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Autore: La_Birba    25/11/2019    2 recensioni
ciao a tutti, dopo anni di assenza sono tornata. non sono mai stata brava nei riassunti.
il mio contesto preferito in cui mi piace immaginare Bulma e Vegeta è la scuola. in questo caso Vegeta professore di Bulma.
sono passati anni ormai dalle scuole, si sono persi di vista ed entrambi ripercorrono il loro percorso passato.
sperando di avervi incuriosito e di essere migliorata come scrittrice vi auguro Buona Lettura a voi coraggiosi che aprirete questa storia.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO  4 PARTE VEGETA





 

 

Occhi negli occhi. Da quanti anni non la vedevo? Da quanti anni non vedevo quegli occhi così azzurri, l'assoluto opposto dei miei? Vidi varie emozioni in lei, eppure non riuscì a comprenderle tutte. Stupore, forse un velo di rabbia e tristezza non saprei proprio dirlo. Poco dopo la sua attenzione fu catturata da altro. Un bambino. Le si avvicinò tutto felice, saltellando e gli sorrise amorevolmente. Quel sorriso era quello di una donna, di una madre. Un pensiero mi balenò in mente, era MIO figlio? L'avevo lasciata incinta ormai sette anni fa e quel bambino sembrava avere tra i sei e sette anni. Aveva i capelli come i suoi, chiari, lisci sicuramente morbidi. Probabilmente usavano entrambi quell'assurdo balsamo alla vaniglia così dolce da nauseare, che però a detta di qualcuno “lascia i capelli così morbidi da sembrare seta”.

Dopo che Bulma ebbe soddisfatto la richiesta del bambino, andato da lei per la merenda supponevo. Si sedette e la vidi sorridere altrove. Un ragazzo della sua età circa le si avvicinò. Aveva lunghi capelli neri, la cinse in vita e la baciò la fronte. Sembravano una famiglia felice, quella che io avevo mandando al diavolo. Lei guardò ancora una volta verso di me ed io mi resi conto che ero rimasto fin troppo imbambolato lì a guardarla. Ripresi la mia corsa, ero di troppo quello stupido quadretto. Una volta giunto a casa mi allenai e allenai e allenai. Non so quanto tempo rimasi nella mia palestra gravitazionale ma avevo davvero una gran voglia di sfogarmi.

“Vegeta allora ci vuoi morire qui dentro?!”

Radish staccò la gravità da fuori e aprì il portellone. Fuori era buio. Mi buttò un asciugamano in faccia.

“Puzzi peggio di un maiale. Ma da quanto tempo sei qui dentro?!”

Ero senza fiato, la bocca era asciutta e non riuscii a rispondergli a dovere. Gli passai davanti e lui sventolò una mano sotto al naso. Gli alzai di risposta il dito medio. Rimasi sotto la doccia per davvero tanto tempo. Ero esausto e l'acqua era davvero un tocca sana. Quando uscii dalla doccia un dolce profumo mi portò di nuovo indietro nel tempo. Radish erano giorni che accendeva candele profumate per casa. Quella sera ne aveva scelta una alla cannella. La mamma di Brief usava quella profumazione ogni volta che ero entrato in quella casa. Soprattutto QUELLA volta.

C'erano piccole candeline sul tavolo a fare una tenue e dolce atmosfera, l'odore di cannella entrava nelle narici di prepotenza. Quella donna era davvero una brava cuoca l'arrosto si scioglieva in bocca , il budino aveva una consistenza magnifica e il vino sembrava essere invecchiato davvero bene. Peccato che tutto, ogni singola cosa, aveva per me un terribile retrogusto di cannella. Non mi gustai la cena e neppure la compagnia. I signori Brief sproloquiavano ogni volta di cose assurde. Mi ubriacai di parole e...di vino. Bevevo perchè ogni volta che il mio bicchiere era vuoto veniva riempito, bevevo perchè era più facile piuttosto che ascoltare quei discorsi tremendi. Bulma era seduta vicino a me, aveva gli occhi un pochino arrossati era stata in rigoroso silenzio da quando ci eravamo seduti. Effettivamente i suoi genitori parlavano per entrambi.

