Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Xia    30/07/2009    2 recensioni
Seconda FF!! E' una baby raccolta di One-shot..il protagoniste principale è sempre Vegeta! La prima:E' il racconto di un singolo momento visto dai protagonisti della più controversa amicizia di Db... Siamo qui in un'arida zona montuosa...Vegeta posseduto da Babidy e Goku sono faccia a faccia...cosa stavano pensando? Commentate numerosissimi=) E le leggete le seguenti^^
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Goku, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“” Essendo un amante della storia, specialmente antica, ho voluto trasportare i miei eroi in una epoca storia…=9 Ho scelto l’invasione della Britagna da parte dell’Impero Romano. All’incirca il 400 DC. Il racconto doveva essere una one- shot ma mi sono trovata a doverla spezzettare in massimo tre parti perché troppo lunga ^^Sarebbe una bella fine della mia raccolta ma ancora non so…mmm beh per adesso godetevi la prima parte e commentate!!!”””

PARTE UNO : Il comandante guerriero..

Diedi un colpo  al cavallo per rallentare l’andatura. Dietro di me sentivo i respiri del mio esercito.

Ribelli osavano chiamarci. Dopo che avevano distrutto le nostre case e invaso la nostra terra. Osavano additarci se ci ribellavamo. Che ci chiamassero come volevano. Dal  mio canto eravamo difensori.Sulla mia schiena il peso delle due asce era sempre più grande. Come se con l’avvicinarsi della battaglia , si appesantissero di importanza e significato. Ricordavo ancora quando il Saggio me le aveva consegnate.

Entrai nella sua capanna, irruente come era mio solito. Non ero tipo molto dedito alle riverenze e agli inchini, tanto che restai in piedi mentre  non mi guardava seduto  da dietro il suo tavolo delle mappe.

Nonostante questo lui sapeva che nutrivo un profondo rispetto.

       -Mi ha chiamato?

Aveva il capo chinato e mi fece segno di sedermi.

-          Preferisco stare in piedi signore…ho molto da fare.

Non accennò a guardarmi ma mi rivolse la parola con franchezza:

-          E io preferisco che ti sieda figliolo perché ciò che ti devo riferire è della massima importanza. E come ti ripeto ,da non so ormai quanto tempo ,non chiamarmi signore.

La sua voce era un vecchio ,caldo, severo e roco sussurro.

-          Si....perchè mi ha chiamato?

Sospirò e quando mi sedetti mi guardò negli occhi. Potevo vedere la stanchezza nelle suoe iridi celesti.

-          Miok e Caradek sono tornati dalla ispezione. Quello che dicono le popolazioni delle altre tribù è vero. Degli sconosciuti sono approdati sulla nostra terra.

Lo ascoltavo in silenzio. Abbagliato dalla sua lucidità e dal suo contegno.

-          Dobbiamo difenderci , figliolo….ormai Paragas è troppo vecchio per combattere. Siamo un popolo di comandanti guerrieri e quindi non ho pensato a migliore persona a cui affidare l’esercito…che te.

Deglutii…la gola era diventata secca all’improvviso.

-          Perciò, vorresti accettare la doppia ascia e con questa il comando della nostra rivolta?

Indicò le due asce incrociate e appoggiato al fianco del tavolo.

-          Pensavo che quelle fossero di Paragas…

Il vecchio rise.

-          Nonostante ti sia sempre preoccupato di bagnare la tua spada nera per noi, non ti sei mia preoccupato di capire le nostre tradizioni. Con il comando, vengono passate anche quelle asce , con cui i miei antenati hanno conquistato la nostra terra.Sono some un simbolo.

Senza dire nulla mi alzai e le afferrai. Le feci roteare e una mi passo a un centimetro dall’orecchio.

-          Ho visto molti grandi guerrieri, figli di queste terre portarle ma mai a nessuno sono state bene quanto a te, straniero.

Sorrisi. Capitava raramente che mi chiamasse  così. Il comico era che lo alternava “ figliolo”. Non amava il mio vero nome forse perché credeva mi legasse ancora a quel passato oscuro che avevo dimenticato. In realtà il mio nome era l’unica cosa che mi legava al passato. Quello e una collana che portavo al collo arrivato li, e che avevo regalato a mia moglie il giorno delle nozze. Non avevo più ricordi di ciò che ero se non che ero un guerriero. E mi chiamavo Vegeta.

 Mi infilai la fodera e me le fissai alla schiena .Il vecchio mi contemplò per un attimo e poi sentenziò:

-          Vai Vegeta…secondo Miok saranno qui prima dell’alba. Hai una battaglia da organizzare.

 

Da quel giorno erano passati circa 6 mesi. Avevo imparato tutto di quel nemico. Della sua vigliaccheria, dei suoi colpi bassi, del suo disprezzo per l’onore.

Avevo imparato a odiare il loro comandante. E  tutto il suo esercito. Il rumore degli zoccoli mi rimbombava nella testa ogni volta che pensavo a lui. Ma non erano quelli del mio cavallo. Sentivo il calore del fuoco. Anche se fuori gelava. Mi girai.

