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Autore: _artistheweapon    30/07/2009    4 recensioni
Cosa succederebbe se una mattina, improvvisamente, Brian decidesse di diventare body painter e di voler usare Stefan come tela?
Cosa succederebbe se questa non fosse proprio una decisione di Brian ma una scommessa?
Cosa succederebbe se Brian usasse il suo metodo di convincimento più letale?
Scopritelo!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Stefan Osdal, Steve Hewitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il body painter
IL BODY PAINTER -
ALLE PRESE CON LA VERNICE




Il campanello suonò a lungo.
- Stef? Stef ti svegli? Dai apriii! - suonò ancora.
Stefan, dall’interno, si limitò ad aprire un occhio sconsolato. Gli toccava proprio alzarsi.
Il richiamo al campanello si fece alquanto insistente.
Sbuffando buttò giù dal letto una gamba, poi l’altra, poi con uno sforzo micidiale si mise a sedere. Si guardò attorno perplesso. Dove si era svegliato quel giorno?
Vide un grosso specchio di fronte al letto, un armadio in legno alla sua destra, tende bordeaux tirate sulla luce del giorno. Era davvero a casa sua?
Guardò l’ora, le dieci. Le stramaledette dieci di mattina e il suo campanello di casa continuava a suonare.
Si alzò disperato, in mutande, le occhiaie violacee e i capelli biondi totalmente sconvolti.
Quando di nuovo il trillo lo raggiunse ringhiò e aprì la porta sul giorno. La luce lo colpì inaspettatamente quindi ci mise un po’ prima di rendersi conto che, quel chiunque fosse lì a rompergli quella mattina che gli era appena saltato al collo abbracciandolo, fosse Brian Molko.
- Stramaledetto cantante dei miei stivali, cazzo vuoi la mattina presto da me? -
- Oh Stef! Non sai cosa ho scoperto! -
Brian saltò giù dal collo di Stefan mostrandogli diverse buste di plastica nel pianerottolo. Quindi le raccolse e le portò dentro, posandole accanto al divano bianco. Il bassista si limitò a chiudere la porta e a guardarlo assonnato.
- Stamattina presto stavo riflettendo, no? -
- Bri è ancora mattina presto, va’ a dormire. -
Stefan prese a trascinarsi verso la sua camera di nuovo, pronto a continuare a dormire. Brian lo seguì anche se conscio che l’altro avrebbe tanto voluto essere lasciato in pace.
- Stavo riflettendo che ancora non sapevo cosa volevo fare da grande. -
Stef si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato.
- Hai quasi trentasette anni, Molko, sei già grande. E ora, fammi dormire di grazia. -
Riprese a camminare e, giunto al letto, vi si buttò sopra a peso morto chiudendo gli occhi.
- Non dire sciocchezze, carino, io sono ancora molto piccolo. - Brian entrò nella stanza da letto sventolando una mano come per scacciare una mosca molesta. Dunque si sedette ai piedi del letto, le gambe accavallate, i gomiti poggiati sulle ginocchia.
- Beh insomma, dicevo che ho riflettuto. E che sono giunto alla conclusione che.. -
Cercò di creare un po’ di suspance ma Stef, entrato quasi in stato catatonico, non lo degnava di un’occhiata o di un ascolto. Indignato, proseguì comunque.
- ..che voglio fare il pittore e il body painter. - sembrava soddisfatto di essere arrivato a dirlo.
Stefan aprì un occhio e lo fissò sull’amico.
- Il pittore. Tu. -
- E anche il body painter, sì. -
- Tu. -
- Sì. -
- Ma non sai disegnare! -
- Farò l’astrattista. - Brian annuì convinto. - Beh insomma, dammi fiducia! Se vuoi ti dimostro che sono bravo! Posso fare sul serio il pittore! -
- No grazie, fammi solo dormire in pace.. -
Il cantante lo guardò perplesso.
- Stefan.. - l’interpellato rispose con un mugugno. - Posso dipingerti la schiena mentre dormi? -
Lo svedese saltò a sedere nemmeno fosse esplosa la nuova guerra mondiale.
- Scherzi? -
Il viso da angioletto che gli fu rifilato però lo fece desistere da ogni altro tentativo.
- Bri no.. Non è cosa buona e giusta.. -
L’altro cominciò a sbattere le ciglia con fare da cane bastonato.
- Guarda che non mi fai pena, no ho detto e no rimane. -
E arrivarono anche gli occhioni dolci.
Stefan si alzò disperato dal letto, stropicciandosi un occhio e dirigendosi in cucina. Brian gli corse dietro senza dire nemmeno una parola, solo continuando a guardarlo con gli occhi angelici.
- Brian Molko, io Stefan Olsdal dico NO ad ogni tuo tentativo di avvicinarti a casa mia con della vernice. -
- Ma la vernice è già in salone.. - azzardò Brian.
Il proprietario di casa lo ignorò continuando a caricare la macchinetta del caffè.
Bri allora, sentendosi ignorato, lo abbracciò da dietro, passandogli le braccia intorno alla vita e poggiando la guancia sulla sua schiena con non-chalance.
- Pensa quante cose si possono fare con un barattolo di vernice, Stef.. - Gli disse quindi con voce bassa e sensuale, volutamente provocante. - Quanti.. giochetti. Quanti.. lavori. -
La mano di Bri si poggiò aperta sulla pancia piatta del bassista. L’altra si fermò sul bordo dei boxer. volutamente troppo vicina. Stef poggiò la macchinetta del caffè sul bancone, incapace di pensare a come riempirla. Ma sapeva bene come riempire Brian. E ci riusciva a pensare moolto meglio.
Si girò verso Brian, guardandolo, gli occhi di chi ha già pensato a quello che si può fare con della vernice.
Bri sorrise attaccandogli le braccia dietro il collo e provando a raggiungere il suo orecchio, complice del fatto che Stef si abbassò volentieri per permetterglielo.
- Basta solo un.. sì. E avrai tutta la vernice di cui dispongo.. - gli sussurrò all’orecchio mordendogli un lobo.
Stef reagì senza pensare. - Sì ok, sì. -
Brian lo guardò soddisfatto e gli chiese allontanandosi, prendendolo per mano e tornando al suo solito tono di voce: - Letto o divano? -


