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Autore: Hell Storm    03/11/2019    0 recensioni
Da bambina papà mi diceva che dove c'era la luce, c'era la vita, la speranza ... e il pericolo. Solo nel 2077 mi fu ben chiaro il vero significato di quelle parole, quando le bombe caddero e il mondo bruciò. Io e altri miei commilitoni ci salvammo nascondendoci fra le mura della nostra base, ma quando uscimmo alla luce, il nostro mondo non c'era più. Rimasti soli e a guardia di uno dei più grandi tesori prebellici della storia, decidemmo di fondare il primo insediamento della Zona Contaminata. Un faro di speranza in un oceano di morte e buio che avrebbe attirato altri superstiti in cerca di aiuto e di conseguenza anche intere legioni di mostri nati dalle radiazioni e predoni senza scrupoli.
Io sono il sorvegliante Rocket Earp. Noi siamo i fondatori di Beacon City. La Zona Contaminata è il nostro mondo. E questa ... è la nostra storia.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Epilogo

Qualche tempo dopo.

 

 

03/02/2288 D.C.

 

Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure/Oklahoma

Contea di Cimarron/Beacon City/Cimitero

Ore 17:52

 

36°41’43.5”N 102°22’41.2”O

 

Duecentodieci anni. Un’eternità per un semplice mortale. E lo stesso per una leggenda vivente.

Me ne stavo li. Seduta sopra il mio solito masso a contemplare il panorama. Dalla cima della collina artificiale adibita a cimitero di Beacon City, si poteva ammirare il lavoro di anni passati a sopravvivere in quel mondo post bellico.

Beacon City era fiorita. Nel raggio di quattro miglia dalla cupola del P2, la città era stata ampliata. Campi coltivati, edifici pubblici, case e attività commerciali avevano trasformato la nostra casa in un vero paradiso. Un oasi nel nulla della Zona Contaminata. Il P2 era stato convertito in contro operativo e impianto di produzione industriale. Ora ospitava soltanto i laboratori, il quartier generale, la produzione di energia, gli alloggi supplementari per le crisi e naturalmente i depositi che ci avevano dato un’enorme vantaggio per la ricostruzione post bellica. Da non sottovalutare erano anche le nostre fabbriche sotterrane, senza le quali molto probabilmente Beacon City non avrebbe raggiunto la sua prosperità multi settoriale.

La Brooks&Rodriguez, fornitrice ufficiale di esotute per l’esercito di Beacon City, era un perfetto esempio di azienda a conduzione famigliare nel sottosuolo. I suoi prodotti avevano dato un bel vantaggio alle nostre truppe in ogni singola operazione. Lo stesso giorno in cui l’azienda venne fondata, Nick e Trinity si sposarono.

La terra e la roccia scavata per ampliare il bunker erano state usate per formare la collinetta sulla quale mi trovavo e coprire la cupola del P2. La prima sugli ottanta metri e la seconda sui centodieci.

Su quella del P2 avevo costruito la mia casa. Una villetta non troppo vistosa fatta su misura per me. Oltre a celebrarvi feste da sballo la mia casa fungeva da punto di osservazione per il quartier generale e collocazione più favorevole per il RAD-SHIELD. O come molti avevano iniziato a chiamarlo all’inizio del ventiduesimo secolo, il Faro. La posizione permetteva a molte anime sperdute di intravederne il bagliore azzurro lucente a molte più miglia rispetto ai primi anni.

In oltre Doc e i suoi scienziati erano riusciti a miglioralo, ampliandone il campo, la resistenza e dandogli qualche abilità in più. Come il Raccoglitore Atmosferico, che attirava su di noi le poche nuvole portate dai venti sul deserto. Questo toglieva la pioggia ai territori circostanti, ma tanto gli unici nei paraggi eravamo noi.

Altro miglioramento fondamentale per la nostra sopravvivenza era stato il Bagliore. Uno dei primi miglioramenti apportati da Doc. Sfruttando lo stesso principio degli Stealth Boy, lo scudo del Faro rifletteva la luce impedendoci di essere visti da satelliti con fotocamere da spionaggio orbitale ancora in funzione e osservatori oltre i milleduecento metri dalle mura. L’unica cosa che si riusciva a vedere da lontano, attraverso una sottile sezione di scudo non schermata dal Bagliore, era la luce del Faro, che per ovvie ragioni doveva restare visibile. Senza tale miglioramento, mezzo continente sarebbe già venuto a farci visita e ad esigere le nostre risorse. Solo le più grandi fazioni della Zona Contaminata erano riuscite a trovarci dopo sistematiche ricerche. E anche se alla fine erano state tutte sconfitte, il rischio di rivelare a tutti la nostra esistenza era ancora un rischio troppo grande.

