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Autore: rocchi68    04/11/2019    2 recensioni
Dawn era convinta, anche a distanza di anni e con una situazione non proprio rosea, che la sua fosse stata una scelta ben ponderata.
Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere la sua futura meta scolastica. Aveva girato almeno una dozzina di licei se per questo e con un po’ di fatica i suoi desideri e le sue speranze si raccolsero tutte nello stesso liceo.
Il facile era stato cancellare quegli ambienti, classico e linguistico, che non rientravano nelle sue corde e di cui aveva un’immagine piuttosto negativa. D’artistico o tecnico non aveva nulla tra le mani e pertanto, affascinata dalle sue materie e dalle immense possibilità future, aveva virato sullo scientifico.
Come se la scelta della scuola fosse così importante, vero?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Mike, Scott, Zoey
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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L’accoglienza era qualcosa che le persone normali avrebbero sempre regalato a un qualcuno che si apprestava a entrare per la prima volta in un determinato campo.
Che fosse la scuola o il lavoro non era un’utopia.
Tuttavia doveva esserci qualcosa di molto più sottile se una ragazza abbandonava il suo liceo per trasferirsi quando mancavano appena pochi mesi alla terribile Maturità.
Scott era chiuso per quel venerdì mattina dentro l’ufficio del Preside, chiacchierando amabilmente e confrontandosi sull’ultima risoluzione del caso Carrie.  Era così che Josh considerava quei cambiamenti: erano dei casi che il suo studente sistemava con estrema risolutezza. Non si esponeva troppo, non rovinava quella che era la sua immagine da lupo solitario, ma riusciva a regalare a chi ne aveva bisogno un po’ di sollievo. Erano doti rare che Scott riusciva a sfruttare solo per gli altri e mai per sé stesso.
Stavano parlando nuovamente della candidatura di Don come nuovo Preside, quando qualcuno bussò alla porta dell’ufficio ed entrambi si ricomposero e trasformarono quella pacifica conversazione in un rimprovero debole e patetico.
Josh ordinò, quindi, che la scocciatura entrasse e subito si palesò un prof accompagnato da una ragazza che non avevano mai visto.
“Non so se ricorda, ma la signorina Hodgson è al suo primo giorno.” Bofonchiò l’anziano professore di matematica, facendo annuire il superiore che lo ringraziò e lo invitò a tornare ai suoi impegni.
La giovane dai lunghi capelli biondi, dagli occhi verde acqua e dalla carnagione chiara, se non pallida, aveva quasi la stessa età di Scott che le rivolse un’occhiata e poi ritornò a leggere le scartoffie che il Preside gli aveva mostrato.
“Sono la signorina Samey Hodgson, ricorda?” Esordì la giovane.
“Scusi signorina Hodgson, ma ero impegnato con un suo compagno di classe.” Borbottò, grattandosi la barba.
“Compagno di classe? Che bello ho conosciuto il mio primo compagno di classe.”
“Io non ne farei un vanto fossi in te.” La avvisò laconico il rosso, alzando gli occhi dai fogli e fissandola brevemente.
“Prego?”
“Tu devi avere un qualche problema per cambiare scuola a dicembre.” La raggelò, credendo si trattasse di una svampita.
“Nessun problema…è solo che nella mia vecchia scuola non mi trovavo bene.”
“Questo è il problema di fondo.” Sospirò, riconsegnando al Preside le ultime circolari.
“Ma tu sei davvero un mio compagno di classe?” Chiese, ignorando quella verità che aveva affrontato fin troppo spesso in passato e con risultati non proprio ottimali.
“Dipende dalla sezione.”
“La 5F.” Soffiò il Preside.
“Temo proprio sia la mia.” Replicò Scott che non sembrava per niente elettrizzato dall’avere quella nuova seccatura alle costole.
Anche se a essere sinceri, le sarebbe bastato passare la porta e gli altri l’avrebbero fatta sentire come a casa e presto si sarebbe dimenticata del primo ragazzo che aveva conosciuto per pura casualità. Per Scott non vi sarebbe stato nessun seguito.
Avrebbe imparato il suo nome e per intuito la sua età. I suoi gusti, i suoi sogni e i suoi progetti, ammesso che ne avesse qualcuno, sarebbero entrati da un orecchio e usciti dall’altro, senza che incontrassero il minimo ostacolo.
“Potresti accompagnarla in aula.” Gli suggerì l’uomo, facendogli scrollare le spalle.
“Credevo di essere in punizione e che fosse compito del Preside quello di presentare i nuovi!” Ironizzò, ricevendo un’occhiataccia per risposta.
“E come sono gli altri?” Chiese Samey, frapponendosi tra i due.
“Questa sì che è una bella domanda.” Ammise Scott.
“Ma non li conosci da cinque anni?”
“Imparerai presto che non amo fare amicizia con certe persone.”
“Poche storie Scott, sei tu quello strambo.” S’intromise Josh, facendogli scrollare le spalle.
“E comunque dipendesse da me, io tornerei anche a casa.” Nicchiò il rosso.
“E il mio primo giorno?” Domandò Samey preoccupata di tornarsene a casa e d’informare i genitori di una così spiacevole notizia.
“Non è affar mio.”
“Sei peggio di mia sorella.” Sbuffò Samey.
“Quante persone ancora devono disturbare i miei programmi?” Si chiese, alzandosi in piedi e raccogliendo lo zaino.
“Io…”
“Muoviti che tra un po’ inizia la lezione di Chris e voglio fargli ingoiare il suo dannato ego. Sia mai, per una volta, che quell’idiota non stia al centro dell’attenzione.” Borbottò, aprendo la porta e invitandola a conoscere la sua nuova classe.
 
