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Autore: Ninfea Blu    31/07/2009    6 recensioni
Lo spunto per questa ff è la puntata de "L'incidente" dove Andrè rischia la pena capitale, ma si salva grazie all'intervento di Oscar... ma se da quel momento le cose tra i nostri eroi fossero andate diversamente e Oscar si fosse fatta qualche domanda in più sul suo amico, come sarebbe andata? E' una teoria e ho provato a svilupparla. Lievemente OOC
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Aggiornato 3° capitolo novembre 2012
Aggiornato 4° capitolo maggio 2013
aggiornato 5° capitolo novembre 2013
Ultimo capitolo LA SCOPERTA DI FERSEN sorta di one-shot, verrà in seguito, forse pubblicato a parte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Epilogo

4 – Passione segreta

 

 

 

 

L’indomani la corte di Versailles li attendeva come consuetudine.

Al mattino, Oscar faticò non poco a camuffare un lieve imbarazzo, quando si incontrarono nelle cucine del palazzo.

Entrambi volevano essere disinvolti mentre si cercavano con gli sguardi, tentando di apparire gli amici abituali che erano sempre stati fino alla sera precedente.

Non fu affatto facile, ma per quanto le cose fossero cambiate in modo repentino, era necessario evitare complicazioni inutili se non pericolose.

La governante, la vecchia Nanny, donna sagace e attenta, stava preparando la colazione per i due ragazzi, che consumavano insieme quasi ogni mattina, praticamente dall’infanzia.

Seduti uno di fronte all’altra, si scambiarono solo poche parole come d’abitudine.

“Buongiorno Oscar, hai dormito bene?”

André parlò puntando su di lei uno sguardo carico di promesse che sarebbe stato difficile non notare.

E lei lo notò e sentì un brivido poco famigliare correrle lungo la schiena.

“Benissimo André… grazie. E tu?” e accompagnò la frase con un sorriso convincente, mentre Nanny asciugava alcune stoviglie di rame, squadrando il nipote con cipiglio severo e sospettoso.

“Io sì… anche se mi sono addormentato molto tardi.”

“Ah, capisco.” rispose molto semplicemente in tono tranquillo.

Era rimasto sveglio a pensare a lei.

Anche Oscar non aveva quasi chiuso occhio; aveva pensato molto a loro, a come avrebbero dovuto comportarsi adesso, soprattutto in pubblico.

Prima, non si sarebbe mai sognata di doversi preoccupare del suo contegno in società, in relazione ad una vicenda di cuore.

Una novità assoluta, per lei.

La faccenda poteva esporla al pubblico ludibrio, di cui in realtà, non si era mai curata.

Non ve n’era mai stato motivo.

Fino ad ora.

Le cose cambiano, si disse.

 

Doveva ammettere che si sentiva un po’ sciocca; il ricordo della sera precedente era ancora troppo fresco da sembrarle irreale, ma era così turbata e felice, da aver paura che gli altri potessero cogliere sul suo viso le sue emozioni.

Si chiedeva se sarebbe stata capace di abituarsi a questa eccitante felicità e alla necessità di doverla nascondere.

Era così nuova e intensa per lei: era come essere travolti da un’ ondata improvvisa che per un attimo ti faceva mancare l’aria nei polmoni.

Era essere trasportati in alto come se il cuore potesse volare.

Trovava sorprendente la strana intensità che avvertiva in ogni fibra del suo giovane corpo, l’urgenza di ogni minima cosa legata a lui: vederlo, parlargli, toccarlo e desiderare di essere toccata.

E quel malessere quasi fisico, se lui non c’era.

 

Dunque, era quello l’amore?

In realtà, non ne era certa.

Non ne sapeva poi molto.

 

Ma la sua mentalità militare tentava d’imporsi con il vizio di razionalizzare tutto.

A Versailles le era capitato di osservare altre coppie di innamorati; ricordava le sue sorelle maggiori sospirare trasognate per amori platonici e le aveva sempre trovate ridicole.

