ma i suoi occhi tradiscono la paura che io lo rifiuti una
volta saputo tutto, sta come stavo io sei anni fa, schiacciato da pesi troppo
grandi per lui e che crede lo rendano indegno.
So
come ci si sente e mi fa male sapere che anche lui stia così, in passato ci
sono state delle incomprensioni tra di noi, ma non auguro nessuno questo
dolore.
So
anche che devo reprimere il mio desiderio di abbracciarlo, al momento non è
questo che vuole come non lo volevo io allora, ora devo solo ascoltare e non
sarà facile.
[Non si può giocare con il cuore della gente
Se non sei un professionista, ma ho la cura
Io non tremo
E' solo un po’ di me che se ne va(**) ]
Correva fuori
dall’ospedale con un senso di ansia crescente, aumentato dalla suoneria del
cellulare, a cui rispose solo quando era ormai in prossimità dell’ingresso.
“Pronto?”
Aveva il fiatone.
“Tom, sono Gustav.
Che ti è successo?
Perché non rispondevi?”
“Ero in ospedale, la
Nana è caduta in un canale.
Cosa succede Gustav?”
Dall’altra parte ci fu
un silenzio che gli fece perdere un battito cardiaco, la paura gli toglieva il
respiro.
“Gustav?”
Boccheggiò sconvolto.
“Io non so come
dirtelo Tom, vorrei che ci fosse un modo per…”
“Dimmelo e basta,
l’ansia mi sta uccidendo.”
L’altro sopirò.
“Sono andato da tuo
fratello per portargli la cena e lui….non c’era, come
parte della sua roba e la sua macchina…
Tom lui è….scappato.”
Ci fu un attimo
terribile di sospensione in cui lui assimilò la notizia, poi il suo mondo andò
in frantumi.
Sentiva le sue
illusioni cadere a pezzi, reali nella sua percezione come il rumore delle
schegge di un specchio rotto, mentre la voce di Gustav era poco meno che un
brusio lontano.
Suo fratello l’aveva
abbandonato, lui aveva perso.
Perso.
Ora doveva solo
comunicare la resa e la cronaca della battaglia a Fay
e sperare che lei riuscisse in qualche modo a rovesciare le sorti della guerra.
Una flebile speranza,
ora tutto quello che sentiva era un vuoto all’altezza del cuore.
“TOOM!”
La voce spaventata del
suo amico lo riportò alla realtà, era ancora al cellulare con lui.
“Si, ci sono.
Cazzo Gustav, sono
stato un coglione, avrei dovuto fare prima quello che sto facendo adesso.”
La voce gli si incrinò
pericolosamente, ma si trattenne
“Arriverò il prima
possibile,appena so qualcosa di Fay le parlo e poi
parto.”
“D’accordo Tom, ma non
fare cazzate, ok?
Non farmi preoccupare,
ti prego.
Adesso io e Georg
andiamo a
cercarlo, ti faremo sapere non appena scopriamo qualcosa.”
“Grazie Gus…
Io non so come
sdebitarmi.”
“Siamo amici, gli
amici a questo servono.”
“Grazie..”
“Prego.
Ciao e non farmi
preoccupare.”
“Si. Ciao.”
Non fare preoccupare
Gustav apparentemente era un promessa semplice da mantenere, sarebbe bastato
tornare dentro l’ospedale e poi in sala d’attesa, ma lui non si mosse.
La gente lo scansava,
qualcuno lo insultava probabilmente in italiano, tuttavia rimase lì, perso nei
suoi ricordi, nei suoi pensieri, tutti ovviamente connessi al fratello.
Non era strano che dei
gemelli avessero un forte rapporto, ma il loro era stato davvero speciale, a
volte , soprattutto da bambini, riuscivano quasi a leggersi nel pensiero,
allora era impossibile che Bill gli nascondesse qualcosa.
Oggi…
Qualcosa si era
incrinato, una barriera si era alzata e lui non faceva altro che maledire il
successo e i cambiamenti che può apportare a una persona per renderla così
apparentemente sorda alle esigenze altrui.
Echi di risate di loro
due bambini, , i loro sogni e i loro desideri che avevano ingenuamente espresso
quando si ritrovavano a casa da soli o quando qualcuno prendeva in giro Bill
per come era vestito tornarono alla sua mente.
Loro sarebbero stati
famosi, loro avrebbero trionfato su chi li derideva, ma a che prezzo?
Non se l’era mai
chiesto prima di allora,lui era quello delle sparate un po’ megalomani.
Ne aveva dette tante
durante l’adolescenza, soprattutto quando non erano ancora famosi, durante le
loro prove fatte nel garage insonorizzati dei suoi.