Il cimitero sulla seconda collina era stato fin da subito riservato agli eroi di guerra e ai cittadini onorari. La scarsa disponibilità di spazio era forse il nostro unico punto debole. Chi voleva poteva pagare una grossa somma per farsi seppellire sulla collina, altrimenti optare per la cremazione o la sepoltura nella Zona Contaminata. Nei pressi della cima si trovavano le tombe di tutti i combattenti dell’epica Battaglia per l’Oklahoma. Più quelle di coloro che il posto sulla cima se l’erano guadagnato combattendo nei giorni precedenti e sopravvivendo a quella lunga notte. Rita. Grant. Wright. Lopez. Zoe. Anson. Gordon. Gaagii. Yazhi. Tokala. Maria. Il piccolo Willy. Suo fratello Carl. Earl. Baatar. Amelia. Tony. Bud. Doc. Trinity. Nick. Il tempo alla fine se li era presi tutti. Della cara vecchia generazione, con me erano rimasti Karugh, Atom, Zack e Isaac.

Di tanto in tanto andavo a trovare la mia cara vecchia squadra con Atom. Ovviamente passavo anche dai miei genitori. Avevo fatto spostare la bara di mia madre la su, e sulla lapide avevo fatto incidere anche il nome di mio padre. Anche a distanza di secoli, non avevo smesso di sentirli vicini.

Karugh trascorreva buona parte della sua giornata su quella collina. Molto sole e poco chiasso. I cittadini si erano abituati alla sua presenza. Atom invece era diventato la mia ombra. E ogni volta che andavamo a far visita al leggendario supereroe di Beacon City, il cybercane amava sdraiarsi sulla sua tomba. Gli anni passavano, ma il meccanico non aveva ancora smesso di mancargli. E non solo a lui.

Un insolito mugolio di Atom mi richiamò dai miei pensieri.

-Che ti prende bello?- Gli chiesi.

Il cane si era messo a guardare verso sud tenendo le sue orecchie di metallo puntate all'orizzonte. In un primo momento avevo pensato ad un animale tra l’erba della collina. Magari un topo della Zona Contaminata era riuscito a superare la dogana. Oppure un discendente del mio piccolo Ruffled si era messo a giocare nell’erba. Dalle nostre parti i gatti erano più comuni dei cani.

Poi però anche Karugh emise un breve ruggito alzandosi dal suo giaciglio per guardare nella stessa direzione.

-Red?- Mi chiamò Nelson per radio.

-Ti sento.- Gli risposi continuando ad esaminare il paesaggio a sud.

-Mezzi non identificati in avvicinamento.-

-Da sud?-

-Si. Come fai a saperlo?-

-Intuito femminile. Nulla da Oklahoma City?-

Oklahoma City era passata da metropoli infernale a città di frontiera in soli dieci anni. Era bastato supportare il sindaco Nolan, eletto democraticamente per due secoli di fila, con aiuti umanitari e una disinfestazione completa della città dai radbat. In cambio della grazia e del nostro aiuto nei momenti di difficoltà, i disertori dell’Orda e i loro discendenti ci avevano tenuti sempre aggiornati sulla situazione ad est. In più, tutti i razziatori e gli esploratori di altre grandi fazioni, giunti in città per dissetarsi prima di rimettersi alla ricerca della leggendaria Beacon City, venivano ingannati e spinti su false piste per ridurre il rischio di ritrovarceli alle porte di casa.

-Quelli di Oklahoma City hanno mandato l’ultima segnalazione un mese fa. Solo un gruppo di prospettori con dei mercenari tornati subito indietro. Devono venire dal Texas o dai territori della RNC. Da qui però non vediamo stemmi o simboli.-

-Sveglia la città allora. Siamo a DEFCON 3.-

Seguendo il sentiero mi diressi al forte con Atom e Karugh. Fort Beacon era il centro di Beacon City. Solo ai militari o ai civili con lascia passare era permesso accedervi. E a Karugh ovviamente.

Dopo la sconfitta dell’Orda, i sopravvissuti del branco si erano stabiliti permanentemente da noi. Esatto. Beacon City era forse l’unico insediamento della Zona Contaminata in cui deathclaw e umani vivano in pace e armonia. Fatta eccezione per un paio di incidenti nel corso della nostra storia. La perdita di Naalnish era stata un duro colpo per Karugh e la nostra convivenza. Ma il fratello maggiore funzionò da perfetto deterrente per i suoi simili. Essendo nato con una maggior consapevolezza rispetto agli esemplari selvaggi e al tempo stesso restando una creatura molto dominante, ogni volta che un maschio in fase puberale diventava troppo violento o una femmina violava il controllo delle nascite, lui esiliava il soggetto ancor prima che qualcuno si facesse male o che il negozio di alimentari venisse assalito da una mandria di piccole lucertole. Oltre al maschio alfa, a mantenere salda la convivenza, c’erano anche i cavalieri. Soldati che nella vita quotidiana e in battaglia affiancavano i deathclaw dandogli indicazioni tramite fischi e gesti. Solo l’Enclave era riuscita in passato ad ottenere un simile risultato.