Era passata un’oretta da quando Brian Molko aveva volutamente provocato Stefan Olsdal in casa sua alle dieci e trenta del mattino, e ora il suddetto padrone di casa non era padrone proprio di nulla.
Era stato costretto, con l’inganno, a denudarsi e sdraiarsi sul suo divano bianco.
Era stato costretto, con l’inganno, a farsi bendare gli occhi e legare i polsi sopra la testa.
Era stato costretto, con l’inganno, a farsi dipingere il corpo da un diavolo tentatore senza lamentela alcuna.
Era stato anche costretto, con l’inganno ovviamente, a non ribattere, qualunque cosa fosse successa.
Ovviamente l’inganno stava nel fatto che Brian, divertendosi immensamente, aveva tirato fuori pennelli e vernice dalle sue immense buste di plastica e si divertiva ad usarlo come tela. E non gli stava dando proprio niente di quello a cui aveva acconsentito il povero torturato.
- Ho quasi finito eh, dammi un attimo ancora.. -
- Bri sono quaranta minuti che lo ripeti.. Non sento più le braccia! -
Un’altra pennellata sulla pancia, una sulla coscia, una sul collo..
- FINITO! - sbraitò il cantante in piena estasi cominciando a battersi da solo le mani.
- Bene, contento di questo, ma potresti di grazia slegarmi e sbendarmi? -
- Nah aspetta.. - Brian trafficò ancora con le buste e tirò fuori una macchinetta fotografica digitale. - Prima le foto ricordo! - E cominciò a scattare, senza alcun ritegno.
Alcuni minuti, diverse angolature e alcune bestemmie dopo, il bassista fu libero di guardarsi. Fu messo di fronte al grande specchio della camera da letto, con sua somma disperazione.
Brian evidentemente aveva abilmente imparato a disegnare negli ultimi tre giorni, oppure si era sempre ben nascosto dietro i suoi disegni da bambino. Fatto sta che ora, disegnata egregiamente sul corpo di Stefan, stava sdraiata una splendida ragazza completamente nuda (a cui il bassista aveva reagito con un elegante “ew”) leggermente accovacciata sul suo petto, con una mano che pareva stringere le sue nudità.
Lo svedese rimase impalato alcuni minuti, immobile, senza proferir parola né sguardo. Poi allungò un braccio di scatto afferrando Brian dalla maglietta e trascinandoselo di fronte.
- BRIAN STRAMALEDETTO MOLKO, TI PAREVA IL CASO? -
- Ma è così carina.. - il cantante passò lo sguardo su tutto il corpo dell’altro con sguardi languidi.
- BRIAN STRAMALEDETTO MOLKO, IO SONO GAY! -
Brian alzò lo sguardo perplesso. - E allora? -
Stefan lo lasciò andare portandosi le mani alle tempie per non perdere la calma.
- Ricapitolando. Tu mi svegli alle dieci del mattino del mio unico giorno libero, mi dici che a trentasette anni hai deciso cosa fare da grande, mi costringi a farmi disegnare una donna EW nuda sul corpo e poi mi rispondi “e allora”. - respirò profondamente e continuò - Ora, hai due alternative. O mi dai la macchinetta fotografica e mi dici come si cancella ‘sta vernice, oppure mi dici come si cancella la vernice e la macchinetta me la prendo da solo. Scegli. -
- La seconda! -
Stefan sospirò e si diresse al salone, lanciando uno sguardo disperato ai suoi mobili completamente coperti di schizzi di vernice, dei colori più disparati.
- Comunque non lo so. Non ne ho idea. - continuò Brian dietro di lui.
- Cosa? -
- Non ho veramente idea di come si tolga, non l’ho ancora letto da nessuna parte. -
Stefan si girò a guardarlo con uno sguardo di fuoco. Sinceramente, se gli sguardi potessero uccidere, Brian sarebbe stato condannato al rogo perenne.
- FUORI DA CASA MIA, BRIAN MOLKO. FUORI. ORA. SUBITO. - indicò la porta di ingresso con un dito, furioso con l’altro.
- Non volevi la macchinetta fotografica? -
Stefan si chinò sulle buste fin quando non la trovò. - E ORA FUORI. -
Brian lo salutò con un bacino da lontano raccogliendo le vernici ed i pennelli, le buste e la propria giacca.
Una volta fuori, al primo cassonetto buttò tutto il materiale, si mise la giacca e cominciò a ridere da solo.
Fermò il primo taxi e gli diede un indirizzo, casa di Steve Hewitt.