“I Devilish
spaccheranno, saremo famosissimi!
Avrò una macchina
enorme e stuoli di donne ai miei piedi!”
“Zitto Tom, non dire
cazzate e riprendiamo a provare!”
Aveva realizzato i
suoi desideri, ma stava rischiando la persona più importante della sua vita e
un’altra aveva rischiato per i suoi comportamenti.
[Tutto ciò che hai sempre amato giace in una fossa
Che han scavato le tue stesse ossa(***)]
Iniziò a camminare,
senza sapere bene dove si dirigesse, ciondolando come uno zombie, insensibile
al vento freddo.
Riconobbe piazza S .Marco,
alzò gli occhi al cielo, non c’erano le stelle,le divinità o chiunque ci fosse
lassù lo avevano lasciato solo.
Solo.
E Fay?
Era confuso, non
sapeva cosa fare, si inoltrò in un
calle, poi in un’altra, fino a smarrirsi, per poi sedersi appoggiato a un muro.
Bill avrebbe detto che
somigliava a un randagio in attesa di qualcuno, ma Bill non c’era e la persona
che avrebbe potuto trovarlo stava male per colpa sua.
Avrebbe voluto
piangere, invece le lacrime rimasero ostinatamente ferme nei suoi occhi, quindi
rimase lì, immobile con lo sguardo assente in attesa di qualcuno che forse non
sarebbe arrivato mai.
Faceva sempre più
freddo, se avesse alzato ancora gli occhi al cielo si sarebbe accorto che il
cielo prometteva neve, ma lui non lo fece.
[Sii perfetto se precipiti
Sii perfetto quando cadi(***)]
Si accorse solo
all’ultimo persino dell’arrivo di Fay, molto tempo
dopo quando ormai era intirizzito e l’aveva vista davanti a lui, preoccupata,
gli occhi scuri resi più grandi dall’ansia.
Non si erano parlati,
lei lo aveva abbracciato senza dire una parola e il suo calore, anche solo per
un attimo lo riscaldò e lo fece sentire meglio.
Era una meravigliosa
prospettiva rimanere così per sempre, ma allo stesso tempo era ingiusto, lei
doveva sapere tutto o solo allora avrebbe potuto provare davvero il conforto
dei suoi abbracci.
L’aveva staccata a
fatica, facendosi male, poi l’aveva guardata dritta negli occhi
“è arrivato il
momento.
Ora ti dirò la verità.”
Doveva sembrare forte,
non voleva che lei si rendesse conto che lui aveva una dannata paura di essere
respinto, di essere lasciato solo, allo stesso tempo era consapevole che
probabilmente lei l’aveva già intuito e lo stava assecondando.
Prese fiato ed iniziò
a parlare.
“Non saprei di preciso
quando sia iniziato tutto questo, Bill è sempre riuscito a sopportare il peso
della fame, non è stato facile, ma in qualche modo ce l’ha fatta.
Forse è iniziato dopo
l’operazione, quando ha visto che di colpo tutto quello che aveva poteva
dissolversi da un momento all’altro .
Io credo sia iniziata
da li e da qualcos’altro che lo faceva stare male, non ho mai capito cosa,
sembrava persino ce l’avesse con me perché ogni volta che provavo a farlo
parlare lui si richiudeva.
Poi è arrivato il
successo, quello vero, travolgente, che ti fa avere milioni di persone di
persone ai tuoi piedi da ogni parte del globo.
Eravamo tutti
esaltati, io più degli altri e non badavo alle malinconie e ai malumori di mio
fratello, che si dissolvevano lentamente.
Io avevo le mie
storie, lui le sue, c’era ancora un rapporto fra noi, ma eravamo lontani, come
se ci fosse una frattura tra di noi creatasi senza sapere bene come e perché.
Ad un certo punto
notai che intorno a lui girava della gente strana, me ne preoccupai, tuttavia
non feci nulla, bollai come esagerati i campanelli di allarme del mio istinto,
in fondo anche noi in passato eravamo stati definiti, strani, diversi, quindi
pericolosi.
Il nostro management
era tollerante, finche Bill avesse continuato a essere quel che era: energico e
pulito ; e i paparazzi non avessero ficcanasato troppo a loro sarebbe andato
bene così, lui era stato per un certo periodo una gallina dalle uova d’oro.
È stato quando ho
iniziato a scriverti che il mondo mi è crollato addosso la prima volta, perché….”
Trattene le lacrime e
continuò, la voce spezzata.
“Perché l’ho beccato
chino su un striscia di coca nel bagno di casa nostra”
Rimase un attimo in
silenzio.
