4 –
Passione segreta
L’indomani
la corte di Versailles li attendeva come consuetudine.
Al
mattino, Oscar faticò non poco a camuffare un lieve imbarazzo, quando si
incontrarono nelle cucine del palazzo.
Entrambi
volevano essere disinvolti mentre si cercavano con gli sguardi, tentando di
apparire gli amici abituali che erano sempre stati fino alla sera precedente.
Non fu
affatto facile, ma per quanto le cose fossero cambiate in modo repentino, era
necessario evitare complicazioni inutili se non pericolose.
La
governante, la vecchia Nanny, donna sagace e attenta, stava preparando la
colazione per i due ragazzi, che consumavano insieme quasi ogni mattina,
praticamente dall’infanzia.
Seduti
uno di fronte all’altra, si scambiarono solo poche parole come d’abitudine.
“Buongiorno
Oscar, hai dormito bene?”
André
parlò puntando su di lei uno sguardo carico di promesse che sarebbe stato
difficile non notare.
E lei lo
notò e sentì un brivido poco famigliare correrle lungo la schiena.
“Benissimo
André… grazie. E tu?” e accompagnò la frase con un sorriso convincente, mentre
Nanny asciugava alcune stoviglie di rame, squadrando il nipote con cipiglio
severo e sospettoso.
“Io sì…
anche se mi sono addormentato molto tardi.”
“Ah, capisco.”
rispose molto semplicemente in tono tranquillo.
Era
rimasto sveglio a pensare a lei.
Anche
Oscar non aveva quasi chiuso occhio; aveva pensato molto a loro, a come
avrebbero dovuto comportarsi adesso, soprattutto in pubblico.
Prima,
non si sarebbe mai sognata di doversi preoccupare del suo contegno in società,
in relazione ad una vicenda di cuore.
Una
novità assoluta, per lei.
La
faccenda poteva esporla al pubblico ludibrio, di cui in realtà, non si era mai
curata.
Non ve
n’era mai stato motivo.
Fino ad
ora.
Le cose cambiano, si disse.
Doveva
ammettere che si sentiva un po’ sciocca; il ricordo della sera precedente era
ancora troppo fresco da sembrarle irreale, ma era così turbata e felice, da
aver paura che gli altri potessero cogliere sul suo viso le sue emozioni.
Si
chiedeva se sarebbe stata capace di abituarsi a questa eccitante felicità e
alla necessità di doverla nascondere.
Era così
nuova e intensa per lei: era come essere travolti da un’ ondata improvvisa che
per un attimo ti faceva mancare l’aria nei polmoni.
Era
essere trasportati in alto come se il cuore potesse volare.
Trovava
sorprendente la strana intensità che avvertiva in ogni fibra del suo giovane corpo,
l’urgenza di ogni minima cosa legata a lui: vederlo, parlargli, toccarlo e
desiderare di essere toccata.
E quel
malessere quasi fisico, se lui non c’era.
Dunque,
era quello l’amore?
In
realtà, non ne era certa.
Non ne
sapeva poi molto.
Ma la
sua mentalità militare tentava d’imporsi con il vizio di razionalizzare tutto.
A
Versailles le era capitato di osservare altre coppie di innamorati; ricordava
le sue sorelle maggiori sospirare trasognate per amori platonici e le aveva
sempre trovate ridicole.
Non le
pareva di riconoscere negli altri il suo stesso turbamento, come se per lei
fosse qualcosa di assolutamente unico.
Forse lo
era; una donna-soldato non poteva amare come le altre.
Come ama
una donna-soldato?
Più
intensamente? Più violentemente?
In
maniera più ruvida?
Era la
prima volta che metteva la donna davanti al soldato.
Sopra
ogni cosa, temeva la reazione irosa del padre se lo avesse scoperto; l’avrebbe
accusata di portare il disonore e la vergogna sulla famiglia. Possibile che il generale
non avesse mai preso in considerazione l’ipotesi che un giorno potesse
innamorarsi?