Non le pareva di riconoscere negli altri il suo stesso turbamento, come se per lei fosse qualcosa di assolutamente unico.

Forse lo era; una donna-soldato non poteva amare come le altre. 

Come ama una donna-soldato?

Più intensamente? Più violentemente?

In maniera più ruvida?

Era la prima volta che metteva la donna davanti al soldato.

 

Sopra ogni cosa, temeva la reazione irosa del padre se lo avesse scoperto; l’avrebbe accusata di portare il disonore e la vergogna sulla famiglia. Possibile che il generale non avesse mai preso in considerazione l’ipotesi che un giorno potesse innamorarsi?

Mentre lasciava che la sua mente vagasse distratta attraverso mille nuovi dubbi, Andrè finì velocemente la sua colazione e per togliere entrambi dall’imbarazzo, pensò di allontanarsi con una scusa.

“Vado a sellare i cavalli. Vieni quando sei pronta, ti aspetto di sotto.”

“Va bene André. Un momento e sono da te.”

Oscar finì di vestirsi indossando la giubba della sua divisa.

Raggiunse André e insieme si allontanarono silenziosi da palazzo, lungo la strada serpeggiante tra il verde della campagna che portava alla reggia di Versailles.

Cavalcavano fianco a fianco come sempre, ma Oscar a stento tratteneva il fremito che l’agitava.

André percepiva la sua ansia ed era preoccupato; gli appariva più emotiva del solito, anche se faceva lo sforzo di nasconderlo.

Quando furono abbastanza lontani dal palazzo da non essere visti, né sentiti, lei bruscamente arrestò il cavallo e scese a terra, intimando ad André di fare altrettanto. Lui obbedì.

Prese i cavalli per le redini, guidandoli lontano dalla strada, per nascondersi tra la boscaglia.

Avvertiva la tensione fra loro.

Un po’ era spaventato.

Da lei, dalla sua reazione.

Si stava forse pentendo?

“Oscar, lo so che è tutto nuovo e imprevisto per te, lo capisco. Se hai dei timori, puoi parlarmene. Ti ascolto.”

Era ferma di fronte a lui, le labbra stirate in una vaga smorfia che le dava un’ aria ansiosa.

“Sì, è vero… Non ero preparata a tutto questo.”

“Sai, avevo paura che mia nonna si accorgesse di qualcosa: stamattina mi lanciava delle strane occhiate.”

“Già… volevo parlarti proprio di questo.”

André si accostò lentamente, sfiorandole una guancia, ma appena le labbra furono vicine nessuno seppe trattenersi: si baciarono con la passione propria della loro età, aggrappandosi uno all’altra.

Le tenere curve nascoste sotto la divisa bianca premevano contro il petto del giovane.

Rinnovarono così, la promessa fatta la sera prima.

“André, dobbiamo essere molto prudenti. Lo capisci vero?”

“Temi lo scandalo, Oscar? O solo tuo padre?” le chiese continuando a tenerla fra le braccia.

“Non è lo scandalo che mi preoccupa, credo…Quella sarebbe solo una conseguenza… ma mio padre… beh, un po’ si.”

Oscar abbassò lo sguardo corrucciata, ma Andrè dolcemente le sollevò il viso.

“Non farei mai niente che possa nuocerti, crearti dei problemi a corte e fuori. Sarà il nostro segreto Oscar.”

“Soprattutto mio padre, André, non dovrà mai saperlo. Neppure sospettarlo; non capirebbe, né accetterebbe una cosa simile. Lui potrebbe… potrebbe allontanarti da me, forse farti del male.”

“Non lo saprà, Oscar. Né lui, né altri. Te lo giuro. Staremo attenti.”

Si strinsero fremendo, come se quell’abbraccio dovesse scacciare le paure e soddisfare la loro fame d’amore, per tutte le ore seguenti in cui non avrebbero potuto nemmeno sfiorarsi.

Rimontarono a cavallo e ripartirono verso Versailles.