“è stato uno shock, io
sono rimasto immobile finché non ha finito di fare quello che stava
facendo, poi l’ho scosso, ho urlato.
Lui è rimasto freddo,
le sue parole mi si sono conficcate dentro come coltelli, mi aveva accusato di
averlo lasciato solo, di non averlo aiutato quando stava male perché ero preso
da altro e che la droga che usava mi
aveva liberato dal peso di aiutare mio fratello.
Lui credeva che la
droga fosse un aiuto per andare avanti.
Da allora mi sono
chiuso in me stesso, ho allontanato Georg e Gustav perché mi vergognavo, volevo
aiutare Bill da solo, credevo ingenuamente di potercela fare e intanto ti
scrivevo.
Ero un’egoista, agivo
solo per me con quelle lettere, mi liberavano da un peso, senza aiutare Bill o
permettere a te di farlo.
Periodicamente Bill
provava schifo per se stesso, mi chiedeva aiuto, voleva che lo tirassi fuori
dal casino in cui si era messo e io accorrevo.
Nascondevo la droga,
dicevo alla security di non far passare gente strana amici di mio fratello, lui
mi ringraziava, resisteva un giorno o due in cui era intrattabile, poi tornava
allegro.
Aveva sniffato di
nuovo.
Io non sapevo cosa
fare, mi sentivo inutile,litigavo con lui per scuoterlo, nemmeno io so perché
credevo servisse.
Non cambiava mai
nulla, fino a tre giorni fa.
Prima di venire da te abbiamo litigato per
l’ennesima volta, ma in un certo senso è stato diverso.”
Prese di nuovo fiato,
senza guardarla negli occhi.
Mi ha detto di
andarmene che gli avevo r o v i n a t o la vita.
Avrei voluto morire,
sono solo riuscito a scappare come un codardo e a venire qui, perdendo tempo
prezioso perché non riuscivo a parlarti, avevo paura.
Avevo paura di perdere
quello che avevo appena ritrovato dopo sei anni, avevo paura di affrontare un
tuo giudizio, forse avevo paura di tornare a combattere.
Ora il tempo è
scaduto, prima mi ha telefonato Gustav, Bill è scappato di casa.
Io l’ho lasciato solo
ancora una volta, mentre stava male.
Georg e Gus o stanno
cercando, ma io devo partire tra poco.
Lo so che non nessun
diritto di chiedertelo, ma ti prego aiutami, fallo per Bill.”
Rimase in silenzio,
non aveva più nulla da dire, o meglio avrebbe voluto dire mille altre cose, ma
non riusciva più a parlare, lei rimaneva ferma.
Pregava per una
reazione qualsiasi, tutto tranne quel silenzio.
All’improvviso lei lo
tirò di nuovo a sé senza dire nulla, solo accarezzandolo, coccolandolo, mentre
sentiva che anche lei piangeva.
Si abbandonò a quel
calore, accorgendosi solo ora che aveva iniziato a nevicare, leggeri fiocchi
che si infrangevano su di loro.
[E ricorda che è la fine quella più importante(***)]
Per la seconda volta
si sentì libero di piangere, confortato da quella strana ragazza che riusciva a
farlo sentire bene ed accettato come nessun’altra.
“Mi dispiace.” Mormorò
lei.”Ora capisco perché sembravi comprendere perfettamente cosa avessi passato
con Jo, non volevo rigirare il coltello nella piaga.
“Smettila Fay, tu non lo sapevi.”
“Nevica Tom, forse…”
La senti agitarsi,la
strinse più forte.
“Per favore, rimaniamo
qui ancora un attimo.
Ti prego.”
La guardò dritta negli
occhi, ancora non se la sentiva di tornare nell’appartamento della mora.
“Scusa .”
Gli diede un bacio in
fronte e tornò nella stessa posizione di prima.
Aveva la sensazione
che si stessero consolando a vicenda e sebbene se ne vergognasse, visto quello
che era appena successo a Bill, era felice di averla accanto.
Rimasero abbracciati
ancora a lungo, fino a quando lei iniziò a tremare e lui si ricordò che non era
consigliabile che una persona che già aveva subito una caduta nelle acque
gelide di un canale rimanesse al freddo e al gelo.
Si spostò, l’aiuto ad
alzarsi, era pallida e gelida.
Un piccolo vampiro con
i segni delle lacrime sul volto che lo osservava sorridendo triste, la
abbracciò per scaldarla e in quel modo, con lei che lo guidava arrivarono
all’appartamento.
La fece sedere sul
divano, prese una coperta e gliela avvolse intorno, preparò per sé e per lei un
the caldo e poi si sedette accanto a Fay.