Mentre
lasciava che la sua mente vagasse distratta attraverso mille nuovi dubbi, Andrè
finì velocemente la sua colazione e per togliere entrambi dall’imbarazzo, pensò
di allontanarsi con una scusa.
“Vado a
sellare i cavalli. Vieni quando sei pronta, ti aspetto di sotto.”
“Va bene
André. Un momento e sono da te.”
Oscar
finì di vestirsi indossando la giubba della sua divisa.
Raggiunse
André e insieme si allontanarono silenziosi da palazzo, lungo la strada
serpeggiante tra il verde della campagna che portava alla reggia di Versailles.
Cavalcavano
fianco a fianco come sempre, ma Oscar a stento tratteneva il fremito che
l’agitava.
André
percepiva la sua ansia ed era preoccupato; gli appariva più emotiva del solito,
anche se faceva lo sforzo di nasconderlo.
Quando
furono abbastanza lontani dal palazzo da non essere visti, né sentiti, lei
bruscamente arrestò il cavallo e scese a terra, intimando ad André di fare
altrettanto. Lui obbedì.
Prese i
cavalli per le redini, guidandoli lontano dalla strada, per nascondersi tra la
boscaglia.
Avvertiva
la tensione fra loro.
Un po’
era spaventato.
Da lei,
dalla sua reazione.
Si stava
forse pentendo?
“Oscar, lo
so che è tutto nuovo e imprevisto per te, lo capisco. Se hai dei timori, puoi
parlarmene. Ti ascolto.”
Era
ferma di fronte a lui, le labbra stirate in una vaga smorfia che le dava un’
aria ansiosa.
“Sì, è
vero… Non ero preparata a tutto questo.”
“Sai, avevo
paura che mia nonna si accorgesse di qualcosa: stamattina mi lanciava delle
strane occhiate.”
“Già…
volevo parlarti proprio di questo.”
André si
accostò lentamente, sfiorandole una guancia, ma appena le labbra furono vicine
nessuno seppe trattenersi: si baciarono con la passione propria della loro età,
aggrappandosi uno all’altra.
Le
tenere curve nascoste sotto la divisa bianca premevano contro il petto del
giovane.
Rinnovarono
così, la promessa fatta la sera prima.
“André,
dobbiamo essere molto prudenti. Lo capisci vero?”
“Temi lo
scandalo, Oscar? O solo tuo padre?” le chiese continuando a tenerla fra le
braccia.
“Non è
lo scandalo che mi preoccupa, credo…Quella sarebbe solo una conseguenza… ma mio
padre… beh, un po’ si.”
Oscar
abbassò lo sguardo corrucciata, ma Andrè dolcemente le sollevò il viso.
“Non
farei mai niente che possa nuocerti, crearti dei problemi a corte e fuori. Sarà
il nostro segreto Oscar.”
“Soprattutto
mio padre, André, non dovrà mai saperlo. Neppure sospettarlo; non capirebbe, né
accetterebbe una cosa simile. Lui potrebbe… potrebbe allontanarti da me, forse
farti del male.”
“Non lo
saprà, Oscar. Né lui, né altri. Te lo giuro. Staremo attenti.”
Si
strinsero fremendo, come se quell’abbraccio dovesse scacciare le paure e
soddisfare la loro fame d’amore, per tutte le ore seguenti in cui non avrebbero
potuto nemmeno sfiorarsi.
Rimontarono
a cavallo e ripartirono verso Versailles.
Erano
solo all’inizio della loro storia e non immaginavano ancora quanto sarebbe
stato difficile portarla avanti, nascondere l’amore sul quel palcoscenico di
ipocrisie che era il loro mondo.
E non
erano solo i pettegolezzi dei nobili da temere, ma anche le chiacchiere della
servitù di palazzo che poteva scoprirli e magari denunciarli al generale, allo
scopo di trarne qualche vantaggio.
Di
giorno si abituarono a far finta di nulla, ma la sera appena restavano soli si
gettavano una tra le braccia dell’altro ed erano frenati solo dalla paura di
venir scoperti. E il rischio c’era, eccome.