 

Erano solo all’inizio della loro storia e non immaginavano ancora quanto sarebbe stato difficile portarla avanti, nascondere l’amore sul quel palcoscenico di ipocrisie che era il loro mondo.

E non erano solo i pettegolezzi dei nobili da temere, ma anche le chiacchiere della servitù di palazzo che poteva scoprirli e magari denunciarli al generale, allo scopo di trarne qualche vantaggio.

Di giorno si abituarono a far finta di nulla, ma la sera appena restavano soli si gettavano una tra le braccia dell’altro ed erano frenati solo dalla paura di venir scoperti. E il rischio c’era, eccome.

Per fortuna, la casa era grande e c’erano tanti posti in cui nascondersi: la soffitta, le stanze abbandonate del palazzo dove nessuno andava mai, la torretta centrale da cui si dominava la campagna circostante; una sera al tramonto si erano rifugiati lì.

 

In quei loro incontri, lei sapeva essere davvero appassionata e lui si sorprendeva di scoprirla così viva e calda.

Il suo slancio contrastava fortemente con la sua apparenza; chi avrebbe saputo immaginarla così?

A volte, André ne rideva con lei.

“Che sorpresa desterebbe scoprire l’altra faccia del capitano Oscar. Rido se penso alle facce che farebbero certi signori a corte, se ti vedessero così: stenterebbero a riconoscerti.”

“Oh, hai proprio ragione, André. Immagina Girodelle! Forse ti farebbe arrestare per salvare il mio onore, e per completare l’opera mi chiederebbe in moglie.”

Commentò ironica.

“Già… tu ridi, ma lui potrebbe farlo sul serio… chiedere la tua mano, intendo… e tuo padre potrebbe pure acconsentire, se mai cambiasse idea, un giorno.”

“Non temere André: io non mi sposerò tanto presto e mai con il tenente Girodelle.”

“D’accordo Oscar. Comunque se sapesse di noi, di certo gli verrebbe un colpo! Ma quello che resterebbe più imbarazzato è il conte di Fersen: sarebbe ancor più confuso sulla tua identità sessuale.”

Oscar rise sommessamente, unendosi al suo scherno.

“Povero Fersen. Non è cattivo, ma certe volte mi sembra proprio ridicolo e anche piuttosto vanesio, soprattutto quando è al centro di attenzioni femminili. Dev’essere un difetto degli uomini come lui.”

 

Ma a palazzo c’era sempre un gran via vai di gente tra servitù, ospiti in visita e naturalmente il generale e la moglie. Oscar tremava solo all’idea di come avrebbe potuto reagire suo padre se avesse scoperto tutto.

Immaginava le parole dure che le avrebbe rivolto; non poteva fare a meno di pensarci con angoscia.

 

- Il mio erede, mia figlia che si comporta come l’ultima delle sgualdrine! Ti sei concessa a un servo. Dovrei uccidervi per salvare il prestigio della famiglia Jarjayes!

 

A Versailles e nella società dei salotti parigini erano molte le storie del genere finite male; gente caduta in disgrazia per colpa di scandali che coinvolgevano persone di ceto diverso: nobili, plebei, addirittura alti prelati; circoli viziosi che coinvolgevano tutti.

E tutti erano ricattabili e corruttibili.

Certo, il padre non l’avrebbe ricattata, ma fare del male ad André per lavare l’onta, beh, quella era una possibilità neppure tanto remota.

Loro non avevano ancora tutta la malizia e l’esperienza per evitare certe insidie, forse neppure per intuirle, ma impararono presto cosa volesse dire calcolare ogni rischio ed eventualmente cavarsi d’impaccio.

Impararono cosa volesse dire fingere di essere ciò che non si è, e nel tempo scoprirono che anche la menzogna è un arte che si affina con talento.

Capitò a palazzo che furono incoscienti e poco accorti, rischiando di essere scoperti dalla nonna di Andrè.

Fu durante un allenamento con la spada; non era durato tanto.

