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Autore: Mahlerlucia    17/10/2019    1 recensioni
{Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito “Fanwriter.it”}
[Akaashi x Kenma]
PROMPT:
Capitolo 1 – Cerotto
Capitolo 2 – Furry
Capitolo 3 – Hurt/Comfort
Capitolo 4 – Lupo solitario
Capitolo 5 – Clothed Sex
Capitolo 6 – Lingerie
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Kozune Kenma
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
17 ottobre: Furry
 
 
 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi

 
 
 Gufi contro Gatti

 

Mancavano oramai pochi giorni allo scontro diretto con la Karasuno di Hinata e Kageyama. La tensione cresceva ogni giorno in maniera esponenziale, così come il sudore e la stanchezza dovuti ai sempre più intensi e mirati allenamenti a cui la Nekoma si sottoponeva con costanza.
Tetsurō Kuroo spronava senza sosta tutti i componenti della sua squadra, conscio di poter ricoprire il ruolo di capitano ancora per pochi mesi. Esisteva un’unica convinzione che gli permetteva di continuare l’importante mandato fino alla sua naturale scadenza: essere certo dell’identità del suo degno successore. La scelta si era ristretta ad una cerchia di soli tre nomi, tutti appartenenti a studenti del secondo anno: Yamamoto, Fukunaga e – naturalmente – Kenma.
Il primo aveva perso smalto agli occhi del capitano il giorno in cui si era permesso di contraddire e deridere proprio le idee di Kozume. Il secondo, per quanto avesse sempre mantenuto il suo ruolo da titolare, non aveva mai dimostrato particolare interesse nel sovrastare l’indiscussa superiorità del talento dei due coetanei.
Rimaneva lui, il giovane alzatore dall’intelligenza e dalla tattica infallibili. Il fautore di almeno il novanta percento dei punti guadagnati dalla squadra in tutti i match di una certa rilevanza. Motivo per cui non poteva esserci altro erede designato all’infuori di lui.

Ne avevano già discusso. O meglio, Tetsurou aveva cercato d’intavolare più volte una conversazione sensata con l’amico d’infanzia; ma le risposte che riceveva ad ogni suo commento erano spesso dei semplici mugolii o dei monosillabi pronunciati senza il benché minimo entusiasmo. Nove volte su dieci i suoi occhi non si staccavano nemmeno dalla sua inseparabile PSP o dallo schermo del nuovo smartphone.

“Ehi, Kenma! Stasera pensavo di andare a fare un giro alla palestra della Fukurōdani. Ti va di venire?”

Fino a qualche giorno prima non avrebbe avuto alcun dubbio: non ci sarebbe andato nemmeno trascinato per i capelli. Non avrebbe potuto tollerare altri sforzi fisici da accumulare a quelli già messi in pratica nel corso della giornata. Inoltre, non sarebbe mai stato capace di reggere più di cinque minuti consecutivi di fronte alle continue e chiassose farneticazioni di Kōtarō Bokuto. Ogni volta che provava a coinvolgerlo nei suoi ragionamenti contorti, Kozume non poteva evitare di provare un mix tra l’imbarazzo e il fastidio. E la situazione non faceva altro che peggiorare nel momento in cui Tetsurou cominciava seriamente a dargli retta o, peggio ancora, ragione
 
“Ken, avrei bisogno anch’io del mio alzatore. Perché te ne stai seduto lì a far niente?”
 
“Non è vero che non sto facendo niente.”
 
Il suo alzatore.
Sì, perché doveva tenere testa ad un Bokuto che usava presentarsi sempre accompagnato da chi sapeva impostargli il servizio con una precisione millimetrica, pur standosene costantemente immerso in un silenzio pregno di considerazioni e minuziose analisi sui punti di forza e di debolezza degli avversari di turno. In questa sua visione di gioco, Keiji Akaashi era indubbiamente molto simile a Kenma. Non a caso, erano entrambi considerati dai loro compagni come le menti dei loro rispettivi club.

“Sì, verrò.”

Tetsurō aveva quasi perso l’equilibrio, tanto era stato intenso lo stupore provato per l’insolita decisione dell’amico.
Kenma aveva alzato gli occhi dal telefono proprio mentre gli era stata posta quella domanda di routine, da sempre considerata inutile. Aveva sgranato i suoi occhi ferini soffermandosi a pensare a qualcosa d’ignoto, giusto un attimo prima di esternare la propria approvazione. In ultimo, aveva rimesso lo smartphone in tasca e si era avviato verso l’uscita della scuola, senza aggiungere null’altro.
Il piccolo Neko aveva graffiato un’altra volta il cuore del suo capitano, senza nemmeno saperlo.
 
***
 
Capitan Bokuto non aveva esitato nell’accettare la proposta che Kuroo gli aveva inviato tramite WhatsApp. Un allenamento extra, svolto in un clima decisamente più disteso e ventilato, non poteva che giovargli e galvanizzarlo. Peccato solo che Akaashi non vi avrebbe potuto prendere parte a causa dell’infortunio subito al braccio.
 