Per
fortuna, la casa era grande e c’erano tanti posti in cui nascondersi: la
soffitta, le stanze abbandonate del palazzo dove nessuno andava mai, la
torretta centrale da cui si dominava la campagna circostante; una sera al
tramonto si erano rifugiati lì.
In quei
loro incontri, lei sapeva essere davvero appassionata e lui si sorprendeva di
scoprirla così viva e calda.
Il suo
slancio contrastava fortemente con la sua apparenza; chi avrebbe saputo
immaginarla così?
A volte,
André ne rideva con lei.
“Che
sorpresa desterebbe scoprire l’altra faccia del capitano Oscar. Rido se penso
alle facce che farebbero certi signori a corte, se ti vedessero così:
stenterebbero a riconoscerti.”
“Oh, hai
proprio ragione, André. Immagina Girodelle! Forse ti farebbe arrestare per salvare
il mio onore, e per completare l’opera mi chiederebbe in moglie.”
Commentò
ironica.
“Già… tu
ridi, ma lui potrebbe farlo sul serio… chiedere la tua mano, intendo… e tuo
padre potrebbe pure acconsentire, se mai cambiasse idea, un giorno.”
“Non
temere André: io non mi sposerò tanto presto e mai con il tenente Girodelle.”
“D’accordo
Oscar. Comunque se sapesse di noi, di certo gli verrebbe un colpo! Ma quello
che resterebbe più imbarazzato è il conte di Fersen: sarebbe ancor più confuso
sulla tua identità sessuale.”
Oscar
rise sommessamente, unendosi al suo scherno.
“Povero
Fersen. Non è cattivo, ma certe volte mi sembra proprio ridicolo e anche
piuttosto vanesio, soprattutto quando è al centro di attenzioni femminili.
Dev’essere un difetto degli uomini come lui.”
Ma a
palazzo c’era sempre un gran via vai di gente tra servitù, ospiti in visita e
naturalmente il generale e la moglie. Oscar tremava solo all’idea di come
avrebbe potuto reagire suo padre se avesse scoperto tutto.
Immaginava
le parole dure che le avrebbe rivolto; non poteva fare a meno di pensarci con
angoscia.
- Il mio erede, mia figlia
che si comporta come l’ultima delle sgualdrine! Ti sei concessa a un servo.
Dovrei uccidervi per salvare il prestigio della famiglia Jarjayes!
A
Versailles e nella società dei salotti parigini erano molte le storie del
genere finite male; gente caduta in disgrazia per colpa di scandali che
coinvolgevano persone di ceto diverso: nobili, plebei, addirittura alti
prelati; circoli viziosi che coinvolgevano tutti.
E tutti
erano ricattabili e corruttibili.
Certo,
il padre non l’avrebbe ricattata, ma fare del male ad André per lavare l’onta,
beh, quella era una possibilità neppure tanto remota.
Loro non
avevano ancora tutta la malizia e l’esperienza per evitare certe insidie, forse
neppure per intuirle, ma impararono presto cosa volesse dire calcolare ogni
rischio ed eventualmente cavarsi d’impaccio.
Impararono
cosa volesse dire fingere di essere ciò che non si è, e nel tempo scoprirono
che anche la menzogna è un arte che si affina con talento.
Capitò a
palazzo che furono incoscienti e poco accorti, rischiando di essere scoperti
dalla nonna di Andrè.
Fu
durante un allenamento con la spada; non era durato tanto.
Uno
scambio rapido di sguardi e senza dire una parola, avevano gettato le spade tra
l’erba e poi erano andati a nascondersi dietro alcune siepi in fondo al
giardino, e lì si erano abbandonati alle loro tenere effusioni con molto
slancio.
Erano
caduti sull’erba mentre André baciava Oscar ovunque; scendendo sul collo,
l’aveva liberata dalla seta del nodo della cravatta.
Lei lo
tratteneva per le spalle facendo correre le mani sulla schiena, eccitata dalla
situazione proibita, mentre lui tentava di riprendere fiato.