La ragazza parve
riprendersi al primo sorso di thè, lui sorrise.
“Stai meglio?”
“Si, Tom io voglio
aiutare Bill, quindi verrò in Germania con te. Lui per me ha fatto molto, glielo
devo.”
“Sono contento che tu
mi dica questo, ma ti prego, pensaci bene.
Non prendere decisione
affrettate, non è una battaglia facile quella per Bill e tu lo sai meglio di
me.”
“D’accordo Tom, te lo
dirò domattina.
Io a Bill tengo
molto.”
“Bill, Bill, sempre
Bill.
Tutti pensano a Bill,
tutti tengono a Bill.
E io?
Nessuno pensa mai a
Tom, corrono e si preoccupano tutti per il fragile Bill.”
Non appena finì di
pronunciare quella breve invettiva se ne pentì immediatamente, cosa stava
dicendo?
Perché faceva così?
Da dove gli veniva
quella rabbia e perché sentiva di essere geloso del fatto che Fay si preoccupasse di Bill?
Non avrebbe dovuto
attaccarla, visto che l’aveva ascoltato, consolato e coccolato fino a poco
prima, si era dimostrato un ingrato, doveva scusarsi.
“Fay,
scusami, io non so cosa mi sia preso.
Non volevo dire quelle
cose,io voglio bene a mio fratello.
Io…io non so cosa fare.”
Si prese la testa tra
le mani, sentì Fay avvicinarsi a lui, spostare le
mani e alzargli il volto.
Si perse in quegli
occhi neri che lo fissavano seri.
“Non ti devi scusare.
Capisco che tu stia
passando un brutto momento, se fosse capitato a Luca io starei già distruggendo
l’appartamento per sfogarmi, però…
Tu hai qualcos’altro
che ti tormenta legato a Bill, lo sento.
Sfogati, svuotati
completamente, poi forse potrai far ripartire un rapporto con lui.
Io sono qui, sempre se
tu vuoi ovviamente, quello di prima era un consiglio, non un obbligo.”
La guardò, forse aveva
ragione lei.
Forse era bene
sfogarsi
“La verità è che tante
volte ho invidiato mio fratello, non so come spiegarlo, ma lui….lui
sentivo che era più ascoltato e amato di me.
Tante volte mi hanno
considerato il buffone playboy che dice solo cazzate o quello forte che non
aveva bisogni di farsi proteggere, mentre lui era quello intelligente ma
fragile da trattare con riguardo.
Io quando sono stato
male tante volte ho dovuto cavarmela da solo, lui invece aveva gente che
spontaneamente accorreva, a volte avrei voluto essere al suo posto.
In ogni caso, lui
rimaneva e rimane mio fratello e non l’ho mai invidiato con quella cattiveria
che porta ad augurare alle persone di stare male, solo a volte avrei voluto
provare a essere lui per vedere come fosse.”
Rimase un attimo in
silenzio, lei si accese una sigaretta e immediatamente iniziò a tossire.
“Non dovresti fumare
in queste condizioni.”
“Lo so, ma mi calma….
Non è ancora finita la
serata sfogo, vero?”
“No…adesso
arriva la parte più difficile e ridicola in una certa misura, a cui tu non
crederai mai, ma ci sono certe volte che ho invidiato mio fratello anche in
fatto di ragazze.
Non che a me
mancassero, non che non mi sia andato bene avere la fama di play boy o non
avere un legame stabile, in fondo era quello che avevo scelto io, però…
Però certe volte avrei
voluto anch’io una ragazza che mi cercasse per qualcosa di diverso che una
semplice scopata, ma tutte finivano inevitabilmente per amare mio fratello e
fare sesso con me.
Anche tu non sei
diversa.
Anche tu ti sei
preoccupata sempre e solo di mio fratello, con lui eri uno zuccherino, con me
fredda come il ghiaccio.
Sei accorsa da lui
dopo l’operazione, ti ho visto anche a un paio di concerti dopo.
Di la verità, tu sei
innamorata di lui vero?”
La verità era emersa,
lui era sempre stato geloso del rapporto tra lei e Bill e Fra, sempre sulla
stessa lunghezza d’onda o quasi e pur nella loro diversità sembravano capirsi
al volo, lui avrebbe voluto essere al posto di suo fratello.
Il silenzio che seguì
non aveva uguali, Fay lo guardava torva, gli occhi
fiammeggianti e la bocca serrata in una piega dura.
“Tom Kaulitz, tu non hai mai capito un cazzo!”
Sgranò gli occhi.
“Sai perché ti
trattavo a pesci in faccia e ti tenevo lontano?
Perché non volevo affezionarti
a te, dato che ti trovavo simpatico, insomma una volta fatto pace la prima
volta, non eri male.