L’ufficio del Preside non era così distante dall’aula di Scott e, in quei pochi metri, Samey ebbe l’occasione di studiare con attenzione il suo primo compagno.
Sembrava disinteressato, svogliato e, dallo sguardo rivolto ad alcuni primini incrociati in corridoio, anche parecchio aggressivo. Trascinava il suo zaino come se pesasse una tonnellata, ignorava il mondo e sembrava volerlo distruggere anche per gli altri.
Dai suoi occhi, però, riusciva a leggere un po’ di malinconia. Era come se soffrisse e fosse stanco di quella scuola che l’aveva svuotato completamente.
“Devi chiedermi qualcosa?” Domandò, risvegliandola dai suoi pensieri.
“Come sono gli altri?” Richiese nuovamente, facendolo ispirare profondamente.
“Sono tutti dei bravi ragazzi.”
“Anche tu?”
“Sarebbe troppo facile ammetterlo candidamente e per questo lascio agli altri la possibilità di scegliere.”
“C’è qualcuno che mi sconsiglieresti di conoscere?”
“Della mia classe forse solo io.” Borbottò laconico.
“Davvero?”
“Non credere che ce l’abbia con te, ma io non sono così bravo nei rapporti umani.”
“Come se non l’avessi intuito!” Ironizzò divertita, facendogli percepire la sua risata cristallina.
“Prima hai parlato di tua sorella…è colpa sua se hai cambiato scuola?” La bloccò Scott, facendola tremare leggermente.
“No.”
“Sei una pessima bugiarda e, quindi, devo supporre che tu abbia qualche problemino in famiglia.”
“Ti sbagli.”
“Guarda che anch’io ho una sorella maggiore, so quanto possano essere dittatoriali in certe cose e quanto possano rompere i vecchi.”
“Mia sorella Amy è sempre stata molto buona con me.” La difese Samey con una smorfia, facendo ghignare il compagno.
“E chi ha detto il contrario? Ho solo detto che mia sorella in certi frangenti è un po’ matta e per il resto hai fatto tutto da sola.” Sospirò divertito.
“Non capisci.”
“Su questo hai ragione: non capirò mai le persone.”
“Lei è sempre stata la mia guida e mi ha sempre consigliato le amicizie migliori.”
“Quindi sei stata la sua portaborse fino all’altro ieri.”
“Io…”
“E se hai cambiato scuola significa che meno l’hai intorno e meglio è. Immagino che abbia sfruttato la tua gentilezza e timidezza a proprio vantaggio, magari sacrificandoti e costringendoti a essere la sua schiavetta e quella delle sue amiche.”
“Ti sbagli.” Bisbigliò debolmente, quasi si vergognasse a difendere quell’arpia che le aveva rovinato l’esistenza.
“Il lato positivo è che qui nessuno ti tratterà realmente male.”
“Neanche tu?”
“Io non posso maltrattarti perché semplicemente non voglio conoscerti.” Rispose secco.
“Perché non vuoi conoscermi? Ti sto antipatica forse?”
“Perché farei un torto agli altri idioti della classe.”
“Prego?”
“Se in 5 anni non ho fatto amicizia con nessuno di loro, poi potrebbero arrabbiarsi se mi vedessero fare comunella con una sconosciuta. Eviterei di rovinarmi questi ultimi mesi e per questo, mi auguro di non offenderti, preferisco stare così come sono sempre stato.”
“E quando qualcuno ti chiederà del periodo delle superiori, tu che dirai?”
“Quale periodo delle superiori?” Domandò sarcastico, aprendo la porta e interrompendo Chris McLean che aveva appena iniziato l’appello.
 
