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Autore: jomarch    31/07/2009    9 recensioni
Seguito de 'La mia famiglia e la Coppa Quattromalandrini': cinque anni sono passati dal diploma di Harry. Quante cose sono cambiate? Come se la cavano Harry e Ron, alle prese con il loro lavoro da Auror? Ed Hermione e Ginny? Dan sarà rimasto lo stesso scavezzacollo e la piccola Beth è timida come sempre? E James, Sirius, Remus, Lily, Hellen e Tonks? Tra gioie e piccoli dolori, discussioni e prese di posizione, ciascuno troverà se stesso e la sua strada.
Genere: Romantico, Commedia, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Ginny Weasley, I Malandrini, Il trio protagonista, Lily Evans
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Niente di semplice


ORCHARD HOUSE


Hellen aveva appena finito di rassettare la cucina dopo il pranzo, consumato solamente da lei e Daniel che, come ogni martedì, iniziava a lavorare alle sei del pomeriggio. Aveva fatto il turno di notte al San Mungo, la sera prima, quindi per quella giornata era a casa. Sirius era al Ministero come sempre e, con Dan in camera solo, attraverso l'enorme casa si stagliava una tiepida calma settembrina.

Durante il pranzo né lei né suo figlio erano stati particolarmente loquaci; lei aveva dalla sua le poche ore di sonno e Dan il profondo nervosismo che lo caratterizzava da una settimana, da quando i suoi amici erano partiti per Hogwarts. Il suo istinto materno le suggeriva che qualcosa del suo pessimo umore derivasse anche dai rapporti con Elisabeth, considerano che, da dopo il matrimonio, non si erano più visti e che Dan non aveva neanche voluto leggere la lettera che Elisabeth aveva spedito a lei e Sirius un paio di giorni prima.

Sorrise malinconica, pensando a quella lettera. Per loro Beth era rimasta la stessa bimba che portavano in vacanza quando era piccola. In camera da letto lei e Sirius conservavano una fotografia scattata circa otto anni prima, quando avevano portato i bambini alle Scogliere di Dover a fare il bagno.

Molte persone si erano fermate a chiedere come potesse Beth avere i capelli così rossi, dal momento che nessuno di loro tre aveva quel particolare colore di capelli. Lily e James erano arrivati con Harry un paio di giorni dopo e, a quel punto, tutto era stato immediatamente più chiaro.

Tempi lontani, quelli. Ormai i loro problemi di genitori erano di ben diversa natura ed Hellen tentava di essere il più discreta possibile.

Ad angustiarla, però, in quei giorni più dei problemi di natura relazionale che Dan poteva avere con i suoi amici o con Beth, problemi che, a parere suo, Daniel era capacissimo di risolversi da solo, considerando che l'aiuto dei genitori è in quei momenti quello meno necessario e ben accetto, erano in maggior parte le ansie legate alla futura professione di Dan.

Era contenta che fosse tornato a casa, era contenta che avesse il pensiero del suo lavoro ad occupargli le giornate, ma non poteva fare a meno di pensare che fosse in qualche modo sprecato.

Anche se Sirus non ne parlava mai, lei sapeva che la pensava allo stesso modo. Avrebbero accettato qualunque cosa da Daniel, purchè lui fosse felice, ma Dan non lo era.

La mattina precedente, uscendo in paese per fare un po' di spese, Hellen aveva incontrato Mrs. Harding, una signora Babbana come quasi tutto il resto degli abitanti di Morton - on - Swale, fatta eccezione per i McLaggen e i Cavanough, i quali secondo Hellen sfornavano figli come conigli, dato che ne avevano sei di età compresa tra i due e i dieci anni.

La signora Harding si era interessata a Daniel ed Hellen aveva fatto altrettanto, ricambiando chiedendo notizie di sua figlia Sophie, che, se non ricordava male, doveva avere un paio d'anni più di Daniel e che, a quanto aveva appresto, studiava Biotecnologie Mediche a Londra, qualunque cosa esse fossero.

Ad ogni modo, parlando del più e del meno, era venuta fuori una proposta che Hellen riteneva particolarmente interessante per Dan.

Non aveva avuto il coraggio di parlarne a tavola, ma ripensandoci, era giunta alla conclusione di non poter far finta di niente, quindi, a cucina pulita, si diresse in camera del figlio.

La porta era aperta, quindi prima sbirciò.

Ti disturbo, Dan?” chiese, cortese.

Daniel stava leggendo sul letto, posò il libro ed alzò la testa.

Che c'è? Devo andare alle cinque oggi, te l'ho detto.”

Sì, mi ricordavo. Solo volevo proporti una cosa, se ti va.” disse Hellen, entrando e mettendosi in piedi davanti a lui.

E' per il Conservatorio, mamma? Non lo so... non sono convinto.”soffiò Dan, distratto. Non voleva pressioni. C'era tempo, si diceva, sebbene vedesse i giorni scivolargli lontano uno dopo l'altro.