Ma sarebbe durata?
Non ci credevo, avevo
paura e non lo ammettevo,così mi nascondevo dietro la corazza e questo Bill lo
aveva capito.
Lui aveva già capito
tutto temo, ma non io.
Poi è successo quello
che è successo, ti avrei dovuto odiare e
non ci riuscivo.
Dicevo che ti odiavo e
mentivo a tutti, anche a me stessa, la tua immagine non se ne andava mai dalla
mia testa e continuava a farmi male.
Nel profondo, nei
sogni che non confessavo nemmeno a Luca(ma lui l’aveva capito lo stesso)
desideravo solo che tornassi e che tutto fosse come prima.
Avrei fatto un po’ di
casino, ma ti avrei perdonato.
Ci credi?
No suppongo, per te
ero la strana tipa acida, con una vita di merda che ti prendeva a sberle quando
facevi troppo il coglione, credevo mi avessi dimenticato e non sai quanto mi
facesse male.
Bill mi diceva di
mettere da parte l’orgoglio e non ci riuscivo, Bill voleva il tuo bene!
Bill… Ti sei mai chiesto perché non mia abbia più contattata
dopo l’operazione?
Perché si era
dichiarato a me e io l’avevo respinto, ferendolo come mai avrei voluto fare,
non perché fossi innamorata di lui, ma perché era una dei pochi veri amici che
avessi.
E sai perché l’ho respinto?
Perché mi piaceva un
altro! Mi piacevi tu!
Mi piacevi ancora tu!”
Questa volta fu lui a
rimanere in silenzio, sentiva l’ansimare di Fay per
la foga crescente con cui aveva pronunciato quel discorso, come se quelle
parole se le fosse tenute dentro per anni.
Deglutì, ogni piccolo
rumore giungeva amplificato alle sue orecchie.
“Taci, vero?
Non hai niente da
dirmi?”
Non sapeva cosa dire,
più che altro non riusciva a mettere in ordine le mille cose che voleva dirle,
come scusarsi per non avere capito nulla e della gelosia assurda verso Bill o
la sua testardaggine e ottusità, ma non riuscì ad aprire bocca.
Così decise di
rispondere a suo modo, avvicinandosi a lei, che lo guardava senza accennare
nessun movimento, rimase immobile persino quando le accarezzò dolcemente una
guancia, rimase immobile persino mentre la baciava.
Un perplessa bambola
di pezza.
Non ricambiava quel
bacio, eppure sembrava che volesse farlo, non riusciva a capirci più nulla, la
mora lo staccò da sé.
“Troppo facile
rispondere solo così, non credere che non abbia capito cosa vuoi dirmi, ma per
una volta voglio la versione estesa.
Mi piacerebbe che tu
faccia uno sforzo e mi dica tutto…”
Lui arrossì, lei lo
baciò a tradimento, lui questa volta rispose, perplesso per il suo
comportamento.
Non voleva cadere nel
patetico, ma era stato bello ritrovarla, anche se di lei ricordava un solo
bacio, dato per caso, così si staccò a malincuore, imbarazzato.
Le confessioni non
erano mai state il suo forte, raramente entravano nel suo repertorio o ne faceva
a qualcuna alle sue ragazze.
“Bhe…partendo
dall’inizio, anche a me stavi simpatica, dopo la riappacificazione del concerto
mi piaceva avere intorno una ragazza che non mi idealizzasse, anche se questo
non l’avrei mai ammesso con nessuno.
Non ti ho mai capita
molto fino a non mi hai raccontato del tuo passato, è stato allora, quando ti
ho protetto da tua madre che ho realizzato appieno quanto ci tenessi a te.
Non era una cosa che
potessi accettare facilmente, così l’ho ignorata, come ho ignorato te non
sapendo cosa fare….
Ma mi mancavi, avrei
voluto parlarti e non ci riuscivo.
Ero anche geloso di
mio fratello, con te un po’ lo sono sempre stato.
Poi…
C’è stato l’incidente,
lo sai anche tu come è andata.”
Abbassarono entrambi
gli occhi,rimanendo in silenzio per un po’, fino a che lei alzò una mano e gli
accarezzò una guancia.
“è passata ok?
Ha fatto male ma è
passata.”
Ne approfittò per
baciarla ancora, quella confessione si rivelava più difficile del previsto.
“Puoi crederci o meno,
Nana, ma continuavo a pensarti, anche quando sei uscita dalla vita di mio
fratello,anche nel bel mezzo del successo travolgente quando avevo tutte le
ragazze che avevo sempre voluto, tu ogni tanto spuntavi.