Uno scambio rapido di sguardi e senza dire una parola, avevano gettato le spade tra l’erba e poi erano andati a nascondersi dietro alcune siepi in fondo al giardino, e lì si erano abbandonati alle loro tenere effusioni con molto slancio.

Erano caduti sull’erba mentre André baciava Oscar ovunque; scendendo sul collo, l’aveva liberata dalla seta del nodo della cravatta.

Lei lo tratteneva per le spalle facendo correre le mani sulla schiena, eccitata dalla situazione proibita, mentre lui tentava di riprendere fiato.

“Oh, Oscar… Potrebbe arrivare qualcuno, non è prudente… mia nonna gira sul retro armata di mestolo…” bisbigliava tra un bacio e l’altro, lanciando rapide occhiate attorno.

“Non mi dirai che hai paura… Se ci scopre le diremo che stavamo facendo la lotta sull’erba…”

E lo attirava a sé prendendolo per la nuca e scompigliandogli i capelli neri.

Sotto quel dolce assalto, André dimenticava ogni cautela, e riprendeva a baciarla con foga crescente.

Fu la voce di sua nonna che lo chiamava a riportarli bruscamente alla realtà.

Si staccarono velocemente guardandosi per un momento smarriti, poi riacquistando un po’ di sangue freddo, Andrè si alzò in piedi e tentò di ricomporsi e aggiustarsi i vestiti troppo sgualciti, mentre Oscar si toglieva un po’ di foglie secche dai capelli scomposti.

La vecchia continuava a chiamarlo e intanto si avvicinava al loro nascondiglio.

Andrè, con presenza di spirito le si parò davanti.

“Nonna sono qui! Mi cercavi?”

“Ma dove ti eri cacciato? Oscar è con te? Ho trovato le vostre spade, pensavo fosse successo qualcosa… Madamigella non è ferita vero?”

Fu Oscar a intervenire.

“Non preoccuparti, ci stavamo solo riposando dopo l’allenamento… ero un po’ stanca.”

Era una buona attrice, senza dubbio.

“Certo bambina, ti rubo questo scansafatiche per un po’; ho bisogno di due braccia forti.”

Disse col solito cipiglio fiero l’arzilla nonnina.

Anch’io ho bisogno di due braccia forti, pensò Oscar. Naturalmente non lo disse.

Il giovane alzò le mani sconsolato, guardando verso l’amica che gli sorrideva rassegnata, vagamente delusa dall’interruzione della loro piacevole parentesi sull’erba.

 

A corte erano molto più prudenti.

Oscar aveva il vantaggio di una certa rigidità di carattere che le permetteva di mascherare bene ogni turbamento, mentre lui da servo, passava  inosservato restando vigile: due amanti clandestini non avrebbero potuto essere più discreti.

Nessuno avrebbe mai sospettato nulla e l’immagine pubblica di Oscar era quella che tutti conoscevano; non c’erano sbavature di sorta nella vita del giovane capitano delle Guardie Reali del Re di Francia, e guardia del corpo della futura regina.

Senza dubbio, l’interesse di tutti per il riservato capitano delle guardie di Palazzo era sempre allerta ed erano tanti coloro che erano incuriositi dalla sua figura ambigua.

Qualche malignità era da mettere nel conto, ma Oscar era brava ad evitare di soddisfare le loro fantasie.

 

Un pomeriggio, Oscar dovette accompagnare la Delfina durante una delle sue cavalcate attraverso il parco; Maria Antonietta aveva fatto progressi nell’equitazione, ma era imperativo seguirla a breve distanza. O almeno essere nei paraggi.

Nel gruppo al seguito della principessa si era unito anche il conte di Fersen su invito esplicito di Maria Antonietta.

Il conte e la principessa si erano persi in una lunga e coinvolgente conversazione, ignorando quasi del tutto Oscar e le altre persone del seguito, dame e cavalieri. A Oscar non dispiaceva ogni tanto poter restare in disparte, sola con i suoi pensieri. Era stata una giornata piacevole e tutte le volte che le era capitato di incrociare lo sguardo di Andrè, aveva sorriso enigmatica pensando al loro intrigante segreto: aspettava solo che arrivasse il momento in cui finalmente sarebbero stati soli lontano da Versailles.