Il tempo scorreva, implacabile e lui restava fermo.

No. Non è per il conservatorio, Daniel.” Hellen scosse la testa. Ne avevano già parlato e discusso ampiamente. Non era il caso di farlo di nuovo.

Mi vuoi ascoltare, almeno, o credi che rivolgere la tua insoddisfazione verso di me possa portarti lontano?” chiese, sagace.

Non sono arrabbiato con te, mamma. Lo sono col mondo.” precisò Dan, voltando di scatto la testa.

Allora scusami, se faccio parte del mondo.” Dan la guardò male, inclinando il viso.

Cosa volevi dirmi?” chiese, sforzandosi di essere gentile.

Non aveva voglia di irritarla, più che altro perchè non aveva voglia di discutere. La tensione era estremamente papabile, in casa Black, quando si litigava. Nessuno dei tre parlava e, la minima affermazione, era sempre in grado di far scattare un ennesimo putiferio. Sua madre era particolarmente brava in quello, fra l'altro. Lui e suo padre, se arrabbiati, era più per il vivi e lascia vivere, invece, mentre Hellen sembrava fare di tutto per riaffrontare nuovamente il punto della discussione.

Ieri ho incontrato la madre di Sophie Harding, te la ricordi?”

Dan fece un cenno con la testa.

Ti ricordi anche di suo fratello? Ha all'incirca dodici anni, si chiama Jacob e vorrebbe imparare a suonare la chitarra. Sua madre si ricordava di averti visto in giro con la chitarra e mi ha lasciato intendere che non le dispiacerebbe se tu dessi lezioni a suo figlio.” concluse Hellen, con un sorriso mefistofelico a ornarle le labbra carnose.

Dan per poco non scoppiò a ridere.

Che cosa? Io insegnare a suonare ad un ragazzino?”

Era solo una proposta. Non sei obbligato.-precisò sua madre- Comunque, qui c'è il loro indirizzo, se cambiassi idea.” Hellen abbandonò un foglietto di carta sul comodino, lasciando Dan a pensare.

Insegnare a suonare la chitarra ad un ragazzino Babbano. Niente di più ridicolo.

Non aveva pazienza, lui. Avrebbe iniziato a torturarlo a furia di Fatture Gambemolli, se dopo aver provato lo stesso accordo per cinque volte non gli fosse venuto.

Dan, per Merlino e Morgana, smettila di rompermi i timpani!” la voce di Harry lo raggiunse come un 'eco lontano.

Per le mutande di Merlino, Dan, o impari a suonare quel coso o, altrimenti, giuro che te lo appendo sul Platano Picchiatore!” riusciva ancora a vederla, la faccia di Ron, ogni volta sul punto di scoppiare.

Non era molto bravo, all'inizio, anzi, non lo era per niente. Scorreva le corde a caso, nel vero senso della parola.

Fissò la sua chitarra, molto simile a quelle elettriche di manifattura Babbana, ben riposta nel suo cavalletto. Prima di arrivare a lei era passato dalla classica che soggiornava impolverata sul suo armadio.

Era parecchio che non la suonava, a pensarci bene,

Insegnare, lui, non era capace.

Decisamente.

Prese in mano il foglio che gli aveva lasciato sua madre con l'indirizzo e se lo rigirò tra le mani per un po', prima di ficcarselo in tasca.



HOGWARTS


Per oggi abbiamo finito, vi raccomando solo di leggere con attenzione i primi due capitoli per giovedì.” concluse la professoressa McGranitt, mettendo mano ai rotoli di pergamena contenenti i compiti che erano stati accatastati disordinatamente sulla scrivania.

La classe, composta dagli studenti di Serpeverde e Corvonero che avevano scelto di proseguire Trasfigurazione dopo i G.U.F.O., iniziava rapida a ritirare le proprie cose e Thomas stava intrattenendo una piacevole conversazione con Larissa Treepwood, la sua collega Caposcuola di Corvonero.

Pur essendo allo stesso anno, non avevano mai avuto occasione di parlare più tanto: poche erano le lezioni che seguivano insieme e, soprattutto, nessuna che avesse una qualche finalità pratica, come ad esempio Pozioni o Erbologia o Divinazione, materie che, per la loro stessa costituzione prevedevano la possibilità di socializzazione tra gli studenti.

Se non ricordava male, Thomas era abbastanza sicuro di aver seguito Erbologia con i Corvonero al secondo anno e Cura delle Creature Magiche al quarto, ma Larissa aveva preferito non occuparsi di animali.

McNarrow, Treepwood potreste venire qui un momento?” la McGranitt li chiamò, guardandoli appena da dietro le sottili lenti dei suoi occhiali.

Thomas, nel tragitto che separava i loro banchi dalla cattedra, arrivò a pensare che non aveva nemmeno controllato se loro due fossero ancora in aula o meno, lo sapeva e basta.

Avete preparato un possibile calendario con le visite ad Hogsmeade?” domandò, senza smettere di riordinare i suoi appunti.