Eri come un pupazzo a
molla, io ero lì in camera, con la tipa di turno che mi ronfava accanto
sdraiato sul letto a guardare il soffitto per
non pensare, ma tu arrivavi lo stesso e mi sentivo come se mi mancasse qualcosa…
Avrei continuato ad
ignorarlo per anni, se non ci fosse stato Bill e quello che gli è successo.
Buffo, vero?
Devo ringraziare lui
se adesso sono qui a dirti che non ti ho mai dimenticata e che per te provo
ancor qualcosa…”
[Believe me,
it's alright
It's so easy
after all(****)]
Questa volta fu lei a
baciarlo con passione, sembrava che quello che le aveva detto le bastasse
per fidarsi, almeno per il momento.
Continuarono a
baciarsi, lui le accarezzava la schiena, i capelli,lei ricambiava incerta, non
del tutto convinta.
“Non voglio obbligarti…Io…”
Gli mise un dito sulla
bocca.
“Va bene così, per
adesso va bene così.
Ripresero a baciarsi,
quando lei scese a baciargli il collo, capì che non sarebbe scappata.
Era felice, stava per
realizzare quello che aveva inconsciamente desiderato per anni, finalmente Fay sarebbe stata sua.
Sua.
[Seguimi e così
che non c'è più un posto dove andare solo un altro
che ha perso e tu sei mia(*****)]
Dovrei
essere felice, nei limiti del possibile vista la notizia sconvolgente di prima,
quello che speravo senza confessarlo mai
a nessuno è appena successo.
Ho
fatto l’amore con Tom ed è stato… bellissimo.
Non
ho altre parole per descriverlo, incredibilmente è stato anche dolce, cosa mi
manca?
Perché
sono così triste?
Lui
è felice, lo sento, se mi girassi lo vedrei sorridere soddisfatto, ma non lo
faccio.
Rimango
ostinatamente rannicchiata su di me stessa, voltandogli le spalle e sentendomi
fredda, la spavalderia ormai è sparita.
La
verità è che io, come Sakura, non voglio essere quella di una notte e basta,ma
credo che è di questo che mi dovrò
accontentare.
Saremo
amici, come dicono in francesi intendendo quelli che hanno un rapporto di amicizia con scopate
occasionali, il conforto della sua lotta per il fratello.
Non
credo mi ami, forse l’ha fatto perché sono l’unica ragazza su cui appoggiarsi,
per cui crede di provare qualcosa che
svanirà non appena Bill starà meglio.
Sono
ancora una volta di passaggio e fa male, ma devo accettarlo.
O
questo o niente.
Si
volta verso di me, appoggiandosi sui gomiti, sento che sta ancora sorridendo.
“Ehi
Fay, tutto bene?”
“Verrò
con te, ti aiuterò con tuo fratello e se vorrai ti conforterò ancor così.
Una
storia di sesso, senza complicazioni.
È
quello che vuoi no?”
Mi
sento male mentre pronuncio queste parole, il silenzio che segue indica che
l’ho ferito, in qualche modo sono riuscita a spegnere quel sorriso che era solo
per me.
Mi
costringe a voltarmi a pancia in su, lui
è sporto sopra di me, guardandomi con quegli occhi scuri e lucidi,
tristi, increduli e…feriti.
Non
mi ero sbagliata, cosa ho fatto?
“Credi
davvero che io ti farei questo?”
Sono
ancora in tempo a riparare i danni, tuttavia la voce non mi esce, una parte di
me lo crede davvero possibile e lui l’ha intuito.
L’ha
intuito in quei lunghi minuti che ha perso a guardarmi sempre più sconsolato,
in attesa di una smentita che non è arrivata.
“Si
lo pensi…e fa male.”
Si
tira a sedere appoggiato alla testiera del letto, mettendosi lontano da me,
come se gli facesse male starmi accanto.
“Sei
come tutte le altre Fay. Che cretino che sono stato a
illudermi..”
Il
tono è amaro, le sue parole mi si conficcano dentro come lame, scuotendomi,
cosa sto facendo?
Perché
lo sto trattando così?
Non
voglio che stia male per me, così mi alzo, gattono fino ad arrivare davanti a
lui e mi inginocchio, devo riparare ai miei errori, non posso permettere al mio
orgoglio di trionfare.
Mi
guarda, triste, poi si volta dall’altra parte.
“Non
sono stato la migliore delle persone con certe ragazze, Fay,
non lo nego, alcune le ho proprio trattate come pezze da piedi e mi dispiace,
ma tu….tu sei diversa.
Pensi
davvero che ti userei e basta sapendo come sei fatta?
Che
carattere hai e cosa hai subito?
