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Autore: Celtica    26/11/2019    5 recensioni
Soulmate!AU! SanSan
Sandor lavora in un bar, e Sansa è cliente.
A Sandor piace Sansa, ma non trova il coraggio di avvicinarsi. Quando finalmente si decide ad andare a parlare con lei, entra Petyr e le siede vicino.
Questa storia è ispirata a un prompt di Relie Diadamat, e partecipa alla Ottobre Challenge: Trick or Treat? indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joffrey Baratheon, Petyr Baelish, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Ancora un sogno

 

 

Ancora un Sogno

 

 
Sandor sognò di nuovo il fuoco verde. Stavolta lo vedeva da una finestra del castello, dentro una stanza immersa nel buio. Trovò comunque il letto e una bambola e, senza sapere come, capì che era sua.
Si sdraiò e la attese.

Quando sentì la porta aprirsi, si alzò e la raggiunse.
Le coprì la bocca con la mano soffocando un urlo, e strinse il suo corpo di bambina a sé.
C’era qualcosa che non tornava però. Lui sapeva che Sansa non era davvero una bambina. Sapeva di averla vista bere alcol e di aver assaggiato le sue labbra.
Parlarono, ma al risveglio Sandor non riuscì a ricordare di cosa. E mentre Sansa usciva dallo stanzino sbadigliando, lui ricordò altri dettagli del sogno.

Se urli ti uccido.

Aveva in testa una canzone antica cantata da Sansa, ma non gli venivano in mente le parole.
E poi, mentre lei prendeva un coltello e cercava qualcosa ancora integro da mangiare, a Sandor venne in mente di averle puntato una lama alla gola.

Mi hai promesso una canzone, Uccellino.

Credette di tremare mentre si avvicinava al bancone.
«Ti senti bene?» chiese lei.

Sto andando.

«Dobbiamo andarcene.»

Sto andando via.

«Andarcene? Andarcene dove?»
«Lontano da qui, dove i Lannister non ci troveranno mai.»

Lontano dai fuochi.

Sansa smise di affettare una mela. «Devi aver bevuto troppo, ieri sera.»
Lui ricordò di averla avuta sotto di sé mentre cantava. Ricordò di aver pianto, e la mano di Sansa che gli accarezzava la guancia.
«Io potrei tenerti al sicuro» disse, proprio come aveva detto alla Sansa del sogno. «Nessuno ti farà più del male.»

Se lo faranno, io li ucciderò.

Gli occhi di Sansa si fecero cupi, come se la notte fosse appena scesa nel locale.
«Che vuoi dire?»
«Dico che dobbiamo andare via prima che quel fottuto Lannister ritorni.»

Lei scosse la testa, posando la mela sul bancone. «Io… non posso. Ho tutta la mia vita qui. E anche tu.» Indicò il bar.
«Lo brucerei piuttosto che lasciarlo a Joffrey.» L’immagine del fuoco verde gli annebbiò la vista, tanto che dovette strofinarsi gli occhi per tornare a vedere Sansa. «Ed è quello che farò oggi stesso.»
Poi si avvicinò al bancone, togliendole il coltello dalle mani. «Vieni con me.»

«Io…»
«Hai detto che sanno tutto di te ormai. Non hai più niente qui. E quando brucerò il bar è te che verranno a cercare, uccelletto.»

Sansa abbassò gli occhi.
Non sapeva perché si sentisse in dovere di convincerla. Era come se sapesse di non averla salvata in un’altra vita… o forse era soltanto perché conosceva Joffrey e sapeva che Sansa non sarebbe stata al sicuro lì, senza di lui.

È per colpa tua se è in questo casino, rammentò a sé stesso.

E poi non ricordava come fosse finito il sogno.
Sansa era fuggita con lui? O era rimasta tra le grinfie di Joffrey?

«Potrei nascondermi da qualche amica» tentò ancora Sansa. «Perché dovrebbero farmi del male? Non sarò io a bruciare il locale. Non ci sarò più quando gli darai fuoco.»
Sandor allungò un braccio oltre il bancone e le afferrò il mento tra le dita.
La vide abbassare le palpebre, e pensare di lasciarla sola lo fece infuriare.

«Guardami!»
«Lasciami. Mi stai facendo paura.»

«Tutto ti fa paura.»

Sansa aprì gli occhi, e lui tornò alla notte del sogno, quando l’aveva guardata cantare. La lasciò andare.
«Joffrey non ti lascerà in pace. Ho visto come ti guarda. E ho visto come ti guarda l’altro.» Petyr-il-diavolo. «Senza di me non molleranno mai la presa. E non sarà piacevole, ragazzina.»

«Smettila di chiamarmi ragazzina.»

«È quello che sei. E i discorsi che fai lo dimostrano.»
Lei incrociò le braccia al petto. «Ti diverte tanto spaventare la gente?»