Fuori c'era il gelo, in quella casa sembrava esserci l'estate ancora. Mi ero presentato con camicia e maglioncino ma avevo terribilmente caldo, la ragazza aveva una semplice gonna lilla, che da seduta lasciava scoperta buona parte delle cosce, e una banale canottiera bianca. Semplice ma interessante combinazione. Sicuramente non sapeva che avrebbe ricevuto ospiti, tanto meno me. Inoltre entrambi lasciavano davvero poco all'immaginazione, ero già inebriato di vino e quella ragazza era davvero eccitante. Un professore certe cose di certo non dovrebbe pensarle riguardo ad una sua studentessa, eppure il sangue era scappato dalla testa per andare in un posto molto più in basso. Brief mi intrigava, le sue forme, il suo caratterino sotto quegli occhi azzurri da cerbiatta. Mi incuriosiva, spesso avevo sognato di sfiorarla, baciarla e andare anche molto oltre. A mezzanotte finita la cena, mi apprestai a salutare e a togliere il disturbo.

“Signor Sayan, suvvia perchè non resta a dormire qui? Ha bevuto davvero troppo per mettersi alla guida non crede?”

La signora Brief mi guardava con occhi languidi, il marito aveva annuito per tutto il tempo.

“Bulma cara, perchè non porti il tuo caro professore nella stanza degli ospiti al secondo piano”.

Non avevo potuto controbattere, mi prese a braccetto e mi accompagnò vicino le scale, in cui la dolce ragazza stava salendo. Strabuzzò gli occhi esterrefatta. Si scambiò vari sguardi con i genitori, poi perdendo mi fece strada. Quella casa era gigante sembrava un labirinto. Arrivammo davanti a una porta blu in mezzo a tante altre porte blu.

“Ecco. Può dormire qui”. Mi diede la schiena, io entrai. Era una stanza grande quasi quanto casa mia, vi era un letto matrimoniale, una mega televisione, un terrazzo, più grosso del mio salotto, che dava sul giardino, due comodini con le lampade e poi un bagno privato. Non ero mai stato in un hotel di lusso, ma quella camera andava molto vicino alla mia idea di come sarebbero state le stanze. Morendo di caldo mi tolsi la camicia e mi sdraiai sul letto. Avevo bevuto troppo non ero completamente andato ma neppure lucido e poi ero davvero accaldato. Quel materasso era il posto più morbido dove avessi mai poggiato il mio dolce didietro. Sentii poco dopo un leggero tocco sulla porta di legno. Bulma aveva in mano degli asciugamani e dei vestiti. Arrossì vedendomi a petto nudo.

“Pensavo che le potessero far comodo”. Rimase sulla soglia mi avvicinai e me li porse guardando altrove, come se alle mie spalle ci fosse qualcosa di estremamente interessante. Io sorrisi prendendo alla sprovvista, la afferrai per un polso e la portai dentro.

“Ma che fa?!” era arrabbiata e stupita.

Alzai le spalle

“ è divertente vederti arrabbiata e impacciata”

Mi fece il muso e poi aggiunse: “Lei è solo un cafone” si scrollò dalla mia presa.

Sapevo avesse un bel caratterino, lo sapeva nascondere bene ma a un occhio attento non sarebbe di certo sfuggito. Stava per andarsene.

“Brief ti turba così tanto stare troppo vicino a me?” sussurrai, andai poi a prendere il pacchetto di sigarette dalla tasca e me ne portai una alla bocca.