Accadeva una sola volta su un milione che qualcuno si affezionasse a tal punto da voler conoscere tutti, cominciando però da quello più problematico in assoluto.
Di solito si partiva da quelli più compatibili o più semplici con cui ragionare e mai si affrontava qualcosa di davvero complicato. Un po’ perché è tipico dell’essere umano e un po’ perché poi si può coinvolgere qualcun altro in quel genere di progetto.
Samey aveva parlato a lungo con Dawn, Brick e gli altri, suscitando in loro un’ottima risposta. Qualcuno si era offerto di passarle gli appunti da settembre in poi, altri le avevano chiesto se avesse bisogno di una spalla con cui studiare, ma nessuno l’aveva intrigata come Scott.
Sembrava una persona fuori dal comune e per questo, quando finirono le lezioni, anziché seguire la massa, si allontanò con il rosso.
Per chi li vedeva passeggiare insieme era chiaro che si fosse presa una cotta per il tenebroso e non che il suo interesse provenisse dalla sua solitudine.
Brick non se ne era fatto una ragione, Dawn sentiva il petto stretto da un fastidio crescente e tanti altri non erano proprio soddisfatti da quella situazione. In tutto questo solo uno esultava soddisfatto: con Samey appiccicata a Scott, Beverly aveva campo libero con Dawn, anche se quest’ultima poco accettava quella situazione che si era andata a creare.
Non tollerava che la nuova ragazza riuscisse a coinvolgere il compagno in nemmeno 24 ore, se lei in cinque anni di superiori non sapeva quasi nulla sul suo conto. Le dava fastidio che fossero così vicini e intimi e che lui non riuscisse ad allontanarla con la sua lingua tagliente.
Allontanatisi dalla scuola, si sedettero su una delle panchine più isolate del parco e appoggiarono le borse al suolo. Stiracchiatosi gli arti indolenziti e sbadigliato rumorosamente per farle capire che stava sprecando tempo del suo pisolino pomeridiano, Scott le rivolse un’occhiata torva.
“Mi serve il tuo aiuto Scott.” Borbottò Samey, facendolo incupire.
“Per fare che?”
“Non volevo parlartene per i corridoi, facendo girare questa voce fin dal primo giorno, ma qui non c’è nessuno e credo tu sia l’unico abbastanza adulto cui posso chiedere.”
“Non credere che un elogio possa comprare il mio aiuto: è da stupidi cascarci in questo modo.”
“Gli altri mi sembrano un po’ infantili.” Replicò, riferendosi ai compagni che aveva conosciuto da nemmeno otto ore.
“E su questo ti sbagli.”
“Come scusa?”
“Gli altri sono un po’ stupidi, ma quando ce n’è bisogno, si dimostrano capaci e sanno risolvere ogni problema.”
“Tipo?”
“Un padre oppressivo, uno che vuole abbandonare la scuola e che ritorna sui suoi passi…non mi sembrano bazzecole che un bambino può risolvere con facilità.” Elencò distrattamente, guardandosi intorno e pregando inconsciamente che nessuno li vedesse così appartati.
“Il problema di cui parlavi questa mattina, quando eravamo nell’ufficio del Preside e poi tra i corridoi, riguarda mia sorella.”
“Riguarda solo te.”
“Come?”
“Una che si fa mettere i piedi in testa e che accetta di farsi comandare, significa che non ha il controllo della sua vita. Tua sorella ha solo sfruttato la situazione a proprio vantaggio e si è comportata come ogni persona di questo mondo. Ha trovato qualcuno che non obietta mai nulla, che accetta di chinare sempre il capo e che esegue gli ordini senza farsi troppe domande.”
“Ma io…”
“È inutile provare a convincermi del contrario.” Borbottò stizzito.
“Non è così: ti stai sbagliando.”
“Secondo me hai bisogno di ritrovare forza e sicurezza. Se hai abbandonato la tua vecchia scuola, è solo perché non reggevi più la pressione psicologica di tua sorella e speravi che qui potesse andare meglio. Mi spiace per te, ma se continui in questo modo, ti ritroverai a scappare nuovamente.”
“Perché dici questo?” Domandò, ignorando la vibrazione del cellulare.
