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Autore: Mahlerlucia    16/10/2019    2 recensioni
{Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito “Fanwriter.it”}
[Akaashi x Kenma]
PROMPT:
Capitolo 1 – Cerotto
Capitolo 2 – Furry
Capitolo 3 – Hurt/Comfort
Capitolo 4 – Lupo solitario
Capitolo 5 – Clothed Sex
Capitolo 6 – Lingerie
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Keiji Akaashi, Kozune Kenma
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa al #Writober2019 indetto dal sito Fanwriter.it
 
16 ottobre: Cerotto
 

 
Anime: Haikyuu!!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo
Rating: arancione
Personaggi: Keiji Akaashi, Kenma Kozume
Pairing: AkaKen
Tipo di coppia: Yaoi


 
 
 Dipendenze

 

Kenma Kozume non si era mai trovato a suo agio in mezzo alla gente. Ogniqualvolta si presentava un’occasione per la quale era costretto a rapportarsi con gli altri, sentiva l’aria venirgli meno per far posto ad un’angoscia capace d’imporre il proprio predominio su ogni cellula del suo esile corpo. Nelle occasioni in cui gli insegnanti osavano chiedergli di leggere il suo tema o – più semplicemente – una pagina di un qualunque libro di testo a voce alta, veniva colto da una sorta di attacco di panico dal quale riusciva a trovare sollievo solo chiedendo di potersi alzare per andare in bagno. Tra le vecchie piastrelle di quei servizi igienici versava in gran segreto tutte le lacrime che non avrebbe mai osato mostrare nemmeno alle persone a lui più vicine.
Il pranzo organizzato per ringraziare i club che avevano preso parte al training camp estivo non poteva di certo esimersi dalla sua cronica fobia sociale.

Poteva udire il vociare imponente del suo più caro amico farsi largo tra le orecchie dei numerosi presenti. Qualcuno aveva persino manifestato la pazienza necessaria per potergli dare retta. Kōtarō Bokuto della Fukurōdani più di chiunque altro. D’altronde, l’atteggiamento da leader incallito era il medesimo.
Le loro risate sguaiate, accompagnate da numerosi commenti decisamente sopra le righe, si potevano udire ad un miglio di distanza. Erano entrambi intenti ad importunare a modo loro quel Kei Tsukishima della Karasuno. Ma nonostante i loro bizzarri propositi, non riuscivano mai ad andare oltre un’accozzaglia di frasi fatte e senza senso.

Il giovane alzatore riusciva a percepire tutto quello che accadeva intorno a lui nonostante la sua mente fosse – quasi – completamente assorta dall’ultimo gioco che aveva acquistato per la sua console portatile. C’era un intero pianeta da salvare a seguito di un’esplosione nucleare e parecchie opzioni ancora da impostare a dovere.
Tutto sommato non era affatto male come mera sfida virtuale, ma aveva avuto modo di provare giochi di ruolo decisamente più intriganti. I primi due livelli erano stati superati con una facilità talmente estrema da indurlo allo sbadiglio immediato in almeno un paio di occasioni. La sua stanchezza cronica stava tornando a farsi sentire come ogni pomeriggio; specie dopo tutti quei giorni consecutivi di allenamenti massacranti.

“Stai vincendo?”

Una voce calda, composta, inquadrata. Una domanda che non era di certo quella che Kenma si aspettava da un qualsiasi estraneo che potesse sorprenderlo isolato dal branco e maggiormente interessato alla sopravvivenza di un mondo che non esisteva piuttosto che alla sua reale vita sociale. Ad ogni modo, a quella persona non interessava cosa stesse facendo nello specifico; ciò che gli premeva – forse! – era che lo stesse facendo con successo.
Ma il piccolo setter non aveva il benché minimo desiderio di voltarsi per imbastire una banale conversazione con un coetaneo che, con ogni probabilità, si era a sua volta stufato dell’odore di barbecue e della vacua prolissità di alcune conoscenze comuni.
Si era limitato ad annuire, chinando la testa e sforzando le corde vocali per dar vita ad un’unica sillaba utile a rispondere affermativamente.

“Questa è la cosa più importante.”

Keiji Akaashi, colui che poteva essere considerato il miglior amico di Bokuto, il suo alzatore prediletto.
Per lo meno era il più tranquillo ed introverso della compagnia; non a caso tendeva ad accompagnare la sua presenza con un’espressione facciale che rasentava quella del suo corrispettivo della Nekoma.

“Come mai sei qui?”

Non aveva risposto all’istante, anche se Kenma avrebbe potuto giurare di aver percepito le melodie di una lieve risata. Note di colore che erano mancate nella sua vita per troppo tempo.
Si era finalmente voltato per capire cosa ci fosse di tanto divertente in un contesto di asocialità del genere. Non ci poteva essere niente di peggio della consapevolezza dei proprio limiti emotivi.

Sdraiato sul prato, una gamba accavallata sull’altra, un filo d’erba tra le labbra, gli occhi concentrati sulle nuvole di passaggio. Akaashi poteva definirsi tutt’altro che un libro aperto, tantomeno per chi lo conosceva solamente per sentito dire. Ma forse avevano sempre condiviso molto più di quanto entrambi potevano immaginare, a partire dalle posizioni in campo e dai loro rispettivi numeri di maglia. E magari chissà, potevano riuscire persino a tollerarsi. Bastava solo provarci.