Mi diverte uccidere la gente.
Quando aveva detto una cosa simile?

«Tu non sei la gente» replicò Sandor, facendole sgranare gli occhi. «Sei un uccelletto che non sa mentire, e che non si rende conto dei pericoli che corre.»

«Dici che Joffrey e Petyr mi farebbero del male…» mormorò Sansa, sfiorando la lama con le dita. «E tu? Tu non mi farai del male?» Poi un’ombra passò sul suo viso, come se fosse appena stata folgorata da un’idea. «Vero?»

Sandor era convinto di aver già sentito quella domanda, quella stessa notte. Nel suo sogno.

«No, uccellino. Io non ti farò del male.»

Le accarezzò il viso per un istante, prima di ritrarre la mano. Si era appena ricordato che Sansa non era fuggita con lui.
Lei chiuse gli occhi a quel contatto, e rimase così per un momento. Finché non la vide prendere un grande respiro.

«Va bene» sussurrò Sansa. «Verrò con te.»

 n

Successe mentre radunavano le poche cose di valore dentro il locale. Quelle piccole e trasportabili. Mentre Sansa cercava ancora cibo e Sandor gli ultimi proventi della cassa.
Fu lui ad avvertire il pericolo. Lo vide arrivare dal parco di fronte al bar, quello dove Joffrey si radunava con gli amici.
Ora erano molti più del solito.
Sandor ringraziò il cielo di aver tenuto le luci spente per tutta la mattina. Così sarebbe stato impossibile per le persone fuori accorgersi di loro. Almeno finché non avessero raggiunto i vetri…

«Svelta, uccelletto. Andiamo.»
Le fece mollare la sacca che stringeva tra le dita e la portò in un angolo. Spostò un tavolo e aprì una botola che Sansa sembrava non riuscire nemmeno a vedere.

«Ma come…»

«L’uccellino non sa smettere di parlare… Scendi e rimani in silenzio.»
Sansa fece per entrare, ma poi si voltò verso di lui. «Tu non vieni?»
«No, uccellino. Ma ti tirerò fuori non appena sarà tutto finito.»
«Ti uccideranno se resti!» Gli afferrò la mano. «Vieni, ti prego. Non posso rimanere di nuovo sola.»

«Vai.»
«No, se non vieni anche tu.»
«Non sei brava a mentire…» sussurrò.

Ma poi la seguì ugualmente attraverso la botola, richiudendola sopra di loro. Era uno spazio troppo angusto per due persone. Potevano giusto restare in piedi, uno di fronte all’altra, cercando di non muoversi per non infastidirsi a vicenda.
Riconobbero i rumori: qualcuno aveva sfondato la porta, e diversi piedi camminavano sopra le loro teste.
Sandor si chiese cosa avrebbe fatto Joffrey non trovandolo lì.
L’idea del fuoco lo spaventava a morte. E se fosse stato l’altro a bruciare il locale? A bruciare loro? Trattenne il respiro mentre li sentiva aggirarsi per il bar, spaccare ciò che era rimasto integro dal giorno prima.

«Cosa vogliono?» gli chiese Sansa muovendo appena le labbra.
La vide sforzarsi di mantenere la calma.

Come una lady.

Non lo aveva detto lei? Non si era paragonata a una lady nei suoi sogni?
Restarono così, uno di fronte all’altra, in quello spazio strettissimo. Sandor sentì il suo respiro caldo addosso, il petto che si alzava e si abbassava attaccato al suo. Si era sbagliato la sera prima, quando aveva creduto di vedere quella tensione tra loro. Adesso sì che la vedeva. E la sentiva in ogni fibra del suo corpo.
Si sistemò meglio contro il muro, spingendo la mano contro quello alle spalle di Sansa. La udì sussultare, e gli parve di vederla schiacciarsi di più contro la parete.

«Sta’ calma, uccellino.»
«Ci troveranno.»
«Non qui. Se riesci a tenere chiusa la bocca.»

Nell’oscurità riconobbe un bagliore di rabbia negli occhi di lei. Lo divertiva vederla così, sentirla tesa e così vicina.
Il respiro di Sansa rallentò.
«Sono sopra di noi» bisbigliò, guardando in alto, dove si udivano dei passi.
Non potevano rischiare che Joffrey li trovasse. Non adesso che erano così vicini ad andarsene. Le coprì la bocca con la mano, mentre con l’altra la teneva ferma.

«Sta’ ferma. O ci sentiranno.»

Aveva le sue mani sulle braccia, le unghie che graffiavano i polsi nel tentativo di liberarsi. Così la attirò contro di sé, facendola voltare. In quel modo, con la schiena contro il suo petto, non poteva ribellarsi. E non poteva parlare.
Poi i passi si allontanarono, e lui lasciò la presa.
Sansa si girò di scatto e lo colpì alla spalla.

