“Edo, dai scendi che è pronto, smettila di studiare. Il troppo studio fa male”
La voce di mio papà mi distrae dal saggio di Trasfigurazione che stavo scrivendo e mi accorgo che ho passato l’intera mattinata su quella pergamena. “Mannaggia alla McGranitt che ci da sti saggi difficili” penso tra me e me mentre scendo le scale.
Appena entrato in sala da pranzo mio papà mi accoglie con uno scappellotto.
“Testa di pigna, sei stato talmente preso dallo studio  che non ti sei accorto che Remus è passato a salutarti. Ti ha anche chiamato ma eri così concentrato che non l’hai sentito. Sei sicuro che stavi sognando o c’è Marlene nascosta in camera?” mi chiede sorridendo come un ebete.
“No papà, tranquillo, stavo studiando. Ha detto per caso il motivo per cui è venuto? L’ho visto solo ieri”
“Adesso che mi ci fai pensare sì. Ha detto che doveva parlarti di Difesa contro le Arti Oscure. Sul tema degli Animagus. Aspetta ha detto anche l’animale. Cara qual era?” aggiunge rivolgendosi a mia mamma.
“La fenice” dice mia mamma affacciandosi dalla cucina.
La fenice? Doveva parlare dell’Ordine? Che bigolo che sono. Mannaggia alla Trasfigurazione.
“Ah ok. Allora mi sa che oggi pomeriggio vado da lui”
“Come mai proprio la fenice?” chiede mia mamma, mentre sta portando il mangiare in tavola.
“Perché è molto difficile diventare una fenice e c’è un modo particolare per trasformarsi. È sicuramente un argomento di esame e quindi dobbiamo studiarlo e capirlo bene” rispondo, cercando di essere in più convincente possibile.
Lei mi sorride e annuisce. Mentre sta per avvicinarsi al tavolo per appoggiare i piatti in ciampa sul tappeto e tutto il vassoio cade e i piatti si rompono. Mio papà la aiuta a rialzarsi mentre io mi chino per prendere i cocci più grandi.
Mentre sto andando a gettarli nella spazzatura, mia sorella mi dice:
“Aspetta ne hai dimenticato uno”. Si china per prenderlo. Mentre lo fa la manica della sua felpa si alza e si intravede un segno nero sul braccio.
“Stavi studiando prima sorellona?” chiede mio fratello ingenuamente.
“No, perché Luke?”
“Perché ti sei sporcata di inchiostro il braccio sinistro” le risponde indicando il segno nero. Mia sorella di fretta se lo copre con la manica, diventando paonazza.
“Nono tranquillo, non è niente”.
Mio papà, insospettito dalla reazione così compulsiva, quasi spaventata di Alexandra, le chiede:
“Cos’hai fatto al braccio Alex?”
“Niente papà, tranquillo” risponde lei un po’ a disagio. Mentre fa per andare in cucina, mio papà la blocca da dietro e le alza la manica.
Mia mamma sbianca, mio papà spalanca incredulo la bocca. Io guardo il disegno, osservo la faccia di mia sorella e quelle dei miei genitori.
“Dai Luke, vai su in camera, mangi più tardi”
“Perché?” mi chiede con la faccia innocente da angelo.
“Dai, vai. Ti spiego dopo. Prendi pure i miei libri mentre aspetti” gli dico sorridendo.
Dopo che mio fratello se ne è andato, mi rivolgo verso Alexandra e le faccio una semplice domanda:
“Perché, Alexandra?”. Lei abbassa lo sguardo, ma lo rialza subito con un sorriso inquietante. Non l’avevo mai vista così. È cambiata.
“Fuori da casa mia” dice mio padre con un filo di voce.
Alexandra, dopo avermi rivolto uno sguardo sprezzante, si muove verso le scale.
“No, vattene subito” le dico fermandola.
Lei mi osserva, annuisce ed esce dalla porta.
Mia mamma si lascia cadere a peso morto sulla sedia, mio padre le siede accanto prendendole la mano.
La guerra che sta scoppiando fuori, è entrata nella mia famiglia.