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Autore: LunarBlade Valentine    31/07/2009    2 recensioni
Come ha fatto il Vincent del gioco a diventare il Vincent di AC? E poi come e quando ha sviluppato l'amicizia con Marlene che si vede nel film?
[Ambientata un anno prima di Advent Children e dopo il gioco.]
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cid Highwind, Marlene Wallace, Tifa Lockheart, Vincent Valentine
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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Infinity Point



Rimango sdraiato lì per un lungo istante nel tentativo di adunare i miei sensi e di placare il dolore diffusosi nel mio corpo. Alla mia vista germogliano fiori neri, e sento l’oppressione fantasma di innumerevoli collisioni. Quando finalmente riesco a vedere il cielo e a respirare con più regolarità provo a muovere le dita. Il braccio di metallo sta bene, è solo ammaccato. Mi sa che dovrò lavorare sul legamento del mignolo. Il mio braccio umano si è incrinato. Riesco a sentire le ossa protestare ad ogni singolo movimento. Almeno non è rotto. Farà male, ma guarirà da solo. Non è una situazione bruttissima. Potrebbe andare peggio. Mi drizzò a sedere dolorosamente e mi guardo intorno. Tutto nella foresta sembra imperturbato. Non vorrei attrarre grande attenzione nello stato in cui mi trovo. Sto bene, ho soltanto un dolore considerevole. Riesco ancora sentire vagamente l’Highwind in lontananza, ma poi sparisce anche quel rumore. Cloud sa che sono caduto, torneranno indietro.

La mia schiena è piuttosto ammaccata, mi fa male la testa e ho delle leggere vertigini. Però seriamente- nulla di cui preoccuparsi.

Quando provo ad alzarmi sono lieto che non ci sia nessuno a guardarmi. Ricado giù immediatamente e il mantello mi si rivolta in testa. Lo rigetto rabbiosamente indietro e guardo la gamba colpevole di non aver retto il mio peso. Il mio sguardo si perde nell’erba, dato che a quanto pare la mia gamba è stata strappata via. Non che sia troppo preoccupante, di per sé, solo che mi irrita. Non che faccia male. Vedete, per buona parte le mie gambe sono state rimpiazzate dagli stinchi in giù. Grazie, Hojo. Dove avrebbero dovuto esserci la mia caviglia e il mio piede trovo metallo lacerato e qualche filo. Mi siedo e mi metto comodo. Non potrò andare troppo lontano su un piede solo. Se guardandomi attorno non sono riuscito a trovare un arto tagliato, farmi un giretto zoppicante per andarlo a cercare sarebbe un invito perfetto per una compagnia indesiderata. Mi appoggio con cautela ad un albero e aspetto.

Mentre fisso la volta notturna con qualche stella che brilla debolmente attraverso il fogliame, mi ritrovo a chiedermi se davvero verranno per me. Mi piace pensare di sì, ma quello è solo perché io sono una persona egoista. Nulla dice che verranno. Non riesco più a sentire l’Highwind, e nel nostro rapporto non c'è nulla che implichi un'eventuale interruzione dei loro piani per venire a cercare me. Non ne valgo la pena. Loro hanno un buon cuore e delle buone intenzioni; io ho un cuore cattivo e intenzioni egoistiche. Io lo so, loro lo sanno. Nulla dice che debbano venire.

Logicamente parlando devono tornare, perché altrimenti diserterebbero qualcuno, e non lo farebbero mai. Buone intenzioni, ricordate?

Forse pensano che stia bene? Non potrebbero mai sapere che sono… ‘rotto’. “Vincent sa badare a se stesso.”, ho sentito dire una volta a Cloud, quando le cose si stavano mettendo male e dovevamo coprirci le spalle a vicenda.

Qual è la città più vicina? Non so neanche dove sono. Dannazione. Dovrei smetterla di fantasticare ad occhi aperti.

Dannata marmocchia, dannata gamba, dannato Hojo e dannato me.

Ho anche perso la mia bandana.

Due ore dopo mi annoio da morire. Sono stanco, ma il dolore al braccio m’impedisce di prendere sonno e quello alla testa di pensare con chiarezza. Non è che muoia neanche dalla voglia di diventare lo spuntino di mezzanotte di qualche mostriciattolo, perciò faccio del mio meglio per rimanere sveglio.

Man mano che il tempo passa neanche il dolore al braccio è più sufficiente, e mi sento le palpebre tanto pesanti. Il sonno ha un aspetto così dolce. La notte è tranquilla, l’aria fresca. Nulla cercherà di mangiarmi. Che poi qui c’è davvero poca carne da mangiare. La mia testa pulsa incessante, e il mio cervello nuota in un mare di piombo, tra le vertigini e il torpore.

La notte sembra protrarsi all'infinito. Gli alberi ondeggiano al vento freddo che poi mi accarezza il viso, congelando il sangue dei miei tagli.

È quasi una conversazione: la prima mossa tocca agli alberi, poi ci sono io. Domande nel vento, risposte nelle foglie che cadono. Trascorro il tempo ad ascoltare la foresta, gli stridori e gli scricchiolii delle foglie e dei rami morti. Un suono in particolare comincia ad attrarre la mia attenzione, destandomi dal mio pseudosonnellino. Un rumore regolare sulle foglie, come di passi pesanti. Ad accompagnarlo c’è un fruscio fra gli alberi, come se qualcosa stesse giocando precariamente tra i rami alti. Mi raddrizzo. Il rumore diventa sempre più vicino e a intermittenza, ma a un certo punto comincia a muoversi nella mia direzione.