“Oh,
Oscar… Potrebbe arrivare qualcuno, non è prudente… mia nonna gira sul retro
armata di mestolo…” bisbigliava tra un bacio e l’altro, lanciando rapide
occhiate attorno.
“Non mi
dirai che hai paura… Se ci scopre le diremo che stavamo facendo la lotta
sull’erba…”
E lo
attirava a sé prendendolo per la nuca e scompigliandogli i capelli neri.
Sotto
quel dolce assalto, André dimenticava ogni cautela, e riprendeva a baciarla con
foga crescente.
Fu la
voce di sua nonna che lo chiamava a riportarli bruscamente alla realtà.
Si
staccarono velocemente guardandosi per un momento smarriti, poi riacquistando
un po’ di sangue freddo, Andrè si alzò in piedi e tentò di ricomporsi e
aggiustarsi i vestiti troppo sgualciti, mentre Oscar si toglieva un po’ di
foglie secche dai capelli scomposti.
La vecchia
continuava a chiamarlo e intanto si avvicinava al loro nascondiglio.
Andrè,
con presenza di spirito le si parò davanti.
“Nonna
sono qui! Mi cercavi?”
“Ma dove
ti eri cacciato? Oscar è con te? Ho trovato le vostre spade, pensavo fosse
successo qualcosa… Madamigella non è ferita vero?”
Fu Oscar
a intervenire.
“Non
preoccuparti, ci stavamo solo riposando dopo l’allenamento… ero un po’ stanca.”
Era una
buona attrice, senza dubbio.
“Certo
bambina, ti rubo questo scansafatiche per un po’; ho bisogno di due braccia
forti.”
Disse
col solito cipiglio fiero l’arzilla nonnina.
Anch’io ho bisogno di due
braccia forti, pensò
Oscar. Naturalmente non lo disse.
Il
giovane alzò le mani sconsolato, guardando verso l’amica che gli sorrideva
rassegnata, vagamente delusa dall’interruzione della loro piacevole parentesi
sull’erba.
A corte
erano molto più prudenti.
Oscar
aveva il vantaggio di una certa rigidità di carattere che le permetteva di
mascherare bene ogni turbamento, mentre lui da servo, passava inosservato restando vigile: due amanti
clandestini non avrebbero potuto essere più discreti.
Nessuno
avrebbe mai sospettato nulla e l’immagine pubblica di Oscar era quella che
tutti conoscevano; non c’erano sbavature di sorta nella vita del giovane
capitano delle Guardie Reali del Re di Francia, e guardia del corpo della
futura regina.
Senza
dubbio, l’interesse di tutti per il riservato capitano delle guardie di Palazzo
era sempre allerta ed erano tanti coloro che erano incuriositi dalla sua figura
ambigua.
Qualche
malignità era da mettere nel conto, ma Oscar era brava ad evitare di soddisfare
le loro fantasie.
Un
pomeriggio, Oscar dovette accompagnare la Delfina durante una delle sue
cavalcate attraverso il parco; Maria Antonietta aveva fatto progressi
nell’equitazione, ma era imperativo seguirla a breve distanza. O almeno essere
nei paraggi.
Nel
gruppo al seguito della principessa si era unito anche il conte di Fersen su
invito esplicito di Maria Antonietta.
Il conte
e la principessa si erano persi in una lunga e coinvolgente conversazione,
ignorando quasi del tutto Oscar e le altre persone del seguito, dame e
cavalieri. A Oscar non dispiaceva ogni tanto poter restare in disparte, sola
con i suoi pensieri. Era stata una giornata piacevole e tutte le volte che le era
capitato di incrociare lo sguardo di Andrè, aveva sorriso enigmatica pensando
al loro intrigante segreto: aspettava solo che arrivasse il momento in cui
finalmente sarebbero stati soli lontano da Versailles.
Col
tempo certe esigenze diventavano sempre più pressanti e la resistenza di
entrambi era messa a dura prova. Stavano attraversando il bosco di Venere,
quando Andrè le si era avvicinato accostando i loro cavalli, e con discrezione,
le aveva sussurrato qualcosa all’orecchio senza essere udito da altri.