Mio figlio, camminava spedito, ed eretto nonostante il peso della sua spada. Aveva circa 15 anni. Era un leone. La sua chioma violacea era trascinata dal vento. I suoi occhi erano carichi di odio.

Il rumore degli zoccoli nella mia testa mi rapì e gli occhi avvelenati di mio  figlio accesero il ricordo.

Faceva freddo in quei giorni. Ma non aveva ancora nevicato. La mia bambina non aspettava altro. Da parte mia detestavo la neve. Eravamo appena tornati vittoriosi da una schermaglia con il nemico. Mio figlio era felice. Poi in lontananza fumo. E lo stridio dei cavalli.

Dalla collina potemmo vedere meglio. Il villaggio era stato attaccato.

Il mio gruppo di uomini e io ci gettammo nella coltre di fumo. Non vi erano molti di noi per le strade e la maggior parte erano morti.  Poi notai che le capanne erano state sigillate. Appena varcai la soglia del villaggio spuntarono loro. Demoni , in sella a cavalli bianchi come la neve.

 Inneggiavano al loro comandante mentre con delle fiaccole scarlatte incendiavano le nostre case.

Nelle orecchie solo il rumore degli zoccoli e il loro coro festoso.

Il mio cavallo corse verso la fine del villaggio, verso casa mia. Con la mia ascia tesa, uccidevo chiunque mi si parasse davant,i ma non rallentavo.

Davanti a casa mia,chiusa e incendiata, ebbi un tuffo al cuore. Sfondai la porta con un solo colpo.

Mia moglie era davanti a me. Inginocchiata , svenuta,davanti a una delle finestre , forse per sfondarla. Erano stati accorti a chiuderle dentro.

La sollevai e corsi il camera da  letto.

Mia figlia di soli sette anni giaceva anche lei di fronte alla porta . Con la mia spada in mano.  Le raccolsi e dietro di me sentii l’urlo di mio figlio;  mi raggiunse prese la sorella e corremmo fuori.

Le lasciai a lui e risalii a cavallo. Le mie asce roteavano vendicatrici e mietevano vittime , ad ogni loro strido che frustava l’aria.

Poi lo vidi. Era su un cavallo e contemplava il lavoro fatto.

Lanciai un urlo e gli cavalcai incontro. Lo avevo visto solo di lontano in battaglia poiché da loro i comandanti non sono guerrieri

Mi vide arrivare e sbarrò gli occhi. Lessi più la sorpresa che la paura. Gli volai incontro come una tigre su un cavallo e agitavo le mie asce come se fossero i miei artigli.

Lui mosse il cavallo e si gettò alla fuga. I suoi lo seguirono in un attimo dividendomi da lui.

Mi davano le spalle e non li colpii. Sono un uomo d’onore e d’orgoglio.Fino alla fine.

-Sarò l’ultima cosa che vedrai su questa terra….-urlai mentre scappavano

Il coro dei soldati mi suggerì il suo nome

-          Kakaroth , kakaroth, kakaroth!!!

-….Kakaroth!

Poi mi voltai e corsi verso casa mia. Mio figlio piangeva stremato. Mia moglie era stesa scomposta sull’erba. La presi e mi portai il suo viso al mio. Profumava di orchidea come sempre. La strinsi forte come se potesse rispondere al mio abbraccio. La mia casa bruciava mentre il mio cuore sanguinava. Affondai il muso nelle sue spalle magre , mentre la sua testa cadeva all’indietro, e la respirai per l’ultima volta. Non piangevo. Le baciai leggero la bocca e le accarezzai i capelli celesti.

Sentivo il mio respiro come ostacolato da un enorme macigno.  Non poteva lasciarmi…non doveva lasciarmi. Le accarezzai il collo tremando…la mia mano si fermò sulla sua collana. In quel momento i ricordi mi assalirono. Le toccai le mani. Erano sanguinanti. Chissà con quale forza aveva combattuto. Era coperta  da croste su tutto il corpo, sulla sua pelle candida, come se fosse piovuto sangue su un cigno. Ma per me era perfetta. Le accarezzai il volto e , che gli astri mi siano testimoni, se in quel momento avessi potuto donarle la mia vita l’avrei fatto.

Guardai Trunks inginocchiato sulla sorella. Le sue spalle tremavano per il pianto. La copriva come per proteggerla. I suoi piedini solo non erano coperti. Troppo grandi per la sua età. Aveva tentato di forzare una  finestra con la spada. Quindi aveva avuto il tempo di prenderla. Pensai al dolore che doveva aver provato soffocando.

Da dietro una mano mi prese la spalla. La riconobbi affusolata e  secca.

-          Vada via Vecchio….-sussurrai

In quel momento nessuno meritava rispetto se non mia moglie e mia figlia.

-          Una volta un mio amico rimase in una caverna per tre giorni….-disse intuendo i miei pensier

-          STIA ZITTO!! – urlai. La sua presenza era un insulto in quel momento.