Col tempo certe esigenze diventavano sempre più pressanti e la resistenza di entrambi era messa a dura prova. Stavano attraversando il bosco di Venere, quando Andrè le si era avvicinato accostando i loro cavalli, e con discrezione, le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio senza essere udito da altri.

“Spero che potremo andarcene subito dopo aver accompagnato Sua Altezza…”

“Un po’ di pazienza, Andrè. Devo consegnare la Delfina alle cure di Madame Noailles, prima di potermene andare…poi il mio compito per oggi sarà finito.”

“Bene, non vedo l’ora. Queste giornate sembrano interminabili.” Commentò l’attendente. Oscar trattenne un risolino divertito.

Nello stesso momento Fersen le si avvicinò per parlarle.

“Madamigella, avete l’aria di chi vorrebbe essere da tutt’altra parte. Se è lecito posso chiedervi a cosa pensate?”

Oscar lo guardò incerta; la famigliarità ormai acquisita, permetteva al conte di parlare anche troppo liberamente, tanto che a volte le domande di Fersen la mettevano in allarme.

Andrè poco distante tendeva l’orecchio.

“A nulla di importante, in realtà… ho solo voglia di andarmene a casa.”

“Credevo che vi piacesse cavalcare… forse preferite attività e svaghi più d’intelletto.”

“Qualcosa del genere…” tagliò corto Oscar, sperando di smorzare la curiosità del conte.

“Sapete, vi ho osservato di recente; da un po’ di tempo ho notato qualcosa d’insolito in voi.”

“Insolito come??” chiese con un vago sospetto.

“Nel vostro sguardo mi pare a volte di leggervi una luce diversa. Forse si tratta di qualcosa che non avevo notato io all’inizio. I primi tempi che vi ho conosciuto mi sembravate un’ altra persona, molto più rigida e severa, ecco.”

“Siamo partiti col piede sbagliato fin dall’inizio conte; è per questo che vi apparivo diversa. Ma sapete anche voi che le apparenze ingannano.”

“Avete senz’altro ragione Oscar!” Disse in tono ilare, prima di tornare al fianco della principessa.

Fersen non le rivolse altre domande per tutto il resto della cavalcata, con buona pace di Andrè che aveva udito ogni cosa.

 

Un’ abbondante mezzora dopo, lei e il suo attendente si erano lanciati al galoppo lungo la strada che li riportava a casa.

Era tardo pomeriggio e il sole era ancora alto nel cielo.

Giunti a un bivio, decisero di cambiare direzione; si allontanarono parecchio dalla strada che portava a palazzo Jarjayes. La allungarono di proposito.

In realtà volevano assaporare il piacere di stare insieme, cavalcando solo per il gusto di farlo, attraverso la campagna fino ai margini del fiume. Oscar guidò il suo cavallo alla solita radura; ormai quello era diventato il loro rifugio, il loro piccolo mondo segreto.

Passavano in quel luogo gran parte dei loro pomeriggi all’ombra dei grandi alberi che crescevano rigogliosi lì vicino, e che offrivano un riparo sicuro da occhi indiscreti.

Quanti baci e quante promesse erano state sussurrate tra l’erba alta che nascondeva i loro corpi stretti e febbricitanti, timorosi e ardenti di poter superare quel lieve imbarazzo, che stava cedendo sotto i colpi di una passione giovanile sempre più difficile da frenare.

Lasciarono i cavalli a pascolare liberamente.

Oscar era rimasta in piedi a guardare l’acqua del fiume che scorreva placida e brillava al riverbero della luce solare. Prima che potesse pensare a qualsiasi cosa, si sentì afferrare le mani da André e si ritrovò a fissare i suoi occhi verdi e maliziosi.

“Hai voglia di fare una nuotata nel fiume, Oscar?” e prima che lei avesse il tempo di reagire, si era già tolto la giacca e il panciotto, scarpe e calzini.