“Qui non si fuma! Comunque non mi turba affatto. Mi irritano i suoi atteggiamenti.”

prese la sigaretta dalla mia bocca e la buttò per terra calpestandola. Mi guardava fissa negli occhi con una smorfia di odio. Mi sedetti divertito. Stuzzicarla mi divertiva parecchio. Potevo dare la colpa all'alcool.

“Stai ancora con il giocatore di football....Aki..?”
“Akira Yamcha” mi interruppe “Comunque no, ci siamo lasciati oggi stesso”

La sua voce si fece più bassa, aveva abbassato lo sguardo.

“Ora capisco gli occhi arrossati di stasera. Cos'è ti ha tradito con la prima ochetta bionda che ha trovato? Poverina” il mio sarcasmo era palese. Lei si voltò verso di me come infuocata.

“Qui l'unico povero cornuto sei tu”. Mi ero stupito per il suo tono informale, mai mi aveva dato del tu.

“Cornuto?” domandai.

“L'ho vista..la sua fidanzata. Era con un altro!” era rossa in viso.

“Pensavi davvero che con quella la io avessi una storia? Suvvia ti reputavo più intelligente Brief. Ci siamo usati a vicenda, un semplice scambio di dare e avere”. Sorrisi alzando le spalle. Lei strabuzzò gli occhi. Era più ingenua di quel che pensassi. Mi alzai con calma e feci due passi mettendomi accanto a lei. Brief non sembrò neppure notarmi quasi. Ero poco più alto di lei. I suoi capelli avevano sempre un buon odore. Le misi una mano sulla guancia, facendola voltare verso di me e con un gesto rapido mi chinai a baciarla. Era un semplice tocco, un lieve bacio a stampo.

“Ma che cavolo crede di fare?” la sua voce risultò stridula, troppo alta. Era agitata, mi aveva allontanato con una mano sul petto e l'altra si parava la bocca.

“Si è bevuto il cervello o cosa?” era tornata a darmi del lei. Un vero peccato pensai.

“Magari ho preso un abbaglio ma è improbabile perchè sono bravo a interpretare le parole non dette. Sai che il linguaggio del corpo non ha nulla a che fare con la parola? Basta un semplice sguardo per capire che hai un dilemma interiore. Ti interesso ma non sai perchè, sono il tuo professore stronzo di matematica eppure..” lasciai interrotta la frase, non serviva completarla. Gli sorrisi beffardo sapendo di averci azzeccato. Lei divenne ancor più rossa. Avevo avuto a che fare con così tante persone false e ipocrite, che ero diventato quasi un maestro nel carpire le informazioni solo guardando i movimenti.

“Lei è solo un gran stronzo egocentrico, pensa davvero che tutto il mondo giri intorno a lei? Sa quanti ragazzi più belli ci sono fuori da quella porta?”. La sua voce era fuori controllo. Mi avvicinai e misi un dito sul naso e la bocca di lei.

“Shhh...non vorrai svegliare paparino e mammina mi auguro” si voltò altrove, il suo respiro era irregolare, aveva le guance arrossate, io risi mi stava salendo la sbronza. Lei era furiosa, ciò rendeva tutto più divertente, almeno per me. Con un gesto rapido la ricatturai e la baciai nuovamente. Stavolta fu più profondo, più passionale. Durò poco il contatto tra le nostre lingue. Lei si allontanò nuovamente. Faceva dei grossi respiri, sembrava non riuscire a riprendere fiato. Aveva le mani sul mio petto ben tese, la faccia rivolta in giù e i capelli che la coprivano.

“Non è normale questa cosa!” sussurrò appena. La rabbia le era passata, ora vi era il senso di colpa, per quella cotta così illecita.