“Spero
che potremo andarcene subito dopo aver accompagnato Sua Altezza…”
“Un po’
di pazienza, Andrè. Devo consegnare la Delfina alle cure di Madame Noailles,
prima di potermene andare…poi il mio compito per oggi sarà finito.”
“Bene,
non vedo l’ora. Queste giornate sembrano interminabili.” Commentò l’attendente.
Oscar trattenne un risolino divertito.
Nello
stesso momento Fersen le si avvicinò per parlarle.
“Madamigella,
avete l’aria di chi vorrebbe essere da tutt’altra parte. Se è lecito posso
chiedervi a cosa pensate?”
Oscar lo
guardò incerta; la famigliarità ormai acquisita, permetteva al conte di parlare
anche troppo liberamente, tanto che a volte le domande di Fersen la mettevano
in allarme.
Andrè
poco distante tendeva l’orecchio.
“A nulla
di importante, in realtà… ho solo voglia di andarmene a casa.”
“Credevo
che vi piacesse cavalcare… forse preferite attività e svaghi più d’intelletto.”
“Qualcosa
del genere…” tagliò corto Oscar, sperando di smorzare la curiosità del conte.
“Sapete,
vi ho osservato di recente; da un po’ di tempo ho notato qualcosa d’insolito in
voi.”
“Insolito
come??” chiese con un vago sospetto.
“Nel
vostro sguardo mi pare a volte di leggervi una luce diversa. Forse si tratta di
qualcosa che non avevo notato io all’inizio. I primi tempi che vi ho conosciuto
mi sembravate un’ altra persona, molto più rigida e severa, ecco.”
“Siamo
partiti col piede sbagliato fin dall’inizio conte; è per questo che vi apparivo
diversa. Ma sapete anche voi che le apparenze ingannano.”
“Avete
senz’altro ragione Oscar!” Disse in tono ilare, prima di tornare al fianco
della principessa.
Fersen
non le rivolse altre domande per tutto il resto della cavalcata, con buona pace
di Andrè che aveva udito ogni cosa.
Un’
abbondante mezzora dopo, lei e il suo attendente si erano lanciati al galoppo
lungo la strada che li riportava a casa.
Era
tardo pomeriggio e il sole era ancora alto nel cielo.
Giunti a
un bivio, decisero di cambiare direzione; si allontanarono parecchio dalla
strada che portava a palazzo Jarjayes. La allungarono di proposito.
In
realtà volevano assaporare il piacere di stare insieme, cavalcando solo per il
gusto di farlo, attraverso la campagna fino ai margini del fiume. Oscar guidò
il suo cavallo alla solita radura; ormai quello era diventato il loro rifugio,
il loro piccolo mondo segreto.
Passavano
in quel luogo gran parte dei loro pomeriggi all’ombra dei grandi alberi che
crescevano rigogliosi lì vicino, e che offrivano un riparo sicuro da occhi
indiscreti.
Quanti
baci e quante promesse erano state sussurrate tra l’erba alta che nascondeva i
loro corpi stretti e febbricitanti, timorosi e ardenti di poter superare quel
lieve imbarazzo, che stava cedendo sotto i colpi di una passione giovanile
sempre più difficile da frenare.
Lasciarono
i cavalli a pascolare liberamente.
Oscar
era rimasta in piedi a guardare l’acqua del fiume che scorreva placida e
brillava al riverbero della luce solare. Prima che potesse pensare a qualsiasi
cosa, si sentì afferrare le mani da André e si ritrovò a fissare i suoi occhi
verdi e maliziosi.
“Hai
voglia di fare una nuotata nel fiume, Oscar?” e prima che lei avesse il tempo
di reagire, si era già tolto la giacca e il panciotto, scarpe e calzini.
