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Autore: Cara93    24/10/2019    2 recensioni
Approdo del Re. Tywin Lannister ha deciso che Sansa Stark dovrà sposare un Lannister. Non sposerà il Folletto, però, bensì il vero erede di Castel Granito: Jaime.
What if?
Sansa/Jaime; Jaime/Cersei, Sansa/Tyrion
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Jaime Lannister era tornato a casa, sporco e scarmigliato. Distrutto. Aveva anche paura. Non era più lo stesso uomo che era partito: sapeva di non essere intoccabile e aveva un patetico moncherino a provarlo. A niente era servito essere un Lannister, essere lo Sterminatore di re di fronte a persone che non avevano nulla da perdere e un astio astratto verso la sua persona e la sua famiglia, seppur forse giustificato. Tutto questo l'aveva annichilito e piegato su sé stesso, ma era nulla contro il terrore che provava mentre aspettava di vedere Cersei per la prima volta, da quando si erano separati.

"Jaime! Oh, dei Jaime!" Cersei gli corse incontro, incurante dell'aspetto di lui. Il suo cuore si riempì, mentre annusava il profumo dei capelli di lei, così soffici e dorati. Faticò a stringerla tra le braccia. 'Che scena patetica. L'amante in attesa e il povero storpio', pensò.

"Ma guardati! Come sei ridotto, come sei sporco! Il mio bel leone fiero e dorato" gli carezzò le guance ispide, tutto il terrore per la perdita che aveva provato le uscì dalle labbra, impedendole di registrare quella mancanza così pateticamente evidente. Perché Cersei aveva visto il misero moncherino e sapeva cosa significava, per un uomo, specialmente se aveva votato la propria vita all'azione, come Jaime. Ma faceva finta di nulla, creando una realtà diversa, dove lui aveva corso ogni pericolo per tornare da lei, trionfante e integro. Uno specchio di sé, quello che mai sarebbe potuta essere, ma che desiderava ardentemente diventare.

"Mi sei mancata"

"Anche tu." Non poteva più trascurare a lungo quella terribile verità: dolcemente, prese l'avambraccio destro, eliso del proprio arto, quello che gli aveva valso quel soprannome infame e baciò la fasciatura lercia.

"Andrà tutto bene. Troveremo una soluzione. Andrà tutto bene, ora che siamo di nuovo insieme."

 

"Sono contento che tu sia vivo, fratellone" Tyrion non riusciva ad ignorare l'handicap di Jaime. Non ce la faceva, eppure si era sforzato di farlo. E si rimproverava, per questo. Chi meglio di lui, che aveva passato tutta la vita ignorando sussurri e occhiate pietose poteva capire quello che stava passando Jaime? E, forse, la sua situazione era ancora peggiore, perché fino a poco tempo prima era l'immagine del perfetto cavaliere.

"Beh, con qualche pezzo mancante", sorrise Jaime, mostrando con orgoglio amaro il braccio privato dell'arto. Tyrion sorrise di rimando, versandogli del vino. Era passato un solo giorno dal suo arrivo, eppure Jaime si era ripulito e curato e aveva ripreso l'armatura della guardia reale. Non aveva ancora visto Tywin o, se lo aveva fatto, non gli era ancora stata annunciata la decisione che la Mano del Re aveva preso per lui. Tyrion non aveva intenzione di sciupare i pochi giorni di tregua che erano stati concessi al fratello, per nessun motivo.  

"Come farai ora?" Ecco la domanda fatidica e Jaime sapeva che, fra tutti, gliel'avrebbe posta suo fratello. Cersei aveva continuato a ripetere che niente era cambiato, che sarebbe tornato quello di prima, che era quello di prima. Tywin aveva taciuto, limitandosi a registrare il ritorno del figlio prediletto ed esortandolo a rimettersi in sesto al più presto: era un Lannister dopotutto e doveva onorare la sua casa, anche senza una mano. Aveva rimandato il più possibile l'incontro con l'accorto fratello fino a quel momento, proprio per potersi preparare.

"Armerò Lady Brienne e la manderò a cercare la piccola Stark, così che possa mantenere fede al proprio giuramento, dopo che avrà visto che Sansa Stark sta bene ed è al sicuro. Non credo che possa fare nient'altro, né per Lady Brienne né per Lady Sansa. Poi... immagino che devo trovare il modo di... tornare quello che ero", rispose, a fatica sul finale.