Arrossì lievemente quando lo vide sfilarsi rapidamente anche la camicia e lanciarsi verso l’acqua sollevando spruzzi attorno a sé. Fece due bracciate, poi si girò verso di lei per chiamarla. Oscar era ancora ferma e immobile sulla riva, ma con un’ espressione di assoluta sorpresa dipinta in volto. Aveva avuto una fugace visione del suo torace nudo e ora gli occhi le brillavano di emozione mentre i palpiti del cuore acceleravano.

Sudava.

Il sole era davvero cocente in quel tardo pomeriggio. Sentiva le gocce di sudore scorrere sulla pelle accaldata sotto l’uniforme. Fu davvero tentata di imitare il suo amico, tuffarsi per bearsi del fresco dell’acqua, ma era un po’ restia a spogliarsi.

André la invitò ancora.

“Dai Oscar, si sta benissimo!”

Finalmente anche lei si decise; tolse la giacca dell’uniforme e gli stivali e li abbandonò sull’erba vicino ai vestiti di André.

Liberarsi dei vestiti in quella calura era un vero sollievo, come respirare a pieni polmoni aria nuova.

Entrò piano nell’acqua a piedi nudi e lasciò che il liquido fresco le lambisse lentamente le gambe, la vita e il busto fino alle spalle.

“Hai ragione, con questo caldo ci voleva.” Sorrise.

Nuotò fino ad André e si aggrappò a lui e sotto le sue mani avvertì il contatto fresco della sua pelle, mentre ne ammirava la muscolatura forte e ben sviluppata delle spalle che uscivano dall’acqua. Andrè l’ avvolse piano a sé e la baciò mentre con le mani sott’acqua le stringeva la vita e avvertiva il tessuto sottile della camicia che ancora la ricopriva, e che bagnandosi era diventato semitrasparente. Poteva intuire abbastanza chiaramente le sue forme e avrebbe voluto che fosse nuda almeno quanto lui.

E anche lei si ritrovò ad avere lo stesso desiderio; si premeva contro il suo corpo e intanto, lasciava correre le sue mani sulla pelle nuda della schiena e del petto, sentendosi elettrizzata da quel contatto.

E i baci diventavano sempre più famelici e il respiro sempre più corto.

Giocarono così tra una nuotata e l’altra, inseguendosi e divincolandosi nell’acqua, lasciando crescere l’eccitazione fino allo spasimo, sfiorandosi e ritraendosi come in un duello a singolar tenzone. Un duello di corpi prolungato e teso allo sfinimento, dove ognuno cercava di far arrendere l’altro.

“Non è leale Oscar… io sono seminudo…” la voce di Andrè era un sussurro ammaliante.

“Non ti preoccupare; non mi dà fastidio, anzi, lo apprezzo molto…” rispose deliziata.

Poi André diventò più audace e infilò le mani sotto la camicia a sfiorarle delicatamente la pelle; Oscar sussultò brevemente e chiuse gli occhi con un gemito soffocato. Sentì la sua mano calda posarsi sul seno e restare lì, ferma, mentre lui scendeva con la bocca nell’incavo del collo. Poi sentì la sua voce roca che le parlava.

“Questa non ti serve – le disse, afferrando un lembo di tessuto bianco. - Perché non la togli, Oscar… e resti senza?”

Lei non rispose subito, restò ferma ad ascoltare il suo cuore che esplodeva impazzito.

“Ma… potrebbe passare qualcuno… se ci vedono?”

“Non ci vedrà nessuno… siamo solo noi.” e riprese a baciarla con voluttà mentre piano le scioglieva i lacci della camicia.

Allora lei emise un sospiro più forte, come una resa incondizionata.

“Oh, era questo che volevi, vero? Per questo sei entrato in acqua?”

“Sì. Ti prego Oscar, lo desidero così tanto… sono giorni che ci sto pensando e tu non mi rendi le cose facili.”

Andrè non smetteva di provocarla e Oscar sentiva la sua debole resistenza scivolare via.