Sì, ce l'ho nella borsa. Lo vuole vedere?” rispose Larissa, preparandosi già per tirarlo fuori.

Non è necessario, Treepwood. Ne discuteremo alla prossima riunione con il resto del corpo docente. Ve l'ho chiesto solo perchè giovedì sera non vi facciate trovare impreparati.”

E' tutto a posto, professoressa. Pensavamo di proporre la prima uscita per il prossimo fine settimana, prima che faccia troppo freddo da non poter più evitare di chiudersi ai Tre Manici di Scopa.” precisò Thomas, desideroso di dire la sua.

Non sono interessata ai vostri programmi, McNarrow. Mi premeva di più sapere che avete qualcosa da presentare in Consiglio.” rivolse a Thomas un'occhiata di sufficienza e lui, immediatamente, in un gesto incontrollato, alzò gli occhi al cielo.

La McGranitt li degnò di un'ultima raccomandazione e poi li lasciò andare.

Larissa raggiunse le sue amiche sulla torre di Corvonero, mentre Thomas si trascinava stancamente verso la Biblioteca, dove Beth ed Anne lo aspettavano per i compiti di Antiche Rune.

Non fosse stato per loro, si sarebbe volentieri chiuso nella sua stanza sino all'indomani.

Detestava quella spilla di Caposcuola: in poco più di una settimana gli aveva procurato più danni che altro.

Un paio di ragazzi del quinto anno avevano avuto la bella idea di ingaggiare un pericoloso duello sull'Espresso nel corso del viaggio di andata e lui e Larissa erano stati ritenuti responsabili della mancata sorveglianza.

Appena un paio di giorni prima aveva scoperto che i Prefetti di Serpeverde anziché pattugliare i corridoi passeggiavano per la scuola allegramente organizzando tornei notturni di carte e che un Prefetto di Tassorosso si rifiutava di avere dei turni con uno di Grifondoro perchè erano stati fidanzati e si erano malamente lasciati. Oltre a dover risolvere questo marasma, per il quale aveva fatto appello a tutta la sua capacità diplomatica, sebbene avesse la enorme tentazione di sbatterli al muro e di coprirli di insulti, si erano dovuti inventare le date per le visite ad Hogsmeade, da incastrare con il calendario per il Campionato di Quidditch che Madama Bum aveva loro consegnato.

Ringraziando Merlino, la prima, infernale, settimana era finita da un giorno e Thomas si augurava caldamente che i restanti mesi non si rivelassero uguali. Dubitava di avere nervi saldi a sufficienza per sopportare tutto quanto. In più, come se non bastasse, aveva la sensazione che la McGranitt non fosse completamente d'accordo con la sua nomina a Caposcuola.

Come è andata la giornata, Thom?” trillò Anne, accogliendolo in corridoio.

Un incubo.” sillabò semplicemente.

Ti capisco.-annuì l'amica.- La dura realtà è sempre un incubo.”

Entriamo?” propose Beth, rimasta in silenzio.

Dobbiamo proprio? Avrei solo voglia di uscire, in questo momento.” spiegò Thomas. Se Lucas non avesse avuto gli allenamenti di Quidditch, l'avrebbe di certo trascinato ad Hogsmeade usando il vecchio tunnel della Strega Orba e, per inciso, in quel momento l'idea non gli spiaceva affatto.

Dai, non è lunga la versione. Poco più di un'ora e dovremmo finirla.”lo incoraggiò Beth, entrando per prima in Biblioteca.






Lucas stava planando dalla sua scopa dopo essersi completamente ricoperto di fango per parare una pluffa.

Basta così, possiamo andare!” esclamò Bessie Brooke, il Capitano.

Lucas gettò a terra la sua scopa e corse rabbioso verso il Capitano.

Ma come sarebbe a dire “Possiamo andare”? Ci siamo allenati per un'ora. Una sola. Abbiamo una squadra nuova per la metà, salvo me, te, Andrew e William! Abbiamo due battitori che devono imparare a conoscersi, un attacco da formare, non puoi fermare tutto! Servono ore ed ore di allenamento per costruire una squadra, Bessie, e la prima partita è tra tre settimane!” Lucas la investì di parole mentre, alle sue spalle Andrew Steeval e William Carpenter lo supportavano con gesti d'assenso. Andrew Steeval, un corpulento ragazzo del sesto anno, era stato il compagno di Dan come Battitore e William Carpenter, che aveva la stessa età di Lucas, era il regista di un attacco che, fino all'anno prima, aveva in Eloise Boosworth la sua punta di diamante.

Con sua grande sorpresa e sommo dispiacere, Lucas, non era stato nominato Capitano. Era praticamente certo che, dopo essere stata per tre anni al braccio di Dan, la fascia sarebbe passata a lui, ma così non era stato ed aveva dovuto lottare anche per mantenere il suo posto di portiere che Bessie Brooke, il nuovo Capitano, nonché Cercatrice dal suo terzo anno, stava quasi per affidare a David Donovan.