Pensi
davvero che sia così stronzo?
Tu
sei diversa dalle altre, in bene e in male, con te non si gioca o almeno io non
voglio giocare.
Abbiamo
comunque un rapporto, chiamalo amicizia, chiamalo come vuoi ma c’è , credi che
lo rovinerei per una scopata e basta?”
Rimane
un attimo in silenzio.
“Forse
sei davvero come tutte le altre….”
Voglio
davvero che finisca così?
No,
non lo voglio, è ora di agire, non posso sempre buttare gli altri fuori dalla
mia vita, forse mi pentirò di quello che sto per fare o dire, ma non mi
importa.
Voglio
essere sincera.
Prendo
il suo mento tra le mi dita e lo faccio delicatamente voltare verso di me,
certe cose è necessario dirle guardando le persone negli occhi e raccogliendo
tutto il proprio coraggio.
I
suoi occhi sono decisamente sorpresi, non si aspettava che reagissi o
smentissi, gli accarezzo una guancia e prendo fiato.
“Io
non volevo dire quello che ho detto, non volevo ferirti.
Davvero.
Era
l’ultima delle mie intenzioni, mi dispiace se l’ho fatto.
Ti
chiederai se c’è un motivo per quella frase e in effetti c’è…
Io….io volevo solo difendermi da te.”
“Da
me?”
“Si,
sarebbe più corretto dire che mi difendo da quello che provo per te.
Prima
non ti ho detto tutta la verità, non mi piacevi soltanto, ero cotta di te,
innamorata, anche se non l’avrei ammesso e lo sono anche adesso….
Mi
faceva male pensare che io potessi essere stata una tra tante o il tuo
appoggio/ conforto in questa storia,
quella da cui cerchi consolazione per sfogarti e ho cercato di mettere distanza
tra me e questa cosa, mostrandomi più forte di quella che sono nel ventilare
un’ipotesi che faceva stare me per prima.
Lo
so che è strano e affrettato…ma io io…
Ti amo.”
[Believe me,
it's alright
It's so easy
after all(****)]
Abbasso
gli occhi, ormai ho raggiunto una sfumatura viola inquietante, lui tace, io
pagherei oro per sapere cosa stia pensando e come andrà a finire.
Dopo
un tempo che a me sembra interminabile mi alza il mento, mi mette le braccia
intorno al collo, sorride e mi bacia.
Chiudo
gli occhi, abbandonandomi totalmente alle sensazioni che provo, ormai non ho
più nulla da perdere, ho messo le carte in tavola e gliele ho mostrate,ora
tocca a lui.
Sono
senza difese e per la prima volta nella mia vita non me ne importa nulla.
Quando
ci stacchiamo, mi accarezza una guancia.
“Non
posso dirti “Anch’io” Fay.
Non
so il perché mi stia avvicinando a te, forse hai ragione tu forse sei solo la
mia stampella in questa storia, ma so che con te sto meglio.
Non
dimentico mio fratello, ma riesco a sentirmi meno angosciato.
In
ogni caso se tu sia solo una stampella o qualcosa di più sarà il tempo a dirlo
e io sono curioso di sentire quel verdetto. Tu?”
“Mi
stai proponendo una storia quasi seria?”
Strofino
il mio naso contro il suo, felice, con una sensazione di calore che mi si
allarga all’altezza del petto.
“Si.”
“D’accordo,
proviamoci.”
Sorride
e si avvicina al mio orecchio.
“Spero
di riuscire a dirtelo un giorno “anch’io””
Arrossisco,
lui ride, poi mi bacia trascinandomi sul letto, io sorrido davvero felice.
Ora
c’è di nuovo silenzio, lui è appoggiato sopra di me, io gli accarezzo i
capelli,lui apprezza, ha la faccia del gatto soddisfatto delle coccole e accarezza me ogni tanto.
Voglio
rimanere così per sempre.
“Domani
sera partiamo Nana, dopo che avrai sistemato il lavoro…”
Sospiro.
“No,
io posso partire solo tra due giorni.
Si
alza appoggiandosi ai gomiti.
“Perché?”
“Perché….per venire a
cercarti ho fatto il diavolo a quattro in ospedale per farmi dimettere,
nonostante il mio leggero trauma cranico.
Il
dottore voleva tenermi una notte in osservazione, ma io sono riuscita ad
andarmene solo a condizione di tornare a
farmi visitare tra due giorni e teoricamente non potrei nemmeno
dormire.”
Rotola
via da me, mettendosi a sedere qui
accanto, con la testa tra le mani, borbottando qualcosa tra i denti.
“Sei
pazza Girardi, sei pazza!”
