Le mia scarpe da ginnastica calpestano il suolo dell’arena ormai da due ore, dopo cena ho iniziato ad allenarmi con la spada e con la magia. Dalla spiaggia sento risate e note di chitarra acustica, sicuramente qualche mio famigliare starà cantando una canzone estiva divertendosi in compagnia.
Intorno a me invece c’è solo silenzio e la luce violacea che emana la mia arma, colpisco per l’ennesima volta il manichino nello stesso punto ma indirizzando il flusso di magia dalla parte opposta producendo un rumore secco. Mi accascio a terra soddisfatta osservando la mia spada, la costellazione della Lyra è forgiata sul manico risaltando la sottigliezza dell’impugnatura, mentre sulla lama altre costellazioni si diramano elegantemente fino alla punta.
Poco a poco perde la luminescenza che gli conferisco con la mia magia e rimango sola al buio più totale immersa nei miei pensieri. Il giorno che l’ho ricevuta è lo stesso in cui sono diventata capo cabina, semplicemente una notte mia madre mi ha recato in dono dalle stelle queste spada, il nostro unico legame tangibile.
Senza una scritta o qualche parola di conforto, ha fatto semplicemente percepire la sua presenza rimanendo invisibile ai miei occhi grazie a questo dono. Non che gli altri genitori divini si facciano vivi tutti i weekend per i loro figli, però essendo il primo capo cabina della storia per quanto riguarda la sua stirpe almeno un banale “sono fiera di te” detto da lei o un suo emissario me lo aspettavo.
Dei passi pesanti dietro di me mi fanno voltare di scatto interrompendo i miei pensieri.
“Cosa fai al buio da sola?” stringo gli occhi nel buio incredula di sentire quella voce ma non riesco a distinguere alcun viso. Faccio scaturire dalla mano una bolla luminosa che mostra i tratti asiatici di Ben, figlio di Ares.
“Allenamento notturno.”pianto i miei occhi nei suoi, di rimando alza la testa con uno sguardo arrogante.
“Speri di vincere la caccia alla band…”
“Ben sta per Benjamin giusto?” non lo lascio finire di parlare prendendolo alla sprovvista.
“Si, mio nonno si chiamava così. Quello mortale ovvio.” un sorriso gli sfugge dalle labbra che tornano immediatamente serie.
“Capito Benjamin”ridacchio per il nome che non si addice per niente alla sua stazza.
“Stavo dicendo ch…”
“Hai finito di voler litigare per forza? Cosa vuoi da me?” mi alzo di scatto espandendo il globo di luce fino a sovrastarlo.
“Parlarti.” Si morde la labbra facendole diventare bianche.
“Insultarmi volevi dire.”mi giro e mi dirigo verso la mia cabina a passo svelto.
“Voglio conoscerti ragazzina” con una breve corsa si para davanti a me.
“Innanzitutto ho un nome e non sono così piccola rispetto a te, e poi non pensare di parlare con me per insultare mia madre, lo so cosa dite su noi figli di Ecate.” abbassa lo sguardo per la prima volta da quando l’ho conosciuto, bersaglio colpito.
“Non tutti la pensano così Lyra.” lo rialza facendo un rapido sorriso. Lo osservo guardare la mia spada affascinato. “E’ molto potente, lo sento.” aggiunge.
“Non lo so ancora, è un regalo di mia madre. Non l’ho mai utilizzata in battaglia.” dico confusa per il cambio repentino di discorso.
“Sta attenta quando la userai.” girandosi se ne va risalendo i gradini dell’arena lentamente. Sono tentata di dirgli qualcosa ma l’orgoglio mi blocca.