Cresce sempre di più. Un rumore regolare e un fruscio di foglie. Mi abbasso lentamente e afferro la pistola con le dita insensibili che tremano sul metallo gelido. Tre canne, tre possibilità di morte. Agguanto l’impugnatura e allungo un dito al grilletto. Una roulette mortale attende qualunque cosa pensi che Vincent sia un pasto facile. La carico dolorosamente e aspetto. Di solito non la tengo carica attorno ai miei alleati– è la ricetta perfetta per una strage. Specialmente quando ci sono dei marmocchi in giro…

Mi ci vuole qualche pesante battito di ciglia per rischiararmi gli occhi. Mi sembra di avere il cervello troppo grande, nulla è veramente chiaro. Dettagli appaiono e scompaiono mentre i miei occhi perdono e riacquistano la messa a fuoco.

Adesso è molto vicino… molto vicino… Quel brusio di foglie tra i rami smette, ma i tonfi pesanti continuano da diverse strade. E così la creatura non è sola. Mi sento osservato. C’è qualcosa negli alberi che mi osserva. Molto vicino. Chiudo gli occhi e tendo le orecchie. Sento un respiro, uno sbuffo, sento dei muscoli pronti.

So cos’è. So dov’è. Certe cose te le dice il sangue che ti scorre nelle vene, le vedi con le orecchie.

Con gli occhi ancora chiusi miro in aria e sparo un proiettile solo. Yuffie grida e si accascia a terra. Se non fossi così stanco e se la testa non mi facesse così male, avrei puntato un dito verso di lei e sarei scoppiato a ridere. Tra me e me, quantomeno. Lei impreca fragorosamente e si mette in piedi.

“Cosa cavolo pensi di fare, Vince!” Sbatte i piedi a terra. “Siamo qui per salvarti!” Subito dopo il colpo d'arma da fuoco i tonfi si sono fatti più vicini e rumorosi, e ora si rivelano come proprietà di Cid, che trascina i piedi pesanti tra le foglie.

“Cos'è successo?” chiede. Lei gli dice che le ho sparato. Io dico che se le avessi sparato sarebbe morta. Cid dice: “Effettivamente.” Yuffie sostiene di aver schivato il colpo.

“Torniamo alla nave, Vince.” fa Cid, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.

“Ottima idea.” ribatto io, cercando di fingere di stare bene quanto loro vogliono credere che io stia bene. “Ti spiacerebbe prestarmi una gamba?”

Per un attimo Cid sbatte le palpebre in silenzio. Non è propriamente il pastello più brillante della scatola, Cid Highwind. Beh, più brillante della maggior parte di loro, eccetto Nanaki e Tifa. Allora mi guarda per bene, nota il modo in cui mi stringo il braccio con quello metallico, si accorge del mantello stracciato, e poi sgrana gli occhi alla vista della mia nuova amputazione.

Io odio il mio corpo. Lo odio. Lo odio. LO ODIO.

“Porca #)!”

“Se lo dici tu.” borbotto io abbassando la testa. Ho freddo, sono intontito, sono tutto un dolore e tutta questa situazione mi fa soltanto sentire più stanco e frastornato. Voglio dormire. “Preferirei non andarmene senza la mia gamba. È difficile reperire parti biomeccaniche di ricambio, al giorno d’oggi.” Riesco a stento a terminare la frase che Yuffie esclama, “Trovato!”

Se non altro, quella ragazza è bravissima a localizzare gli oggetti che luccicano. Saltella di nuovo davanti ai nostri occhi brandendo trionfante il mio piede.

“Era finita laggiù.” spiega, additando in modo vago una direzione qualunque. Prendo in considerazione l’idea di ringraziarla, ma un’ondata di capogiri mi rovescia a terra su di un fianco. La notte della foresta attorno a me si offusca improvvisamente, il mondo si inclina in una strana angolatura. Quando rinvengo Cid è al mio fianco che mi tira su, preoccupato. Ho avuto un collasso? A quanto pare sono scivolato dall’albero. Com’è successo? Sento allentarsi la presa sui miei sensi. Dannazione. Odio essere così debole. Almeno è solo Cid. Almeno so sempre come comportarmi con Cid. Lui pensa che io sia un mostro e un tipo strano, però lo accetta. Scuoto la testa come per svuotarla, ma non serve proprio a molto. Allungo una mano e mi tocco con cautela la parte della testa che mi fa male. La mano torna sporca di sangue. Ho sanguinato per tutto questo tempo? Ho solo il tempo di pensare ‘Maledizione, Valentine. Ti stai rammollendo’ prima di svanire nel punto infinito che si raggiunge quando si perdono i sensi.



Note dell'autrice: Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare abbastanza presto dal momento che questo non è stato interessante come sperato. Potreste dirmi, per favore, se il ritmo della storia finora va bene? Ho paura che sia un po' lento. Scrivere in prima persona tende a farmi questo. Provo a darci dentro con tutta la cosa del ‘flusso di coscienza’… Gah. Non ho idea di quello che faccio!
Seguire il flusso- ecco quello che sto cercando di fare. Forse dovresti provarci anche tu, Vincent!
Recensite se avete un minuto :D
Nota della traduttrice: sì, ho già postato questa storia sul sito di Elly
Nel mio profilo trovate più informazioni riguardo a questo mezzo trasloco (che poi non è un vero trasloco, visto che la mia casa era e rimane S.o.a.P.) che sto facendo.
   
 
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