"Non credo possano esserci obiezioni, in merito alla prima parte del tuo progetto. Dopotutto, non hai proposto di liberare Lady Sansa, cosa che, date le circostanze, è piuttosto difficile che succeda. In più, non potrà far male, scoprire qualcosa sulla sorte della minore delle sorelle Stark." commentò Tyrion. Calò il silenzio, Jaime cominciò a sorseggiare il vino che Tyrion gli aveva porto. "Ti ricordi quando nostro padre ci ha portati nel cortile di Castel Granito, muniti di spada, per farmi esercitare? Come hai cercato di proteggermi e allo stesso tempo di insegnarmi a usare la spada, perché non rimanessi mai indifeso?"

Jaime si scosse, stupito dalla piega che stava prendendo la conversazione. Certo che se lo ricordava. Come ricordava il modo in cui il fratello più giovane ma incredibilmente più sveglio, lo aiutava a decifrare le insondabili pagine che il loro precettore gli imponeva e gli insegnava trucchi per leggere meglio e tenere a bada quella fastidiosa tendenza che avevano le lettere di cambiare di posto.

"Sì, me lo ricordo"

"Credo sia giunto il momento di ricambiare il favore." Scoppiò a ridere, non appena vide lo sguardo perplesso di Jaime. "Oh, non personalmente, ma conosco qualcuno che potrebbe rimetterti in sesto ed insegnarti qualche trucco per... sfruttare le debolezze altrui. Sì, lui è molto bravo in questo."

"Da quando conosci dei maestri d'arme?"

"Conosco molte persone, mio caro. E non è esattamente un maestro d'armi. Anzi" aggiunse sospirando "probabilmente, i suoi metodi non ti andranno particolarmente a genio."

 

Sansa Stark aveva preso l'abitudine di passeggiare con Margaery Tyrell per i parchi del castello. Era uno dei pochi momenti piacevoli nella sua giornata. Almeno una volta al giorno, il re si premurava di ricordarle la sua posizione tramite violenze ed umiliazioni, piccole e grandi. Da quando Margaery Tyrell era arrivata ad Approdo del Re, la sua situazione era leggermente migliorata, probabilmente perché lei stessa si sentiva più serena e sollevata: non avrebbe sposato Joffrey e quello che un tempo avrebbe rappresentato il punto più basso della sua esistenza, alla stregua di una punizione, era diventato un premio ed un sollievo. Soprattutto con quel re. Provava compassione per la sua amica, sempre che potesse considerarla tale, in quel covo di vipere. Nonostante la confidenza che si era creata, non aveva accennato al suo imminente fidanzamento né aveva alcuna intenzione di farlo. Non voleva rischiare ritorsioni da parte della Regina di Spine, soprattutto. Ormai Sansa aveva capito che tra le grandi casate, nessuno faceva niente per niente. Olenna Tyrell aveva proposto il matrimonio tra lei e Loras non per bontà d'animo, ma per le stesse ragioni che avevano spinto Tywin Lannister a prometterla a Jaime. Era servita quella disgrazia, per farle aprire gli occhi. Sentiva di avere ancora molto da imparare, ma era intenzionata ad essere più accorta. O almeno a provarci. Quel giorno in particolare, voleva mostrarsi il più naturale e amichevole possibile. Quella mattina Shae, forse istruita da qualcuno, forse perché aveva sentito delle voci negli alloggi della servitù; le aveva annunciato che il leone dorato dei Lannister, lo Sterminatore di re, era tornato nella capitale. Era preoccupata. Non voleva che Margaery sospettasse qualcosa. Se avessa saputo che la Rosa dell'Altopiano l'aveva invitata per presentarle un'altra persona, si sarebbe risparmiata ansie e nervosismi. Margaery, infatti, non era sola: l'accompagnava una donna enorme, bionda e muscolosa, non proprio di bell'aspetto. Le venne presentata come Lady Brienne di Tarth, che aveva servito come guardia personale del giovane fratello di re Robert e precedente marito di Margaery, Renly Baratheon. Lo stesso che si era mosso contro re Joffrey e l'altro pretendente al trono, Stannis. Lo stesso uomo che era vietato nominare in presenza del re, onde evitare la sua ira. Non sapeva molto di Renly Baratheon, solo che era morto per mano di una delle sue guardie. Dal suo punto di vista, forse troppo romantico e candido, Margaery doveva detestare chi aveva compiuto un gesto nefando come l'assassinio del suo re. Perciò, quando Brienne le venne presentata, non le passò neppure nell'anticamera del cervello che potesse essere la stessa guardia; non data la familiarità e la premura che Margaery le stava usando.