“Akaashi! Che diavolo ci fai qui? Ti avevo detto di restare a casa. Che ti ha ordinato il medico? Hai dieci giorni di riposo, ma tu fai sempre di testa tua. Sei forse impazzito? Vuoi peggiorare la situazione?”
 
“Bokuto-san, sto bene. Restare a casa non mi porterà certo dei benefici.”
 
“Nemmeno venire ad allenarti con quel taglio che rischia d’infettarsi. Anzi-”
 
“Non ti preoccupare. Piuttosto, perché non pensi alle mie povere orecchie? Anche loro avrebbero bisogno di un po’ di tregua di tanto in tanto.”
 
“Akaashi!”
 
Non c’era verso di fargli intendere a quale rischiose conseguenze avrebbe potuto portare la sua scelta. Persino Mister Yamiji era stato liquidato con un semplice ‘la ringrazio, ma sto bene’ di circostanza.
La presenza del numero cinque sotto rete era divenuta inamovibile, nonostante le evidenti difficoltà mostrate ad ogni singolo tentativo di alzata o passaggio.

“Che cooosa?!”

“Bokuto-san, che ti prende?”

“Kuroo mi ha appena scritto che il gattino stasera ci onorerà della sua presenza. Un miracolo!”

Il gattino.
Uno di quei nomignoli insopportabili che il suo senpai era abituato ad attribuire alla maggior parte dei suoi avversari, soprattutto i più giovani. Impossibile non aggiungere alla lista almeno gamberetto, discepolo o quattrocchi.
Akaashi non sapeva ancora darsi una spiegazione, ma l’uso di quel soprannome non lo aveva entusiasmato.

“Ti ha spiegato il motivo?”

“Ehm... no. Ma scusami un attimo, ci deve essere per forza di cose una spiegazione? Magari il micetto si è finalmente svegliato!”

Il micetto.
Per Keiji era stato oltrepassato un limite interiore che nemmeno sapeva di avere. Senza contare che se c’era una persona al mondo che non aveva affatto la necessità di ‘svegliarsi’, questa era proprio Kenma Kozume.

“Guarda che Kenma è molto più vigile di quanto tu possa anche solo lontanamente prevedere. Ti converrà prestare attenzione nel corso dei prossimi match.”

Il viso di Bokuto si era trasformato ben presto in una maschera pregna di perplessità mista a sana curiosità. Probabilmente non aveva mai sentito Akaashi difendere in quel modo un qualsiasi avversario.
I due alzatori non avevano mai avuto modo di approfondire a dovere la loro conoscenza. O meglio, era praticamente impossibile veder nascere un’amicizia quando l’introversione e la diffidenza imperversavano da entrambe le parti. Era necessario dimostrare una certa perseveranza nel creare un dialogo con chi non aveva mai dimostrato particolare perspicacia nella costruzione di nuovi rapporti sociali.
Bokuto spesso e volentieri si trincerava dietro a questioni inerenti alla pallavolo per capire cosa potesse passare nella contorta mente del suo setter di fiducia. Di tutto il resto sapeva bene poco.

“Solito orario?”

“Suppongo di sì. Ma... perché me lo chiedi?”

“Secondo te, Bokuto-san?”

“Eh?! No, Akaashi, ora m’incazzo davvero! È fuori discussione! Cosa verresti a fare nelle tue condizioni?”

“Il gufo.”

“Che diavolo...”

Una mano sollevata in segno di saluto fu tutto quello che Bokuto riuscì ad avere in cambio. La figura claudicante di Keiji si avvicinò alla porta dello spogliatoio dove i due si erano fermati a discutere sul da farsi per la serata.
La conversazione era terminata così, di nuovo senza alcuna possibilità di poter controbattere a quell’uccello del malaugurio.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Seconda parte: furry (gufi e gatti hanno aiutato parecchio).
Ok, ok. Non chiamate la polizia! Sono la prima a dire che qui di ‘furry’ c’è ben poco. Ma è il secondo capitolo di una mini-long i cui protagonisti sono personaggi di un manga spokon, mica potevo improvvisamente trasformarli in veri gufi e veri gattini! XD
Ho approfittato del prompt per dirigerlo su vari soprannomi legati ai singoli personaggi e sui nomi dei due teams. Spero di non essere andata troppo ‘fuori prompt’. In tal caso... pazienza!
Che dire del capitolo? Non potevo non coinvolgere anche Kuroo e Bokuto, i rispettivi capitani. Due personaggi che in un primo momento non mi avevano propriamente convinta (anche perché mi ero basata solo su quello che si evince nell’anime, ovvero molto poco rispetto al manga), ma che ora invece trovo fondamentali ai fini della trama.
E Akaashi. Sì, mi direte tutti che in realtà è molto ‘analitico’ e non correrebbe mai certi rischi. Ma sono tutti ragazzi che per vincere una partita di volley venderebbero l’anima al diavolo, suvvia. ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 
   
 
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