Arrossì
lievemente quando lo vide sfilarsi rapidamente anche la camicia e lanciarsi
verso l’acqua sollevando spruzzi attorno a sé. Fece due bracciate, poi si girò
verso di lei per chiamarla. Oscar era ancora ferma e immobile sulla riva, ma
con un’ espressione di assoluta sorpresa dipinta in volto. Aveva avuto una fugace
visione del suo torace nudo e ora gli occhi le brillavano di emozione mentre i
palpiti del cuore acceleravano.
Sudava.
Il sole
era davvero cocente in quel tardo pomeriggio. Sentiva le gocce di sudore
scorrere sulla pelle accaldata sotto l’uniforme. Fu davvero tentata di imitare
il suo amico, tuffarsi per bearsi del fresco dell’acqua, ma era un po’ restia a
spogliarsi.
André la
invitò ancora.
“Dai
Oscar, si sta benissimo!”
Finalmente
anche lei si decise; tolse la giacca dell’uniforme e gli stivali e li abbandonò
sull’erba vicino ai vestiti di André.
Liberarsi
dei vestiti in quella calura era un vero sollievo, come respirare a pieni
polmoni aria nuova.
Entrò
piano nell’acqua a piedi nudi e lasciò che il liquido fresco le lambisse
lentamente le gambe, la vita e il busto fino alle spalle.
“Hai
ragione, con questo caldo ci voleva.” Sorrise.
Nuotò
fino ad André e si aggrappò a lui e sotto le sue mani avvertì il contatto
fresco della sua pelle, mentre ne ammirava la muscolatura forte e ben
sviluppata delle spalle che uscivano dall’acqua. Andrè l’ avvolse piano a sé e
la baciò mentre con le mani sott’acqua le stringeva la vita e avvertiva il
tessuto sottile della camicia che ancora la ricopriva, e che bagnandosi era
diventato semitrasparente. Poteva intuire abbastanza chiaramente le sue forme e
avrebbe voluto che fosse nuda almeno quanto lui.
E anche
lei si ritrovò ad avere lo stesso desiderio; si premeva contro il suo corpo e
intanto, lasciava correre le sue mani sulla pelle nuda della schiena e del petto,
sentendosi elettrizzata da quel contatto.
E i baci
diventavano sempre più famelici e il respiro sempre più corto.
Giocarono
così tra una nuotata e l’altra, inseguendosi e divincolandosi nell’acqua,
lasciando crescere l’eccitazione fino allo spasimo, sfiorandosi e ritraendosi
come in un duello a singolar tenzone. Un duello di corpi prolungato e teso allo
sfinimento, dove ognuno cercava di far arrendere l’altro.
“Non è
leale Oscar… io sono seminudo…” la voce di Andrè era un sussurro ammaliante.
“Non ti
preoccupare; non mi dà fastidio, anzi, lo apprezzo molto…” rispose deliziata.
Poi
André diventò più audace e infilò le mani sotto la camicia a sfiorarle
delicatamente la pelle; Oscar sussultò brevemente e chiuse gli occhi con un
gemito soffocato. Sentì la sua mano calda posarsi sul seno e restare lì, ferma,
mentre lui scendeva con la bocca nell’incavo del collo. Poi sentì la sua voce
roca che le parlava.
“Questa
non ti serve – le disse, afferrando un lembo di tessuto bianco. - Perché non la
togli, Oscar… e resti senza?”
Lei non
rispose subito, restò ferma ad ascoltare il suo cuore che esplodeva impazzito.
“Ma…
potrebbe passare qualcuno… se ci vedono?”
“Non ci
vedrà nessuno… siamo solo noi.” e riprese a baciarla con voluttà mentre piano
le scioglieva i lacci della camicia.
Allora
lei emise un sospiro più forte, come una resa incondizionata.
“Oh, era
questo che volevi, vero? Per questo sei entrato in acqua?”
“Sì. Ti
prego Oscar, lo desidero così tanto… sono giorni che ci sto pensando e tu non
mi rendi le cose facili.”
Andrè
non smetteva di provocarla e Oscar sentiva la sua debole resistenza scivolare
via.