Venti minuti dopo, alleggerito di poche sterline e con il sorriso stampato sul volto citofonò al batterista.

Di sopra trovò tutta la band -a parte Stefan ovviamente- al gran completo, Steve Forrest e diversi tecnici compresi. Hewitt gli aprì la porta con aria curiosa.
- Allora, ce l’hai fatta? -
Brian sorrise malevolo. - Ne dubitavi? -
La folla ridacchiò divertita.
- Vogliamo le foto! -
- Facci vedere, Bri! -
- Ti prego, dacci la macchinetta! -
Brian salutò come fosse la regina mentre passava fra la gente dirigendosi al pc.
- La macchinetta purtroppo se l’è fregata.. Però! - sorrise - Non disperate gente! -
..e dalla tasca interna della giacca tirò fuori la memory card, entusiasta ed esaltato.
- Steve, dimmi che possiamo leggerla.. -
- Ho anche io una digitale, Bri.. Cose che capitano. -
La folla sorrise contenta accalcandosi accanto al computer del batterista.


[Dall’altro lato della città un uomo disperato, con una donna sbiadita disegnata addosso e tante goccioline d’acqua che correvano giù per la sua schiena, apriva la macchinetta digitale del suo cantante per scoprire.. ]

- CHE TU SIA MALEDETTO, BRIAN MOLKO! -


THE END!
   
 
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