“Perché qualcuno si accorgerà di questa timidezza e la sfrutterà a proprio vantaggio e tu ritornerai a dipendere da questa persona. Senza che nemmeno te ne accorga, diventerai la sua ombra e ricadrai nuovamente.”
“Io…”
“E questo fino a quando non diventerai così vecchia da non riuscire nemmeno a reggerti in piedi. Prima la scuola, poi il lavoro, poi tua sorella organizzerà la tua vita e magari il tuo fidanzamento o matrimonio, detterà i tempi perché tu possa diventare madre e via discorrendo. Diventerai una succube e non respirerai nemmeno senza che lei ti dia un ordine ben preciso.”
“Non è vero.”
“Se fosse una bugia, te ne saresti andata appena ho cominciato a parlare male di te.”
“Io…”
“Tu non hai bisogno di una guida: sei libera di fare i tuoi sbagli e di risolverli senza l’aiuto di nessuno.”
“Non vuoi aiutarmi?” Chiese Samey, facendolo ridacchiare appena.
“L’unico consiglio che posso darti è quello di tirare fuori un po’ di carattere e di amor proprio e di affrontare tua sorella.”
“Ma io…”
“Perché mi sembra che tua sorella Amy sia la bestia nera di cui hai paura.”
“Già.” Confermò, abbassando il capo e avvertendo una mano che le sfiorava la spalla per darle conforto.
“Hai mai sfogato la tua rabbia?”
“Prego?”
“Prendere e sfasciare una camera intera, spaccare la faccia a qualcuno…cose di questo genere.”
“Non sono una ragazza violenta.” Ammise, facendo annuire il suo interlocutore.
“Quindi hai parecchia rabbia repressa.”
“Credo di no.”
“E dimmi sei fidanzata?” Chiese Scott, facendola arrossire.
“Stai andando troppo di corsa, ma mi dispiace sono già impegnata.”
“Guarda che roba: non avevo nessun secondo fine e poi nessuno merita la sfortuna di stare con me.”
“Io…”
“E tua sorella che dice?” La interrogò, cercando di non impantanarsi in un discorso che poteva rovinare la sua scarsa pace interiore.
“Mi ripete da diverse settimane che Topher è un bel ragazzo.”
“Sta già tessendo la tela.”
“Quale tela? Mia sorella non è capace di cucire.”
“Tua sorella com’è fisicamente?”
“Siamo gemelle.”
“Due gocce d’acqua quindi. E toglimi una curiosità cui preferirei che rispondessi sinceramente: ha sempre ottenuto tutto quello che ti chiedeva?” Domandò, sbadigliando rumorosamente.
“Temo di sì.”
“Da quando eravate bambine, non ti sei mai opposta?”
“Avevo paura di farla soffrire.”
“E lei ha sfruttato la tua bontà a suo vantaggio, piangendo per costringerti a eseguire i suoi desideri.”
“E cosa centra il mio ragazzo in tutto questo?” Chiese Samey che era fin troppo ingenua per non capire i pensieri intricati del compagno.
“Se lo trova interessante, potrebbe costringerti a lasciarlo per poi prenderselo senza fatica.”
“Questo no!” Tuonò inviperita, scattando in piedi.
“E magari come altro affronto potrebbe chiederti di essere la sua testimone di nozze.”
“Quella lì la strozzo con il vestito…giuro che la massacro.”
“Tanto il tuo ragazzo non noterebbe la differenza: siete uguali.” Mormorò divertito dalla piega che stava prendendo la conversazione, rigirando il coltello nella piaga.
“Se solo ci prova la picchio a sangue, anzi è meglio che metta le cose in chiaro subito.”
“Credo di sì.” Confermò Scott, mentre lei prendeva il suo zaino e correva verso casa per vendicarsi dei vari soprusi patiti in quei lunghi anni.
Il rosso ora si sentiva leggermente in colpa: aveva liberato dalla sua gabbia una bestia feroce e non osava chiedersi cosa avrebbe combinato ai danni di Amy.
L’avrebbe scoperto l’indomani.






Angolo autore:

Buon pomeriggio cari lettori.

Ryuk: Ricordiamo bene che dovevamo aggiornare ieri, ma siamo rientrati dannatamente tardi.

Oltre che stanchi, infreddoliti e senza la minima voglia di accendere il pc.
Ovviamente ci scusiamo per il ritardo, ma ecco il capitolo che stavate aspettando.
Alla prossima!
 
   
 
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