“Oh, sì…
tutto quello che vuoi.” fu l’unico debole suono che riuscì a emettere, prima di
girarsi, dandogli la schiena, togliersi la camicia e lanciarla verso la riva.
Lei non si voltò subito, lottando tra la vergogna di mostrarsi così e la voglia
di avvinghiarsi al suo corpo.
Il
respirò di André si fermò e lui restò incantato a guardare la linea aggraziata
delle spalle e delle braccia che si movevano lievi.
Temerario
si avvicinò lentamente, posandole le mani sulle spalle nude, poi sfiorò la
pelle del collo con le labbra e scese lungo la linea della spalla, insistendo
dolcemente quando lei si abbandonava a una reazione estatica, buttando la testa
all’indietro.
Sotto
l’acqua, le mani del giovane correvano sul suo corpo in carezze rapaci che
avrebbero voluto molto di più.
Vinta,
finalmente Oscar si girò verso di lui e lo baciò sulle labbra vorace, mentre
lui la stringeva scatenando lunghi brividi sulla sua schiena.
Lo
abbracciò con impeto e i baci riaccesero la loro passione bruciante e la pelle
si infuocava alle carezze nascoste sotto l’acqua.
Il
desiderio si fece incontenibile; uscirono dal fiume per sdraiarsi sulla riva,
dove Andrè poté ammirarla in tutta la sua bellezza, e lei si sentì
piacevolmente indecente e un po’ impudica mentre lo lasciava fare, senza aver
alcun desiderio di fermarlo.
Si
concentrò solo sulle sue mani grandi e forti e sull’esaltazione che le davano,
mentre correvano in ogni anfratto del suo corpo e scoprivano ogni tenera
sporgenza. E lei osava fare altrettanto.
E mentre
si perdevano a scoprirsi in carezze sempre più languide, il cielo si tingeva di
lingue di fuoco rossastro e il sole bruciava le ultime nuvole in sfumature
violacee.
E loro
bruciarono insieme a quel cielo serale per molto tempo ancora.
*****
La luce
crepuscolare scendeva sul paesaggio attorno a loro, dando una tenue sfumatura
di grigio alle foglie verdi mosse dalla lieve brezza che si agitava nell’aria.
Il fiume
che aveva lambito i loro corpi scorreva tranquillo, come i loro cuori che
avevano ormai rallentato la loro corsa.
Erano sdraiati
sull’erba, nascosti sotto gli alberi, uno di fianco all’altro. Si tenevano per
mano.
Oscar
era calma e rilassata; si era coperta con la camicia di André e lui era rimasto
a torso nudo, un braccio incrociato sotto la testa.
Ogni
tanto volgeva lo sguardo verso di lei; teneva gli occhi chiusi e sembrava che
dormisse.
“Oscar,
sei sveglia?”
Lei
lasciò passare qualche minuto.
“Sì,
Andrè…”
“Dovremmo
rientrare a palazzo, prima che faccia completamente buio.”
“La mia
camicia è ancora umida… se tua nonna se ne accorge…” lo guardò.
“La
lasceremo nelle scuderie, te la riporterò in camera più tardi.”
“Buona
idea, sei più scaltro di me… Sai, oggi Fersen mi ha fatto delle strane
domande.”
“Ho
sentito; credi che sospetti qualcosa?” Il ragazzo si era steso su un fianco e
sosteneva la testa con la mano.
“No, non
penso, voleva solo catturare la mia attenzione, credo. Ma dobbiamo stare
attenti; non si sa mai.”
André si
perdeva ad osservarla; ricordava ogni dettaglio del suo corpo splendido che
aveva tenuto tra le braccia poco prima.
Ricordava
il desiderio prepotente da cui era stato preso, e aveva sentito lo stesso
fremito attraversare lei. Non si era ancora donata completamente, ma erano
andati molto vicino. Sarebbe potuto accadere anche lì, sull’erba e nell’acqua
l’aveva sentita circondarlo ai fianchi con le gambe.
La
voleva sempre di più ormai.
Le
accarezzò un braccio e lei sorrise.