Lo
abbraccio da dietro, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
“Mi
dispiace, io…”
“Non
ti devi scusare, sei pazza si, ma sei una buona pazza.
Non
ce ne sono molte di ragazze che avrebbero agito così, senza nemmeno farlo
pesare.”
Si
volta verso di me e mi dà un bacetto in fronte, non mi abituerò mai a queste
cose che mi fanno stare bene.
Sono
una sorpresa continua che mi rende felice, accantonando il pensiero di Bill per
un attimo, quasi mi vergogno a sentirmi così con lui in quelle condizioni.
“Fay, esco a fumare!”
“Ti
accompagno…”
Ci
rivestiamo, acchiappiamo sigarette ed accendino, lui si siede su una sedia,
facendomi segno di sedermi sulle sue gambe.
Accendiamo
insieme le sigarette, la neve continua a scendere dal cielo, dovrei avere
freddo e non ne ho, non con lui accanto.
Bello.
“Grazie
Fay.”
“Di
niente…Insieme ce la faremo.”
Quando
torniamo dentro, di nuovo a letto, di nuovo a coccolarci, mi sento davvero
fortunata.
Ho
vagato molto e ho trovato la mia strada, in parte proprio grazie a quel
ragazzino che nemmeno sopportavo.
Quel
ragazzino, adesso ragazzo che cerca di stare sveglio per farmi compagnia,
raccontandomi cazzate, accarezzandomi, baciandomi, quando è palese che ha
talmente sonno che gli si chiudono gli occhi.
Lo
adoro.
Lo
adoro e basta, per il suo preoccuparsi di me quando suo fratello è nella merda
e per cui io non posso fare a meno di sentirmi un po’ colpevole per averlo
respinto, e lo adoro per mille altre cose, difetti compresi.
Alla
fine crolla addormentato, io gli accarezzo quelle treccine lunghe e nere che ha
adesso, anche se per me rimarranno
sempre dreadlock biondo scuro.
Sono
felice, ma sono incompleta e so che lo è anche lui, senza Bill che sta bene non potrà mai esserlo del tutto,
devo impegnarmi seriamente ad aiutarlo.
C’è
una parte di me, quella più irrazionale,
che crede che lui abbia buttato Tom fuori casa per aiutarlo a chiarirsi
le idee e per fargli avere qualcuno a cui appoggiarsi se lui non dovesse
farcela a uscire dal casini in cui si è messo, ma forse sono solo deliri
notturni.
In
ogni caso sento che lui sarebbe felice di quello che è successo.
[Sento che sei con me in quest’alba fragile
Io lo so tu sarai
Giovane per sempre(******)]
Io
grazie a Bill ho trovato la mia strada, la persona che amavo e desidero che la
trovi anche lui.
La
notte scolora in un’alba soffusa.
Lo
aiuterò
Giuro.
[“E a crouch end, che in fondo non è che una tranquilla periferia londinese. continuano ad accadere cose strane di tanto in tanto e si sente di persone che hanno perso la strada. Alcune l'hanno persa per sempre"] Non lascerò che sia una delle tante persone che si
perdono nella vita, ne per me, ne per Tom. Lo giuro. ANGOLO DI
LAYLA E siamo all’ultimo e
non ci credo… Non ero nemmeno certa
di finirla questa storia. Spero vi piaccia,
soprattutto la parte finale e il racconto di Tom, sono i punti che ho fatto
più fatica a trattare. E adesso? Il
seguito^^. Non è ancora pronto,
ma inizierò presto a lavorarci. Alla prossima e grazie
per avermi seguito fino a qui^^. Queste sono le
canzoni: (*)”Febbre” Timoria (**)”Bye Bye Bombay” AfterHours (***)”è la fine quella
più importante.”AfterHours (****)”Some say”Sum 41 (*****)”Il Compleanno di
Andrea”AfterHours (******)”Alba Fragile”Timoria Ringrazio per le
recensioni: |
Schwarz Nana
Schrei_Kris
Big Angel Dark
Black Down TH
_Pulse_
Tushi Und Dark
Lady Cassandra
Ringrazio per aver messo questa storia tra i preferiti:
bambolina elettrica
Big Angel Dark
Black_DownTH
BlueSoul 95
degah
FrancescaKaulitz
marty
sweet princess
outsider
Ramona 37
Schrei_kris
schwarznana
selina 89
TokiettinaChan
tokiohotelfurimmer
ViViEtTa
Yumi_chan
_Pulse_
Ringrazio per averla messa nelle seguite:
Fee 17
Giulia
504
Hana
Turner
LadyCassandra
miky 483
tokiohotelfurimmer
tokitoki
TushiUndDark
_Pulse_