Beacon City non ospitava solo i discendenti della prima generazione di Fondatori, ma anche tutti coloro che vagando per la Zona Contaminata cercando di sopravvivere, o che invece erano andati proprio alla ricerca del leggendario insediamento di eroici guerrieri nascosto nel deserto, avevano trovato Beacon City e superato il Test per la Cittadinanza. Principalmente i secondi dato che in pochi osavano sfidare il territorio selvaggio e desolato in cui noi vivevamo. Beacon City? La città del Faro? Nel bel mezzo del nulla, e quasi certamente solo una leggenda. Così i più scettici dicevano.

Per distinguerli dagli abitanti nati in città, i Fondatori giunti da fuori le mura venivano chiamati Avventurieri. Tra di loro c’erano ghoul, ex predoni, mercenari dall’animo nobile, unità robotiche senzienti, abitanti dei vault e tanti altri. Molti di loro erano anche più pericolosi della media dei nostri soldati. Merito delle loro abilità e dell’esperienza accumulata vagando per la Zona Contaminata. Ciò li rendeva delle unità versatili ed efficienti.

-Che si dice Red?-

Zeus era uno di questi. Il super mutante era giunto alla nostre porte circa un secolo fa. Dopo la disfatta del Maestro, un altro orrore delle radiazioni, il suo esercito di super mutanti si era diviso in vari gruppi. Uno di questi raggiunse Beacon City nel duemilacentosettantasei, dando così il via all’Attacco dei Figli del Maestro. Una versione minore e molto meno cruenta dell’assedio condotto dall’Orda di Woden.

Zeus era arrivato poco dopo. Senza amici, ricordi, identità e alla ricerca di uno scopo. A differenza di molti suoi simili era un essere socievole, intelligente e specialmente di buon cuore. Lui fu il primo super mutante ad unirsi a noi, e il primo ad indossare la stella da vice sceriffo.

-Hai sentito. DEFCON 3.-

-Scommetto venti tappi che si tratta di semplici commercianti.- Disse Zeus indossando il suo enorme elmetto fatto su misura.

-Venti tappi per semplici commercianti? Andata.-

Passando per il forte non potemmo fare a meno di vedere il monumento del Mastino. L’armatura di Baker era stata riparata e posta su un blocco di marmo con una targa commemorativa.

-Fare la cosa giusta.-

Quelle poche parole erano divenute il motto di ogni giovane cadetto. In oltre l’armatura era stata segretamente rimessa in funzione. In caso di bisogno chiunque avrebbe potuto farne uso per difendere la nostra casa.

Al vecchio Gate1 incontrammo Ethan e Disertore.

Ethan era un ghoul. Prima di arrivare da noi faceva il mercenario. Dopo il solito test ed esserci assicurati che alle orecchie dei nostri agenti sparsi per la Zona Contaminata non fosse giunta voce di un suo crimine, divenne uno dei nostri migliori combattenti.

Disertore … beh lui era un disertore. Eliot Galen Walker era nato e cresciuto nella RNC. A seguito di un qualche errore da parte del suo plotone, in cui diversi civili avevano perso la vita, Eliot aveva abbandonato la Repubblica della Nuova California in cerca di redenzione. Dopo aver vagato per giorni nel deserto venne raccattato mezzo morto da una delle nostre pattuglie. Superato anche lui il Test entrò a far parte dei Fondatori. Non era il soldato più pericoloso, ma il deserto non era riuscito ad ucciderlo. E altra cosa importante, dare un'opportunità a quelli come lui era tra i fondamenti più importanti della nostra comunità.

-Si torna in azione?- Mi chiese Disertore.

-Zeus dice che sono commercianti.- Dissi loro indicando il sud.

-Non sarebbe la prima volta che una carovana arriva fin qui.- Fece notare Zeus. -Venti tappi per entrare.-

-A quanto sta il denarius oggi?- Domandò Disertore controllando la sua carabina.

-Cinque tappi mi pare.- Gli rispose Ethan mettendo una banconota RNC nella sacca di Zeus.

Il nuovo Gate1 si trovava alla fine di Soon Boulevard. La strada che separava Boise District e Little Vegas. Durante il primo ampliamento di Beacon City, il vecchio centro di Boise era stato ripulito dalle radiazioni e i suoi edifici restaurati. L’ufficio governativo della contea era divenuto un museo. Certo non aveva i reperti storici degli Archivi Nazionali a Washington D.C., ma qualche bella reliquia prebellica eravamo riuscita a portarcela a casa. Inoltre c’era anche l’ala riservata alla nostra storia. La nascita di Beacon City. Le battaglie. Le scoperte. Tutto era sempre stato accuratamente archiviato. In oltre lo stile prebellico della zona dava a Beacon City quel tocco di vecchia nostalgia che nessun altro insediamento nella Zona Contaminata era riuscito a ricreare.