Bessie alzò gli occhi al cielo. Non aveva mai sopportato Lucas Franchester sin dal loro primo anno: il dover condividere con lui oltre che le lezioni anche gli allenamenti di Quidditch la imbestialiva ed aveva fatto di tutto per evitare di ritrovarsi un piantagrane in squadra, senonché l'evidente superiorità di Lucas come portiere l'avevano obbligata a mantenerlo in squadra.

Sta arrivando un temporale, Lucas, nel caso non te ne sia accorto. Un grosso temporale e non ci tengo ad avere la squadra decimata per un'influenza dopo una settimana di scuola.” gli rispose, richiudendo le pluffe in un baule.

Peccato che si giochi anche sotto la pioggia, Bessie. Il Quidditch non si ferma mai! Dobbiamo temprarci!” insistette Lucas.

Temprati da solo, Franchester! Non ho intenzione di perdere la squadra così.” ribattè, secca.

Se preferisci perdere la Coppa, fa' pure!” la maledì Lucas.

Se perdo la squadra la Coppa sarà il mio ultimo problema.” gli fece notare, astiosa.

Lucas Franchester doveva smetterla di darsi quelle arie da uomo vissuto. Comandava lei, ora.

Ah va' al Diavolo, Brooke! Ricordati che con Dan non c'era temporale che ci fermasse!” imprecò Lucas, piantandola in mezzo al campo.

Black non è più a scuola. Quando c'era lui, obbedivamo a lui. Ora ci sono io e quindi smettila di crederti chissà chi, Franchester. Con me non funziona.” replicò, dura, facendogli capire che per lei la discussione poteva considerarsi chiusa.

Il resto della squadra volgeva gli occhi da Lucas a Bessie, senza avere il coraggio di proferire parola. Stavano nuovamente litigando, per la terza volta nel giro di appena dieci giorni.

Io resto, ragazzi. Se avete voglia di allenarvi, fate come me. Tanto il Cercatore è inutile ai fini di un allenamento.” precisò, rimettendosi in sella alla scopa e piazzandosi saldo tra i pali, incurante del forte vento che soffiava.

Steeval e Carpenter si lanciarono un'occhiata significativa, prima di riprendere in mano le loro scope ed alzarsi a centro campo, l'uno con la mazza in mano e l'altro reggendo saldamente la pluffa.

Emily Abbott aveva solo tredici anni e tutto si aspettava fuorchè essere scelta per ricoprire il ruolo che era stato della Boosworth come centrale d'attacco. Aveva partecipato ai provini per scherzo, convinta dalle sue amiche, ed era stata scelta. Non conosceva di persona né Lucas Franchester né Andrew Steeval e nemmeno William Carpenter, se non di fama. Era ancora piccola, lei, e difficilmente quelli più grandi si interessavano a loro, tuttavia, sin dalle selezioni per i nuovi Cacciatori e per il nuovo Battitore, quei tre le erano parsi molto più concreti di Bessie Brooke che, forse per inesperienza od emozione, sembrava molto più agitata.

Emily si voltò verso il Capitano e poi guardò Lucas scambiarsi la pluffa con William, decise di prendere in mano la sua scopa e di ricominciare ad allenarsi.

Lucas aveva ragione: una partita di Quidditch non si fermava per un temporale.

Si affiancò a William che le sorrise, ironico, e poi lanciò la pluffa.

Dal campo, Bessie Brooke, ringhiò contro di loro che, se si fossero ammalati, avrebbero potuto dire addio alla squadra.

Si allontanò dal campo, maledicendo Lucas Franchester, scortata a destra e a sinistra dal Battitore e dalla Cacciatrice.



Lucas portò avanti l'allenamento per un'altra ora abbondante: il temporale era scoppiato e fulmini e tuoni imperversavano. Loro quattro grondavano acqua e sudore e, nel suo caso, anche fango, considerando che si era tuffato più volte per recuperare pluffe perdute.

Avevano lavorato bene anche solo in quattro ed Emily, nonostante fosse la più piccola, era bravina ed aveva ottime possibilità di migliorare ancora.

Decisero di smettere quando la visibilità stava diventando scarsa e le imprecazioni davvero troppo volgari.

Non è sempre così.” sussurrò Andrew ad Emily, quando Lucas si era messo ad urlare pesantemente contro a William.

Me ne sto accorgendo.” gli sorrise Emily, vedendoli tornare a scherzare non appena rientrati negli spogliatoi.

Com'era con Daniel Black?” riuscì a chiedere Emily, prima che Andrew andasse a lavarsi.

Com'era con Dan?” Andrew scoppiò a ridere, cercando l'asciugamano pulito nel borsone.

Oh ti avrebbe fatto allenare con qualsiasi tempo e per delle ore infinite. Ma ti saresti divertita un mondo. Dan è... è la persona più divertente che conosca! Lui e Lucas insieme riuscivano a farti allenare per tre ore di fila, ma non le sentivi, tanto ti divertivi.” raccontò, ricordando episodi avvenuti solo pochi mesi prima.