“Oh, sì… tutto quello che vuoi.” fu l’unico debole suono che riuscì a emettere, prima di girarsi, dandogli la schiena, togliersi la camicia e lanciarla verso la riva. Lei non si voltò subito, lottando tra la vergogna di mostrarsi così e la voglia di avvinghiarsi al suo corpo.

Il respirò di André si fermò e lui restò incantato a guardare la linea aggraziata delle spalle e delle braccia che si movevano lievi.

Temerario si avvicinò lentamente, posandole le mani sulle spalle nude, poi sfiorò la pelle del collo con le labbra e scese lungo la linea della spalla, insistendo dolcemente quando lei si abbandonava a una reazione estatica, buttando la testa all’indietro.

Sotto l’acqua, le mani del giovane correvano sul suo corpo in carezze rapaci che avrebbero voluto molto di più.

Vinta, finalmente Oscar si girò verso di lui e lo baciò sulle labbra vorace, mentre lui la stringeva scatenando lunghi brividi sulla sua schiena.

Lo abbracciò con impeto e i baci riaccesero la loro passione bruciante e la pelle si infuocava alle carezze nascoste sotto l’acqua.

Il desiderio si fece incontenibile; uscirono dal fiume per sdraiarsi sulla riva, dove Andrè poté ammirarla in tutta la sua bellezza, e lei si sentì piacevolmente indecente e un po’ impudica mentre lo lasciava fare, senza aver alcun desiderio di fermarlo.

Si concentrò solo sulle sue mani grandi e forti e sull’esaltazione che le davano, mentre correvano in ogni anfratto del suo corpo e scoprivano ogni tenera sporgenza. E lei osava fare altrettanto.

E mentre si perdevano a scoprirsi in carezze sempre più languide, il cielo si tingeva di lingue di fuoco rossastro e il sole bruciava le ultime nuvole in sfumature violacee.

E loro bruciarono insieme a quel cielo serale per molto tempo ancora.

 

 

*****

 

 

La luce crepuscolare scendeva sul paesaggio attorno a loro, dando una tenue sfumatura di grigio alle foglie verdi mosse dalla lieve brezza che si agitava nell’aria.

Il fiume che aveva lambito i loro corpi scorreva tranquillo, come i loro cuori che avevano ormai rallentato la loro corsa.

Erano sdraiati sull’erba, nascosti sotto gli alberi, uno di fianco all’altro. Si tenevano per mano.

Oscar era calma e rilassata; si era coperta con la camicia di André e lui era rimasto a torso nudo, un braccio incrociato sotto la testa.

Ogni tanto volgeva lo sguardo verso di lei; teneva gli occhi chiusi e sembrava che dormisse.

“Oscar, sei sveglia?”

Lei lasciò passare qualche minuto.

“Sì, Andrè…”

“Dovremmo rientrare a palazzo, prima che faccia completamente buio.”

“La mia camicia è ancora umida… se tua nonna se ne accorge…” lo guardò.

“La lasceremo nelle scuderie, te la riporterò in camera più tardi.”

“Buona idea, sei più scaltro di me… Sai, oggi Fersen mi ha fatto delle strane domande.”

“Ho sentito; credi che sospetti qualcosa?” Il ragazzo si era steso su un fianco e sosteneva la testa con la mano.

“No, non penso, voleva solo catturare la mia attenzione, credo. Ma dobbiamo stare attenti; non si sa mai.”

André si perdeva ad osservarla; ricordava ogni dettaglio del suo corpo splendido che aveva tenuto tra le braccia poco prima.

Ricordava il desiderio prepotente da cui era stato preso, e aveva sentito lo stesso fremito attraversare lei. Non si era ancora donata completamente, ma erano andati molto vicino. Sarebbe potuto accadere anche lì, sull’erba e nell’acqua l’aveva sentita circondarlo ai fianchi con le gambe.

La voleva sempre di più ormai.

Le accarezzò un braccio e lei sorrise.