Little Vegas, ad est di Boise District, era stato l’ultimo settore ad essere edificato. Centro di intrattenimento e scambio commerciale principale della comunità. Con tanto di borsa per gli aggiornamenti sul mercato nazionale. Tutte le più grandi festività si svolgevano li, e guarda caso i tecnici comunali stavano finendo di allestire le decorazioni per l’Anniversario della Battaglia per l’Oklahoma.

Gli altri due distretti nella zona nord erano Eureka e Green Valley. Il primo era il “quartiere del futuro”, dove i seguaci del Dr Spectrum avevano aiutato lo scienziato a creare l’ultimo sogno più ambizioso della sua vita. Un college accessibile a tutti con scuole per tutte l’età, centri di studio, un teatro, una biblioteca e ovviamente la nuova sede della University of Beacon City. Oltre a tutto questo il quartiere di Eureka ospitava anche la piattaforma di lancio per i razzi con i quali i Fondatori avevano potuto esplorare il sistema solare e aggiudicarsi la riconquista dello spazio. Un vantaggio da non sottovalutare in un mondo che stava rinascendo.

Green Valley fu il secondo settore ad essere ampliato. L’area che si estendeva dal confine nord di Boise District fino a quello ovest di Eureka, era stata riservata alle piantagioni e agli allevamenti. Li vivevano gli ultimi esemplari di piante e animali non mutati sul suolo americano. Cose come mucche ad una testa e galline piumate non le trovavi da nessun’altra parte. E cosa altrettanto importante, tutto il cibo in eccesso veniva portato dai vertibird dove carestie e siccità mettevano in pericoli coloni e sopravvissuti estranei alla nostra comunità. Un bel modo per aiutare chi ne aveva bisogno senza mettere a rischio la città.

In più, sempre sotto consiglio del Dr Spectrum, un quinto di quella che dopo sarebbe stata Eureka, venne adibito a giardino zoologico, dove le famiglie e i ricercatori potevano osservare le creature della Zona Contaminata in completa sicurezza. Esclusi ovviamente i deathclaw e gli esseri umani mutati, quel posto era diventato un vero centro faunistico all’avanguardia.

Lungo la strada per il Gate1 passammo davanti al municipio, eretto a margine di Boise District. Qualche hanno dopo la caduta dell’Orda l’amministrazione aveva deciso di indire le prime elezioni democratiche per eleggere il sindaco di Beacon City. Con il settanta percento dei voti a favore, Bud Hunt divenne il nostro primo sindaco. Dopo il sesto incarico consecutivo si dimise per godersi il pensionamento. Ancora oggi, si pensa che sia stato il migliore sindaco e capo tribù della nostra storia.

Poco più avanti vi era l'incrocio dove con molta probabilità avremmo incontrato un altro membro della nostra squadra. Nel raggiungerlo trovammo un po di traffico. Complice il sovraffollamento della zona e il bramino da trasporto di un civile imbizzarritosi dopo aver visto un deathclaw arrivare dalla corsia opposta. Se il cavaliere in sua compagnia non l’avesse convinto a tornare indietro, il bovino a due teste si sarebbe fatto venire un colpo in mezzo alla strada. Da quando i bramini erano stati integrati come mezzi per il trasporto merci locale, casi come quello erano all’ordine del giorno.

Come previsto Kora ci stava attendendo all’incrocio tra la Soon Bulevard e Eden Alley. Più precisamente seduta sul monumento ai caduti, contravvenendo al nostro codice civile.

Ai suoi tempi Kora Killer Koster era la schiava guerriera di uno tra i più grandi schiavisti della East Coast, le cui gesta erano giunte alle orecchie dei nostri agenti. Ricevuto il benservito dal leader di Nuka-World, divenuto negli ultimi anni uno dei più grandi covi di predoni, lo schiavista perse il controllo della sua banda, e Kora ne approfittò per fuggire. Attraversato mezzo continente finì con lo sbattere contro le mura nordest. Nel vero senso della parola. Era ubriaca.

Data la sua buona volontà di ricominciare dalla parte dei buoni e le sue conoscenze ben radicate nel mondo dei predoni della East Coast, decidemmo di accoglierla e offrirle una chance. Salvo per qualche caso di ubriachezza molesta e una rissa al Corner of Boston la sua presenza divenne ben accetta a tutti.

-La sentite questa puzza?- Ci chiese scendendo dal monumento per accarezzare Atom.