Magari anche Bessie non è male, solo, deve prendere la mano.” provò a dire Emily.

Sì, forse. Ma preferivo che fosse Lucas, il Capitano. Non lo ammetterà mai, ma Dan gli manca. E' il suo migliore amico, sai.” spiegò da ultimo, preparandosi per la doccia.

Lucas stava uscendo in accappatoio assieme a William, ed Emily, arrossendo furiosamente, si lanciò in mille scuse, prima di espatriare nello spogliatoio femminile.

Ma che le è preso?” si chiese Lucas, vestendosi.

Secondo te?” ammiccò William.

Ah già.” annuì Lucas. Giocare a Quidditch gli faceva dimenticare le differenze tra maschi e femmine, il fatto che fossero tutti nella stessa squadra li metteva, nella sua testa, sullo stesso piano.

In particolare si era anche dimenticato che Emily aveva solo tredici anni e lui quasi cinque di più.

Bè, gente, io inizio ad andare, la mia donna mi attende!”esclamò, lasciando che gli altri si guardassero perplessi, chiedendosi quale delle sue donne lo attendesse.

Lucas rientrò al castello riparandosi con un incantesimo dalla pioggia. Mary avrebbe dovuto aspettarlo allo stadio ma, dato il tempo, era probabile che non fosse venuta. Si sarebbero visti a cena, pensò, decidendo in quel momento che quello di cui aveva bisogno era una bella chiacchierata con Minerva McGranitt.

Salì di corsa le scale che conducevano al suo studio e bussò educatamente per mezzo del battacchio di ferro battuto sinchè non sentì la professoressa invitarlo ad entrare.

Lucas mise piede nell'ufficio guardandosi attentamente attorno. Quel posto gli era famigliare, considerando il numero di ora che ci aveva passato in punizione con Dan.

La McGranitt sedeva alla scrivania, probabilmente stava correggendo dei compiti.

C'è qualcosa che non va, signor Franchester? Che io ricordi non ti ho messo in punizione.” esordì la professoressa, invitandolo a sedersi su una delle due poltroncine di fronte alla sua scrivania.

Oh, no. Non è per quello. Ecco... volevo... volevo parlarle del Quidditch.” esordì Lucas, sedendosi incerto.

La McGranitt aguzzò lo sguardo, facendogli cenno di continuare.

Ecco... ci sono state delle tensioni in squadra agli allenamenti. Tensioni piuttosto violente, a dire il vero.. e sinceramente non credo che Bessie Brooke sia la persona migliore per guidare la squadra.” spiegò, cercando di non usare un tono troppo aggressivo.

Mi stai forse dicendo che saresti un Capitano migliore della signorina Brooke, Franchester?” lo interrogò, perspicace la McGranitt.

Se è questo che mi sta chiedendo, la risposta è sì. Credo di essere capace, professoressa. Credo di potercela fare. So gestire la squadra, conosco le tattiche di gioco. Credo di poterlo fare meglio di lei.” annuì Lucas.

La McGranitt lo guardò, pensierosa, per un attimo.

Le nomine sono già state assegnate, signor Franchester e, se ho scelto la signorina Brooke, ho le mie buone ragioni. Ti consiglio di imparare a conoscerla e di collaborare con la squadra, anziché muovere una fronda.” disse la professoressa, fissandolo con un'occhiata eloquente.

Ma potrei farlo meglio! Davvero, mi metta alla prova.” scattò Lucas.

Lo sapeva fare meglio senza dubbi. Quella fascia era sua. Lo era. Lo doveva essere. C'era il suo nome scritto sopra. E anche quello di Dan, a pensarci bene. L'avevano costruita insieme, quella squadra.

Lei vuole vincere la Coppa quanto noi! Di questo passo è già tanto se arriviamo ultimi!” esclamò, a sostegno della sua tesi.

Basta così, Franchester!- si irritò la McGranitt- E' stato deciso il Capitano. E' il caso che ti adegui a questa scelta e che impari a fare la tua parte dalla retrovia. Adesso basta, Franchester. Non voglio sentire una sola parola in più.” lo invitò ad uscire e Luca lasciò sbattere la porta dietro di sé, correndo lontano da lì il più velocemente possibile per evitare l'ennesima punizione.

Tutto ok?” gli chiese Mary, uscendo dalla torre di Corvonero, a lui che la aspettava fuori dalla statua di Cosetta.

E' un schifo. Un emerito schifo.” sbruffò lui.

Lei gli accarezzò i capelli.

Andiamo a cena, vedrai che passa tutto.” Lucas la prese per mano e insieme andarono in Sala Grande.




Lucas rientrò in Sala Comune circa un' ora dopo e trovò Anne ad aspettarlo accoccolata sulla sua solita poltrona.

Si acciambellò ai suoi piedi.

E' uno schifo Anne. E' tutto uno schifo.” sbruffò.