"Lady Brienne ha insistito particolarmente per incontrarvi, Lady Sansa"

"Davvero?" chiese la diretta interessata, con estrema cortesia.

"Sì. Vostra madre mi ha salvata" esordì la donnona, con severità quasi comica, almeno dal punto di vista delle due giovani fanciulle "e le ho promesso che avrei fatto tutto ciò che era in mio potere per proteggere le sue figlie. Su sua richiesta, ho scortato fin qui Ser Jaime Lannister, affinché poteste essere scortata da lei. Ho colto l'occasione per chiedere il perdono di Lady Margaery, ma non appena il re mi darà il suo permesso, ce ne andremo."

Quindi era colpa di quella donna. Se non si fosse interessata, se non avesse voluto a tutti i costi tornare ad Approdo del Re per chiedere perdono, per cosa Sansa non riusciva a capirlo e neppure era interessata a saperlo, Jaime Lannister starebbe languendo da qualche parte o magari sarebbe morto. E a lei non sarebbe toccato sposarlo. Ma tutto questo, la donna che aveva di fronte non poteva saperlo. Come non sembrava capire che la sua richiesta era assolutamente insensata e pericolosa sotto molti punti di vista. Era sconvolta dall'ingenuità di certe persone.

'Sono anch'io così? Mi vedono così, in questo maledetto posto?', si chiese, prima di rispondere alla Lady di Tarth.

"Non ho bisogno della vostra protezione, Lady Brienne. Sono trattata con tutti i riguardi, non c'è alcuna ragione per cui debba lasciare Approdo del Re", disse freddamente.

"Ma..."

"Dovrete trovare un'altra causa a cui votarvi, mia signora."

'Io sono persa, ormai. Almeno per te.'    

 

Aveva pensato al modo migliore per ringraziarla, senza offenderla. Brienne di Tarth non era la classica lady a cui bastavano due moine ed un sorriso. Sapeva che non avrebbe mai accettato alla leggera il dono che era intenzionato a farle. Aveva sentito che la donna aveva palesato il proprio desiderio di andarsene dalla città, dopo un incontro con la giovane lupa, che gli era stato risparmiato, per sua fortuna. A quanto sembrava, la ragazza aveva convinto l'insistente guerriera del proprio stato e questa, decisa a portare a termine al meglio il proprio compito, aveva deciso di partire alla ricerca di Arya Stark senza nessun tipo di intervento da parte sua. Ne era sollevato ed offeso allo stesso tempo, soprattutto perché doveva a lui la propria libertà, data l'insistenza di Loras Tyrell nel vederla imprigionata. O meglio, decapitata. Lady Brienne lo disturbava.

'Sì, è molto meglio che parta, prima che il Cavaliere dei Fiori la spinga giù da un camminamento. Magari con il mio aiuto'

"Perciò avete deciso di partire, mia signora?" chiese, sempre con una nota ironica nella voce. Non perché non la prendesse sul serio, ma proprio per il terrore di ciò che quella serietà avrebbe dovuto comportare. Brienne non rispose, limitandosi ad una smorfia che poteva sembrare disgusto o disappunto.

"Aspettate." Questa volta, il tono di Jaime era meno scherzoso. "Senza di voi, senza il vostro aiuto non sarei mai potuto tornare ad Approdo del Re", disse sforzandosi di glissare su piccole pecche, come ad esempio la loro cattura, che avrebbero evitato, non fosse stato per la testardaggine della donna. "E ho una promessa da mantenere. Ho giurato a Catelyn Stark che le sue figlie sarebbero state al sicuro. Sansa si trova qui e impegnerò tutto me stesso per far sì che questo accada. Arya, per contro, è scomparsa. Ammiro la vostra dedizione e il vostro impegno e sempre per la promessa che ho fatto a Lady Stark, non posso permettere che partiate a mani vuote."