-Sta arrivando qualcuno da sud.- Disse Zeus.

-Parlavo di Disertore.-

-Vaffanculo!- Gli rispose l’ex RNC.

-Le probabilità di una nostra sconfitta sono in ogni caso molto scarse.- Affermò Tiresia arrivando da Eden Alley.

M7-38 era un sintetico di seconda generazione del famigerato Istituto. Arrivato anche lui dal Massachusetts in seguito ad un malfunzionamento del suo sistema di tracciamento globale. Lui però arrivò nel duemiladuecentoquarantatré. Fu solo grazie a Doc se non venne smontato per un’esame tecnico. In tre anni di studi il Dr Spectrum ottenne molte più informazioni sull’Istituto di quante i nostri pochi agenti nel Commonwealth del New England avrebbero ottenuto in trent’anni. Compresa la vera natura della maggior parte dei corvi che negli ultimi anni avevano popolato la Zona Contaminata. Il reparto di spionaggio dell’Istituto aveva usato quelle piccole spie biomeccaniche volanti per spiare noi e tanti altri insediamenti per anni. Fortunatamente l’intervento di Doc ci permise di sbarazzarcene e di impedire l'infiltrazione di ben cinque sintetici di terza generazione nel duemiladuecentosessantuno.

In oltre, lo scienziato riuscì a trasformare M7-38 nella cosa più simile ad un essere umano. Dopo l’installazione di un upgrade all’avanguardia, li insegnò tutto ciò che sapeva. Fisica, chimica, ingegneria, biologia, combattimento e ovviamente a vivere. Poco prima che la sua energia si esaurisse, Doc gli fece dono della sua ultima creazione. Un microprocessore talmente all'avanguardia da risolvere le equazioni più complesse, prevedere molteplici scenari futuri ed aiutarci a contrastare ogni possibile minaccia. Fu così che M7-38 scelse di diventare Tiresia. La cosa di più simile ad un amato figlio che Doc ebbe dalla vita.

-Per me sono commercianti.-

-Le probabilità a tuo favore Zeus sono del quarantadue virgola sette per cento.- Gli rispose Tiresia un secondo prima che l’allarme di DEFCON 2 iniziasse a suonare.

-A tutte le unità.- Annunciò Nelson per radio. -Il convoglio in avvicinamento da sud ha anche dei blindati. Passiamo a DEFCON 2.-

-Ora le probabilità a tuo favore Zeus sono del diciannove virgola tre per cento.- Si corresse Tiresia.

-Muoviamoci Vault.- Ordinai.

L’allarme non aveva causato il panico generale. L’unico mutamento visibile fu lo scambio di opinioni sulla causa di quel raro evento tra i civili e il dispiegamento di alcune delle nostre truppe.

Prima di raggiungere il Gate1 dovetti fare una fermata alla House of War per recuperare il mio pilota. La House of War era l’esposizione bellica interattiva ideata, costruita e gestita da Isaac. I migliori cadetti dei Fondatori ci avevano passato intere giornate a studiare diapositive e registri di battaglie di tutte le epoche storiche. Dalle più antiche fino a quelle più recenti. Come la famosa Battaglia per l'Oklahoma, narrata per decenni negli angoli più remoti del deserto radioattivo. La Disfatta dell’Enclave, conclusasi con la morte di centinaia di soldati fedeli al presidente Eden. L’Attacco dei Figli del Maestro, con la quale la sabbia del deserto venne macchiata dal sangue di centinaia di super mutanti. L’Assalto della Legione di Caesar, svanita nel nulla insieme al sogno del suo leader di annientare la Città del Faro. L’Invasione degli Zetani, fermata dall’impavida aviazione dei Fondatori. La fallita Infiltrazione dell'Istituto, sventata solamente grazie a Tiresia. La Ritirata della RNC, causata dal fallito summit di pace tra noi e il governo nascente. Tutte battaglie terminate con la nostra vittoria e la disfatta totale degli invasori di turno. Gli unici ad essere tornati a casa vivi erano stati gli emissari della RNC. Loro furono abbastanza furbi da non sottovalutare la nostra potenza di fuoco. E abbastanza orgogliosi da tenere segreta la nostra esistenza pur di nascondere il loro fallimento.

Arrivata all’entrata feci segno agli altri di procedere. Appena dentro trovai subito Isaac intento a narrare una delle nostre schermaglie più epiche ad un gruppo di giovani menti in visita.

Come previsto dagli scienziati dell’Orda e in seguito dai nostri, Isaac non era invecchiato di una virgola. Certo aveva qualche cicatrice in più, aveva perso un po di capelli e a causa di un vecchio atterraggio di emergenza doveva muoversi con un bastone da passeggio per lenire il dolore al ginocchio, ma il leggendario pilota di vertibird, nonché comandante delle nostre forze aeree era rimasto il ghoul di un tempo. Solo un po più allegro e meno depresso.