Anne chiuse il suo libro ed evitò di fargli notare come, durante la cena, tutto sembrasse meno che la sua vita facesse schifo.

Che cosa è successo?” chiese, comprensiva.

Lo ascoltò lamentarsi di Bessie Brooke e della McGranitt per un quarto d'ora abbondante.

Hai ragione, Lucas. Hai ragione. Bessie Brooke è davvero odiosa. Lo è da sei anni e immagino che doverla vedere anche al campo di Quidditch sia tremendo... però, ragiona: ora come ora cosa puoi fare?”

Convincere la Mc a cambiare il Capitano?” propose Lucas.

Anne alzò gli occhi al cielo e sospirò.

Sarebbe bello, se solo potessi. Ascoltami bene, Lucas: tu te la meriti quella fascia. E' tua. Doveva essere tua. C'è scritto il tuo nome sopra! Non so perchè non ti hanno scelto, non ha senso! Hai dedicato gli ultimi cinque anni alla squadra, l'anno scorso hai assistito Dan... sai come funzionano le cose. Doveva essere tua, per Morgana! Però... però così non è stato ed è il caso che tu te ne faccia una ragione, capisci? Voglio dire, posto che la Mc non cambia idea, non credi che dovresti lavorare per la squadra e non contro la squadra? Prima William mi ha detto che avete proseguito l'allenamento in quattro. Non è stato giusto. Ci si allena in sette.” Anne espose il suo punto di vista, sapendo che Lucas si sarebbe arrabbiato.

Sì ma con Bessie non combineremo niente! Anne, Santo Godric, dovresti capire! Sai cosa significava per me il Quidditch! Significava dirmi che non sono solo un'idiota! E così, passo anche dalla parte del torto!” protestò Lucas, levandosi dalla spalla la mano che Anne ci aveva posato.

Diamine, Lucas, lo so, lo so quello che significava, però che cosa ci puoi realmente fare ora? Niente, niente di niente se non accettare la situazione e lavorare di conseguenza. Non serve a nulla che tu remi contro a Bessie, per quanto odiosa sia. Cerca piuttosto di collaborarci, se volete vincere quella Coppa!” gli consigliò Anne.

La fai facile tu, che se ti trovassi a lavorare con Bessie poco ci metteresti a fare di tutto per metterle i bastoni tra le ruote!” brontolò Lucas.

E allora tu non comportarti come me! Dannazione, non ti ho detto cosa farei io! Non devi fare quello che farei io. Devi solo scegliere il male minore, ovvero collaborare con Bessie per vincere il Campionato.” puntualizzò seccata Anne, ben sapendo che Lucas avrebbe comunque fatto di testa sua.

Senti, vado a farmi un giro che qui finisce male.” bofonchiò Lucas, alzandosi ed uscendo dal buco del ritratto.

Sì, va' a farti un giro che è meglio.” borbottò Anne, al suo indirizzo, alzandosi per tornarsene in dormitorio.

Lucas Franchester era un idiota dalle colossali proporzioni.

Salì le scale che portavano al suo dormitorio ricoprendolo di commenti poco carini e, una volta nella stanzaa trovò Beth china sul letto a scrivere.

Come va?” Anne si avvicinò, piano, sedendosi accanto all'amica. Beth aveva già il pigiama e si era già completamente preparata per la notte.

Anne provò a sbirciare qualcuna delle parole scritte sulla pergamena, ma Beth la precedette.

Gli ho scritto.” sillabò Beth, chiudendo di scatto la pergamena e coprendola con il bordo del copriletto rosso scuro.

C'erano delle cose che dovevo dirgli. Capisci?” aggiunse, come se dovesse spiegarsi.

Non riusciva a guardare in faccia Anne, mentre parlava. Quasi si vergognava di doverlo dire ad alta voce.

Anne annuì.

Beth le aveva raccontato quello che era successo il primo giorno di scuola.

Sul momento Anne provò parecchia avversione per Beth, per quello che le aveva detto, per l'aver preferito Thomas a lei. Si era offesa parecchio. Lei cercava di rendere Elisabeth partecipe di tutto quanto riguardava la sua vita. Era la sua migliore amica, non un'estranea. Trascorreva con lei ogni momento, ogni giornata. Non era giusto che lei la escludesse così.

Poi ci aveva ripensato. Aveva ripensato all'espressione di Beth mentre parlava, alle smorfie di Thomas, al fatto che lui non avesse scelto di farselo raccontare, ma si fosse semplicemente trovato in mezzo alla situazione. Forse, a ben vedere, lui sì che avrebbe voluto restarne fuori, considerando che la sua posizione era alquanto complicata, essendo amico sia di Beth che di Dan.

L'aveva guardata e le aveva chiesto scusa, per aver pensato male di lei.

L'aveva abbracciata forte e le aveva assicurato tutto il sostegno possibile.

Devi fare quello che ti senti, Beth.”