"Sono perfettamente armata ed equipaggiata, Ser Jaime. Grazie del pensiero", rispose seccamente.

"So che avete una spada. E che sapete usarla. Ma non ne avete una di Valyria." Questo sembrò attirare l'attenzione della donna. Le armi in acciaio di Valyria erano rare e costose quanto pregevoli e particolarmente funzionali. "Questa è Giuramento", disse lui sguainando la spada "è stata forgiata dall'arma di Ned Stark. Quale spada migliore, per proteggere una delle sue figlie?"

 

"Non posso accettare. Non dopo la spada..." Brienne fissava torva il ragazzotto che portava per le briglie il suo cavallo, vestito chiaramente da scudiero.

"Oh, ma non potete rifiutare, mia signora. Mio fratello non la prenderebbe troppo bene. E poi, il ragazzo deve pur imparare, no?" cercò di blandirla Jaime, nonostante avesse riso quando Tyrion aveva proposto quella soluzione. Il suo coppiere desiderava diventare cavaliere, un giorno. O quanto meno, entrare nella guardia cittadina. E avrebbe avuto bisogno di fare esperienza. E dopo aver sentito delle doti della lady cavaliere, Tyrion si era convinto che Podrick fosse in buone mani. E poi, se doveva cercare Arya Stark, una ragazzina che sembrava scomparsa dalla faccia dei Sette Regni, due occhi in più potevano esserle utili. Occhi che avevano visto la ragazzina in questione.

"Non credo di..."

"Sarete un'ottima insegnante."

"Lo credete davvero?"

Jaime Lannister sorrise, voltandosi senza darle alcuna risposta.

 

"Sono felice di vedere che ti sei ripreso" commentò Tywin, gli occhi bassi, intento ad esaminare le proprie carte. Era giunto il momento di informare il figlio della propria decisione, ma non voleva essere brusco, anzi voleva fare in modo che Jaime capisse che quello era l'unico destino possibile per lui.

"Sto imparando ad usare questa. Non è molto collaborativa, ma è molto scintillante" tentò di ironizzare, sollevando la protesi dorata che Cersei aveva fatto preparare per lui. Tywin non sorrise, anzi, quasi non lo degnò di uno sguardo. Jaime sapeva di essersi rivelato una delusione agli occhi del padre: non era particolarmente intelligente, aveva deciso di rifiutare la propria eredità, aveva perso uno scontro con un ragazzino ed era tornato senza una mano. Tutti e tre i figli della Mano del Re avevano provato sulla pelle la delusione del patriarca e ne erano stati, in un certo qual modo, temprati, ma esserne l'erede, almeno agli occhi paterni, era ancora più complicato.

"Non è una tragedia." Il commento lapidario del più anziano colse di sorpresa il più giovane, che non riuscì a proferir parola neppure quando questi aggiunse: "Sarà molto più facile accettare di perdere il tuo posto fra le Cappe Bianche."

"Ma non ho alcuna intenzione di..."

"Lo farai. Domani, durante il banchetto in tuo onore, il re annuncerà il tuo congedo e nel contempo il tuo fidanzamento con Sansa Stark."

"Io non sposerò mai Sansa Stark! Per prima cosa è troppo giovane... e poi... ho fatto un giuramento! Vorresti sputare sul mio onore? Dovrei sputare sul mio onore?" disse, irato.

'Ancora una volta', aggiunse mentalmente.

"Quale onore, Sterminatore di re?"


Angolo dell'Autrice: finalmente, in leggero ritardo rispetto ai miei piani, rieccomi! Spero che i piccoli cambiamenti apportati alla trama abbiano senso, tipo Brienne più o meno libera di muoversi nella capitale e Cersei che si slancia su Jaime (anche se qui, non è totalmente fuori dal personaggio: sa che Jaime le verrà portato e vuole ingraziarselo con ogni mezzo. Jaime anche se non le serve, non del tutto, è ancora suo e non permetterebbe a nessuno di portarglielo via. 

   
 
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