-A quel punto MechaNick agguantò il missile a mani nude, e con i servomotori della sua esotuta quasi in pezzi lo scagliò contro la regina mirelurk di Keystone Lake, salvando la squadra Vault e la città di Mannford.-

Seguì il solito brusio di stupore e ammirazione infantile dei bambini. MechaNick ormai era diventato per tutti noi un eroe al pari di Grognak il Barbaro, della Signora del Mistero e di tutti gli altri Inarrestabili. Ogni bambino e bambino di Beacon City aveva letto almeno uno dei tanti fumetti stampati dal Beacon Herald e venduti a Hubris Comics Resurrection. La sottoscritta possedeva l’intera saga.

-Ora cosa volete sentire? Volete ancora quella della Battaglia per l’Oklahoma? Oppure volete l’Invasione degli Zetani?-

-Si!- Disse un ragazzino.

-No! La Disfatta dell’Engave.- Controbatté una bambina con un peluche di Mr Fuzzy.

-Si dice Enclave.- La corresse un altro bambino. -E comunque la Caduta di White Flat è più emozionante.-

-Secondo me la migliore è Mazzo grosso a New Vegas.-

-Comandante Lee.- Mi intromisi.

-Sceriffo Earp! Sceriffo Earp!- Dissero i bambini vedendomi arrivare.

Uno dei migliori pregi dell’essere una leggenda vivente era l’esaltazione che i bambini provavano al mio arrivo. Loro non ne avevano mai abbastanza di vedere un’enorme cowgirl robot con la stella da sceriffo sul petto. Tutto l’esatto opposto di Karugh. Anche se i bambini sapevano che era dalla nostra parte, vederlo da vicino incuteva a molti di loro un certo timore.

-Red, qual buon vento ti porta qui?- Mi chiese Isaac.

-Hai sentito il segnale. Mi serve il mio pilota.-

-Eccomi!- Disse Zack sbucando da dietro un angolo e abbottonandosi la sua tuta da pilota. -Ci vediamo zio Isaac.-

-Sta attento la fuori.-

Il piccolo Zack era diventato grande. Pur restando con la pelle bruciata come tutti i ghoul, in duecento anni il suo corpo aveva raggiunto lo sviluppo di un giovane ventenne. Sotto la guida di suo “zio”, era divenuto il nuovo asso della nostra aviazione. Forse il migliore del mondo.

-Allora zia? Chi è venuto a farci visita questa volta?- Mi chiese il ghoul scendendo i gradini di marmo dell’entrata.

-Un convoglio sta arrivando da sud. Sembra che abbiano dei veicoli militari.-

-Nient'altro?-

-Lo scopriremo a breve. Tu vai al V1 e spicca il volo. Solite regole di ingaggio.-

-Si signora!-

Ricevuti gli ordini il giovane ghoul mi precedette a passo svelto. Il V1 era parcheggiato a cento metri più in la nella zona di atterraggio sud. Quel vertibird aveva visto più battaglie di qualsiasi altro velivolo in nostro possesso. Dopo essersi messo dietro una scrivania Isaac era stato ben lieto di lasciarlo al suo pupillo.

Giunta nei pressi del Gate1 vidi che gli altri avevano già preso posizione. Lo stesso valeva per Zack, che a soli due minuti dal decollo, era già in volo ad alta quota. Troppo lontano per essere individuato da degli ignari assalitori, ma sempre pronto a piombare su di loro con il suo intero arsenale.

Le difese del Gate1 erano già state alzate. Le barricate di acciaio e i dissuasori mobili fatti uscire dall’asfalto erano degli ostacoli invalicabili per i veicoli prebellici standard e al tempo stesso degli ottimi ripari contro le pallottole. Certo degli assaltatori a piedi gli avrebbero schivati facilmente, ma ad attenderli c’erano già appostati dietro le mura una cinquantina di soldati, dodici avventurieri offertisi per l’occasione, dieci armature atomiche, otto esotute, quattro squadre di robot bellici già in allerta, sei deathclaw con i rispettivi cavalieri, cinque vertibird già in volo ad alta quota, Zack compreso, tre squadre d'élite e naturalmente la squadra Vault in testa a tutti come punta dell’iceberg.

Oltrepassata la soglia del Gate1 andai a sedermi sull’ultima barricata ed estrassi la Fiamma dell’Ovest per un breve controllo. Anche se poco potente in confronto all’avanzatissimo arsenale lasciatomi in eredità da Doc, quella mia piccola compagna di avventure bastava e avanzava per dare il benvenuto a dei visitatori malintenzionati. E se le cose si fossero complicate avrei sempre avuto con me il BFG nascosto nel braccio rimontatomi da Doc e la mia adorata 10mm racchiusa nell’altro.