Non voleva dirle cosa avrebbe fatto lei al suo posto, anche perchè la sua reazione sarebbe stata cercare di cancellare Dan o chi per lui dalla sua vita. Provare a vivere come se non fosse mai esistito.

Si trattava di Beth, non di lei ed era libera di fare come riteneva giusto.

Mi manca, Anne. Mi sento vuota, senza di lui. Ma devo imparare a cavarmela da sola. E' giusto così.” sussurrò Beth.

Anne le posò una mano sulla spalla.

Tu sei forte, Elisabeth Potter. Più forte di quanto tu non creda e non c'è nessuno che possa farti dimenticare chi sei. Mi hai capita bene?” le disse Anne.

Beth annuì, malinconica.

Ci stava provando davvero a cavarsela da sola: in alcuni momenti sembrava che tutto andasse per il meglio ma, quando la sera calava, i pensieri si affastellavano, senza concedere tregua.

Come sta Lucas?” chiese, esibendo un sorriso poco convincente, così da cambiare argomento.

E' un idiota.” rispose Anne e le due amiche, insieme, scoppiarono a ridere.


ORCHARD HOUSE


Era tornato a casa alle tre passate, la sera prima. Il locale aveva chiuso alle undici come solito, avevano riordinato e poi Tibbur li aveva lasciati andare a via.

Nihar aveva insistito che lui e Alice, l'altra barista, si fermassero a fare un giro e così avevano bighellonato per le strade deserte di Londra sino a notte inoltrata.

Più conosceva Nihar più aveva la sensazione che lui sapesse qualcosa del suo segreto. Aveva come il presentimento che Nihar avesse intuito qualcosa sulla sua natura di mago. In ogni caso, non voleva preoccuparsene: Nihar non aveva mai fatto alcuna allusione, quindi era il caso di non creare problemi inesistenti.

S stava stancamente versando il caffè nella tazza, sebbene fosse quasi mezzogiorno.

Aveva un viscerale bisogno di caffè, non credeva che sarebbe riuscito a sopravvivere ancora a lungo, se non ne avesse bevuto una tazza.

Ringraziò di essere a casa da solo, non avrebbe sopportato i commenti dei suoi genitori sul suo stato di quella mattina. Scorse sul tavolo il biglietto lasciatogli da sua madre, che lo avvisava del pranzo da scaldare e gli augurava buona giornata.

Accanto a quel biglietto era appoggiata la posta del mattino, il Profeta, un paio di lettere indirizzate a suo padre e una per lui.

Riconosceva quella grafia: era di Beth. Sospirò, lanciando imprecazioni nella mente.

Che cosa doveva fare? Aveva sbagliato, d'accordo ma aveva preso una decisione. Le aveva detto cosa aveva intenzione di fare. Non pretendeva che lei lo aspettasse in eterno, ma quello non era il momento giusto. Aveva troppe cose per la testa, era privo di sicurezze...

Se lei si fosse presentata a casa sua, non era sicuro di quella che poteva essere la sua reazione. Forse , se l'avesse vista, si sarebbe dimenticato immediatamente di tutti i suoi propositi, l'avrebbe stretta forte e avrebbe promesso di fare il possibile per renderla felice.

Questo prima di rendersi conto di aver fatto l'ennesima sciocchezza.

Quello era fondamentalmente il motivo per cui cercava di tenerla lontana.

Guardò la lettera, incerto se aprirla o meno. Poi la curiosità vinse e sfilò la pergamena dalla sua busta.


Dan,

ho ripensato a quello che mi hai detto. Hai ragione: c'è qualcosa che devo fare da sola, prima di tutto. Qualcosa che devo fare per me e per me sola.

Ti scrivo per dirti questo e per farti sapere quanto sento di aver bisogno di te, sebbene sappia che non sia giusto, che non sia ora il momento giusto.

Mi hai detto che avrei potuto continuare a cercarti, a chiederti consiglio; mi avevi detto che avrei potuto ricorrere a te per ogni necessità: è bello sapere di poter contare su di te, nonostante tutto.

Tuttavia, io sento che per il momento è il caso di separarci. Siamo stati da che ho memoria l'uno l'ombra dell'altra e questo non ci fa bene. Non fa bene a te, non fa bene a me. Non fa bene soprattutto a me.

E' necessario che io impari a fare senza di te. Per questo, sebbene io ti voglia accanto a me, sebbene io desideri parlarti e vederti ridere e consigliarti e sentirmi dire da te che tutto andrà bene, ho deciso che è meglio se per un po' proviamo a non sentirci. Non fraintendere, Daniel, ti prego. Non pensare che sia arrabbiata con te o che non mi importi nulla di te. Semplicemente mi sembra che sia meglio così. Sono certa che capirai, Dan, l'avevi capito prima di me.

Ti auguro ogni bene, Daniel, te lo meriti. Vai avanti per la tua strada, segui la tua musica e rendimi orgogliosa di te.


Beth”


Una lieve ombra di sorriso gli comparve sulle labbra, insieme ad un insolito nodo allo stomaco: doveva essere felice oppure no?