“Sei bellissima, amore mio…”

Oscar con un dito seguì il contorno dei suoi pettorali, sembrava pensierosa.

“André, ho bisogno di sapere una cosa.”

I suoi occhi azzurri luccicavano e lui restò in attesa.

“Quello che abbiamo fatto oggi… il modo in cui mi hai toccata… sembravi così… esperto.”

“Vuoi sapere se ho avuto altre donne?”

“È successo?”

“No, te lo posso giurare. Ma io ti voglio, Oscar… tanto. Sto facendo uno sforzo enorme per trattenermi.” La voce di Andrè era un sussurro roco.

Oscar lo sapeva, lo capiva tutte le volte che Andrè la toccava e anche lei era stata vicino a perdere il controllo oggi.

Lo voleva anche lei e se non era ancora successo era solo perché non si era presentata ancora l’occasione più propizia; c’erano sempre troppe persone attorno a loro. Ma sentiva che era solo questione di tempo; attendeva quel momento con trepidazione crescente.

“Anch’io ti voglio Andrè; vorrei che quel momento fosse perfetto, senza che tua nonna venga a interromperci sul più bello…”

C’era un velo di sarcasmo nella sua voce, Andrè le sorrise e le diede un bacio in fronte.

Alcuni minuti dopo si rivestirono e tornarono verso il palazzo. Oscar era nuda sotto la giacca della sua uniforme e la cosa accendeva la fantasia del suo giovane compagno. Era quasi buio quando furono davanti ai cancelli della dimora.

Nelle scuderie nascosero sotto la paglia la camicia di Oscar, prima di allontanarsi tranquillamente verso la casa.

 

 

*****

 

 

Quella sera il generale Jarhayes  fece chiamare suo figlio nel suo studio.

“Mi volevate parlare padre?”

“Sì, Oscar. Tra due giorni sarò al confine col mio reggimento, in missione per conto del sovrano. Mi raccomando, il tuo compito principale è quello di proteggere la principessa Maria Antonietta, non perderla mai di vista. Allenati costantemente con la spada; sei stato fermo per quasi un mese e nulla come l’inattività rallenta i riflessi. Io sono molto orgoglioso di te e sono certo che saprai onorare i tuoi compiti.”

“Non dubitate padre, non vi deluderò… Quanto tempo starete lontano da casa?”

“Due settimane o forse più.” Rispose inspirando fumo dalla sua pipa.

 

Quando Oscar lasciò lo studio del padre, tornò rapidamente in camera sua, rifugio sicuro dove nascondere i pensieri più intimi.

La sua mente correva già al futuro.

Due settimane da sola.

Con André.

Già le immaginava: si preannunciavano travolgenti e cariche di passione.

Non avrebbe sprecato quell’occasione.

 

Sentì bussare; era André che le portava la sua camicia. Lo accolse in silenzio con un sorriso enigmatico.

Gli allacciò le braccia al collo e lo baciò.

Dopo un breve momento, André si staccò da lei e notò il suo sguardo acceso da una sottile eccitazione.

“Sei euforica, lo vedo. Che è successo?” domandò, scrutandola curioso.

“Oh, nulla di straordinario, Andrè… - rispose con falsa indifferenza. - Mio padre parte tra due giorni e starà lontano un paio di settimane.”

“Davvero? - Il giovane le restituì uno sguardo complice e malizioso. - Meraviglioso!! Ho già una mezza idea di come passare il tempo. Un’ idea molto piacevole.”

“Sì, davvero piacevole… e nessuno ci disturberà.”

Risero e si baciarono di nuovo e finirono per cadere sul grande letto di Oscar.

Parlarono fino a tarda notte; per quella sera resistettero alla tentazione e ressero le buone intenzioni, ma per quanto ancora, non sapevano immaginare.

La loro resistenza si fiaccava col passare dei giorni.

Ma chissà…

Forse qualcuno sarebbe venuto a disturbarli.

 

 

Continua…

aggiornato in data 30/4/2013

 

 

 

   
 
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