-Aggiornami Denton.-

-Per adesso vedo solo camion, jeep e APC zia.- Mi rispose Denton osservando il convoglio a tre miglia dalla nostra posizione. -Non vedo corazzati o vertibird. Il convoglio sembra comunque immenso. Sono sicuramente più di trenta mezzi.-

Denton Rodriguez, figlio di Edric, figlio di Joshua, figlio di Enrique, figlio di Ernesto, figlio di Nick. Lui, sua sorella e i loro altri diciotto cugini erano tutti discendenti del leggendario Nick Rodriguez. Di conseguenza miei nipoti. Dopo la Battaglia per l’Oklahoma e il loro matrimonio, i coniugi Rodriguez avevano subito iniziato a darci dentro come conigli imbottiti di jet. Con un eroe di guerra leggendario per patriarca, la sottoscritta come zia, e una discendenza ben salda, la stirpe dei Rodriguez aveva prosperato a Beacon City. Imprenditori, scienziati, soldati. Seguendo l’esempio di Nick e Trinity, i Rodriguez avevano dato un contributo significativo allo sviluppo di Beacon City. E pensare che prima della Grande Guerra i loro antenati erano solo un’infermiera al servizio di un bastardo e un meccanico dell’esercito dipendente dalla Nuka-Cola che a ventisette anni conviveva ancora con sua madre.

-Conoscete tutti la procedura.- Dissi rimettendomi la Fiamma nella fondina. -Armi a portata di mano e occhi aperti. Apriamo il fuoco per secondi. Chiaro Kora?-

-Si signora.- Mi rispose imbronciata l’ex predona.

Un istante dopo la zona piombò nel silenzio. L’unica cosa che sentivamo era il potente respiro di Karugh e lo sferragliare di qualche robot dietro le mura.

-QG a Gate1. Hanno superato adesso il Bagliore. Non accingono a rallentare.- Ci informò Nelson per radio.

Il fatto che il convoglio avesse oltrepassato il confine del Bagliore senza fermarsi confermava in automatico che gli intrusi sapevano già perfettamente della nostra esistenza. Cattivo segno.

Stavo già armando il cane della Fiamma ancora nella fondina, quando finalmente il convoglio iniziò a rallentare la sua corsa. Percorsi altri trenta metri i mezzi arrestarono del tutto la loro corsa.

-Possiamo esservi d’aiuto?- Chiesi come una brava padrona di casa quando i motori si spensero.

La portiera della jeep in testa al gruppo si aprì, e una donna con la tuta blu Vault-Tec scese dal mezzo.

-Abitante del vault 19.- Ne dedusse Tiresia notando il numero sulla tuta. -È del Nevada.-

La cosa non ci stupì. Quella donna non era la prima abitante del vault a giungere alle nostre porte. Quello che avvenne in seguito, beh … non accadeva tutti i giorni. Neppure a Beacon City.

Dai mezzi del convoglio iniziarono a scendere abitanti di altri vault. Vault 22, 15, 81, 34, 12, 11, 8, 13, 101. C’erano perfino quelli del 76.

Noi altri non potemmo far altro che rimanere sbalorditi e impressionati da quel raduno di tute blu. Mai prima d’allora così tanti abitanti dei vault provenienti dai luoghi più disparati della Zona Contaminata si erano riuniti. Non sembravano avere cattive intenzioni. Ci guardavano in silenzio e sorridendo. Per loro dovevamo essere la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno.

-Kora? Stamattina hai messo qualche sostanze nell’impianto idrico?- Chiese Ethan grattandosi la testa senza capelli.

-Tenevo del Med-X da mettere nel ponce di domani sera. Ma questo …-

-Non siamo un’allucinazione.- Ci informò un abitane del Vault 34 in modo cortese.

-Scommessa non valida.- Affermò Zeus a bassa voce.

-QG li vedete anche voi vero?- Chiesi.

-Ehm. Si. Prepariamo tre classi per il Test e degli alloggi?- Domandò Nelson.

Prima di rispondergli volli sapere una cosa.

-Come mai siete da queste parti?-

-Lui ci ha guidati fino a qui per salvare tutto e tutti.- Mi rispose un ghoul del Vault 13.

-Lui chi?- Chiesi ancora più confusa.

Gli abitanti dei vault si divisero in due, aprendo una strada tra me e la figura in fondo al gruppo. All’inizio non ci avevamo fatto caso, ma con loro c’era anche uno strano tipo. Un po troppo alto per essere un umano. Vestiva con degli abiti … da viandante della Zona Contaminata. Pezzi di armature e stracci cuciti insieme. Il volto era coperto da un casco protettivo, ma appena iniziò ad avanzare, ebbi un’intuizione.