«Volevi che ci sentissero?» le chiese.
«Non ci avrebbero sentiti comunque se mi avessi lasciato stare!»
Fece per colpirlo di nuovo, ma le afferrò il polso e la attirò di nuovo a sé.

«Questo posto è troppo piccolo per due persone» sussurrò in un ringhio. «Quindi sta’ un po’ ferma se non vuoi che ci trovino.»

Dal piano di sopra venne un rumore sordo, di qualcosa che andava in pezzi.
Sansa si aggrappò a lui e, d’istinto, Sandor la circondò con le braccia. Ora sentiva il suo respiro sul collo.

«Hanno distrutto la vetrina.»

Sansa gli appoggiò la testa sul petto. «Mi dispiace.»
Aveva le mani sui suoi fianchi quando si accorse del silenzio. Forse se n’erano andati. Fece per aprire la botola, ma Sansa gli afferrò il braccio, stringendolo contro di sé.

«Potrebbero essere ancora lì.»
«Non possiamo saperlo finché non usciamo, uccelletto.»

Lei lo strinse più forte, respirando con affanno. «Aspettiamo ancora. Ti prego. Hai detto che qui non corriamo pericoli.»
Poi lo abbracciò.

«Siamo al sicuro qui sotto» sussurrò Sansa.

Lui la attirò a sé, le accarezzò le spalle e scese lungo le braccia. Le sfiorò il viso con il dorso della mano, e quando sentì i loro respiri che si univano, si chinò a baciarla.
Un rumore che arrivava da sopra lo fece fermare.

«Sono ancora qui» disse, e sembrò quasi una domanda.

Sansa non rispose.
Le accarezzò i capelli, poi spostò una ciocca dietro l’orecchio.

«Avevamo detto che ne avremmo riparlato, uccelletto.»
«Di cosa? Credevo volessimo andare via insieme.»
«E lo faremo. Ma questo… non voglio che tu te ne penta.»

Sansa gli prese una mano. «Non ho niente di cui pentirmi. Niente.»
Poi, quando anche l’ultimo rumore scomparve e il silenzio riprese il suo posto, Sandor si chinò al suo orecchio.

«Quando saremo lontani, uccelletto… allora ne riparleremo.»

Non era sicuro che Sansa sarebbe fuggita con lui. Nel sogno era certo di essere partito da solo… E quest’idea non gli dava pace. Lo tormentava sapere di averla abbandonata. Non poteva permettere che accadesse di nuovo.

Rimasero immobili in attesa del silenzio assoluto. Poi, quando Sandor fu sicuro che di sopra non ci fosse più nessuno, tornarono nel locale.
Non si soffermarono a guardare i resti del bar, anche se era impossibile ignorare le scritte spray sulle pareti. Joffrey lo minacciava di morte. Giurava che lo avrebbe ritrovato ovunque si fosse nascosto.
Sansa accarezzò quelle parole con le dita, poi si voltò verso di lui.

«Hai un accendino?»
«Solo fiammiferi.»

Lei tese la mano per farsi dare la scatola. «È ora di andare» mormorò.
Aveva una voce diversa dal solito, fredda e distaccata, come se fosse il destino di qualcun altro.
Sandor raccolse le cose rimaste, lo zaino, e restò a guardarla mentre strofinava un cerino sulla scatola.

Una piccola fiamma si accese e Sansa la lasciò cadere.

Uscirono mentre il fuoco divorava ogni cosa, annerendo le pareti e celando il loro passaggio.
Erano stati lì insieme. E non lo avrebbe saputo nessuno. Nemmeno Joffrey.

 

n

N.d.A.:

Siamo giunti alla fine di questa piccola storia.
Il finale è un chiaro rimando a 
Lui, il Diavolo (minilong di due capitoli con protagonisti diversi personaggi: Petyr, Sansa, Sandor e Jon) che vi consiglio, se vi piacciono le storie Modern!AU! e i libri di Stephen King (è ispirata al libro “Cose Preziose”).

 Anche se il punto di vista è solo di Sandor, e anche se è solo lui a fare quei sogni, in quest’ultimo capitolo capiamo che anche Sansa sa qualcosa. Dice frasi che entrambi hanno già sentito:
«E tu? Tu non mi farai del male?» Poi un’ombra passò sul suo viso, come se fosse appena stata folgorata da un’idea. «Vero?»
Un’ombra passa sul suo viso perché lei stessa si rende conto di aver già pronunciato quelle parole.
Il finale è aperto, e come detto da Sandor, lui non sarebbe partito senza di lei, al contrario dei suoi sogni (e di serie e libri).

 Se siete amanti delle SanSan, vorrei consigliarvi una storia ancora in corso: Canzone d'Inverno, con Sandor e Sansa costretti a sposarsi da Joffrey!

 Grazie a chi è arrivato fin qui!
Celtica

   
 
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