“Sei
bellissima, amore mio…”
Oscar
con un dito seguì il contorno dei suoi pettorali, sembrava pensierosa.
“André,
ho bisogno di sapere una cosa.”
I suoi
occhi azzurri luccicavano e lui restò in attesa.
“Quello
che abbiamo fatto oggi… il modo in cui mi hai toccata… sembravi così… esperto.”
“Vuoi
sapere se ho avuto altre donne?”
“È
successo?”
“No, te
lo posso giurare. Ma io ti voglio, Oscar… tanto. Sto facendo uno sforzo enorme
per trattenermi.” La voce di Andrè era un sussurro roco.
Oscar lo
sapeva, lo capiva tutte le volte che Andrè la toccava e anche lei era stata
vicino a perdere il controllo oggi.
Lo
voleva anche lei e se non era ancora successo era solo perché non si era
presentata ancora l’occasione più propizia; c’erano sempre troppe persone
attorno a loro. Ma sentiva che era solo questione di tempo; attendeva quel
momento con trepidazione crescente.
“Anch’io
ti voglio Andrè; vorrei che quel momento fosse perfetto, senza che tua nonna
venga a interromperci sul più bello…”
C’era un
velo di sarcasmo nella sua voce, Andrè le sorrise e le diede un bacio in
fronte.
Alcuni
minuti dopo si rivestirono e tornarono verso il palazzo. Oscar era nuda sotto
la giacca della sua uniforme e la cosa accendeva la fantasia del suo giovane
compagno. Era quasi buio quando furono davanti ai cancelli della dimora.
Nelle
scuderie nascosero sotto la paglia la camicia di Oscar, prima di allontanarsi
tranquillamente verso la casa.
*****
Quella
sera il generale Jarhayes fece chiamare
suo figlio nel suo studio.
“Mi
volevate parlare padre?”
“Sì,
Oscar. Tra due giorni sarò al confine col mio reggimento, in missione per conto
del sovrano. Mi raccomando, il tuo compito principale è quello di proteggere la
principessa Maria Antonietta, non perderla mai di vista. Allenati costantemente
con la spada; sei stato fermo per quasi un mese e nulla come l’inattività
rallenta i riflessi. Io sono molto orgoglioso di te e sono certo che saprai
onorare i tuoi compiti.”
“Non
dubitate padre, non vi deluderò… Quanto tempo starete lontano da casa?”
“Due
settimane o forse più.” Rispose inspirando fumo dalla sua pipa.
Quando
Oscar lasciò lo studio del padre, tornò rapidamente in camera sua, rifugio
sicuro dove nascondere i pensieri più intimi.
La sua
mente correva già al futuro.
Due
settimane da sola.
Con André.
Già le
immaginava: si preannunciavano travolgenti e cariche di passione.
Non
avrebbe sprecato quell’occasione.
Sentì
bussare; era André che le portava la sua camicia. Lo accolse in silenzio con un
sorriso enigmatico.
Gli
allacciò le braccia al collo e lo baciò.
Dopo un
breve momento, André si staccò da lei e notò il suo sguardo acceso da una
sottile eccitazione.
“Sei
euforica, lo vedo. Che è successo?” domandò, scrutandola curioso.
“Oh,
nulla di straordinario, Andrè… - rispose con falsa indifferenza. - Mio padre parte
tra due giorni e starà lontano un paio di settimane.”
“Davvero?
- Il giovane le restituì uno sguardo complice e malizioso. - Meraviglioso!! Ho
già una mezza idea di come passare il tempo. Un’ idea molto piacevole.”
“Sì, davvero
piacevole… e nessuno ci disturberà.”
Risero e
si baciarono di nuovo e finirono per cadere sul grande letto di Oscar.
Parlarono
fino a tarda notte; per quella sera resistettero alla tentazione e ressero le buone intenzioni, ma
per quanto ancora, non sapevano immaginare.
La loro
resistenza si fiaccava col passare dei giorni.
Ma chissà…
Forse
qualcuno sarebbe venuto a disturbarli.
Continua…