-          Trunks prese a piangere più forte.

-          ….e quando lo tirarono fuori- continuò- era quasi morto soffocato.

Non sarebbe andato via nemmeno se lo avessi minacciato. E allora stetti in silenzio aspettando.

      - …e gli chiesero cosa si provasse…ci disse che era come un agonia…dove senti ogni cellula del tuo essere spegnersi in delle convulsioni di dolore.

La collera divenne insopportabile. Ogni muscolo del mio corpo si tese nella rabbia e nel dolore.

 Trunks ormai era l’ombra di se stesso; scioltosi nelle lacrime.

    - E COME PENSA MI POSSA AIUTARE!?!?

Sospirò….e mi strinse ancora la mano sulla spalla.

-          Non può…figliolo.

Mi curvai ancora di più su la mia amata.  Poi lo vidi. Candido , freddo e bagnato. Il primo fiocco di neve cadde a poco dalla sua mano. Alzai lo sguardo. Il cielo ne era pieno… e con loro caddero le mie lacrime

  Il rumore dei tamburi mi riportò al presente.  Eravamo vicini. Trunks si accostò al mio cavallo. Ero l’unico in sella tutti gli altri camminavano.

-          Il piano rimane quello?

Lo guardai e rividi me stesso. Ma soprattutto rividi Bulma.  Il mio pensiero si indirizzo al  mio matrimonio.

Avevo deciso di sposare Bulma 7 ani dopo la nascita di Trunks. Lui me lo aveva chiesto.

Lo stesso saggio aveva celebrato. Aveva anche accompagnato la mia sposa all’altare essendone lo zio. Lei era orfana di padre.

 Era bellissima. Aveva un vestito corto, celeste. Il suo sorriso avrebbe illuminato qualsiasi cuore quel giorno.

Il cielo splendeva e il nostro villaggio e gli altri tre villaggi appartenenti alla tribù sedevano nella radura.

Mi sentivo osservato. Poi quando la vidi, capii che non avrei più avuto l’attenzione di nessuno.

Camminava a un metro da terra, almeno così mi raccontò. Io in realtà la percepii determinata e seria, forse contenta perché aveva catturato l’attenzione di tutti.

In fondo aveva sempre cercato le attenzioni. E soprattutto sorrideva vedendo che godeva della mia

Trunks mi stava a fianco e mi teneva stretta la gamba. Era un ometto, e sui suoi capelli corti le sorelle di Bulma avevano posato una corona di foglie.

Bulma si fermò davanti a me, e mi guardò come se mi vedesse per la prima volta.

-          Ciao…-mi sussurrò . La sua voce era stridula, ed era una delle cose che meno mi affascinavano di lei.  

Il ricordo della sua voce mi fece sussultare. Vicino a me Trunks attendeva una risposta.

-          Si…dobbiamo mantenere questa andatura altrimenti arriveremo troppo presto e loro non saranno completamente nella valle.

Annuì silenzioso e serio. Lo era spesso. Aveva smesso di piangere dal funerale. Sfogava la sua collera nella battaglia.Non sapevo quanto fosse giusto.

       -Devi cominciare a richiamare la tua  parte dell’esercito e portarvi in appostamento…voglio la metà delle catapulte e prendi gli arcieri.

Annuì di nuovo e si girò per obbedirmi.

Il funerale era stato diverso dal solito. Il vecchio aveva deciso di non bruciare i corpi, così li sotterrammo nel campo dei ciliegi. Erano alberi come altri quell’inverno ma sapevo che in  primavera sarebbe stato speciale.

 Nessuno parlò…nessuno disse nulla oltre che le sole preghiere…le decine di tombe erano cariche di angoscia.

Su quella di Bulma avevo posato il lenzuolo delle nostre nozze. Si era salvato insieme a poche altre cose. Su quella di Bra vi era una delle sue bambole preferite e la mia spada nera. Nella mia mano stringevo la collana di Bulma. Che era ridiventata mia. Ma che sarebbe stata sempre sua. Come il mio cuore che aveva smesso di appartenermi da quando l’avevo conosciuta.

 

Di nuovo i miei occhi furono sul mio popolo. Donne, uomini, animali…il mio non era un esercito ma un organo di giustizia e libertà. Lo spirito della mia tribù. Guaradai il cielo. Era limpido. E’ un bel giorno per essere liberi….

 

Nota:

 “Leggermente ooc..spero non troppo. Commentate in positivo o in negativo!!!”

Vegeta4ever: mi scuso tantissimo per l’equivoco! Sono proprio pirla! Davvero scusa…beh si lo scorso era un po’ macabro, per questo ho scritto questo, meno sanguinolento. Certo non è allegro! Ma ne arriveranno di allegri….grazie mille per il commento!

Lady_Firiel: Sono contenta che ti sia piaciuto…mi auguro commenterai anche questo in ogni caso^^

Ringrazio che legge e coloro che seguono o hanno aggiunto nei preferiti..pochi ma buoni^^ baci a tutti!!!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Xia