Elisabeth aveva capito o almeno così sembrava, ma gli stava chiedendo di lasciarla in pace, detto in parole povere. E lui era pronto per lasciarla andare, per lasciare che si arrangiasse da sola, per lasciarle vivere una vita indipendentemente da lui? Non era del tutto sicuro della risposta, considerando che tutto si aspettava fuorchè una lettera del genere.

Si sentiva sollevato, da un lato, dall'altro, invece, gli sembrava strano.

Non doveva essere stato facile per Beth scrivergli quelle parole, il suo dolore traspariva tra le righe, eppure l'aveva fatto. Questo era quello che lei voleva, dargli tempo e prendersi tempo. Non sapeva se era giusto o sbagliato, ma quello era ciò che avevano deciso insieme, in un certo senso.

Daniel sapeva che, nel momento in cui la su vita avesse preso una piega normale, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata tornare da Beth, ma lei l'avrebbe accolto o gli avrebbe urlato contro perchè l'aveva lasciata sola o peggio ancora gli avrebbe detto che ormai aveva imparato a vivere senza di lui?

In quel momento non aveva risposta, non poteva averne. Poteva solo rispettare la sua decisione.

Appoggiò la tazza sul tavolo e salì in camera sua. Il biglietto che gli aveva lasciato sua madre era appoggiato al comodino.

Daniel lo prese e lesse di nuovo l'indirizzo, dopodichè salì sulla sedia della scrivania per arrivare alla chitarra appoggiata sull'armadio.




Buonasera a tutti quanti, vi ringrazio per aver letto e per avermi seguito anche in questa torrida estate. Colgo l'occasione per informarvi che il prossimo aggiornamento dovrebbe essere attorno al 20 Agosto . Vi saluto tutti quanti e vi auguro buone vacanze. Arrivederci a fine mese!


Alohomora: come ti ho già detto Thomas si sta prendendo il suo spazio meritatissimo e, in questo capitolo, lo vediamo alle prese con la sua non semplice vita da Caposcuola.

Lucas, come al solito, è capacissimo di complicarsi la vita da solo e di complicarla agli altri (Anne) e Dan e Beth annegano nel loro marasma di pensieri.

Quella del FantaQuidditch non è una gran trovata, in realtà: mai sentito parlare del Fantacalcio? Parecchi ragazzi che conosco ci giocano, quindi ho pensato di inserirlo trasfigurato nel mondo magico!

PrincessMarauders: si tratta solo di crescere che, come sai, non è per niente semplice: quante volte ti sei sentita così confusa o così felice o così insicura come quando avevi 17 anni? Credo poche volte e anche loro stanno provando che diventare grandi non è mai semplice e che i rapporti tra le persone sono quanto di più complesso esista. James è un padre che vuole solo il meglio, ma sa benissimo che certe cose i figli devono risolversele da soli, sebbene qualche capatina “casuale” ad Hogsmeade non sia poi da escludere. A presto!

Devijina: oh sì ce lo vedo anch'io James con Lily al suo fianco che compare lì con la sua faccia più innocente! E' solo preoccupato... e un po' assillante. Thomas si sta prendendo i suoi spazi, più che meritati, oserei dire. Il fatto è che lui, pregio o difetto che sia, è tremendamente ambizioso: vista la sua origine lui vuole eccellere negli studi e questo lo porta a non riuscire sempre a relazionarsi nel modo corretto con gli altri, sebbene sia un amico di quelli più unici che rari!

Padfoot_07: addirittura due recensioni! Prima di tutto: come è andata la maturità? Poi.. voi dite che questa storia è reale, sentita... ecco, io spero che sia così. Spero di riuscire davvero a comunicarvi qualcosa, a farvi sentire vicini questi personaggi che vivono un'adolescenza complicata tanto quanto è stata la nostra, perchè quegli anni sono davvero estremi sotto molti punti di vista. Ciascuno di loro affronta la vita a modo suo, scoprendo che forse è più dura di quanto si pensi, che i rapporti sono più complicati, che gli amici non possono risolverti i problemi ma che devi essere tu a farlo.

E i genitori devono per forza stare a guardare perchè, come dice saggiamente Sirius, possiamo solo guidarli, ma non possiamo farci carico dei loro problemi.

Rosalie Hale e Bella Swan: anche a te... come è andata la maturità? A volte temo che le reazioni di Beth siano le più esagerate, ma se ci pensi, visto il contesto iperprotettivo in cui è cresciuta, sono più che normali. Sono felice che tu la senta vicina, significa che sono riuscita a darvi qualcosa.

Ginny_: benvenuta! Sono contenta che la storia ti piaccia: per far riuscire al meglio Finding My Own Way mi sto impegnando tanto, sebbene gli aggiornamenti non siano molto costanti.

Ancora più lieta mi rende il fatto che ti sia affezionata a Thomas, Anne, Lucas, Daniel ed Elisabeth ed alla loro complicata vita. A presto!


  
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