“Potrei farti la stessa domanda.”

Il giovane Kuzome era sempre stato esemplare nel nascondere le sue emozioni, anche quelle collocabili nella sfera della positività. Dal suo sguardo apparentemente annoiato non traspariva nulla che potesse anche solo far presumere un certo fastidio dovuto al dannato talento retorico del suo interlocutore.
Il tedio si era triplicato nel momento in cui aveva realizzato di aver perso la partita che aveva da poco iniziato. Si era dovuto arrendere al fatto che Akaashi fosse stato in grado di attirare la sua attenzione in maniera ‘socialmente accettabile’. Questione non certo di facile tollerabilità.

“Ci sono troppe persone.”

“Sì, troppi bipedi strepitanti. Concordo.”

“E poi mi è venuto sonno.”

“Anche a me, sai. Sarà che ho dormito poco stanotte...”

Nella mente di Kenma si era involontariamente fatta largo una domanda: Perché?
Non era una curiosità generata dalla semplice volontà di portare avanti quella conversazione affinché potesse terminare il prima possibile, al contrario.
Il tono malinconico con cui erano state esternate quelle ultime parole, aveva fatto subito presagire che sotto ci fosse dell’altro e che, probabilmente, Akaashi stava solo cercando qualcuno con cui poterne parlare apertamente.

“Bokuto-san parla anche mentre dorme?”

“E pure mentre si ciba. Ma non posso attribuire la completa responsabilità a lui, anzi.”

Kozume si era coricato a sua volta su quel manto verde e soffice, accucciandosi in posizione fetale e facendosi scherno con la piccola Play Station Portable sulla quale aveva ripreso a smanettare. Doveva riprendere il gioco dal punto esatto in cui era stato interrotto e, soprattutto, doveva ridurre al minimo indispensabile i contatti con quel ragazzo che stranamente lo rendeva più empatico del solito. Avrebbe potuto anche voltarsi dalla parte opposta, ma in cuor suo arrivò a pensare che sarebbe stato eccessivamente scortese.
In fondo la definizione ‘bipedi strepitanti’ gli era persino piaciuta.

“Akaashi-kun, cosa ti sei fatto sul braccio?”

L’alzatore della Fukurōdani si era voltato verso il rivale per capire come si fosse accorto di quel cerotto malmesso poco più in basso del gomito. Non aveva staccato per un solo istante gli occhi dal piccolo schermo del suo giocattolo, eppure lo aveva notato. E se ne stava persino preoccupando.

“Ah, niente di che! Ho sbattuto sul terreno e mi sono procurato un piccolo taglio durante un allenamento all’aperto.”

Kenma aveva allungato una mano per sfiorare il punto esatto dal quale si dipanava un livido piuttosto vistoso. Il suo viso si era rabbuiato dopo aver percepito una lieve smorfia di dolore tra i lineamenti delicati del suo avversario.

“Mi dispiace.”

Non c’era stato bisogno di aggiungere altro. Non servivano discorsi motivazionali o riparatori.
Non occorreva nemmeno specificare che l’insonnia era stata causata da qualcosa di ben più serio del compagno di squadra chiassoso per antonomasia.
Tra due persone così simili bastavano davvero pochissimi elementi per entrare in perfetta sintonia.

Kozume mostrò un ultimo, tenue e confortante sorriso, prima di lasciarsi definitivamente andare tra le braccia di Morfeo.










 

Angolo dell’autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che passeranno a leggere questa mia mini-long!

Il #Writober2019 è un’ottima scusa per prendere piede in un nuovo fandom. Ma dato che gli TsukkiYama non mi bastavano, ora sotto con un altro pairing – un po’ sottovalutato – che sto imparando pian piano ad adorare: gli AkaKen! È una piccola storiella senza pretese, giusto per continuare il mio allenamento di scrittura. :)

Prima parte: cerotto (da intendere anche in senso figurato).
Kenma decide d’isolarsi dal resto della numerosa compagnia preferendo l’inaugurazione di un nuovo giochino per la sua inseparabile PSP. Tutto sembra andare come solito, ma qualcuno decide di interrompere la consueta asocialità del biondo alzatore. Keiji Akaashi ha bisogno a sua volta di tranquillità, ora che l’agitazione per il suo piccolo infortunio si sta diffondendo tra i suoi compagni della Fukurōdani, Bokuto in primis.
Ma a Kenmino nostro è mai sfuggito qualcosa? Non mi sembra proprio. ;)

Il titolo della mini-long riprende la frase che proprio Akaashi dirà a Kenma nel corso della partita che vedrà le loro squadre rivali in campo (quello che vedremo a gennaio nella nuova serie animata).
Il testo è scritto in terza persona e al tempo passato.

P.S. Pubblico questo primo capitolo proprio in concomitanza con il compleanno del setter della Nekoma.
Tanti auguri, Kenma-kun! :)

Un ringraziamento speciale va agli amministratori del sito Fanwriter.it per aver permesso tutto questo! **

A domani,

Mahlerlucia

 
   
 
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