Quell’essere emanava una strana aurea. Non fui la sola a percepirla. Atom, Karugh e perfino Tiresia percepirono quell’energia.

-Red. Le memorie di mio padre. Voi lo avevate già incontrato.- Mi informò il sintetico meravigliato come mai prima dall’ora.

Non vi era più alcun dubbio. L’essere avanzò fino a fermarsi davanti a me. E dopo essersi tolto il casco quasi non credetti ai miei stessi occhi.

-Ciao Rocket.- Mi salutò Jeremy.

-Ok.- Disse Disertore restando senza parole.

-Ora si che le ho viste tutte.- Continuò Zeus.

Sia i miei compagni che tutti gli altri Fondatori alle mie spalle si erano impressionati vedendo il volto di Jeremy. Quello fu il loro primo incontro con un essere di un altro mondo.

Atom invece andò a strofinarsi sulle sue gambe come spesso faceva con chi gli stava simpatico. Jeremy allora si chinò per grattargli la testa.

Karugh invece non era proprio stupito. Sembrava solo calmo come al solito. Strano che non mostrasse alcun tipo di ostilità per l’inatteso ospite.

-Ce ne hai messo di tempo da quella volta.- Gli dissi.

-E tu ne hai fatto di strada da quella volta. Ora sai chi sei?- Mi chiese Jeremy rialzandosi.

-Adesso si. E credo di sapere anche per cosa sei venuto amico mio.-

-Si Rocket. L’incommensurabile guerra che già in passato ti avevo annunciato sta per giungere. Ci darete una mano a vincerla.-

Io mi guardai alle spalle, ma i miei compagni erano ancora disorientati da quell'inaspettato incontro. Avrei preferito vedere qualche faccia da duro in più.

-I Fondatori sono nati per vincere le guerre.- Gli risposi.

 

Appoggiato al suo bastone, sotto al portico del Bill’s Hotel, Isaac aveva assistito da lontano all’arrivo di Jeremy.

-Wow. Alla fine sei tornato. Cominciavo a perdere le speranze.- Pensò Isaac.

Una lieve pressione sulla gamba dei suoi pantaloni attirò la sua attenzione verso il basso. La piccola Bonnie Chavez si era separata dal gruppo di bambini per ricevere una risposta ad un argomento che da tempo non la lasciava tranquilla.

-Signor Lee? È vero quello che i grandi dicono? Che la guerra non cambia mai?-

Isaac andò a sedersi sulla panchina di legno nei pressi dell’entrata all’hotel. Dopo un breve ma profonda riflessione, rispose alla domanda della ragazzina.

-Si Bonnie. La guerra. La guerra non cambia mai.- Ammise rammaricato il ghoul.

Quel vecchio detto era un’ineluttabile legge della nostra storia. Potevano passare anni, secoli o millenni. Eppure la guerra non aveva smesso di coesistere con noi. Sin dalla comparsa dell’uomo sulla Terra, quando i nostri progenitori avevano scoperto il potere omicida di pietre ed ossi, era stato versato sangue in nome di Dio, della Giustizia, anche di un semplice momento di rabbia. Alcuni uomini avevano sfruttato lo sviluppo tecnologico per mettervi fine una volta per tutte. Invece fu proprio la tecnologia a condurci verso l’estinzione. E da quel giorno, quello della Grande Guerra, anche se l’umanità era sopravvissuta, il sangue, il dolore e i morti non avevano avuto fine. Quella era la triste storia del nostro mondo. E ognuno di noi doveva accettarla.

Il veterano vide che la sua risposta aveva turbato la piccola. In quel momento il suo piccolo mondo era diventato un pizzico più buio e cupo.

Isaac però sapeva anche un’altra cosa. Un fatto di cui il colonnello Roland Baker ci aveva reso partecipi poco prima di morire. Più di due secoli fa.

-Ma sai un’altra cosa Bonnie? Le persone cambiano. Io con questi miei stessi occhi ho visto persone che prima di tutto questo conducevano una vita semplice e monotona, cambiare tutto di se stessi. Un meccanico sprovveduto è diventato un eroe. Un guerriero rinnegato è diventato un figlio. Un pilota senza patria è diventato un martire. E una semplice impiegata Vault-Tec è diventata una leggendaria salvatrice.-

Mentre Isaac narrava le ultime parole di Baker, gli occhi della bambina erano tornati a risplendere di speranza. Quelle parole l’avrebbero accompagnata per sempre. E così sarebbe anche stato per coloro ai quali un giorno lei le avrebbe ripetute.

-Quindi, anche se la gente dice che la guerra non cambia mai, poco importa. Perché le persone invece possono cambiare. E se questo è vero come il sole che sorge, allora un giorno, ogni cosa potrà cambiare.-

   
 
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