“La normalità è qualcosa di astratto. Te sei una donna ed io sono un uomo, è normale provare attrazione.”. Ogni tanto avevo piccoli momenti di lucidità. Lei tirò su il viso e mi guardò, occhi negli occhi. Aveva le gote arrossate e respirava ancora a bocca aperta. Aveva un conflitto interiore. Aveva abbassato lo sguardo ed era tornata dritta, aveva tolto le mani dal mio petto. Rimanemmo così per qualche secondo. Le lasciai il tempo di pensare, ragionare. Sospirò più volte. Sembrava così piccola lì davanti a me. Ebbi quasi paura di romperla, le posai delicatamente una mano sulla guancia e accorciai le distanze tra di noi. Mi accostai al suo orecchio e le sussurrai.

“Goditi il momento Brief”. Iniziai poi a morderla e a baciarla sul collo. Lei sembrò un animale domato, piegò la testa e fece esattamente ciò che io le avevo consigliato. Dal suo collo mi spostai sulla bocca. Finalmente il bacio fu corrisposto. Le mie mani esplorarono quel corpo esile ma con delle forme da vera donna. Con due dita le slacciai il reggiseno, poi andai a posar le mani su quei bei glutei sodi e la presi in braccio. Lei mi cinse il collo continuando a baciarmi. La posai sul letto e mi misi sopra di lei. Una mia mano era partita ad esplorare sotto la gonna, ma lei mi fermò.

“No... ”. fu un sussurro la sua voce. Mi guardò un attimo, i suoi occhi, il suo corpo diceva tutto tranne che “NO”. Mi desiderava, ed io desideravo lei in quel momento.

“Ti giuro che non farò nulla che tu non vorrai, e nulla che ti possa arrecar dolore, ma solo piacere”.

Ripresi a baciarla e a morderla. Voleva andarci piano, probabilmente l'unico ragazzo che aveva avuto era stato proprio il giocatore di football. Pensai che allora era giusto andare per step. Con la mano andai a massaggiar un seno e l'altra entrò dentro di lei. Gemette appena accadde. Si aggrappò di più a me, sentii le sue unghie sulla mia schiena ogni volta che entravo di più in lei. Con la bocca mi spostai sul altro seno rimasto libero e giocai con il capezzolo. Il sinistro lo brandivo con le dita e l'altro con le labbra. L'altra mano giocava più in basso. Lei sospirava e gemeva, le sue mani vagavano tra i miei capelli scombinandoli completamente. Dopo un tempo fin troppo breve per essermi davvero divertito, la sentii ansimare sempre di più fino a raggiungere il culmine con tanto di invocazione del mio nome di battesimo, più e più volte, seguito da un buon numero di parolacce. Mi sdraiai divertito di fianco a lei ancora ansimante.

“Brief, andremo con calma come vuoi te, non temere”. Le toccai il naso con un dito, sorridendole. Avrei dovuto aspettare ma pensai che ne poteva valere la pena. Lei era di fianco a me, ansimante, non aveva più proferito parola. Era sfatta, per la prima volta la vedevo in disordine. Era proprio una bellezza naturale. Mi tirai su dal letto e andai in bagno, una volta tornato in camera la trovai addormentata. Decisi che forse solo per una volta avrei potuto essere anche dolce, ma solo per una volta. La misi sotto le coperte e per un motivo che non saprei spiegare, forse la forza di gravità mi ritrovai a darle un semplice bacio in fronte. Era notte fonda, decisi che potevo anche togliere il disturbo. Scrissi un piccolo bigliettino e me ne andai, conscio che l'avrei rivista in meno di 12 ore.








*******tadan xD ogni tanto riesco a fare capitoli anche un pochino più lunghi, rari casi XD ammetto che per scrivere questa storia me la sto prendendo con molta calma :) per adesso mi sta piacendo molto, e spero di continuare bene così. sto seriamente sperando di non aver fatto un scena un po' "forzata"...voi che dite? dovrei mettere il rating rosso? inoltre è la prima volta che scrivo qualcosa di un po' più spinto. che imbarazzo >.< non sono brava XD al di là di tutto vabbe spero che vi sia piaciuto se volete lasciare un commentino fa piacere :) alla prossima ;)

  
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